Possa
la
sorte essere sempre a vostro favore (II parte)
Distretto
5
Annie Cruise – 15 anni.
-
Annie, sbrigati, manchi solo tu. –
Uscì
dalla stanza a passo veloce, abbandonando il copri spalle
in cotone leggero che aveva pensato di indossare sopra
l’abito a mezzamanica.
Non
importava come fosse vestita quel giorno, non sarebbe stato
l’abbigliamento a influenzare l’esito
dell’estrazione.
Dopotutto
lei era l’unica figlia di Zeus del Distretto, tutti
sapevano già che sarebbe stata automaticamente la ragazza
prescelta per quell’edizione
dei Giochi.
Sperava
solo che suo fratello non fosse sorteggiato per
entrare nell’Arena insieme a lei.
-
Sto arrivando. –
Saltò
l’ultimo gradino, atterrando con precisione davanti alla
sua famiglia radunata sulla soglia della porta.
Sua
madre la trasse a sé, stringendola forte, con gli occhi
lucidi.
-
Vorrei poter fare qualcosa per impedirgli di prenderti. –
Ricambiò
la stretta, sforzandosi di non scoppiare a piangere a
sua volta.
-
Andrà tutto bene, mamma. –
Era
una menzogna, ma non aveva cuore di dirle che ci sarebbe
voluta della vera fortuna per essere certa di uscire
dall’Arena sana e salva.
Erick
le si avvicinò, prendendola per mano mentre
s’incamminavano
verso la piazza antistante il Campidoglio.
-
Se dovessi essere sorteggiato potrei proteggerti –
asserì quando
ebbero finito di registrarsi e furono in procinto di sistemarsi sulle
rispettive file.
-
Non ho bisogno che tu mi protegga -, ribattè, - e non
dovresti pensarci affatto. La cosa migliore è che io sia
l’unica di questa
famiglia ad entrare nell’Arena. Minnie e la mamma hanno
bisogno di te –
concluse, accennando con il capo alla donna che teneva stretta a
sé l’unica dei
suoi figli che era ancora troppo giovane per i Giochi.
Jackson “Jax” Morrow – 18 anni.
Jackson
lanciò un’occhiata all’indirizzo del suo
fratellastro
mentre Annie saliva sul palco e si sistemava al fianco della
Capitolina.
Erick
era teso, evidentemente combattuto tra l’idea di
offrirsi Volontario per stare accanto alla sorellina e al contempo la
paura di
essere Estratto e dover abbandonare a sua volta la famiglia
costringendoli a
perdere obbligatoriamente uno dei due.
Emozioni
contrastanti, ma ugualmente intense, era chiaro a
chiunque lo guardasse.
Sapeva
che qualsiasi cosa gli avesse detto non sarebbe servita
a tirargli su il morale così lasciò perdere e
spostò lo sguardo sul ragazzino
dall’altro lato.
Gavin
aveva dodici anni e una gamba fuori uso a causa della
poliomielite che l’aveva colpito da piccolo; era la sua prima
Mietitura e i
suoi occhioni blu come il cielo notturno erano sgranati mentre fissava
la
Capitolina dirigersi verso l’urna contenente i tre foglietti
con i loro nomi.
Gli
mise una mano sulla spalla, stringendo piano.
-
Rilassati, andrà bene. –
Lo
vide annuire, tormentandosi nervosamente le mani ma
cercando di mostrarsi più calmo; tra tutti i figli di Zeus
Jackson era sempre
stato il punto di riferimento.
Aveva
insegnato loro a combattere, a mascherare la paura, a
prendersi cura a vicenda l’uno dell’altro.
Anche
se avevano madri diverse avevano pur sempre un padre in
comune … doveva pur voler dire qualcosa.
-
Il Tributo maschile sarà Gavin Lantern. –
Vide
Gavin tremare come una foglia ed Erick voltarsi come di
riflesso verso Jackson.
Solo
lui poteva evitare a quel ragazzino una morte
praticamente certa.
Alzò
la mano, facendo un passo avanti.
-
Jackson Morrow, mi offro Volontario. –
Distretto
6
Eveline Gloria Cook – 17 anni.
-
Hai saputo la novità? –
Scosse
il capo, voltandosi verso Sam che camminava al suo
fianco.
Si
erano conosciuti durante le gare illegali nelle quali
partecipava ogni notte e Sam aveva vinto la sua iniziale resistenza
all’idea di
stringere amicizia con un suo avversario con la sua indole spontanea.
-
No, non seguo molto i gossip del Distretto, dovresti
saperlo. –
-
Oh, ma questo non è mica un gossip. Anzi è
praticamente dato
per certo. –
Eveline
aggrottò la fronte, suo malgrado incuriosita.
-
D’accordo, lo vedo che muori dalla voglia di parlarmene. Di
che si tratta? –
-
Callum Hightower. –
Storse
il naso.
Se
c’era una persona con la quale lei non andava assolutamente
d’accordo in quel Distretto allora quello era Callum.
Strafottente,
convinto di essere praticamente un Dio sceso in
terra, consapevole del suo bell’aspetto e tremendamente
narcisista.
In
una parola: insopportabile.
– Ho cambiato
idea, non
lo voglio più sapere. –
Sam
ridacchiò.
-
E io te lo dico lo stesso. Sembra che sia deciso a offrirsi
Volontario. –
-
L’ennesima spacconata delle sue –
bofonchiò per tutta
risposta, mentre si mettevano in fila per la registrazione.
-
Forse, ma c’è già chi ha cominciato a
scommettere
pesantemente su di lui. –
Tipico,
di sicuro tutto il giro delle corse e dei
combattimenti clandestini.
-
Ma non mi dire … che novità. –
Si
separarono quando la donna al bancone delle ragazze le fece
cenno di avvicinarsi, per poi prendere posto nelle rispettive file tra
le decine
di figli di Hermes.
Non
si poteva di certo dire che il loro padre non si fosse
dato un gran bel da fare.
Attese
pazientemente che la Capitolina ultimasse il suo
discorso e si dirigesse verso l’urna dei nomi femminili.
Incrociò
le dita, pregando silenziosamente affinchè non fosse
estratta.
-
Eveline Cook! –
Si
guardò attorno, scrutando le sue sorellastre.
Doveva
esserci un’altra Eveline … Doveva esserci per
forza …
Andiamo, altra Eveline Cook, fatti avanti.
Quando
fu però evidente che si trattasse proprio di lei, mosse
i primi passi verso il palco e s’inerpicò
lì sopra in attesa di essere
affiancata dal suo compagno.
Callum Hightower – 18 anni.
Callum
osservò Eveline prendere posto accanto alla Capitolina
con aria vagamente interessata.
Ovviamente
la conosceva già, impossibile non notarla nel giro
di corse clandestine visto che con il suo bell’aspetto e il
suo caratterino
infuocato attirava decisamente l’attenzione.
-
E ora passiamo al nostro baldo giovane … -
Sorrise,
consapevole dell’attenzione concentrata su di lui.
Quella
mattina erano state decine le persone che l’avevano
fermato chiedendo se fosse vero che voleva offrirsi e altrettante erano
state
le ragazze che l’avevano praticamente implorato di non farlo.
Al
contrario della maggior parte dei semidei, lui piaceva alle
normali del Distretto.
Incarnava
troppo il prototipo del cattivo ragazzo perché non
fosse così.
-
Il tributo per quest’edizione sarà … -
-
Callum Hightower – concluse per lei, alzando la voce per
essere
certo di essere udito da tutti i presenti.
La
donna parve riprendersi in fretta dalla sorpresa e annuì
sorridendo solare.
-
Naturalmente, mio caro … raggiungici sul palco. –
Si
fece largo tra gli altri semidei, continuando a sorridere
baldanzoso mentre prendeva posto.
Fece
l’occhiolino alla sua sorellastra, sicuro che
l’avrebbe
spazientita.
-
Buongiorno, dolcezza. –
Eveline
alzò gli occhi al cielo, bofonchiando qualcosa che
somigliava molto a un “maledetto imbecille”.
Farle
perdere la calma era troppo divertente.
Distretto
7
Nives Sundale – 17 anni.
Roteò
gli occhi davanti all’ennesima raccomandazione di suo
fratello.
Le
stava spiegando come fare per accattivarsi fin dal principio
le simpatie di eventuali sponsor e intimorire i suoi avversari.
-
Roger, piantala, ho capito quello che stai dicendo. –
-
Voglio solo essere sicuro che darai il meglio. Ci servono
quei soldi e se potessi farlo andrei io al tuo posto, ma non sono io
l’erede
del Dio – concluse aspramente.
Sapeva
da sempre che Roger l’invidiava per la sua natura
semidivina, ma non riusciva a credere che potesse essere tanto idiota
da
sperare di entrare nell’Arena. Lei stessa, che si accingeva
ad offrirsi
Volontaria, avrebbe di gran lunga preferito essere dall’altra
parte del mondo
piuttosto che lì.
Tuttavia
comprendeva perché sua madre le avesse chiesto di
farlo.
Da
quando il suo patrigno era morto le condizioni economiche
della famiglia erano precipitate nel caos più totale e,
malgrado i turni spaccaossa
della madre e il fatto che sia lei che Roger lavorassero,
l’unico modo per
poter provare ad andare avanti era fare il colpo grosso vincendo i
Giochi.
-
Non dare l’assillo a tua sorella, sa quello che deve fare
–
intervenne a sua volta la madre, lasciando la presa sulle mani della
piccola
Melody e dei gemelli, Ian e Seth, mentre si accingeva ad abbracciarla.
– Non avrei
mai voluto chiederti una cosa del genere, ma … -
-
Lo so, quei soldi ci servono – concluse per lei.
-
Già. –
La
donna chinò il capo, mortificata, ma Nives le
scoccò un
bacio sulla guancia.
-
Non è colpa tua, mamma. –
Tristan
Sirius Rivers
– 18 anni.
Tristan
osservò la ragazza appena offertasi Volontaria.
Non
aveva un gran rapporto con le sue sorellastre semidivine,
perché
la sua patologica timidezza con le ragazze e la sua indole
tendenzialmente
solitaria lo aveva sempre portato a frequentarle poco e a bofonchiare
cose che
il più delle volte erano incomprensibili quando si trovava
in loro presenza.
Tuttavia
di lei sapeva per certo che era un anno più piccola
di lui, perché frequentava la classe accanto alla sua, e che
la sua famiglia
aveva grossi problemi economici.
Questo
non glielo aveva detto nessuno, ma era evidente dall’abito
che indossava e dalle scarpe dalla suola logorata.
Ah,
sì.
C’era
un’altra cosa che sapeva e che gli era appena stata
detta dalla Capitolina che l’aveva presentata.
Si
chiamava Nives … Nives Sundale.
Un
bel nome, che richiamava il biondo chiarissimo dei suoi
capelli e la carnagione nivea.
Ed
era coraggiosa, lo si capiva dalla scelta che aveva fatto e
dal modo in cui guardava dritta verso la telecamera.
-
Tristan Rivers! –
Trasalì.
Concentrato
com’era non si era accorto che la Capitolina era
passata ai nomi maschili.
Sentì
un’ondata di paura assalirlo.
Prese
un respiro profondo e si sforzò di cacciarla via,
incamminandosi verso il palco.
Poteva
essere coraggioso come Nives, doveva essere
coraggioso.
Distretto
8
Calliope Melissa Anderson – 16 anni.
Thomas
e Theodore le presero una mano ciascuno,
cercando di impedirle di uscire di casa.
-
Ragazzi, devo andare. –
-
No, non andare – protestò Thomas.
-
Già, possiamo sempre nasconderti così non andrai
alla Mietitura – convenne Theodore, mentre un sorriso si
dipingeva sul suo
volto per quella che secondo lui doveva essere un’idea
grandiosa.
-
E dove mi nasconderesti? –
-
Sotto il mio letto. –
-
Credo che questa casa sarebbe il primo posto in
cui mi andrebbero a cercare, ma ti ringrazio per il tentativo, piccolo
–
replicò, scompigliandogli affettuosamente i capelli.
-
Allora potremmo nasconderti … -
-
Ragazzi, nascondere vostra sorella non è
un’opzione
praticabile -, intervenne la loro madre, - malgrado io e vostro padre
non
desideriamo vederla andare alla Mietitura non c’è
altro che possiamo fare –
concluse, un’ombra malinconica nelle iridi verdi mentre
osservava quella che
aveva cresciuto come se fosse figlia sua.
-
Prometti che tornerai a casa dopo la Mietitura –
insistè allora Thomas, cambiando tattica.
-
Non dipende da me ... –
-
Promettilo! –
-
D’accordo, lo prometto – cedette, decisa a farlo
stare perlomeno un po’ più tranquillo.
Poi
si richiuse la porta di casa alle spalle e
s’apprestò
a raggiungere i suoi fratellastri e le sue sorellastre nella piazza del
Campidoglio.
Dor Ambrois Sokolov – 18 anni.
-
Calliope Anderson! –
La
voce della Capitolina annunciò il nome del
Tributo femminile e Dor fece vagare gli occhi azzurri sulle file dove
si erano
sistemate le sue sorellastre per individuare poco dopo la prescelta.
Bionda,
dalle guance rosee e i dolci occhi azzurri,
portava i capelli legati in uno chignon e le lacrime le rigavano il bel
volto.
Continuò
a piangere sommessamente anche quando si
sistemò sul palco e la Capitolina si diresse verso
l’urna contenente i nomi dei
ragazzi.
-
Suvvia, mia cara, sono certa che il tuo
accompagnatore saprà prendersi cura di te … Dor
Sokolov! –
Non
riusciva a crederci.
C’erano
poco più di dieci ragazzi figli di
Afrodite e di sicuro le probabilità di essere Estratto non
potevano essere
davvero così alte dal momento che lui aveva sempre tenuto al
minimo il suo
numero di tessere.
Tuttavia
recuperò il suo sangue freddo e si
dipinse un sorriso cordiale sul volto, deciso a fare una buona prima
impressione.
C’era
quasi riuscito quando sentì sua sorella,
Viraha piangere disperata e sgattaiolare via dalla presa di Hanna, la
maggiore
delle loro sorelle.
La
bambina corse con le lacrime agli occhi verso
di lui e Dor fece per voltarsi e andarle incontro quando si trovarono
la strada
sbarrata dai Pacificatori che li allontanarono immediatamente
l’una dall’altro.
Rassegnato,
Dor si lasciò scortare verso i gradini
del palco mentre sentiva un’unica lacrima sfuggire al suo
controllo e bagnargli
la guancia destra. L’asciugò in fretta e si
costrinse a sorridere di nuovo
mentre si voltava verso la telecamera.
Spazio
autrice:
Salve!
Eccoci
qui anche con la seconda parte della Mietitura.
Come
sempre spero di aver reso bene i vostri OC.
Ci
sentiamo in settimana con la terza e ultima parte della Mietitura.
Stay
tuned.
XO
XO,
Mary