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Autore: Il corsaro nero    02/04/2018    0 recensioni
A volte, quando pensiamo di aver perso per sempre una persona amata, possiamo trovare, all'ultimo momento, un dono unico, speciale e insostituibile...
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Orube
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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IL DONO DELL'AMORE


Il sole stava tramontando e il cielo stava diventando rosso.

Presto, il buio avrebbe coperto ogni cosa in quel mondo.

Tuttavia, in una piccola radura vicino ad un immenso lago dai colori scuri vicino a un grande bosco, vi erano due figure che ignoravano completamente il fatto.

Una donna dai capelli neri a caschetto e dagli occhi d'ambra stava combattendo con una katana di legno contro un bambino dai lisci capelli biondi lunghi fino alle spalle e dagli occhi d'ambra.

Entrambi indossavano un kimono rosso.

Tentando di parare l'ennesimo attacco della donna, il piccolo scivolò e cadde per terra.

Rialzati subito.” gli ordinò la donna “Sei un guerriero. I guerrieri si rialzano sempre. Ricordati: se cadi sette volte, otto volte ti rialzerai.”

Le stesse parole di Luba, la sua maestra.

Nonostante fossero passati tanti anni dalla sua morte, il ricordo di lei e della sua morte non smettono mai di perseguitarla, assieme agli altri fantasmi del suo passato.

Il piccolo si rialzò, dicendosi per darsi forza: “Sono un guerriero. Sono un guerriero.”

Si rimise subito in posizione e il combattimento tra i due proseguì senza sosta.

Ad un tratto, la spada del bambino si spezzò ma il piccolo, per nulla scoraggiato, continuò ad attaccarla.

Molto bene.” constatò, compiaciuta la donna, e il bambino rispose: “Me lo dici sempre: -Se la spada si spezza, usa le mani.-” “E se non puoi usare le mani?” domandò lei, prendendolo per le mani, bloccandolo.

Serviti delle gambe.” rispose prontamente, tentando di colpirla con una gamba.

La donna lo parò prontamente con il braccio libero.

Lasciò andare il ragazzino che continuò ad attaccarla con braccia e gambe.

Sfortunatamente, la donna aveva più esperienza di lui e, approfittando, di un suo punto debole, lo atterrò con un gioco di gambe.

Le tue aperture sono troppo evidenti. Dovremo lavorare ancora.” dichiarò la donna, poi disse: “Comunque, per oggi basta così. Si sta facendo buio. Torniamo a casa.” “D'accordo, mamma.” annuì il bambino, raggiungendola e prendendola per una mano.

Lei sorrise.

Un'altra madre di Basiliade, al posto suo, avrebbe allontanato il figlio, in quanto, per renderlo un vero guerriero, bisognava evitargli qualunque tipo di amore possibile.

I terrestri l'avevano così tanto cambiata...

Finalmente, madre e figlio arrivarono alla loro capanna, nel bel mezzo del bosco.

Mentre io cucino, va a farti un bagno. Sei tutto sudato.” gli disse mentre apriva un armadio e gli passava un kimono bianco.

Va bene, mamma.” disse il piccolo mentre correva nel laghetto d'acqua calda dietro alla casa.

Prima di cucinare, anche la donna si cambiò d'abito.

Mentre lo faceva pensò a suo figlio.

Più il tempo passava, più gli ricordava sempre di più lui...

Dopo un po', il piccolo fece capolino da dietro la porta e, vedendo l'arrosto che sua madre aveva portato in tavola, esultò: “Gnuzal!”

Il piccolo si fiondò a sedersi e cominciò a mangiarlo.

Tra tutti i piatti succulenti che la sua mamma gli preparava... quello era di sicuro il suo preferito.

Una volta che ebbero finito di mangiare, il ragazzino prese un libro e cominciò a leggerlo.

La donna l'osservò varie volte.

Ecco un'altra cosa che, oltre all'aspetto fisico, ad eccezione degli occhi, quelli erano suoi, aveva ereditato da suo padre.

Lei, quando aveva la sua età, odiava gli studi e la lettura, in quanto preferiva allenarsi per rendere fiero suo padre, mentre il padre di suo figlio, l'uomo che aveva tanto amato nella sua vita, adorava i libri, non a caso aveva aperto una libreria sulla terra.

Mamma...” domandò, ad un tratto, il bambino “Era bella Kandrakar?”

Lei si avvicinò al figlio e sedendosi di fianco a lui disse: “Sì... l'armonia e la pace creavano un effetto magico... quando eri lì, ti sentivi in pace con te stesso.” “E la terra?” “La terra era mille volte un caos. La gente viaggiava su strani animali di metalli e quando c'erano gli ingorghi tutti a urlare parole senza senso come: -Ma chi ti ha dato la patente?-” “Cos'è la patente, mamma?” “Una strana cosa di carta che accertava che tu potevi viaggiare su quegli strani animali.” “Perché? Mi sembra una cosa così stupida...” “Gli umani adoravano le cose stupide. Pensa che per ottenere qualcosa non la barattavi dovevi dargli degli strani fogli di carta dai mille colori chiamati -soldi-.” “Però a te piaceva la terra, mamma. Sennò non saresti rimasta lì quando l'Oracolo ti ha chiesto se volevi restarci.”

Lei guardò il figlio.

Era vero.

La terra, per certi versi, le era piaciuta per questo aveva deciso di restare.

Non sapendo che quella decisione avrebbe portato a grandi cambiamenti nel suo essere.

Accarezzò la testolina bionda del figlio, guardando la luna piena nel cielo.

Mamma...” domandò, ancora una volta, il bambino “Mi parli di papà?”

Lei sospirò.

In cuor suo, sapeva che prima o poi il piccolo si sarebbe fatto delle domande su suo padre... ma, per la sua anima, era ancora troppo presto per parlarne.

Tuttavia, cominciò: “Lo incontrai per la prima volta sulla terra. Lui non apparteneva a quel pianeta, proprio come me. Era lì per un cammino di redenzione. In passato, il tuo papà era un nemico dell'Oracolo ma tuttavia, a differenza di altri cattivi, possedeva del buono che solo io e l'Oracolo vedemmo. Me ne accorsi quando lo vidi per la prima volta. Il suo sguardo era molto triste e solo... così capì che in lui c'era del buono e decisi di aiutarlo nel suo cammino. Inoltre, lui era solo, in un pianeta sconosciuto... solo io potevo capire cosa stesse davvero provando. Cominciai ad avvicinarmi a lui e, senza che me ne accorgessi, m'innamorai... solo che... non riuscì a confessargli quello che provavo.” “Perché?” “Perché ho avuto paura... paura dell'amore.” confessò.

Era vero.

Era stata così orgogliosa e spaventata dall'amore che non gli aveva detto niente... e sarebbe stata per sempre la cosa che avrebbe sempre rimpianto.

Avevano avuto solo un rapporto, con la scusa di voler passare la noia di una notte, quando le Witch erano andate alle terme per cercare la pietra del fuoco.

Era stato così bello, così indimenticabile...

Ricordava ancora le parole che gli aveva sussurrato il mattino seguente, credendola addormentata: “Ti amo...”

Avrebbe tanto voluto baciarlo e dirgli che anche lei lo amava... ma la paura e l'orgoglio erano stati più forti ed era rimasta immobile.

Nonostante fossero stati ancora varie volte vicini, i loro rapporti erano rimasti abbastanza freddi e ostili, come se fra loro non fosse successo niente di speciale.

Poi lui era morto per salvarla e lei non aveva mai potuto confessargli ciò che davvero provava per lui.

Così, aveva lasciato la terra, per riflettere sul suo destino.

Era stato allora che aveva scoperto che in quella notte di passione era rimasta incinta del loro bambino...

Un piccolo ma speciale dono che le aveva fatto l'amore...

Sentì un piccolo sbadiglio e, guardando in giù, vide il suo bambino strofinarsi gli occhi e sussurrare: “Mamma... come si chiamava papà?”

La donna rimase in silenzio un attimo prima di rispondere: “Aveva il tuo stesso nome, Cedric.”

Sentendo la risposta della madre, il piccolo Cedric sorrise e chiuse gli occhi, addormentandosi di fianco alla madre.

La donna, senza smettere di sorridere, guardò il cielo notturno, rischiarato dalla luna, e, per un attimo, gli parve di vedere, la sagoma del suo amato Cedric.

   
 
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