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Autore: pattydcm    09/04/2018    1 recensioni
Per sfuggire alla cattura tre bambini di strada si sono rifugiati su un treno in partenza. Il viaggio imprevisto li porterà lontani dalla loro città, verso una terra a loro sconosciuta. Quello che non sanno è che non affronteranno da soli il lungo viaggio. Il più piccolo di loro, infatti, ha chiuso nel bagno l'angelo che li aiuterà.
Questo racconto nasce da un sogno che ho fatto in una mattina del 2007.
Un sogno che mi ha insegnato quanto sia importante vivere guardando il mondo con gli occhi di un bambino, imparare ad essere genitori di se stessi, diventare adulti e accettarne le responsabilità.
Parla dell’'angelo' che ognuno di noi ha chiuso nel suo 'bagno'.
Genere: Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Appoggiato ad una delle colonne della piazza centrale, Red scruta le persone che hanno approfittato del pallido sole primaverile per dare un senso ad un altrimenti noioso sabato pomeriggio. Il suo sguardo allenato si sposta svelto tra loro aspettando l’occasione giusta per agire e poter dare anche lui un senso a questa settimana piovosa che ha rallentato i suoi affari.
Sebbene abbia solo tredici anni, oggi la sua onesta attività di ladro giunge al settimo anno e gli piacerebbe festeggiare portando a casa un bottino di tutto rispetto. Lui e il suo ancor più giovane collega, si scambiano occhiate e gesti convenzionali dai due capi estremi della piazza, ma ognuna delle papabili vittime che Thor gli propone risulta avere notevoli margini di errore.
<< Fratellone! >> strilla Omar che gli corre incontro inciampando nei lembi dei pantaloni rattoppati in più punti.
Red alza gli occhi al cielo, infastidito dal ritrovarsi tra i piedi anche oggi questo bimbetto di appena cinque anni che si è messo in testa di essere suo fratello.
<< Sono venuto ad aiutarvi! >>.
<< Ti ho già detto che non se ne fa nulla. L'altra settimana per poco non finivamo dentro per colpa tua >>.
<< Sten ha detto che me lo avresti imparato >> ribatte cocciuto.
<< Ma non capisci che quello ti prende in giro? Sei troppo stupido per questo lavoro e io non ho tempo da perdere con te. Sparisci! >>
Non è facile ignorare gli occhioni scuri di Omar e neppure il suo silenzioso pianto, ma sulla strada ognuno ha da pensare alla propria pancia e alle proprie tasche.
Tasche che forse stanno per riempirsi, grazie a due signore anziane che hanno deciso di sedersi sulla panchina circondata da siepi che tante soddisfazioni gli regala, soprattutto in giornate soleggiate come questa. Parlottano del più e del meno, con le fedeli borse appoggiate vicino ai braccioli e il piano è talmente rodato da non avere bisogno di essere discusso. Red agguanterà la borsa della vecchia seduta a sinistra, Thor quella a destra e poi silenziosi si allontaneranno prendendo strade diverse.
Con un cenno del capo ordina a Thor di avvicinarsi alla panchina e lo stesso fa lui poco dopo. Le due donne parlano accorate di problemi ridicoli rispetto ai suoi e sono proprio discorsi di questo tipo che aiutano Red ad annullare la paura e ad agire in tutta sicurezza, felice di poter regalare momenti di reale disperazione a chi non ha idea di cosa sia la sofferenza.
Qualcosa, però, va storto e la vittima di Thor inizia a gridare a pieni polmoni. Si ritrovano, così a correre veloci come saette con le borse nascoste sotto le giacche, ma contrariamente alle altre rare volte in cui si è ritrovato a dover scappare oggi qualcuno li insegue. Red, però, non se ne preoccupa, sicuro delle sue gambe allenate e della paura che porterà Thor a mettere le ali ai piedi.  
<< Fratellone! Fratellone! >> grida, però, Omar che anche questa volta lo ha seguito di nascosto.
<< Che ti frega di lui, lascialo perdere! >> strilla Thor, che nella sua ingenuità di novizio non sa cosa è in grado di fargli Sten se quel moccioso una volta catturato dovesse fare non solo i loro nomi ma anche il suo e quello della Fratellanza.
Red si guarda intorno in cerca di una via di fuga e quando finalmente la trova ordina a Thor di imboccare lo stretto vicolo a sinistra e di correre a più non posso. Anche lui svolta nella stessa direzione, ma si nasconde dietro un bidone della spazzatura e appena Omar gli passa davanti lo afferra e con lui stretto tra le braccia cerca di diventare il più possibile parte del muro.
Non appena i loro inseguitori procedono oltre, Red conta fino a dieci e col piccolo tra le braccia riprende a correre in direzione opposta con l’obiettivo di raggiungere la stazione.
<< Se ci sono problemi tornate subito alla tana >> così dice sempre Sten, rassicurandoli del fatto che lì troveranno i fratelli anziani pronti ad aiutarli.
Al fondo della strada, però, incappa in uno dei due uomini che li stava inseguendo e questa volta sì che la paura brucia più dei muscoli delle gambe. Quest’uomo, poi, corre veloce quasi quanto lui e riesce a stargli dietro in ognuno dei vicoli che prende per tentare di seminarlo. Allo stremo delle forze, Red si vede costretto a sbucare sulla via principale dove ritrova Thor alle prese con l’altro inseguitore.
Inizia a temere che non si tratti di due zelanti bravi cittadini accorsi in soccorso alle due donne, ma che siano finiti nel mirino dei poliziotti in borghese dai quali li ha messi in guardia Sten durante l’ultima riunione. Ciò significa che non possono imboccare il passaggio che porta al loro nascondiglio e che, quindi, deve trovare una soluzione alternativa.
<< Partiamo! >> grida a Thor che accelera ancora di più e attraversa la strada senza curarsi delle auto che inchiodano per non investirlo. Red fa altrettanto e l’incoscienza giovanile permette loro di guadagnare terreno sui più coscienziosi adulti, che non hanno alcuna intenzione di rischiare la vita in nome del loro magro stipendio.
In stazione, però, non c’è nessuno dei fratelli anziani che sperava di trovare.
<< Presto saranno qui, cosa facciamo?! >> chiede Thor terrorizzato.
<< Sali su quel treno! >> gli ordina e uno dopo l’altro saltano sul convoglio fermo al binario più vicino. Percorrono veloci il corridoio finché non trovano una cuccetta vuota nella quale si chiudono, nascondendosi sotto i sedili.
Teso come una corda di violino prossima a rompersi, Red stringe ancora tra le braccia Omar il cui cuore batte forte nel piccolo torace. Thor quasi non respira e fissa terrorizzato la porta dello scompartimento, temendo quanto lui che possa aprirsi da un momento all’altro.
Un fischio acuto e il seguente chiudersi delle porte li costringe a soffocare un grido.
<< Sta partendo! >> grida Thor scattando in piedi, ma Red lo trascina subito giù.
<< Statti tranquillo che scendiamo alla prima fermata >> gli dice, sebbene anche lui sia preoccupato.
Restano a lungo con le guance premute contro il pavimento sporco, ma il tempo passa e nessuno viene a prendere possesso di questa cuccetta e così decidono di sedersi sui sedili.
Nel silenzio rotto dallo sferragliare del treno l’adrenalina inizia a lasciare il posto ad una nervosa stanchezza. Omar è il primo ad aprire le dighe e Red e Thor gli danno addosso per tenere su la maschera di forza e coraggio che sono soliti indossare.
 << Perché mi sei venuto dietro, stupido? >> gli dice Red, riversando su di lui la tensione accumula.
<< Se ti prendevano ci rovinavi tutti! >> si intromette Thor, scaricandogli addosso anche la propria.
<< No, io non sono una spia! >> cerca di difendersi il bambino tra le lacrime.
<< Basta, non parliamone più! Per fortuna ce la siamo cavata. Cerchiamo solo di capire dove va ‘sto treno >> dice Red, riprendendo in mano la situazione.
Apre cauto la porta della cuccetta ed esce sul corridoio deserto, guardandosi attorno nella speranza di trovare un qualunque indizio. L’unica cosa che può aiutarlo, però, è il cartellino attaccato alla porta della loro cuccetta con su scritto: 'Prenotato da R.'.
<< Penso sia uno di quei treni che fa lunghi viaggi >> dice rientrando.
<< E allora che facciamo? >> gli chiede Thor.
<< Aspettiamo. Prima o poi una fermata dovrà farla >> risponde, tornando a sedere.
 
***
 
<< Sta arrivando il controllore! >> grida Thor, che per ammazzare il tempo e gestire la tensione si è proposto come vedetta. Red agguanta Omar e non appena il ragazzino segnala il via libera escono dalla cuccetta e attraversano lo snodo per passare al vagone successivo. Continuano a cambiare carrozza, consapevoli di, però, quella non sia per nulla la soluzione migliore al loro problema.
<< Potremmo nasconderci in bagno. >> suggerisce Thor e Red pensa sia una buona idea.
Il bagno dell’ultimo vagone, però, è occupato e, trovando rischioso tornare indietro, Red decide di attendere con pazienza che si liberi. Due bimbe li osservano curiose al di là della porticina che immette ai corridoi. Stanno facendo merenda con dei biscotti che fanno gola al piccolo Omar e quando quella che deve essere la madre si avvicina loro curiosa di cosa stia attirando la loro attenzione, sorride al bambino e apre la porticina.
<< Ne vuoi uno? >> gli chiede e lui accetta l’offerta senza pensarci due volte.
<< Dove andate? >> le domanda a bocca piena.
<< Noi ci facciamo tutto il viaggio fino a T. >> risponde lei proprio mentre il controllore entra nel corridoio e inizia a chiedere i biglietti avvicinandosi sempre più e questo bagno ancora occupato.
<< Ma non viaggerete mica da soli? >> chiede la donna a Red, che ha identificato come fratello maggiore e responsabile dei più piccoli.
<< No, siamo con nostro padre >> risponde prontamente lui e per fortuna la porta del bagno si apre e appena l’uomo che lo occupava esce loro filano dentro, pigiandosi in questo spazio stretto, sporco e maleodorante. I nervi sono nuovamente allerta e le orecchie tese ad ascoltare la voce del controllore che si fa sempre più vicina, si ferma accanto a loro e poi li supera. Sospirano felici di averla scampata e ne approfittano per liberare la vescica prima di uscire alla ricerca di un’altra cuccetta libera nella quale nascondersi.
Percorrono quattro vagoni prima di trovarne una che riporta sul cartellino esterno ‘Prenotato da R.’. Al contrario della prima nella quale si sono nascosti, qui su una delle pareti interne trovano la cartina del Paese. Un percorso tracciato con una lunghissima linea blu lo attraversa, partendo da P., città della loro isola vicina a quella in cui abitano, per finire a T. nel nord. Le città in cui il treno si ferma sono segnate con un pallino rosso e la prossima rispetto a quella in cui sono saliti loro sarà M.
<< Ma è a più di due ore da casa nostra! >> esclama Thor spaventato, perché come Red non è mai stato così lontano dalla loro piazza. M., poi, è l’ultima città prima dello stretto da dove i treni si imbarcano per raggiungere la penisola.
<< Come faremo a tornare indietro? >> chiede e Red sa che il suo giovane collega si aspetta che sia lui a trovare una soluzione dal momento che è l’anziano al quale è stato affidato e che fino ad ora è stato capace di risolvere qualunque problema. Questa volta, però, non è facile trovare una soluzione a una cosa così grossa.
Solo Omar sembra non essere per nulla preoccupato da quanto sta loro capitando. Con un sorriso che va da un orecchio all’altro, preme il naso contro il finestrino guardando entusiasta il paesaggio che scorre veloce.
<< Corri, corri, dai! Più forte! >> bisbiglia, parlando al treno come fossero vecchi amici.
 
***
 
Sono appena entrati nella stazione di M. e Red e Thor già scalpitano dietro la porta aspettando con impazienza che il treno si fermi. Con un balzo saltano giù annusando curiosi l’aria di una città nuova, ma si concedono solo questo istante di curiosità prima di dare inizio al piano al quale hanno lavorato per tutto il viaggio.
Corrono al cartellone degli orari e cercano attenti un treno che li riporti a casa, mentre Omar piange in silenzio.
<< Non me l’avete fatto nemmeno salutare! >> borbotta, inascoltato dai due più grandi che litigano su quale sia la soluzione più adatta da prendere. Trovano un treno che sembra andare bene, ma partirà tra tre ore che loro ovviamente cercheranno di rendere fruttuose.
<< … quindi tu ti metti là e facciamo come in piazza. Ma dov’è finito Omar? >> si chiede Red, che non trova il piccolo al suo fianco.
Lo vede risalendo gli alti gradini del vagone dal quale sono appena scesi e il panico scaccia la rabbia dalla sua pancia quando il controllore alzare la paletta pronto a fischiare per segnalare al macchinista che sono possono partire. Corre svelto al treno chiamandolo a gran voce e una volta a bordo lo cerca dentro ogni scompartimento e non lo ha ancora trovato quando le porte si chiudono imprigionandoli.
<< Eccolo! >> esclama Thor, che indica la cuccetta vuota alle sue spalle. Da sotto il sedile Omar li guarda spaventato e copre subito la testa con le braccia quando Red si china per tirarlo fuori dal suo nascondiglio.
<< Cosa hai fatto?! >> grida, gettandolo in malo modo contro lo schienale del sedile.
<< Volevo solo salutarlo >> tenta di difendersi il piccolo tra lacrime e singhiozzi.
<< Ma di chi diavolo parli? >> urla Thor colpendolo con un pugno.
Red gli blocca la mano pronta a calare di nuovo sul bambino appallottolato contro il finestrino. Ha già fatto troppo rumore lui cercandolo e ne stanno facendo ancora di più adesso. Con tutto questo trambusto, poi, non si sono resi conto che il treno si è fermato. Corrono alla porta che però trovano chiusa e ci sono troppo persone sul corridoio per aprire un finestrino e calarsi giù da lì.
<< Se non scendiamo ci ritroveremo dall'altra parte! >> gli dice Thor, come se lui non lo sapesse.
Sono già lontanissimi dalla loro piazza e attraversare il mare ritrovandosi fuori dall'isola ha il sapore di non ritorno. Devono scendere giù ad ogni costo!
Il treno si dirige al traghetto e una volta dentro si ferma di nuovo.
Adesso o mai più!” pensa, quando è ormai entrato nel traghetto. Per quanto si accanisca sulla maniglia, però, la porta continua a restare chiusa.
<< Bambini, non si può scendere >> dice loro un uomo che occupa la cuccetta vicina alle porte.
Sollevato del fatto che il richiamo non sia giunto dal controllore, Red si giustifica dicendogli che i fratelli fremono all’idea di salire sul traghetto e che il padre gli ha dato il compito di accompagnarli. Convinto dalla sua spiegazione l’uomo si rabbonisce e gli spiega che dovranno aspettare che tutte le carrozze vengano imbarcate prima di poter salire. Solo allora le porte si apriranno e questa per loro non è per nulla una buona notizia.
Non possono fare altro che tornare alla cuccetta dove scoprono che un’altra carrozza è stata affiancata alla loro, bloccando così anche la possibilità di tentare il tutto per tutto e fuggire calandosi dal finestrino. Omar, entusiasta di questa ennesima novità, sale sul sedile per sporgersi a salutare la famigliola che gli aveva dato i biscotti. Sconfortato da questa ulteriore complicazione, Red sprofonda nella poltrona dichiarandosi sconfitto e Thor lo imita senza sapere che dire.  
All’improvviso le luci si spengono gettandoli nel panico.
<< Perché è diventato buio? >> chiede Omar spaventato e la bambina con la quale sta chiacchierando gli spiega che le luci spente sono il segnale che tutti i vagoni sono stati imbarcati e che tra poco il traghetto partirà.
<< Ma dove sono la tua mamma e il tuo papà? >> chiede curiosa, facendo accapponare la pelle a Red. Omar, però, le risponde costruendo una storia talmente ben architettata da sembrare vera in cui lo smistamento dei vagoni a bordo del traghetto li ha sorpresi mentre stavano tornando dal bagno, dividendoli dal padre rimasto da solo nella loro cuccetta.
Red pensa al suo di padre che forse sarà solo, ma nella cella del carcere dal quale entra ed esce regolarmente in compagnia dei padri di Omar e Thor. Padri che sono lontani anche nei rari momenti in cui sono fisicamente presenti, eppure sempre così infastiditi dall’averli attorno e del tutto indifferenti alle difficoltà che sono costretti ad affrontare ogni giorno. Anzi, forse riderebbero di questa strana avventura nata da un borseggio e Red immagina di poterli mettere a tacere sventolando sotto i loro nasi un bottino di tutto rispetto.
Recupera da sotto la giacca la borsa rubata e Thor fa altrettanto con la propria. Entrambi vuotano il contenuto sul sedile e tra le tante cianfrusaglie senza valore trovano i portafogli dai quali, però, riescono a mettere insieme solo venticinque euro e tre centesimi.
<< Tutto ‘sto casino per una miseria! >> esclama Thor e Red immagina i loro padri ridere di loro a crepapelle.
 
***
 
Avvolto dal vento forte e pungente, Red osserva attonito la loro isola farsi sempre più piccola. In questo momento dovrebbe essere appoggiato ad una delle colonne della piazza a scrutare i passanti in attesa dell’occasione propizia in modo da poter consegnare a Sten la sua parte ed essere tranquillo di non incorrere in alcun tipo di problema nel ricevere ciò che gli spetta. Poi, verso sera sarebbe tornato a casa a consegnare il lauto guadagno alla madre che in cambio gli avrebbe fatto trovare la solita minestra scondita e tiepida nel piatto sbrecciato. Invece, ora che il sole è prossimo a tramontare si trova su un traghetto che lo sta portando lontano. Le persone in viaggio sono così diverse da quelle che gli passano davanti ogni giorno in piazza. Sembrano essersi lasciate alle spalle i problemi o anche solo averli messi in pausa per rilassarsi, consapevoli di non poter fare altro che attendere che il treno li porti a destinazione e come loro anche Red sta cercando di godersi il gelato gentilmente offerto dal padre della famigliola del vagone accanto al loro.
<< Fratellone, guarda, stiamo per arrivare! >> esclama Omar, indicando col dito la terra nuova che sta per accoglierli. Nel vederla farsi sempre più vicina, Red ha la sensazione di aver trascorso infiniti giorni in mare, come capita agli immigrati che sbarcano in continuazione sull'isola che si sono appena lasciati alle spalle, e il timore di non sapere cosa lo attenderà una volta arrivato lì inizia a chiudergli lo stomaco. Omar gli stringe la mano proprio mentre il panico torna a togliergli il fiato e i suoi occhioni allegri lo trapassano da parte a parte, scacciando ogni timore. Questo bimbo sorride al nuovo gioco senza alcuna preoccupazione su ciò che sarà e Red vorrebbe poter essere anche lui così innocente.
Il traghetto attracca e sono costretti a tornare ai vagoni scortati dalla famigliola che li tiene d’occhio finché non salgono, mandando in fumo la possibilità di scappare via e raggiungere il porto. Invece, eccoli di nuovo nella cuccetta ad attendere che il treno venga riassemblato.
Quando finalmente giunge in stazione, sul corridoio fino a poco prima tranquillo esplode il caos. Nuove persone cariche di bagagli spingono per salire senza dare la precedenza a coloro che invece devono scendere e Red tenta di farsi strada in questa bolgia di adulti inviperiti ma per quanto sgomiti non riesce ad avanzare di un solo passo.
Spesso si è ritrovato allo stesso modo pressato tra la folla che si riversa nella piazza in cui lavora durante le feste, ma quelle sono occasioni felici per lui che riesce a portare a casa un bottino di tutto rispetto. In questo stretto corridoio intasato, invece, sta guadagnando solo tanta frustrazione nel vedere la porta lontana solo pochi passi che però non riesce a percorrere. Quando questa si chiude alle spalle dell’ultima persona che è riuscita a salire il suo cuore perde un colpo.
<< Fateci passare, dobbiamo scendere! >> grida e in preda al panico salta sulle valigie che gli bloccano la strada, ma quando finalmente raggiunge la porta per quanto prema su quella maniglia con tutte le sue forze questa resta chiusa. Il treno inizia a muoversi e disperato cerca di sfondarla prendendola a calci e pugni ottenendo il solo risultato di attirare su di sé l’attenzione delle persone al di là della porticina che conduce alle cuccette. Spossato si siede per terra avvertendo alle spalle la scomoda presenza dei suoi piccoli compagni di sventura.
<< E adesso? >> pigola Omar sedendosi al suo fianco.
<< E adesso siamo nella merda! >> ribatte Thor.
Colpito dalle sue parole, Red si volta verso di lui e si rende conto che sta per crollare. Questo bambino non ha mai avuto i nervi saldi, motivo per cui si era detto contrario all’idea di Sten di assegnarlo a lui dopo che il suo precedente compagno si era fatto beccare dalla polizia.
<< Tu sei di ghiaccio. Vediamo se riesci a congelarlo >> aveva ribattuto Sten, sottendendo il fatto che se non ci fosse riuscito sarebbe stato l’unico responsabile degli errori che avrebbe commesso. Errori come quello che oggi li ha portati a dover scappare a gambe levate dai poliziotti in borghese.
Nella situazione nella quale si trovano, però, non gli serve a nulla perdere tempo puntando il dito su chi tra i due bambini abbia più colpe. Anzi, dal momento che è il più grande ha il dovere di proteggerli, proprio come dovrebbero fare Sten e i fratelli anziani, che però nascondono dietro le belle parole con le quali adescano i più piccoli il solo interesse di sfruttarli per il loro tornaconto.
<< Quella gente potrebbe chiamare il controllore, non possiamo restare qui! >> dice alzandosi in piedi.
Si spostano nell’altro vagone dove cercano per la terza volta una cuccetta libera, impresa che ora sembra essere impossibile.
Quando attraversano l’ennesimo raccordo un piacevole profumo di cibo colpisce Red allo stomaco. Al centro del corridoio un ragazzo vestito da cameriere vende ai viaggiatori il cibo che recupera da carrellino porta vivande. Senza attendere il suo ordine Thor si tuffa tra la folla sventolando una banconota da dieci euro sotto il naso del cameriere al quale chiede un panino e mentre questo cerca il resto, agguanta un po’ di cose e questa volta, per fortuna, riesce a non dare nell’occhio.
Dal vagone successivo, però, fa il suo ingresso in scena il controllore. Molte persone si sono messe in fila dietro Thor allontanandolo da lui e quando questi si volta disperato Red gli fa cenno col capo di andare verso il controllore e proseguire oltre. Sebbene sia terrorizzato il ragazzino ubbidisce, così Red può occuparsi di se stesso e del bambino più piccolo che però non è più dietro di lui. Non può chiamarlo senza destare l’attenzione del controllore che si avvicina sempre più né entrare in ogni cuccetta nella speranza di trovarlo e così si vede costretto ad abbandonarlo al suo destino. Cambia carrozza e per fortuna trova il bagno libero e ci si chiude dentro.
Resta aggrappato alla maniglia in attesa di sentire giungere fino a lui la voce del controllore, sperando di non cogliere, invece, il pianto disperato di Omar e il successivo coro di domande che gli adulti presenti inizierebbero a porgli. Lo ha abbandonato proprio come è solito fare Sten e questa consapevolezza genera in lui un senso di colpa così pesante da dargli la nausea.
Quando la porta dello snodo si apre, però, non avverte alcun trambusto giungere dall’altra parte. La monotona richiesta dei biglietti gli annuncia che il controllore è passato oltre, così può aprire piano la porta e tornare nell'altra carrozza dove il corridoio è deserto e tutte le porte delle cuccette sono chiuse.
 Nel silenzio rotto dallo sferragliare del treno Red inizia a tremare all’idea di restare da solo e di portarsi addosso per tutta la vita il peso di non sapere cosa sia successo ai due bambini. La testa inizia a girargli e la nausea di poco prima torna prepotente, obbligandolo a piegarsi in avanti prossimo a rigettare la tensione insieme al poco che ha mangiato a colazione.
<< Fratellone! >> grida Omar fermo accanto a Thor all’altro capo opposto del lungo corridoio. Felice di rivederli, Red corre loro incontro e li stringe entrambi tra le braccia.
<< Mai più! Non allontanatevi mai più da me >> singhiozza premendo le loro teste contro il petto affinché non vedano le lacrime che gli illuminano gli occhi e che sta cercando di non far rotolare giù.
<< Fratellone, fratellone! Ho chiuso un angelo nel bagno! Un angelo nel bagno! >> gli sta dicendo Omar, cercando il suo sguardo ma Red si mostra più interessato alla cuccetta vuota che Thor gli dice di aver trovato nel vagone successivo. Ci si chiudono dentro e mentre tirano giù le tende grigie della porta, Omar continua ad insistere sull’angelo che dice di aver rinchiuso in bagno.
Deciso ad usarlo come cestino nel quale scaricare la tensione accumulata, Thor gli strappa dalle mani il depliant che tiene stretto facendolo piangere a dirotto.
<< E’ mio, l’ho trovato fuori dal bagno >> pigola, ma il ragazzino allontana indifferente le sue mani tese e impallidisce quando apre quel cartoncino colorato.
<< Ehi, guarda qua! >> esclama, porgendo a Red quella che scopre non essere la solita pubblicità di un’agenzia di viaggi, ma la custodia di quattro biglietti del treno. Non ha, però, neppure il tempo di stupirsi, perché qualcuno bussa alla porta e poi la apre senza attendere risposta.
<< E voi da dove sbucate? >> chiede il controllore, sorpreso di trovare tre bambini soli dentro una cuccetta fino a poco prima vuota. Nota poi i biglietti e porge la mano a Red che titubante glieli consegna.
<< Due ridotti ragazzi, un intero per un adulto che accompagna un minore e la prenotazione fino a T. >> borbotta l’uomo controllando che il numero sul biglietto coincida con quello della cuccetta. << Ma l'adulto dov’è? >> chiede sospettoso.
<< È in bagno! >> risponde allegro Omar e il controllore si scioglie dinanzi al suo sorriso innocente. Fora i biglietti e li restituisce, raccomandando loro di fare i bravi per poi chiudere la porta e andarsene.
Red e Thor si guardano increduli volgendo poi lo sguardo ai biglietti piovuti dal cielo e che sembrano essere stati fatti a posta per loro.
<< Cosa facciamo se i proprietari si fanno vivi? >> gli chiede Thor, ma Red è talmente sconvolto da non sapere cosa dire.
<< Hai decido di arrivare fino a T.? >> insiste il ragazzino.
<< Non lo so. Tira fuori quello che hai preso dal carrello che sto morendo di fame! >> dice deciso a porre fino alle sue domande scomode.
 
***
 
Ora che lo stomaco è pieno il treno li culla dolcemente come una grande madre di ferro. Thor lotta contro il sonno deciso a non dargliela vinta, mentre Omar, troppo eccitato per appisolarsi, guarda affascinato il paesaggio, parlottando piano con il treno al quale ha dato un nome composto da una serie di numeri e lettere. Quando qualcosa attira la sua attenzione si alza sulle ginocchia e preme ancora di più il viso contro il finestrino per poi tornare a sedere.
Aver trovato quei biglietti ed essersi tolto il problema del controllore dai piedi ha rasserenato, Red che ora, per quanto lui stesso non riesca a crederci, si sta godendo il viaggio e osserva i suoi giovani compagni di ventura con la pace nel cuore. Non sa dove questo treno li stia portando, né cosa troveranno una volta giunti a destinazione, ma la possibilità di lasciarsi il passato alle spalle e ricominciare tutto da capo lo alletta, sebbene non abbia la minima idea di come si faccia.
Sbadiglia rumorosamente stiracchiandosi come un grosso gatto rosso e scorge una scatola bianca sul portapacchi. Si alza in piedi risvegliando l’attenzione di Thor che insieme a lui sale sul sedile e lo aiuta a tirare giù quella che scoprono essere una grossa valigia bianca. Contiene magliette, pantaloni, mutande e calzini nuovi e ben piegati e anche qualche asciugamano e un beauty case con dentro tutto il necessario per lavarsi.
<< Non c’è neppure un centesimo. Che ce ne facciamo di tutta questa roba? >> sbuffa Thor senza rendersi conto di quanto il contenuto di questa valigia sia invece preziosissimo per loro che indossano abiti vecchi e mal ridotti che la raccontano lunga sul loro stile di vita.
<< Ci aiuterebbero a dare meno nell'occhio >> ribatte Red che inizia a dividere il contenuto per categorie sperando di poter trovare per ognuno di loro qualcosa che possa essere della taglia giusta o avvicinarglisi molto.
Thor non ne vuole sapere di togliersi di dosso la felpa che riporta sul davanti il volto ormai scolorito del personaggio dei fumetti del quale porta il nome, né di prendere sapone e asciugamano e andare in bagno a lavarsi alla buona e Red deve arrivare quasi alle mani per convincerlo. Resta a lungo in bagno e quando ritorna nella cuccetta lui e Omar stentano a riconoscerlo e dal modo in cui guarda il suo riflesso nel finestrino sembra anche lui stupito del risultato.
<< Non so che m’è preso. Questi vestiti sono talmente profumati che mi sono lavato da capo a piedi come non ho mai fatto in vita mia perché non volevo puzzassero di me >> dice sistemando il ciuffo biondo dei capelli umidi che continua a ricadergli sugli occhi. Red lo lascia alle prese col suo riflesso e con Omar raggiunge il bagno.
<< Ce li ha dati l'angelo questi vestiti, fratellone? >> gli chiede il piccolo mentre lo insapona da capo a piedi. Decide di stare al suo gioco e dirgli che sì, non può che essere stato l’angelo che ha rinchiuso nel bagno a lasciare loro quella valigia. Quando, però, si ritrova da solo ad occuparsi di se stesso si chiede se non possa esserci qualcosa di vero in ciò che Omar continua a ripetere, perché, al di là dell’assurda coincidenza di quei biglietti, non è possibile che un osservatore allenato come lui non abbia subito notato la presenza sopra le loro teste di quella grande valigia per giunta bianca.
Il treno raggiunge un’altra stazione proprio nel momento in cui ritorna alla cuccetta. Il corridoio si riempie di nuovo di persone, ma lui chiude la porta dello scompartimento lasciando il caos fuori da questo piccolo posto sicuro. Porta che, però, dopo una decina di minuti viene aperta bruscamente da un uomo anziano e grassoccio che li guarda a sua volta stupito. Ricontrolla il biglietto e il numero della cuccetta prima di entrare e sistemare la valigia sul porta pacchi per poi sedersi di fronte a loro.
<< Così piccoli già viaggiate soli? >> chiede abbozzando un sorriso.
<< Papà è in bagno! >> risponde prontamente Omar.
La tensione torna ad impadronirsi di Red che tiene d'occhio l’intruso. Questi senza porre ulteriori domande si nasconde dietro al giornale e dopo poco si addormenta, lasciando incustodito il borsello sul sedile. Thor gli da’ di gomito indicandogli la potenziale preda, ma Red non accetta l'offerta. Hanno già avuto troppe grane, oggi.
 
***
 
Le luci della cuccetta sono state accese e ora sul finestrino il riflesso degli occupanti sovrasta il paesaggio. Red è seduto a gambe incrociate sul sedile, la schiena contro la parete della porta dello scompartimento e i due bambini addormentati a occupare lo spazio restante. Tiene d’occhio l’intruso che dorme tranquillo appoggiato al finestrino con le dita intrecciate sull’addome gonfio e la bocca stupidamente spalancata. Sbuffa dicendo qualcosa nel sonno per poi sistemarsi meglio e in quei piccoli gesti Red ritrova qualcosa di suo padre. Tante volte avrebbe voluto buttarlo fuori di casa nei brevi periodi in cui torna tra una visita alle patrie galere e l’altra per trascorrere le giornate sul divano scassato della cucina. Perennemente ubriaco e inconsapevole di ogni cosa, forse anche di avere un figlio che tenta di sopravvivere da solo. Ha dovuto, però, sopportarne la presenza tossica proprio come ora sta sopportando quella di quest’uomo che glielo ricorda e che non può cacciare.
È arrabbiato perché era riuscito a trovare la pace in questa stanza itinerante per viaggiatori e adesso la sente scivolargli via dalle dita che Omar afferra, cogliendolo di sorpresa. Il sorriso sereno persiste sul suo volto addormentato e intenerito Red lo prende tra le braccia, nascondendo in quell’abbraccio il desiderio di essere protetto. Vorrebbe poter smettere di essere ‘quello grande’ che non può permettersi alcuna debolezza ed avere accanto a sé un adulto in grado che si prenda cura di lui. Chi mai perderebbe, però, il suo tempo per una ‘causa persa’ come lui?
Solo un angelo” ride tra sé volgendo lo sguardo a Omar che stringe ancora tra le braccia.
Questo bambino non è uno ‘stupido tutto sorrisi’ come lo definisce Sten e se ha insistito più volte di aver chiuso un angelo nel bagno qualcosa deve sicuramente essere successo. Sebbene non gli piaccia l’idea di lasciarli da soli con il vecchio mentre sono addormentati, vuole vederci chiaro ed esce sul corridoio deserto per raggiungere il bagno nel quale Omar gli ha detto di essersi nascosto. Il cuore gli batte forte nel petto quando posa la mano sulla maniglia e prende un profondo respiro prima di aprire bruscamente la porta.
“Solo un idiota poteva pensare di trovarci davvero un angelo in questo cesso puzzolente” pensa scuotendo il capo dinanzi al bagno vuoto e uguale a tutti gli altri nei quali fino ad ora è entrato. “Omar vive ancora di sogni” constata richiudendo la porta.
Torna alla cuccetta dove il controllore ha lasciato un grande sacco bianco che contiene dei pacchetti rettangolari chiusi nella plastica.
<< Credevo fosse il padre di questi bambini >> sta dicendo al vecchio al quale restituisce il biglietto.
<< No, non sono io. Non ho ancora avuto il piacere di conoscerlo. Mi hanno detto che era in bagno >> ribatte lui, che con queste poche parole colpisce Red allo stomaco. I due uomini si voltano verso di lui con lo stesso sospetto nel volto corrucciato.
<< Ma vostro padre dov'è? >> gli chiede il controllore e prima che la tensione lo faccia esplodere in lacrime e confessare tutti i suoi peccati, una mano si posa sulla sua spalla.
<< Ah, è lei! >> esclama il controllore. << Per un attimo ho pensato che questi bambini stessero viaggiando da soli! >>.
Red deve richiamare a sé tutte le poche forze che gli restano per trovare il coraggio di voltarsi verso la voce calma e gentile dell’uomo alle sue spalle che conversa amabilmente con gli altri due.
Quando il controllore se ne va dopo aver consegnato loro le lenzuola di carta e sbloccato le pareti che, come per magia, si sono trasformate in quattro letti, entra nella cuccetta come fosse sempre stato. Confuso, Red si chiede da dove diavolo sia saltato fuori questo tizio.
<< Vi ho preso qualcosa da mangiare, ma i tuoi fratelli dormono così bene. Pensi sia il caso di svegliarli? >> gli chiede, ponendo un’enfasi diversa in questa domanda.
In effetti non ha idea di come potrebbero reagire i due bambini alla presenza di quest’altro intruso che si sta facendo passare per loro padre e tra i due quella che teme di più è la reazione di Omar. Per questo decide di iniziare dal più grande.
<< Dai, svegliati! Papà ci ha portato da mangiare. >> dice a Thor scuotendolo e giustamente il ragazzino lo guarda confuso. Prima che possa porre domande, però, Red gli indica con un cenno del capo l'uomo alle sue spalle.
<< Preferisci un panino al salame o al prosciutto? >> gli chiede questi, sorridendogli.
Thor si mette a sedere svegliando Omar, che appena vede il nuovo arrivato si apre in un grande sorriso.
<< Ce l'hai fatta a uscire! >> grida felice lanciandosi tra le sue braccia. Red non riesce a credere che quest’uomo alto dagli occhi chiari e i capelli rossi e arruffati come i suoi possa essere l’angelo di cui gli ha parlato il bambino.
<< E tu, quale preferisci? >> gli chiede questi, porgendogli il sacchetto con i panini dal quale gli altri due hanno già pescato il proprio. Lo guarda con sospetto temendo che possa contenere cibo drogato. Gli è già capitato di avere a che fare con maniaci e adescatori dai quali fino ad ora è sempre riuscito a fuggire e l’idea che possano essere caduti tutti e tre tra le mani di uno di questi proprio mentre stanno vivendo una situazione già complicata lo preoccupa.
<< Sono a posto >> risponde, deciso a rimanere vigile e pronto a partire all’attacco se necessario.
Il suo rifiuto mette in allerta Thor, che a malincuore richiude nella pellicola trasparente il mezzo panino che gli è rimasto e lo mette in tasca, rivolgendo al misterioso sconosciuto la stessa occhiataccia.
Omar, invece, salta da una parte all'altra come un grillo, eccitato dalla magia delle pareti della cuccetta trasformate in letti. Pone innumerevoli domande al loro ‘padre’ che con pazienza risponde lasciandolo libero di esplorare questo nuovo ambiente. È possibile che mai nessuno prima d’ora si sia occupato così amorevolmente di lui, abituato a trascorrere le sue giornate nei ritmi lenti e monotoni dell’anziana nonna alla quale è stato affidato e che spesso si dimentica di averlo in casa.
<< Ma chi è 'sto tipo? >> gli sussurra Thor.
<< Non lo so, ma dobbiamo tenerlo d'occhio >>.
<< Per questo non hai accettato il suo cibo? >> gli chiede e lo stomaco gli brontola tradendolo.
Omar di panini ne ha mangiati già due senza accusare alcun effetto e di solito le droghe che vengono messe nel cibo o nelle bevande agiscono velocemente. Dice allora a Thor di avere lo stomaco chiuso dandogli il permesso di mangiare, se lo vuole, e lui senza farselo ripetere ultima in due soli bocconi il panino che aveva messo da parte per poi correre a prenderne un altro.
<< Ne hai di appetito, ragazzino! >> dice il vecchio ricordando loro la sua presenza.
<< Sono tre piccoli inceneritori >> ribatte lo sconosciuto. << Daniele, offri un panino anche al signore, non essere scortese >>.
A Thor va di traverso il boccone e scocca un’occhiata sorpresa e spaventata a Red mentre porge il sacchetto al vecchio, che ovviamente rifiuta l’offerta. Nella Fratellanza i nomi di battesimo vengono soppiantati da quelli che Sten assegna ai nuovi affiliati nel momento in cui superano la prova d’ammissione. Da quel momento in poi tutti, familiari compresi, iniziano a chiamarli con i loro ‘nomi di battaglia’, tanto che Red ormai non si volterebbe nemmeno più se lo chiamassero col suo vero nome. La cosa che più li inquieta è che quest’uomo non fa parte della Fratellanza né del loro quartiere e se è a conoscenza dei loro veri nomi non può che essere un agente in borghese che forse era appostato in stazione e che è salito sul treno quando li ha visti saltare a bordo.
<< È ora di andare a letto, bambini >> propone questi, rimboccando le coperte al piccolo Omar col quale parlotta finché non si addormenta.
<< Non ho bisogno del tuo aiuto! >> lo scaccia Thor, che ha preso posto nell’altro letto di mezzo.
L’uomo non se la prende per il suo tono poco gentile e siede sul sedile, augurando cordialmente la buonanotte al vecchio che sale su ad occupare uno dei due letti in alto.  
<< Veglierò io su di loro mentre tu riposi >> lo rassicura, ma Red scuote il capo.
<< Non mi fido di te >> ribatte.
<< E in te stesso hai fiducia? >> gli domanda e mentre si chiede cosa diavolo questo voglia dire, un’improvvisa stanchezza gli appesantisce le palpebre. Non ha mangiato né bevuto nulla che lui abbia potuto drogare, eppure sente il corpo pesante e non riesce a tenere gli occhi aperti.
<< Hai molte domande e io voglio risponderti ma non posso farlo qui >> gli sta dicendo lui, che scorge appena dietro le palpebre che inesorabili calano sulla scena come un sipario.
 
***
 
Si ritrova sulla spiaggia deserta avvolto dal vento e dal profumo del mare che sciaborda tranquillo dinanzi a lui. È una di quelle mattine assolate durate le quali passa a salutare questo splendido panorama prima di recarsi al suo posto di lavoro. Spesso quando le situazioni si fanno tese richiama alla memoria questo mare, questa spiaggia e il sole che gli scalda il viso ritrovandone giovamento e si rende conto che in effetti da che ha avuto inizio quest’avventura non lo aveva ancora fatto.
<< Chi sei tu? >> chiede all’uomo misterioso seduto al suo fianco.
<< Tu chi credi io sia? >>.
<< Omar ha riconosciuto in te l’angelo che dice di aver chiuso nel bagno. Io, però, credo tu sia un banale poliziotto in borghese >>.
<< Allora perché siamo qui? >> gli domanda lui ragionevolmente.
<< Sei davvero un angelo? >> gli chiede titubante sporgendosi verso di lui, che sorride volgendo lo sguardo al mare.
<< Appena ha visto il controllore, Omar ha fatto ciò che gli hai insegnato: si è chiuso dentro il bagno >> racconta. << Il cuore gli batteva forte e teneva stretta con le manine la maniglia continuando a ripetere: 'Fratellone aiutami!'. Quando si è accorto della mia presenza si è spaventato, ma gli ho detto di stare tranquillo e quando ti ho sentito chiamarlo disperatamente gli ho detto di tornare da te >>.
<< Ti sbagli, io non l'ho chiamato! >> puntualizza Red.
<< Oh, sì che lo hai fatto. Hai gridato il suo nome e quello di Thor e speravi di ritrovarli, spaventato all’idea di restare solo >> sorride lui e Red la ricorda bene quella sensazione. Non aveva gridato i loro nomi è vero, ma ricorda bene quanto li avesse ripetuti in continuazione nella sua testa.
<< Omar non ha invocato la protezione di un angelo quando si è chiuso in bagno >> aggiunge facendogli accapponare la pelle.
<< Si può sapere chi diavolo sei? >> gli chiede schizzando in piedi.
<< Sono stato chiamato Emanuele. Lo ricordi questo nome? >> risponde lui alzandosi in piedi.
Non riesce a distogliere lo sguardo da quello di lui tant’è sconvolto. In fondo è una cosa ha sempre ribadito a chiunque abbia tentato di aiutarlo. ‘L’unica persona in grado di salvarmi sono io’, gridava loro fiero ed eccola qui l’incarnazione di quel motto nel quale ha sempre creduto, ma che allo stesso tempo avrebbe voluto fosse messo in discussione da qualcuno realmente intenzionato a prendersi cura di lui.
<< Omar ti ha scelto come fratello, Thor come modello, affascinato com’è dal tuo essere in grado di trovare un rimedio a qualunque problema. Mi rendo conto che essendo più giovani tu faccia fatica a vedere come a loro modo si prendano cura di te. Incontrerai ancora tante persone sul tuo cammino e ognuna di loro sarà importante per la tua crescita. Come hai già capito, però, per quanto possano farti da esempio, darti affetto, cura e stima solo tu puoi salvare te stesso ed è ciò che hai fatto quando sei salito su quel treno >>.
A dire il vero, ci è salito per salvarsi dai poliziotti che lo avrebbero portato dentro e da Sten che poi lo avrebbe fatto fuori o ci sarebbe andato molto vicino. Sì, da questo punto di vista in effetti questa sua versione adulta potrebbe avere ragione. In realtà, però, è spaventato da ciò che lo attenderà quando sarà giunto a destinazione.
<< Io non capisco in quale altro modo possa salvarmi l’andare così lontano >> sospira scuotendo il capo. << In quella piazza sono solo un’ombra che non può essere proiettata altrove >>.
<< Ti sbagli >> ribatte l’altro. << Tu, Thor, Omar siete ombre vive, capaci di sognare luoghi migliori, di viverli e abitarli insieme costruendo un futuro diverso >>.
<< Un futuro diverso? E cosa mai potremmo fare? >> chiede arrogante.
<< Vivere davvero, ad esempio >>.
Vorrebbe sbraitargli in faccia che è ciò che fa da che è nato, ma in verità è da quando è nato che cerca di sopravvivere. Sarebbe bello condurre una vita onesta, senza stress, né paura e impiegare le proprie energie per costruire la sua vita e non per rubare attimi di adrenalina.
<< Non temere ciò che non conosci. La fine di questo viaggio è solo l'inizio di un altro più grande che sono sicuro tu saprai affrontare con fiducia e coraggio. Che ne dici, ci proviamo? >> gli chiede porgendogli la mano.
Red la osserva a lungo, per nulla sicuro di ciò che questo tizio gli ha detto, né di cosa diavolo sia successo da che ha messo piede a bordo di quel treno. Decide però di seguire il suo istinto che fino ad ora non lo ha mai tradito e afferra la sua stessa mano.
 
***
 
Con un’ora di ritardo rispetto all’orario previsto, alle undici il treno arriva alla stazione di T e con la valigia in una mano e il sacchetto dei panini nell’altra, Red è il primo a scendere e a muovere i primi passi in questo luogo sconosciuto.
Thor lo segue, guardingo e sospettoso e Omar salta giù per ultimo. Ha salutato a dovere il suo amico treno e ora raggiunge Red con un sorriso raggiante sulle labbra.
<< Fratellone, ma lui è tornato nel bagno? >> gli chiede Omar, prendendolo per mano.
<< È quello il suo posto >> risponde lui dandogli uno dei panini che sembrano non finire mai in questo semplice sacchetto.
<< Quando ne avrai voglia magari mi spiegherai chi diavolo era quel tipo >> dice Thor, pescandone uno a sua volta.
<< Non mi crederesti >> ride lui prendendo dalla tasca il biglietto che si è trovato stretto in mano quando si è risvegliato da quello strano sogno. Rilegge l’indirizzo che è stato scritto in una bellissima calligrafia da qualcuno che si è firmato con una serie di numeri e lettere.
<< Su ragazzi, andiamo! >> dice loro, guidandoli fuori dalla stazione verso l’inizio di un nuovo viaggio.
   
 
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