Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: PeNnImaN_Mercury92    24/03/2018    2 recensioni
Anno 846. Claire Hares si unisce all'Armata Ricognitiva in compagnia della sua migliore amica Petra Ral. Un fato atroce che la attende a casa influenza la sua scelta, ma il suo animo audace, generoso e un po' istintivo la renderanno una magnifica combattente sul fronte. Claire ci racconta la sua vita dopo essersi unita al Corpo di Ricerca, le sue emozioni, le sue soddisfazioni, i suoi timori e il suo rapporto con i suoi cari amici e con un soldato in particolar maniera. Armatevi di lame e di movimento tridimensionale e seguitela nelle sue avventure!
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erwin Smith, Hanji Zoe, Levi Ackerman, Nuovo personaggio, Petra Ral
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Wings of Freedom Series '
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Secondo attacco
 
-Quanto tempo dovremo cavalcare secondo lei, signorina Nanaba? – domandò ad un tratto Gunther. Anche lui, come me, osservava preoccupato Samanda: la compagna non presentava nessuna grave ferita, ma il trauma di essere stata afferrata da un titano e il dolore al ventre, attorno al quale ella era stata avvinghiata, la facevano sentire a pezzi.
-Non per molto, credo – rispose la capogruppo, cavalcando senza sosta. -Aspettiamo il fumogeno di Erwin e potremo riposarci un po’. Come ti senti, Samanda?
Quest’ultima, tenendosi lo stomaco, disse di stare bene, per quanto il suo viso suggerisse tutt’altro. –La ringrazio, per avermi salvato – aggiunse poi alla veterana.
-Non c’è di che. Ma non sperate che, durante le prossime missioni, ci sia sempre qualcuno in grado di salvarvi. Non disporrete dell’aiuto di molti soldati, quando tutti avremo i giganti alle calcagna – spiegò lei.
-Tieni sempre gli occhi aperti, Sam. Vedrai che andrà tutto bene – strizzai l’occhio alla mia amica, visibilmente più rincuorata.
Pochi secondi dopo, fummo raggiunti dalla squadra dei superiori Gelgar e Lynne, accompagnati dal caposquadra. Notai l’assenza di un certo numero di soldati, tra cui i due cadetti ai quali aveva accennato il primo dei due veterani. Mi pianse il cuore sapere che erano già stati sconfitti dal nemico, eppure dovei comprendere da sola che quella squadra, a differenza della mia, non era stata così fortunata da deviare molti di quei mostri. In diverse occasioni, la fortuna era uno dei fattori che influiva sulla perdita di molti innocenti, durante quelle spedizioni.
-Nanaba, ci siete tutti? – ella venne chiamata da Mike.
-Sì, una recluta se l’è vista un po’ male, ma ce la siamo cavati – annunciò la veterana dai corti capelli biondi. -Hares vi ha salvati da un altro anomalo che correva verso di voi.
Controllai le redini del mio destriero beige, arrossendo. Come mi avrebbe raccontato Gunther poco dopo, mi ero persa lo stupore dipinto sui volti degli ufficiali.
-Claire? Da sola? – domandò il caposquadra.
-Non ho idea di come ci sia riuscita, ma sì – confermò Nanaba, studiandomi divertita.
Ero fiera di me stessa, ma iniziai a sentirmi anche totalmente in imbarazzo. -Non è stata un’impresa difficile, - intervenni, -quell’esemplare mi evitava, si è reso conto di me solo alla fine. Non ho potuto fare altrimenti, mi è sembrato che voi foste già in difficoltà – rossa in volto, più che i superiori, guardavo l’espressione sorridente di Gunther.
-Complimenti, non è da tutti abbattere un anomalo su un territorio così irregolare per il movimento tridimensionale – si complimentò raggiante Lynne. Anche Mike e Gelgar mi rivolsero un incoraggiante sorriso, prima di avvistare un fumogeno giallo davanti a noi.
-Ecco il fumogeno di Erwin. Seguiamolo, dovrebbe condurci alla zona dove ha intenzione di fermarsi – ordinò il caposquadra.
Ero al settimo cielo, poiché da lì a poco avremmo potuto riposarci per qualche ora. Mentre seguivamo la scia di colore giallo, sperai con tutto il cuore che la squadra di Levi fosse già sul posto; parte del mio stress era dovuto anche al fatto di essere stata assegnata ad una squadra che non aveva contatti con quella della mia amica.
Una volta terminata la cavalcata, intravidi la squadra del comandante, il quale aveva deciso di accamparsi, come previsto da Gunther, attorno ad una torre in rovina, base logistica perfetta per l’avvistamento. Con mia grande gioia, notai che era intento a parlare con il caporale, con Petra alle sue spalle. La mia amica sorrise spontaneamente alla vista dell’arrivo della mia squadra, dunque scesi con un balzo da cavallo, sfrecciando davanti agli ufficiali e assalendo la mia amica.
-Claire, sei qui! – mi strinse, ridacchiando. Se non avessi sentito la pressione data dalla presenza degli ufficiali attorno a noi, mi sarei già sfogata in un pianto di gioia.
-Sono così contenta di rivederti, Petra – la abbracciai sempre più forte. Non l’avrei lasciata per almeno dieci buoni minuti, se non avessi visto per terra le ombre dei superiori.
-Come ve la siete cavata, Mike? – chiese Erwin al mio caposquadra, controllando la formazione dell’Armata su un foglio di pergamena.
Mike gli riportò soprattutto l’attacco di alcuni anomali alla squadra di Gelgar, costretta, secondo la formazione, a galoppare troppo vicino alle rovine di un villaggio per essere capaci di deviare facilmente i titani di quella zona.
-Due reclute non ce l’hanno fatta – disse infine Mike, leggermente affranto.
Il comandante guardò per terra pensieroso, arrotolando nuovamente la pergamena. –Capisco. Occorre rivedere la formazione per le reclute – si toccò il mento, col volto crucciato. –Ho sbagliato a collocare alcuni di loro così a rischio, questa è la verità. Non possiamo permetterci di perdere così in fretta altre vittime.
-Non è la prima volta che accade, Erwin – aggiunse Levi. –Qualsiasi luogo, al di fuori dalle mura, è popolato dai giganti. Non possiamo far sì che chiunque se la cavi, a meno che non cambiamo le strategie.
Ciò proferito dal caporale suonò come un campanello di allarme alle orecchie di tutti, quasi come se avesse voluto incolpare il comandante. Difatti, il corvino e il biondo si scambiarono una fugace occhiata, mentre il resto dei soldati osservava disorientato la scena.
Erano giunti, nel frattempo, i miei ultimi due amici assegnati alla guida di Levi. Erd mi sorprese di spalle, Oruo, col suo abitudinario fare pretenzioso, mi diede una scherzosa spallata, sorridendo compiaciuto. –Un classe sette o otto metri.
-Che scemo! Non vorrai mica vantarti a vita perché sei riuscito a far saltare una schifosa collottola da uno stupido gigante? – intervenne Petra. –Aiutato dal capitano e da Erd, per giunta.
-Sì, ma pur sempre una collott… – aggiunse il compagno, prima di mordersi accidentalmente la lingua. Solo più avanti avremmo scoperto il grande talento di Oruo nell’intercettare la nuca dei nostri nemici, benché fosse un soggetto a cui molto spesso capitava di distrarsi durante l’utilizzo del dispositivo di manovra. 
-Sono contento di come abbia lavorato la mia squadra – udimmo la voce del caposquadra Mike, rivolta al comandante Erwin. –Gli altri novellini se la sono cavati bene, una recluta è anche riuscita ad abbattere un anomalo.
Divenni improvvisamente rossa, distogliendo lo sguardo dalla coppia di ufficiali e osservando il terreno, lisciandomi la coda di cavallo.
-Un cadetto ha abbattuto un anomalo? – domandò incredulo il comandante.
-Non sarà stata mica… - iniziò Erd.
-Claire Hares – risposero all’unisono Gunther e il mio Caposquadra, rivolgendomi un sorriso.
Non ebbi il coraggio di alzare il capo; ero consapevole che tutti mi stessero osservando, nonostante io stessa non fossi intenzionata a dare chissà quale peso alla questione; chiesi a me stessa la ragione per il quale i soldati non capissero la banalità della mia decisione istintiva.
-Ha protetto il gruppo di approvvigionamento da un classe sette metri – aggiunse impassibile Nanaba. –Io, Flores e Shulz eravamo indaffarati con un altro esemplare, non avremmo potuto intervenire in quel momento.
Erwin Smith era incredulo, gli occhi del caporale Levi erano fissi su di me.
-Possiamo… lasciar stare la questione? – chiesi imbarazzata. –Alla fine ho fatto solo il mio dovere, e ho agito anche in maniera abbastanza istintiva.
-Sei stata fenomenale, Claire! – mi abbracciò ancora una volta Petra, ritornando in sé appena le si avvicinò il suo superiore.
-I carri stanno arrivando. Aiuterete voi la logistica a sistemare gli approvvigionamenti e le tende, intesi? – comandò il capitano.
Entrambe rispondemmo di sì, contente di avere la possibilità di passare finalmente del tempo insieme. Non appena Levi si dileguò, mi accorsi della presenza della Caposquadra Hanji; non attesi ulteriormente, le andai incontro in maniera alquanto forsennata.
-Claire, anche tu qui? – mi salutò calorosamente, intenta a impartire ordini ai propri uomini di fiducia. –Questi sono i miei più stretti collaboratori – esordì poco dopo lei. –Ci aiuteranno nell’impresa, semmai dovessimo non farci beccare da Erwin – bisbigliò infine, facendomi rimanere abbastanza interdetta: come avremmo potuto attuare il suo progetto lontani dalla supervisione del comandante?
Osservai tutti coloro che facevano parte della sua squadra d’élite; alcuni, dato l’aspetto fisico e l’atteggiamento abbastanza tipico di fanatico ricercatore di titani finiva col ricordare molto il loro ufficiale.
-Lei è Claire, la recluta più in gamba e intelligente che potesse capitarci quest’anno; collaborerà con noi, ragazzi – aggiunse Hanji.
Mi misi sull’attenti, avvicinando il pugno della mano al petto e iniziando a sentirmi a disagio per la presenza di tutti quei veterani; come se non bastasse, si aggiunse anche il caporale, che mi invitò, con modi tutt’altro che cordiali, a fare ritorno da Petra per aiutare la Logistica a piazzare le tende.
-Vedo che ti diverti qui fuori, Hares – constatò lui, prima che potessi raggiungere la ragazza dai capelli ramati.
Non nascondo che in quei momenti non avevo voglia alcuna di sistemare i rifornimenti trasportati dai carri. Morivo invece dalla voglia di affrontare altri titani, addirittura rimettermi in cammino verso il Wall Maria, benché l’obiettivo della missione era quello che colloquialmente i generali definivano “l’andare e tornare”.
Lasciai ingiustamente che parte del lavoro lo svolgesse Petra; improvvisamente iniziai a sentirmi troppo stanca per continuare, e, avvilita, avvertii un membro della Logistica che avrei preferito occuparmi della sistemazione dei cavalli, azione che richiedeva uno sforzo decisamente più ridotto.
Quando la mia amica ebbe finito, fu così gentile da recarsi da me per rendermi la sua borraccia. –Uccidere gli anomali risulta faticoso, eh? – scherzò.
Mi sedei sui bordi di una vecchissima e lacerata staccionata, iniziando a deglutire voracemente l’acqua. -Abbastanza. Il vero problema è che ero così agitata, stamattina, da saltare la colazione – rivelai.
-Che idiota! – mi riprese lei, piuttosto risentita. –Avresti potuto svenire nel bel mezzo della galoppata.
Feci spallucce, aspettando a braccia incrociate di sorbirmi le apprensioni di Petra fino a che non udii qualcuno avvicinarsi a noi: Mike mi stava gentilmente offrendo un cracker.
-Caposquadra, non ce n’è bisogno, davvero – aggiunsi. Lui però, in silenzio, parve irremovibile, e fui costretta ad accettare senza discutere.
-Il Caposquadra Mike è molto dolce nei tuoi riguardi, e così anche Hanji – notò raggiante Petra, non appena il veterano si fu allontanato.
-Già – approvai, con la bocca piena. –L’unico che sembra odiarmi è il capitano. Hai fatto caso? Chiama te per nome, invece mi parla col suo solito tono del cazzo urlando: ‘Hares, fa’ questo’, ‘Hares, fa’ quell’altro’.
Petra tentò in qualsiasi maniera di fermare il mio discorso a causa della presenza del diretto interessato alle nostre spalle, intento ad accudire il suo destriero. Che chiunque legga tali avvenimenti mi creda, se dico che non ne potevo più di trovarmi sempre in quelle situazioni sgradevoli che, per giunta, accadevano sempre con la stessa persona.
-Ecco perché ti chiama per cognome – bisbigliò Petra ridacchiando, mentre ero costretta a sorbirmi la solita occhiataccia da parte di Levi.
-Hai intenzione di rimanere a fare merenda qui ancora per molto, Hares? – domandò in maniera acida lui. –Visto che sei qui a non fare niente, puoi pensare tu a spazzolare il mio cavallo. Non mi sta bene che gli altri fatichino mentre tu ti adagi sugli allori.
Detto questo si congedò, dopo avermi porto la spazzola che poco prima stava usando. Ero disperata: nei miei confronti, quell’enorme equino grigio si comportava in maniera ancora più scontrosa del suo cavaliere, e sarebbe risultata un’impresa persino spazzolargli il manto.
-Da ora in poi, terrò la bocca cucita tutto il tempo – giurai, mettendomi all’opera.
-Voglio proprio vedere – ridacchiò Petra, che iniziò a raccontarmi l’esito della sua cavalcata col suo adorato caporale. A dir la verità, poco prestavo attenzione alle parole della mia amica, soprattutto perché indaffarata in qualcosa di irritante, ma distolsi l’attenzione da qualsiasi cosa non appena ebbi come l’impressione di ricevere delle intense vibrazioni.
Scosse che dentro le mura non avevo mai udito prima, ma completamente pesanti, seppur abbastanza lontane, accompagnate da versi bizzarri e cupi e lo struscio dei rami degli alberi. Li sentivo, in qualche modo, ronzare impetuosamente nelle mie orecchie.
-E infine ci siamo occupati, come ha detto Oruo, di un classe sette o… - zittii la mia amica, guardandola preoccupata. Osservandomi in quel modo, anch’ella cambiò improvvisamente espressione. –Che succede, Claire?
-Vibrazioni – mormorai e corsi immediatamente verso l’ufficiale più vicino; fu un sollievo trovare il Comandante Erwin a due passi dall’improvvisata scuderia, intento a discutere con altri due uomini di un certo calibro.
-Comandante? Comandante? – gli corsi incontro, urlando il suo nome.
 Egli sembrò ignorarmi, continuando a dare ordini ai suoi due subordinati. –La torre ci permetterà di tenere l’area sicura, in ogni caso tenete sempre gli occhi ben aperti.
-Comandante? La prego, mi ascolti! – continuavo io impaziente. Mi ero accorta che il gruppo di Erwin era, rispetto alla scuderia, più vicino al bosco che occupava buona parte dei territori a nord della nuova base. Le scosse mi parevano sempre più forti e vicine.
-Finiscila di gridare! – tuonò il capitano alla sinistra di Erwin. –Non abbiamo tempo per le tue assurdità.
-Ci sono delle vibrazioni, a terra! – dichiarai. –Le percepisco sempre più vicine, penso provengano dal bosco.
Calò il silenzio tra i tre uomini, che provarono a udire ciò che decantavo.
-Non sento nient…
–Sento l’odore. Si muove qualcuno verso di noi. Dal bosco – il capitano venne interrotto dal mio caposquadra, corso incontro al comandante.
-Non perdiamo altro tempo! – constatò apprensivo Erwin. -Levi, pensi che la tua squadra possa occuparsene?
La squadra di Levi comprendeva momentaneamente, a detta sua, solo il trio di reclute a lui assegnate; certi non disponevano di movimento tridimensionale, altri ancora non avevano raggiunto la base di rifornimento.
-Ci penso io, Erwin. Le mie reclute sono abbastanza in grado di cavarsela – lo rassicurò il capitano, ma io non ero intenzionata a lasciar andare Petra ancora una volta da sola.
-Verrò anch’io – proferii, preoccupata per la risposta dei due ufficiali. –Vi prego, lasciatemi combattere.
Occorsero due istanti affinché Erwin si schiarisse le idee, dopodiché disse: -Va bene, puoi essere di aiuto per loro, è bene che tu vada.
-Ai suoi ordini, signore! – risposi scattante, correndo incontro a Gunther, invitandolo a dirigersi con me verso i destrieri. -Ci avventureremo nella foresta con il caporale. Dobbiamo aiutare – spiegai io, saltando in groppa a Edmund, attendendo il resto della squadra; poi attendemmo di essere guidati dal caporale all’interno del bosco con le sue reclute.
-Non ho idea di come tu abbia fatto a percepire le vibrazioni, - si rivolse a me il capitano, - ma adesso rispondi a questo: sono molti?
In quell’istante non seppi cosa rispondere. Certamente qualche momento prima non mi ero messa a contare con esattezza il numero dei passi da me avvertito, di conseguenza non avrei mai saputo rivelargli la quantità di vite titaniche presenti nel bosco. –Non ne ho idea, capitano – ammisi.
-Capisco. Tenete gli occhi bene aperti, tutti voi! – ordinò lui.
Mi sentii in colpa per non essere stata d’ulteriore aiuto, perciò decisi che avrei rimediato. Dopo un po’, non cavalcai più alle spalle di Levi, ma mi staccai dal gruppo, galoppando davanti a loro col fine di recepire nuovamente le vibrazioni senza essere ostacolata dal rumore degli zoccoli.
-Ehi, mocciosa! Cosa credi di fare? Stai indietro, non esporti troppo!
Non mi curai di prestare attenzione al mio ufficiale; tirai bruscamente le redini del mio destriero e tesi quanto più possibile l’orecchio, in cerca di un minimo rumore di passi titanici nei dintorni.
-Hares! Ti spedisco indietro, maledetta! – continuava il capitano.
Attesi che il mio gruppo mi raggiungesse, prima di fare rapporto: -E’ alla nostra destra, signore! Lo sento… è gigantesco!
Non seppi dare una spiegazione a tale dote, scoperta a distanza di nemmeno cinque minuti. Saprei descrivere bene quel fastidioso tumulto che mi era entrato nelle orecchie da che avevo iniziato ad avvertire movimento sospetto nelle vicinanze e che mi rimbombava nella testa, echeggiante.
-Come fai a sentirlo? – mi chiese Oruo.
-Non abbiamo tempo per metterci a chiacchierare, dobbiamo abbatterlo. Preparatevi al combattimento – ordinò il caporale. –Hares, guidaci tu.
Feci come disse, cavalcai fino a che tutti non intravedemmo un possente esemplare dirigersi con passo pesante verso l’esterno del bosco. Era talmente gigantesco tale da potersi permettere di oltrepassare gli alberi semplicemente estirpandoli con le braccia.
-Capitano, è troppo pericoloso per noi reclute – osservò Oruo. –Non saremo mai capaci di affrontarlo.
-Non è detto – tolsi la parola a Levi. –Se collaboriamo, possiamo farcela.
-Cosa hai intenzione di dire, Claire? – domandò Erd. Gli occhi di tutti erano fissi su di me.
-Dico che dobbiamo attaccarlo contemporaneamente in più punti. Lo indeboliremo, così sarà semplice farlo fuori – proclamai, preparando le lame.
-Claire, non sei tu a decidere – intervenne Petra, galoppando al fianco di Levi. –Spetta al capitano impartire ordini. Lui avrà un piano decisamente più efficace per questi casi. Vero, caporale?
Quest’ultimo rimase in silenzio. –Non ci sono molti piani, per questi casi. Spetta all’istinto decidere il da farsi.
Ammutolirono tutti. E ora? A quanto volesse dire, nemmeno il caporale maggiore aveva in mente un’idea su come proteggere l’accampamento disponendo di novellini.
Compresi che ci toccava rischiare a tutti i costi. –Il mio dice che dobbiamo attaccarlo tutti insieme – risposi poco cauta. –Capitano, se io faccio da esca al gigante, possiamo condurlo nella parte opposta, al centro della foresta. Lì dovrebbe esserci un’area più aperta, dove possiamo usare il dispositivo.
-E una volta lì? Come pensi che possiamo cavarcela? – chiese Oruo.
-Due di voi interverranno dai lati per fermare la corsa del gigante, poi attaccheremo tutti insieme. Siamo in sei, accidenti. Saremo sicuramente in grado di fare a fette quell’essere. Dobbiamo solo cercare di essere coordinati, e attaccare all’unisono.
Pregai qualsiasi divinità esistente affinché ottenessi la fiducia di colui a capo della squadra. Mi voltai verso di lui: come sempre, mi guardava freddo e inemotivo. Ero pronta ad arrendermi.
-Ti rendi conto che il tuo piano è folle? Non puoi fare da esca per un soggetto di quel tipo! – intervenne Petra.
-Facciamo come dici tu – approvò il capitano, in maniera del tutto inaspettata.
-Cosa? Ma, signore… - aggiunse la mia amica.
-Ma attenta, Hares. Se dovesse fallire il piano, però, sarai la prima a pagarne le conseguenze – spiegò lui. –Te la senti, allora?
Petra mi supplicava con lo sguardo di lasciar stare, ma avevo fatto un giuramento al quale non potevo oppormi. –Sissignore. Lo guiderò all’interno della foresta.
Deglutii, realizzando che, forse, era davvero un’impresa folle. Cosa poteva saperne una recluta come me di adescare un titano anomalo, a dispetto di tutti coloro che, invece, avevano dietro di loro anni e anni di esperienza?
Sfortunatamente, non potevo più tirarmi indietro: ora dovevo seguire gli ordini del capitano e avvicinarmi quanto prima al gigante per fargli variare la rotta.
Mentre il resto della squadra si diresse nella zona interna del bosco guidato da Levi, io galoppai con Edmund per qualche altra decina di metri, dopodiché mi bloccai esattamente davanti al gigante.
-Vieni qui, brutta feccia! – esclamai, aspettando l’arrivo del demone col cuore in gola.
Questi, nel vedermi, esitò qualche attimo, ma poco dopo il suo braccio si prostrò nella mia direzione, e io, più rapida, deviai la sua mano con un balzo, riprendendo a cavalcare.
Gli passai sotto le gambe, galoppando nella direzione opposta, verso il cuore del bosco. Il titano non tardò a rincorrermi; non era veloce, ma da quanto avevo capito poco prima, era assai agile. Quasi per caso ero riuscita a scampare alla sua presa, e in quel momento non avrei mai saputo se si fosse messo a camminare più velocemente.
-Vedo che sei spigliato – appurai, tenendo ben salde le briglie. –La squadra di Levi ti concerà per bene, ne sono sicura.
Iniziai a sudare freddo, ma, irremovibile, continuavo a muovermi verso gli altri, attendendo rinforzi.
L’area centrale del bosco, più sgombera di alberi, si faceva sempre più vicina. Poco più avanti, adocchiai Gunther e Erd, sistemati ai lati del sentiero che conduceva al centro, pronti ad attaccare.
Smossi un’ultima volta le redini dell’animale, correndo ancora più veloce lungo il tragitto. Nel frattempo, una volta che il gigante ebbe attraversato gli ultimi alberi prima di raggiungere il luogo da me predestinato, Erd e Gunther attaccarono sul retro di entrambi i ginocchi.
Fui soddisfatta del loro lavoro, tuttavia, poco prima, mi ero resa conto che la forza di quel gigante stava soprattutto nell’agilità delle braccia. Parlarne risulta ancora curioso: come avrei capito anche in seguito, ognuno di quegli esseri si distingueva per una particolare caratteristica, e il grado di difficoltà nel sopprimerli non consisteva, dunque, solo ed esclusivamente nella stazza.
Con il mio dispositivo, raggiunsi il titano e mi occupai del loro indebolimento: due tagli di buona profondità sull’avambraccio sinistro. La forza di cui disponeva il capitano Levi permise a quest’ultimo di riuscire ad amputare direttamente quello destro.
I miei tagli non erano riusciti a fermare il braccio rimanente; Petra arrivò in mio soccorso, mutilando le dita della mano, in maniera tale che il nemico fosse incapace di attaccare a sua volta. Fu Oruo, infine, a dirigersi verso la collottola per mettere fine alle sofferenze di quel mostro.
Un grido di agonia provenne dalla bocca del gigante. Fu l’ultimo rumore udibile nel bosco, prima che calasse il silenzio tra tutti i soldati.
Con mio grande piacere, il piano da me designato, seppur improvvisato, aveva dato buoni frutti. L’accampamento era salvo da anomali.
-Ce l’abbiamo fatta – notò Gunther, non appena ebbe raggiunto il resto della compagnia.
-Nutrivo forti dubbi, invece ce la siamo cavata – aggiunse Erd, sorridendomi insieme agli altri. –Ottimo piano, Claire.
-Recuperate i cavalli, - annunciò il capitano, tirando fuori uno dei suoi fazzoletti per pulirsi le impugnature, -La base non avrà più problemi, da adesso. Ci sei stata di aiuto, Hares. Devo riconoscerlo.
Gli rivolsi un sorriso, ovviamente non ricambiato, portandomi ancora una volta la mano al petto prima di allontanarmi, fiera dei risultati ottenuti, verso i nostri destrieri.

Spazio autore: benissimo, eccoci di nuovo qui! che dire, la squadra di Levi prende sempre più forma, e c'è da notare che questa Claire ha cinquanta talenti ma non le riesce proprio bene fare bella figura con i superiori, specialmente col caporale... insomma, è qualcosa che alla sua amica Petra riesce di gran lunga meglio XD.
Alla prossima, tanti baci !!
  
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