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Autore: Myra11    08/04/2018    1 recensioni
Nyx Ulric.
Amico, Generale, Marito, Padre.
Immortale.
500 anni dopo la fine della sua famiglia, Nyx Ulric ritorna ad aiutare la città che ha promesso di proteggere.
Ma non tutti sono coloro che sembrano, e non tutti devono essere protetti.
E Nyx deve ricordare che la luce più intensa genera le ombre più profonde.
[Sequel di Dancing With Your Ghost, ambientata subito dopo la fine.]
Genere: Avventura, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bahamut, Nyx Ulric, Sorpresa
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 15
 
Ecco cosa aveva provato Ana, allora.
Fu il suo primo, insensato pensiero quando il fuoco le esplose nel corpo.
Ebbe tutto il tempo di abbassare lo sguardo sul proprio ventre, di vedere il sangue scarlatto fuggire dal suo corpo.
Non faceva nemmeno male, si rese conto.
Era solo…caldo.
Come se il corpo non le appartenesse più, sentì le ginocchia cederle, e scivolò a terra.
A fermare la sua caduta, le braccia sicure del padre.
E lei, stupidamente, si sentì al sicuro, perché lui era lì.
Cosa stava succedendo?
Perché c’era puzza di bruciato, e cos’era quello scintillio argentato davanti ai suoi occhi?
Doveva essere un’allucinazione, si rispose, eppure il corpo del soldato che crollò davanti a lei sembrava reale.
«Emy! Emy, resisti!»
Sua madre che si strappava violentemente una manica e arrotolava la stoffa sulla ferita.
E allora arrivò il dolore, improvviso, bruciante e assoluto, e lei artigliò le braccia del padre, che non diede segno di aver sentito la sua stretta di ferro.
«Lo so bambina, lo so, resisti…Nyx!»
Chi era Nyx?
«Papà…»
Era ironico che lo chiamasse in quel modo in quel momento, dopo tutti quegli anni.
Lucian le sorrise brevemente, e poi sollevò di nuovo lo sguardo.
Intorno a loro non c’era altro che sangue, e arti staccati dal loro legittimo posto.
Brutale, furioso ed efficiente.
E là, con un piede sulla gola di Marcus, troneggiava il dio che avevano cercato di controllare.
Era stata questione di pochi istanti.
Avevano sparato a sua figlia, Nyx si era alzato, e tutto ciò che aveva visto dopo era stato lo scintillio delle sue proiezioni.
Dai soldati che li trattenevano, a quelli che circondavano la zona, ai due cecchini sui tetti, dieci persone morte nel giro di pochi secondi.
«Nyx!» Lo chiamò di nuovo, sentendo il proprio cuore battere furiosamente, come se avesse potuto alimentare anche quello della figlia, ma quando lui si girò si sentì rabbrividire.
Nyx aveva sempre avuto gli occhi di un uomo dal cuore buono, perfino mentre lavorava per loro, ma ora, quello sguardo d’argento fuso non aveva nulla di pacifico; erano gli occhi di chi vuole vendetta.
Eppure, appena abbassò lo sguardo sulla ragazza che si stava dissanguando per terra, un filo di umanità penetrò in quegli occhi così arcani.
«Emilia.» Lo vide estrarre i pugnali e lanciarli con precisione chirurgica nelle spalle di Marcus, e vide il terreno creparsi dove le lame erano trapassate.
Quando s’inginocchiò accanto a loro, Lucian incrociò gli occhi della moglie, e in quel momento fu tutto com’era un tempo, furono di nuovo insieme. «Nyx…puoi…»
«Posso aiutarla.» Mormorò lui, con una voce che sembrava vibrare della magia che gli scintillava sotto pelle; perfino le sue cicatrici sembravano brillare.
«Emilia, sto per fare una cosa. Farà male, ma tu sei forte vero?»
E Lucian si sentì fiero come non mai della sua ultima figlia quando lei, tra i deliri e il dolore, trovò la forza di rispondere. «Più di te…nonnetto.»
E Nyx si concesse una breve risata mentre la fiamma si concentrava sul palmo della sua madre.
«Lucian, tienila ferma.»
Obbedì senza esitazioni, sapendo benissimo cosa voleva fare Nyx.
Emilia urlò come se la stessero spellando viva, e Lucian sentì la sua pelle aprirsi sotto le sue unghie, eppure continuò a bloccarla per le spalle, osservando Nyx cauterizzare la ferita con fuoco puro che non si espanse per sua semplice volontà.
Durò ochi secondi, ma gli sembrò un’eternità, un’eternità in cui non poteva aiutare la sua bambina, ma solo rimanere a guardarla soffrire.
E poi silenzio, un silenzio ancora più grande dopo le urla.
Era svenuta.
«Dovrete riaprire la ferita prima o poi, il proiettile è ancora nel suo corpo.» Li informò Nyx alzandosi. «Per il momento è salva. Andate via, voi e la famiglia del re.»
Suonava tanto come un ordine, pensò mentre lasciava che fosse Dayanara a sostenere la figlia.
«Nyx, cos’hai intenzione di fare?»
L’uomo si strinse nelle spalle con un ghigno beffardo. «Non lo so. Uccidere lui è l’inizio.»
Mentre parlavano, la casa alle loro spalle si aprì, lasciando uscire la famiglia reale al completo.
Eccoli lì, pensò Nyx, il principe che l’aveva ingannato, il re traditore e la moglie e gli altri due figli.
Era la prima volta che li vedeva, ma non gli fecero una grande impressione.
Anche se il re aveva agito per salvarli, non li rendeva importanti ai suoi occhi.
«Che diavolo è successo qui?»
Quella voce gli provocò una scarica di adrenalina nelle braccia.
Era dietro al re, colui che si era divertito a prenderlo in giro, che gli aveva sparato.
E infatti sbiancò quando lo vide, e non fu solo perché era pieno di sangue, suo e non, ma anche perché gli stava puntando una pistola contro.
Si era materializzata nelle sue mani semplicemente perché lui ci aveva pensato.
Era la pistola di Prompto, si rese conto all’improvviso, ma non si chiese perché fosse lì tra le sue mani.
«Nyx, che vuoi fare?»
Inspirò a fondo, non riuscendo a smettere di sorridere, perché Emanuele sapeva benissimo cosa voleva fare.
«Ti avevo avvertito.»
E sparò.
 

 
«Silenzio.» Ordinò quando partirono le proteste per il suo gesto. «Ringraziate che sia ancora vivo, e sparite.»
Le sue parole risuonarono secche, forse troppo dure, ma non voleva stare ad ascoltarli.
Aveva cambiato mira all’ultimo secondo, ricordandosi perché era lì, perché aveva lottato per cinquecento anni.
Perché lei aveva lottato.
«Lucian, andate alla mia casa a Galdin. C’è…c’è un libro, nella mia camera da letto. Fatene fare delle copie, fate in modo che tutti conoscano la storia del Re della Luce.»
«Puoi farlo tu stesso quando tornerai.» Intervenne Dayanara, e Nyx fece un mezzo sorriso.
Lo stavano fissando tutti, e lui si strinse nelle spalle. «D’accordo.»
Incrociò gli occhi di Lucian, e non seppe più cosa dire.
Loro sarebbero stati al sicuro.
«Quando si sveglia, dì ad Emilia che dovrebbe smetterla di fare la pazza in quel modo.»
Il soldato rise brevemente, e poi gli porse una mano.
«Ci vediamo presto, amico mio.»
Strinse la mano che gli veniva porta e sorrise. «Dovreste andarvene in fretta, perché credo che si scatenerà un bel casino tra poco.»
Rimase ad osservarli mentre si allontanavano, e alzò una mano in segno di saluto quando Dayanara si voltò a guardarlo. Non aveva salutato Emilia, pensò, ma era meglio che lei fosse svenuta.
Testarda com’era, avrebbe insistito per rimanere.
Un gemito alle sue spalle attirò la sua attenzione.
Marcus cercava di liberarsi dai pugnali, ma ogni spasmo le lame gli laceravano ancora di più i muscoli.
«A noi due ora.» Gli sorrise, accovacciandosi al suo fianco.
Lo scienziato sollevò su di lui uno sguardo fin troppo tranquillo, e quando estrasse un pugnale non fece il minimo gemito, e si mise a ridere.
Nyx si accigliò. «Che hai da essere contento?»
Marcus sghignazzò. «Lei morirà comunque…Sei un pazzo…»
«Le hai già fatto fin troppo male.»
«Perché ci tieni tanto? Non hai un cuore praticamente…»
Nyx inspirò a fondo, alzando una mano e concentrando il fulmine. «Tra noi due, non sono io ad essere senza cuore.» Mormorò, e vide la paura infilarsi in quegli occhi folli.
«La libererò, non farlo. Tu non vuoi farlo sul serio.»
Ma Nyx voleva, e lo fece.
La sua mano affondò nel petto dell’uomo come se tagliasse il burro, mentre il fulmine scioglieva la carne e sbriciolava le ossa delle costole.
Strinse la mano intorno al cuore del povero bastardo che si era messo contro di lui, lo sentì contrarsi e bruciare sotto la sua presa.
E sorrise.
  
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