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Autore: Vavi_14    23/03/2018    2 recensioni
Dal capitolo I:
[...]Sta quasi per lasciare via libera a Morfeo, quando la vibrazione del cellulare sul palmo della mano lo fa sobbalzare. Il suo cervello impiega un secondo ad inviare impulsi elettrici al resto del corpo; gli basta vedere quel nasino un po’ arricciato ammiccare verso di lui assieme alla scritta “videochiamata” per relegare il sonno ad un bisogno secondario.
«Noona» sussurra, mettendosi a gambe incrociate e stropicciandosi entrambi gli occhi. «Che ci fai sveglia a quest’ora?»
Vede la lunga coda di Jieun muoversi un poco, mentre la ragazza dall’altra parte del display scuote dolcemente la testa. «Ho anch’io il mio bel da fare, Jeon».

***
Di quando una schedule può essere ben gestita, ma due cominciano a stare strette.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jeon Jeongguk/ Jungkook
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"I want to hold you one more time before you disappear

Ah, crystal flies high wherever it goes

Hey, there’s nothing else I want, I just want to feel a little more

Can I touch your heart?"

Crystal Snow, BTS







 
Se non altro, pensa Jungkook, una volta resosi conto di star borbottando con sé stesso da più di quindici minuti – probabilmente con le palpebre congelate e le iridi fisse verso un punto indefinito del muro – avere una camera singola lo ha salvato più di una volta dal sembrare completamente uscito di senno davanti ai suoi sei compagni. Non che Jungkook si possa definire una persona straordinariamente ordinaria, ma da quando i suoi neuroni sono partiti per un viaggio di non ritorno lungo la tangente chiamata Lee Jieun, forse i momenti imbarazzanti da tenere per sé hanno avuto un aumento consistente rispetto agli anni passati.
Fatto sta che, nell’ultima mezz’ora, ha usato il suo preziosissimo tempo per rimuginare su una questione spinosa che ha richiesto, da parte sua, massima concentrazione e coscienza di sè. Ora si morde l’interno del labbro, facendo comparire una fossetta, e sospira sconsolato come se alla fine non fosse riuscito a concludere un bel niente. Si alza, con l’espressione di chi sta per andare al patibolo, dirigendosi come un automa verso la stanza di Namjoon. Sa che Taehyung, ad una porta di distanza da loro, si è trasferito da Hoseok giusto qualche ora fa, perciò Jungkook può approfittare della rara presenza del leader in dormitorio per condividere il motivo di cotanto malessere interiore.
Batte le nocche sulla porta in modo nervoso e apre la porta ancor prima che Namjoon gli abbia concesso di entrare. Si blocca a metà, perché sa di aver agito d’impulso, procedendo a passo incerto solo quando il leader lo invita esplicitamente a non rimanere impalato sulla soglia come un salame. Jungkook ingoia la saliva che non ha più, si siede al bordo di un puff che trova lì accanto e, con entrambe le mani sulle ginocchia, tira su il mento, facendo del proprio meglio per mantenere il contatto visivo con Namjoon, che lo guarda da sotto in su attraverso una curiosa montatura rossa, decisamente troppo fine ed elegante per appartenere a lui.
«Che è successo?»
Non vuole essere catastrofico, ma la cera di Jungkook sembra preannunciare un’apocalisse, per cui Namjoon crede sia meglio prepararsi al peggio.
«Oh non… non è successo niente, hyung».
Jungkook scuote la testa, per poi piombare nuovamente in un silenzio tombale. Se fosse da solo, ora, si schiafferebbe una manata in fronte, ma di quelle che lasciano il segno. Insomma, è andato lì per parlare o per fare da arredamento?
«Cioè sì, avrei, ecco… bisogno di una cosa».
Namjoon è immobile. Sta ancora sondando il terreno per capire se la questione è veramente seria oppure il maknae lo sta mettendo in allerta più del necessario.
«Ok. Cosa ti serve?»
Meglio smorzare un po’ la tensione e mostrarsi aperti al dialogo, pensa il leader. In realtà, quella domanda schietta e dannatamente naturale  finisce per mandare il cervello di Jungkook completamente in pappa. Per un istante – un solo e assurdo momento – il più piccolo pensa di scusarsi e fare dietrofront, tornando da dove è venuto con la testa bassa e cercare un’altra soluzione che non preveda il confronto diretto con gli altri ragazzi. Poi però gli tornano alla memoria quegli interminabili minuti che ha trascorso formulando invano la tanta agognata risposta ai suoi problemi, e decide che condividerli è l’unica alternativa rimastagli prima di piombare in una crisi nevrotica.
Namjoon, intanto, solleva il portatile dalle proprie gambe, intenzionato a sedersi al bordo del letto di fronte a Jungkook, ma il caso vuole che – in quel preciso attimo – il maknae decide finalmente di rivelare l’arcano mistero.
«Preservativi, hyung. Mi servirebbero dei preservativi».
L’annuncio è accompagnato da un sonoro BUM, che segnala lo scontro del piede di Namjoon contro il comodino lì accanto. Il povero malcapitato nasconde come può l’agonia della botta, aggrappandosi d’impulso alla zona colpita con la mano destra e provocando nel movimento- suo malgrado- la caduta del proprio telefono, delle cuffiette e del caricabatterie del portatile sul pavimento. Tutto avviene in una frazione di secondo talmente ridotta che a stento Jungkook riesce a capacitarsi di ciò che è appena successo. Non sa se deve chiedergli come sta o fuggire via da lì prima che Namjoon possa anche solo pensare di rispondere alla sua imbarazzatissima confessione. 
D’altronde, se il leader gli scoppiasse a ridere in faccia, rimproverandolo per aver anche solo pensato ad una simile stupidaggine quando ben altre priorità gravavano sul gruppo, Jungkook di certo non lo avrebbe biasimato. Lui per primo ha relegato quella innocua necessità come l’ultimo dei suoi problemi; lo ha fatto nel mese corrente, in quello precedente e in quello prima ancora, e così via per gli ultimi - quanti mesi erano, poi? Non se lo ricorda nemmeno più. 
«Beh Jungkookie, mi spiace deluderti ma credo di aver finito la scorta, sai com’è».
A stento si accorge che Namjoon ha parlato – con un occhio socchiuso, ancora sofferente per il colpo al piede – e impiega un secondo di troppo a realizzare che nelle sue parole c’è ovviamente della palese ironia.
«Oh». Se osservasse sé stesso da fuori, Jungkook farebbe fatica a riconoscersi, in quello stato. Suvvia, Namjoon sta solo cercando di smorzare la tensione… dovrebbe essergliene grato.
«Intendevo che non posso andare a prenderli io…».
«Certo che no».
«… e quindi non ho idea di come fare, hyung».
L’ultima volta, per un caso fortuito, era riuscito ad averli tramite suo fratello Jihyun – durante una di quelle rarissime visite a Busan, ma da allora concerti, tour, photoshoots e preparativi per il nuovo album si erano susseguiti senza dargli un attimo di respiro, impedendogli di metter anche solo un piede fuori dal dormitorio se non per questioni strettamente lavorative. Gli incontri con Jieun c’erano stati, ma di rado e sempre più fugaci, quasi evanescenti nel loro perdersi tra le nubi della memoria. Jungkook un giorno aveva confessato a Jieun, con il tono più serio e preoccupato di cui era capace, che gli sembrava di essersi dimenticato il sapore e la consistenza delle sue labbra. E la questione sarebbe stata davvero argomento di conversazione se solo Jieun non l’avesse accolta con una dolcissima e sincera risata, seguita da un qualcosa che, lì per lì, era sembrato a Jungkook somigliare molto alla parola saranghae; al che lui aveva biascicato qualche scusa, dicendole che doveva esser andato fuori di testa, per poi chiudere la chiamata con la solita fretta che lo contraddistingueva.
La cosa certa, comunque, era che per nessuna ragione Jeon Jungkook avrebbe potuto girovagare per Seoul alla ricerca di un distributore automatico, né tantomeno entrare in una farmacia di periferia,  bardato dalla testa ai piedi, per chiedere una confezione di preservativi. Perché magari sarebbero potuti passar sopra ad una sua foto assieme a Jieun, ma alla notizia che sì, anche a Jungkook funzionavano gli ormoni – e da molto tempo ormai – a quella molte delle sue fan non avrebbero di certo retto il colpo. 
Namjoon, nel frattempo, sta ancora cercando di collegare la persona che ha davanti alla richiesta d’aiuto che gli è stata appena fatta. Nonostante abbia sempre creduto che, in barba al carattere introverso e riservato, Jungkook sarebbe stato il primo di loro a fidanzarsi, collegare lui e i preservativi in un pensiero unico gli risulta ancora piuttosto insolito.
«Temo dovrai aspettare l’anno nuovo, Jungkook. Al momento non sono in contatto con qualcuno di diverso da voi o il personale dello staff. Dopo le vacanze di Natale potremmo pensare di mandare una persona fidata a prenderli».
Il più piccolo si sbriga ad annuire, in quanto comprende perfettamente la situazione. Li stanno mettendo alle strette, come spesso succede durante il periodo natalizio; nonostante se lo aspettasse, vivere quella pressione senza Jieun gli era sembrato meno opprimente. Ora che c’è lei, invece, pare pesargli dieci volte di più.
«Comunque se tu lo chiedessi a Bang Si-hyuk-nim, sono sicuro ti accontenterebbe».
Nemmeno finisce di parlare che Jungkook nega ripetutamente con la testa, facendo scoppiare a ridere il più grande. In effetti il loro manager è sempre molto attento alle loro esigenze e forse – un po’ per evitare guai- sarebbe andato incontro anche all’insolita richiesta del maknae del gruppo. Jungkook, però, preferirebbe andare in astinenza, piuttosto che prendere in considerazione quella possibilità.
«Aspetterò, hyung».
Si congeda da Namjoon con un lieve sorriso di ringraziamento, al quale l’altro risponde con un cenno del capo, recuperando al contempo il portatile lì accanto.
«Quanto ci hai messo a deciderti a venire da me, Jungkook-sshi? Se solo me lo avessi detto prima».
Il più piccolo si ferma sul posto e si volta nuovamente a guardare il leader, prima di lasciare la camera.
«Un po’, hyung» confessa, alzando le spalle. 
Namjoon si toglie gli occhiali, aprendo lo schermo del computer. «Un po’ quanto?»
Jungkook esita per un istante. È già molto grato a Namjoon per il fatto che se ne sia interessato, perciò non vorrebbe dover entrare necessariamente nei particolari.
«Due mesi, circa».
«Aish!» Namjoon manda la testa all’indietro, serrando i denti, per poi guardare Jungkook a metà tra il comprensivo e l’esasperato. «Capisco che tu possa non vedere in me il consulente migliore per questo genere di cose ma insomma, ci conosciamo abbastanza da poterne parlare senza vergogna se ce n’è bisogno, ti pare?»
Il tono del più grande è confortante, ma la conferma che Jungkook concede con un cenno della testa rimane ancora poco convinta. Si allontana a testa bassa così com’è entrato, chiudendosi la porta alle spalle e lasciandosi sfuggire, poco dopo esser uscito, un lungo sospiro liberatorio, come se avesse trascorso i minuti precedenti a trattenere il fiato.



La solita chiamata di Jieun arriva all’una mezza puntuale e Jungkook la mette in vivavoce mentre finisce di sistemare almeno il letto, affinché possa sdraiarvisi sopra; al pavimento di cianfrusaglie sparse sotto i suoi piedi penserà in un altro momento. Certo, forse se avesse uno studio tutto suo sarebbe più facile trovare posto ad alcune cose; o magari farebbe lo stesso.
«Insomma pare che tra meno di due settimane avrò qualche ora libera per venire da te. Ma si tratta di tempo centellinato, come sempre».
«Mh-hm».
Jungkook è ancora troppo pensieroso per potersi godere al meglio la conversazione con Jieun. Vorrebbe relegare la questione affrontata con Namjoon in un luogo molto piccolo e possibilmente sperduto della sua testa, ma inevitabilmente pensa a come dovrà dirlo a lei, se a breve dovesse capitare l’occasione, e seppur certo che Jieun lo rimprovererebbe anche solo per essersi fatto dei problemi a parlargliene, non gli sembra per nulla facile trovare il giusto modo.
«Jungkook, sei su un altro pianeta come tuo solito? Ti lascio dormire dai, ne parliamo domani».
«No, aspetta noona. Non riattaccare».
Egoisticamente, anche se dovesse star muto tutto il tempo senza sapere cosa dire, vuole sentire la voce di lei nella sua stanza, far sì che le pareti ne assorbano il timbro e glielo inviino riproducendolo fedelmente nei momenti in cui gli impegni vietano loro anche quell’unica telefonata notturna.
«D’accordo. Cosa vuoi fare, allora? Avremmo due ore, non di più».
Per due persone i cui incontri hanno cadenza regolare, trovare qualcosa da fare in un lasso di tempo determinato risulta solitamente abbastanza semplice, ma dopo mesi di lontananza, Jungkook non ha davvero la minima idea di quale sia la risposta più adeguata da dare a Jieun. Due ore non bastano, e forse nemmeno due anni basterebbero per colmare quel terribile vuoto che sente quando, proprio dopo averla rivista, se ne deve subito separare. Comunque, visto lo stato delle cose, almeno un’opzione la può scartare.
«Andiamo all’Han River. Se è bel tempo prendiamo le bici, facciamo un giro lì».
«All’Han River?»
Jungkook fatica a capire se Jieun sia entusiasta, sorpresa o semplicemente spiazzata.
«Non ti va?»
«N-no, cioè sì, certo che mi va. Solo che, ecco… pensavo volessi stare un po’ in tranquillità. È tanto che non ci vediamo. All’Han River è pieno di gente, lo sai meglio di me. Ti va di rischiare?»
«Vivo per il rischio».
«Certo». Jieun ridacchia, ancora un po’ incerta. «Sul serio Jeon, che fine a fatto il ‘a che serve il letto, quando c’è il tavolo della cucina’ del nostro ultimo incontro?».
Jungkook afferra di scatto il suo Iphone per disattivare il vivavoce. «M-ma che dici noona, quando mai ho detto una cosa del genere?» tende l’orecchio nonostante abbia la porta chiusa a chiave, nel caso ci fosse qualcuno a gironzolare nei paraggi.
«Devo ricordarti la scena?»
«No!»
«Evidentemente eri poco presente a te stesso, Jeon».
Jungkook si siede sul letto, calciando via prima una scarpa, poi un’altra. «In ogni caso, non mi pare che questa assenza ti abbia turbata, Jieunni».
«Sei diventato proprio insolente» ribatte lei, ridendo assieme a lui. «Prima non mi rispondevi così. Ti preferivo timido e riservato».
In verità, se Jieun potesse percepire ad occhio nudo l’imbarazzo che Jungkook prova ogni volta che la vede, come se si trattasse davvero della prima, forse non penserebbe che ci sia stato un cambiamento in lui. D’altronde, Jungkook ricorda bene quanto fosse difficile, i primi tempi, starle vicino senza rischiare un infarto prematuro, figuriamoci azzardare risposte del genere.
«Comunque è un'ottima idea» continua lei, stavolta più seria. «Andiamo all’Han River. Tra l’altro ho cambiato taglio di capelli, il che va a nostro favore».
«Cioè?»
«Li ho tagliati»
«Tagliati quanto?!»
Sembra buffo, ma Jungkook adora i capelli di Jieun come poche altre cose al mondo. Lei sospira e parla come se stesse per decretare ufficialmente la fine della loro storia.
«Fino alle spalle… anche un po’ più corti».
«Yah! Perché?!»
«Perché chi si occupa della mia immagine ha voluto così. Sembra che in questo modo io possa sembrare un po’ più adulta».
Il silenzio dall’altra parte della cornetta fa preoccupare la ragazza.
«Jungkookie? Ti sei arrabbiato? Lo sai che non dipende da me».
Ancora nessun suono arriva alle orecchie di Jieun. «Dai non fare così, se ti sembro troppo vecchia devi dirmelo, eh?»
A quel punto, finalmente, la risata di Jungkook spezza quello strano momento di tensione che si era creato. «Tanto sarai sempre più vecchia di me, noona».
«Più grande» rettifica lei, un po’ stizzita per aver ricevuto quell’unica risposta dopo tutta quell’attesa. 
«Comunque sono arrabbiato, sì. Perché hai tagliato i capelli e perché tanto sarai più bella di prima».
Stavolta è Jieun ad ammutolire e Jungkook ne approfitta per sancire il loro accordo.
«Mi sono stancato di aspettare, noona. Quanti giorni mancano?»
«Non essere impaziente, appena ho la certezza te lo faccio sapere. Nel frattempo, usa le ore notturne per dormire e non per giocare».
«Registro anche».
«Di notte si dorme».
«In quale utopica vita?»
«Per favore, riposa almeno qualche ora. Jimin mi ha detto che sei quasi svenuto durante le ultime prove. Mi sono preoccupata».
«Che cavolo, gli avevo detto di non parlar-»
«Dormi, testone. Fino a domani mattina».
Jungkook si stiracchia con il braccio libero e lascia sfuggire uno sbadiglio, poi, senza nemmeno accorgersene, ha appena il tempo per socchiudere le palpebre ed è già in un sonno profondo, con il cellulare ancora attaccato all’orecchio e la chiamata di Jieun aperta. Lei può sentirlo chiaramente respirare nel microfono del telefono e si concede qualche attimo per immaginare quell’emissione flebile più vicino di quanto in realtà non sia.

«Dormi tranquillo, Jungkook. Hai qualcuno che ti ama davvero».


























Image and video hosting by TinyPicQuesto capitolo se ne stava relegato nel mio PC da un mesetto circa. Almeno la prima parte. Ieri ho trovato il coraggio di ritirarlo fuori e completarlo. Mi sono divertita a scriverlo, e poi io mi affeziono sempre a tutto ciò che butto “su carta”, perciò eccovelo.
È anche più lungo del previsto XD

Un abbraccione enorme,

Vavi


 
  
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