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Autore: KiarettaScrittrice92    03/04/2018    2 recensioni
Quindici giorni, quindici capitoli.
L'estate che separa i giorni di Collége e di Papillon, appena passati, da quelli del liceo e della nuova vita, almeno per alcuni dei nostri eroi.
Cosa accadrà in questo breve squarcio d'estate?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Altri, Alya, Lila, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Makohon Saga'
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27 Giugno
 

Marinette stava osservando il suo nuovo bracciale con una certa ammirazione, come se tutto il sole che, di nuovo, mancava fuori, fosse stato racchiuso nei suoi occhi blu, dandole quella luce stupenda.
«Allora, che facciamo? Perché fare un’altra volta il gioco della bottiglia, mi rifiuto, sappiatelo.» fece Tian, sedendosi in uno dei divanetti e venendo subito affiancato da Angelie, che si poggiò comodamente sul suo petto.
«Come se il mio obbligo non fosse servito a nulla, vero?» fece Adrien, avvicinandosi al gruppo con le mani in tasca.
«Siamo solo amici, Adrien.» gli rispose subito la corvina, non muovendosi dalla sua posizione, mentre lui le avvolgeva un braccio attorno alle spalle.
«Sì certo, raccontatelo a qualcun altro.» li rimbeccò il biondo, sedendosi poi di fianco a Marinette.
«Ciao splendore…» fece rivolgendosi a lei e facendole voltare lo sguardo dal suo nuovo regalo, per fissarlo su di lui e poi stamparle un piccolo bacio sulle labbra.
«Ciao ragazzo perfetto.» rispose lei con un sorriso.
«Bah, sul perfetto avrei i miei dubbi.» brontolò Lila, sedendosi anche lei, assieme a Nathaniel.
«Mio figlio è perfetto! – intervenne la donna bionda entrando con due vassoi per la merenda, seguita dal marito che portava due caraffe piene di succhi di frutta – Certo, forse è un po’ troppo esibizionista e sfrontato, tutte qualità che ha preso da me ovviamente, ma sono sicura di averlo fatto perfetto.» concluse, poggiando tutto sul tavolino al centro.
«Come se io non esistessi…» commentò l’uomo dietro di lei, per poi poggiare anche lui ciò che gli occupava le mani, sul tavolo.
«Beh l’ho partorito io, mica tu.»
«Perché ho paura che questa discussione stia diventando tutt’un tratto imbarazzante?» domandò ironicamente, ma forse nemmeno troppo, Adrien, allungando una mano su una patatina.
«Ehi, giù quelle tue manacce da essere umano, quelle sono mie!» gridò il kwami dell’ape, schizzando fuori dalla camicetta di Jinnifer e colpendolo sul dorso di essa.
«Adiamo Spott, ce ne sono un sacco, non cominciare.» lo rimproverò la sua portatrice.
«E poi ne ho un altro sacchetto enorme in cucina.» intervenne Monique, facendo l’occhiolino al kwami.
«Allora? Che facciamo?» domandò di nuovo Tian quando furono tutti seduti.
«Io… – cominciò Marinette, per poi mordersi le labbra, indecisa se continuare a parlare o no – Io vorrei sapere di più sul vostro passato…» disse, a mezza voce, rivolgendosi a Tikki che, come tutti gli altri kwami si era tuffata nel buffet, e ora stava sgranocchiando tranquilla un biscotto al cioccolato.
«Effettivamente non dispiacerebbe nemmeno a me. – intervenne Lila – Insomma per ora sappiamo che Makohon vi ha creati in Tibet, che una volta Penn ha baciato Tikki e Plagg si è arrabbiato, che Holly ha una cotta per Plagg e che l’ultima volta che vi siete visti tutti quanti è stato nel sessantotto… se non ricordo male…»
«Marinette ed io sappiamo anche un’altra cosa…» fece Adrien, mentre sul suo volto si estendeva un sorriso, più che malizioso.
«Ah sì? Cosa?» domandò la ragazza, aggrottando le sopracciglia nel tentativo di ricordare di che stesse parlando.
«Sappiamo che due ex portatori del gatto e della coccinella, stavano spesso tra le lenzuola…» sorrise lui, mentre la ragazza assumeva un colore rosso acceso.
«Sai non credo che Marinette volesse parlare di cosa facevano a letto i vostri predecessori.» lo rimproverò la madre.
«Comunque è vero... Juliette e Arno passavano tanto, ma tanto tempo a...»
«Plagg, potremmo evitare di parlare di quel periodo per favore?» lo bloccò la piccola compagna rossa.
«Ok, scusate… Cambiamo discorso.» fece il biondo abbassando lo sguardo e intrecciando le dita della sua mano con quelle della fidanzata di fianco a lui.
«Cosa vorreste sapere di preciso?» continuò poi Tikki, d’improvviso, dopo quel piccolo ammonimento, sembrava di nuovo contenta di parlarne con loro.
Marinette la guardò dubbiosa: sapeva bene che nel passato della sua piccola amica c’erano delle ferite che, magari, le avrebbe fatto male riaprire, lo sapeva bene, eppure l’esserino rosso stava affrontando la cosa con molta tranquillità.
«Per esempio siete stati attivati sempre tutti, oppure no?» domandò Lila.
«No no… Quelli che si sono attivati sempre, sono stati Tikki e Plagg, credo...» commentò Nooroo.
«Per ovvie ragioni, immagino. Insomma i miraculous del gatto e della coccinella sono i più potenti.» disse Angelie.
«Beh, non è vero… In fin dei conti Penn è stato attivato in un momento che eravamo tutti inattivi.» fece Tikki.
«Più di una, io e Holly siamo stati attivi in Scozia, contro Lochness. – cominciò il kwami del pavone – Ma ovviamente il periodo più lungo dove erano inattivi tutti è stato negli ultimi anni.»
«Intendi quando eri con mia madre?»
«Effettivamente credo il maestro Fu avesse ancora tutti i miraculous, la prima volta che mi dette quello del pavone e il libro.» commentò pensierosa la donna, storcendo le labbra nel tentativo di ricordare.
«Una cosa che mi sono sempre chiesta, signor Agreste lei come ha preso il miraculous della farfalla?» domandò Marinette, rivolgendosi all’uomo, che si aggiustò nervoso gli occhiali rossi sul naso.
«Beh…»
«Glielo diedi io… Speravo di partire con lui durante il secondo viaggio in Tibet, ma poi nacque questa piccola peste e saltò tutto.» intervenne, nuovamente Monique, scompigliando i capelli al figlio.
«Avrete visitato un sacco di luoghi e altrettante epoche storiche diverse.» commentò Angelie, tornando al discorso precedente.
«Credo che l’avventura che ho preferito di più in assoluto sia stata in Scandinavia.» disse Penn, buttandosi in bocca tre piselli uno dietro l’altro.
«Scandinavia?» domandò incuriosito il suo portatore.
«Oh andiamo, i vichinghi sono rozzi... Vuoi mettere quando siamo stati i miraculous dei migliori gladiatori della Roma antica?» intervenne invece il kwami dell’ape.
«Io sono stata bene durante i periodo Sengoku.» fece Holly, mangiando un chicco d’uva.
«L’unico periodo in cui non ci siamo dovuti nascondere...» sospirò entusiasta Tikki.
«Sul serio? Come... Com’è possibile?» domandò Jinnifer interessandosi improvvisamente all’argomento e sorseggiando un lungo sorso di succo all’arancia.
«Gli yokai.» rispose il suo kwami.
«I cosa?» chiese confuso Adrien.
«Gli yokai sono i demoni giapponesi, o meglio i demoni benigni.» lo illuminò Nathaniel, anche se ancora non aveva capito nemmeno lui con esattezza cosa intendessero i kwami.
«Un momento, volete forse dirmi che nel periodo Sengoku esistevano davvero i demoni?»
«Non proprio Lila... Insomma come ha detto Nathaniel gli yokai e le yasha non sono veri e propri demoni, o meglio a quel tempo si credeva fossero così, ma erano semplicemente entità, spiriti come noi, nati dalla natura.» spiegò Tikki.
«Credevo che a voi vi avesse creati Makohon.» questa volta era stata Monique Agreste a intervenire.
«Ed è così. – disse il kwami della tartaruga, lasciando la sua foglia di lattuga e alzando i suoi occhi gialli sulla donna – Però noi non siamo certo gli unici spiriti. Solo noi sette, grazie o per colpa di Makohon siamo nati in questo modo e siamo diventati armi, legati indissolubilmente ai Miraculous e impossibilitati a separarci da essi. Ma capita, alcune rare volte, che le essenze e le anime di ciò che ci circonda si fondano con la vita. È in quel momento che nascono quelli che in Giappone chiamavano yokai.»
«È incredibile...» disse, quasi in un sussurro, Angelie.
«Ehi, ragazzi... È uscito il sole!» esclamò Tian, che era rimasto in silenzio ad ascoltare, attento a tutto ciò che veniva detto, ma per una volta per niente intenzionato a parlare.
Si voltarono tutti verso la grossa finestra che si affacciava su un lato del giardino di Chateau du Mesnil Geoffroy.
«Ma quello è un’arcobaleno!» disse Marinette, alzandosi di colpo e correndo verso la finestra, quasi spalmandosi contro il vetro per vedere meglio quello spettacolo che nasceva dall’incontro della luce del sole, con le piccole gocce d’acqua che ancora stavano spiovendo.
Il primo che la raggiunse fu Adrien, che le avvolse una mano attorno alle spalle e le diede un lieve bacio sulla tempia, facendola sorridere.
«È un peccato che questa vacanza stia per finire...» commentò Lila, raggiungendo anche lei la finestra, assieme a tutti gli altri.
«Avremo tante occasioni e tanti momenti come questi. Qui, più che a Parigi, siamo diventati una vera squadra, dei veri amici; non cambierà nulla quando torneremo a casa.» la rassicurò il rosso sorridendole e prendendole la mano per poi ammirare anche lui quel magnifico spettacolo di luce.

  
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