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Autore: PrincessintheNorth    06/04/2018    1 recensioni
Prequel di "Family"!
Nel regno del Nord, una principessa e Cavaliere dei Draghi, Katherine, farà conoscenza di Murtagh, il Cavaliere Rosso che si è autoimposto l'esilio ...
In Family abbiamo visto il compimento della loro storia e il loro lieto fine: ma cos'è successo prima?
"-Principessa, per l’amor del cielo … - prese a implorarmi Grasvard. – Spostatevi da lì … non vi rendete conto di chi è?
-È Murtagh figlio di Morzan, ex Cavaliere del Re Nero, erede del ducato di Dras-Leona. – ringhiai. – So benissimo chi è. So anche che è un essere umano come me e come te, a meno che tu non sia un elfo sotto mentite spoglie. È un essere umano ed è vivo per miracolo. Quindi, dato che come me e come te è carne e sangue, gli presteremo le cure che necessita. Sono stata chiara abbastanza?"
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castigo, Eragon, Murtagh, Nuovo Personaggio, Un po' tutti | Coppie: Selena/Morzan
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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KATHERINE
 
 
Ormai erano passate già due settimane: e da due settimane, Murtagh era vittima di quel sortilegio che sapevo, nonostante tutti dicessero che stava bene, lo faceva in realtà stare malissimo.
Da due settimane, il bimbo scalciava e si muoveva allegramente, per fortuna, del tutto ignaro di ciò che al suo papà stesse accadendo. Ecco, sentire i suoi calcetti era ormai, nonostante tutti provassero a distrarmi e a non farmi ricordare che a pochi metri da me Murtagh dormiva un sonno stregato, una delle pochissime cose che riuscissero a farmi stare bene.
Mi avrebbe anche fatta star bene poterlo vedere, potergli stare accanto e aiutarlo, ma secondo l’opinione di tutti la cosa avrebbe potuto turbarmi.
Balle.
L’avevo visto praticamente morto. Volevano davvero farmi credere che un sonno stregato fosse peggio di vederlo morire avvelenato?
-     Guarda. Questo ti starebbe divinamente.
Mamma mi mise davanti agli occhi un abito verde scuro e ricamato, con lo scollo rettangolare.
Era da almeno mezz’ora che mi stava aiutando a scegliere dei vestiti che si adattassero ai cambiamenti, ben più importanti, che in breve tempo il mio corpo avrebbe subito: ancora non si poteva parlare di chissà che pancione, ma lei era sicura che la pancia sarebbe “esplosa” nell’ultimo trimestre, che sarebbe arrivato di lì a due mesi.
Perciò, non solo io mi sarei dovuta adattare (e per quello, mi aveva già portato due cesti di prodotti per la pelle), ma anche il mio guardaroba.
-     Non mi piace, il verde non mi sta bene.
-     D’accordo … allora magari questo.
Mi mostrò un vestito blu, dello stesso modello e con gli stessi ricami damascati sulla gonna, ma a differenza del precedente, questi erano molto meno sgargianti, rendendoli decisamente più fini ed eleganti.
-     Questo sì.
-     Ottimo, perché starà benissimo con questa. – mi porse una tiara d’oro bianco e zaffiri, con un’intricata lavorazione di minuscoli, e precisi, fiori: gelsomini, boccioli di rosa e orchidee si intrecciavano in un insieme sì eterogeneo, ma anche molto armonico.
-     E questa dove …
-     E dove? Da un gioielliere, ovviamente. – liquidò la questione.
-     Sì, ma perché? C’è qualche ricorrenza che non mi ricordo?
-     Evidentemente sì. – ridacchiò. – Non ti ricordi, neh?
-     Non che io sappia …
-     E dire che, conoscendoti, ti ricorderesti di più questa data che quella del matrimonio. – se la rise. – Tre anni fa, in questo giorno, papà ti diede il potere effettivo sulla Marina. E da quel giorno, ci disperammo tutti un po’ di più.
In un attimo, ricordai perfettamente quella giornata.
La preparazione era durata mesi e mesi, e si era svolta nonostante avessi la febbre, e quasi un anno oltre la data prevista: nonostante fossi, per i documenti, Comandante in capo dai quindici anni, lo ero diventata effettivamente a sedici.
Ricordavo benissimo lo splendido abito blu realizzato apposta per l’occasione: non era mai successo che una donna, peraltro così giovane, assumesse il controllo della Marina (o di qualunque altro reparto militare, nonostante ci fossero molte donne-guerriere nel nostro esercito), e l’alta uniforme della Marina, disegnata per un uomo, a me stava parecchio male, facendomi assomigliare ad un pinguino, di quelli che si possono vedere nei mari oltre le Montagne Ghiacciate.
Perciò, la sarta di Northern Harbor, Elisabeth, che si occupava proprio di creare uniformi, era venuta a Winterhaal apposta per crearmi un’uniforme da donna.
Ed ecco che era nato un bellissimo abito blu navy, in tinta unita, con le spalline che scivolavano appena giù dalle spalle e lo scollo a cuore appena accennato. Era realizzato completamente in broccato di seta: quella stoffa era stata un regalo di Nasuada. Si era appena insediata sul trono, e per dimostrare le sue buone intenzioni e l’alleanza con il Nord, aveva regalato a me quelle stoffe, ad Alec e papà delle armi, a mamma dei profumi e ad Audrey un cesto di vestiti e giochi per il bimbo, che poi sarebbe stata Annabeth.
Non appena Elisabeth aveva avuto occasione di vedere quel tessuto, aveva bell’e deciso che con quello avrebbe realizzato il vestito.
All’ultimo minuto, ci aveva aggiunto una fascia bianca, per riprendere entrambi i colori della Marina, blu e bianco, e una sottile cintura di diamanti.
Nella sala del trono eravamo entrati insieme io e James Thornton, il mio predecessore: aveva deciso, per la nascita del suo primo nipote, di andare in pensione, per vivere con la sua famiglia e giocare con il piccolo, avendo avuto, essendo un marinaio prima e un Comandante poi, poche occasioni di stare veramente in famiglia.
Il suo titolo era quindi diventato il mio, non appena, una volta giunti di fronte a papà, James gli aveva consegnato quello che chiamavamo tutti, nel nostro ambiente di lavoro, il “nodo dei mari”: guardandolo una prima volta, sembrava solamente una vecchissima corda annodata ed indurita dal sale, dal vento e dal mare. Tuttavia, non appena l’avevo toccata, avevo sentito benissimo quanta energia in essa fosse contenuta, un’energia tale che, a posteriori, non avevo percepito nemmeno nel rubino di Zar’roc o in quello che ornava la spada di papà.
No, quell’energia, la forza contenuta in quell’oggetto era qualcosa che andava oltre la comprensione. Solo una volta avevo sentito la stessa forza: quando avevo provato a percepire la coscienza del mare.
Inizialmente, l’avevo creduta un’idea folle.
Eppure, lentamente avevo iniziato a credere che tutto quello, le onde, le correnti, tutto ciò che il mare era, rappresentava e racchiudeva in sé, non potesse essere frutto solamente di fenomeni naturali ed incontri di correnti d’aria e acqua.
Avevo quindi, con parecchia paura di non poter più tornare indietro, allargato la mente.
Non appena avevo cercato di spingermi appena oltre le coscienze dei miei marinai e dei pesci, avevo percepito una potenza incredibile, distruttrice e creatrice nello stesso tempo: quel brevissimo incontro era durato meno di un attimo, ma era stato sufficiente a dimostrarmi che avevo ragione, che il mare non era solo un’infinita distesa d’acqua salata e pesci.
C’era un motivo, quindi, se la leggenda diceva che il nodo sacro l’avesse creato Njordr stesso.
Papà aveva preso il nodo dalle mani di Thornton, che non appena non l’aveva più avuto aveva sospirato, come se si fosse liberato di un gran peso, e lo aveva dato a me, corredato dal tipico sguardo da padre, del genere niente stupidaggini, ragazzina. Devi stare attenta comunque e, se anche ora hai questo potere, finché rimani figlia mia tu obbedisci a me. Nel frattempo, tesoro, congratulazioni!
“Con il Nodo di Njordr, che conferisce la sovranità sui mari per conto della Corona io, Derek, Re del Nord, conferisco a mia figlia, Katherine Mavis Shepherd, Principessa del Nord, Duchessa del Tridente e Signora dell’Ovest, il titolo e il compito di Comandante della Marina, con tutti gli onori, gli oneri e i diritti che ne conseguono”.
Non appena anch’io ebbi pronunciato il mio giuramento, al regno e alla Marina, la corte si profuse in un grande applauso.
Sapevo che, di lì a poco, non appena avesse finito di congratularsi e rendermi omaggio, mi avrebbe sparlato dietro, ma nonostante ciò era rimasta, fino al matrimonio, la più bella giornata della mia vita.
Alla fine di quella giornata, c’era stata la prima offerta di fuga di Murtagh, che avevo accettato subito, dato che ormai una giornata intera di festeggiamenti mi aveva provocato un bel mal di testa.
Eravamo quindi andati nei giardini, e lì mi aveva fatto un regalo, primo di una lunga serie: era una bellissima rosa di vetro, dai petali blu e lo stelo e le spine trasparenti, ma che brillavano di una scintillante luce bianca. Come sempre, aveva scosso le spalle e detto “non è niente” quando l’avevo ringraziato.
“Anche nell’Impero c’è una cosa simile a quel nodo” aveva raccontato poi. “C’è questo carro da guerra, con questa corda annodata sul giogo dei cavalli. Sembra che chi lo scoiglierà sposerà la donna più bella del mondo. Una volta ci sono andato con alcuni amici, a vederlo.”
“E qualcuno è riuscito a sciglierlo?”
“Erano tutti lì a lambiccarsi il cervello, cercandone l’inizio o la fine. Io mi ero anche stufato un po’, sai com’è” sbuffò, per poi ridacchiare. “Allora ho preso la spada e ci ho pensato io, a scioglierlo”.
“Allora sei promesso sposo” avevo riso anch’io, perché all’epoca Murtagh era tutto tranne che un tipo da matrimonio.
“Beh, se si parla della donna più bella del mondo potrei anche cambiare” era scoppiato a ridere, e alla fine la conversazione si era spostata sul prendere in giro un lord.
-     Grazie … - abbracciai la mamma, che mi strinse di rimando.
-     Di nulla, piccola … - mi lasciò un bacio sui capelli, per poi aggrottare le sopracciglia un momento. – è il caso di andare. Ci sono questioni urgenti da discutere.
-     Che questioni?
-     Iniziamo ad avviarci …
Entrammo, cinque minuti dopo, nella sala delle riunioni militari: c’erano già dentro papà e Alec, che storse il naso nel vedermi.
-     Mamma, ti avevo chiesto di non …
-     Essendo il Comandante della Marina ho pieno diritto di stare qui. – gli ricordai, infastidita.
-     Sì, ma nelle tue condizioni …
-     Essere incinta mi rende per caso meno intelligente o inabile al prendere decisioni?
-     No, ma …
-     E allora è inutile che continui ad argomentare.
-     Calma, voi due. – fece papà. – Katie, abbiamo un problema.
-     Che succede?
Alec deglutì. – Grasvard ha fatto la sua mossa. C’è una rivolta a Lionsgate, e stanno nascendo dei dissapori a Northern Harbor. Ha mandato una lettera in cui reclama il diritto di riprendere possesso delle sue terre, di cui l’abbiamo espropriato, e Lord Kurtingham, a cui le abbiamo affidate, ci esorta a renderle al “legittimo proprietario”. Ovviamente è sotto minaccia, Kurtingham è lo zio di Audrey ed è tra i nostri alleati più fedeli e feroci.
-     Beh, credo che Grasvard non potrà reclamare niente non appena gli taglierò la testa, no? – commentai tranquillamente. – Vado a sistemare le rivolte e poi a sistemare lui.
-     Così. – fece Alec. – Incinta. 
-     Ovviamente con dei soldati.
-     Ripeto. – insistette. – Incinta. Come la mettiamo con lo stress, le condizioni di vita di un accampamento, il cibo di un accampamento?
-     Farei in modo di stare in un accampamento il meno possibile. Se do un esempio ai ribelli, come non lo so … una pena di morte a due o tre di loro, vedrai che si calmano subito. A quel punto … notte al castello.
-     Ma non sei nelle condizioni di intraprendere un viaggio … - commentò papà. – Soprattutto non da sola. Katie, devi decidere dove agire, se al Tridente o a Lionsgate. E sarebbe meglio che tu andassi in quest’ultima: se andassimo io, o Alec, con l’esercito, potrebbe essere presa come un’invasione. Ma non se andassi tu, che sei la Duchessa.
-     E a Northern Harbor penserebbero che io prediliga le terre di Murtagh alle mie. – obiettai. – Andrò in entrambi i posti. A dorso di drago non distano molto.
-     E disponi di sufficienti draghi per un piccolo esercito? – ironizzò Alec.
-     No. Ma mentre io andrò a Lionsgate, andando più piano per i soldati, un altro contingente inizierà a prendere la strada per il Tridente. Una volta sistemata Lionsgate volerò a casa, dove avrò già degli uomini, e prenderò provvedimenti anche lì. Nel frattempo, qui fate uscire la notizia della gravidanza. Questo destabilizzerà tutti. Grasvard avrà meno pretese a cui aggrapparsi, e i nobili saranno tutti sconvolti dalla notizia, iniziando ad incontrarsi e a capire come questo influenzerà tutto. Nel casino generale, saranno tutti come pecore spaventate, e li prenderemo uno alla volta. – e, facendo scivolare l’indice sul pollice, feci cadere il soldatino che portava lo stendardo di Grasvard.
   
 
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