Per caso avevate deciso che Simon
dovesse diventare buono?
Allora siete nel capitolo sbagliato, cliccate
pure qui per raggiungere l’inizio della vicenda o qui
per continuare dall’ultimo capitolo.
Non vi ricordate nessuna scelta per Simon fra buono e cattivo?
Può capitare, cliccate
qui per rinfrescarvi la memoria.
Siete convinti di seguire Simon diventato cattivo?
Allora siete nel posto giusto! Buona lettura!
La violenta esplosione della strega! Meglio un pizzico di follia
della debolezza?
Due giorni dopo, nella casa che occupavano ormai da
qualche tempo, la vita di Lucy, Simon e Kevin era ormai intrisa di una tensione
nascosta.
Lucy naturalmente non era più voluta uscire, ma
ugualmente si sentiva nervosa e ossessionata dal pensiero di non voler essere
più debole. Si odiava per non avere la forza d’animo di varcare la porta e allo
stesso tempo non riusciva a farlo. Rimaneva a vagare per casa come un’anima in
pena, cercando continuamente qualcosa da fare per tenersi occupata.
Simon e Kevin, se non erano entrambi presenti, si
davano il cambio per non lasciarla mai da sola. Non avevano la più pallida idea
delle possibili reazioni di Lucy, arrivati a quel punto. Un principio di magia
aveva già cercato di svilupparsi in lei, ma era quasi subito svanito e da quel
momento non ce n’era più stata traccia. Per di più, a differenza di Kevin, la
ragazza non parlava, non si sfogava con loro, teneva tutto dentro; e se questo
per lo sviluppo della magia poteva anche essere un bene, dall’altro lato
rendeva davvero difficile ai due Stregoni capire come aiutare la ragazza.
Simon, di ritorno dalla spesa, si avvicinò a Kevin: «Come andiamo?»
Il ragazzo indicò Lucy, che stava lucidando con più
insistenza del normale tutte le posate di casa: «Come
al solito.»
«Riesci
a sentire i suoi sentimenti?»
«Confusione,
nervosismo, inadeguatezza... non posso dirti di più.»
«Capisco.»
Il biondo si avvicinò al suo amore e le schioccò un
bacio sulla guancia.
«Ti ho portato il pane.»
Lucy quasi lo ignorò, apatica: «Grazie.»
Simon l’abbracciò da dietro, con dolcezza, ma lei si
scostò, infastidita. Simon rimase interdetto: questo per Lucy era davvero strano.
Il ragazzo, con un sospiro, provò a sedersi di fronte a lei.
«Posso fare qualcosa per aiutarti a stare meglio?»
«Non starmi così appiccicato sarebbe già un aiuto.»
Simon tirò fuori dalla borsa il vasetto di miele rosso
e lo fece scorrere sul tavolo: «E questo potrebbe essere un altro aiuto?»
Lucy alzò le spalle: «Forse.»
Poi, vedendo che la ragazza non gli rivolgeva più la
parola, con un sospiro si alzò dal tavolo e tornò da Kevin in camera sua.
«Ok, non è
decisamente da lei.»
«Che non abbia funzionato?»
«No, ha
funzionato sicuramente, ma forse semplicemente è più resistente del previsto.»
Kevin lo guardò scandalizzato: «Più resistente? Ha cercato di liberare la magia in meno di un
giorno!»
Simon fece un gesto di stizza: «Non parlavo di quello! Credo che stia facendo più resistenza
nell’ammettere che qualcosa in lei sta cambiando. Tu lo hai accettato
abbastanza facilmente, ma lei non ha quasi mai mostrato lati oscuri finora.»
«Sì, ok, ma cosa
sta cambiando in lei? È quello che non riesco a capire!»
Simon sospirò pensieroso: «Bella domanda.»
«Dato per appurato che lo sviluppo di una strega è
diverso da quello di uno Stregone, e che quindi non possiamo usare la nostra
esperienza come base sicura per fare un confronto, proviamo ad andare per
esclusione. Cosa è cambiato in lei negli ultimi due giorni?»
Simon sorrise. Rieccolo, per un attimo, il vecchio Kevin
calcolatore!
«È più nervosa.»
«Vuole stare da sola.»
Simon scosse la testa: «Non proprio. Negli ultimi giorni ci spingeva spesso a uscire, adesso
non lo fa più. No, non è la nostra presenza in sé a darle fastidio, ma qualcosa
che facciamo, che abbiamo sempre fatto e che ora non va più bene.»
«Non accetta più i tuoi abbracci.»
«Ma i baci sì.»
«Gli abbracci no, ma i baci sì. Dov’è la differenza?
Inoltre, sta facendo molti lavori in più del solito. Dai, quando mai si è messa
a lucidare le posate?»
«Non vuole più
uscire, ma allo stesso tempo sopporta di meno il fatto di stare in casa. Anche
se noi le proponessimo di uscire, anche insieme, reagirebbe male.»
«Forse... forse soprattutto se glielo proponessimo
insieme.»
«Cosa vuoi
dire?»
«Sai, stavo riflettendo sui sentimenti che sento in
lei in questi giorni. Ce n’è uno che è simile, ma diverso da prima. Prima era insicura. Ora si sente inadeguata. Tu dovresti sapere benissimo
che non è la stessa cosa.»
Simon annuì. Lui si era sempre sentito inadeguato,
prima di incontrare loro, e poi era passato a insicuro. Fu a quel pensiero che
ebbe un flash.
«Inutile!»
«Scusa?»
«Si sente
inutile! Ecco cos’è che mi sfuggiva! Come me una volta!»
Kevin rimase pensieroso: «Ok... e mentre tu ti
abbattevi, lei diventa iperattiva. D’accordo. Ma la questione degli abbracci?»
Senza troppe cerimonie, Lucy spalancò la porta della
camera: «È ora di pranzo, venite?»
«Sì, subito.»
I due la seguirono, ma continuarono a borbottare tra
loro.
«E
quindi? Cosa facciamo?»
Lucy sbottò: «Magari apparecchiate il tavolo! Se vi
annoiate tanto qualcosa da fare lo trovo pure per voi!»
Kevin e Simon trasalirono: «Aspetta... ci capisci?»
«Non sono mica scema.»
I due Stregoni si guardarono. Era il momento di
anticipare di un bel po’ un certo discorsetto...
Lucy non disse una parola durante l’intera spiegazione
dei due Stregoni. Li guardò, quasi impassibile, aspettando la fine del loro
discorso, e anche allora stette in silenzio per un bel po’. Simon non sapeva
davvero cosa pensare. Lo odiava per quello che aveva fatto?
«Quindi ora... sono una strega?»
Trattenendo un sospiro, Simon le rispose: «Quasi,
amore mio. Stai cambiando, molto più velocemente di quanto mi aspettassi, in
verità. La magia si sta sviluppando in te.»
«Quanto ci vorrà?»
Kevin intervenne: «Teoricamente, molto poco. Ma se
riuscirai a resistere all’impulso di usare subito la tua magia, se riuscirai a
trattenerti, questa diventerà molto più potente quando la userai.»
Sul volto di Lucy comparve un sorriso diabolico, che
mai le era appartenuto: «Hai detto proprio quello che speravo di sentirti
dire... posso diventare forte?»
Simon rimase impassibile, cercando di capire cosa le
stesse passando per la testa: «Più tempo aspetterai, più diventerai forte. È
questo il segreto della nostra potenza.»
Lucy si guardò le mani con una luce entusiasta negli
occhi: «Ottimo. Sai, sono due giorni che ho un pensiero fisso in testa. Ci ho
provato, ma non riesco a pensare ad altro.»
Simon annuì, sorridendo leggermente: «Qual è?»
«Che sono troppo debole. Debole e inutile. E che non
lo sopporto più. Non voglio più essere protetta, costretta a fuggire o a
giocare in difesa. Voglio attaccare. Voglio ferire. Voglio vincere.»
Il sorriso sadico di Simon si allargò molto di più:
«Oh, non sai quanto sono felice di sentirtelo dire, amore mio.»
La sua dolce metà che come lui agognava il potere,
cosa poteva desiderare di più? Un nuovo sentimento, un nuovo legame ad unirli,
come e più di prima.
«Grazie per avermi aperto gli occhi sulla mia
debolezza. Sì, inizio a sentire qualcosa dentro di me che ribolle...»
Kevin l’avvertì: «Attenta, per una strega è più
difficile resistere che per uno Stregone.»
Lucy gli rifilò uno sguardo infuocato, di puro odio e
di tutta risposta Kevin scoppiò a ridere: «Finalmente! Finalmente posso
smettere di fingere di essere un bravo bambino!»
«Già, ammetto
che è un sollievo anche per me.»
Lucy si voltò verso Simon, tornato con i capelli e gli
occhi scuri, che si avvicinò a lei, accarezzandole i capelli: «O almeno credo... ti dispiace se da questo
momento mi mantengo in questa forma anche in tua presenza?»
Gli occhi della ragazza luccicarono, complici:
«Perché, hai mai avuto altre forme?»
Simon rise e lei le sfiorò i capelli: «Ti invidio,
voglio anch’io una nuova forma, non mi riconosco più in questo corpo gracile e
delicato. Non lo voglio più.»
«Un po’ di
pazienza, amore mio, e potrai avere quello che vorrai.»
La trasformazione di Lucy fu più complicata del
previsto. A distanza di un paio d’ore il corpo della ragazza iniziò a tremare
per la potenza che si stava accumulando in lei, così forte che le fu presto
impossibile tenere in mano qualunque oggetto. Simon si ritrovò costretto a
imboccarla con quel miele rosso che lei chiedeva in continuazione, ma presto
anche questa operazione divenne difficile. Alla sera sulla pelle della ragazza
cominciarono ad apparire quelle che sembravano pustole, e sia Simon che Kevin
avvertivano provenire da esse della magia.
«Così non va... non pensavo che le streghe potessero
avere reazioni fisiche...»
«Adesso è
chiaro perché non riescono a trattenersi, è pericoloso, per loro...»
Simon provò ad avvicinarsi con cautela a Lucy, seduta
a tremare e a grattarsi le braccia.
«Penso che
possa bastare. Libera la magia, non continuare a farti del male.»
Lucy di tutta risposta gli rise in faccia.
«Un corno! Non sono neanche lontanamente vicina a voi!
Non posso arrendermi adesso!»
Simon sospirò: «Streghe
e Stregoni sono diversi.»
«Se con “diverso” intendi dire “debole”, mi dispiace,
non sono disposta ad accettarlo. Anzi, mi trovo costretta a chiederti un
favore.»
«Dimmi.»
Lucy gli mostrò il braccio. Dove si era grattata le
pustole sembravano sul punto di esplodere.
«Legami le mani, non posso permettermi di grattarmi.»
Le ventiquattro ore successive furono terribili. Kevin
andò a procurarsi miele per Lucy, mentre Simon non si mosse da lei per un
istante. La ragazza, legata a una sedia, ormai urlava dal dolore, perché le
pustole si erano trasformate in piaghe, come se il suo corpo stesse cercando a
tutti i costi una via d’uscita per la magia che ormai tracimava da lei e che
invece, per pura testardaggine, tratteneva. Seguendo le sue richieste,
amorevolmente, Simon aveva isolato acusticamente la casa, scurito la stanza,
come se fossero in un’eterna notte, e cercava di imboccarla con il miele, anche
per dare sostegno al suo corpo sofferente. Lucy gridava e sembrava sorda ad
ogni richiesta di smettere, che venisse da Simon o dal suo stesso corpo. Il suo
promesso sposo ammirava la sua tempra, ma temeva per la sua vita. Fu alla sera
del secondo giorno che, per un attimo, Lucy smise di gridare.
«Adesso... BASTA!!!»
Fu come se fosse scoppiata una bomba, violenta e
improvvisa. Simon dalla sorpresa non riuscì nemmeno a reagire, né a rendersi
conto di cosa fosse successo prima di qualche secondo. Lucy, semplicemente, era esplosa. La casa era sventrata,
senza più il tetto né un singolo vetro integro. Qualunque soprammobile era
volato via, in frantumi, e se Simon fosse stato il semplice violinista di un
tempo, lo spostamento d’aria l’avrebbe mandato a sbattere da qualche parte.
Dopo un attimo di scombussolamento, Simon si voltò verso Lucy. La sedia era
intatta, le corde a terra, ma lei non c’era, come se fosse scoppiata anche lei.
Kevin arrivò di corsa: «Che succede?»
«Non ce l’ha
fatta più.»
«Lo vedo, ma lei dov’è?»
«Non lo so.
Vado a cercarla, sento ancora la sua magia nell’aria.»
«Ok, io penso ai curiosi.»
Simon non si chiese nemmeno se intendesse plagiarli
con i suoi poteri o semplicemente eliminarli, non gli importava. Voleva solo
sapere dove fosse Lucy e in che condizioni.
Lucy, confusa, fluttuava per un vicolo sconosciuto. La
magia era letteralmente esplosa in lei, e si era ritrovata dispersa in mille
frammenti d’argento in giro. Non ci aveva messo molto a ricomporsi, come
sempre, ma non se l’era sentita di tornare da Simon. Non ce l’aveva fatta, era
troppo, troppo debole rispetto a lui. Doveva rimediare e i suoi poteri le
suggerivano un metodo.
Quando sentì arrivare la persona giusta, si ricompose,
ma non con il suo solito aspetto. Durante la sua trasformazione in strega aveva
continuato a ripetersi che il suo corpo non le piaceva, e quindi non si stupì
che una volta ottenuti i tanto agognati poteri riuscisse a mutare a suo
piacimento. Quella che camminò di fronte all’energumeno che le veniva incontro
era una donna avvenente e matura.
«Ehi, bellezza, vuoi fare un giro con me?»
Lucy non gli rispose nemmeno, si limitò ad
abbracciarlo e baciarlo. L’uomo quasi non credette ai suoi occhi, ma impiegò un
attimo a comprendere che quello non era un bacio. Quella donna non lo stava
baciando, ma mangiando. Lentamente,
il suo corpo divenne una polvere nera che lei si limitò ad aspirare. Non ebbe
il tempo di urlare o di divincolarsi, entro poco fu tutto finito. Lucy si
limitò a pulirsi la bocca, insoddisfatta.
«Troppo poco. Anche facendo così ci metterò una vita.»
«Interessante.»
Lucy alzò gli occhi al cielo, scocciata, mentre Simon
compariva di fianco a lei: «Piantala. È una sciocchezza rispetto ai tuoi
poteri.»
«Non è vero. Io
non sono in grado di assorbire le persone.»
«Questo non è nulla. È solo un modo, stupido tra
l’altro, perché neanche funziona bene, per cercare di diventare più forte.»
«Ma tu sei
forte. Credimi, sei la più forte strega che abbia mai posato piede su questa
terra.»
«Ho resistito solo due giorni, sento la differenza di
potere tra noi.»
«Nessuna strega
ha mai resistito tanto. Nessuna creatura potrebbe farti del male.»
Lucy alla fine sbottò: «MA NON È ABBASTANZA PER POTER
ESSERE UNA SPOSA DEGNA DI TE!»
Simon rimase spiazzato. Era quello che la tormentava
così tanto?
«Ti amo, ma ora non sono più degna di te.»
Di tutta risposta Simon la prese e la baciò, il bacio
più intenso che avessero mai avuto. Le loro bocche si cercarono con un’avidità
che mai avevano avuto.
Simon le sussurrò lentamente: «Fallo.»
Lucy rispose: «Sicuro?»
«Sì.»
E lentamente la strega iniziò ad assorbire un po’ di
magia da Simon. Polvere nera arrivava alla sua bocca, carica di meraviglioso
potere oscuro, ma lo Stregone non sembrava minimamente risentirne, come se la
sua magia fosse semplicemente infinita. Quando quasi non ne poté più, Lucy si
staccò e Simon le sorrise.
«Sei la sposa
più meravigliosa che potessi desiderare. Guardati! Hai sopportato delle
sofferenze che io non potrei nemmeno immaginare, sei la strega più potente che
sia mai esistita! E per di più condividi con me la sete di potere...»
Lucy fece una smorfia: «Più o meno. Il potere per me è
solo un mezzo.»
«Cosa sogni,
allora, amore mio?»
Un luccichio apparve nei suoi occhi: «Quello che
agognano tutte le streghe, la distruzione!
Quella piccola esplosione era solo un assaggio di quello che vorrei fare.»
Simon sorrise. Sete
di potere, di sangue, di distruzione... sarebbero stati un trio perfetto!
«Se però
proprio desideri avere più potere, potrei aver pensato a una possibile soluzione.»
«Hai la mia attenzione, parla!»
«Dovremo
tornare indietro, mi servirà anche l’aiuto di Kevin.»
«D’accordo, allora.»
Con una rapida illusione, in modo da nascondere gli
effetti dell’esplosione, Simon si assicurò che nessuno venisse a disturbarli.
«Ascoltami
bene, Lucy, perché una volta fatto non si potrà più tornare indietro.»
Lucy annuì.
«Nella tua
anima si nasconde una potente fonte di potere, anche se non ne hai mai avuto
accesso. Sto parlando della follia di tuo nonno. Al momento risiede ancora dentro
di te, silente. Se lo desideri, potrei renderla tua, ma questo potrebbe...
toglierti qualche freno inibitorio.»
Lucy ridacchiò, prendendo una mano di Simon e
mettendosela sul petto: «E chi vuole più trattenersi? Fallo.»
Simon sospirò: «D’accordo.
Kevin, aiutami, mi servirà un contenimento.»
Mentre Kevin tratteneva Lucy, con un gesto rapido, lo
Stregone infilò la mano nel petto della strega. e le estrasse l’anima, ora
viola con un punto rosso in centro. Con estrema delicatezza, l’afferrò e dopo
un momento di esitazione, fece letteralmente esplodere la follia del kishin. L’anima di Lucy divenne di una tonalità di viola
decisamente più tendente verso il rosso. Con un sospiro, temendo per il
risultato del suo operato, rimise l’anima al proprio posto.
La ragazza sussultò, tremò leggermente, sbarrando gli
occhi così tanto che sembrarono uscirle dalle orbite, e infine iniziò a
ridacchiare, prima piano, e poi via via sempre più forte, una risata malvagia e
incontenibile che le usciva direttamente dall’anima.
«Così! Così!»
Con la follia del kishin,
infatti, la sua potenza magica aveva raggiunto più o meno quella di Kevin. La
ragazza schioccò le dita e una casa nelle vicinanze esplose con una violenza
non paragonabile a quella della loro casa, mentre i vetri e i suppellettili,
lanciati dalla forza dell’esplosione, ferivano chiunque si trovasse in strada
in modo anche grave. Lucy ridacchiò ancora: «Adesso si ragiona!»
Simon la guardò sinceramente sorpreso del risultato.
Lucy era diventata un curioso ibrido fra una strega e un kishin
e, incredibilmente, riusciva a mantenere una coerenza, tanto da aver recuperato
in pochi secondi il controllo di sé, ad esclusione di una risatina
incontrollabile.
«Sei
soddisfatta, amore mio?»
«Enormemente.»
Simon le sorrise, quasi con dolcezza, prendendole le
mani: «Consideralo la mia fede per le
nostre nozze.»
«Quali nozze?»
«Quelle che
stiamo per celebrare, proprio ora.»
Fece un cenno a Kevin: «Sii il nostro celebrante. Non esiste un rito ufficiale per unire una
Strega e uno Stregone, quindi sentiti libero di inventare ciò che vuoi. Ho
promesso a questa donna che l’avrei sposata e intendo mantenere il patto.»
Gli occhi di Lucy s’illuminarono di gioia, anche se la
sua bocca manteneva quel ghigno malvagio che non voleva saperne di andarsene dal
suo volto. Kevin ridacchiò.
«Questa non me l’aspettavo, ma d’accordo. Vogliamo
avere un po’ di atmosfera?»
Simon fece un leggero gesto della mano e l’ambiente
intorno a loro cambiò completamente, così come i loro abiti. Fu quasi come se
si fossero trovati in una piccola dimensione parallela, dove la luce non
esisteva e non era mai esistita, seppure fossero in grado di vedersi a vicenda.
Non sembrava esistere terreno o pavimento, perché galleggiavano in aria senza
alcuno sforzo. Lucy guardò il suo sposo, che indossava un abito molto simile a
quello che aveva vestito per il loro primo tentativo di matrimonio, ma che ora
sembrava essere portato con molta più eleganza; si differenziava giusto per i
bottoni e i gemelli ai polsi, entrambi d’oro. Kevin aveva uno smoking rosso,
con cravatta nera. Quanto a lei, si era ritrovata con una copia del suo abito
da sposa, ma nero, con meno perline e più pizzi. Sorrise. Anche questa volta
Simon aveva fatto centro nei suoi gusti.
Con un gesto Kevin fece apparire intorno a loro un
cerchio di candele dalla fiamma blu cobalto.
«Siamo oggi qui riuniti per unirvi in un vincolo
eterno e sacrilego, come può esserlo solo un’unione fra creature oscure che
neanche dovrebbero esistere. Strega, Stregone, demoni oscuri intrisi di pura malvagità,
siete pronti a dichiarare il vostro eterno legame?»
«Sì.»
«Sì.»
Fra le mani di Kevin apparve un elegante pugnale, di
fine manifattura, e due calici altrettanto eleganti.
«Siete pronti a diventare l’uno il sangue e la carne
dell’altro?»
«Sì.»
«Sì.»
E, a turno, entrambi si ferirono, versando il loro
sangue nel calice, per poi bere dalla coppa dell’altro, incrociando le loro
braccia; mentre bevevano, Kevin strinse i pugni e creò per loro un paio di
anelli neri, che mise alle loro dita.
«Ora siete una cosa sola. Un unico male che mai potrà
essere separato.»
Poi rise.
«Lo sposo può baciare la sposa.»
Ma Lucy non gli lasciò neanche il tempo, perché si
fiondò su di lui con un’avventatezza degna di una pantera sulla sua preda.
Simon glielo lasciò fare, perché in fondo non avevano sognato altro per mesi,
ma prima che la sua focosa sposa andasse oltre, si ritrovò costretto a
fermarla.
«Perdonami, ma
abbiamo un paio di cose che ci attendono.»
Kevin si passò la lingua sulle labbra, come una bestia
desiderosa di cibo: «Come un mondo da devastare?»
«Esattamente.»
Con uno schiocco di dita li riportò nella devastazione
della loro stessa casa e annunciò con tono serio: «Ascoltatemi bene. Kevin prima aveva perfettamente ragione: noi siamo
qualcosa che non dovrebbe esistere. Non siamo esseri umani, né kishin, né streghe. La nostra potenza supera di gran lunga
tutto questo. Il nostro potere, insieme, supera anche quello di Shinigami, su
questo non ho dubbi. Esistiamo, respiriamo, viviamo, con un solo obiettivo,
diverso per ognuno di noi, ma complementare. Potere.»
«Sangue.»
«Distruzione.»
«Esatto. Noi siamo divinità del Male, inarrestabili,
invincibili. Lucy ha ragione, che senso ha questo nostro misero aspetto umano?
Date sfogo al vostro potere, alla vostra magia! Date una forma al Male che
alberga nella vostra anima, una forma che vi rappresenti appieno! Mostratemi il
peggio di voi!»
I due non se lo fecero ripetere. Kevin, con un urlo
liberatorio, divenne la chimera in cui si era trasformato la prima volta, solo
molto più grande; Lucy, finalmente libera di poter usare il suo potere di
trasformazione come voleva, cercò nel suo cuore una forma che esprimesse il suo
essere e la trovò. Simon la osservò con ammirazione mutare in una creatura
indubbiamente femminile, con un corpo sinuoso ma letale, dotato di arti extra,
di affilati artigli su tutte le mani e di enormi ali, in grado di avvolgerla
completamente. Un’arpia, potente, elegante, letale, gigantesca. Entrambi, sia
Kevin che Lucy, erano grandi almeno quanto l’edificio che li aveva ospitati, e
incombevano minacciosi su Simon, che rise di pura gioia.
«Meravigliosi!
Meravigliosi! Non mi aspettavo niente di meno da voi!»
Kevin rispose con un ringhio di soddisfazione. Lucy,
invece, con una voce possente quanto suadente, chiese: «E tu? Cosa
diventerai?»
Kevin rispose: «Immagino
il lupo che mi hai mostrato.»
Simon scosse la testa: «No, quella è una forma che ho solo preso in prestito. Non ho mai
provato a dare sfogo completamente al mio potere, perché sapevo già che il mio
corpo non era in grado di contenerla. Ora però non mi importa più di questo
corpo, di questo aspetto. Sono curioso quanto voi di vedere la mia vera forma!»
E detto questo le sue mani e via via tutto il suo
corpo vennero avvolti da magia oscura, senza forma, e cominciò a crescere,
sempre di più, fino ad arrivare al cielo. In pochi secondi Simon si era
tramutato in un enorme concentrato di magia oscura, che ricordava vagamente una
nuvola di tempesta incorporea dall’aspetto umanoide.
«Uao.»
«Puoi dirlo.»
Simon, grande dieci volte i suoi già enormi compagni,
si guardò per un momento le “mani” e scoppiò a ridere, assaporando lo stupore
di Lucy e Kevin e il terrore degli abitanti di Nisty.
«Sì! Finalmente sono me stesso!»
Poi si rivolse ai suoi compagni: «Ascoltatemi, perché sono le ultime parole che dirò. Usiamo su di noi i
nostri poteri, trasmettiamoci a vicenda i nostri desideri di potere, di sangue
e di distruzione, perché siano questi a guidarci d’ora in poi, come una sola
creatura. Non ci serviranno parole, d’ora in poi, né nomi, né nient’altro. E questo
è il mio ultimo ordine come vostro Maestro d’Armi.»
Sorrise, il sorriso più malvagio che mai fosse
esistito.
«Scatenatevi, date il peggio di voi,
non fatevi fermare da niente e da nessuno, ora e per sempre.»
Le risposte furono dei ruggiti di gioia, a cui si unì
anche Simon. La devastazione cominciò, senza pietà, senza remore.
Al tramonto del Principato di Nisty
rimanevano solo il nome e il ricordo.
Soul: Stiamo
scherzando??? E noi dovremmo fermare quei tre mostri?
Black Star:
Sì!!! Un compito degno di una divinità!
Soul: Ma ti
rendi conto di cosa significa?
Soul Eater, Richiamo di sangue, 25° capitolo: La fine del mondo!
Cosa succede quando non c’è più nulla?
Hinata 92: Sì,
ma stai tranquillo.
Soul:
Tranquillo??? Ci stai mandando contro degli abomini e io dovrei stare
tranquillo??? E me lo dici bevendoti un cocktail come se niente fosse?
Hinata 92: Ti
fidi di me?
Soul: Se la
risposta è negativa mi togli dalla storia?
Hinata 92:
Sigh... non c’è più rispetto per gli autori...
Soul: Passa un
cocktail anche a me.
Hinata 92:
Sete?
Soul: No, ho
un prepotente bisogno di ubriacarmi.
Hinata 92: Mi
dispiace, è analcolico.
Soul: Sigh...
neanche l’ultimo desiderio.