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Autore: AlekHiwatari14    05/04/2018    1 recensioni
La realtà si fonde con la fantasia tramite degli eventi. Quando il destino è stato scritto e Materia ti ha scelto per combattere nella sua armata, non puoi far almeno di combattere e accettare ciò che accade. Guerrieri di Cosmos e di Chaos vengono a contatto con me. Sun, ragazza comune, finita per scherzo su Dissidia.
Perchè sono qui? Cos'ho fatto per meritarmi questo?
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 17


"Ehi, Ehi! Non ho intenzione di dividere il mio alloggio."Sbraita Kuja, contrariato dalla mia decisione di invadere il suo spazio personale.
"Abituati!" Consiglio, lanciandomi sul letto e testare quella morbidezza e facendo sclerare il genoma:"Ehi, scendi di lì!"
"Guarda che mi renderò utile. Se è delle maschere e qualcuno che ti fa la manicura, posso farlo io."Continuo a dire appoggiando la testa su quel cuscino di piuma d'oca.
"Ti ho detto di..." Sento uscire dalla bocca del tipo prima di crollare in un sonno profondo.
Come potevo non sprofondare? Dormire a terra e farla nell'erba non è il massimo. Ritrovarmi qui, anche se Kuja dice che non è il massimo, per me è perfetto.
Accorgendosi che mi sono addormentata, il genoma si tocca la fronte, scuotendo la testa e dicendo:"Tsk...questa non ci voleva."
Incrocia le braccia perplesso, per poi fissarmi.
Ignara di tutto questo, mi ritrovo a vedere delle immagini. 
Ricordi vecchi e indelebili dentro me, che non so come fino a quel momento siano stati reclusi e dimenticati.
C'è un uomo sui cinquant'anni che viene verso me.
Quel sorriso, quella barbetta cresciuta a causa della vita spericolata, quegli occhi color ambra... lui è mio padre. Non posso non riconoscerlo.
"Margaret! Papà è tornato!" Sento urlare mia madre. Sto studiando geografia e nel sentire quel richiamo non posso non lasciare tutto. Scendo velocemente gettandomi tra le sue braccia.
Non lo vedevo da più di nove mesi a causa del suo lavoro da soldato. Finalmente è a casa. Finalmente può raccontarmi ciò che ha passato.
"Margaret, vieni ad apparecchiare e lascia stare tuo padre."
"Ma mamma, io voglio sapere ogni cosa."Dico essendo affascinata dai suoi racconti.
Ogni parola, ogni evento, ogni cosa che dice mi affascina. Ricordo questo momento. E' quello prima della tragedia.
Stiamo mangiando e a quel punto annuncio la mia mentalità:"Papà, quando farò diciott'anni voglio arruolarmi anch'io."
"Cosa?"
"Voglio diventare un soldato come te."
"Margaret! Questa è guerra. Non è un gioco di Final Fantasy. Se perdi ci rimetti la vita."
"Lo so, ma più storie che racconti e più quella vita mi affascina."
"Margaret, forse non l'hai capito. Tu sei una ragazza, hai sedic'anni ormai e tra poco diventarai una donna. Il tuo compito è quello di crearti una famiglia e non di pensare a fare guerra."
"Ma...io..."
"Niente ma. Io non accetterò mai questa tua decisione. Tu non sei nata soldato e so cosa si vede sul campo di guerra. Non darò a mia figlia la mia stessa visione atroce."
"E' solo perchè sono una lei, non è così?
"No, Margaret. Che tu sia maschio o femmina, comunque non permetterei mai a mio figlio o mia figlia di andare in un posto del genere. In Siria si vede di tutto. In guerra non si capisce chi è alleato e chi no. Soprattutto quando c'è fumo ovunque. Non so quante volte i miei compagni hanno sparato ad alleati. Una volta hanno anche sparato ad una bambina e fatto saltare in aria famiglie disagiate solo perchè non si vedeva nulla. Quindi, finchè rimarrai in questa casa, tu farai la donna di casa, ti prenderai un impiego normale e non seguirai mai le mie orme. Intesi?"
Quelle parole di mio padre non mi sono mai piaciute, ma l'ascolto. Momentaneamente, ma l'ascolto. Lo vedo partire e un pensiero nella mente si focalizza, ovvero quello di scappare ai miei diciott'anni e arruolarmi, ma quell'idea svanisce come fumo qualche mese dopo. 
Vedo mia madre piangere, mentre dei generali gli danno la notizia. Mio padre è morto per servire il paese.
Mi danno una lettera, scritta da mio padre. La sua ultima lettera. Dentro di essa c'è quel ciondolo a forma di cristallo. L'ultimo dono di mio padre. In quella lettera c'era scritto solo una parola:'Vivi.'
Non ho la forza di andare avanti, ma come ogni momento tragico mi ritrovo un Final Fantasy tra le mani, il tredici. 
Sebbene sia stato criticato da molti, a me ha aiutato parecchio. Decisi allora di seguire l'esempio di Lightning, cambiando il mio nome da Margaret a Sun.
Sognare tutto questo mi lascia frastornata e, al mio risveglio, non so neanche dove mi trovo.
Sentendo la comodità del letto e le coperte che ho addosso. Sbadiglio.
"Uhm... mamma." Chiamo convinta di stare a casa:"Che razza di sogno che ho fatto. Ho sognato di stare su Dissidia e..."
Mi blocco, poichè nell'alzare il busto e aprire gli occhi mi rendo conto che non sono affatto a casa.
"Merda!" Esclamo vedendo gli stivali a terra, la giacca da glaive appoggiata alla sedia e la coperta addosso.
Non ricordo di aver fatto queste azioni. 
Com'è possibile che allora...?
"Finalmente ti sei svegliata."La voce di Kuja mi riprende dai miei pensieri.
Mi volto istintivamente verso la sua voce, vedendolo uscire dal bagno, completamente nudo e con solo un asciugamano in vita che lo copre. 
Che vergogna! Sento le mie guancie arrossire e prendere fuoco in una situazione imbarazzante come questa.
Mi volto velocemente dall'altra parte sbraitando:"Ma che razza di modi sono? Mettiti qualcosa addosso!"
"Non pensavo che ti saresti svegliata così presto." Borbotta per poi andare a prendere i suoi vestiti, quando qualcosa gli passa per la testa. Si volta verso di me, con aria maliziosa e perversa, mi chiede:"L'hai notata, vero?"
"Cosa?" 
"La parte più intima di me. Vuoi vederla?"
Ok, questo discorso non mi piace per nulla. Non voglio vedere nulla che sia suo e intimo, anche perchè la mia mente pensa che possa essere solo una cosa e non ci tengo a vederla.
"Ma che cazzo dici? Tieniti le cose intime tue per te."
"Ma tu l'hai già vista o quanto meno lo sapevi." Mi dice riferendosi alla sua coda, ma io capisco tutt'altro.
'Cioè, è vero che si sa com'è fatto. L'anatomia umana la conosco, ma non ci tengo di certo a vedere.' Comincio a pensare alterandomi.
Cerco di far valere le mie opinioni. Anche perchè non ricordo di aver visto la sua anatomia.
"Ehm...senti, coso! Qua ti stai confondendo con qualcun altro. Io non ho mai visto nulla di tuo e di intimo. Capiamoci!"
Quella mia agitazione, invece di allontanarlo, sembra incuriosirlo.
Si avvicina a me, con quegli occhi maliziosi e con tono perverso dice:"Lo so che vuoi toccare."
Sentendo quelle parole, divento tutta rossa in volto, volgendo lo sguardo a lui e urlando:"Chi? Io? Toccare? Ma per chi mi hai presa?"
"Guarda che non è una cosa che faccio con chiunque. Lo faccio fare a te perchè noi siamo abbastanza intimi adesso."
"Io e te...intimi? Tsk..."Cerco di spostare lo sguardo dalla situazione strana che si è creata.
Ma davvero pensa che io glielo tocchi?
"Hai detto che vuoi stare qui, no? Quindi non c'è motivo che ti nasconda questa mia intimità. Anche perchè la vedrai spesso di notte, soprattutto se condividiamo lo stesso letto."
"Che?!" Sbraito volgendo nuovamente quello sguardo su di lui incredula.
Oddio! Ma con chi ho deciso di convivere adesso? Con un pervertito che si fa seghe di notte?
"E poi io ho nascosto a tutti il fatto che tu non sei Ardyn. Non ho detto a nessuno che sei una lei, quindi non vedo perchè tu debba dire in giro questo nostro segreto e questa mia intimità."
"Sai che questa conversazione è senza senso, vero?"Chiedo cercando di sdeviare il discorso, ma il genoma sembra convinto di ciò che vuole, avvicinandosi e incitando:"Su, avanti, tocca!"
Non ho intenzione di toccare il suo pistolino. Indietreggio per scansarmelo, ma arrivo sul bordo del letto, perdendo l'equilibrio e cadendo con la testa a terra.
"Ahi, che botta!"Esclamo toccandomi il capo dolorante per poi indicarlo e urlare:"Sei un pervertito!"
"Che?!"Domanda ignaro della confusione che regna nella mia mente.
Afferro il cuscino e comincio a picchiarlo con quell'oggetto, finchè lui non mi afferra il braccio e mi tira a se, bloccandomi.
"Sicura che non vuoi?" Continua a chiedermi, ormai consapevole di ciò che ho ipotizzato parlasse.
Improvvisamente, sento qualcosa salire sul mio fianco, come ad avvolgermi.
Un urlo involontario esce poichè è qualcosa di molto simile allo strisciare di un serpente, ma morbido come un ragno gigante peloso.
In realtà si tratta di ben altro.
Sposto lo sguardo per vedere cos'è. Non è altro che la coda di Kuja.
Lo vedo ridere per poi chiamarmi:"Porcellina."
"Huh?" Farfuglio confusa, mentre il suo sguardo diventa abbastanza perverso nel dirmi:"Cosa credevi che ti volessi far toccare, eh?"
Quella situazione è abbastanza strana. Kuja mezzo nudo  con la coda scodinzolante fuori, io sopra di lui.
Ok, qui le cose stanno prendendo una brutta piega.
"Vaffanculo!" Gli dico tirandogli un cuscino.
Davvero intendeva la coda? Ed io che pensavo volesse fare il Kamasutra. Almeno me la sono scampata.
Se Bartz avesse saputo i miei pensieri perversi, mi avrebbe ucciso. In fondo... Kuja è il suo uomo, no?
   
 
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