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Autore: clairemonchelepausini    26/03/2018    1 recensioni
|Klaroline| KlausCentred | CarolineCentred |
[Klaus/Caroline]
“Non è un segreto, Klaus e Caroline non facevano mai le cose come due persone normali, andavano controcorrente e dovevano far passare anni prima di convincersi che si appartenevano, che l’uno non poteva esistere senza l’altro ma, dopotutto è proprio per questo che noi ci siamo innamorati di loro.”
Raccolta di drabble, flashfic e one shot che narrano il mio amore per loro, fatto di piccoli momenti resi unici, di parole che sanno di promesse e di amore che durerà per sempre, senza ma e senza se.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Klaus
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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E tu cosa aspettavi 
a dirmi quello che dovevi dire 


«Carissima Caroline,
ho spesso immaginato i percorsi che la tua vita avrebbe potuto prendere,ma la scelta del tuo futuro è stata più nobile di quanto io avessi pensato. Ti prego di accettare questo contributo alla tua virtuosa causa. Non vedo l'ora di ringraziarti di persona un giorno.
Non importa quanto ci voglia.
Tuo Klaus».
Quelle parole vorticavano nella testa di Klaus ormai da giorni, anzi settimane e la sua frustrazione era arrivata alle stelle.
No, non pretendeva di ricevere qualcosa, ovvio, ma avrebbe gradito anche un piccolo grazie al posto di un niente.

“Ma cosa ti aspettavi?” si domandò, e quell’affermazione lo colpì più di quanto avrebbe immaginato.
“Stiamo parlando di Caroline dopotutto” ammise rammaricato, eppure pensava che dopo tutti quegli anni lei fosse cambiata.


Era ancora immerso nei suoi pensieri quando si scontrò con una giovane donna e, in quel momento il suo mondo crollò.
No, non era Caroline eppure ogni parte del suo corpo urlava che sarebbe potuta essere lei.
«Non tutto ciò che lei fa ha una spiegazione» si sentì dire alle sue spalle, ma non riuscì a identificare quella voce e nemmeno a darle un volto, ma in qualche modo si sentì rassicurato.
«Potrai pensare che lei non ha bisogno di te, ma è il contrario. Tutti hanno bisogno di aiuto prima o poi. Nessuno è intoccabile»  proseguì, ma erano solo frasi sconnesse senza nessun significato.
Klaus si fermò, girò i tacchi e mostrò i canini urlando a chiunque fosse di mostrarsi.
Tutti avevano paura dell’Originale, del grande e potente Klaus Mikaelson eppure quella persona non lo temeva.
«Hai perso la tua donna è vero, ma hai capito che anche un lupo solitario come te può amare» e quelle parole lo fecero sentire in colpa per un breve instante, erano giorni che non pensava a Camille ed ebbe un vuoto al cuore.
«Non dovresti sentirti in colpa per provare qualcosa di nuovo, non è un male amare di nuovo. Lei dopotutto ti ha detto di vivere».
Klaus rimase a fissare quelle strade affollate, si girò intorno, cercò con tutti i suoi sensi di capire da dove provenisse quella voce, ma erano tutti volti sconosciuti eppure sentiva di essere vicino.
«Caroline…» ma non fece nemmeno in tempo a finire la frase che due mani forti, la raggiunse, le strinsero il collo mentre una forza quasi misteriosa l’attaccò al muro ringhiandogli contro.
«Te l’ho detto che ti avrei trovato e che ti dovevi mostrare a me» affermò con un ghigno l’uomo, ma quando si accorse che tra le mani teneva il collo di una giovane strega mollò la presa.
Era sconvolto.
Aveva già visto quella donna. Rimase a fissare i suoi occhi azzurri, i suoi vestiti sempre eleganti, la sua figura snella ma forte e dopo quello che sembrò un tempo infinito ricollegò ogni cosa.
«Perché mi stai seguendo? Chi sei? Cosa vuoi da me?» l’aggredì ancora una volta.
No, non conosceva le mezze misure. Tutto o niente.
Ma la giovane non era spaventata e, se fosse giunta fin lì c’era un valido motivo.
«Diciamo che sto cercando di proteggere te dagli altri e… gli altri da te. Conosco la tua reputazione, tutti la conoscono, eppure ho sempre visto l’uomo dietro la bestia. Sei cambiato, dopo tua figlia, dopo Camille… ma la vera trasformazione è iniziata quando hai incontrato lei… la piccola e dolce Caroline Forbes» rivelò sistemandosi i vestiti dopo che lui gli aveva messo le mani al collo e lo guardò con uno sguardo duro quanto tenero.
Klaus arretrò di alcuni passi, era senza parole, e una parte di lui non capiva, ma una luce dentro il suo cuore avvolto dall’oscurità gli diede la risposta.
Sarebbe dovuto essere altrove, non doveva nemmeno essere lì, ma doveva vedere con i suoi occhi i suoi fratelli, la sua famiglia per un millesimo di secondo. Stavano bene, tutti, solo lui sembrava essere in un mare in tempesta e quella donna non faceva che alimentare tale emozione.
La donna sparì, ancor prima di caprine qualcosa. Poche persone c’erano riuscire e ancora meno chi era vivo per ammetterlo.

“Un giorno quella donna mi farà uscire pazzo” ammise, ma sapeva che avrebbe finito sempre per rincorrerla. Era Caroline Forbes dopotutto. 

Si era detto mille volte di mollare, di lasciarla andare, ma qualcosa glielo impediva, forse perché in fondo sapeva che nel momento in cui l’avrebbe fatto si sarebbe trasformato nel mostro che era prima di incontrarla. Lei magari non avrà risposto alla sua lettera, negava ciò che sentiva, ma sapevano entrambi che nulla sarebbe riuscito a scalfire quell’amore che nessuno pronunciava.


 

E noi così distanti 
la colpa non esiste, 
ma ognuno prenda la sua direzione 





Caroline rimase scioccata dopo il ricordo di quella lettera stretta tra le mani, quelle parole che dopo tutti quei giorni rimaneva incastrati nella sua mente, strette al suo piccolo cuore e tra mille emozioni.
Sapeva che continuava a mentire a se stessa rinnegando che forse una piccola parte di lei l’avrebbe atteso e l’altra sentiva che non era finita.
Una fitta trafisse il suo cuore, perché si ritrovò a pensare al suo sorriso, ai suoi baci e si sentì colpevole per quelle emozioni, soprattutto dopo che Stefan aveva dato la sua vita per lei. 
No, non avrebbe amato nessuno come amava lui.
Il suo cuore si era chiuso, si era lasciato morire e ogni cosa di se stessa era morta con il marito, eppure quella lettera era stata in grado di spezzare quel filo di dolore.
«Mamma andiamo» chiesero le gemelle mentre lei era ancora intenta ad osservare dalla finestra, aspettando forse qualcosa che non sarebbe mai venuto.
«Certo, siete già pronte per andare a scuola? Avete preso tutto?» domandò con tono autoritario e una dolce melodia di sottofondo, ma le piccole sapevano già cosa avrebbe detto e così alzarono gli occhi su di lei facendola sorridere.
Era diventata una routine.
Tante cose erano cambiate, eppure allo stesso tempo tutto era uguale.
«Mamma, pensi che papà si arrabbia se oggi con zio Damon andiamo a trovare zio Stefan al cimitero?» e quelle parole la spiazzarono, fermò quasi di colpo la macchina e quando si girò a guardarli il suo cuore si spezzò.
Perché non ci aveva pensato lei? La colpa l’attanagliò perché aveva smesso per un giorno di rattristarsi per sentirsi viva.

“Tutta colpa tua Klaus Mikaelson” asserì dura.
“Continui a incasinarmi la testa pure se sei chissà dove. Maledizione” affermò, quando era consapevole che l’unica da incolpare era se stessa. Era lei che gli dava il potere di farlo.


Si riscosse quando arrivò a quella conclusione.
«Sappiamo che tu stai male, volevamo dirlo a te, ma… non volevamo farti piangere» ammise quasi colpevole Lizzie, mentre guardò la sorella e Josie sorrise alla madre facendole capire che non era un problema.
«Va bene. Vi accompagnerà Damon, ma…»
«Ma non mettetevi a correre, fate ciò che dice, dategli le mani e non gridate» completò la mora mentre prese in giro Caroline.
«Dovresti cambiare repertorio mamma. Dici sempre le stesse cose» confessò Lizzie, mentre l’altra rise e gli occhi di Caroline si inumidirono.
Erano il suo bene più grande, eppure lasciò che il ricordo la colpisse, così quando la sua mente la riportò indietro di anni e le fece vivere quella telefonata strana, quel Klaus diverso e quelle parole che erano stato il suo punto di forza attorno a lei si accese una strana luce.

“Non è un crimine amare ciò che non puoi spiegare” ripeté mentalmente, mentre un sorriso si accennò sulle sue labbra e le mani strinsero il volante della macchina.

Era così concentrata che non si rese contò di aver fermato la macchina, che le gemelle erano scese e che lei era rimasta lì, in quel piccolo cubicolo a pensare a tutto ciò che era successo dopo quella telefonata. 
Lei non era più una ragazzina, era una mamma, una vedova eppure il suo cuore sussultò quando la sua mente la riportò e le fece sentire quelle parole sussurrate.
Prese il telefono, inconsciamente, scorse la sua rubrica e si fermò su quel nome “Klaus Mikaelson”. 
No, dopo tutti quegli anni non l’aveva cancellato. Era ancora là, tra i sui contatti e in quel momento le sembrava essere più luminoso. Schiacciò, si aprì la schermata e… attese. Caroline doveva decidere se chiamarlo, inviare un messaggio o chiudere e andare avanti.
Ma anche quel passo significava voltare pagina e… lei era pronta?
La sua vita era cambiata, in ballo c’erano tantissime cose, doveva proteggere la sua famiglia, ma non era quello che stava facendo anche lui?
E in quell’attesa infinita troppe domande gli vorticavano nella mente, era confusa, sospirò senza capire che fare, quando lasciò che il cuore prendesse posizione.
Il dito scivolò sullo schermò, premette l’icona dei messaggi e lentamente scrisse.
 «Grazie. Magari un giorno» e, ancor prima di rendersene conto lo inviò.
Sapeva che quelle parole significavano tanto, proprio come lui aveva scritto nella sua lettera e, se lo avesse conosciuto bene il sorriso sarebbe stato nulla in confronto a ciò che lei stava provando.
Il petto le si alzò ritmicamente, la colpa che sentiva era sempre lì, in agguato, ma sapeva anche di non aver fatto nulla di male. 
Era una promessa. Sì, proprio quella che le aveva fatto lui in più di un’occasione, ma più significativa adesso.






 

E non è detto che mi manchi sempre 
le cose cambiano improvvisamente 
e certi angoli di notte non avranno luce mai







Klaus era appena entrato nel locale, ma non aveva fatto nemmeno caso a che tipo di bar fosse così rimase leggermente spiazzato quando vide che c’erano molte donne.
Si lasciò scivolare sulla sedia, alzò la mano e il barman lo raggiunse subito, ordinò il suo drink e, non appena calò la mano qualcuno giunse vicino a lui e lo inebriò dal suo profumo di rose.
Non aveva speranza, almeno credeva lui.
«Non dovresti attentare al mio cuore» con voce sensuale disse la sconosciuta, prima di sedersi e volgere il suo sguardo verso l’uomo del mistero.
«E tu non dovresti attentare al mio autocontrollo» ribadì Klaus con le stesse parole, ma rimase senza fiato quando si girò e la guardò.
Era bellissima.
La donna sconosciuta era di un’incredibile bellezza, ma sapeva bene che nessuno poteva essere paragonata a…
«Sarai anche un uomo di altri tempi, ma tutti desiderate la stessa cosa» e, quando lui la guardò e non rispose lei continuò.
«Una donna che vi ama, che vi fa sentire felici e che… vi da piacere» disse, mentre Klaus sgranò gli occhi e sorrise.
Poteva anche saperci fare, ma non attaccava con lui.
«Mi colpisce che tu sappia parlare bene, ma io non sono tutti gli uomini» ribadì, lasciandola di stucco mentre iniziò a sorseggiare il suo drink.
L’ibrido era colpito, nessuno era stato così sfacciato e così vicino a quel poco di verità che voleva, eppure non riusciva a smettere di pensare alle sue donne. 
Sospirò quando pensò alla piccolina che non vedeva da troppo tempo, alla donna che amava e che aveva perso e… la donna della sua disperazione, colei che avrebbe rincorso sempre perché era stata la prima ad abbattere il suo muro di cinta intorno al suo cuore.
«Potrò non essere la donna che tu vuoi, ma so bene ciò che si nasconde nel tuo animo in pena» e, ricevette tutta la sua attenzione.
Lasciò cadere una mano sulla sua gamba, lentamente si spostò sulla coscia dell’uomo e sorpresa per la scarica di elettricità lo guardò.
«Un uomo solo ha pur sempre i suoi bisogni da soddisfare» e detto ciò si avvicinò a un territorio pericoloso, molto più di quanto lei immaginasse.
Klaus le bloccò la mano, si scolò il drink e la guardò con sguardo furente.
«Potrai conquistare milioni di uomini con questa tattica, ma non funziona con me. Sono su questa terra da abbastanza per sapere e resistere, ma nessuna delle due cose riguarda te. Potresti soddisfarmi? Ne dubito. Potresti capirmi? No, assolutamente. Potrei…», ma non fece in tempo a finire che le labbra della giovane si buttarono su di lui cogliendolo di sorpresa.
Non rispose al bacio, ma le sue mani si mossero su quel corpo di perdizione e vagarono per molto tempo, almeno prima di capire ciò che stava succedendo.
«Dicevi?» sogghignando affermò, lasciandolo lì, girandosi e andandosene. 
Aveva raggiunto il suo scopo. Si era fatta desiderare e sapeva che lui le sarebbe corso dietro. Lo facevano tutti e, nemmeno Klaus Mikaelson sarebbe stato da meno.
L’ibrido la raggiunse a velocità vampiresca, chiuse la porta alle loro spalle, la buttò sul letto e le prese le labbra con una voracità mai vista prima. Doveva averla, anche se tutto gli diceva di non farlo.
Le sue mani giunsero alla maglietta che strappò e un ricordo lo colpì, ma lo lasciò andare e continuò mentre slanciava il reggiseno di pizzo nero e si sentì invadere di un calore che non era lei a provocargli. Si soffermò, stava per allontanarsi ma la donna si avvinghiò a lui e lasciò che le mani facessero il resto, almeno per la giacca e la maglia che volarono chissà dove.
Klaus la baciò, più e più volte e mentre le sue labbra scorrevano sul collo della donna lei era già giunta ai suoi pantaloni, ma lui la fermò. No, non era ancora il momento doveva divertirsi con lei e sorrise perché lei non poteva sapere cose l’aspettava.
 «Io potrò anche essere un uomo, ma tu… Sei ciò che tutti vogliono e nessuno si prende» ammaliante disse, mentre la donna venne colpita da uno schiaffo in pieno viso e si sentì sporca per la prima volta.
Si allontanarono, lei si coprì con le mani e lui si rivestì soddisfatto.
«Sei un bastardo».
«Me lo dicono in tanti» con nonchalance ammise, si stava divertendo.
Era già vicino la porta quando il suo telefono squillò e lo prese quasi con urgenza.
Non attenzionò nemmeno il nome sul display, aprì il messaggio e rimase senza parole mentre il cuore si fermava e lui rimaneva imbambolato.
Se ne andò senza nemmeno dare una spiegazione, ma nonostante tutto c’era una cosa che non si poteva fare a meno di notare: Klaus Mikaelson stava sorridendo.




 
E non è detto che non provo niente 
se tengo gli occhi sul tuo sguardo assente 
perché mi fido della forza di un ricordo 



Caroline era piena di lavoro e i documenti sulla sua scrivania lo testimoniavano, eppure riusciva sempre a trovare del tempo per le sue figlie, per giocare con loro, per farle ridere e per metterle a letto.
«Mamma… ci racconti la storia di come tu e papà avete deciso di avere noi?» domandò la bionda, mentre Josie rimaneva ad osservarla sotto le coperte silenziosa.
Era strano, di solito era lei la più vivace e, quando le sorelle si guardarono la donna capì che era passato troppo tempo da quanto aveva raccontato loro la storia.
 «Ma l’avete sentita tantissime volte» affermò Caroline sorridendo, mentre i suoi occhi si illuminavano.
«Sì, ma è bella».
«Raccontacela di nuovo».
«Ti prego mamma» all’unisono dissero le piccole pesti e, mentre lei rimboccava loro le coperte iniziò a parlare.
Era una storia che avevano ideato con Alaric, un modo per dire loro che erano speciali che erano state volute. Le gemelle la ascoltavano con gli occhi attenti, mentre tante volte sorridevano e pian piano i loro occhi si chiudevano, mentre la vampira non poteva fare a meno di amarle sempre di più.
Quella storia le fece rivivere tantissimi momenti, si sentì con il cuore pesante e per un momento si abbandonò a se stessa, lasciando che le lacrime bagnassero il suo viso.
«Ti vogliamo bene» sussurrarono le figlie facendola ritornare alla realtà, mentre velocemente si asciugava gli occhi e si malediceva per essere stata vulnerabile davanti a loro.
Forse ogni cosa avveniva per un motivo, così dopo quel breve momento Caroline si trovò in soffitta, rispolverando vecchi scatolini che contenevano gran parte della sua vita.
Tra le mani prese il suo album fotografico, quello che sua madre aveva iniziato, che poi lei aveva continuato e quello che le sue figlie a sua volta avrebbero ricevuto.
Rimase a sfogliare quelle pagine, rivedendo vecchie fotografie, sognando e lasciando che anche la parte più vulnerabile di Caroline venisse fuori, mentre la luce avvolgeva l’oscurità che portava dentro di sé dopo la morte di Stefan.
Stava per posare l’album quando nel farlo cadde un busta, la prese e si accorse subito che il destinatario era lei e che… quella era la calligrafia di sua madre. Sfiorò con dita delicate il suo nome, aprì e non appena lesse il primo rigo il suo cuore si spezzò ancora una volta facendola sentire lontano da tutti.
Stava per chiuderla, posare tutto, ma una forza dentro di lei - rivedendo il viso di sua madre-  le disse di continuare, di non mollare e lo fece.
«Cara figlia mia,
se stai leggendo questa lettera vuol dire che io sono morta, non mi importa come, mi spiace solo di averti lasciata sola, anche se in realtà non lo sei mai stata. Ho nascosto la verità troppo a lungo e mi vergogno per non aver trovato la forza di diventare come te, un modo alternativo che avremmo potuto avere per vivere insieme per sempre. Non rinnego ciò che sei, ma non sarei riuscita a fare ciò che hai avuto la forza di fare tu: essere forte e continuare a vivere».
Lo allontanò lentamente mentre i singhiozzi stavano già prendendo il sopravvento. Doveva fermarsi, ma sapeva che non ci sarebbe più riuscita se lo avesse fatto. Doveva leggerla, era la cosa giusta anche se il suo cuore si incrinava e il dolore era così forte da farle mancare il fiato.
«Io ti voglio bene più della mia vita, cosa che avrei dato se tu ne avessi mai avuto bisogno. Vedo come ti comporti con gli altri, vedo la grinta che metti per aiutare tutti, la persona che sei diventata è ciò per cui io ho sperato e per cui vado orgogliosa. Sei la mia piccola scimmietta e ricordo ancora il momento in cui sei nata, la prima volta che ti ho preso in braccio e tutte le emozioni che mi hai regalato. Voglio che tu sia forte, non farti condizionare dalla mia morte. Vivi e ama solo come tu sai fare» e leggendo le ultime parole sorrise, mentre i suoi occhi già velati di lacrime si lasciarono andare a un sospiro che sapeva di amarezza, dolcezza e dolore.
Emozioni in contrasto, sensazioni provate più volte.
«Spero che trovi un uomo che ti ama come tuo padre ha amato me, anche se lungo il percorso chiamato vita si è perso, ma ciò che ci ha unito è stato quello che spero trovi tu. Ti auguro di sposarti con amore, con un ragazzo che ti faccia ridere, ti renda felice e che è il centro del tuo mondo proprio come tu il suo. So che sceglierai con cura perché sei una ragazza intelligente, non lasciare che gli ostacoli della vita ti impediscono di vedere oltre e di vivere un futuro che potrebbe essere, se solo non avessi paura. Ama e fallo follemente».
Caroline continuava a stringere quella lettera come se da essa ne ricavasse forza, energia e un modo per sopravvivere. Era stata così concentrata che non riusciva più a smorzare i singhiozzi o a fermare le lacrime che ormai bagnavano il suo viso da molti minuti.
Si era seduta con le gambe incrociate mentre con le spalle era rimasta appoggiata al muro che le dava un sostegno per non buttarsi completamente giù. 
Una parte di lei era felice di averla trovata, ma l’altra sperava che non lo avesse mai fatto.
Il dolore era troppo forte e grande per rivivere quei ricordi, per sentire quelle parole e constatare che aveva trovato il suo grande amore, che l’aveva vissuto ma perso. La vita le aveva strappato fin troppe persone a lei care e ora… in quella stanza non rimaneva che la solitudine di un dolore amaro.
«Non vorrei mai vederti mollare, non l’hai mai fatto nemmeno quando sei caduta dalla bici, quando i ragazzi ti prendevano in giro, quando tuo padre se ne è andato, quando hai capito in che mondo strano viviamo o quando ti sei trasformata. Sì, perché tu, Caroline Forbes non ti arrendi mai».
Forse era quello che voleva sentire. Quello che sua madre vedeva in lei, la stessa passione che vedeva nelle sue figlie.
«Tesoro, ho sempre odiato vederti soffrire e so che forse parte della colpa è mia, ma spero che non dovrai mai più perdere qualcuno e… se non dovessi avere questa fortuna ti consiglio di stringerti attorno alle persone che ti vogliono bene, ricava in loro la forza e vai avanti. Questo non significa che li dimenticherai, saranno sempre una parte di te, ma non potrai vivere se continuerai a rimanere nel passato perché significherebbe sopravvivere. Magari troverai di nuovo l’amicizia, l’amore, la voglia di vivere senza dimenticare ciò che è stato. Nessuno è destinato ad avere una sola anima gemella. A volte le cose che crediamo di sapere sono nulla in confronto a ciò che vogliamo. Fa paura rialzarsi, voltarsi indietro è vedere chi abbiamo perso, ma magari la persona che sta arrivando saprà essere capace di vedere quel dolore, di condividerlo, di farci sentire che non siamo soli e saprà anche come farti vivere di nuovo. Non chiuderti all’amore o alla possibilità di quello che potrebbe essere».
Si lasciò andare, sentì uno strano calore riempierle le vene, si alzò e prese la sua decisione.



Dopo un mese…





 
Ma chi l'ha detto che non provo niente 
quello che è stato rimarrà importante 
come la piccola speranza che ci serve 
e che ti dai 
perdonami per questi giorni 
non ho saputo come fare


 


Se voleva scomparire sapeva come farlo. Klaus Mikaelson non esisteva, o meglio Caroline non riusciva a trovarlo. Erano trenta giorni che ci provava, ogni pista percorribile la seguiva, ma lui sembrava scomparso nel nulla.
Ritornò a casa, aprì l’armadio della sua camera da letto – quello che non usava- osservò la cartina del mondo e appose un’altra puntina nera su Vancouver. No, l’originale non si trovava nemmeno là.
Bonnie si affacciò alla stanza sperando che stavolta avesse portato buone notizie, ma quando vide l’amica seduta sul letto con la testa tra le mani, seppe che non aveva avuto fortuna.
«Niente, neanche stavolta. Ancora un buco nell’acqua» ammise frustata, strofinandosi gli occhi per la stanchezza.
«Ci riuscirai» la incoraggiò l’amica, ma il tono non era del tutto sicuro e lei lo notò.
«Quando? Quando riuscirò a trovarlo?» domandò con rabbia, lasciando cadere le braccia per poi prendere e stringere le sue mani.
«Lo so che tutto questo ti sembra un inferno e…», stava per aggiungere altro, ma ricevette un’occhiataccia e la strega continuò comunque.
«Il tempo stringe, lo capisco bene e mi odio per non riuscire ad aiutarti con le gemelle, ma Caroline… Tu sei arrabbiata non solo perché hai bisogno del suo aiuto, ma perché lui non ti risponde, perché sembra che scappi da te».
Quelle parole rimbombarono nella stanza, Bonnie la guardò con affetto e le sue braccia la circondarono, ma in quei giorni nessuno, se non le sue figlie riuscivano a strapparle un sorriso.
«Non mi devi dare nessuna spiegazione. Hai il diritto di essere felice, anche se colui che ti fa battere il cuore è Klaus Mikaelson» le disse ridendo, consapevole che forse era una battuta fuori luogo.
Caroline era testarda, aveva paura per se stessa, forse ancora di più di ciò che pensavano i suoi amici.
L’ibrido li aveva feriti in così tante volte e in tanti modi diversi che non riusciva più a tenerne il conto e, il fatto che lei riuscisse a vedere del buono in lui… la faceva passare per pazza.

“Tutti possono cambiare, si deve solo capire il motivo per cui lo si fa, perché l’amore rende tutto più vero. E quando si fa per amore quella trasformazione è permanente e non si può tornare indietro, anche se lungo il cammino della vita si commetteranno degli errori. L’amore è la battaglia più grande per vincere l’oscurità” pensò a quelle parole e, mentre l’amica la stringeva a sé quel ricordo arrivò al suo cuore.
“Elena aveva ragione” si disse e un attimo dopo prese la giusta decisione. Ne era convinta.


Non sapeva nemmeno se quello fosse più il suo numero, ma doveva provarci. Quel ricordo l’aveva portata sulla strada giusta. Doveva.
Caroline mandò tutti i dati compresi orari, destinazione e indirizzi al numero di Klaus, schiacciò invia e, mentre preparava la sua valigia dava ordini per la sua assenza a Bonnie che, a sua volta doveva avvertire gli altri.  Non sarebbe stata lontano a lungo se le cose fossero andate come si aspettava.

Caroline percorreva le strade di Seattle osservando attentamente i piccoli dettagli che agli occhi umani sfuggivano. Era estasiata da quella città, non aveva mai visto il mondo al di fuori di Mystic Falls e ora… si trovava a Seattle, senza contare che non era l’ultima tappa. Camminò per alcuni minuti fino a quando non trovò il parco, si sedette sulla panchina e per ingannare l’attesa scrivesse a Bonnie. 
Il suo corpo all’improvviso avvertì la sua presenza, poteva sentire i brividi lungo la schiena, l’elettricità tra due corpi seppure lontani e quel senso di pace e nervosismo che si dimenavano dentro di lei.
«Parigi. Roma. Tokyo eh!» ammiccò Klaus, poco prima di sedersi sulla panchina e guardarla mentre sui loro volti comparivano dei sorrisi luminosi.
«Era l’unico modo per attirare la tua attenzione» ribatté decisa lei, ma in cuor suo sapeva di mentire così quando alzò lo sguardo sull’uomo seppe di essere stata colta in flagrante.
«Davvero?» la provocò lui, mentre Caroline spostò il peso cambiando l’accavallamento delle gambe.
«E c’era bisogno di prenotare volo, albergo, ristorante e tutto il resto per far in modo di avere la mia attenzione?»
Klaus si avvicinò e Caroline tremò per quel contatto non ancora avvenuto.
Sapevano entrambi la verità.
L’ibrido prese il suo mento tra le dite e la costrinse a voltarsi verso il proprio e, solo quando i loro occhi si incontrarono seppero la verità.
«Klaus…» farfugliò lei, consapevole che il tono della voce era uscito rauco e che il punto in cui le dita premevano stavano bruciando la sua pelle.
«Non dovresti… » ma non riuscì a finire la frase perché le labbra di Klaus si avventarono sulle sue dando finalmente voce a tutti i sogni che quei mesi gli avevano tenuto compagnia.
«Caroline…» mugugnò il vampiro quando lei gli fece passare le braccia intorno al collo e le sue mani si attorcigliarono tra i capelli per attirarlo di più a sé.
Continuarono a baciarsi per minuti che sembravano ore senza staccarsi mai l’uno dall’altro, ma qualcuno dei due avrebbe dovuto trovare la forza e, anche se a malincuore fu Caroline a spezzare quel momento.
La bionda raccontò tutto ciò che era avvenuto nell’ultimo periodo, anche se molte di quelle notizie non erano una novità per Klaus, ma quando giunse al vero motivo per cui lei era lì, il suo corpo si irrigidì.
Si allontanò di qualche centimetro, ma già quella distanza, quella postura confermava che non erano più in sintonia come prima. 
Caroline Forbes non stava scappando, era là, che continuava a fissarlo e lo sfidava a ribattere, a mettersi in gioco con lei.
Entrambi avevano paura, il senso di colpa li attanagliava, ma nei loro sguardi si vedeva quella scintilla di vita che non era mai stata tanto forte come allora.
«Se lo faremo… lo faremo a modo mio» affermò la vampira, ma le era bastato girarsi per vederlo sorridere e sogghignare.
«Questo… lo vedremo»  disse di ripicca, lasciando che lei potesse vedere il fuoco nel suo sguardo, lo stesso che Klaus poteva vedere nei suoi.
Non sarebbero mai stati d’accordo, l’uno sarebbe finito per corrompere l’altro.
Ognuno di loro aveva ragione, dovevano salvare le sue figlie per godersi davvero quel viaggio.
«E’ una promessa, Love?» chiese lui quasi senza voce, mentre sfiorò la sua guancia e osservò le sue labbra accennare a un sorriso.
«Sì. Salviamo le mie figlie e poi… Mi farai vedere le bellezze che il mondo ha da offrirmi» replicò, lasciando che quelle parole rievocassero innumerevoli ricordi.
Si guardarono negli occhi consapevoli che quella volta ci sarebbero riusciti.
Non erano più parole al vento, confessioni in punto di morte, affermazioni solo per ricevere qualcosa in cambio. Quelle parole pronunciate avevano un valore.
Caroline aveva finito di scappare e Klaus di rincorrerla.
Stavolta c’è l’avrebbero fatta, insieme.

















Spazio d’autrice:
Buona sera a tutti =D
Rieccomi qui con una nuova storia. Ammetto che non appena è uscita questa canzone della Pausini e il suo videoclip ho subito pensato a loro. La storia è stata scritta da una settimana e magari anche di più, ma tra i vari impegni non ero riuscita a pubblicare.
Sono felice di presentarvi un’altra storia con paring Klaroline, di raccontare ancora una volta del loro amore, di un futuro che tutto vorremmo che fosse e di una storia che ci fa sognare. Klaus e Caroline per me sono anche questo.
Spero che vi piaccia…. Non ho grandi pretese l’unico obiettivo e farvi sognare, regalarvi una piccola magia di sogni e realtà, magari un giorno anche noi avremo questo, infatti attengo la Season 5 con molta, molta ansia.
Kiss kiss 
Alla prossima,
Claire
 
   
 
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