Videogiochi > Final Fantasy XV
Segui la storia  |       
Autore: Myra11    26/03/2018    1 recensioni
Nyx Ulric.
Amico, Generale, Marito, Padre.
Immortale.
500 anni dopo la fine della sua famiglia, Nyx Ulric ritorna ad aiutare la città che ha promesso di proteggere.
Ma non tutti sono coloro che sembrano, e non tutti devono essere protetti.
E Nyx deve ricordare che la luce più intensa genera le ombre più profonde.
[Sequel di Dancing With Your Ghost, ambientata subito dopo la fine.]
Genere: Avventura, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bahamut, Nyx Ulric, Sorpresa
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO 8
 
Pioveva, il giorno dopo, una fitta pioggia incessante che non dava loro tregua da ore ormai.
E nonostante questo, Nyx si era arrampicato sul tetto della casa, e se ne stava ad osservare la foresta che li circondava.
Laggiù, lontano, gli sembrò di vedere per un istante lo scintillio della barriera sulla capitale, e la cosa lo rincuorò: se quella magia era ancora lì, Bahamut doveva essere abbastanza in forze da mantenerla.
Sentì un movimento alle sue spalle, e Emilia gli si sedette accanto, coprendo entrambi con l’ombrello.
«Che ci fai qui? Si gela.»
Nyx sorrise, divertito. «Davvero?»
«Si, ovvio che…aspetta, tu davvero non senti il freddo?»
Nyx scosse la testa all’espressione esterrefatta della ragazza. «Mi è già successo una volta, la mia magia, la mia…natura, non erano equilibrati, e non sentivo il freddo, era come una febbre continua.»
Emilia emise un breve fischio. «Certo che sei strano.» Sorrise, divertita. «Ma la mia domanda resta.»
«Io…è una sciocchezza.» Mormorò, giocando con la collana a forma di mezzaluna.
Se gli avessero tolto anche quella, pensò, non avrebbe avuto nulla ad ancorarlo a chi era stato.
Emilia notò il suo gesto, e il suo viso si addolcì. «Era un giorno speciale per voi, vero?»
Nyx piegò le labbra in un mezzo sorriso, ed espirò profondamente. «Non esattamente. Lei…è morta in questo giorno. Mi ha detto…mi ha detto che non avrei mai dovuto temere, perché lei sarebbe stata sempre presente a guidarmi.»
«Quando il buio stringerà il tuo cuore, io sarò la tua luce.»
Strinse il ciondolo, sentendo le punte della luna piantarsi nella sua mano.
«Cavolo, mi dispiace Nyx non volevo…non volevo farti stare male.»
Sembrava veramente contrita, e ciò lo fece sorridere.
«Non preoccuparti, è passato molto tempo. Io…ci sono momenti in cui faccio fatica a ricordare il suo viso.»
Confessò, assaporando quella dolce malinconia che gli stringeva il cuore. «Ricordo la sua voce, che cosa ha fatto per me, ricordo ogni istante con lei…ma capita che io debba vedere il suo ritratto per ricordare il suo viso. Stanno sparendo, tutti quanti.» Si passò una mano sul viso, esasperato, ma ciò che non si aspettava fu la mano di Emilia sulla propria.
La ragazza gli strinse la mano, e appoggiò il viso alla sua spalla, continuando a coprirli con l’ombrello.
«Il tuo cuore ricorda anche senza che tu te ne accorga. Per questo sei qui, per questo porti quella collana.» Mormorò, sorridendo, e Nyx si addolcì. Si appoggiò a lei, osservando la pioggia scrosciare intorno a loro.
«Sono passati cinquecento anni, e tu sei ancora totalmente e perdutamente innamorato di lei.»
Commentò Emilia, tra il dolce e il divertito, e Nyx sorrise.
Non poteva darle torto.
Luna era stata la sua salvezza, la sua stella per decenni, la sua metà perfetta.
«E sono sicura che, ovunque lei sia, ti ami allo stesso modo.»
«Ti amo, Nyx Ulric, e ti amerò anche quando di me non sarà rimasto altro che cenere.»
Spuntò all’improvviso, la luce nel cielo nuvoloso.
La stella in mezzo al buio.
Nyx le sorrise, incantato da come brillasse nel nero della tempesta.
«Lo so.»
 

 
Andò da lei di notte, andò da lei perché il sonno non voleva saperne di arrivare, e perché lei lo stava chiamando.
Quando entrò nella stanza, però, gli venne la nausea: dove una settimana prima c’era stato un laboratorio ordinato, e pulito, ora il pavimento era scivoloso di sangue argentato, e c’erano cocci di vetro, liquidi chimici versati a terra e mobili a pezzi.
Si portò una mano alla bocca, cercando di non respirare troppo quell’odore soffocante di morte che impregnava l’aria, e raggiunse la grande gabbia bianca al fondo della stanza.
Lei era all’interno, sveglia come aveva immaginato, e messa decisamente peggio dell’ultima volta che l’aveva vista.
«Che cosa ti ha fatto…?» Mormorò, appoggiandosi alla gabbia che – creata apposta per contenere la dea – non reagì al contatto con la sua pelle umana. Bahamut si mise a sedere e si voltò verso di lui, in silenzio, lasciando che lui vedesse la guancia e il collo ustionati,  le labbra spaccate, le innumerevoli ferite sulle braccia e sulle gambe, che ancora sanguinavano.
Quando lei distese solo un’ala, però, fu troppo.
Fu troppo anche per qualcuno che aveva visto i demoni nel deserto di fuoco di Gralea.
Cadde in ginocchio e vomitò sul pavimento, senza riuscire a togliersi dagli occhi l’immagine dell’ala martoriata e del buco nell’altra spalla, dove l’altra ala aveva trovato il suo alloggio fino a poco tempo prima.
«Merda…» Imprecò quando riuscì a calmarsi e, alzando lo sguardo, vide che la dea si era avvicinata alle sbarre, e ora lo osservava in ginocchio. Sembrava terribilmente umana, vista da vicino, con il viso sfigurato e l’aria sofferente, ma gli occhi tradivano chi era sul serio.
Quegli occhi vecchi come l’universo gli si posarono addosso, e lui seppe perché era lì, seppe perché lei aveva voluto che la vedesse in quello stato, e capisse.
«Non ti sta usando per trovare Nyx…Qual è il suo scopo?»
Per tutta risposta, lei allungò un braccio fra le sbarre, e il metallo avvelenato di cui erano composte iniziò a bruciarle la pelle all’istante. Lucian la osservò stringere i denti, e poi spostò lo sguardo sulla sua mano.
L’afferrò mentre il suo braccio veniva corroso, e quando riaprì gli occhi non era più nel laboratorio, ma nella sala del Trono di Insomnia.
C’erano daemon sulle pareti, nascosti nel buio, ma non fu quella la cosa che lo sorprese di più.
A sorprenderlo furono le figure traslucide in attesa accanto alle scale: erano tredici, e ognuna di loro impugnava un’arma che emetteva uno scintillio inquietante.
Quando sollevò lo sguardo sul trono gli sembrò che il cuore gli si fermasse.
Staccò la mano da quella della dea all’improvviso, e si tirò indietro, sentendo il sangue pompargli nelle orecchie. «Non…non è possibile, è morto secoli fa!»
Bahamut socchiuse gli occhi e si limitò ad annuire, e Lucian si accigliò. «Sta usando il tuo sangue per farlo tornare? Perché?»
La dea sollevò un sopracciglio, come a dirgli che conosceva la risposta, e lui si maledisse mentalmente.
Perché non aveva sparato a quel vecchio pazzo quando era entrato in casa sua sostenendo di volere reclutare sua figlia?
Avrebbe risparmiato quel dolore immenso alla dea, a Nyx, a sé stesso.
E alla sua bambina.
Irrigidì la mascella e sollevò lo sguardo su Bahamut, in attesa.
«Lo fermerò. Troverò Nyx, ti tirerò fuori da qui, e impedirò a Marcus di riportare Ardyn Izunia in questo mondo.» Fu lui ad allungare le mani tra le sbarre ora, e la dea gliele strinse per qualche istante, osservandolo.
Nonostante fosse ridotta in quello stato, aveva ancora una forza incredibile.
«Torno presto. Promesso.»
Quando lei annuì e lo lasciò andare con un sorriso, Lucian seppe che avrebbe sparato personalmente a Marcus, se fosse servito a salvarla.
 

 
Emilia espirò profondamente, sentendo i muscoli rilassarsi dopo l’allenamento con Nyx.
Due settimane dopo aver letto la lettera, si era ripreso quasi del tutto e aveva deciso che aveva bisogno di rimettersi in forma, e lei aveva acconsentito ad aiutarlo.
Se avesse saputo che razza di maestro brutale lui fosse, probabilmente avrebbe rifiutato.
«Non ti vedevo così rilassata da molto tempo, Emy.» La voce morbida di sua madre la spinse ad aprire gli occhi, e così facendo incrociò quelli della donna.
Avevano una sfumatura rossa, notò, come il colore del vino scuro.
«Io…sento che siamo nel posto giusto, al momento giusto. Aiutare Nyx è il nostro compito.»
Con sua grande sorpresa, Dayanara sorrise. «Lo so. Per quanto io sia preoccupata per te, so che il fatto che lui sia qui era stato deciso molto tempo prima che noi nascessimo.»
Si sorrisero lievemente, ma ben presto Dayanara si accigliò. «Come stava?»
Emilia si spostò sulla sedia, improvvisamente nervosa.
«Lui…»
Avrebbe voluto abbracciarlo, pregarla di tornare con lei.
C’era speranza, lo sapeva.
In fondo, non aveva sparato a Nyx.
Aveva esitato.
Aveva deglutito, indecisa se chiamarlo o meno.
In quel momento erano partiti i colpi, e non dal suo fucile, e lei era stata costretta ad agire mentre un fiotto di sangue argentato bagnava il marmo.
Aveva affondato il sedativo nel suo collo, ed era corsa da Nyx.
E mentre imprecava nel vederlo svenire, aveva saputo che lui l’aveva riconosciuta.
«Bene, mi è sembrato.» Tagliò corto, sentendo il cuore battere impetuoso proprio come quel giorno.
Dayanara la osservò in silenzio per un attimo, e prima che potesse dire qualcosa una parete della casa venne sfondata da un fulmine.
Quando il fumo si diradò, Emilia incrociò gli occhi di Nyx, che s’illuminarono d’argento.
«Mi hanno trovato.»
E ogni altra parola venne soffocata dal suono dei proiettili.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Final Fantasy XV / Vai alla pagina dell'autore: Myra11