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Autore: The Custodian ofthe Doors    31/03/2018    1 recensioni
[Spin-off di "Una pista che scotta"]
Seduto sul divano dell'appartamento del suo amico, Simon pensa che quello sia il momento ideale per raccontare ai bambini il primo giorno in cui ha incontrato Alec e le circostanze in cui si sono conosciuti.
-
"...ed è così che ho conosciuto vostro padre."
-
L'antologia di un'amicizia che si è protratta nel tempo e che è nata forse in uno dei modi peggiori in cui poteva farlo, ma anche in uno dei più belli.
Certo, il modo ideale per poter raccontare a chi verrà storie epiche di zombie, mausolei, ninja e Slenderman eroici.
Il tutto alla Simon, ovviamente.
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alec Lightwood, Clarissa, Simon Lewis
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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how I met your dad.

 

 

Circa dieci anni prima.

 

Il portone della scuola era grande ed imponente, pareva uscito direttamente da un romanzo inglese, il lagno scuro e le borchie che lo decoravano sembravano emanare serietà e antichità.
Il Nephils College era la scuola più costosa e privata di New York, probabilmente di tutta la East Coast, forse nell'America, non che Simon fosse poi così esperto di scuole e istruzione, insomma, non andava certo a cercare la classifica delle scuole più in del suo Stato e neanche del mondo.
La prima si trova in Svizzera se a qualcuno potesse interessare.
Solo starsene lì davanti lo metteva in soggezione.
Per un folle istante temette che per entrare avrebbe dovuto spingere quell'enorme uscio e rendere noto a tutto l'istituto che lui e Clary, due poveri ragazzi usciti fuori da un banale liceo pubblico, si erano introdotti nella bella e antica struttura.
Maledisse mentalmente Izzy che lo aveva convinto che non ci sarebbero stati problemi, che potevano entrare liberamente ed aspettarli. Volse lo sguardo verso Clary e la vide intenta a scrutare il display del telefono dove spiccava luminosa la cartina assolutamente approssimativa che la loro amica aveva fatto per fargli trovare la palestra.

<< Al massimo poi seguite le indicazioni!>>

Seguire le indicazioni, certo, perché tutti i dannati licei del mondo avevano le indicazioni per trovare la palestra dove si allenavano le Cheerleader!
<< Perché ci siamo fatti convincere? >> chiese lamentoso.
<< Perché Izzy è molto persuasiva.>> borbottò la rossa cercando di girare il cellulare e capire quale fosse l'angolazione giusta.
<< E perché non possiamo aspettarli qui fuori?>> domandò ancora mentre un brivido lo scuoteva da capo a piedi.
Clary alzò un sopracciglio e lo guardò scettica. << Magari perché fa un freddo cane e ci stiamo congelando qui fuori?>>
<< Allora entriamo nell'atrio e aspettiamoli lì. Dai, gli mando un messaggio e gli dico di raggiungerci.>>
La ragazza sospirò e scosse la testa, quell'enorme massa di ricci rossi e crespi che le sbatteva sulla fronte e sulle guance piene.
<< Intanto entriamo, poi vediamo che fare, okay?>> e così dicendo salì le scale quasi marciando, neanche fosse in missione, e senza troppi problemi spinse la porta intagliata in una delle due gigantesche ante, lasciando che una lama di luce si mischiasse a quella fumosa e diffusa del pomeriggio grigio di New York.
<< Non te la tengo aperta per tutta la vita, Sim!>>
Simon si riscosse dai suo pensieri e fece le scale a due gradini l'uno, entrando anche lui nel caldo ed accogliente atrio.
Una sala ampia ma dai colori freddi, pareva che tutto lì dentro fosse fatto in pietra e le grandi colonne che sorreggevano il soffitto alto davano l'impressione di essere entrati in un mausoleo più che in una scuola.
Simon si guardò attorno con faccia spaesata, cercando di capacitarsi di qualcosa che neanche lui capiva.
Dopo la sala d'ingresso si aprivano tre corridoi, due laterali ed uno frontale, ed ognuno di questi ospitava una fila di armadietti grandi e spaziosi. Tipo che la metà di un'anta era il suo armadietto e che lui non ne avrebbe mai avuti due e che sembrava tutto appena uscito dalla fabbrica e non vissuto da epoche intere di adolescenti scalmanati.
Non c'erano scritte offensive o sconce, c'erano adesivi, quelli si, ma poche cose e discrete, quasi di classe, come se prima di essere applicate fosse servita l'autorizzazione di qualcuno.
Clary lo prese per una manica e se lo tirò dietro, avanzando a passo abbastanza sicuro verso il corridoio di sinistra, al cui angolo spuntava un cartello con una freccia nera ed una scritta a caratteri maiuscoli che recitava “ PALESTRA E CAMPI SPORTIVI”.
Oh, ma si, che bello, avevano anche i campi sportivi! Sì, come loro no, che avevano quel campo da basket risalente alla guerra di Secessione, con una grana talmente larga da poterci girare su l'atterraggio su Marte. Non che si stesse lamentando dei crateri in cui inciampava puntualmente e cadeva giù, ovviamente.
<< Muoviti Simon!>> la ragazza lo strattonò e continuò a camminare con aria più guardinga, probabilmente la paura di incontrare qualcuno che li avrebbe sgridati per la loro presenza nella scuola stava cominciando a nascere anche in lei.
La osservò da dietro, senza riuscire a non ammirare la sua figura piccola e dinamica, quella massa di ricci rossi che le rimbalzavano sulla schiena e la facevano sembrare un piccolo folletto dei boschi.
Quando faceva pena se trovava la sua migliore amica bellissima pur paragonandola ad un elfo?
La risposta era probabilmente “davvero tanto”, ma non c'era bisogno che si rispondesse da solo.
In effetti gli capitava spesso di farsi delle domande e darsi delle rispose. Oddio, più che delle risposte cominciava con monologhi infiniti sulla possibilità che la sua domanda fosse stupida e che fosse stato inutile porsela, su quando una persona normale sarebbe riuscita a risolvere una data situazione, perché che lui non fosse normale era abbastanza appurato, era un adolescente nerd in piena crisi ormonale e con una spiccata tendenza a parlare troppo e senza un filo logico, ma lui cosa poteva farci? Sì, si impegnava a fare le cose, non le faceva a cavolo, quindi anche i suoi discorsi erano impegnati e le sue paturnie e anche i-

<< Mi stai ascoltando?>>
Clary si era fermata al centro del corridoio, le mani sui fianchi e la testa reclinata verso una spalla. La sua espressione era tra l'infastidito e il divertito, probabilmente aveva di nuovo una faccia strana e la sua amica si stava facendo due risate alle sue spalle.
No, scorretto, lo guardava in faccia, quindi non poteva farsi due risate alle sue spalle.
<< Come?>> chiese molto intelligentemente.
<< Non mi stavi ascoltando. >> annuì come se si stesse congratulando per aver avuto ragione. << Ti si fonderà il cervello prima o poi, pensi troppo e sono sicura che lo fai nello stesso modo caotico in cui parli.>>
Simon incrociò le braccia al petto, il giaccone gli tirò leggermente sulle spalle e sui gomiti, non certo perché avesse troppi muscoli ma perché il suo zaino pesava davvero un bel po' quel giorno e gli bloccava la maggior parte dei movimenti.
<< Non parlo in modo caotico. E i miei pensieri sono ordinatissimi, come la mia camera. Okay, esempio sbagliato, la mia camera non è ordinata, ma lo sono i miei cassetti… più o meno, quando non passa mamma a metterci le mani dentro. Perché che a voi piaccia o meno quello che regna nella mia stanza è ordine, un ordine molto privato e personale che voi non capite ma in cui io vivo perfettamente- >>
<< Lo stai facendo anche ora!>> saltò lei ridendo. Poi si voltò e continuò a camminare. << Izzy ha detto che dovevamo aspettarla davanti alla palestra no? Che sarebbe uscita di lì.>>
Simon scosse la testa. << Non aveva detto che dovevamo trovare il suo armadietto?>>
<< Ti ha detto anche dov'è o eri troppo impegnato a fissarle le tette?>> ritorse la rossa guardandolo da oltre la spalla e sorridendo al suo imbarazzo.
<< Io non le guardo le tette!>> fece subito lui indignato, ignorando la risata dell'amica.
<< Si, si, come no. Questi armadietti sono in ordine alfabetico! Andiamo, chi diamine li mette in ordine alfabetico!?>> chiese cambiando completamente discorso.
Il ragazzo si sporse verso la fila di sinistra e osservò attentamente la schiera grigio argento dei ripiani. Effettivamente parevano esser stati messi tutti in ordine, ma dato che dal lato opposto ce ne erano altri probabilmente seguivano una scansione annuale.
<< La gente ricca a quanto pare… Oh! Qui c'è quello di Jace!>> richiamò la sua attenzione e Clary si avvicinò alla parete di destra.
L'anta incriminata, a dirla tutta, le ante incriminate, portavano la targhetta comune a tutti gli armadietti, un cartoncino bianco con il nome dell'alunno scritto in corsivo.
<< Jonathan Michael Lightwood.>> lesse Simon, poi sorrise, << Mi scordo sempre che si chiama come tuo fratello, ma la cosa ha senso, si dice che le ragazze ricerchino fidanzati che somiglino alla propria figura maschile di riferimento.>>
Clary gli mollò un pugno sul braccio e lui rise, massaggiandosi piano la parte.
<< Non mi piace Jace! E poi allora dovrebbe somigliare a Luke!>>
<< Ma io non ho mai detto che ti piace!>> si difese subito l'altro.
Probabilmente il loro battibeccare sarebbe andato avanti ancora a lungo, perlomeno finché non fossero arrivati i fratelli Lightwood, ma dei rumori provenienti proprio dalla direzione della palestra li fecero tacere.
Dall'angolo del corridoio sbucarono due ragazzi, all'incirca della loro età ma certamente non i loro amici. I due ci misero un po' a rendersi conto della loro presenza e li fissarono incuriositi.
Si diedero una sguardo d'intesa e poi si avvicinarono a loro.
<< Vi siete persi?>> cominciarono gentilmente.
Simon lanciò un'occhiata a Clary, il messaggio che arrivò alla rossa fu forte e chiaro “te lo avevo detto io che non potevamo girare per la scuola come ci pareva”.
Lei lo ignorò arrossendo leggermente e portando la sua attenzione sui nuovi arrivati.
<< No, grazie, stiamo solo aspettando degli amici.>>
<< L'orario delle lezioni è finito da un pezzo, se volevate beccare i vostri amici sareste dovuti arrivare prima.>> li informò l'altro, un ragazzo alto e di bell'aspetto e che a giudicare dalla collana d'oro che portava al collo doveva essere anche molto ricco.
<< S-si, si, lo sappiamo, infatti credo siano in palestra.>>
<< Oh, capisco, beh, dev'essere un po' strano per voi stare qui da soli, non siede della scuola vero?>> chiese il giovane sorridendo affabile e avvicinandosi a Clary, poggiò una mano sull'armadietto di Jace e si chinò verso di lei. << Mi sarei ricordato di una ragazza bella come te se ti avessi visto in giro.>>
Clary si ritrasse leggermente, le guance rosse d'imbarazzo, e cercò inconsciamente di avvicinarsi a Simon che invece fece un passo verso di lei.
<< No, non siamo di qui, giusta osservazione. Ma non preoccupatevi, questa scuola è così bella che non ci si sente in soggezione, per carità...>> proruppe lui in tensione.
I due ragazzi gli lanciarono uno sguardo disinteressato, come se non gli interessasse minimamente la sua opinione e tornarono a dedicarsi a Clary.
<< Magari potremmo farti fare il giro della scuola, è piena di storia e sicuramente ti piacerebbe. Come hai detto che ti chiami?>>
<< Non lo ha detto! No, non ci siamo ancora presentati.>> rispose ancora Simon per lei e il ragazzo lo guardò male.
<< Non stavo parlando con te, sfigato.>>
<< Ehi! Non chiamarlo così!>> con un moto di ritrovato coraggio Clary avanzò a fronteggiare i due che risero divertiti.
<< Oh oh, focosa la ragazza. Ma che fai con questo nerd? Una come te dovrebbe avere altri amici, mi offro volontario per fare conoscenza!>>
<< Ma lei non vuol fare conoscenza.>> sputò Simon, colpito dalla scia di forza dell'amica come lo era da una vita.
Certo non si aspettava che alla sua dimostrazione di coraggio avrebbe ricevuto uno spintone che lo avrebbe fatto volare a terra come poi successe.
<< Simon!>> Clary lo guardò scioccata e fece per raggiungerlo, quando uno dei due l'afferrò per la cinghia della borsa e la tirò indietro.
<< Fatti da parte ragazzina e lascia che lo sfigato se la veda da solo. Sarebbe un peccato rovinare un così bel visino.>>
Clary si girò di scatto a guardare sconcertata il ragazzo e poi si ributtò in avanti verso l'amico, venendo prontamente ripresa e riportata indietro.
L'altro intanto si avvicinò a passi lenti a Simon, sorridendo con una strafottenza che gli ricordò gli amabili primi periodi di Jace e che gli fece domandare se non fosse una prerogativa di tutti i ragazzi di quella scuola aver al faccia da stronzo e si maledisse, lasciandosi sfuggire un'imprecazione, quando si rese conto che la domanda l'aveva fatta ad alta voce.
<< Adesso vedremo chi ha la faccia da stronzo.>>
Simon vide perfettamente il tipo caricare il pugno, ma non lo sentì arrivare.
Ciò che sentì fu una voce a lui sconosciuta ma che in un qualche modo aveva un timbro vagamente famigliare, come se lo avesse già sentito da qualche parte.

<< Cosa succede?>>

Aprì gli occhi e volse la testa per poi imprecare ancora, ma silenziosamente.
Al centro del corridoio, uscito probabilmente da una delle porte che di tanto in tanto si intervallavano agli armadietti, se ne stava un ragazzo alto e magro, la pelle pallida come la morte, certo non aiutata dall'illuminazione fredda dell'ambiente; i capelli neri come inchiostro gli ricadevano scomposti davanti al volto, comprendo in parte gli occhi che, da quella distanza, a Simon parvero chiari ma non ben identificabili in un colore. Non come lo erano le occhiaie violacee che vi erano sotto almeno.
Era infagottato in una felpa nera, larga e rovinata sui polsini, pareva quasi logora, come se l'avesse indossata ogni singolo giorno per anni. Il fatto poi che fosse così grande che ci sarebbero potuti comodamente entrare anche lui e Clary non aiutava a mitigare l'aria da sfigato, nerd disadattato che lui ed il nuovo arrivato condividevano. Così come non aiutava lo zaino nero che gli pendeva dalle spalle ricurve ed il cumulo di libri che aveva tra le braccia.
Anche il ragazzo che torreggiava su di lui doveva aver fatto le sue stesse deduzione perché lo degnò a mala pena di un verso di scherno e gli fece cenno di andarsene.
<< Non sono affari tuoi.>> lo liquidò in fretta e Simon non gli avrebbe certo rimproverato nulla se quello si fosse girato e fosse scappato via alla velocità della luce. Pareva avere delle gambe molto lunghe, sebbene sembrassero quelle esili di un fenicottero sicuramente lo avrebbero portato lontano di lì di gran carriera.
<< Non ho chiesto questo, ma cosa stia succedendo.>>
La risposta del moro non se l'aspettava nessuno e questo fu chiaro dal modo in cui quei due deficienti- si Simon, ammirevole che tu li chiami con così tanto disprezzo nella tua testa ma che non abbia il coraggio di farlo a voce.- si voltarono ancora a guardarlo.
<< Non hai capito cosa ti ho appena detto, sfigato?>>
Cos'era? La loro denominazione standar per tutti quelli che non erano belli, fighi e ricchi come loro?
<< Evidentemente. Cosi come tu non hai capito cosa ti ho detto io.>> continuò quello tranquillo. << Cosa succede?>> ripeté ancora.
Posò lo sguardo su Simon ancora a terra e lo scrutò con attenzione. << Ti sei fatto male?>> gli domandò con fredda gentilezza.
Ebbe appena la forza di scuotere la testa. Che diamine stava facendo quello? Era così magro e mal ridotto che se quei due lo avessero preso avrebbero solo potuto ridurlo meglio di quanto non fosse ora. Perché stava insistendo a fare il paladino delle cause perse?
Oddio, non che lui o Clary lo fossero, insomma, lui poteva sopportarlo un pugno ma quei due non dovevano neanche azzardarsi a toccare Clary.
<< Senti bello, vattene prima che ti stenda come ho fatto con questo qui.>> lo minacciò il ragazzo. L'altro lo ignorò e posò lo sguardo su Clary.
<< Tu stai bene invece?>>
<< Certo che sta bene!>> fece quello infastidito dall'esser stato palesemente ignorato.
<< Non stavo parlando con te, grazie. >> gli rispose quella sottospecie di zombie ambulante, facendogli anche un cenno con la testa. << Credo che tu le stia dando fastidio.>> continuò rivolto al secondo ragazzo che lo fissò sconcertato e un po' confuso, forse cercando di ricordare dove avesse già visto il giovane.
Il primo però non pareva minimamente confuso ma solo più arrabbiato ogni minuto che passava.
Superò Simon e si avvicinò allo zombie dandogli uno spintone sulla spalla.
<< Forse non ti è chiaro che devi toglierti dalla palle o ti prendo a pugni.>>
<< La violenza non è tollerata in questa scuola. >> parlò lui come un automa. << La ragazza non sembra apprezzare molto le vostre attenzioni.>>
<< Beh, non me ne fotte niente di quello che ti pare.>> gli diede una forte manata sui libri e glieli fece cadere tutti a terra senza riuscire ad ottenere comunque nessuna reazione se non un semplice accigliarsi da parte dell'altro.
<< Sono libri della scuola, dovresti stare attento a non rovinarli, potrebbero servirti un giorno.>> poi si rivolse al compagno di scuola. << Potresti lasciarla andare? Non mi pare carino tenere così una ragazza.>>
Quello davanti a lui si arrabbiò ancora di più: che aveva che non andava quello sfigato davanti a lui? Era uno di quei tipi con quella malattia strana che non percepiscono il pericolo?
<< Ehi, coglione, >> gli diede un'altra spinta. << forse non mi sono ben spiegato,>> e gliene diede un'altra, << ma o ti togli dal cazzo, >> un'altra, << o ti faccio il culo.>>
<< Sei stato chiarissimo, forse non lo sono stato io: smettila di importunare il ragazzo e tu-  >> alzò la voce solo per farsi sentire meglio dal terzo << lascia la ragazza.>> Guardò l'avversario dritto negli occhi << Così è più chiaro o continui a non arrivarci?>>
Simon non riusciva a distogliere lo sguardo, anche se sapeva perfettamente che si sarebbe sognato per le notti a venire il sangue che sarebbe uscito dal naso al moro quando quel figlio di papà lo avrebbe preso a pugni.
Si mosse mettendosi in ginocchio e protendendo una mano in avanti, cercando di afferrare l'aggressore prima che compisse il ragazzo e-
<< Figlio di puttana!>> Il ragazzo caricò il pugno e lo sferrò dritto verso il volto pallido e quasi malaticcio dell'altro senza però riuscire a colpirlo.
Lo zombie, che poi tanto zombie non era, gli afferrò saldamente il polso stringendolo nella morsa di pollice ed indice a con un movimento fluido del braccio fece girare il bullo su se stesso, torcendogli la mano e spingendolo verso il pavimento. Lo costrinse in ginocchio e gli girò ancora di più la mano, sino a portarla tra le sue scapole.
<< Per prima cosa, non permetterti di dare della puttana a mia madre, non è minimamente educato e non ti conviene. Secondo, evita di fare il gradasso con persone che non conosci o che reputi più deboli di te. Mi hai fatto cadere i libri e se si sono rovinati dovrò sentirmi io la predica della bibliotecaria. Terzo, lascia stare i ragazzi. Sono stato chiaro?>>
Con una spinta lo spedì di faccia sul pavimento e si raddrizzò con disinvoltura.
Ora che era più vicino e che torreggiava su di lui, Simon si rese conto che quel ragazzo non era solo alto, era un vero gigante e che forse anche solo la sua altezza giovava alla sua forza.
Il tipo che reggeva Clary mollò di colpo la cinghia della tracolla e si avvicinò di corsa all'amico per tirarlo su e portarlo lontano dal moro, che in quella sequenza d'azioni da ninja aveva riconosciuto, avendo anche il tempo di pentirsi di aver incrociato proprio lui.
Se ne andarono senza proferir parola ed il giovane si voltò raccogliendo i suoi libri come se nulla fosse successo.
Clary si avvicinò a Simon ponendogli una mano sulla spalla e chiedendogli silenziosamente se stesse bene. Il ragazzo annuì e poi si voltò verso il loro salvatore, sbrigandosi ad aiutarlo almeno a raccogliere i volumi caduti a terra e controllare che fossero sani.
<< Grazie.>> gli disse impacciato, alzando il volto e trovandosi ad una trentina di centimetri di distanza dall'altro.
Quando anche quello alzò lo sguardo Simon trattenne il fiato: non erano semplicemente chiari, gli occhi di quel ragazzo erano di un blu sconvolgente, così bello che non si stupì nel trovare Clary a fissarlo a sua volta rossa in volto e a bocca socchiusa.
<< Non c'è di che. State bene?>> gli chiese con lo stesso tono pacato e piatto con cui aveva parlato ai compagni di scuola.
Simon e Clary si sbrigarono ad annuire ed il giovane si alzò, spostandosi verso il lato sinistro del corridoio e aprendo uno degli innumerevoli armadietti.
I due amici si scambiarono uno sguardo, senza sapere cosa fare o cosa dire in quel momento e lasciando che un silenzio imbarazzante e denso si espandesse tra di loro.
Il moro continuò a mettere in ordine le use cose, richiuse l'armadietto, si voltò verso di loro facendogli un cenno con il capo e poi si avviò nella stessa direzione da cui era venuto.
Rimasti a fissarlo come due imbecilli i ragazzi si riscossero solo quando una voce conosciuta e acuta li chiamò dalle loro spalle.
Izzy, avanzava quasi saltellando verso di loro, la divisa di cheerleader che la faceva sembrare una di quelle classiche adolescenti bellissime ed impossibili dei film, sensazione accentuata dalla presenza di Jace che la seguiva baldanzoso con il suo bomber della squadra di rugby della scuola lasciato aperto ad intravedere la maglia aderente che portava.
Simon si chiese distrattamente come potessero andarsene in giro così leggeri, soprattutto Izzy a gambe nude, con quel freddo cane.
Il volto stupendo e perfetto della ragazza si illuminò di un sorriso cangiante mentre il suo sguardo si spostava oltre di loro, focalizzandosi sulla figura cupa e allungata del tipo che li aveva salvati. Simon ebbe il tempo di paragonarlo ad uno Slenderman che si stagliava contro le luci della scuola, aprendo la bocca per dire ai suoi amici ciò che aveva fatto per loro, quando la voce di Jace batté sul tempo Isabelle gridando un forte e palesemente felice :

<< ALEC!>>

Lo zombie si fermò sui suoi passi e si volse verso di loro, lasciando Simon e Clary a bocca aperta quando si scostò i capelli dalla fronte e regalò un sorriso ai fratelli Lightwood.
Beh, Simon non sapeva se poteva proprio definirlo un sorriso: le sue labbra si tesero in una linea impacciata e timida, mentre l'angolo sinistro si alzava leggermente verso l'altro e come per compensare il movimento quello destro d'abbassava.
Eppure, malgrado fosse storto e non del tutto sicuro, quella sottospecie di sorriso illuminò il volto del giovane, che alzò anche una mano per far cenno ai due arrivati.
<< Vieni qui, non scappare!>> gli disse Izzy superando gli amici e fiondandosi verso di lui.
<< Ho da fare Iz, devo studiare.>> provò a placare l'esuberanza della ragazza posandogli con delicatezza una mano sulla testa e lasciandovi una carezza morbida.
Probabilmente non sapeva quanto Izzy potesse essere insistente e Simon si dispiacque che dopo averli tolti da una situazione estremamente spiacevole, Slenderman, lo zombi o come lo aveva chiamato la mora, Alec, fosse costretto anche a farsi sballottare in giro da lei.
<< Solo cinque minuti! Dai, devo presentarti i ragazzi, ti abbiamo parlato di loro ma non li hai mai conosciuti!>>
Con il suo bel sorriso stampato in volto Isabelle prese la mano pallida dell'altro e lo trascinò indietro, sino a riportarlo davanti a Clary e Simon che rimasero ulteriormente a bocca aperta quando Jace si sporse in avanti per stringerlo in un abbraccio tutto pacche.
La confusione s'impossessò si Simon, aggrottò le sopracciglia e guardò Clary in cerca di spiegazioni. Lei si strinse nelle spalle e Simon alzò gli occhi al cielo, trovandosi inevitabilmente nel riabbassarli e a fissare l'armadietto in cui il ragazzo aveva posato le sue cose.
Si congelò sul posto.

Alexander Gideon Lightwood.”

<< Ragazzi, lui è Alec, nostro fratello maggiore!>>
Jace diede un'ennesima pacca sulla spalla al moro e Simon si domandò come uno così magro potesse sopportare tutti quei colpi e non venir lanciato in avanti ogni volta che la mano del biondo si abbatteva su di lui.
Alec si sforzò di sorridere, piegando ancora in quella posa storta le labbra e facendo loro un cenno con la testa.
<< Lei è Clary e il nerd qui è Simon.>>
<< Ehi!>>
<< Clary Fray? È la figlioccia di Lucian?>> domandò con tono di voce basso e baritonale.
Clary arrossì leggermente sotto lo sguardo blu del giovane ed annuì. Si bloccò di colpo e lo fissò a bocca aperta, alzando appena la mano per indicarlo.
<< Aspetta, io ti ho già visto...al matrimonio di mia madre!>> eruppe felice di aver collegato gli eventi, per poi ricordare qualcosa e arrossire ancora di più.
<< Perché di lui ti ricordi e di me no?>> chiese Jace assottigliando lo sguardo con fare indagatorio, pur conoscendo perfettamente la risposta.
La ragazza si schiarì la voce e poi allungò la mano verso Alec, ignorando la domanda del fratello.
<< Comunque si, Clary Fray, piacere di conoscerti. O di rivederti, non so.>> fece timidamente.
L'altro le strinse la mano e poi la porse a Simon che si riscosse dalla sua trance e si sbrigò ad afferrarla.
<< Simon Lewis, piacere. I ragazzi ci hanno parlato tanto di te. Beh, non so se quello che ci hanno raccontato ti piacerebbe, non che abbiano mai detto nulla di male eh, solo un po' di cose che per qualcuno potrebbero essere imbarazzanti. Ma non hanno mai detto cose davvero imbarazzanti! Insomma, tu sei un tipo forte quindi neanche ti daranno fastidio certe cose, magari sono solo io che mi faccio prendere dalla vergogna per- >>
<< Lewis?>> domandò di punto in bianco il maggiore.
<< Si?>>
<< Ti hanno mia detto che straparli?>>
Simon boccheggiò in cerca di una risposta mentre i suoi amici scoppiavano a ridere di cuore e Alec alzava le sopracciglia come se non avesse capito cosa ci fosse di divertente nella sua domanda.
A Simon piacque: era uno che se ti chiedeva una cosa lo faceva seriamente, o almeno pareva così. Di certo gli dava l'impressione di una persona educata e tranquilla, oltre che di un ninja che poteva metterti al tappeto con due dita.
Senza rendersene conto sfoderò il sorriso più ampio del suo repertorio e diede un'altra scrollata alle loro mani strette.
<< Si, me lo dicono in molti. Ma ho anche dei difetti sa!>>
Alec lo guardò per un attimo senza dir nulla, poi sospirò con lo stesso fare sconsolato che Simon avrebbe imparato a riconoscere come il suo modo più delicato di ridere ad una battuta, uno dei modi più rilassati e privati, famigliari.
<< Spero che tu non ne abbia di simili ai tuoi pregi allora.>>
Il sorriso di Simon esplose nella stessa risata che contagiò in breve tutti quanti.


Quel giorno, certo, nessuno di loro poteva sospettare che sarebbe nata un'amicizia tanto particolare quando solida.

 

 

Presente.
 

<< … ed è così che ho conosciuto vostro padre.>>
Simon terminò il racconto soddisfatto del proprio lavoro, poggiandosi con le spalle contro i cuscini del vecchio divano di Alec ed osservando compiaciuto quei due paia d'occhi che lo fissavano con fare attento, verdi come quelli di Magnus e azzurri come quelli di Alec.
Il silenzio che gli giunse in risposta lo fece immusonire.
<< Certo che potreste anche dimostrarmi un po' di entusiasmo, era un racconto avvincente!>>
Passi lenti e cadenzati annunciarono l'arrivo di Magnus, che batté pigramente le mani.
<< Oh, lo era Sammy, non ti preoccupare, io ho apprezzato tantissimo scoprire questo lato del mio dolce fiorellino, ma temo che tu ti sia rivolto al pubblico sbagliato. I bambini non hanno colto l'emozione del ricordo.>>
Si avvicinò al divano e si poggiò alla spalliera, allungando una mano per carezzare la testolina chiara del più piccolo, che si lasciò coccolare felice.
<< Ma ho raccontato loro una storia fantastica!>> protestò Simon.
<< Lo è, ma vedi, Church si reputa il coinquilino di Alexander, quindi si è sentito insultato dal fatto che tu gli abbia dato del “figlio”. Presidente ha apprezzato la storia sul suo novo papà, come me, e per giunta li hai distratti abbastanza da non farli litigare.>> Sorrise affabile allungando la mano per grattare anche Church, ma lui lo schivò e saltò giù dal divano, zampettando in cucina e fermandosi solo il necessario per farsi fare una carezza da Alec e poi defilarsi.
<< Antipatico. >> sbuffò l'asiatico. << Comunque! Il parchettista ha appena chiamato, ha finito di posare il pavimento e ora io e Presidente Miao possiamo tornare a casa, che ne dici tesorino, sei felice di tornare a casetta?>> domandò tutto zuccheroso verso il felino che miagolò, fece un po' di fusa e poi puntò il muso verso Alec, alzando una zampa quasi stesse cercando di chiamarlo e farsi coccolare anche da lui.
<< Bene, ne sono felice. Io e Church non vedevamo l'ora. Sappi che non vi vogliamo mai più in casa nostra.>> Alec si sedette sul divano e Miao gli salì subito in braccio.
<< Presidente, non vorrei dirti niente, ma ci ha appena dato il benservito, io non gli farei tutte quelle moine.>>
E per buona misura il gatto cominciò a fare le fusa ancora più forte.
Alec abbozzò un sorriso e passò la mano sulla schiena del felino, coprendola in un colpo solo. << Mi vuole bene anche se dico così, vero Miao?>>
Il miagolio acuto di quella palla di pelo fece storcere il naso a Magnus.
<< Traditore. Tu, Presidente, che ti fai coccolare e fai il cascamorto anche se Alexander ci parla male e tu, Fiorellino, che prima ti dici disponibile ad ospitarci e poi ritratti tutto.>>
<< Ero disponibile finché non ho visto quanto tu possa essere ancora più dispotico di quanto non lo sia stato nella casa sicura e quando Presidente ha cominciato a soffiare contro Church, che di solito è tranquillo e non da mai problemi. Siete entrambi supponenti, viziati e gelosi. Church vuole i suoi spazzi, non puoi invadergli casa e pretendere di essere trattato come un re.>> Disse tranquillo Alec alzando le spalle .
Magnus fece per replicare ma lo sbuffo infastidito di Simon attirò la loro attenzione.
<< Resta il fatto che non avete apprezzato abbastanza il mio racconto.>> fece offeso.
<< Ma io lo ricordo, non ho bisogno di sentirmelo raccontare di nuovo.>> si accigliò.
Magnus fece un cenno con la mano. << Voleva dire che non abbiamo compreso al meglio il suo estro artistico, mon Ange.>>
<< Esatto! Mi avete rovinato tutto il finale!>>
Alec li guardò con un sopracciglio alzato, prima l'uno e poi l'altro. Si diede una debole spinta con le braccia e si rialzò, tornando in cucina dove il suo gatto si era sdraiato sul piano, conscio che Presidente non sarebbe mai arrivato lì sopra perché troppo piccolo.
<< Tranquillo, non potrà mai esserlo come è stata rovinata l'intera serie dal finale.>>
Magnus e Simon si guardarono per un secondo, poi annuirono.
<< Vero.>>
<< Già, ma se non avreste detto niente avrei potuto proseguire e raccontare la storia di come avevo conosciuto Magnus.>>
<< Ma Presidente la sa.>> gli fece notare lui.
<< Ma Church no.>>
<< Magnus, rassegnati, Church non ti vedrà mai come un padre!>> gli gridò Alec dalla cucina.
L'uomo si imbronciò e incrociò le braccia al petto. << Prima o poi lo dovrà accettare!>>
Il miagolio minaccioso che arrivò dalla sala affianco in perfetto sincrono con il grugnito di Alec fece ridere gli amici.
 

Dopotutto, anche se la sua storia non era stata apprezzata al meglio per quella volta, avrebbe sempre potuto riraccontarla un giorno.
Simon lanciò uno sguardo a Magnus e poi uno nella direzione di Alec.
Magari l'avrebbe raccontata davvero ai loro figli.
Sorrise soddisfatto e si sistemò meglio sul divano.

 

 

<< Mags? Ti ho mai raccontato di quella volta che Alec legò e chiuse Clary nel portabagagli della macchina?>>















 

Salve gente!
Questa storia è uno spin-off della long Una pista che scotta”, che può anche non esser letta, o almeno ci si capisce comunque un bel po'.
Per chi ha letto la storia originale, questo episodio si ricollega al ricordo di Simon nel capitolo II, quando pensa a come abbia conosciuto Alec e a come sia diventato nel corso del tempo. Uno spaccato della vita dei “buoni” e del modo in cui il gruppo si è formato in pratica.
Attualmente, con questa storia, gli spin off sono terminati. Se ci sono ancora dei punti da chiarire della long o delle mini long, delle OS che ne sono seguite, son disponibile a rimediare a queste mancanze, o anche a raccontare qualcosa che abbiate trovato interessante ma che non ho trattato. Voi proponete, ho ricevuto così tanti feedback positivi per questa storia, che sinceramente non mi aspettavo, che esaudire qualche desiderio non mi spiace affatto, se ce ne sono.
Per ora passo e chiudo.
Yo.

 

   
 
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