Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
Segui la storia  |       
Autore: PeNnImaN_Mercury92    03/04/2018    2 recensioni
Anno 846. Claire Hares si unisce all'Armata Ricognitiva in compagnia della sua migliore amica Petra Ral. Un fato atroce che la attende a casa influenza la sua scelta, ma il suo animo audace, generoso e un po' istintivo la renderanno una magnifica combattente sul fronte. Claire ci racconta la sua vita dopo essersi unita al Corpo di Ricerca, le sue emozioni, le sue soddisfazioni, i suoi timori e il suo rapporto con i suoi cari amici e con un soldato in particolar maniera. Armatevi di lame e di movimento tridimensionale e seguitela nelle sue avventure!
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erwin Smith, Hanji Zoe, Levi Ackerman, Nuovo personaggio, Petra Ral
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'The Wings of Freedom Series '
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
11. L'impresa di Hanji Zöe
 
-Eccoti qui, Claire! Non ti dispiacerà seguire me e la mia squadra per una missione di ispezione nel bosco, non è così? – parlò la Caposquadra a voce altissima, probabilmente perché potesse essere ascoltata anche dal Comandante, ancora nei paraggi.
-Hanji, non ti ho dato il permesso di andare a sorvegliare il bosco per mettere in pericolo i cadetti. Tra l’altro, Hares è appena tornata dalla missione con Levi – spiegò spazientito Erwin.
-Non preoccuparti, la riporterò qui tra poco sana e salva – la Caposquadra ignorò le suppliche del Comandante Smith, spingendomi verso la scuderia. –Gli altri si sono già avviati con tutto ciò che ci serve – mi sussurrò. -Devo ringraziarti per aver trattenuto così a lungo Erwin, mi sei stata di grande aiuto.
Non appena fummo montate sui nostri rispettivi destrieri – ero convinta che al termine della giornata Edmund avrebbe deciso di cambiare cavaliere a causa di tutte le fatiche a cui lo stavo sottoponendo – domandai il motivo di quella missione.
-Principalmente, il piano consisterà nella cattura di un piccolo esemplare di gigante – iniziò a spiegare, visibilmente eccitata. –Ovviamente sarà impossibile trasportarlo dentro le mura, non disponendo nemmeno del consenso di Erwin e del resto dell’esercito, per cui vedremo di fare quanti più esperimenti possibili. Tu e parte della mia squadra vi occuperete di tenere fermo il piccolino che prenderemo, siamo intesi?
-E per quanto tempo dovremo aspettare che arrivi un esemplare della giusta taglia?
Ella ridacchiò. –I miei uomini si sono già messi all’opera nella localizzazione, ma il tuo magnifico udito potrebbe rivelarsi all’altezza del fiuto di Mike, in queste occasioni.
Ero incredula di come tutti quei soldati mi stessero valutando addirittura alla loro altezza. L’ansia di deluderli si aggravò ulteriormente.
Inoltre, dopo aver appreso la morte di due tra le venti reclute che si erano arruolate quell’anno nel Corpo, non avevo alcuna voglia di rimanere ad osservare a lungo la nemesi. Un desiderio di vendetta repentino mi aveva da poco posseduta, e altro non volevo, se non vedere qualsiasi esemplare titanico sterminato dalla razza umana.
Eppure, avevo promesso a Hanji la mia disponibilità. Come affrontare la situazione?
-Caposquadra, posso farle una domanda? Lei è l’unica persona così interessata a conoscere quanto più possibile sul nostro nemico naturale. Da cosa è scaturita questa decisione?
Mi osservò attenta e comprensiva. –Capisco quello che pensi. Vedi, Claire, io sono dell’opinione che, se non conosci quanto più puoi riguardo il tuo nemico, difficilmente sarai in grado di abbatterlo. Non appena apprendi qualcosa che può considerarsi assolutamente vitale per lui, ti è più semplice sconfiggerlo, non credi?
Annuii, osservando le briglie di Edmund. –Ma non basterebbe sfruttare i nostri dispositivi e mirare alla nuca senza esitare?
-Be’, chi ci garantisce che la nuca rappresenta l’unico punto debole dei giganti? E poi, rimane l’interrogativo su dove essi provengano. Considera che mancano anche di un apparato riproduttore, non ingeriscono alcuna sostanza, se non carne umana, che tuttavia non ha alcun effetto nutritivo su di loro. Magari, cercare una risposta a tutte queste domande sarebbe di estrema rilevanza. Questo è ciò che ho pensato negli ultimi anni, e pochi, prima di me, hanno tentato di andare oltre l’abbattimento di queste creature – continuava a galoppare lentamente, a testa bassa. Pian piano stavo imparando ad abituarmi a quella sua espressione acuta che sfoggiava ogni qual volta fosse intenta in un’intricata riflessione, nella quale tentava disperatamente di trovare la parola che meglio si addicesse al suo discorso. –Voglio scoprire qualsiasi cosa riguardi quegli esseri, darei la vita per poter approfondire le conoscenze del genere umano su di essi.
Sorrisi. Era riuscita, in poche parole, a toccarmi nel profondo. La stima che provavo nei confronti di quella donna straordinaria e atipica era smisurata. –Perciò il Comandante ha deciso di nominarla Caposquadra – appurai.
Hanji annuì. –A volte detesto quell’uomo, eppure è stato uno dei pochi in grado di comprendermi da sempre, cosa che il Comandante Keith non sempre è riuscito a fare.
Keith Shadis aveva da poco lasciato il posto a Erwin Smith, preferendo divenire istruttore del Corpo di Addestramento. Benché godesse di ottima fama, era descritto come un allenatore estremamente caparbio e severo, e io, insieme ai miei compagni, ero sfuggita ai suoi estenuanti allenamenti.
-Allora, ti ho convinta, Claire? – chiese Hanji, tornando raggiante.
-Sì, signore. Anzi, mi perdoni per averle rivolto delle domande così sciocche. Con lei posso essere sincera, da quando ho messo piede al di fuori delle mura sento di essere improvvisamente cambiata – risposi, grattandomi dietro la nuca. –Mi sento ulteriormente incerta, quasi non mi riconosco più.
-E’ normale, te lo assicuro. Tutti provano la stessa sensazione, durante la loro prima spedizione, e tu, ovviamente, non sei un’eccezione alla regola. Almeno non fino a questo punto – si sfregò le mani. –Bene. Ora ci apposteremo sugli alberi in vista di qualche cucciolo. Pronta a usare il dispositivo, cara? – mi domandò, estraendo i due pistoni sotto il mantello.
-Certo, Caposquadra – assicurai, facendo lo stesso, prima di librarmi insieme a lei e volare fino a un pugno di uomini, già posteggiato su un grosso ramo di quercia.
Un collaboratore di Hanji di nome Keiji osservava, attraverso un monocolo, un gruppo di giganti disposto ai confini dell’ultima schiera di alberi. –Caposquadra, ce n’è uno laggiù. Non so se sia il caso di tentare, sono gli altri che mi preoccupano.
Hanji strattonò lo strumento dal soldato, alzò i suoi immancabili occhiali da protezione guardando all’interno della lente in direzione dei titanti. Fu proprio in quel momento che mi resi conto dei lineamenti sorprendentemente femminili sul volto della Caposquadra; benché le dicerie la giudichino tuttora estremamente “maschiaccia”, in realtà la sua bellezza non risiede solo ed esclusivamente nella sua mente brillante, bensì, a tratti, persino nel suo aspetto fisico slanciato e asciutto e nei lineamenti dolci quanto tipici di una donna sempre pronta a spremere le meningi. –Vedo, vedo. Purtroppo non possiamo attendere molto l’arrivo di altri, faremo insospettire Erwin.
Io e il soldato ci scambiammo un’occhiata fugace, deglutendo; sapevamo bene, ahimé, quanto ci sarebbe costato tale piano se il Comandante, la quale autostima mi ero appena guadagnata, fosse venuto a conoscenza della reale missione nel bosco.
-Siamo in pochi, signore – intervenne un ragazzo di nome Abel. Osservai il numero di soldati di cui la squadra era composta: oltre ai soldati già riportati, vi erano un giovane di nome Rashad e una ragazza chiamata Nifa. -Inoltre, non credo che la recluta sia in grado in intraprendere un nuovo scontro con i giganti – continuò Abel.
-Questo dovremmo sentircelo dire da lei – Hanji mi abbracciò. –Inoltre, ho appena sentito parlare delle sue abilità di stratega.
Tutti strabuzzarono gli occhi. –Stratega? – ribadì Nifa.
-Già – aggiunse Hanji. Rivolgendosi ancora una volta a me, domandò: –Cosa ci consigli, Claire?
Non avevo idea di quale assurdità potessi far uscire dalla mia bocca. Perché, improvvisamente, ero divenuta la persona più sopravvalutata della Legione?
-Io… non lo so, signore – risposi con tutta sincerità.
Hanji scoppiò a ridere. –Ma dai, stavo scherzando! Poi, per tutto quel talento che ti ritrovi, molto presto saprai sempre rispondere a questa domanda, ne sono sicura – mi rivolse un affettuoso sorriso, ma si fece subito dopo seria. –Uomini, preparatevi al combattimento, abbatteremo tutti e lasceremo il piccolo nelle nostre mani.
Iniziò ad illustrare il progetto che aveva iniziato a formularsi nella sua testa: alcuni uomini si sarebbero occupati di sterminare i nemici adiacenti all’obiettivo, altri avrebbero allontanato i restanti facendo ricorso alle bombe acustiche. Dopodiché, si sarebbero occupati del classe tre metri che Hanji teneva assiduamente sotto controllo: lo avrebbero condotto in una regione più interna del bosco, dove Moblit e una giovane chiamata Lauda avevano collaudato la più efficiente arma del momento per immobilizzare la nostra nemesi. Lì, i due attendevano l’arrivo mio e di Rashad, che, come loro, avrebbero utilizzato quella nuova arma, ad opera della stessa Caposquadra, per fermare il gigante predestinato.
Mi fu intimato di rimanere su quell’albero per l’avvistamento di ulteriori esemplari; tuttavia, fui più presa a studiare le mosse dei miei compagni: si muovevano in grande sintonia, e in poco tempo avevano annientato un gran numero di titani nei paraggi, nonostante una di loro, Nifa, fu lievemente ferita ad una gamba.
Abbattuti i giganti nei paraggi e allontanati i restanti, Hanji diede l’ordine di ritirarsi verso i suoi restanti due collaboratori. Mentre Nifa, Keiji e Abel si occupavano di attirare l’attenzione del gigante senza rischiare la vita, io e Rashad volammo da Moblit e Lauda, che reggevano un tipo di pesante quanto bizzarra arma: assomigliava tanto ai fucili dei gendarmi, ma era molto più grosso e robusto e sulla punta della canna risiedeva un arpione di dimensioni maggiori rispetto a quelli che prevedeva il dispositivo di manovra.
-Visto che bel gioiellino? – domandò Hanji alle mie spalle. –Sarai la prima a vederlo collaudato. Che onore!
Il gigante era nel frattempo approdato a pochi metri di distanza da noi. Una volta udito il segnale della Caposquadra, Rashad, Lauda e Moblit spararono all’unisono gli arpioni nella carne del titano, che cadde al suolo in ginocchio, immobilizzato sul ventre e sulla spalla destra. Non aveva più l’opportunità di muoversi: gli arpioni erano collegati a degli spessi fili metallici, a loro volta congiunti attorno a fusti di alberi.
-Ce l’abbiamo fatta! – esultò la Caposquadra, dirigendosi dalla sua cavia.
La seguii a ruota, ansiosa di avere un contatto ravvicinato con uno di quegli esseri.
Ragazzi, credetemi, da vicino, quell’esemplare era il doppio più spaventoso: ciò che più mi terrorizzava era il susseguirsi di versi bruschi e terrificanti che quel gigante emetteva, per non parlare della sua testa smisurata, costernata di corti e consumati capelli neri, e dai movimenti tremolanti che produceva a causa degli arpioni.
-Eccoti qui, piccolo! Inutile dirti che non puoi muoverti. Ti abbiamo sistemato per benino – appurò Hanji, facendo un segno ad Abel di portare l’occorrente che necessitava e di sistemare in fretta e furia le sue armi. –Allora, che ne pensi, Claire?
-Se parla delle armi, le trovo eccezionali.
Ella rise. –Grazie! Io parlavo di Gowri – aggiunse lei.
-Chi, scusi? – domandai confusa.
-Ma come?! – indicò l’esemplare sotto il suo stivale. –Gowri, ti presento Claire! Sii garbato, tratta questa nuova arrivata come si addice ad un gentiluomo.
Ero completamente sbalordita. Per quale motivo Hanji aveva addirittura attribuito un nome a quella creatura brutta e disgustosa?
-Caposquadra, non sarebbe il caso di lasciarlo un attimo da solo? – intervenne Moblit. –Tutta questa concentrazione umana sembra turbarlo…
-Hai ragione, Moblit, ma non abbiamo tempo per lasciarlo riposare – spiegò lei. –Dobbiamo tornare all’accampamento prima del calar della notte, e dobbiamo essere veloci.
Facendo nuovamente cenno ai componenti della sua squadra, fece portare un palo in legno dalla spessa punta metallica che le rese Keiji .
Ella iniziò a spingere l’arnese nelle varie parti del corpo del gigante, gemendo apprensiva. Di cosa si preoccupa? Mi domandai, essendo consapevole che quei mostri avevano l’abilità di far ricrescere velocemente le parti del corpo inferte dalle nostre lame.
-Signorina Hanji, tutto bene? – chiese Moblit incerto, rimasto a pochi passi a guardare.
-Dobbiamo… dobbiamo assicurarci che non ci siano altri punti fisici deboli oltre alla nuca – i suoi occhi si spostavano su di me, poi sul viso di Gowri. Sempre più perplessa, alla fine disse: -Non… non ce la faccio più.
Si allontanò, reggendo ancora l’arnese, per poi sfilarsi gli occhiali protettivi. Era visibilmente affranta, come se torturare quell’essere l’avesse in qualche maniera avvilita.
-E’ orribile vederlo soffrire – ribadì. –Però, comprendo che questa impresa sia necessaria.
-Non ci rimane molto tempo, signore – intervenne Abel. –Dobbiamo continuare l’esperimento prima che giunga la notte.
Ella si voltò verso Gowri, mentre noi ci guardavamo confusi.
-Signor Moblit, cosa dovremmo fare , ora? – sussurrai al sottoposto di Hanji.
-Non ne ho idea. Probabilmente dopo darà di matto se si renderà conto che non è riuscita a portare a termine la sua impresa. Bisogna fare qualcosa.
Moblit Berner la guardava a sua volta preoccupato; mi commuoveva l’apprensione che quel semplice, garbato e leale soldato provava ogni volta nei confronti del suo superiore. Trovavo magnifico il modo in cui egli tenesse all’incolumità di quella Caposquadra un po’ matta e isterica più di qualsiasi altra cosa, e il suo atteggiamento era molto simile a quello di Petra nei miei confronti.
Gli sguardi degli altri erano fissi sulla figura del loro Caposquadra. Era chiaro che nessuno volesse prendersi la briga di continuare ciò che lei aveva iniziato poco prima solo per timore che i prototipi di quelle strane armi venissero meno, permettendo al gigante di muoversi e di attaccare.
Risultava non poco disgustoso vedere tutta quella carne fumante e il sangue che schizzava via da quel mostruoso essere urlante; ma la ricerca doveva venir prima di tutto, lo compresi benché la mia mente non fosse elastica come quella di Hanji.
-Caposquadra, mi renda quel palo, per favore. Posso continuare io – mi proposi, avvicinandomi al superiore.
-Non è prudente, Claire– ammise Keiji.
-Sarebbe meglio se ce ne occupassimo noi – aggiunse Lauda.
-Sei in grado di farlo, Claire? – domandò ad un tratto Hanji, speranzosa.
Dissi che ne sarei stata capace, per cui ebbi modo di avere lo strano oggetto prima di avvicinarmi alla bestia immobilizzata. Un po’ intimorita, indietreggiai non appena le fauci di quel mostro si aprirono nel tentativo di afferrarmi e ridurmi in brandelli, ma forse fu proprio questo il motivo per cui, di colpo, gli inflissi l’arnese nello sterno.
Egli emise un grido agognante, che rischiò di perforarmi un timpano. Il sangue disgustoso che schizzava dalla sua pelle mi coprì parte della visuale, perciò fui costretta a continuare il lavoro ad occhi chiusi. Quanto avrei desiderato gli occhiali protettivi di Abel! Ma non c’era abbastanza tempo nemmeno per richiederli. All’improvviso mi fermai, rendendomi conto che il palo stava quasi per fuoriuscire dalla schiena del mostro. Sfilai con forza l’oggetto e istintivamente lo piazzai nella fronte, provocando ulteriori urla di sofferenze da parte del gigante. Potevo avvertire il suo sangue scorrermi sulle guance, sui palmi delle mani e perfino sui capelli. Cosa avrebbe pensato Levi se avesse odorato quell’odore ripugnante che emanavo? Fortunatamente, da lì a poco sarebbe evaporato, e non mi sarebbe rimasta una sola goccia del liquido rosso appiccicatomi sulla divisa.
Infine, mirai l’affare in direzione della parte sinistra del petto. In quel momento, il Caposquadra Hanji corse nella mia direzione. –Claire, sii prudente! Non sappiamo ancora se il loro cuore sia invulnerabile come sappiamo! Focalizzati prima da un’altra parte!
-Ma che dice? Questo ‘coso’ nemmeno lo ha, un cuore! – urlai a mia volta, spingendo il palo con tutte le mie forze.
Continuai imperterrita nel mio intento, finché gli altri soldati non mi intimarono a riposarmi.
Più tardi, Nifa lesse il suo reportage: nessun punto debole riscontrato, oltre alla già conosciuta collottola.
-Era necessario assicurarcene – riferì Hanji, sospirando, osservando il cielo che aveva già iniziato ad oscurarsi. Ella sorrise. –Bene, è ora di tornare. Gli altri ci stanno già aspettando.
Gli altri interpretarono l’ordine come il segnale che avrebbero dovuto sbarazzarsi del piccolo campione titanico.
-Mi ero affezionata, accidenti! – commentò la capogruppo, camminando avanti e indietro ad occhi chiusi.
Ridacchiai sotto i baffi, osservandola divertita fino a che la voce stupita di Abel, che aveva nuovamente caricato le due spade, non ci fece sobbalzare. –Caposquadra… si è… si è addormentato!
Tutti si voltarono verso Gowri: quest’ultimo aveva le palpebre degli occhi chiusi, e, nonostante Keiji lo stesse più volte provocando con una spada, non dava segni di vita, quasi come se avessimo già proceduto col tagliargli la nuca.
Ebbi il presentimento di essere stata io la colpevole di quel prematuro assassinio. Eppure Abel aveva usato il termine “addormentato” proprio perché il titano stava ancora emettendo piccoli e silenziosi versi.
-Lo abbiamo stressato noi? – domandai esterrefatta.
Hanji spostò lo sguardo sul cielo già oscuro. –No, è la notte – sussurrò a bocca aperta. –MUAHA! Vi rendete conto di questa scoperta sensazionale, non è così? I giganti dormono come noi! Non appena il sole va via cadono in letargo, e ciò significa che…
Moblit le si avvicinò per calmarla, ma Hanji sembrava ancora più elettrizzata non appena iniziò a smuovere il braccio del povero soldato. –Caposquadra, cerchi di controllarsi!
-Mobliiit! Non c’è tempo per calmarsi, abbiamo finalmente capito che… è il sole la vera fonte di nutrimento dei giganti!
I restanti componenti della sua squadra erano incapaci di proferire altro. Quel dettaglio scoperto quasi per puro caso risultava di grande importanza, e, come aveva potuto intuire lei stessa, avrebbe permesso ad Hanji di convincere il Comandante a dedicare un’intera spedizione alla cattura di un titano.
L’impresa di Hanji Zoe era terminata meglio di quanto io mi fossi aspettata. Un minuscolo passo verso la conquista del mondo fu compiuto quella sera.
 
Spazio Autore: sì, sono già ritornata! Ebbene, non mi è costato nulla scrivere questo piccolo capitolo dedicato alla mia adorata Hanji, capitolo che, come già detto in precedenza, doveva addirittura essere unito al precedente: ora ho focalizzato attenzione tanto su Erwin quanto su Hanji. Tra qualche giorno, pubblicherò ancora, con un capitolo molto più consistente. Alla prossima!
 
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti / Vai alla pagina dell'autore: PeNnImaN_Mercury92