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Autore: LilyBennet    12/04/2018    1 recensioni
Hermione Granger e Draco Malfoy sono follemente innamorati. O almeno così sembra.
Ai due è stata sbadatamente somministrata una pozione d'amore, che finisce per avvelenarli entrambi e causargli dei brutti effetti collaterali. Con il viso di un sinistro color viola lei, e delle disgustose pustole verdi su tutto il corpo lui, si ritrovano a condividere la stessa sorte ad appena un letto di distanza, separati da una sottile tendina dell'infermeria. Non ci vuole molto a capire cosa abbia spinto i due eterni nemici ad agire in un modo così insolito, ma ormai il danno è fatto, e tutta Hogwarts li ha visti girare mano nella mano e scambiarsi tenere effusioni.
In una scuola dove niente rimane segreto troppo a lungo, i due caposcuola si ritrovano a dover far fronte a pettegolezzi di ogni genere, fidanzati gelosi, e rivalità tra case che perdurano da secoli.
Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Dean/Ginny, Draco/Hermione, Draco/Pansy, Harry/Ginny
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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« Ascoltatemi bene tutti, voglio che teniate bene a mente questo comando... anche tu, Parkinson, smettila di fare gli occhi a cuoricino a Malfoy e avvicinati. Ricorderete bene tutti cos'è successo in questo preciso giorno negli anni passati, e perciò penso potiate intendere la nostra preoccupazione a riguardo »

Malfoy, capendo il collegamento sciagure di Halloween-Potter, si risvegliò dal suo momentaneo stato di confusione e sollevò istintivamente gli occhi al cielo: ora oltre la sua apparente cotta per Hermione doveva anche improvvisarsi bodyguard di quell'altro. La serata non poteva cominciare peggio.

« In più i bambini dei primi anni sembrano del tutto impazziti, e sono sinceramente preoccupata che uno di loro, se mai dovesse accadere qualcosa di strano anche quest'anno, finisca per ferirsi o ritrovarsi coinvolto in uno scontro per il quale non sarebbe lontanamente preparato. Per tale motivo è estremamente importante che ognuno di voi tenga gli occhi aperti e che si tenga pronto ad attaccare » concluse con serietà la Mcgranitt.

« Mi scusi, professoressa, ci sta davvero autorizzando a fare uso di fatture su altri maghi? » domandò incredula Hannah Abbott.

I Serpeverde, improvvisamente più interessati, attesero con trepidazione il consenso della donna, che non tardò ad arrivare.

« Sì, purché siano tutte legali » si sentì in dovere di precisare l'insegnante.

I suoi occhi si posarono casualmente su Draco Malfoy, elemento per il quale temeva maggiormente e che immaginava con meno difficoltà fare uso di maledizioni senza perdono – magari proprio su Hermione Granger, valutò lugubre. Forse, meditò la Mcgranitt, sarebbe stato il caso tenere sotto controllo anche loro due, oltre che a Harry Potter: il ritorno di Lord Voldemort rimaneva un'incognita, ma l'odio tra i due alunni...

« E le zone da sorvegliare? » domandò Padma Patil, interrompendo tutti i suoi calcoli.

« Sì, dunque: Patil, il quinto piano; Granger... »

Guardò la sua alunna preferita con apprensione, cercando di pensare il più velocemente possibile a dove potesse assegnarla: in altre condizioni l'avrebbe mandata alla torre (d'altronde chi meglio avrebbe potuto proteggere Harry Potter di Hermione Granger e Ron Weasley?), ma adesso non sembrava proprio il caso. Dire a Draco Malfoy di controllare i Grifondoro sarebbe stato come mettere un lupo a guardia di un gregge di agnelli.

Magari avrebbe dovuto tenerli vicino a sé per, appunto, evitare che i due si mettessero le mani al collo non appena girato l'angolo, e così perdere entrambi i caposcuola un'altra volta. La Mcgranitt picchiettò la penna d'oca contro il tavolo, stirando le labbra sottili nel tentativo di concentrarsi meglio.

Ci mise un paio di secondi – dove i due interessati la fissarono con ansia – per giungere alla conclusione che non fosse necessario: la Granger era ormai maggiorenne e conosceva a memoria ogni genere di incantesimo per difendersi e contrattaccare, avrebbe potuto rivoltare il biondo come un calzino se solo l'avesse voluto.

« ...Al piano dei Tassorosso »

 

 

 

 

Nascosti in uno sgabuzzino dismesso, i tre Serpeverde dell'ultimo anno – che teoricamente avrebbero dovuto rappresentare la parte matura degli studenti, ma che in pratica non facevano altro che dar vita ad ogni genere di problema – stavano discutendo sul folle piano di Theodore Nott.

« E' l'idea più idiota che abbia mai sentito » dichiarò Daphne.

« Lo so, facciamolo! » esclamò Theo entusiasta.

Senza nemmeno attendere ulteriori contestazioni da parte della bionda, né tanto meno il secondo parere di Blaise, si piegò per sollevare una delle zucche rubate.

« Non potevi proporre un piano peggiore » continuò Daphne « e ti ricordo che lo sto dicendo ad uno con il feticcio per le Tassorosso »

« Perlomeno io non devo ricorrere a filtri d'amore per riuscire a trombare » la rimbeccò indispettito Theo.

Daphne, punta sul vivo, afferrò un secchio bucato e lo scagliò contro il compagno di casa, che lo evitò appena in tempo.

« Ma sei pazza?! Potevi ferirmi! » le strillò contro oltraggiato.

« Allora è un vero peccato che ti abbia mancato » ringhiò di rimando Daphne.

Solo allora Zabini si decise ad intervenire.

« Fermatevi entrambi: tu lascia giù quella zucca, e tu non provare più ad avvicinarti a qualcosa che si possa trasformare in un'arma » disse ai due litiganti, prima di dare le spalle alla bionda e rivolgersi direttamente con Nott.

« Theo, senti, sai benissimo quanto possa divertirmi infastidire i Grifondoro, ma non credo sia la serata giusta » spiegò con cautela.

Daphne, accanto a Blaise, incrociò le braccia al petto e assunse l'espressione da: “io te l'avevo detto”, molto comune vedere sul viso della Granger.

« Ma perché? » protestò Theodore, come un bambino capriccioso « non facciamo nulla di male, nessuno saprà nemmeno che siamo stati noi »

« Santa pazienza » esalò la Greengrass con gli occhi al cielo, avvicinandosi con lunghe falcate per pararsi davanti l'amico.

Blaise l'afferrò per una spalla e la fece tornare al proprio posto.

« Lascia fare a me » mormorò.

« Sarebbe solo uno scherzo innocente » continuò Theo.

« Non puoi attirare fuori dei Grifondoro, stregare delle zucche affinché li attacchino, e pretendere di non creare il caos! Abbiamo Potter in questa scuola, sono già tutti in allarme, penseranno che qualcun altro stia cercando di fargli lo scalpo! » latrò Daphne esasperata.

« Daphne ha ragione, non è il momento adatto » concordò Blaise.

« Oh, ma che sarà mai successo in passato... » minimizzò Theo.

« Primo anno: Potter, Weasley e la Granger si sono ritrovati al cospetto di un troll di montagna, fatto entrare nella scuola dal professor Raptor – che nel caso tu non te lo ricorda, aveva il signore oscuro sulla nuca » cominciò la bionda « secondo anno: l'altra palla al piede, la lontana parente della tua ultima vittima... »

E qui Theodore, capendo che la compagna alludesse alla parentela tra Ginny e Peonia Weasley, sbuffò scocciato.

« ...Ha scritto sul muro qualcosa sull'erede di Salazaar Serpeverde e tutti hanno pensato che fosse stato Potter, e che sempre lui avesse pietrificato il gatto di Gazza; Terzo anno... devo continuare? »

« E va bene, ho capito: stasera staremo lontani da quella dannata torre! » dovette accettare a malgrado Nott « ma non ho alcuna intenzione di riportare queste cose indietro. Se non posso usarle contro i Grifondoro, allora le userò contro i Tassorosso, che almeno sono più vicini, e se qualcuno di loro dovesse rimanerci secco nessuno se ne curerebbe per davvero »

 

 

 

 

Hermione e Draco camminavano fianco a fianco nel più completo silenzio.

La Grifondoro in un primo momento aveva provato un certo sollievo da quell'assenza di parole, ma successivamente aveva cominciato a considerarlo come un costante senso di ansia.

« Sei arrabbiato per la partita? » domandò cautamente.

Malfoy a quella gigantesca figura barbina nemmeno ci pensava più. La sua vita aveva preso una piaga a dir poco raccapricciante, e la sua pessima performance a quidditch non faceva parte di quella lista di problemi.

Il biondo si limitò a borbottare misteriosamente, lasciando libera interpretazione alla caposcuola in merito.

Hermione, essendo abituata a vivere gomito a gomito con Ron Weasley, i cui confusi brontolii corrispondevano sempre ad assensi, lo interpretò come un sì.

« Io non c'entro nulla con tutto questo, Malfoy, non sono stata io a prendere il boccino... »

No, infatti la Granger non era nemmeno presente – e questo il Serpeverde lo sapeva benissimo, dal momento che aveva passato più tempo a sbirciare tra gli spalti, che a tenere sott'occhio la partita.

« ...Perciò adesso potresti anche smettere di tenermi il muso, grazie » concluse la ragazza.

Draco rise ironico.

« Mi stai davvero pregando di parlarti? »

« Affatto » lo rimbeccò Hermione.

« Bene, allora continuerò a rimanere in silenzio » ribatté Malfoy con un mezzo sorriso e senza guardare in faccia la ragazza.

La Granger accelerò il passo, in un vago tentativo di fare la sostenuta e provocare dei sensi di colpa al Serpeverde – mossa che, riflettendo un po' più a lungo sulla personalità di quest'ultimo, sarebbe subito risultata fin troppo sciocca e priva di ragionamento logico. Infatti, dopo altri dieci minuti buoni di silenzio, dove una si sforzava di tacere e l'altro se la rideva sotto i baffi, Hermione gettò la spugna.

Era incredibile, ma tutto quel mutismo la stava torturando.

Per la prima volta in vita sua desiderò di poter parlare con Malfoy. Aveva gradualmente diminuito la propria velocità per farsi superare dal collega di ronda. Hermione osservò le sue spalle dapprima con sospetto, ma successivamente finì per studiare i dettagli con curiosità: l'attaccatura a “v” dei suoi capelli sulla nuca, il taglio della camicia nera sulle sue spalle, la camminata elegante...

« Smettila di fissarmi, così mi sciupi »

 

 

 

 

Il buio è amico delle malefatte. Per questo nessun piccolo tasso ribelle si accorse di tre serpi che strisciavano silenziose verso di loro.

I tre ragazzi avevano approfittato dell'oscurità dei corridoi e si erano richiusi alle loro spalle la porta dell'aula di storia della magia, pronti per mettere in atto il loro piano malvagio.

Le loro vittime, dei Tassorosso del secondo anno con le mani colme di dolci trafugati dalle cucine, ridacchiavano tra loro ignari di tutto. Leccornie che cascarono a terra e che fecero scivolare alcuni di loro, non appena tre zucche che emettevano risate sinistre sbucarono dal nulla. Ma con sommo disappunto dei tre amici, invece che tentare maldestramente di difendersi, scapparono tutti in lacrime verso il loro dormitorio.

Una malefatta che a stento era durata tre secondi e che aveva lasciato i ragazzi dell'ultimo anno profondamente insoddisfatti.

« Wow, è lo scherzo peggiore che abbia mai visto » commentò Daphne « e adesso che sono scappati tutti cosa facciamo? »

« Aspettiamo che arrivi qualcun altro. Prima o poi qualcun altro dovrà passare da queste parti » replicò Blaise, mettendosi comodo ad un banco.

« E le zucche? »

« Lasciamole lì, sono dormienti, si riattiveranno solo quando sentiranno dei rumori » rispose Theo, imitando l'amico e sdraiandosi sulla cattedra.

Daphne, invece, passeggiò per l'aula, sbirciando i titoli all'interno degli scaffali, illuminati con la bacchetta.

Dovettero attendere un quarto d'ora buono prima che sentissero delle voci in lontananza. I tre ragazzi scattarono immediatamente sull'attenti e si precipitarono verso la porta chiusa, dando vita ad una silenziosa faida su chi dovesse avere l'onore di guardare dal buco della serratura di chi si trattasse; ma non gli ci volle molto per capire, sebbene fossero ancora lontani, che i due ragazzi misteriosi fossero lì per la ronda serale, e che si trattassero di Draco e Hermione.

 

 

« Non ti sciupo proprio niente, Malfoy »

 

 

Daphne si portò teatralmente la mano davanti la bocca, e Theo si pietrificò sul posto.

« Non può essere vero » mormorò Blaise.

Eppure eccolo là il loro compagno di casa – due dei presenti addirittura condividevano la stanza con lui – mentre scherzava amabilmente con Hermione Granger. Un incubo finito sulla bocca di tutti già il mese precedente, quando qualcuno aveva versato una pozione d'amore nei loro bicchieri, e che adesso stava prendendo forma.

Daphne, sentendo montare lo stress e la frustrazione, estrasse dalla sua immancabile borsetta – che non lasciava incustodita nemmeno per andare in bagno, e che tutte le sere infilava sotto al cuscino per evitare che qualcuno gliela rubasse – il suo prezioso ventaglio di avorio e seta cinese, per sventolarselo davanti al viso accaldato.

 

 

« Mi stai fissando da almeno due minuti. Considera che di norma non lascio a nessuno questo privilegio »

«Oh, allora sono davvero onorata » ribatté la Grifondoro raggiungendolo « sei un ragazzo di così buon cuore, dovrei considerare l'idea di sposarti »

Malfoy sollevò gli angoli delle labbra, formando un sorriso che la collega di ronda non notò.

 

 

Nel frattempo, i tre ragazzi chiusi nell'aula di storia della magia, nel tentativo di osservare meglio la scena, si aprirono un piccolo spiraglio per poter sbirciare; e quel che videro li lasciò a bocca aperta: non solo facevano battute, ma i due camminavano anche fianco a fianco e ridevano.

Daphne andò a sedersi su un banco vicino, poiché non certa di poter reggere la notizia, e incrementò l'energia utilizzata per farsi aria.

« Non riesco ancora a crederci, nonostante sia tutto sotto i miei occhi » ribadì Zabini.

« Sta' zitto! potrebbero scoprirci » gli disse Theo, che pietrificato non era riuscito a non guardare i due caposcuola in corridoio.

 

 

Hermione affrettò ulteriormente il passo per stare a quello spedito di Draco, e divertita lo punzecchiò:

« A cosa devo questo ossequio? »

Malfoy non accennò a rallentare, e sempre senza guardare in viso la Grifondoro le rispose:

« Non saprei dirti, Granger. Magari semplicemente, come dici tu, al mio buon cuore? »

« Quindi l'hai finalmente messo a nudo » constatò ironicamente Hermione.

« E tu come facevi a sapere che ne avessi uno? » domandò di punto in bianco Draco, fermandosi di colpo.

La Grifona, che certo non poteva rispondergli che la sua versione veggente gliel'avesse dimostrato in sogno, presa alla sprovvista boccheggiò per un istante, prima di riprendersi e gettare lì una scusa molto vaga.

« Non hai niente di diverso dagli altri » contestò infatti lei.

« Quindi sarei simile a Potter e Weasley? Lo dici sul serio? » ribatté offeso Malfoy.

« No, tu sei completamente diverso da loro » mormorò sovrappensiero la ragazza, incrociando il suo sguardo.

Le era sempre risultato semplice comprendere la mente maschile, e i suoi compagni di casa erano per lei come dei manoscritti aperti; salvo alcune occasioni che ancora le consumavano l'orgoglio – come la questione irrisolta del sonnifero nel succo di zucca, attuata da ignoti – o altre che ancora non aveva compreso appieno – come lo strano comportamento dei suoi amici prima che si lanciasse all'inseguimento del misterioso ragazzino maleducato – Harry e Ron avevano sempre rappresentato un libro di facile lettura.

Ma Draco Malfoy, invece, rimaneva un'incognita. Del tutto imprevedibile e impossibile da capire, passava dal non rivolgerle la parola per motivi sconosciuti, a parlare di matrimoni e privilegi speciali nel giro di neanche mezz'ora.

Malfoy era quel genere di ragazzo che rende arduo immaginare quale sarà la sua prossima mossa, la cui mente, sempre alla presa con calcoli e macchinazioni varie, non era mai completamente al riposo.

Misterioso e riservato, al contrario dei due Grifondoro, Hermione aveva capito di dover scavare a fondo e sudare parecchio per poter studiare il vero lui.

E ciò che le risultava più evidente, era che, se con Ron inizialmente sentiva punzecchiato il suo senso di responsabilità – a causa del vizio del rosso di cacciarsi nei guai – con Malfoy sentiva venisse stimolato maggiormente il suo intelletto.

Resosi conto che dopo quel bisbiglio di meditazione, il Serpeverde avesse iniziato a fissarla in silenzio, Hermione, per stemperare la situazione, aggiunse:

« Il che è un bene, perché altrimenti li avrei strangolati entrambi già al primo anno »

Malfoy, che vedendola inizialmente così assorta nei suoi pensieri aveva sperato volesse dirgli qualcosa di importante, sgranò per un secondo gli occhi oltraggiato.

« Ricorda che stasera ho con me la bacchetta e che non ci metto niente ad usarla contro di te » replicò stizzito per nascondere la propria delusione.

Senza nemmeno attendere risposta, riprese a camminare a passo di marcia, lasciandola indietro. Hermione lo guardò andare via stupita: dalla postura rigida delle spalle e dalle braccia contratte capì di averlo innervosito.

« Malfoy! » lo chiamò alzando la voce.

Ma Draco non diede segno di averla sentita, e la grifona gli corse dietro confusa.

« Che ti è preso? » gli domandò.

« Niente » replicò atono il biondo.

« Non prendermi per scema! » si offese Hermione.

Dal fondo del corridoio buio, dove doveva esserci l'entrata per il dormitorio di Tassorosso, una risata sinistra li fece bloccare entrambi, e quando una zucca fluttuante sbucò fuori dal nulla, Malfoy si parò davanti alla ragazza per attaccare la cosa.

« Attenta! » alzò la voce.

La Granger, attonita, rimase a guardare stralunata il Serpeverde di fronte a lei scagliare un incantesimo di protezione.

Stava sognando, oppure Malfoy l'aveva appena difesa? Ripensò d'istinto ad inizio anno, quando un ignoto fece scoppiare nei corridoi dei fuochi-insulta-chi-vuoi dei Tiri Vispi Weasley: nemmeno Ron si era dimostrato tanto protettivo nei suoi confronti in quell'occasione, e si dia il caso che al tempo i due fossero fidanzati.

Ma fu questione di un paio di secondi. Tra tutti quei rumori ovattati, uditi come se fossero stati lontani, ne emerse uno familiare: una risata.

Non era acuta e isterica come quella sentita la sera in cui ricevette la sua punizione, ma la memoria poteva anche star ingannandola. Sguainò la bacchetta da una tasca, e con un gesto secco spinse da parte il rampollo di casa Malfoy.

« Tu! » berciò contro un punto indefinito dell'androne non illuminato, da dove proveniva il tanto detestato sghignazzo.

Balzò in avanti, decisa ad acciuffare quel mascalzone che si era preso gioco di lei, lanciando incantesimi alla ceca.

« Granger, che diamine fai?! » gli domandò Draco.

Hermione lo ignorò. Occupata com'era, nemmeno si accorse che, quel che illuminò la luce delle sue fatture, non fossero affatto degli esseri umano. Differenza che non sfuggì affatto a Malfoy, e intuendo che la ragazza stesse attaccando più per un fatto personale, che per una vera sensazione di pericolo, con dei rapidi gesti fluidi del braccio e dei limpidi “Reducto”, mandò in frantumi qualcosa che sporcò tutto il pavimento.

La Granger, invece che ringraziarlo gettandosi ai suoi piedi, lo guardò arrabbiata.

« Era mio » sibilò arrabbiata.

« Si può sapere che accidenti ti è preso?! » alzò la voce il biondo infuriato.

« Pensavo fosse lo stesso ragazzo che mi ha fatto prendere una punizione! » si giustificò Hermione, come se la sua mossa fosse stata del tutto normale.

Con nonchalance illuminò il pasticcio creatosi sul pavimento di fronte ai dormitori giallo e nero.

« Hanno stregato solo delle zucche » borbottò lei.

« Poteva essere qualcosa di più pericoloso » la rimproverò Malfoy.

« O magari uno dei tuoi! »

« Cosa? » chiese spaesato il Serpeverde.

« Quando l'altra volta ho inseguito quel ragazzino per mezza scuola, mi ha portato nei sotterranei » si inalberò la Granger, incrociando le braccia al petto.

« E questo cosa vorrebbe dire? » replicò l'altro, punto sul vivo.

« Che qualche tuo compagno di casa ha deciso di giocarmi uno scherzo »

Hermione, che proprio non poteva sopportare l'idea di lasciare in giro tutta quella sporcizia, che avrebbe ripulito qualche povero elfo domestico, agitò la bacchetta per far sparire i i frantumi e i semi riversati sul suolo.

« Quindi se fossi ritardato mi chiamerei Potter? »

« Malfoy! »

« Il tuo discorso non ha alcun senso, Granger. Hai almeno visto il suo aspetto? »

Hermione fece per rispondere, ma ricordandosi di non essere riuscita ad intravedere nemmeno che scarpe portasse il colpevole, si zittì.

« No » rispose avvilita.

Malfoy ghignò soddisfatto.

« Allora, per quanto nei sai, potrebbe anche essere stato uno dei tuoi » le disse con voce melliflua.

« No, non è possibile » negò Hermione, scuotendo vigorosamente il capo.

« Io penso di sì. Magari la colpa è proprio della tua amica Weasley, visto che l'anno scorso è stata lei a rifilarti il sonnifero, prima della famosa festa di inizio anno »

Hermione lo guardò a bocca aperta.

Ginny.

L'amica con il quale aveva dormito e condiviso confidenze, quando la signora Weasley la invitava a casa loro; colei che l'aveva sempre difesa dai modi poco fini di Ron, e sul quale non aveva mai trovato nulla di cattivo da pensare. Lei, di cui Hermione si era sempre fidata, le aveva rifilato una pozione soporifera e gliel'aveva tenuto nascosto per tutto quel tempo.

La Granger abbassò lo sguardo ferita.

« Dimmi cos'altro sai » mormorò.

« A dire la verità non so molto di voi Grifondoro – e penso sia meglio così – ma so che è sempre stata lei a distrarti, con dei fuochi d'artificio dei suoi fratelli, la sera della festa di inizio anno » rispose Draco.

Ancora lei. Hermione non poteva credere alle sue orecchie: Ginny Weasley gliel'aveva fatta sotto al naso per così tanto tempo, e nonostante tutto andava

avanti a fare la bella faccia con lei.

« Quindi è plausibile che sia sempre a causa sua, se ti sei messa a rincorrere un qualcuno che non sei riuscita a prendere » continuò Malfoy « cosa ti ricordi di quella sera? »

Hermione lasciò cadere la bacchetta per terra.

Piano piano stava collegando tutti i punti: il sonnifero, i giochi pirotecnici offensivi, e adesso quella misteriosa risatina scomparsa nel nulla.

Ora che ci pensava bene, poi, Ron e Ginny le erano parsi tanto strani nella famosa sera in cui ricevette quella lettera di sfida. Che si trattasse di un'altra diavoleria dei loro fratelli? Se così fosse, allora voleva dire che quei due le avessero ancora nascosto qualcosa di grosso.

Hermione non voleva pensare male dei suoi amici, ma le prove portavano inesorabilmente a loro. Ciliegina sulla torta, poi, ricordava come quella notte la sala comune le fosse sembrata stranamente vuota.

L'unica cosa che non si spiegava era come avessero fatto, Ginny e Ron, a spedirle la lettera anonima essendo davanti a lei.

« Tu sai se i Tiri Vispi Weasley vendono stupidaggini che potrebbero correre in giro ridendo? » domandò Hermione, non rispondendo al quesito del ragazzo.

« E io che ne so? Non compro da quei due » replicò stizzito Draco, voltandosi e riprendendo il normale svolgimento della ronda.

Hermione lo seguì a passo di marcia e gli si parò davanti.

« Supponiamo che tu abbia ragione: come spieghi il fatto che la lettera mi sia arrivata non appena ho messo piede in sala comune? E tu non puoi certo saperlo, perché eri nei sotterranei, ma Ginny e Ron erano proprio davanti a me in quel momento » si impuntò lei.

« Ginny e suo fratello erano con te, ma lo era anche Potter? » chiese il biondo.

« Certamen... »

Hermione si zittì a metà parola: no, Harry era assente.

Per un momento si disse che, comunque, non aveva visto nessuno in giro per i corridoi, ma poi si ricordò del mantello dell'invisibilità posseduto da, appunto, il suo amico. Solo dopo ulteriori ripensamenti si disse che il cercatore non fosse capace di architettare un piano così ben costruito – si parla comunque di un ragazzo abituato a gettarsi a pesce nelle situazioni più pericolose senza prima riflettere, Harry era tutto fuorché calcolatore.

« No » ammise « ma Harry non farebbe mai una cosa del genere. Posso avere dei sospetti su Ginny, ma su Harry proprio no. Mi aveva anche detto che sarebbe rimasto in camera sua! »

Malfoy, dopo un attimo di esitazione, le posò una mano sulla palla e la guardò dritta negli occhi.

« Granger, Granger... voi Grifondoro non riconoscete una balla nemmeno quando evidente » disse enigmatico il biondo, sfiorando con le dita una guancia della ragazza per rabbonirla.

Hermione rimase immobile a guardarlo negli occhi. Quante altre cose le avevano nascosto i suoi amici? Quante bugie le erano state rifilate, con come unico scopo quello di evitarsi tante lagne da parte sua? Ma soprattutto, cosa avevano cercato di nasconderle quella volta?

Malfoy sorrise e la invitò a voltarsi con una leggera carezza della mano, fatta scivolare dal viso, sulla spalla.

« Andiamo, dobbiamo continuare la ronda » le ricordò.

Hermione, con gli occhi bassi per la delusione per il comportamento dei suoi compagni di casa, si avviò in silenzio.

 

 

Nel frattempo, nell'aula in penombra di storia della magia, due Serpeverde su tre dimostravano chiari sintomi di stato di shock. Il terzo era semplicemente convinto che l'ultima boccetta di Whisky incendiario – bevuta in un paio di sorsi prima di mettersi all'opera, giusto per essere sicuro di combinare una grossa e di non essere lucido al cento per cento – gli avesse tirato un brutto scherzo. Convinzione che fu brutalmente demolita non appena incrociò gli occhi dei suoi compagni di malefatta, Daphne e Blaise, che ancora increduli per l'accaduto si fissavano con gli occhi fuori dalle orbite.

« Dunque è tutto vero... » mormorò avvilita Daphne.

« No, no, ragioniamo » disse Blaise.

« Ragioniamo che cosa? Abbiamo visto tutti quel che è successo! » esclamò Theo, scaraventando per terra una clessidra su una mensola vicina.

« Ma magari stiamo mal interpretando » contestò l'altro.

« E cos'è che avremmo frainteso, genio? Insomma l'hai visto pure tu! L'ha difesa, sono arrivati qui che di chissà cosa stessero parlando, e che cos'era quell'accarezzamento di guancia? »

« E' diventato matto... » borbottò Daphne senza rivolgersi a qualcuno nella stanza « Pansy l'ha contagiato... »

« La Granger l'ha contagiato! » si incaponì Theodore.

Nessuno dei due interlocutori aprì più bocca. In piedi con i pugni serrati Blaise, poggiata al muro e con le braccia incrociate Daphne, rimuginavano sulla teoria del compagno di casa.

In effetti era tutto cominciato da quella tristemente nota sera in cui Malfoy pomiciò con la Granger, quando il loro amico aveva scambiato saliva e chissà qual numero di germi con lei.

« Pensate a lui dopo la festa di inizio anno: ha sempre avuto comportamenti strani » continuò Theo.

« Non può avergli attaccato qualcosa, Draco aveva già controllato in biblioteca e non ha trovato nessuna malattia derivante dai babbani che avrebbe potuto infettarlo » lo contraddisse Daphne.

« Allora non avrà cercato bene » replicò ostinatamente Theo « gli deve essere sfuggito qualcosa »

Theodore Nott stava facendo avanti indietro per l'aula con un'aria tormentata, torturato dall'idea di non sapere cosa stesse accadendo all'amico: da quanto tempo andava avanti quel rapporto tra Malfoy e la Granger? Si trattava di banale amicizia, o c'era dell'altro?

« E cosa avresti intenzione di fare? » chiese la bionda.

« Scriverò al San Mungo e gli porrò i miei quesiti, ovvio »

« E se non dovessi cavarne un ragno da un buco? »

« Allora vorrà dire che la mia teoria sarà una stupidaggine »

« Un po' come tutte, insomma... » brontolò Daphne, che piano piano stava recuperando la sua lingua biforcuta.

Blaise, rimasto in silenzio e con lo sguardo fisso sul pavimento, soppesava con attenzione quanto appena detto dall'amico: Theo poteva avere ragione, ma non avendo alcuna qualifica da medimago – ed essendo anche terribilmente pigro riguardo a tutto ciò che comportava un minimo di cultura – era notevolmente più probabile che avesse appena dato libero sfogo a tutta la sua ignoranza. Ma questo non glielo avrebbe mai detto, intimorito dall'idea che per una volta Nott avesse ragione, e che glielo avrebbe rinfacciato per il resto della sua vita.

« Ci conviene tornare al dormitorio, se Draco dovesse tornare e non ci trovasse si insospettirebbe » concluse sospirando Blaise, abbassando la maniglia della porta e andandosene.

 

 

 

 

Di ritorno alla torre, Hermione a malapena rivolse la parola a Ron, che nemmeno si accorse del suo silenzio. Trovarono la sala comune colma di tutti i loro compagni di corso, che in assenza di sonno avevano scelto di rilassarsi – più o meno – in compagnia.

Ginny e Dean stavano ancora discutendo in un angolo; Harry e Seamus, circondati da una piccola tifoseria composta da studenti di ogni anno, giocavano al miniquidditch. Nessuno di loro si accorse del loro arrivo, tranne Lavanda e Calì, che appostate proprio vicino all'ingresso, erano state le uniche a vederli superare il quadro della Signora Grassa.

« Ciao, Ron! Ciao, Hermione! » li salutò allegramente Lavanda.

Calì, invece, si limitò ad un cordiale gesto della mano. A volte la caposcuola aveva come la sensazione che la Patil non covasse molta simpatia nei suoi confronti, specie negli ultimi tempi – il che non poteva che dispiacerla, dal momento che non aveva proprio idea del perché di tutto quel rancore nei suoi confronti.

Una volta date le spalle alle due ragazze, che come di consuetudine avevano ripreso a parlottare tra loro, spostò gli occhietti da un amico all'altro, indecisa se fare una scenata o se invece ingoiare il rospo fino a quando non avrebbe trovato la prova che li inchiodava tutti.

Ron corse dal suo migliore amico e la caposcuola fulminò con lo sguardo Ginny, ancora inviperita dalle notizie da poco udite; infine spostò lo sguardo su Harry e il “re”.

Era stata tradita dalla sua stessa famiglia, da coloro che le avevano sempre voluto bene, e tutto per poter prendere parte a festini illeciti.

Con il capo alzato, Hermione si incamminò verso le scale delle camerate femminili, e Seamus, che alzando lo sguardo l'aveva vista camminare con il muso lungo, le chiese:

« Hermione, tutto bene? »

« Benissimo » replicò gelida la ragazza, prima di riprendere la propria camminata.

Sospesa momentaneamente la partita di miniquidditch – causa: l'inaspettato malumore della Granger – Seamus guardò Ron come a chiedergli: “ma che le prende?”. Weasley fece spallucce.

« Era in ronda con Malfoy, sarei nervoso anche io »

 

Hermione salì i gradini con rigidità, nel forzato tentativo di mantenere la calma, e una volta giunta nella sua camera si richiuse la porta alle spalle con un tonfo sonoro.

Camminò diverse volte qua e là per la stanza per sfogare la propria tensione, ma non riusciva a pensare ad altro che allo scherzo giocatele chissà quante altre volte, e chissà per quali scandalose ragioni.

Voi Grifondoro non riconoscete una balla nemmeno se evidente

Quante altre cose le erano state celate?

Non avrebbe mai giurato di dirlo, ma Malfoy aveva ragione. Non aveva mai fiutato alcuna grande bugia. Che sciocca!

Hermione, poi, ripensando all'ultimo colpo basso, giocatole per nascondere qualcosa che non aveva ancora scoperto e che le era valsa una bella punizione, si ricordò della teoria del Serpeverde e dell'aggeggio dei Tiri Vispi Weasley. Afferrò una pergamena nuova, lisciò alcune pieghe stropicciate, e si sedette per terra per mettersi all'opera.

Ma come iniziare la missiva?

 

“Cari gemelli Weasley,

vi scrivo per...”

 

No, troppo confidenziale.

 

Gentili Tiri Vispi Weasley...”

 

Nemmeno. Fred e George avrebbero riso davanti un inizio così. Hermione si spremette le meningi: la lettera non doveva sembrare scritta di suo pugno, poiché temeva che altrimenti la voce sarebbe trapelata a Ginny e Ron, e allo stesso tempo non doveva sembrare troppo formale, poiché i gemelli avrebbero dovuto credere di star parlando con una ragazzina. Finse quindi di star scrivendo ad un alunno qualunque di Hogwarts, a proposito di un argomento per lei interessante.

Sprecò ben cinque pergamene prima di giungere ad un risultato apprezzabile, che il giorno dopo avrebbe spedito utilizzando un gufo della scuola.

 

“Ai Tiri Vispi Weasley,

vorrei organizzare uno scherzo a Piton. E' stata fatta una beffa simile ad una caposcuola, che è stata attirata fuori dal dormitorio da qualcosa che faceva baccano e correva.

Avete venduto voi questo prodotto? E se così fosse, quanto costerebbe?

Penelope Lungs, quarto anno, Grifondoro”
 

***
Ehilà, bimbi belli! Rieccomi con un nuovo capitolo ;)
Sono momentaneamente tornata a dedicarne uno intero a ciò che succede in una singola serata, e devo dire che mi era mancato farlo. 
Alcune cose me le sono dovute inventare di sana pianta (e in quale fanfiction non accade? Starete dicendo voi. Beh, nel mio caso ho cercato in OGNI sito più attendibile dedicato al mondo della Rowling, ma non ho trovato ciò che cercavo), e spero non risultino troppe forzate. Ad esempio non ho la benché minima idea di dove si trovi l'aula di storia della magia, né di quale sia il suo aspetto, ma per un fatto di comodità ho ipotizzato si trovasse al piano delle cucine. 
Inoltre, anche se so che facendolo notare è come tirarsi da sola la zappa sui piedi, vorrei scusarmi per eventuali errori in fatto di nomi o avvenimenti successi nei libri originali: 
a) io ho letto la nuova versione, dove alcuni nomi sono stati stravolti. Come quelli dei Tassorosso, che è stato stuprato e tramutato in "Tassofrasso", o il Platano Picchiatore che è diventato il "Salice Schiaffeggiante" (dolore...);
b) su questo sito ho letto ff talmente belle e coinvolgenti, che penso di essere stata risucchiata in un "effetto Mandela" e di confondere alcuni passaggi originali con quello delle suddette ff;
Mi scuso quindi per eventuali strafalcioni e vi invito a farmeli notare, visto che disturbano anche me :)

Ma lasciamo stare le comunicazioni di servizio e torniamo a noi: 
Hermione è piuttosto ferita dalle nuove rivelazioni di Malfoy, insomma: chi non lo sarebbe? Ma come pensate che si comporterà nei successivi capitoli? Quando e se scoprirà che dietro ad ogni sua sventura si celano i suoi amici, pensate che darà di matto? O invece, in nome della loro amicizia, cercherà di mandare giù il rospo e, in un certo senso, dimostrarsi comprensiva?
E i tre Serpeverde che hanno assistito alle conversazioni tra i due caposcuola resisteranno al duro colpo, o invece cominceranno ad evitare Draco? Gli chiederanno spiegazioni, o invece non toccherranno l'argomento?
Inoltre, come vi è sembrato il capitolo? L'attesa ne è valsa la pena, o invece vi aspettavate di meglio? 
Non siate timidi e fatemelo sapere! 
Alla prossima, 
Lily :*

 

 

   
 
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