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Autore: Teo5Astor    30/03/2018    7 recensioni
Il momento di partire per un nuovo viaggio nel tempo si avvicina sempre di più per Mirai Trunks e Mirai Mai dopo la feroce battaglia contro Zamasu. Un nuovo mondo li attende, con tutti i dubbi e le paure che questo comporta. Il dolore causato dalla separazione dai propri cari e dall'impossibilità di fare ritorno nella propria terra d'origine ormai andata distrutta si mescola con la curiosità di scoprire come potrà essere la loro nuova vita. Nuove sfide, pericolosi nemici e il paradosso di essere gli unici sopravvissuti della propria linea temporale attendono i nostri eroi. In tutto questo, un'unica ma fondamentale certezza a cui aggrapparsi: quella di esserci l'uno per l'altra, sempre.
Nota dell'autore: ogni capitolo è narrato in prima persona seguendo il punto di vista di uno dei diversi personaggi della storia. Inoltre nel testo si nascondono alcune citazioni tratte da canzoni, in particolare di Raige.
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Darbula, Mai, Mirai!Mai, Mirai!Trunks, Trunks, Zamasu
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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8 – Atena
 
C’è una bella brezza rilassante stasera, si sta bene sul terrazzo. Sarà una nottata serena, iniziano già a intravedersi le stelle. E la luna. Piena. Mi è sempre piaciuta, non saprei dire per quale motivo. Forse perché mi infonde sicurezza, così grande. O forse perché con la sua luce riesce a rischiarare l’oscurità della notte e sembra che possa portarsi via tutti i problemi.
«Sai, oggi quando ti ho guardata dopo che avevi sparato a Darbula, ho avuto come una visione.»
Trunks si gira e mi fissa intensamente negli occhi.
 
Siamo lì seduti da soli da un po’ ormai, dopo aver cenato con tutti gli altri. In fondo qui conosciamo tutti, ma è come se in realtà non conoscessimo nessuno.
Siamo arrivati in questo mondo solo da poche ore e dovremo imparare a convivere con i noi stessi di cinque anni fa. Inserirci in punta di piedi nelle loro vite. Mi chiedo se qui ci considerino ospiti o solo degli invasori, al di là di quello che è successo oggi.
Sì, al di là del fatto che Trunks, il mio Trunks, abbia salvato le sorti di questa linea temporale. Questo, in fondo, conta poco con il nostro inserimento. La gente ci può anche vedere come eroi, però a me interessa sapere cosa pensano di questo paradosso i Trunks e Mai che già vivevano qui. Perché, in fin dei conti, questo è il loro, mondo. In effetti, io non so come reagirei. Penso che probabilmente non avrei problemi ad accettare un’altra me stessa nella mia vita. Ma in realtà conta poco quello che farei io, bisognerebbe capire come la pensano i diretti interessati.
E non abbiamo ancora avuto modo di parlare davvero con loro, è stata una giornata più intensa di quanto mai avrei potuto immaginare.
Ormai ho vissuto in tre mondi e mi sono resa conto che i vari noi stessi di ogni linea temporale non sono semplici copie l’una dell’altra. Ogni mondo è diverso: affronta situazioni diverse, combatte pericoli diversi, è popolato da persone diverse. E questo si riflette sul carattere di chi ci vive.
Da quello che ho capito, infatti, i Trunks e Mai di questo mondo non sono una coppia. Magari lo diventeranno, ma magari no…e comunque anche per noi non è stato facile arrivare a confessarci a vicenda i nostri sentimenti. La nostra è stata una vita dura e segnata dal dolore, in cui l’amore faticava a trovare spazio, per forza di cose. E da questo punto di vista, questa linea temporale sembra piuttosto simile alla nostra. Così, allo stesso modo, i noi stessi di quest’epoca potrebbero avere paura ad aprirsi del tutto l’uno verso l’altra.
 
«Una visione? In che senso?» Non capisco dove voglia arrivare. È da un po’ che lo vedo assorto nei suoi pensieri in effetti. Niente di nuovo, per carità. Lui è così: pensieroso e silenzioso, dolce ed educato. In fondo lo amo proprio per questo.
«Quando ti ho vista in piedi, col fucile ancora puntato e i capelli mossi dal vento, per non parlare del portamento fiero e di quanto fossi bella nonostante quello che stava succedendo…beh, mi sei sembrata davvero come una dea della guerra arrivata per combattere al mio fianco. Ti ho visto come una nuova Atena in quel momento. E mi sono sentito un po’ come Ulisse quando avvertiva la presenza della sua dea prediletta al suo fianco nei momenti critici.»
«Non avevo mai pensato che potessi vedermi addirittura come una dea…come non avrei mai detto di poter essere bella in un momento simile! E, soprattutto, che tu me lo dicessi con una tale naturalezza, di solito ti imbarazzano queste cose!» gli rispondo ridendo, per prenderlo un po’ in giro.
«Eh, allora non te lo dirò più così direttamente, se devi prenderti gioco di me!» ribatte Trunks, imbronciato, incrociando le braccia.
Lo adoro quando fa così. Adesso che ho potuto conoscere suo padre Vegeta ho anche capito da chi ha ereditato certi atteggiamenti!
«E comunque mi hai fatto spaventare, davvero» aggiunge. «Se tu…se tu…non ce l’avessi fatta, io…non so cosa avrei fatto!»
Sta stringendo i pugni. So che gli avevo promesso di stare in disparte durante la battaglia, ma non potevo starmene a guardare. Non in un momento simile.
«Guarda che lo stesso vale per me» gli dico, accarezzandogli i capelli. «Cosa sarebbe stato di me se quel mostro ti avesse ucciso? Quando ho temuto che stesse per darti il colpo di grazia, semplicemente non ho capito più niente. Ho preso il fucile e ho fatto del mio meglio. In questi casi rimpiango di non poter essere un vero guerriero. Per stare al tuo fianco. Fino alla fine, nel caso.»
 
Trunks mi sorride dolcemente e mi guarda. Il chiaro di luna si riflette nei suoi occhi lucidi. Deve essere stato colpito dalle mie parole e probabilmente si sente in colpa perché reputa di avermi messo lui in pericolo. Lo conosco, è un testone, e si prende sempre la responsabilità di tutto e di tutti. Da sempre. Ma so anche che non piangerebbe mai davanti a qualcuno. Soprattutto davanti a me.
Lui non sa che io l’ho visto piangere, una sola volta, quando ancora non ci conoscevamo. O almeno, lui non poteva neanche immaginare la mia esistenza, ma io lo spiavo affascinata da mesi durante i suoi combattimenti insieme a Gohan contro i Cyborg. Eravamo dei ragazzini di 14 anni allora, mi sembra passata una vita. Io, a differenza sua, ho assistito alla morte di Gohan davanti ai miei occhi…senza poter far nulla per poterlo aiutare. E ho anche visto Trunks arrivare sul campo di battaglia a recuperare il corpo del suo maestro. Ero rimasta scioccata, sotto la pioggia per ore, incapace di andare via dal mio nascondiglio. Temevo che anche Trunks fosse stato ucciso in precedenza, ma per fortuna mi sbagliavo. Non dimenticherò mai le sue lacrime e le sue urla, la sua trasformazione improvvisa in Super Saiyan. Come non scorderò mai la speranza che tornava a crescere dentro di me insieme all’amore che iniziavo a sentire per lui, pur non conoscendone ancora neanche il nome.
Ti ho visto piangere una sola volta, Trunks. E ricomincerei sempre da te, sempre. Ogni cosa.
 
 «Grazie per oggi. Anzi, per tutto. Per esserci sempre per me, per esserci sempre stata da quando ti ho conosciuta…» mi dice, con un filo di voce.
«Sono io che devo ringraziarti, Trunks» gli rispondo. «Per tutto. Per avermi reso una persona migliore da quella che ero prima di conoscerti, quando vivevo immersa nella rabbia. Con il solo desiderio di uccidere i Cyborg, di vendicarmi. E per avermi reso felice, come mi avevi promesso quando abbiamo parlato per la prima volta.»
Gli prendo una mano, prima di proseguire: «Hai detto che ti sembravo Atena e che tu ti sentivi come Ulisse, vero? Beh, se devo essere sincera, quando ho ripreso conoscenza e ti ho visto massacrare quel demone mi ha quasi spaventato da quanto eri una furia. Più che Ulisse direi che sembravi Ares, il dio della guerra. Mi hai impressionata, sul serio!»
«Ehm…in effetti credo di avere qualche problema nella gestione della rabbia! E poi, se qualcuno ti fa dal male, io letteralmente mi sento esplodere» risponde Trunks, grattandosi leggermente la testa con la mano, visibilmente a disagio.
«Ma guarda che io adoro la tua trasformazione in Super Saiyan Rage!» esclamo ridendo.
«Meno male allora!» esclama. «Perché, vedi, io in fondo penso che la rabbia sia come il fiato: se la trattieni troppo puoi finire soffocato.»
Lo guardo negli occhi e gli sorrido. È così puro, così vero…nel suo caso vale davvero quel modo di dire che afferma che gli occhi sono lo specchio dell’anima. Non sa nascondere quello che prova.
Mi sento fortunata ad averlo incontrato nella mia vita.
Lo abbraccio e lo stringo forte. Ho avuto paura di perderlo oggi. E ora ho voglia di baciarlo.
Ci guardiamo un attimo. Credo che anche lui stia pensando le stesse cose, glielo leggo in faccia.
Ci scambiamo un bacio, lungo e intenso, al chiaro di luna.
Sono felice.
 
Restiamo un po’ così, in silenzio, solo a sentire i nostri battiti.
A sentire che ci siamo, l’uno per l’altra.
Che ci saremo sempre. Ovunque. E qualunque cosa accada.
 
Mi sento bene così, ma sono anche molto stanca. Non fisicamente, perché per fortuna il Signor Kibith ha guarito tutti, compresa me. Ma psicologicamente è stata una giornata davvero devastante e ora che inizia a farsi tardi mi sta venendo fuori tutta la stanchezza che ho accumulato.
«Vado a farmi una doccia, Trunks. Poi vado direttamente in camera…sono abbastanza a pezzi. Ci vediamo dopo» gli dico, mentre gli accarezzo dolcemente una guancia.
«Va bene, io resto ancora un po’ qui a guardare la luna e le stelle, intanto. Mi rilassano…a dopo allora» mi risponde Trunks sorridendo.
 
L’acqua calda mi aiuta a distendere i nervi. Questa doccia me la sto proprio godendo, non come quella che ho fatto al termine della battaglia. In quel momento ero ridotta abbastanza male.
Penso di essere una ragazza coraggiosa, di esserlo sempre stata.
Ma sono anche una che ha paura. E oggi ho avuto paura, tanta.
Per Trunks, soprattutto, ma anche per me. Quando l’impeto generato dall’aura di Darbula mi ha sbalzato contro il muro a un paio di metri di altezza ho provato un dolore lancinante che mi ha tranciato il respiro. Credo sia stato un bene aver perso conoscenza in fretta, anche se quando ho iniziato a vedere tutto nero intorno a me ho creduto di non farcela. Mi è passata davanti tutta la mia vita in quel momento. Sono stata fortunata oggi, ma sono fiera di essere intervenuta al fianco di Trunks.
Come sono orgogliosa del mio coraggio e della mia paura. Perché credo che il coraggio se non è accompagnato da un giusto timore, non sia altro che incoscienza.
Coraggio e paura in fondo sono complementari. Due facce della stessa medaglia.
Spengo l’acqua ed esco dalla doccia. Mi sento meglio adesso, mi sembra di aver lavato via tutte le tossine che avevo accumulato oggi.
Mi asciugo e mi fisso l’accappatoio, pronta a far ritorno in camera.
 
Quando apro la porta del bagno e vado in corridoio, sono abbastanza sovrappensiero. Sono tranquilla.
«Ciao!»
Una voce mi fa quasi prendere un colpo, credevo che non ci fosse nessuno lì.
È una voce che conosco bene però, quindi mi tranquillizzo subito.
Sì, quella che ho sentito è la mia voce.
Mi giro e la vedo. Anzi, mi vedo. Solo qualche passo più in là c’è la Mai di questa linea temporale.
MI fa uno strano effetto parlare con un’altra me stessa così simile a me, vederla così vicino…non è neanche paragonabile a quello che ho provato quando mi sono rivista da bambina nel mondo da cui siamo partiti stamattina.
Se quello era già un paradosso, questa sembra quasi una follia.
È come essere davanti allo specchio e rivedersi con cinque anni di meno. Come se stessi guardando una fotografia di cinque anni fa.
Se devo essere sincera e magari anche un po’ vanitosa, spero di essere ancora carina come lo è lei.
«Ciao!» le rispondo sorridendo.
Immagino che, se per me è stata una giornata intensa, per lei sia stata tremenda. Non credo abbia molta voglia di fare conoscenza con me. Non adesso, almeno.
«Ho fatto una doccia prima di andare a letto per rilassarmi un po’ e direi che ci voleva proprio!» le dico allegramente. «Ci vediamo domani a colazione?»
«Ehm…io…veramente…senti, ti va di parlare un po’, adesso?» mi chiede distogliendo lo sguardo dal mio, visibilmente imbarazzata.
«Ma certo!» le rispondo. «Anch’io avrei voluto scambiare il prima possibile quattro chiacchiere con te, solo che credevo che stasera fossi…come dire…stanca!»
«Sei molto gentile, lo apprezzo! Davvero. Ma non preoccuparti, sto bene!» mi dice sorridendo e tornando a guardarmi.
Ha un modo di fare dolce, è proprio carina. O meglio, dovrei forse dire che siamo carine dato che siamo la stessa persona, in fondo!
«Ti va di parlare nella mia stanza? Così staremo tranquille…» aggiunge.
«Va bene, sono curiosa di vedere se abbiamo gli stessi gusti noi due in fatto di arredamento!» le rispondo ridendo.
 
Mi accomodo sulla sedia della sua scrivania e mi guardo intorno. Non c’è che dire, la ragazza ha buon gusto.
Lei si siede sul letto e resta in silenzio per qualche secondo. Sembra indecisa su quello che vorrebbe dirmi.
«Io…»
Ci rendiamo conto che abbiamo detto in coro la stessa parola e cominciamo a ridere. Almeno la tensione se ne è andata, direi.
«Io…volevo ringraziarvi per quello che avete fatto oggi per noi. Per me, per Trunks, per tutti» riprende la Mai di questo mondo. «Io…nonostante le condizioni in cui ero ridotta, ho visto quello che avete fatto. Siete stati magnifici!»
«Non devi ringraziarci! Anzi, siamo noi a dover ringraziare te, Trunks, Bulma e tutti gli altri per averci accolto…non abbiamo più un mondo che sia veramente nostro, perché la linea temporale in cui siamo nati è stata distrutta qualche giorno fa» le rispondo, cercando di non farmi travolgere dai sentimenti che provo per le sorti della mia linea temporale.
«Guarda che io sono contenta che siete venuti qui. E, anzi, credo che lo siano tutti» mi dice, seria. «Non so se per te è lo stesso, dato che in fondo siamo la stessa persona, ma io ho sempre desiderato avere una sorella maggiore. Non avrei problemi a considerarti come tale. Ne sarei solo felice!»
«In effetti anch’io, fin da piccola, ho sempre sognato di avere una sorella, soprattutto quando mi sentivo sola…ed è successo spesso, troppo spesso. Quindi non posso che pensarla come te!» affermo, sorridendo.
«Quindi…sorelle?» mi domanda Mai, venendomi incontro e allungando il mignolo della mano destra verso di me.
 
Vedendole fare questa azione avverto come un tuffo al cuore. Mi rivedo da bambina, con mia madre, a stringerci i nostri mignoli per farci una promessa. Mi aveva fatto giurare che qualunque cosa fosse successa, avrei comunque dovuto cercare di essere felice. Mamma deve aver fatto lo stesso anche con questa me stessa più giovane. Avrei voglia di piangere per la nostalgia, per tutto quello che ho dovuto sopportare fin da quella assurda guerra coi Cyborg…ma non voglio rovinare un momento così bello.
«Sorelle!» le rispondo, stringendole il suo mignolo con il mio. Ricaccio indietro le lacrime e sfodero il mio sorriso migliore.
Dopotutto, sono la sorella maggiore a questo punto e voglio anche provare ad aiutarla. Sì, perché io ho mantenuto la promessa che avevo fatto con mia madre e poi con Trunks, perché adesso mi sento felice nonostante tutte le disgrazie che ho dovuto affrontare.
Il problema è che questa Mai non mi sembra affatto felice e neanche serena. Bulma mi ha raccontato qualcosa a proposito del fatto che già due settimane fa era stata pietrificata da Darbula e che da allora si è molto chiusa in sé stessa.
Non posso giudicarla per questo. Deve essere stata un’esperienza terribile. E, fortunatamente, io non ho dovuto subire anche questa tragedia.
Però ho superato le guerre contro i Cyborg e Black, addirittura la fine del mio mondo. E l’ho fatto insieme a Trunks. È come se ci fossimo stretti l’uno all’altra fin da adolescenti per darci forza.
Ci siamo presi e non ci siamo più persi.
Credo che sia stata questa la mia forza, e anche quella di Trunks. Insieme siamo più forti.
E, dato che siamo così simili, forse anche a lei farebbe bene parlare con il suo Trunks per chiarire cosa davvero provano l’uno per l’altra. E andare avanti, incontro alla vita.
 
«Sei stata davvero coraggiosa quando hai sparato a quel mostro. Entrambe le volte. Sei stata fantastica! Io, invece, ero bloccata dal terrore prima ancora di venire pietrificata…questa è stata la seconda volta in cui mi sono ritrovata così. Anche due settimane fa è successo, e da allora ho sempre avuto paura che potesse ricapitarmi. Per quello sono rimasta paralizzata quando mi sono ritrovata davanti quel demone. Sembrava uno dei miei incubi di tutte queste ultime notti insonni venuto a trovarmi nella vita reale. Almeno, due settimane fa mi ero gettata io contro il suo sputo per fare da scudo a Trunks. Ma anche in quel caso, pur dimostrando coraggio, forse ho sbagliato tutto…perché da allora il mio rapporto con Trunks è cambiato. Credo che lui si senta in colpa per quello che mi è successo. E io non riesco a spiegargli che non deve sentirsi così…solo che ho anche paura di ferire il suo orgoglio. Non stavamo insieme, ma in cuor mio è come se lo fossimo da sempre. Ci siamo sempre stati l’uno per l’altra fin da quando eravamo ragazzini, ma in queste due settimane non abbiamo fatto altro che evitarci. Sono una codarda anche per questo. Continuo a scappare e a commettere errori…» mi dice, sconsolata, a testa bassa e stringendo i pugni. «Vorrei essere forte come te. E trovare il coraggio per parlare con il mio Trunks, come sicuramente avrai fatto tu a suo tempo con il tuo» aggiunge, guardandomi con gli occhi lucidi.
«Guarda che io non sono perfetta. Non puoi immaginare quanti errori abbia commesso anch’io nella mia vita. Ad esempio io non ho mai incontrato Darbula nel mio mondo, perché quel giorno stavo pattugliando la zona sbagliata con i miei uomini. Credevamo che fosse atterrata in un altro punto la navicella del mago Babidi, e così non ho potuto essere presente al momento della battaglia. Lo sai che nella mia linea temporale in quello scontro sono morti sia Kaiohshin che il Signor Kibith? Solo Trunks si salvò, e a malapena anche. E da allora, nonostante avesse ucciso entrambi i nemici, non ha mai saputo darsi pace per le sorti delle due divinità che l’avevano allenato fino a quel giorno. Magari la tua presenza sul campo di battaglia ha fatto in modo che il corso della storia si modificasse ed è anche grazie alle cure di Kibith se oggi siamo sopravvissuti tutti.
Devi sapere che nel mio mondo la morte di Kaiohshin ha avuto effetti nefasti anche successivamente, perché ha reso possibile l’invasione da parte di un dio malvagio che è arrivato a distruggere addirittura la nostra linea temporale. Questa divinità ha viaggiato nel tempo perché ha visto nel nostro mondo un bersaglio facile. Vedi, quando in un Universo muore un Kaiohshin, perde la vita automaticamente anche il Dio della Distruzione, una divinità dai poteri sconfinati. Ecco, la nostra linea temporale era totalmente indifesa…c’era solo Trunks. E io, per quello che potevo fare. Bulma ha perso la vita per darci una speranza di salvezza e io stessa ho rischiato più volte seriamente di essere uccisa. Abbiamo viaggiato nel tempo e siamo andati in una linea temporale in cui fossero ancora vivi il padre di Trunks e i suoi amici. Grazie a loro ce l’abbiamo fatta…già, ma a che prezzo…»
 
Mi interrompo, quasi a voler riprendere fiato. È stato un lungo sfogo. Doloroso. Ma necessario, credo, sia per me che per Mai.
Voglio che reagisca, come ho sempre provato a fare io nonostante tutte le avversità che il destino mi ha posto davanti.
Mai mi sta guardando. I suoi occhi sono penetranti, inizio a intravedere al loro interno una luce diversa rispetto a poco fa.
«Quelle come noi…sanno sempre rialzarsi davanti alle prove che il destino gli mette davanti e affrontare i propri errori, vero?» mi chiede.
«Vedi, anche se non voglio dimostrarlo, dentro di me soffrirò sempre per quello che ho dovuto vivere e avrò sempre dei sensi di colpa per essere l’unica sopravvissuta del mio mondo insieme a Trunks. Ho visto morire davanti ai miei occhi tutta la gente che ci voleva bene e che ha sempre creduto in noi.
Ma ho imparato che bisogna andare avanti, pensare a quello che ci resta e non solo a quello che si è perso.
Soprattutto se quello che ci resta è davvero importante.
So di aver fatto errori e che ne farò altri di sicuro in futuro, ma so anche che posso ancora aiutare gli altri e aiutare me stessa. Oggi ho rivisto negli occhi delle persone che vivono qui lo stesso sguardo della mia gente, quella che non esiste più, ormai. Ho capito che avrei potuto far qualcosa per loro, proteggerli.
Lo stesso che hai sempre fatto anche tu, ne sono certa.
Adesso credo che devi pensare anche a te stessa. Se vuoi una cosa nella tua vita, devi andare a prendertela. Se hai dentro di te un fantasma, devi affrontarlo. Non dico sbatterlo fuori, ma almeno confinarlo in un angolo buio. Se pensi di aver commesso un errore, devi farne tesoro e trasformarlo in un’occasione.
Tu sei forte, Mai. Tu puoi diventare anche più forte di me, hai capito?!»
 
Mi interrompo e la fisso intensamente. I suoi occhi sono sempre più luminosi. Più belli. Più vivi.
Riprendo a parlare: «Come ti dicevo, ho sicuramente commesso tanti sbagli nella mia vita. Ma sono anche sopravvissuta a due lunghe guerre e alla fine della mia linea temporale. Ho vissuto in tre mondi.
Se c’è una cosa che ho capito, è che i nostri errori sono anche le nostre più grandi occasioni.
Perché, vedi, certi periodi della nostra vita sono come delle canzoni. E, secondo me, una canzone è un’istantanea di stati d’animo. E quindi ti sorprenderai di come tutto può cambiare in un attimo.»
 
Fisso i suoi occhi e rivedo i miei.
Lo sguardo di chi è forte.
Di chi non molla niente.
Di chi ha dato il bentornato alla serenità ed è pronta ad andare a prendersi anche la felicità.
Gli occhi di chi vuole trasformare i propri errori nelle sue più grandi occasioni.
   
 
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