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Autore: Myra11    04/04/2018    1 recensioni
Nyx Ulric.
Amico, Generale, Marito, Padre.
Immortale.
500 anni dopo la fine della sua famiglia, Nyx Ulric ritorna ad aiutare la città che ha promesso di proteggere.
Ma non tutti sono coloro che sembrano, e non tutti devono essere protetti.
E Nyx deve ricordare che la luce più intensa genera le ombre più profonde.
[Sequel di Dancing With Your Ghost, ambientata subito dopo la fine.]
Genere: Avventura, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bahamut, Nyx Ulric, Sorpresa
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 11
 
«Nyx!» Emilia si liberò in fretta dalla presa del padre e gli si lanciò addosso, facendolo quasi cadere.
Nyx scoppiò a ridere e ricambiò brevemente il gesto. «Hey hey, vacci piano.» L’ammonì con un sorriso, allontanandola con cautela. Emilia si allontanò squadrandolo da capo a piedi, e Nyx lasciò che vedesse il sangue che scorreva lento dalle ferite dei proiettili, gli abiti semi bruciati dalla magia e che studiasse il suo viso pallido.
Quando però mosse le ali con un tintinnio metallico, sembrò che il tempo si fosse fermato.
La giovane donna si alzò in punta di piedi, osservando oltre la sua spalla, e Nyx si morse una guancia per non sorridere, e aprì le sue nuove, enormi ali nella luce del sole nascente, proiettando un universo di colori tutto intorno.
«Che…cosa ti è successo?» Mormorò Dayanara, incapace di distogliere lo sguardo da quella meraviglia.
A quel punto, però, Nyx aveva deciso che il tempo dei convenevoli era finito, e fece un cenno verso Lucian.
«Chiedilo a tuo marito. È colpa sua se siamo qui.»
«Mia?» Ribattè Lucian con contegno, osservandolo, ma quando gli occhi dell’immortale si posarono su di lui sentì una goccia di sudore freddo sulla schiena.
Che cos’era diventato?
C’era un tale potere in quello sguardo, una tale furia, che si pentì come non mai di aver assecondato Marcus.
«Esatto. Tu hai aiutato Marcus a catturarmi, e tu gli hai permesso di torturare Bahamut.»
Sentirlo dalla sua stessa voce lo rese solo più doloroso.
Sto arrivando, pensò, come se lei potesse sentirlo, sperando che in qualche modo lei lo sentisse.
«Nyx, non sto negando la mia colpa. Ma sono qui perché Bahamut ha bisogno di te, Marcus vuole riportare l’oscurità nel mondo. Vuole…resuscitare Ardyn.»
Fu una doccia fredda, un tuffo nel vuoto mentre quel nome gli si piantava nel cuore come un coltello.
Piegò le labbra in un mezzo sorriso beffardo. «Ardyn…è morto, per ben due volte. Non può tornare indietro, non vuole.»
Di quello era sicuro.
Se c’era una cosa che ricordava con precisione dopo cinque secoli era l’immortale, rifiutato re di Insomnia sorridergli leggendo il proprio nome sulla tomba.
Lucian, però, alzò gli occhi al cielo con aria esasperata. «Bahamut mi ha mostrato il contrario.»
Sembrava così convinto, si rese conto Nyx, troppo convinto perché si stesse inventando una scusa per riportarlo indietro. «Vieni qui.» Gli fece cenno di avvicinarsi e, anche se con riluttanza, lui lo fece.
Nyx gli posò una mano sulla spalla, e il mondo davanti a lui scomparve.
Era ad Insomnia ora, c’erano Ravus e suo figlio, e di fronte a loro Marcus e…
Allontanò di scatto la mano.
«Fuori da qui, tutti e tre. Andate a mangiare qualcosa, andate a passeggio, ma andatevene da qui.»
«Cosa? Ma perché?» Sbottò Emilia, avvicinandoglisi, ma lui la fermò con un movimento d’ala
Aveva sempre trovato comode le ali della dea, ma le sue lo erano ancora di più, erano estensioni naturali del suo corpo.
«Ho bisogno di un po’ di tempo da solo, poi andrò ad Insomnia.»
«Vengo con te.» Decretò la ragazza, scostando l’ala metallica con un braccio.
Nyx stava per fare forza e respingerla, ma si fermò quando vide che le piume le stavano tagliando la pelle.
Non aveva senso discutere con lei, così si limitò a scrollare le spalle.
«Ora fuori.» Decretò, e rimase ad osservarli mentre uscivano, una famiglia spezzata dal dolore e dal risentimento.
Quando fu finalmente solo, si passò una mano sul viso espirando profondamente.
Nonostante l’enorme potere che gli scorreva nelle vene le ferite che aveva subito non guarivano, non del tutto, non come prima, e la colpa era di qualsiasi cosa gli avesse fatto Marcus.
Scrollò le spalle, e si diresse nella sua stanza.
Una volta abbandonato sul letto, prese la foto che troneggiava sul comodino, e ne sfiorò l’immagine sbiadita.
Ancora qualche anno, e della donna in abito da sposa che sorrideva nella foto non sarebbe rimasto più nulla.
«Luna…» Chiuse gli occhi e appoggiò la fronte alla cornice. «Ho plasmato il futuro per anni, secoli, e sono comunque riuscito a deluderti. Il mondo per il quale abbiamo lottato è rovinato da odio e rabbia.»
Mormorò, parlando alla foto, alla stanza vuota, e all’eterno ricordo di lei nel suo cuore.
«Sai cosa devi fare allora, Nyx.»
La voce non lo colse così tanto di sorpresa; alzando lo sguardo, incrociò gli occhi di ghiaccio di Shiva.
Probabilmente si era infilata come una brezza invernale dalla finestra, e ora se ne stava davanti a lui, fluttuante a pochi centimetri da terra.
«Hey.» La salutò con un cenno del capo. «Che ci fai qui?»
La dea del ghiaccio si strinse nelle spalle. «Bahamut è mia sorella. Non siamo insensibili alla sofferenza dei nostri simili anche se siamo dei, Nyx. Così sono qui, dall’unico che può aiutarla.»
Nyx si accigliò, accorgendosi che, nonostante la dea del gelo fosse davanti a lui e l’intera stanza si stesse coprendo di brina, lui non sentiva freddo.
«Fidarsi così tanto di me non è una buona idea, non avete ancora imparato?»
«Perché dovrebbe essere un errore?» Gli domandò Shiva, sedendosi al suo fianco.
Era lì, fredda come la morte, e nonostante tutto, lui ne era contento.
Lei era l’unica cosa vivente che aveva della sua Luna, l’unica che l’avesse conosciuta.
«Regis si è fidato di te, e non l’hai deluso. Noctis e i suoi amici non sarebbero arrivati lontano, senza di te.
Bahamut ti ha donato il suo cuore senza nemmeno conoscerti e…»
«Perché?» La interruppe Nyx, ponendo la domanda che non aveva mai avuto risposta.
Shiva sorrise con aria divertita. «Avevi due proiettili in corpo, eri senza magia, senza via d’uscita. Gli Antichi Re ti hanno chiesto di sacrificare una di due persone, e tu cos’hai fatto? Hai sacrificato te stesso. E lei ha capito chi eri, e ti ha donato il suo cuore. Perché te lo meritavi.»
«Il vero potere viene negato a coloro che lo cercano inesorabilmente. Viene donato solo a coloro che lo meritano.»
Si alzò di scatto, e si voltò a guardare la dea in silenziosa attesa.
Sapeva forse che la sua frase ne aveva riesumata un’altra, persa nei secoli?
«Ramuh e Titano…»
Non ebbe nemmeno bisogno di finire la frase. «Devi solo chiedere, Nyx.»
«Bene.» Posò la foto al suo posto e aprì l’armadio, rovistando tra gli abiti appesi. «Shiva…»
Esitò un attimo, indeciso su cosa dire.
Sapeva benissimo cosa gli stava succedendo, sapeva che era colpa del Cristallo, e sapeva benissimo che non era sicuro se la cosa gli andava a genio.
«In che stato è il Cristallo?»
«Non so dirtelo. Forse Lucian può risponderti.»
Afferrò l’abito, e l’appese all’armadio, osservandolo per la prima volta da molto tempo.
Inspirò a fondo, e portò una mano alla collana.
Lei si era sempre battuta per il futuro, e gli aveva insegnato a fare altrettanto.
Ed era ora di ricominciare a plasmare il futuro.
«Bene.» Decise.
L’uniforme era ancora perfetta, sembrava pregarlo di essere indossata in difesa della città.
Nyx sorrise tra sé e sé.
Dopo cinquecento anni, dopo essere morto e risorto innumerevoli volte, era ancora un Angone.
«È ora di andare.»
 

 
Si distese sul trono, chiudendo gli occhi per un istante mentre allungava le gambe.
Era una bella sensazione sentire la pietra contro la schiena, il potere che scaturiva da quella postazione, eppure gli lasciava un retrogusto amaro.
Era re, finalmente, e allora cosa non andava?
Aprì gli occhi e appoggiò la guancia alla mano, osservando l’uomo davanti a lui.
Viscido era l’unica parola che gli venne in mente per descriverlo.
Gli aveva spiegato che aveva bisogno di lui, che Insomnia stava cadendo e solo il vero re, un re dal pugno di ferro sarebbe stato in grado di sollevarla e renderla di nuovo sicura e imponente.
Eppure qualcosa non quadrava.
«Perché la dea è qui?» Domandò, spostando lo sguardo sulla prigioniera.
Era davvero Bahamut quella?
Marcus fece un cenno distratto con la mano. «Non farci caso mio re. È qui solo come misura preventiva contro Ulric.»
«Ulric…» Assaporò quel nome sulla lingua. Gli ricordava qualcosa, qualcuno, eppure non aveva chiaro cosa.
Si passò una mano sul petto, e gli sembrò di sentire le cicatrici delle ferite.
Qualcuno l’aveva pugnalato ripetutamente.
Qualcuno che l’aveva ucciso.
Tornò come un fulmine a ciel sereno.
«Ulric. Nyx Ulric.»
«Si signore.»
Ardyn sorrise tra sé e sé, osservando quella che una volta era una dea.
Se lei era lì, Nyx era debole.
«Non vedo l’ora che arrivi. Lo ucciderò.»
  
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