Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Segui la storia  |       
Autore: nini superga    18/03/2018    3 recensioni
Durante una nevicata che ha dello straordinario, Ganadlaf giunge ad Isengard con una richiesta per Saruman: vuole che la giovane Annael, apprendista Istari presso la Torre di Orthanc, vada a Minas Tirith con lui. Il Grigio Pellegrino vuole portare la ragazza a Gondor per permetterle di approfondire certe ricerche infruttuose che sta svolgendo negli annali e nelle cronache di Isengard, riguardanti un certo Anello che tutti credono sparito ma che tutti comunque bramano… Cosa dirà Annael, strega incompleta? E chi o cosa troverà a Minas Tirith?
Non scrivo da anni, ma la passione per il mondo di Tolkien non si è affievolita, proprio come per i suoi personaggi!
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boromir, Denethor, Faramir, Gandalf, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
.II.
 
      Il campo è più grande di quello che sembra, una volta che ci siamo avvicinati.  
Le tende sono in tela grezza, di un bianco scolorito; hanno grandi spirali nei colori della terra dipinte sui fianchi e sui lembi di stoffa che fungono da porte; sono disposte alla rinfusa ai lati della strada che percorriamo, che punta dritta sulla mole decadente di Osgiliath. Quelli che sembrano essere soldati si scostano dalla via principale che attraversa il campo, continuando ad osservarci dagli interni delle tende e dalle viuzze laterali ad esse.
Loro osservano me tanto quanto io osservo loro, è più forte di me. Questi uomini hanno la pelle scura e i capelli folti e ricci, le labbra pronunciate e gli occhi così bianchi da sembrare incandescenti. Vestono cotte di maglia scure e giustacuori in cuoio tinto di rosso, mentre alcuni sono vestiti di giallo e arancio. Sono senza elmi, e sembrano rilassati: alcuni cucinano, altri giocano a dadi, ma sembrano come in attesa di qualcosa … forse di noi?
Gandalf procede dritto, senza piegare il capo o abbassare la guardia. Percepisco la sua tensione da come il cappello è rigido sulla sua testa.
     Nel silenzio completo rotto solo dagli zoccoli dei nostri cavalli, attraversiamo il campo e il muro di sguardi, finché non ce lo lasciamo alle spalle. Le tende sono a ridosso della città, solo un piccola striscia di terra è stata lasciata libera. Due guardie presidiano l’accesso a un grande arco in pietra bianca, ormai corroso dal tempo. Sono entrambe vestite con l’armatura completa, e portano tutte e due una lunga picca e uno scudo. Entrambe chinano il capo in un rispettoso cenno di saluto, che Gandalf ricambia a sua volta.
<< Salute a voi. Cerco i Capitani di Gondor. Sapete dove posso incontrarli? >>
Una guardia alza il capo, in modo che io possa studiarla meglio: lunghi capelli neri esco dall’elmo, mentre il viso è coperto di barba scura. Per quel poco che vedo, la carnagione è chiara come la mia. << Il sire Faramir è partito questa mattina alla volta della città, mentre sire Boromir è ancora qui. >>
<< Ma ho sentito che deve rientrare anche lui in città a momenti >>, si intromette l’altra guardia. Parla non guardando Gandalf, ma guardando me: quest’uomo ha il viso glabro, il naso storto e capelli biondo che gli scendono sulla fronte da sotto l’elmo. Lo guardo a mia volta, incuriosita, salutandoli con un cenno del capo proprio come ha fatto Olorin.
      Dopo l’arco, ci si apre la via principale dell’avamposto di Gondor: una via enorme, con grandi palazzi diroccati in marmo bianco allineati su di essa. La via, in parte lastricata, formicola di attività febbrile: ci sono soldati dappertutto! Sono vestiti alcuni come le guardie della porta, mentre altri hanno farsetti in cuoio, lunghi archi e mantelli verdi. Questi hanno il capo scoperto e, come si accorgono della presenza di Gandalf, gli vanno incontro.
<< Mithrandir! >> Lo chiamano, un nome che non avevo mai udito dargli, << Quali consigli porti? Mithrandir! Porti aiuto con te? Ne abbiamo bisogno! >>
Gandalf smonta, cercando una parola buona per ogni persona che gli si avvicina. Smonto a mia volta, accorgendomi di essere alta circa come gli uomini attorno a me. Nessuno mi rivolge la parola, ma sento lo sguardo di molti frugarmi dappertutto.
<< Mia signora >>, mi chiama qualcuno, facendomi sobbalzare. E’ un soldato giovane, poco più di un ragazzo. Ha le guance imberbi tinte di rosso, cosa che gli fa risaltare gli occhi chiari. Fatica a guardarmi in viso, mentre gli altri attorno a lui sogghignano. << Da-Date a me le redini, mi occuperò del vostro cavallo. >>
Io annuisco, vedendo che anche Gandalf lascia le sue redini al giovane.
<< Trattali bene! >> Esclama, accarezzando i fianchi di entrambe le bestie, << Hanno affrontato un lungo viaggio, meritano tutti gli onori! >> Il ragazzo fa un rigido inchino, gli occhi piantati a terra, mentre Gandalf mi accenna di seguirlo. Fendiamo la folla, puntando su quello che sembra essere l’unico palazzo integro della via. Oltrepassiamo il grande portone aperto, entrando in una grande corte circondata da un porticato dalle volte a botte. Persone ci passano accanto, soprattutto donne dal capo coperto e con grembiuli candidi sui vestiti scuri.  Hanno tutte in mano qualcosa e sembrano ben sapere qual è il loro compito. Chiunque ci incontra ci rivolge un cenno del capo, alcuni anche un sorriso. Frammenti di affreschi spiccano sui muri, narrando di una vita ben diversa da quella che adesso vive tra queste mura. Attraversiamo il portico in grandi falcate per raggiungere uno scalone in marmo nero che conduce ai piani superiori. Arriviamo in un vestibolo austero e spoglio che continua in un corridoio aperto sulla corte, ingombro di letti vuoti. Un gruppo di persone è all’altro capo del corridoio, sembrano discutere animatamente. Ci avviciniamo, finché una donna si volta e ci riconosce.
     << Mi chiedevo quando saresti giunto! >> sbotta quando siamo a  portata d’orecchio, una profonda ruga che le solca la fronte. Mi lancia appena un’occhiata interrogativa, scrutandomi dall’alto in basso, prima di accennarci a seguirla in una stanza che si apre sul corridoio.
Quando chiude la porta alle nostre spalle, fa un respiro profondo, fissando Gandalf.
<< Immagino avrai una scusa pronta per il tuo ritardo! >> Esclama, andando verso uno dei cinque letti vuoti nella stanza. << Perché si da il caso che ti abbia scritto più di due settimane fa! Si può sapere dove eri finito? >>
Fisso Olorin allibita: non avevo mai sentito nessuno rivolgersi a lui in quella maniera!
Ma Gandalf ridacchia, andando a sedersi accanto alla donna. << Uno stregone non è mai in ritardo, o in anticipo. Arriva esattamente quando intende arrivare! >>
Il volto duro di Colinde cerca di restare impassibile, per poi sciogliersi in un sorriso. E’ una donna in là con gli anni, ha il corpo appesantito e i capelli grigi raccolti in una crocchia severa, ma il viso dimostra spirito e forza.
<< Sono partito appena ricevuto il tuo messaggio >>, inizia Olorin con aria seria, << Ma la Terra di Mezzo è grande, e non potevo venire senza accompagnamento. Non credo che resterò qui a lungo. >>
La donna annuisce, stringendosi le mani in grembo e fissandomi. << Comprendo. Io sono Colinde  >>, si presenta, per poi sospirare. << Ma adesso non è tempo di convenevoli. Come vedi, dalla mia lettera la situazione è notevolmente cambiata. >>
Lo stregone annuisce. << Parlavi di un’ambasciata di queste genti dell’Est, i Kurai, ma non credevo di trovare un piccolo esercito accampato nel Pelennor, a due passi da Minas Tirith! >>
<< Loro sono arrivati circa cinque giorni fa, ma l’ambasciata è giunta all’alba, circa tre settimane fa. C’è stato un attacco nell’Ithilien, una quindicina di soldati che scortavano una carrozza blindata. Sono morti tutti, tranne un fante e la donna che viaggiava nella carrozza. >> Colinde fa una smorfia, alzandosi e andando ad appoggiarsi alla finestra senza vetri della stanza. << Morwiniel, si chiama … l’ho curata io, quella serpe, proprio in questa stanza. Si è presentata come un ambasciatrice di questo popolo, di questi Kurai, offrendo il suo aiuto a Gondor con una avanguardia di cinquecento soldati pronti a seguire Boromir anche nella morte, se necessario! >> Fa un gesto di stizza con le mani. << Sire Denethor si è mostarto subito entusiasta, acconsentendo all’alleanza e ordinando che l’esercito kuraiano si insediasse fuori da Osgiliath. >>
Gandalf si accarezza la barba, pensieroso. << E i Capitani? Che cosa ne pensano di questa faccenda i figli del Sovrintendente? >>
<< Non gli piace per niente. Hanno cercato di dissuadere il Sovrintendete ma, tu lo sai bene, Denethor non è noto per il suo carattere mansueto. >>
Gandalf conferma con un’alzata di spalle. e uno sbuffo scontento.
<< Questa situazione non piace a nessuno, nemmeno a me >>, sostiene lo stregone, per poi fissarmi. << Tu cosa ne pensi, Annael? >>
Mi irrigidisco, improvvisamente interpellata in una situazione di cui capisco poco.
<< Anche a me non sembra una bella situazione >>, affermo con cautela, << Anche perché di questo popolo non ho mai sentito parlare, in nessuno degli annali o nelle cronache di Isengard. >>
Colinde annuisce convinta. << Hai mosso la stessa obiezione di sire Faramir, fanciulla. Anche lui, come te, non ha trovato alcuna traccia di questo popolo nelle antiche carte, sostenendo che questo popolo in verità è un altro. >>
<< Haradrim? Sudroni? >> Chiedo, incalzante e preoccupata, << Ma la loro carnagione non è così scura… >>
<< Molte sono le magie dell’Oscurità, Annael >>, sostiene Gandalf, << Credi che l’Oscuro non sia capace di annebbiarci la vista con un’illusione? >>
<< Allora tu sicuramente saprai riconoscerla, Olorin >>, ribadisco.
Ma Gandalf scuote il capo, pensieroso. << A che scopo svelare adesso l’incanto? Cinquecento Kurai, o Sudroni,  o Haradrim, sono comunque troppi perché la guarnigione di Osgiliath riesca a resistere senza subire la perdita di quasi tutti i suoi uomini. >>
<< Sarebbe un bagno di sangue >>, bisbiglia Colinde passandosi una mano sul viso, << E quei bastardi avrebbero ottenuto il loro scopo: indebolirci. >>
Olorin annuisce, pensieroso. << Questa situazione è la più critica che abbia dovuto affrontare da molto, moltissimo tempo. >>
 
       Nella stanza cala un silenzio teso.
Dall’esterno giungono rumori di vita: passi cadenzati di stivali, un martello che batte su un’incudine, chiacchiericcio. Mi avvicino alla finestra della stanza e guardo giù: siamo affacciati sulla strada principale, un brulicare di vita, quando da lontano si sente rumore di cavalli sul selciato. Arriva da Osgiliath un manipolo di uomini in armature argentate, salutati da tutti con acclamazioni di gioia. Si fermano proprio sotto il palazzo, permettendomi di osservarli. Indossano tutti elmi elaborati e mantelli neri ricamati di bianco, tranne uno: è possente rispetto agli altri, e sembra avere l’armatura più ricca e raffinata. Porta a tracolla un grande corno dalla fattura squisita, in cui soffia con quanto fiato ha in corpo. Il suono è limpido, forte, e gli uomini lo acclamano con gioia e vigore. Gondor! Gondor! Urlano con le armi sguainate in pugno. L’uomo si guarda attorno, sorridente, incitando i suoi uomini allo stesso grido, Gondor! Gondor! Alza il viso, scrutando la facciata del palazzo, e incrocia anche il mio sguardo. Sembra che si fermi un attimo su di me, una sconosciuta alla finestra, stupito. Il suo cavallo scalpita e si impenna, facendogli distogliere lo sguardo. Lo doma senza difficoltà e poi cerca di nuovo alla finestra. Sorride ancora … sorride a me?
Intimidita, mi nascondo nell’oscurità della stanza, sentendomi scottare il viso da una fiamma invisibile. Chi è quell’uomo?
<< Ecco Boromir che va in città >>, dice Colinde, avvicinandosi  a sua volta alla finestra a salutarlo. Da fuori risuona ancora una volta il richiamo del corno e poi il rumore sordo degli zoccoli sul selciato. La donna si sporge, guardando i cavalieri andarsene, per poi riservarmi un’occhiata divertita. << Il figlio maggiore del Sovrintendente fa quell’effetto a tutte le donne di Gondor, fanciulla, credi a me che l’ho allevato come se fosse mio figlio. >> Mi osserva con maggiore attenzione. << Abbiamo parlato solo di Gondor senza tenerti in considerazione, mia cara… Annael, giusto? >> Lancia un’occhiata a Gandalf, che conferma il mio nome.
<< Sei qui per aiutarci, vero? >>
Gandalf mi osserva, incuriosito su quale sarà la mia risposta.
Sarebbe più cauto aspettare ad esprimere pareri, ma l’istinto prevale una volta tanto. << Certo >>, affermo con sicurezza, << Vi aiuterò con entrambe le mani, se non le avrò impegnate altrove. >>
Colinde ride di gusto, dandomi una inaspettata pacca sulla spalla. << Allora benvenuta a Gondor, ragazza mia! >>
 
     Nel primo pomeriggio lasciamo Osgiliath, galoppiamo alla volta di Minas Tirith.
Colinde ci ha informato sul clima che si respira per le sue vie: la paura serpeggia profonda nelle ombre dei vicoli, non detta, solo sussurrata; sia gli uomini che gli animali sono di cattivo umore; danno colpa al tempo, ma quello che li innervosisce sono le cinquecento anime accampate fra loro e il loro avamposto. E come dargli torto? Mi chiedo io, mentre osservo a naso in su la mole imponente della Città degli Uomini.
<< Non fare una parola riguardo quello che Colinde ci ha detto >>, mi ammonisce Gandalf quando passiamo il portale della città ed entriamo in una grande piazza circondata da palazzi a più piani, << Il Sovrintendente non deve sapere che noi sappiamo. >> Annuisco, seguendolo al passo mentre ci inerpichiamo per le vie della città.  Le case sono scavate nella pietra con maestria e perizia, spesso il piano terra è adibito a bottega e capita di vedere un falegname o un maniscalco all’opera. Nelle piazze che attraversiamo c’è sempre un pozzo o una fontana, dove le donne lavano i panni o mercanteggiano. Diverse persone riconoscono Gandalf e gli fanno cenni di saluto, augurandogli una buona giornata. Stuoli di bambini ci rincorrono, strappandomi un sorriso in tutta quell’ansia: non ne avevo mai visti dal vivo e li trovo bellissimi!
Continuiamo a cavalcare in tondo, salendo sempre di più, finché non arriviamo al cancello della Cittadella. Guardie dagli elmi alati, con sfavillanti armature, presidiano il cancello di accesso, consentendoci comunque di passare. Arriviamo quindi alla parte alta della città e i miei occhi si sgranano di meraviglia: siamo su una terrazza in pietra, con un giardino diviso in quattro spicchi perfetti da quattro sentieri bianchi. Al centro, in un cerchio perfetto di pietre, un albero bianco svetta i suoi rami al cielo, ma non ha gemme o fiori da mostrare.
<< L’albero di Isildur! >> Esclamo, mentre smontiamo e lascia i cavalli ad uno stalliere prontamente accorso.
<< L’albero del Re >>, conferma Olorin, avviandosi per il viale centrale. E qui c’è l’altra meraviglia: oltre l’albero, proprio sul fianco della montagna, vi è un palazzo dalla geometria perfetta, la cui facciata è fatta di archi e lesene perfettamente distribuiti. Un grande portale di bronzo spicca nel candore del marmo, sormontato da un rosone dai vetri finemente istoriati.
<< Parlerò io col Sovrintendente >>, bisbiglia Olorin prima che una guardia ci faccia entrare, << Tu resta in ascolto. >>
Annuisco con un nodo allo stomaco.
     Quando entriamo, noto che la sala è tanto grande quanto spoglia: in marmo bianco con colonne nere, ha grandi finestre laterali che consentono alla luce di entrare e di rischiarare l’ambiente, facendo sembrare ancora più scure le statue di re che si trovano fra una colonna e l’altra. Seguo il fascio di luce proiettato dal rosone, e vedo che si poggia su un alto trono che è, con mio stupore, vuoto.
<< E alla fine giungi qui, Mithrandir. >> Una voce d’uomo mi fa abbassare lo sguardo, sorprendendomi. Di qualche gradino più in basso rispetto al trono principale, ve n’è un altro, disadorno e nero. Seduto su di esso vi è un uomo di una certa età, ma non vecchio, con capelli grigi e folti e un’aria austera. Alla sua sinistra ci sono due giovani uomini: devono essere i suoi figli, dato che riconosco quello che Colinde ha chiamato Boromir, vestito ancora come l’ho visto partire da Osgiliath stamattina. Alla destra, invece, vi è una donna di straordinaria bellezza.
<< Giungo qui perché mi hanno mandato a chiamare, sire Denethor >>, risponde Gandalf con freddezza quando arriva a pochi passi dal trono, << E trovo che la situazione non sia delle migliori. >>
      La donna emette un risolino cristallino, portando l’attenzione su di sé. Ha la carnagione olivastra, e lunghi capelli le scendono fin sotto i fianchi. Porta un abito scarlatto dalla scollatura a cuore, che fa risaltare il seno formoso. Ha occhi scuri e attenti, mentre la bocca carnosa si atteggia a un sorriso di scherno nei confronti di Gandalf.
<< La situazione non è delle migliori per i nemici d Gondor >>, corregge con voce morbida, << O credi che io e i miei uomini abbiamo qualcosa da nascondere? >>
La pietra del bastone di Gandalf brilla debolmente mentre lo stregone si toglie il cappello.
<< Non credo che ci abbiano presentati, mia signora >>, dice con aria glaciale. Sento che la tensione aumenta, facendomi venire la pelle d’oca. So chi è quella donna, lo sappiamo entrambi.
E’ il Sovrintendete a prendere la parola, sorprendendoci.
<< Costei è Morwiniel >>, dice prendendole una mano affusolata fra le sue e baciandola, << Ed è la mia più fidata consigliera ed amica in questa ora buia. >>
 
D.I.F.
Un paio di noticine sul chappi.
I Kurai: sono una new entry della Terra di Mezzo, venendo dal sud me li sono immaginata scuri. Un po’ banale e scontato, direte voi, ma ho trovato una coincidenza significativa: kurai, che io credevo fosse un neologismo inventato da me, in verità è una parola giapponese che significa oscurità, straniero … direi che tutti i conti tornano allora! Voi che dite?
Denethor: si, ok, Denethor non è mai piaciuto a nessuno, quindi se impazzisce prima del tempo fa solo un favore alla società civile … ma come mai ha preso queste decisioni così strane? Sicuri sia tutta farina del suo sacco? E questa misteriosa Morwiniel… chi diavolo è? E da quando Denethor si lascia irretire da una donna?? Forse dovrei marcare i personaggi come OCC…
Boromir: ebbene, eccolo *____* finalmente! In questa storia mi piacerebbe renderlo amante delle donne, consapevole del suo fascino … lo eserciterà anche sulla giovane Annael? Dall’occhiata che si sono scambiati sembra priori di si!
Faramir: avrà un ruolo importante anche lui, non preoccupatevi!
A prestissimo! E recensite!
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: nini superga