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Autore: Son of Jericho    20/03/2018    2 recensioni
Reboot della già esistente "Dream 2 Fly".
Il Trio si trova ad affrontare un nemico assetato di potere, che non sembra avere punti deboli. Il legame tra le sorelle verrà messo a dura prova, e tutte le loro certezze cadranno in frantumi, quando nemmeno il Libro delle Ombre sembrerà in grado di aiutarle.
Dopo l'attacco di un demone, Phoebe si risveglia in soffitta, dolorante e senza memoria.
La battaglia per il predominio della Terra sta per iniziare, e gli inferi sono pronti a scatenare tutta la potenza di fuoco che hanno a disposizione.
Riuscirà il Potere del Trio a contrastarli anche stavolta?
Genere: Azione, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cole Turner, Leo Wyatt, Paige Matthews, Phoebe Halliwell, Piper Halliwell
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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03. – All Onboard

 

Perché le sue sorelle non erano state in grado di capire cosa l’avesse disturbata?

Era un legame, il loro, che non aveva mai avuto bisogno di troppe parole. Nessun bisogno di sforzarsi, di chiedere scusa, di mentire. Un’unione spirituale, fondata sul sangue e sulla magia.

E proprio per questo, non avrebbe dovuto essere così difficile da comprendere, la sua paura di non farne effettivamente parte.

Per lungo tempo, Paige aveva fatto fatica a sentire una famiglia come realmente sua.

Nata da genitori che non aveva conosciuto, come ombre svanite nel nulla, era stata risucchiata dal vortice dei tribunali e dei servizi sociali, per arrivare infine all’agognato affidamento. Aveva trovato calore, ma anche tanta sofferenza.

Poi erano arrivate le Halliwell, e la sua vita era come ricominciata.

Piper e Phoebe, Leo, Viktor e Chris, persino uno come Cole. Ognuno di loro le aveva lasciato qualcosa.

Ed era stato anche grazie a loro, che Paige aveva scoperto le sue origini, la sua vocazione, la sua vera natura.

Eppure, fin dall’inizio, non aveva potuto ignorare il fatto di essere l’ultima arrivata. Nessuno glielo aveva mai rinfacciato, ma ciò non leniva la consapevolezza che fosse così.

In fondo, era la più giovane, l’ultima sorella acquisita, l’ultima a entrare in possesso del proprio potere. Non portava nemmeno lo stesso cognome, e condivideva con Piper e Phoebe appena la metà degli ancestrali.

Aveva incontrato le Halliwell nel loro momento di maggior dolore. La perdita di Prue sembrava insopportabile, un ostacolo invalicabile, la sconfitta definitiva delle Prescelte.

Invece, Paige era riuscita ad entrare nelle loro vite, ad essere amata e accettata.

Ma la presenza di Prue non l’aveva mai abbandonata. Aveva l’impressione che fosse sempre lì, ad osservare le sue sorelle e soprattutto lei, a giudicare il suo operato. Come se non fosse degna di aver preso il suo posto.

Era la quarta del Trio.

Quindi non doveva sorprendere nessuno, se non voleva accettare di essere chiamata col nome della sorella perduta.

Perché, sebbene un indizio non costituisse una prova, quello poteva essere il colpo di grazia alle sue insicurezze.

 

*****

 

Lasciato Leo alla nursery con Wyatt e Chris, e baciati i bambini, Paige si era diretta indisturbata in biblioteca.

Con secoli di esperienza e conoscenza alle spalle, quella della scuola di magia era la più fornita che lei avesse mai visto. In confronto, persino il Libro delle Ombre impallidiva.

Tra quelle pagine correvano ogni genere di aneddoto e leggenda, racconti di battaglie, profezie e persino pratiche proibite.

Ecco perché, quando aveva bisogno di risposte, non c’era luogo migliore di quello.

Paige afferrò dallo scaffale un paio di volumi che trattavano di demoni, e si sedette al banco.

Distante da lei c’era un gruppo di giovani studentesse, che tra bisbigli e risolini, non sembravano molto concentrate sulla ricerca che stavano svolgendo. Vicino alla finestra, due santoni stavano osservando la sezione sulla magia occulta, mentre più in là, un leprecauno stava prendendo appunti su un incantesimo curativo. La sala era tranquilla, e le permetteva di concentrarsi senza problemi.

Iniziò a sfogliare il primo libro, nella speranza di ricavare qualche indizio che provasse la sua teoria. Era convinta, era sicura di averci visto giusto.

Poco dopo, una voce maschile ruppe il silenzio.

- Di nuovo qui? –

Paige sollevò la testa e sorrise, ancora assorta. – Già. –

- Sai, ci sono studentesse nel mio corso che studiano molto meno di te. –

Paige si passò una mano fra i capelli. – Solo perché sono una strega, non significa che abbia smesso di imparare. –

Lui la fissò divertito. – Potrebbe essere una forma di compensazione, invece. Posso chiederti come andavi a scuola? –

- Male, malissimo. – rispose con una smorfia. – Non ne ho mai azzeccata una. –

Tornò in fretta a puntare lo sguardo verso la lettura. La stava distraendo, anche se, doveva ammetterlo, avrebbero potuto esserci distrazioni peggiori.

Hunter Myers era ritenuto uno degli insegnanti più carismatici dall’intera scuola. Era entrato a far parte dell’istituto da appena un anno, ma si era conquistato velocemente il rispetto di tutti.

Con un passato come cacciatore di angeli neri, dimostrava di aver acquisito grande sicurezza e padronanza dei propri poteri. Alla cattedra del corso sulle arti magiche e le pratiche di difesa, durante la sua attività era riuscito a mantenere un polso fermo e a non eccedere. Nonostante le richieste dei ragazzi, che sapevano di cosa fosse capace, Hunter non si era mai spinto oltre a ciò che credeva fosse giusto imparassero. Nessuna tecnica letale era mai stata sfoderata tra le mura di una classe.

Inoltre, e questo andava a favore della sua figura, poteva essere considerato senza dubbio un bell’uomo. Sui trentacinque anni, di presenza affascinante, abbinava il castano dei capelli mossi all’espressivo verde degli occhi, e ad un leggero strato di barba incolta.

Non era così strano, che ogni tanto una ragazza si prendesse una cotta per il professore.

Hunter prese posto di fronte a lei e incrociò le mani. – A cosa stai lavorando? – le chiese.

Paige aggrottò lievemente la fronte. Dopotutto, uno con la sua competenza avrebbe potuto darle una mano.

Così, approfittando della sua disponibilità, iniziò a raccontargli dell’attacco di quella mattina, della frase che aveva sentito, e di ciò che, almeno secondo lei, poteva averle prese di mira.

Hunter parve rifletterci a lungo, impassibile. Aveva senso.

Lanciò un’occhiata scettica al libro che Paige stava leggendo, e batté col dito sulla pagina. – Qualcosa mi dice che stai cercando nel posto sbagliato. –

Lei inclinò la testa di lato, interessata. – Che intendi? –

L’uomo si appiattì contro lo schienale. – Che se questo essere è talmente potente che può avvalersi di una schiera di demoni al proprio servizio, significa che forse non si è mai dovuto esporre in prima linea. E se non si è mai esposto in prima persona, vuol dire che non è mai arrivato a scontrarsi con le forze del Bene. E se non si è mai scontrato con le forze del Bene, allora potrebbe non essere mai stato sconfitto. Mi segui? –

- Credo di sì. –

Hunter annuì, prima di alzarsi e dirigersi verso lo scaffale alle spalle di Paige. Dopo aver scorso vari titoli, afferrò un volume piuttosto pesante e lo portò sul tavolo.

- Questo potrebbe aiutarti. –

Paige lo osservò meglio: Leggende e minacce perdute.

- Perché proprio lui? –

Il docente si mise a tamburellare sulla copertina. – Da come ne hai parlato, ho pensato a uno dei tanti sovrani del mondo degli inferi, lì da un’eternità. L’appellativo che hai sentito, “Magno”, è un buon punto di partenza. Non saranno in molti, a fregiarsi di quel soprannome. Sono convinto che qui dentro potrai trovare qualcosa di utile. –

Gli occhi di Paige si erano accesi, e un largo sorriso le adornava il volto. – Allora che posso dirti, se non grazie? –

- L’unico problema, forse – la smorzò Hunter – E’ che queste cronache ormai sono un po’ datate. Dovessi riuscire a identificare il demone, le informazioni che avresti non sarebbero comunque abbastanza da garantirti uno scontro alla pari. A quel punto, per come la vedo io, l’unico modo per saperne di più sarebbe andare direttamente da lui. –

D’un tratto si era fatta perplessa. – Il tuo consiglio sarebbe quello di provare a infiltrarsi? -

Hunter fece balzare in alto le sopracciglia. – No, assolutamente no! Niente contro le vostre abilità di Streghe, ma non riuscireste mai a spacciarvi per la loro razza. In realtà, mi stavo riferendo più ad una semplice opera di ricognizione. Sai, studiare le sue abitudini, la sua reggia, magari la potenza di fuoco di cui dispone. Può essere rischioso, ma se non conosci il tuo nemico, diventa difficile sconfiggerlo. –

Non servì altro per convincerla. Era esattamente ciò che stava cercando.

Soddisfatto dell’incontro, Hunter Myers si congedò per tornare alle sue classi. E mentre si allontanava lungo il corridoio principale della scuola, Paige si era già immersa nella lettura, a caccia di Leggende e minacce perdute.

 

*****

 

Con così poco su cui lavorare, far uscire qualcosa di buono dal Libro delle Ombre sembrava un’impresa tutt’altro che semplice.

Per quanto continuasse a credere alla teoria di Paige, la vista si stava davvero consumando, alla ricerca di qualcosa che avrebbe potuto anche non esistere.

Mezz’ora a testa, si stava alternando con Phoebe per passare in rassegna ogni paragrafo, ed erano ormai arrivate al quinto turno.

- Eccolo! – esclamò d’un tratto Piper, schiacciando il palmo sulla pagina. Finalmente poteva mettere un punto.

Era una sorta di liberazione. Perlomeno, dimostrava che né Paige né il Libro delle Ombre si sbagliavano.

Phoebe, che stava riposando sulla poltrona, si portò la mano alla fronte e sospirò stancamente. – Sul serio? Meno male. –

- Evidentemente, già altre Halliwell dovevano essersi imbattute in lui. -

Phoebe sorrise, le palpebre ancora socchiuse. – Spero solo che ci avessero messo di meno a trovarlo. –

L’altra sollevò un sopracciglio. – E così sarei io quella lenta? –

- Dico solo che l’attesa mi stava uccidendo. –

- Sbaglio o anche tu ha cercato a vuoto? –

- Tu hai fatto un turno in più. –

- Per il quale dovresti ringraziarmi, visto che ti stavi per addormentare. –

- Sento ancora gli effetti del colpo di stamattina. –

- Questa scusa finirà, prima o poi. -

- Non te la prendere. – fece spallucce. – E’ solo la vecchiaia che avanza. –

- Io non sono affatto vecchia! – squillò Piper, punta sul vivo.

Phoebe annuì ripetutamente. - Ma sei la sorella più grande, il che significa che sarai comunque la prima ad invecchiare. –

Piper agitò la mano sopra il Libro. Questi erano i battibecchi che le piacevano. – Perché invece non mi lasci finire? Abbiamo un problema da risolvere. E se non lo facciamo, nessuna di noi potrebbe avere la possibilità di invecchiare. –

- Prego, prego. – le fece un cenno con la mano.

Piper si sporse in avanti per leggere meglio. L’illustrazione, di un copricapo rosso che nascondeva l’intero volto, non era di alcun aiuto.

- Oh-oh. – mormorò, dopo alcuni secondi.

Phoebe si girò di scatto. – “Oh-oh”? Piper, perché hai fatto “oh-oh”? Lo sai che non mi piace quando fai “oh-oh”! –

- Questo lo merita. –

- Perché, che c’è scritto? –

- Vieni a vedere. –

Phoebe balzò giù dalla poltrona e si precipitò al treppiede. Sembravano preoccupate.

Piper inspirò a fondo. – Siamo di fronte a un imperatore. –

– “Imperatore” del tipo… cioè, un… - aggrottò la fronte. - In che senso, scusa? –

- Un demone imperatore. Si chiama Jiroke. E aveva sentito bene Paige, è soprannominato “Magno”, il grande, in onore di Alessandro Magno. – le lanciò un’occhiata, stavolta era il suo turno di prenderla in giro. - Ne hai mai sentito parlare? –

- Del demone o di Alessandro Magno? –

- Tu che dici? Sai chi era, no? –

Phoebe arricciò le labbra. – Non ho mai avuto il piacere di incontrarlo, ma credo di ricordare qualcosa dalla scuola. Era nell’antica Roma, giusto? –

- Quasi. Era Greco, e aveva costruito uno degli imperi più vasti della storia. Ecco, pare che il nostro Jiroke abbia le stesse manie di grandezza. –

- Ti pareva, uno dei soliti demoni assetati di potere e malati di megalomania. –

- Dritta al punto. Il suo obiettivo è quello di fondare uno sconfinato impero, degno dei più antichi sovrani, conquistando entrambi i mondi, sotterraneo e di superficie. -

Phoebe sbuffò e gettò lo sguardo fuori dalla finestra. – Chissà perché non mi sorprende. Ma, se davvero ha le mani così impegnate, perché non abbiamo mai avuto a che fare con lui? –

Piper le indicò una riga sulla pagina, e la invitò a leggere. – La sua personale guerra è in corso da quasi due secoli, ma qui dice che Jiroke approda in superficie soltanto ogni quarant’anni. Probabilmente, sia la mamma che Penny hanno combattuto contro di lui. –

- E a noi, ovviamente, toccherà fare lo stesso. – strinse il pugno, lo sguardo malinconico.

Piper proseguì nel racconto. - Nel frattempo, si è scontrato e ha sconfitto molti altri esseri degli inferi, impadronendosi dei loro poteri e dei loro territori. –

- Quali capacità ha? –

– Non si sa, non c’è scritto. Ma di sicuro sarà di alto livello. - Piper scosse la testa. – E non è finita, senti qua: proprio come gli imperatori che venera, Jiroke si serve di un esercito, formato da demoni di vario tipo, per combattere contro i rivali e presidiare i confini. In più, ha formato una piccola legione per la sua difesa personale. –

Phoebe allargò le braccia. – Certo, giusto per stare tranquilli. –

- Almeno adesso sappiamo chi andremo ad affrontare. –

- Capirai la consolazione. -

Piper provò a sbirciare le pagine successive. – Fammi vedere se c’è qualche appunto… -

Finì appena di pronunciare quella frase, che due aloni di fumo comparvero al centro della stanza. Avevano le sembianze minacciose di due demoni, grossi e vestiti di un inquietante viola scuro. Uno armato di coltello, l’altro senza armi, con la barba e l’aria ancora più arrabbiata.

- Abbiamo compagnia! – esclamò Phoebe, mettendosi in guardia.

Piper fece un passo indietro, ma non si scompose. Non si faceva certo intimorire da quelli.

I demoni, affiancati, fissavano le sorelle con odio e disprezzo. All’unisono, sferrarono l‘attacco per cui si erano presentati.

Il primo lanciò il coltello in direzione di Phoebe, che però fu brava a tuffarsi alla sua sinistra e schivarlo. La lama, con un rumore sordo, andò a conficcarsi nella cornice di legno della finestra.

Lei si mosse in fretta, la prossima mossa era la sua. Mantenendo gli occhi sul bersaglio, scivolò agilmente sul pavimento e, in un baleno, gli fu abbastanza vicina da colpirlo e atterrarlo con un calcio.

Intanto, l’altro aveva generato una sfera di energia e l’aveva scagliata contro Piper. Veloce e violenta, ma troppo poco per impensierirla. La Strega aveva bloccato la sfera e l’aveva fatta esplodere a mezz’aria, riservando poi lo stesso trattamento anche al demone.

- Piper! – sentì dal lato opposto.

Si voltò e, per concludere la faccenda, ridusse in mille pezzi anche il demone che Phoebe aveva immobilizzato.

Mentre il fumo si diradava e la tranquillità riprendeva in mano la soffitta, Piper sorrise, soddisfatta per la vittoria. – Brutti e inceneriti, come piacciono a me. –

Si diresse poi dalla sorella e la aiutò a rialzarsi. – Tutto ok? –

Phoebe spazzò via la polvere dai pantaloni. – Ottimo lavoro di squadra. –

- Erano chiaramente di bassa lega. – si scambiarono il cinque.

Piper, presa ancora dall’adrenalina, si portò le mani sui fianchi e batté il piede per terra. Sembrava volersi rivolgere a qualunque entità ci fosse sopra o sotto di loro. – Qualcun altro ha voglia di fare una bella visita guidata a Villa Halliwell? –

- Comunque, questa soffitta avrebbe bisogno di una ripulita. – commentò Phoebe, tornando verso la finestra. – Ogni volta che un demone viene a trovarci, lascia una gran confusione. Qualcuno dovrebbe insegnargli l’educazione! –

Estrasse il pugnale del demone dal legno e ne osservò l’intarsiatura del manico. Poteva essere il souvenir di una giornata speciale. Due attacchi in meno di sei ore, non erano la normalità.

- Credi che questo possa essere un assaggio del famigerato esercito? – domandò a Piper.

- Sembrerebbe proprio di sì. –

I demoni che avevano sconfitto erano piuttosto deboli, ma erano già riusciti a causare dei danni, e chissà che altro c’era ad aspettarle.

- Allora sarà meglio prepararci, perché sarà un’invasione. –

 

*****

 

L’essere misterioso, forgiato nel male, aveva trovato il suo personale rifugio in una piccola caverna abbandonata nelle profondità degli inferi.

Non aveva bisogno di altro. La muta pietra era la sua nuova casa, e il calore di una torcia l’unico sollievo. La propria ombra, proiettata dal fuoco sulle pareti, era l’unica compagnia che poteva accettare.

Nella sua vita precedente, era passato dall’avere tutto, anche di più di ciò che avesse desiderato, al perdere fino all’ultima cosa. C’erano notti, ancora, in cui un rigido freddo lo assaliva, al solo pensiero di cosa aveva abbandonato.

Non era mai stato veramente né vittima né carnefice. E ora, poteva solo contemplare il nulla in cui era costretto a trascorrere il resto dei suoi giorni.

Stava meditando, con gli occhi chiusi e impegnati a scorrere le immagini del mondo che conosceva, quando qualcuno si palesò alle sue spalle.

Percepì una presenza estremamente potente.

Qualunque demone sapeva che non era permesso avvicinarsi a quella caverna, per non andare incontro ad una fine certa. Questa regola valeva per tutti, tranne che per lo stregone con una lunga tunica nera e una banda dorata intorno alla vita.

L’essere non si girò, la testa sempre coperta dal cappuccio. – Benvenuto, Hewon. – si pronunciò, atono.

- Non è esattamente un piacere. -

L’altro si sfregò le mani. - Che cosa ti porta qui, da me? –

Lo stregone abbozzò un sorriso diabolico. – Sapevi che anche gli ultimi due messaggeri avrebbero fallito. –

- Certo. –

- Eri sicuro di non sbagliare, così come eri sicuro che non ti avrei incenerito. -

- Come ho detto, conosco le Prescelte da molto tempo. – il ricordo del passato tornò a tormentarlo, e la voce si indurì. – Le ho viste combattere contro tutto, persino contro loro stesse. Ho visto la loro forza e la loro debolezza, la parte migliore di loro e la peggiore. -

Infine, si voltò verso Hewon e lo puntò con aria di sfida. – Potrei rappresentare una valida risorsa per la battaglia. –

- Ti uniresti a noi? – Lo squadrò beffardo. C’era qualcosa, in lui, che non lo avrebbe mai reso un suddito come gli altri. - E cosa vorresti in cambio? –

- Niente. Per adesso, chiedo solo di poter incontrare il vostro Sovrano, colui che tiene in mano tutte le carte. –

Hewon lo fissò imperturbabile. C’era il buio, negli occhi di chi gli stava di fronte.

Annuì lentamente. – Permesso accordato. –

 

*****

 

L’aveva trovato, ma Hunter Myers aveva ragione.

Le cronache che c’erano alla scuola di magia non le erano state molto d’aiuto, e per certi versi, sembravano addirittura voler esaltare le gesta di quell’essere, nonostante la sua natura malefica.

Narravano di battaglie epiche tra fazioni di demoni, furti di poteri, scontri apocalittici e, soprattutto, devastazione. Tante creature degli inferi erano cadute, altre si erano ribellate, altre ancora erano sparite nel nulla. Il tutto, però, era riportato ai limiti della leggenda, come fosse una strana storia da raccontare ai nipoti.

Eppure, Paige era sicura di non sbagliare, a sentirlo così reale.

Era da qualche parte, e doveva essere fermato.

Per quanto rischiosa, le piaceva l’idea di Hunter. Ciò che Piper e Phoebe, nel frattempo, potevano aver trovato sul Libro delle Ombre non sarebbe comunque bastato. Almeno, non stavolta.

Conoscevano ancora troppo poco del loro nuovo nemico, per poter sviluppare un piano o una strategia. In fin dei conti, non sapevano nulla di lui. Non potevano sapere quando le avrebbe attaccate di nuovo, o se, vista la forza, al prossimo scontro se la sarebbero cavata con un graffio e un mal di testa.

Avevano bisogno di ulteriori informazioni, se non volevano finire ad affrontarlo alla cieca.

Era un punto di partenza, il suo, ma convincere anche Piper e Phoebe non sarebbe stato semplice. Si trattava di entrare dritti nella tana del lupo, spiare il mondo degli inferi, muoversi come fuggiasche.

Era pericoloso, ma era una cosa che andava fatta. E il Trio poteva riuscirci.

Il buio era già calato sulla città, quando Paige tornò a casa, orbitando davanti alla porta d’ingresso.

Sbirciò in soggiorno e in soffitta. Sbirciò in soggiorno e in soffitta. Il Libro delle Ombre non era sul treppiede, e per terra erano visibili segni di lotta. C’erano stati altri attacchi durante la sua assenza.

Poi, provenienti dal piano di sotto, udì le voci delle sorelle. Scese di corsa e andò verso la cucina.

Phoebe e Piper erano al bancone, di fronte ai fornelli, a preparare pozioni. Tante pozioni. Il pentolone fumava e scoppiettava ripetutamente, a ogni ingrediente aggiunto.

Paige si domandò a cosa potessero servire, dopodiché, si fermò sulla soglia. Le sorelle non si erano accorte del suo arrivo, e stavano discutendo di qualcosa.

Esitante, si nascose dietro lo stipite e si mise in ascolto. Evidentemente, era arrivata al momento giusto.

- Hai intenzione di parlare con lei? – Piper, da maggiore delle tre, si sentiva in dovere di risolvere anche quella questione.

- In realtà no. - Phoebe trasse un lungo sospiro, mentre riempiva l’ennesima boccetta. – Ma se è davvero così importante per te, va bene, lo farò. –

- Dovresti, sul serio. – aggiunse, severa. – Paige non ha preso bene che tu l’abbia chiamata col nome di Prue. –

- Lo so, c’ero anch’io. Ma penso ancora che la sua reazione sia stata sopra le righe. –

- Sai cos’ha passato, non è facile per lei. –

- Non volete proprio lasciar correre, vero? -

- Per me dovresti chiederle scusa. –

- Sì, ho capito. –

- Bene, e allora fallo presto. Non mi piace vedervi così. -

Paige era rimasta immobile, con le dita che grattavano il muro. Era combattuta. Forse, le sue preoccupazioni non erano così infondate.

La conversazione tra le altre due sorelle proseguì, quando il fuoco fu spento e tutte le pozioni messe in una borsa.

- Queste dovrebbero essere abbastanza, in modo da stare tranquille per un po’. – commentò Piper.

- Almeno con i demoni dovremmo essere a posto. – fece Phoebe. - Con Jiroke, invece, come ci comportiamo? –

- Qualcosa ci inventeremo, come sempre. Non ho avuto molto tempo a disposizione, ma potrei già avere una mezza idea. –

- Ci servirà il Potere del Trio? –

– No, non credo. Per ora, possiamo benissimo occuparcene tu ed io. –

Paige sentiva una fiamma divampare alla bocca dei polmoni. Il cuore aveva accelerato i battiti, la mano appoggiata alla parete tremava per il veleno che stava scorrendo nelle vene.

Le palpebre socchiuse, a mascherare quell’unica lacrima di rabbia.

Stava per dirgli che, per ciò che dovevano fare, non avrebbe voluto nessun altro al suo fianco, che non fosse la sua famiglia. Avrebbe chiesto di fidarsi di lei.

Non lo avrebbe più fatto.

E un istante prima che Phoebe e Piper uscissero dalla cucina, Paige si dissolse tra le scintille.

Cambio di programma. Se le sue sorelle pensavano di non aver bisogno di lei, bene, allora avrebbe fatto tutto da sola.

 

 

 
   
 
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