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Autore: QueenInTheNorth    14/04/2018    8 recensioni
Vi chiedete mai cosa sarebbe successo se le cose fossero andate diversamente? Se dopo l'incoronazione di Jon Snow a Re del Nord nuove forze fossero scese in campo? Se vecchie profezie fossero tornate alla luce e la Canzone si fosse rivelata? Quanto può una decisione diversa cambiare le sorti dei Sette Regni?
La ruota continua a girare, nuovi re si faranno avanti e la terra tremerà ancora per il ruggito dei draghi.
Ma la Lunga Notte è vicina, gli Estranei attendono pazienti, e nell'ora più buia tutte le vostre certezze vacilleranno. Stavolta gli uomini sono soli e l'amore forse non basterà più a salvarli.
Siete pronti a perdere ogni speranza?
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daenerys Targaryen, Jon Snow, Sansa Stark, Tyrion Lannister, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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Daenerys

 

Tyene si precipitò con tanta foga nella stanza da far cadere il delicato vaso di fiori in bilico sul tavolino. Borbottò una scusa, tentando al tempo stesso di riprendere fiato.

Daenerys, che in quel momento stava ascoltando seduta su soffici cuscini il punto della situazione di Missandei, si alzò in piedi sorpresa. Dopo la zuffa del pomeriggio prima tra due guerrieri Dothraki, cos’altro poteva essere successo?

“Mia regina” ansimò Tyene eccitata, “hanno catturato due spie che tentavano di introdursi a palazzo.”

Daenerys sgranò gli occhi. “Ne sei sicura?” chiese quasi correndo verso la porta. Tyene annuì e Dany sorrise. Si rivolse a Missandei. “Molto bene, che sia convocato il Concilio Ristretto nella sala del trono. Voglio tutti i rappresentanti presenti quando interrogheremo queste presunte spie.”

“Certo, mia regina.” 

Daenerys guardò Missandei allontanarsi, poi si girò verso Tyene. “Va’ a chiamare tua madre e le tue sorelle.” Tyene trattenne una risatina. “Nym ha seguito di nascosto le guardie” spiegò alzando gli occhi al cielo, “non riesce a stare lontana da quel Rakandro.”

Dany sorrise. “Vorrà dire che la troveremo già là” concluse uscendo dalla stanza. Percorsero insieme il labirinto di stanze del palazzo fino a giungere nella sala del trono, che si trattava in realtà una modesta sedia ricoperta da scaglie di draghi.

Yara le venne incontro. “E’ vero quello che ho sentito?” chiese alzando un sopracciglio “Hanno catturato delle spie? Magari sono di nostro zio…”

“Non lo so” ammise la regina, “ma lo scopriremo presto.” Si guardò intorno curiosa.

“Dov’è tuo fratello?” chiese cercandolo inutilmente con lo sguardo. Yara fece una smorfia. “Theon non sta molto bene in questi giorni” rispose vagamente, “i miei ragazzi mi chiamano, ci vediamo dopo.” Daenerys la seguì con lo sguardo.

“Meraviglioso, vero?” 

Daenerys sobbalzò prima di riconoscere Tyrion. “Non ti avevo visto” cercò di giustificarsi.

“E’ naturale” osservò pacato lui, “sono un nano.” 

Daenerys decise di cambiare discorso. “Secondo te sono spie di tua sorella?” chiese curiosa. Tyrion strinse le labbra sotto la folta barba scura. “Non saprei” spiegò, “non ritengo Cersei capace di mosse che presuppongano una certa intelligenza.”

In quel momento sopraggiunse Verme Grigio che stringeva tra le mani qualcosa. Daenerys si accorse che si trattava di una splendida spada dall’elsa tempestata di rubini.

“Vostra grazia” esordì l’Immacolato, “questa è stata ritrovata in possesso di uno dei due prigionieri.”

“La riconosco!” esclamò Tyrion “E’ la spada di mio fratello Jaime, cosa ci fa qui?” 

“E’ meglio che lo chiediamo agli interessati” osservò Dany. Poi si voltò verso Verme Grigio. “Ottimo lavoro come sempre” lo lodò. “Dà ordine che gli Immacolati pattuglino il castello e poi ritorna in sala: ti voglio al mio fianco.” Verme Grigio annuì, per poi sparire tra la folla.

Daenerys si diresse verso il trono, scambiando occasionalmente saluti con Ellaria e Olenna intente a discutere di chissà quale argomento. Si sedette, trovando lo scranno anche piuttosto scomodo, e fece cenno di aprire le pesanti porte di ottone. Tyrion rimase in piedi.

Fecero il loro ingresso alcuni Dothraki guidati da Rakandro che scortavano i due prigionieri. Daenerys sentì Tyrion agitarsi e dovette reprimere un sussulto quando si accorse che una delle due spie era una donna. Enorme, piuttosto brutta e vestita con un’armatura, ma pur sempre donna. I Dothraki si aprirono a ventaglio ed i due furono sospinti ai piedi della regina.

“Noi trovati vicino al mare” spiegò Rakandro chinando appena il capo. “Ragazza ci ha aiutato.” Nymeria sbucò dalla folla con le mani sui fianchi. Sembrava radiosa. “Hanno una nave” spiegò sorridendo, “li ho visti arrivare da Capo Vento.”

Daenerys fece un cenno di ringraziamento per poi riportare l’attenzione sulle due figure davanti a lei. “Chi siete?” chiese, tentando di non apparire aggressiva.

“Lei è Brienne di Tarth” intervenne a sorpresa Tyrion. “L’ho vista al matrimonio di mio nipote; era amica di mio fratello. E lui è…”

“Ser Davos Seaworth” concluse per lui Varys comparso a sinistra della regina, “Primo Cavaliere di Stannis Baratheon.” Fece una pausa. “Ti credevamo morto, sinceramente” disse aggrottando le sopracciglia.

“Lo credevo anch’io” rispose quello che Daenerys aveva capito essere ser Davos.

“Quindi siete alleati dei miei nemici” osservò la regina pacata, “perché siete qui?”

“Non siamo nemici” intervenne Brienne. “Siete stati trovati in possesso della spada di un Lannister” fece notare freddamente Obara.

“Mia regina” continuò Brienne fissando negli occhi Daenerys, “io ho riportato Jaime Lannister ad Approdo del Re e lui me l’ha donata per assolvere una missione segreta nel Nord. Ma non siamo alleati dei Lannister.”

“E allora cosa siete?” sbottò Yara “Sono Yara Greyjoy, ditemi: state con mio zio Euron?” 

Brienne fece una smorfia che esprimeva tutto il suo sconcerto. “No, certo che no, è solo che…”

“DA CHE PARTE STATE?” Era stata Ellaria ad urlare stringendo i pugni.

“La nave aveva un vessillo” intervenne lady Nym sforzandosi di ricordare, “un cuore rosso con dentro un cervo.”

“Stannis” disse Tyrion convinto, “ma non era morto?”

“Fidatevi” si intromise Davos, “lo è.” Poi si voltò verso la folla. “Non siamo nemici” urlò, “siamo venuti in pace credendo di trovare un’isola disabitata, ma a quanto pare ci sbagliavamo. E’ vero, io servivo Stannis Baratheon e Brienne aveva la fiducia di Jaime Lannister, ma ora tutto è cambiato.” Fissava Daenerys dritta negli occhi e la Madre dei Draghi si sentì trapassata da quello sguardo penetrante. Si agitò, stranamente a disagio.

“Cos’è cambiato esattamente?” chiese Tyrion protendendosi in avanti. Brienne e Davos si scambiarono un’occhiata e lui annuì.

“Ora sono al servizio di Sansa Stark” dichiarò fieramente Brienne. “Io e Davos siamo stati incaricati da Jon Snow di…”

“Quindi siete fedeli al Re del Nord!” esclamò Tyene furiosa “Come osate dire di non essere nostri nemici?”

“Tyene, calmati” intervenne Dany alzandosi con grazia, “almeno abbiamo appurato che non sono al servizio dei Lannister.” Sorrise radiosa. “E tutti i nemici dei nostri nemici sono nostri amici.” Davos sembrò rabbuiarsi.

“Il vostro re non ha risposto al mio invito” continuò la regina camminando avanti e indietro. “Avevo proposto un’alleanza, ma con il suo silenzio ha rifiutato... E adesso manda voi a spiare le mie mosse? Non molto onorevole per il figlio di Ned Stark.”

“Non sappiamo nulla di questo invito” spiegò Davos, “siamo partiti prima che fosse recapitato evidentemente, ma posso dirti, vostra grazia, che la nostra missione non ha mai previsto la raccolta di informazioni sul tuo conto.”

“E allora cosa riguardava?” chiese con voce di velluto Daenerys. “Preferirei non esprimermi” rispose Davos abbassando il capo, “non ancora almeno.”

Dany annuì. “Naturalmente” disse freddamente, “e ti aspetti che io creda alla tua storiella, non è così? A che gioco sta giocando il vostro re? Perché non è venuto di persona?”

“Non lo so, vostra grazia” ammise Davos, “ma mi fido del suo giudizio, non mi metto a contestare i suoi ordini.”

“Ti fidi di un disertore dei Guardiani della Notte?” chiese Obara disgustata. 

Davos la fissò con muto disprezzo. “Non è un disertore, non permetterò che tu lo…”

“Basta così!” intervenne Daenerys “Il Giuramento è a vita, ciò fa di Jon Snow un disertore per quanto validi possano essere i suoi motivi. D’altra parte, il Nord non si è schierato apertamente contro di me, quindi potrei essere incline al perdono se potrò avere una prova della sua lealtà. Riscriverò un’altra lettera per il vostro re dicendo che siete sotto la mia protezione…”

“Come ostaggi” la interruppe Brienne con voce tagliente.

“Come ospiti” la corresse mellifluamente Daenerys. “Potrà venire lui stesso a sincerarsi delle vostre condizioni.”

“Vostra grazia” intervenne Tyrion incerto, “non ti sembra un’azione un po’ minacciosa?” Dany si voltò a fissarlo. “Non eri tu a dire che avevamo bisogno del Nord come alleato?” chiese inarcando un sopracciglio “Forse ha solo bisogno di una spinta.” I suoi occhi si soffermarono nuovamente su Davos e Brienne. “Qui sarete al sicuro” disse severa, “non vi mancherà nulla e avrete il rispetto dei miei uomini.” Fece una pausa. “Ma vi avverto” proseguì in tono freddo, “se pensate di fare i furbi, o se il vostro re crede di poter vincere contro di me, o se non rispetterete i patti, non esiterò a liberare i miei draghi contro di voi e tutto il Nord se necessario.” 

Davos strinse le labbra davanti a quella neanche tanto velata minaccia. “C’era un uomo che diceva una cosa simile, vostra grazia” disse con calma, “credeva che i suoi mastini avrebbero distrutto tutti i nemici rimanendogli fedeli per sempre. Amava dare la caccia alle proprie vittime con quei suoi cani.” Davos si interruppe.

“E poi?” chiese Daenerys ironica “Che ne è stato di quest’uomo?”

“E’ morto, sbranato dai suoi stessi cani.”

Daenerys non riuscì ad impedire che il suo corpo fosse attraversato da un brivido gelido. I miei draghi non mi faranno mai del male, io sono la loro madre. Si costrinse ad apparire distaccata, come se le parole di Davos non avessero sortito alcun effetto su di lei.

“Io sono diversa” spiegò con un sorriso, “e vi posso assicurare che i miei draghi resteranno fedeli...” attese un secondo. “A me.”

Poi si rivolse a Rakandro. “Fai vedere ai nostri ospiti le loro camere” ordinò quasi bruscamente, “e che queste siano sorvegliate da quattro dei tuoi uomini migliori. Le loro armi resteranno qui. L’udienza è conclusa, potete andare. Tyrion e Varys, rimanete per favore.”

Davos e Brienne furono condotti via e lentamente la sala si svuotò. Tyrion fissava la regina con uno sguardo a metà tra il sorpreso e il preoccupato. “Cosa ti è saltato in mente?” chiese senza mezzi termini. “Minacciare a quel modo il Nord… Daenerys, noi abbiamo bisogno dei suoi uomini, non di terre bruciate e popoli massacrati.”

“So bene di cosa abbiamo bisogno, ma il Nord non si muoverà mai se non, come dire, sollecitato. 

Tyrion sembrava esterrefatto. “Sollecitato?!” chiese come sconvolto “Hai parlato di ridurre in cenere metà del Continente Occidentale!” Daenerys alzò gli occhi al cielo. “Non giungerò mai a misure così drastiche” lo tranquillizzò, “era solo per incutere timore.”

“Con tutto il rispetto, vostra grazia” si intromise Varys, “un sovrano non dovrebbe fare minacce che non è poi pronto ad eseguire.” 

Daenerys sbuffò seccata: iniziava a innervosirsi. “Sentite” tagliò corto seccamente, “non sono qui per ascoltare le prediche: ho la situazione sotto controllo.” 

“E allora perché ci hai fatto rimanere?” chiese Tyrion con malcelata insolenza “Se non vuoi ascoltare i nostri consigli…”

“Certo che voglio i vostri consigli!” ribatté Dany irata "Ma riguardo alla seconda lettera che devo scrivere a questo Re del Nord.” Il nano parve sorpreso. “Vorrei che fosse incisiva ma non eccessivamente minacciosa” continuò la regina, “e che lo spingesse a raggiungermi alla Roccia del Drago dove potremo discutere i termini dell’alleanza.”

“E se non volesse allearsi?” chiese Tyrion “Il silenzio in seguito alla tua prima lettera sembra suggerire questo…”

“Gli offrirò tutto quello che desidera” spiegò Daenerys convinta, “oro, onori, potere…”

“Ammirevole” la interruppe sarcastico Tyrion, “tutte cose che gli Stark hanno sempre rifiutato e per le quali sono morti.”

“Ma Snow non è uno Stark, potrebbe ragionare in modo diverso.”

“Io l’ho conosciuto” ribatté il nano, “e ti posso assicurare che è molto più Stark di quanto lo fosse suo fratello Robb.”

A Daenerys questo Jon Snow appariva sempre più interessante. Si ritrovò a desiderare di incontrarlo. “Gli offrirò protezione allora” disse allargando le braccia, “dai nostri nemici.”

“Potrebbe funzionare” ragionò Varys, “secondo i miei informatori gli Uomini di Ferro di Euron hanno ricominciato le loro scorrerie lungo le coste del Nord. Jon Snow potrebbe sentirsi minacciato.” 

Daenerys annuì compiaciuta. “Lo inciterò a gettarsi alle spalle le passate discordie tra le nostre famiglie…”

“Credo sarà difficile” la interruppe Tyrion roteando gli occhi e contando sulle dita. “Tuo padre ha ucciso suo zio e suo nonno, mentre tuo fratello è colpevole della morte di sua zia.”

“E suo padre” ribatté gelida Daenerys, “ha appoggiato l’Usurpatore, contribuendo allo sterminio della mia famiglia.”

“Ned Stark era contrario a…”

“Non importa!” sbraitò Dany “A me sembra che abbiamo entrambi ragioni per odiarci, ma ciò non porterebbe a nulla.” La regina stava ansimando. Aveva ottenuto tutti i suoi alleati facilmente, perché con questo era così difficile? Il silenzio regnò per qualche secondo.

“E se si ostinasse a non collaborare?” chiese infine Tyrion.

“Allora marceremo a Nord” decretò fieramente la regina, “e lo costringeremo con la forza.”

“Non credo sia possibile, vostra grazia” la contestò gentilmente Varys, “l’inverno è arrivato.”

Daenerys non capiva. “E con questo?”

“Le temperature sono troppo rigide” spiegò pazientemente l’eunuco, “non sarebbe possibile per i tuoi uomini abituati al caldo intraprendere una simile impresa.” Daenerys si morse il labbro:  c'erano troppe complicazioni che non aveva previsto.

“Perfetto” fu costretta ad ammettere suo malgrado, “ma Snow non deve sapere di questo nostro problema. Scriverò alludendo vagamente alla possibilità di un’azione militare contro il Nord se non saranno disposti a collaborare.” Fece una pausa. “Azione che in ogni caso non intendo intraprendere.”

Tyrion sembrò rilassarsi. “Un’ultima cosa” disse battendo le mani, “non credi che il Nord chiederà l’indipendenza? Sei disposta a concederla?”

Daenerys dovette ragionarci su. “E’ metà del regno…” osservò perplessa “Non posso…”

“Forse non ce n’è bisogno” intervenne Varys con una strana luce negli occhi infossati, “forse esiste un’alternativa…” Il suo tono era meditabondo.

“Tyrion?” chiese rivolgendosi di scatto al nano, che sobbalzò “Quanti anni dovrebbe avere questo Re del Nord?”

“N-non saprei” balbettò Tyrion preso alla sprovvista, “poco più di vent’anni credo.” Dany ne fu sorpresa: si sarebbe aspettata un uomo più anziano ed invece era solamente un ragazzino. Come me, pensò, realizzando improvvisamente l’idea che Varys stava maturando.

“Si può fare, si può fare” bisbigliò il Ragno Tessitore assorto. “Ma cosa?!” chiese Tyrion che evidentemente non aveva afferrato il piano che ronzava nella testa dell’eunuco. Varys lo fissò, poi si voltò verso la regina.

“Matrimonio.”

Tyrion si portò le mani alla bocca, ma Daenerys non batté ciglio: era preparata a una simile evenienza. E’ per questo che ho allontanato Daario Naharis, si disse convinta. E' un’ottima soluzione, speriamo solo che questo Jon Snow sia all’altezza delle voci che circolano su di lui.

Stranamente l’idea di un matrimonio imminente non la spaventava affatto, anzi, non ne era neanche turbata. Così annuì con tutta la dignità che riuscì a racimolare.

“Sono d’accordo” disse convinta, “il Nord ed il Sud saranno nuovamente uniti.” 

Ad ogni costo.

 

Jon

 

A furia di stringerla fra le mani la lettera si era stropicciata. Jon continuava a fissare quelle poche righe, rileggendo le stesse parole e sperando di scoprirle diverse.

Quando quella grigia mattinata aveva slegato il messaggio dalla zampa del corvo, pensava di trovare qualche notizia dalla Barriera o magari dalle Terre dei Fiumi. E invece aveva trovato un’epistola di Daenerys Targaryen.

Terminata la lettura, Jon si era accorto di essere bianco come un panno. E’ tutta colpa mia, si tormentò mordendosi il labbro. Avevano bisogno di una scorta…

Era immediatamente corso da Tormund, l’unico con cui potesse parlare liberamente senza sentire risposte ossequiose e inutili. “E’ un disastro” aveva esordito senza fiato e, poiché il bruto continuava a fissarlo ebete e a lanciare occhiate imbarazzate alla lettera che evidentemente non era in grado di leggere, Jon recitò il testo ad alta voce.                                                                                                                                             

Al Re del Nord, Jon Snow

Sono Daenerys Nata dalla Tempesta Targaryen, Madre dei Draghi, La Non-bruciata, Distruttrice di Catene, Khaleesi del Grande Mare d’Erba, Regina degli Andali, dei Rhoynar e dei Primi Uomini e Protettrice del Reame. Non hai risposto alla mia prima lettera in cui chiedevo l’alleanza del Nord, molti lo considererebbero atto di tradimento, ma io ho deciso di darti una seconda possibilità. Ho scoperto i tuoi inviati alla Roccia del Drago. Ser Davos Seaworth e Brienne di Tarth sono miei graditi ospiti e ti interesserà sapere che non è stato fatto loro alcun male e non gliene sarà arrecato finché il Nord si dimostrerà collaborativo. Abbiamo dei nemici comuni, Jon Snow, non ha senso combattere fra di noi alimentando l’odio tra le nostre famiglie. Ti invito nuovamente a raggiungermi alla Roccia del Drago per poter discutere i termini dell’alleanza. Se lo farai, prometto di non prendere alcun provvedimento circa il tuo abbandono dei Guardiani della Notte, ma se nuovamente ti rifiuterai, marcerò a Nord e mi prenderò i tuoi uomini con fuoco e sangue. A te la scelta.


Jon sollevò lo sguardo dalla lettera, incontrando lo sguardo confuso di Tormund. “Questa qui ha più titoli di me!” esclamò il bruto esterrefatto. Jon alzò gli occhi al cielo. “Certo, certo” disse sbrigativo, “ma adesso cosa dovrei fare?” Iniziò a camminare nervosamente.

Il Nord non deve inginocchiarsi, così direbbero i tuoi alfieri.”

“E’ per questo che lo vengo a chiedere a te” osservò Jon fissando il bruto negli occhi. “Davos e Brienne sono in pericolo solo a causa della mia stupidità e l’intero Nord rischia di essere distrutto da questa Madre dei Draghi.” Jon si passò una mano sul viso. Avrei dovuto immaginarlo, si maledisse, che Daenerys avrebbe scelto come base la Roccia del Drago.

“Volevi recuperare il Vetro di Drago” lo confortò Tormund, “non devi biasimarti.”

Jon sembrava stravolto. “Non sono fatto per fare il re” mormorò crollando seduto, “Robb lo era, io… io…”

“Non dire sciocchezze! Si tratta solo di una scelta un po’ difficile.”

“Un po’ difficile?!” chiese ironico Jon “Qualunque decisione io prenda i miei uomini rischieranno la vita per una causa che non è la nostra.”

“Anche Mance ha dovuto fare scelte difficili” ricordò Tormund con un sorriso. "Ha preferito affrontare voi uomini del Sud piuttosto che gli Estranei, ma anche così molti di noi sono morti. Preoccupati per il tuo popolo, Jon Snow.”

“Non so se ne ho il coraggio” mormorò Jon afflitto: in quel momento avrebbe dato qualsiasi cosa pur di liberarsi dal peso di quella responsabilità.

“Hai ucciso un Estraneo, cazzo!” gli rammentò con veemenza il bruto “Sei sopravvissuto a numerose battaglie, hai difeso la Barriera, sei tornato dalla morte! Se questo non è coraggio…”

“Se decidessi di appoggiare Daenerys Targaryen l’intero Nord mi odierebbe” gli fece notare Jon, “mi considererebbero un codardo traditore e non voglio essere un altro Re-in-ginocchio.” Gli Stark odiavano i Targaryen, questo Jon lo aveva appreso fin dalla più tenera età. Il Nord odia i Targaryen.

“Ma se non lo fai” gli disse Tormund, “tutto questo sarà ridotto in polvere.” Aprì le braccia, alludendo a Grande Inverno. “Grazie” ribatté ironico Jon, “questo mi fa sentire molto meglio.”

“Cos’è più importante?” gli chiese allora Tormund. Jon non era certo di saperlo. “Il tuo onore o la vita di coloro per cui hai combattuto?”

“Non è la nostra guerra” insistette Jon, “questo Gioco del Trono… non è la nostra battaglia. Gli Estranei stanno arrivando e non possiamo sapere se la Barriera arresterà la loro avanzata. Abbiamo bisogno di uomini a Nord.”

“Allora vallo a dire a questa Distruttrice di Catene, dimostrale che il vero problema è qui e magari lei ti ascolterà, magari ci aiuterà nella nostra battaglia.” 

Jon annuì pensieroso e tornò a fissare la lettera. “Qui dice di avermi già scritto” osservò aggrottando le sopracciglia, “ma io non ho ricevuto nulla.” 

“Il corvo si sarà perso in chissà quale tormenta” rispose in fretta Tormund. “Allora, cosa farai?” Jon inspirò profondamente tentando di convincersi di stare facendo la cosa giusta. Mio padre avrebbe fatto lo stesso, pensò. E anche Robb…

“Oggi pomeriggio metterò gli altri lord al corrente della mia decisione,” disse Jon cercando di apparire sicuro di sé “e domani stesso partirò con una scorta di massimo venti soldati.”

Tormund annuì. “Chi lascerai a governare?” chiese curioso “Basta che non sia io!”

Jon scoppiò a ridere. “No, non ne saresti in grado!” lo provocò “Sarà Sansa a comandare in mia vece.” Sentì una stretta al cuore: Sansa non gli parlava dalla sera della festa e Jon era certo che lo stesse ignorando di proposito. Tuttavia non ne comprendeva la ragione. Ho detto qualcosa di sbagliato? continuava a chiedersi. Aveva provato più volte ad avvicinarla, ma lei era corsa via stringendosi le mani al petto.

Scrollò la testa per tornare con i piedi per terra. “Mi aspetto che tu garantisca la pace tra il Popolo Libero e quello del Nord” continuò rivolto a Tormund. “E che aiuti mia sorella in caso di necessità.”

“Conta pure su di me, Jon” lo rassicurò il bruto assestandogli una pacca sulla schiena così forte da sbilanciare l’equilibrio del Re del Nord. Jon provò un moto di gratitudine nei confronti dell’amico e sorrise riconoscente.

“Bene” disse imbarazzato, “allora vado a cercare Sansa per riferirle le novità. A dopo…” Tormund fece un cenno con la testa e Jon si allontanò. La sua mente traboccava di domande e preoccupazioni.

“Vostra grazia” lo chiamò una voce alle sue spalle. Jon si voltò, trovandosi di fronte all’anziano cantore Malak. Un brivido gli pizzicò la spina dorsale.

“Malak” lo salutò a disagio, “spero il banchetto sia stato di tuo gradimento…” Malak sorrise mostrando i pochi denti che ancora popolavano la sua bocca. “Era squisito” disse cortesemente, “anche se molti cibi non sono molto comuni al Sud.”

“Come mai sei venuto al Nord?” chiese Jon curioso. 

Il vecchio sospirò profondamente. “Un tempo vivevo ad Approdo del Re, ero sempre invitato ai banchetti a corte ed il popolo mi amava. Dicevano che le mie canzoni erano le più belle che avessero mai sentito. Poi il re morì e…”

“Stai parlando di Robert Baratheon?” 

Malak scoppiò a ridere. “No, no” rispose agitando le mani, “parlavo di Aerys Targaryen.” Jon dovette assumere un’aria confusa, perché il vecchio rise nuovamente.

“Quanti anni credi che io abbia?” chiese Malak divertito “Tu sei giovane, ma io ho visto succedersi molti re durante la mia vita. Durante il regno di Aerys ero tenuto in gran considerazione a corte.” Malak lanciò un’occhiata allo sguardo esterrefatto di Jon.

“Il Re Folle amava la musica?” chiese Jon sbalordito  "Sapevo che in giovane età  adorasse  le feste, ma..."

“Non lui: suo figlio Rhaegar.”

Jon si morse il labbro a disagio. “Cosa sai tu di Rhaegar Targaryen, ragazzo?” gli chiese gentilmente il vecchio. “Che era matto almeno quanto il padre” rispose Jon con voce cupa, “e che celava istinti animaleschi.”

Malak scosse la testa sconsolato. “Le storie che si raccontano qui a Nord sono false” gli spiegò con calma, “Rhaegar era adorato dal suo popolo ed aveva un animo gentile e sensibile.”

“Ha rapito mia zia Lyanna” osservò con disprezzo Jon, “l’ha stuprata e uccisa…” 

“C’è sempre stato qualcosa di poco chiaro in quella storia” disse Malak con sguardo vacuo, “non credo sia andata esattamente come viene narrata.”

Jon decise di cambiare discorso. “Lo conoscevi bene?” chiese “Il principe Rhaegar intendo…” 

Il volto grinzoso di Malak si illuminò. “Era fra i miei più fidati amici” raccontò con voce emozionata, “spesso suonavamo insieme e il popolo applaudiva. Sembrava perfettamente a suo agio fra la gente comune. Aveva una magnifica lira d’argento con dei draghi intrecciati, ma purtroppo è andata perduta durante la Ribellione. Dopo la sua morte ho lasciato Approdo del Re e da allora ho vagato per i Sette Regni mantenendomi con le mie esibizioni.”

Jon si accorse di stare sudando: la descrizione dello strumento musicale di Rhaegar coincideva forse un po’ troppo con l’immagine della lira del sogno. Tutto questo non ha senso, si disse temendo di impazzire. Come mai dovrei sognare la lira di Rhaegar Targaryen? Per qualche secondo nessuno parlò.

“E’ stato Rhaegar ad insegnarmi la Canzone del Ghiaccio e del Fuoco” disse infine Malak. Jon rimase a bocca aperta.

“Avrebbe voluto che la cantassi il giorno della nascita del figlio Aegon” proseguì Malak, “ma per qualche ragione alla fine me l’ha impedito. Ci sarà un’altra occasione, mi ha detto. Dopo tutti questi anni ho voluto condividere questa splendida canzone con le uniche persone che mi sembrano degne di ascoltarla. Ammiro molto voi uomini del Nord.”

Jon glissò sul complimento, la mente che lavorava frenetica. “Sei sicuro che questa sia la prima volta che intoni questa canzone davanti ad un pubblico?” chiese dubbioso. “Assolutamente” rispose con decisione Malak.

“Non è possibile che il principe l’abbia insegnata anche a qualcun altro?” insistette Jon. Malak si fece sospettoso. “Sono certo di essere stato l’unico a cui Rhaegar abbia mai concesso la conoscenza di questa canzone” rispose in tono piatto, “ma perché tutte queste domande, se posso chiedere?”

Jon sospirò. “E’ difficile da spiegare” ammise. “Qualche giorno fa ho fatto un sogno e ho udito questa canzone.” Malak lo fissò strabiliato. “Ed io… era come se già la conoscessi, come se potessi cantarla senza averla mai udita prima. Quando al banchetto l’ho ascoltata di nuovo, ho provato questa sensazione ancora una volta. Non so spiegarlo, magari mi sono immaginato tutto.”

Malak sembrava come fulminato. “Anche Rhaegar mi disse che aveva sentito quella canzone in sogno” balbettò esterrefatto, “e che credeva di averla sempre conosciuta.” 

Jon sentì la testa. “Cosa significa tutto ciò?” chiese in tono molto più vulnerabile del voluto. Malak scosse la testa. “Non ne ho idea” ammise abbassando lo sguardo. Poi si alzò e, senza dire nulla, si allontanò. Jon rimase solo con i propri pensieri. Chiuse gli occhi e sentì qualcosa strofinarsi contro la sua coscia. Seppe che si trattava di Spettro ancor prima di vederlo.

“Ehi” lo salutò cingendogli il collo con le braccia, “come mai da queste parti?” Il meta-lupo non emise alcun suono, si limitò a fissare Jon con i suoi occhi fiammeggianti.

“Tra poco dovrò partire” gli sussurrò Jon all’orecchio accarezzando il suo pelo soffice, “ma non posso portarti con me.” Spettro sembrò intristirsi e spinse il muso contro il petto di Jon.

“Proteggi Sansa” si raccomandò lui sentendo le lacrime pizzicargli gli occhi, “nessuno deve farle del male. Io tornerò…” Fece una pausa stringendo il meta-lupo più forte che poteva e per un attimo i loro cuori batterono come uno solo.

“Te lo prometto.”

Poi, silenzioso come era arrivato, Spettro scomparve. Jon si tirò a fatica in piedi, la vista offuscata dalle lacrime represse. Adesso lo attendeva la sfida più difficile.

Trovò Ditocorto appostato davanti alla stanza di Sansa. “Mio re” lo salutò Baelish chinando appena il capo. “Dov’è Sansa?” chiese Jon deciso a saltare i convenevoli.

Lord Baelish accennò uno dei suoi sorrisetti. “Lady Stark desidera non essere disturbata” spiegò inarcando appena le sopracciglia. “Magari potrei…” 

Jon perse la pazienza. “Lord Baelish, ti avverto” lo minacciò fissandolo negli occhi, “spostati o non esiterò a chiamare le guardie. Voglio parlare da solo con mia sorella.” La mano di Jon scivolò su Lungo Artiglio e Ditocorto si irrigidì. Dopo attimi di tensione, Baelish si fece da parte e Jon entrò nella stanza chiudendo la porta alle proprie spalle.

Sansa era seduta sul letto intenta a cucire un abito celeste-cielo. Quando Jon le si avvicinò, Sansa non alzò neppure gli occhi dal lavoro.

“Sansa…” iniziò impacciato lui “Io dovevo… cioè volevo, ecco io…”

“Cosa vuoi, Jon?” gli chiese lei così freddamente che Jon arretrò come se l’avessero schiaffeggiato.

“Io devo parlarti” le disse tentando di apparire sicuro di sé, “ci sono delle novità e volevo discuterne con te.” 

“E perché mai?” chiese lei sarcastica continuando a cucire “Hai i tuoi consiglieri, giusto? Non ti serve certo il parere di una stupida ragazzina…”

“Tu sei mia sorella!”

Sorellastra” lo corresse sibilando Sansa. Jon rimase senza fiato. Per un po’ non seppe cosa dire.

“Perché sei arrabbiata con me?” le chiese infine il più gentilmente possibile.

Sansa scagliò il vestito a terra e scattò in piedi. Era rossa in viso e Jon vide sconcertato che stava piangendo. “E me lo vieni anche a chiedere?!” gli urlò infuriata “Sto mandando avanti questa casa per te e tu non mi tieni mai in considerazione quando devi prendere delle decisioni. Credi sia ancora una bambina che ha bisogno che qualcuno la venga a salvare?”

“Io non ho mai detto questo!” gridò Jon ferito nell’orgoglio “Sansa, mi dispiace se ti ho trascurata, ma credimi non avrei voluto…”

“Cosa non avresti voluto? Lasciarmi da parte per quella… quella…” Sansa si interruppe con una smorfia disgustata.

Jon finalmente aveva capito. “Non l’ho baciata io” le disse adesso calmo tentando di circondarle le spalle con un braccio, “sei scappata dalla sala prima che potessi vedermi respingerla.” Sansa si voltò a fissarlo: pareva essersi tranquillizzata.

“Tu non l’hai…?” 

Jon scosse la testa. “Te lo giuro sugli Antichi Déi, Sansa” la rassicurò, “io non ho bisogno di una moglie, ho già tutto quello che desidero. E poi Alys è troppo ambiziosa.” 

Sansa si sciolse in un pianto sommesso. “Perdonami, perdonami, Jon” lo supplicò abbracciandolo, “per le cose orribili che ti ho detto, io non volevo… La verità è che ho paura…”

“Paura di cosa?” gli chiese Jon d’un tratto allarmato “Ti hanno minacciata? Ti hanno forse fatto del male?” 

Sansa scosse energicamente la testa. “Ho paura che qualcuno possa portarti via da me” confessò affondando le unghie nella tunica che copriva il petto di Jon, “ho paura che tu possa andartene e dimenticarti di me. Ti invidio perché con una moglie saresti molto più felice di quanto io potrei mai essere con un marito. Ho paura di venire abbandonata…”

Jon le permise di piangere sulla sua spalla accarezzandole i capelli. “Non devi mai più neppure pensarle queste cose” le disse prendendole il viso e guardandola negli occhi, “io non potrei mai lasciarti, nemmeno se un giorno fossi costretto a sposarmi per il bene del Nord. Voglio che tu lo ricordi: non sei e non sarai mai più sola.”

Sansa si rilassò nella sua stretta, il corpo scosso dagli ultimi singhiozzi. Alla fine si separò da Jon con un pallido sorriso. “Tu sei mio fratello” gli sussurrò facendo un piccolo passo indietro. Stettero in silenzio a guardarsi per quasi un minuto.

“Allora?” chiese poi Sansa “Che cosa mi dovevi dire quando sei entrato?”

Il sollievo che aveva provato in seguito al calo di tensione si dissolse completamente e Jon deglutì a fatica, cercando le parole adatte.

 

Arya

 

Il lupo era affamato. Arya lo percepiva, sentiva lo stomaco contrarsi e le mascelle scattare per stringere il nulla. Aveva voglia di cacciare, di uccidere. Iniziò ad ansimare e si svegliò di soprassalto. Nel buio due enormi occhi gialli la fissavano. Arya si tirò su a sedere e Nymeria arretrò.

“Hai fame, vero?” le chiese accarezzandole le orecchie. Il meta-lupo uggiolò. Arya fece scorrere lo sguardo nel buio, ascoltando i respiri degli altri lupi che dormivano in cerchio. Erano circa una trentina, ma lei sospettava che il branco fosse molto più numeroso.

Diverse volte mentre era a Braavos le era capitato di sognare Nymeria, di essere Nymeria, ed il sogno corrispondeva sempre alla verità. Arya aveva presto smesso di chiedersi le ragioni di ciò, felice di quell’unico ponte che ancora la collegava al passato. 

Ma ora sto tornando a casa.

Sollevò lo sguardo scrutando il cielo. Si stava lentamente tingendo di rosso e Arya intuì che l’alba non doveva essere lontana. Si alzò in piedi.

“Su, Nymeria” sussurrò al meta-lupo, “svegliali: dobbiamo rimetterci in marcia.”

Nymeria la osservò per qualche istante prima di emettere un lungo ululato. Tutti i lupi drizzarono le orecchie ed iniziarono a stiracchiarsi. Arya attese paziente. Viaggiare con un branco di lupi pronto a proteggerti poteva risultare comodo, ma anche piuttosto noioso. Sempre meglio che da sola, aveva dovuto riconoscere Arya.

Iniziarono la marcia quando il sole era ormai sorto completamente. Arya e Nymeria procedevano in testa, seguite da tutti gli altri lupi. C'erano pochi indizi per orientarsi, solo i fiumi o i villaggi che incontravano. Per un breve tratto avevano costeggiato la Strada del Re, che Arya sapeva condurre direttamente a Grande Inverno, così aveva potuto capire di aver superato il Moat Cailin. Probabilmente in quel momento stavano vagabondando nella Terra delle Tombe e Arya non poté reprimere un brivido al ricordo delle storie della Vecchia Nan.

Da piccoli erano sempre lei e Bran a pretendere storie macabre ed oscure, mentre Sansa piangeva urlando di voler ascoltare racconti di principi e principesse. Alla fine la Vecchia Nan aveva raccontato così tante leggende che Arya non poteva rammentarle tutte. Alcune però parlavano dei fantasmi dei Re dei Tumuli che, assetati di sangue, si aggiravano nei pressi di Barrowton desiderosi di vendetta, o di mostri muta-forma che terrorizzavano i villaggi del luogo. Per precauzione Arya si tenne alla larga da città e villaggi, preferendo cacciare nel bosco o acquistare cibo da mercanti di passaggio.

I boschi della Terra delle Tombe non erano fitti come sul Tridente, ma abbastanza riparati da celare un’orda di lupi famelici. Le prede poi non mancavano mai e Arya aveva ucciso moltissimi scoiattoli con Ago. Nymeria ed il suo branco invece miravano a prede più ambiziose, come volpi, cervi ed addirittura leoni di montagna. Arya tentò anche di costruirsi un arco con cui colpire gli uccelli o i pesci dei torrenti, ma il risultato non fu molto soddisfacente.

Quella mattina il tempo era stranamente buono, nonostante le rigide temperature. Questo era abbastanza curioso, perché Arya sapeva bene che l’inverno fosse finalmente arrivato, avendo ascoltato le chiacchiere dei soldati di Delta delle Acque.

Si era ormai convinta che il suo piano di fuga avesse funzionato alla perfezione, perché nessuno l’aveva seguita. Aveva intenzione di arrivare a Grande Inverno senza farsi notare e sperava che suo zio Edmure non avesse inviato messaggeri a Jon.

Voglio vederli senza che loro mi vedano, continuava a ripetersi. Voglio osservarli, seguirli, giudicarli senza che sappiano chi sono.

Non vedeva i suoi fratelli da anni ormai ed era ansiosa di poter constatare quanto fossero cambiati. Se erano cambiati. Le risultava difficile credere che Sansa avesse finalmente abbandonato i suoi stupidi sogni. “Però mi manca” aveva dovuto ammettere.

Nel primo pomeriggio un lupo si ferì alla zampa accasciandosi a terra ed il branco fu costretto a fermarsi. Arya voleva rendersi utile mentre il lupo si leccava la ferita, ma Nymeria la tenne lontana.

Offesa, Arya si inoltrò nel bosco per distrarsi. Stupido lupo, borbottò tra sé e sé. Guarda quanto tempo ci fai perdere. Mentre stava esaminando un grosso bastone frondoso per il fuoco, le sembrò di udire delle voci. Credendo di essersele immaginate, continuò a scavare in terra, ma il suono si ripeté, stavolta più nitido.

D’istinto, Arya sguainò Ago, appostandosi dietro a un grande albero nodoso. Le voci erano ora vicinissime e Arya poteva comprendere cosa dicevano.

“M-ma è pazzesco!” Arya aggrottò le sopracciglia sentendo quel tono stranamente familiare. “Mi stai dicendo che è proprio come Beric?” stava chiedendo ancora la voce ed Arya strinse l’impugnatura della spada fino a far sbiancare le nocche. La Fratellanza senza Vessilli, sibilò socchiudendo gli occhi.

All’improvviso le tornarono in mente nomi della sua lista, nomi dimenticati e poco importanti. Beric Dondarrion, pensò mulinando Ago, Thoros di Myr.

“Sì ci sono riuscita” si era intromessa una voce femminile. Suonava abbattuta e stanca. “Dopo la morte di Stannis avevo perso la fiducia nel Signore della Luce, ma questo ha cambiato tutto.”

Arya strinse le labbra confusa: di cosa stavano parlando? Desiderosa di capire di più, si avvicinò guardinga con passo felpato. Leggera come una piuma, scattante come un gatto.

“Thoros” stava continuando la donna ora vicinissima: doveva essere dietro l’enorme albero, “ascoltami… E’ lui Azor Ahai, ne sono convinta.” 

“Ne eri convinta anche quando parlavi di Stannis” osservò una terza voce che doveva essere di Beric, “come puoi esserne veramente certa questa volta?”

“Perché ogni volta che chiedevo alla fiamme di mostrarmi Azor Ahai” spiegò la donna ora più decisa, “vedevo solo neve. E poi il Signore non l’avrebbe riportato indietro senza ragioni.” Arya era sempre più perplessa. Riportato indietro? si chiese pensierosa Ma sta parlando di Beric? Quella sua teoria tuttavia fu messa subito a tacere da Beric stesso.

“Speriamo sia davvero lui questa volta” disse infatti lui da un punto ora più lontano, “ma Azor Ahai reincarnato non doveva avere sangue di drago, Thoros?”

“Si pensa” precisò il prete che Arya ancora non riusciva a vedere, “si pensa debba discendere dai Targaryen, ma i testi non sono chiari.” 

“E’ lui” ripeté la donna convinta, “ve ne accorgerete appena lo vedrete.”

Vincendo la paura, Arya uscì dal proprio nascondiglio, riuscendo finalmente a vedere la donna. La rabbia l’accecò non appena riconobbe i suoi lunghi capelli rosso-fuoco. La Strega Rossa. Improvvisamente fu presa da un impellente bisogno di uccidere. I ricordi la sommersero e rivide Gendry terrorizzato venire portato via su quel carretto. Cercò con tutte le proprie forze di contenere il proprio odio per evitare di compiere atti sciocchi, ma alla fine non resistette e balzò in avanti afferrando Melisandre per i capelli e puntandole il coltello alla gola.

“Cosa gli hai fatto?!” urlò fuori di sé “Dimmelo o ti taglio la gola!” 

La Donna Rossa sembrava sul punto di svenire. “M-ma chi?” balbettò terrorizzata. Arya le premette il coltello sulla pelle del collo facendo sgorgare qualche goccia di sangue. “Sai benissimo di chi sto parlando!” la minacciò furiosa. Poi si voltò verso Beric e Thoros che la fissavano allibiti. “Non ve lo ricordate neppure, vero?” chiese ironica “Gendry: alto, capelli neri, un ragazzo che voleva solamente entrare a far parte della Fratellanza e che voi avete venduto a questa strega!” 

Un lampo di comprensione attraverso l’unico occhio di Beric Dondarrion. “Sei Arya? Arya Stark?”

“Vedo che di me invece vi ricordate benissimo” osservò freddamente Arya senza allentare la presa sui capelli di Melisandre.

“Arya, calmati, non è come sembra…” tentò Beric, ma Arya scoppiò a ridere. “Invece è esattamente come sembra” disse spietata, “e per questo morirete tutti. Ma adesso dimmi: che ne è stato di Gendry Waters?”

“E’ fuggito!” rantolò la Donna Rossa pallida come il latte “Ha lasciato la Roccia del Drago, non ho idea di dove sia andato… Per favore…!”

“Silenzio!” Arya era comunque sollevata dal sapere che Gendry era riuscito a scappare da quella donna. “Cosa volevi fargli?” chiese ancora più minacciosa.

“D-doveva…” farfugliò la Strega Rossa che si reggeva a stento in piedi "doveva essere bruciato sul rogo, perché…”

“Non mi interessano i tuoi motivi!” intervenne Arya disgustata “Avresti condannato a morte un innocente e per questo meriti la mia punizione.” 

Melisandre chinò il capo. “E sia, allora” mormorò rassegnata e umile come Arya non l’aveva mai vista, “ma ti prego… una morte rapida…” 

“Di certo più rapida di quella che avresti riservato a Gendry” sibilò Arya brandendo Ago. Infilzali con la punta.

“Arya, fermati!” le urlò Thoros afferrandole il braccio “Non puoi farlo…” 

“Certo che posso!” esclamò Arya “E presto sarà anche il vostro turno!”

“Io non la ucciderei se fossi in te” intervenne calmissimo Beric. 

Arya lo fissò con sufficienza. “E perché non dovrei farlo?”

“Perché ha salvato tuo fratello” rispose gentilmente Beric, “Jon Snow.”

Arya spalancò la bocca senza emettere suono, mentre Ago e il pugnale le scivolavano dalle mani e Melisandre si accasciava a terra. Per qualche istante fu silenzio.

“Come è successo?” chiese infine Arya stupefatta dall’affermazione. Beric le si avvicinò. “Forse è meglio che sia lei a spiegarti” suggerì.

Melisandre si rialzò tremante. “Tuo fratello era Lord Comandante dei Guardiani della Notte, conto che tu lo sappia” iniziò e Arya annuì. “La sua politica non è stata molto amata dai suoi confratelli” proseguì Melisandre, “così l’hanno ucciso.”

Arya sentì il mondo girarle intorno. Ucciso? pensò frastornata Come è possibile, l’hanno appena nominato Re del Nord…

“Ma il Signore della Luce non era d’accordo” andò avanti la Donna Rossa, “e mi diede il potere di riportarlo in vita. E’ tornato dalla morte.”

Nonostante Arya non fosse più stupita da nulla, stavolta rimase senza fiato. Vedendola ammutolita, Beric sospirò. “Forse potresti risparmiarla” suggerì con cautela, “è molto pentita…” Melisandre fissava Arya. Non c’era paura nel suo sguardo, non implorazione o odio. Era semplicemente in attesa.

Arya strinse le labbra in preda ad una crisi interiore. Avrebbe ucciso Gendry, si disse raccogliendo Ago. L’avrebbe bruciato vivo. “Ma ha salvato Jon” continuava un’altra voce nella sua mente. E se stessero tutti mentendo?

A furia di maneggiare la lama si tagliò il palmo. Digrignò i denti quando sangue caldo le scivolò dentro alla manica fino al gomito. “E sia” annunciò alla fine con voce solenne, “vi rimuovo tutti dalla mia lista.” Thoros sembrò rilassarsi. “Ma” proseguì decisa Arya, “la prossima volta che vi troverete sul mio cammino non sarò così clemente.”

“Suppongo tu ti stia recando a Nord” osservò Beric incrociando le braccia, “perché non ti unisci a noi?” Arya lo fulminò con lo sguardo. “Non ho intenzione di passare con questa strega un solo istante di più.” rispose schifata.

“Melisandre non viene con noi” intervenne Thoros, “tuo fratello l’ha esiliata dal Nord.”

Arya non era neanche lontanamente interessata al motivo che aveva spinto Jon ad una simile azione. “E dove andrai?” chiese sgarbata rivolgendosi alla Donna Rossa.

“Nelle Terre dei Fiumi, a Delta delle Acque magari. Dicono che sia tornata in mano ai Tully…”

“E’ vero” confermò tranquillamente Arya, “sono stata io ad uccidere Walder Frey.” I tre sgranarono gli occhi, ma non osarono fare domande. “B-bene” balbettò Thoros, “un problema di meno quindi.”

Un ringhio fendette l’aria e Nymeria apparve in mezzo alla radura. Arya sorrise alle espressioni di terrore sui volti di Thoros, Beric e Melisandre.

“Ah, ah, ah” rise una voce alle sue spalle, “eccolo dove era finito il tuo dannato lupo. E dire che quel giorno l’avevamo cercato fino a tarda notte…”

Arya si immobilizzò all’istante, il cuore che batteva all’impazzata. Quella voce. Lentamente, Arya si voltò.

“No no non è possibile... tu sei morto!

Sandor Clegane, vestiti stracciati e barba incolta, le sorrise. “Ci sono andato vicino” ammise il Mastino con una smorfia, “ma la tua amichetta non è riuscita ad accopparmi. Credo io ti debba ringraziare per non avermi dato il colpo di grazia.”

Arya strinse i pugni affondando le unghie nel palmo. “Io ti odio” sibilò irata, ma, appena queste parole lasciarono le sue labbra, seppe che era una menzogna. “Una ragazza mente” avrebbe detto Jaqen H’ghar con quel suo mezzo sorriso.

Il Mastino si limitò a ridere ancora più sguaiatamente. “Dopo tutto questo tempo?” chiese con stucchevole tristezza, “pensavo ti fossi lasciata due o tre morti alle spalle…” Arya fece per saltargli addosso, ma Beric la trattenne. “E’ un uomo nuovo ora” le spiegò con gentilezza, “so che può sembrare impossibile, ma è cambiato.” 

Arya lo fissò allibita. Ma lui ti ha ucciso!” esclamò indicando Sandor Clegane “Come puoi accoglierlo nella Fratellanza?” 

“Beh, lui al contrario tuo sopra i suoi morti la pietra ce l’ha messa” intervenne il Mastino, “e comunque non faccio parte di questa fottuta Fratellanza, viaggiamo solo insieme.” 

Arya rise: una risata senza gioia. “Non sei più in grado di difenderti da solo?” lo schernì “Ora hai paura anche delle ragazzine oltre che del fuoco?” 

“Ci siamo incontrati per caso” rispose vago Sandor, “anche se devo dire che non sia stato amore a prima vista. Comunque abbiamo capito di stare dalla stessa parte…”

“Quale parte?” chiese dubbiosa Arya. “Dalla parte dei vivi” si intromise con naturalezza Melisandre, “per essere preparati a ciò che ci aspetta.” 

Nymeria ringhiò e Arya aggrottò le sopracciglia. “E cos’è che ci aspetta?”

“Il dio che veneri tanto ragazzina” rispose gravemente Beric.

Arya sentì il sangue gelare nelle vene e rabbrividì suo malgrado. Le voci di Syrio e Jaqen le si confusero in mente, mentre il vento le sussurrava all’orecchio una sola parola.

Morte.

 

Samwell

 

Vecchia Città non era esattamente come Sam l’aveva sempre sognata da bambino. Allora se la immaginava grandiosa e lucente, con le mura possenti e protettive che si stagliavano contro un cielo perennemente azzurro. Adesso gli appariva consunta; le mura erano grigie e incrostate di salsedine e il cielo raramente era sgombro da nuvole. Le strade erano deserte e non vivacemente attraversate da sapienti immersi in dotte conversazioni. Vecchia Città sembrava spegnersi ogni giorno che passava.

“E’ la guerra” gli aveva sussurrato un oste dagli occhi stralunati, “le madri piangono i figli lontani e tutti temono la vendetta della regina.” Ascoltando i racconti dei passanti, Sam aveva potuto conoscere la difficile situazione in cui la città si trovava.

Dopo l’uccisione del lord di Alto Giardino e dei suoi eredi, lord Leyton Hightower aveva deciso di rimanere fedele ai Tyrell ed aveva inviato i suoi due figli maggiori, Baelor e Garth, a capo di mille uomini alla Roccia del Drago per supportare Daenerys Targaryen. Le sue azioni tuttavia lasciavano Vecchia Città esposta ad eventuali attacchi dal mare. Il popolo aveva paura.

Ed io? si chiedeva Sam Io ho paura? Si sorprese scoprendosi piuttosto indifferente al terrore che aveva congelato la città. Certo, la sua unica preoccupazione era la sicurezza di Gilly e del suo bambino, ma sentiva di non potersi più definire codardo. Quando si trattava di proteggere Gilly, Sam si sentiva pervadere da un coraggio che non aveva mai provato in vita sua.

Grazie al denaro che Talla aveva infilato di nascosto nel vestito di Gilly, Sam aveva potuto affittare una casa dignitosa per lei ed il bambino. Gilly aveva messo il broncio quando si era trovato costretto a lasciarla per recarsi alla Cittadella, ma Sam non aveva scelta. “Io passerò a trovarti ogni volta che potrò” le aveva promesso, “qui sarai al sicuro…” 

“Ma io voglio venire con te” aveva insistito Gilly, “sono stufa di restare ad aspettare. Voglio leggere i libri di quella biblioteca.” 

“L-lo so, lo so” aveva balbettato Sam, “ma le donne non sono ammesse alla Cittadella. Senti, ti prometto che ti porterò un libro bellissimo, non come quelli polverosi della Barriera. Di cosa vuoi che parli?” Gli occhi di Gilly si erano illuminati. “Di leggende” aveva risposto subito, “delle leggende sulla Barriera e sul Nord.” Sam aveva annuito sollevato e finalmente era riuscito ad incamminarsi in direzione dell’Alta Torre.

I libri dicevano che era addirittura più alta della Barriera, ma solo ora Sam poteva constatare quanto avessero ragione. La torre, in piedi sulla piccola isola, era davvero enorme e sembrava essere l’unico elemento di Vecchia Città ad emanare ancora un alito di vita.

Alla Cittadella Sam si sentiva a disagio, costretto com’era a subire gli sguardi inquisitori degli altri apprendisti. Il guardiano che l’aveva ricevuto al suo arrivo e che Sam aveva scoperto chiamarsi Rathin continuava a temporeggiare, rimandando l’incontro con l’arcimaestro. Dopo alcuni tentativi di conversazione Sam si rifugiava in biblioteca.

Quello era il suo posto preferito, la concretizzazione di un sogno. Sam non aveva mai visto così tanti libri in vita sua e le mani tremavano mentre sfogliava le pagine ingiallite di qualche antichissimo manoscritto. Per i primi tempi si era limitato ad afferrare libri senza alcun criterio e a fissarli con venerazione senza avere il coraggio di aprirli. Le sale della biblioteca erano sempre sorvegliate e Sam era terrorizzato dall’idea di poter rovinare uno di quei libri anche solo sfogliandolo.

In seguito iniziò a leggerli e rimase affascinato da qualsiasi storia gli capitasse sotto gli occhi, indipendentemente dall’argomento. Lesse di cavalieri e principesse, di amori finiti in tragedia, di eroi e guerre sanguinose, di importanti re. Dopo due sole settimane Sam era perfettamente in grado di elencare i nomi dei trentacinque amanti di lady Jessy, di recitare a memoria la dinastia dei re dei draghi e le date delle battaglie più importanti. Smarrito in quell’invitante labirinto, Sam quasi dimenticò i motivi che l’avevano condotto così a Sud.

Rinvenne solamente dopo aver udito un’animata discussione fra tre maestri. Era intento a riordinare alcune carte ammucchiate sul tavolo che gli era stato assegnato, quando udì delle voci avvicinarsi. Tentando di mantenere un’aria disinvolta, lisciò per la ventesima volta una pagina stropicciata e rimase in ascolto.

“Sono tempi pericolosi vi dico” stava dicendo il più alto dei tre. Aveva la carnagione scura e i lineamenti duri. “A Dorne molti giovani sono partiti per la guerra seguendo quelle serpi usurpatrici, compresi i miei discepoli, Mors e Dickon. Lord Manwoody mi ha ordinato di tornare qui perché ritiene che presto la situazione degenererà.”

“Hai perfettamente ragione, Ramyll” assentì il maestro enormemente grasso alla sua destra muovendo nervosamente le mani. “Lord Serry mi ha inviato come messaggero a Lord Leyton: è troppo preoccupato da un attacco marittimo e non ha ancora deciso se appoggiare Daenerys Targaryen.”

“E perché non dovrebbe?” intervenne Ramyll aggrottando la fronte “Cersei Lannister ha sterminato i signori dell’Altopiano, è vostro compito vendicarli.” 

“Non è così facile” ribatté il maestro grasso continuando a tormentarsi le mani. “Scudo del Sud è la più esposta ad attacchi e se Cersei si è alleata con Euron Greyjoy…”

“Occhio di Corvo?” esclamò stupito Ramyll “Allora le voci sono vere. Questo rende tutto più difficile…” Dal suo angolo Sam cercava di assimilare tutte quelle informazioni.

“Ho sentito dire che non tutti gli alfieri dei Tyrell sono andati in guerra” continuò Ramyll, “è vero, Ghuym?” Il maestro grasso tirò un teatrale sospiro. “E’ vero” rispose, “da quello che so, Orton Merryweather e Randyll Tarly si sono schierati con i Lannister.”

Sam dovette inghiottire un gridolino udendo il nome di suo padre. Era rimasto piuttosto sorpreso, e sollevato, dal fatto che suo padre non gli avesse dato la caccia per riprendersi Veleno del Cuore. In quel momento la spada giaceva al sicuro sotto la culla improvvisata del piccolo Sam.

“Ci avrei giurato” stava continuando Ramyll, “Tarly appoggia qualcuno solamente se è assolutamente certo della sua vittoria e sembra che Cersei abbia assoldato dei mercenari. Eppure mi sembra strano abbia scelto di seguire una donna… Che notizie ci sono dal Nord, Vyktor?” 

Il terzo maestro, fino a quel momento rimasto in silenzio, si schiarì la voce. “Notizie sconvolgenti, amici” disse con voce bassa e grave. Evidentemente voleva suscitare interesse e proseguì solamente dopo essere stato spronato dagli altri due. “Le Terre dei Fiumi sono in fermento” raccontò. “A Raventree non potevi fare tre passi senza imbatterti in un messaggero di chissà quale famiglia. Arrivavano corvi tutti i giorni. Sapete che Walder Frey è morto, vero?” Sam sussultò, ma Ramyll e Ghuym annuirono. 

“Non si sa chi l’abbia ucciso” proseguì Vyktor, “ma lord Edmure ha subito indetto una riunione per discutere le prossime azioni da intraprendere. Lo so perché sono l’unico a cui lord Blackwood abbia concesso l’onore di accompagnarlo. E’ durata quasi quattro ore ed è stata la cosa più noiosa di…”

“Va bene, va bene” tagliò corto Ramyll, “ma cos’hanno deciso?” 

“Di appoggiare il Re del Nord” rispose Vyktor alquanto irritato per non aver potuto raccontare l’intera storia.

Sam scoprì di essere ancora a bocca aperta e si affrettò a richiuderla. Com’è possibile? si chiese confuso Jon aveva detto che suo fratello era morto… Che Brandon sia riuscito a tornare da oltre la Barriera?Frugò nella memoria alla ricerca dei ricordi riguardanti quel ragazzino storpio e il suo enorme meta-lupo.

Estate, si chiamava Estate.

Gli sembrava dolorosamente impossibile credere che potessero essere sopravvissuti alla vita oltre la Barriera. Però Jon aveva un altro fratello, ricordò all’improvviso. Ri… Rickard, ah no, Rickon… Ma era solo un bambino…

“Sono vere le voci?” stava chiedendo Ghuym “Si dice che questo Re del Nord sia un bastardo…”

“Aye” confermò Vyktor, “il bastardo di Ned Stark, un disertore dei Guardiani della Notte.”

Sam non si accorse di aver lanciato un urletto finché non vide gli occhi di tutti e tre i maestri puntati su di lui. “Ehm, mi sono tagliato con un pezzo di pergamena…” I tre lo guardarono come se stessero davanti ad uno squilibrato e dovettero decidere di spostare la conversazione da qualche altra parte perché si allontanarono. Le loro voci in breve si persero nei corridoi e Sam rimase solo.

Si lasciò cadere a terra con malagrazia. Quindi Jon ha lasciato i Guardiani della Notte, si disse ancora frastornato. Ma perché? Quando Stannis gli ha offerto il titolo di lord di Grande Inverno Jon ha rifiutato, perché adesso avrebbe disertato?

Un sentimento di delusione si fece strada in lui, nonostante Sam tentasse di reprimerlo. Jon sa quale minaccia ci aspetta, pensò lievemente irritato. Come ha potuto abbandonarci così?

Poi si ricordò di tutte le disgrazie che si erano abbattute su casa Stark e si vergognò. Era normale che Jon avesse voluto riconquistare il suo castello natio, magari riunendosi ai restanti membri della sua famiglia. Scommetto che l’hanno aiutato i bruti.

Si tirò in piedi. Adesso ricordava la sua missione, il motivo per cui aveva accettato a divenire il nuovo maestro del Castello Nero. Devo trovare informazioni sugli Estranei, si disse appoggiando le mani sul tavolo. Devo capire come sconfiggerli. Il giorno stesso in cui lui e Gilly erano giunti a Vecchia Città, avevano visto centinaia di corvi bianchi lasciare la Cittadella e Sam era consapevole di avere poco tempo.

Afferrò la pergamena ancora spiegazzata nonostante la perseverante azione lisciante e quasi rovesciò l’inchiostro nel tentativo di non farlo. Si accomodò sulla sedia, che scricchiolò, e si accinse a scrivere. Quando ebbe finito, rilesse tutto, attendendo che l’inchiostro si asciugasse.

A Jon Snow, ora Re del Nord

Sono veramente felice che tu sia riuscito a tornare a casa e ti auguro buona fortuna per le decisioni difficili che dovrai prendere. Io, Gilly ed il piccolo Sam siamo arrivati sani e salvi a Vecchia Città. Ho anche ottenuto un’altra spada di acciaio di Valyria, Veleno del Cuore, che era di mio padre. Continuerò le mie ricerche riguardo agli Estranei e ti terrò aggiornato. Spero di trovare un modo per distruggerli definitivamente. Aspettando il momento in cui ti potrò riabbracciare

Sam

Aveva deciso di omettere il modo esatto in cui si era procurato Veleno del Cuore, lasciando la questione sul vago.

Si diresse così all’uccelliera e liberò uno scorbutico corvo nero arruffato che portasse il messaggio fino a Grande Inverno. Tornò poi sui propri passi per raggiungere nuovamente la biblioteca e si scontrò con un uomo che saliva la stessa rampa di scale. Sam, intento a guardarsi la punta dei piedi, cadde quasi a terra e l’uomo dovette sorreggerlo per evitare che incespicasse.

Sam balbettò una specie di ringraziamento mentre sollevava lo sguardo sullo sconosciuto. Era molto più giovane di quanto aveva immaginato, con folti capelli ricci e scuri e barba rada. Sulla guancia destra spiccava pallida una cicatrice sottile. 

L’uomo gli sorrise. “Perdonami” si scusò con voce fievole e appena udibile, “andavo piuttosto di fretta. Sei nuovo, vero? Non ti ho mai visto qui…” 

Sam annuì nervoso. “M-mi chiamo Samwell Tarly, sono un novizio e…”

“Vieni dalla Barriera?”

“S-sì” rispose titubante Sam. L’uomo sorrise nuovamente. “Perdona la mia curiosità” disse muovendo una mano come per allontanare un insetto, “ma la Barriera mi ha sempre affascinato. Specialmente cosa c’è oltre… Tu ne sai qualcosa?”

Adesso Sam iniziava ad avere paura. “N-no” rispose tentando di apparire disinvolto nella sua menzogna, “ero solo un attendente.” 

L’uomo fece una smorfia di disappunto. “Certamente” disse chinando il capo in cenno di congedo, “scusa ancora per il disturbo.” Fece per andarsene.

“Chi sei?” chiese Sam colto da ardore improvviso. L’uomo si voltò: non sembrava adirato.

“Mi chiamano Tristyus” rispose con gentilezza, “sono l’aiutante del bibliotecario.” Poi, senza aggiungere altro, si allontanò.

Sam sentì una goccia di sudore scivolargli lungo la schiena. Si costrinse a continuare la discesa. La biblioteca si era svuotata e Sam si sedette al suo posto sotto lo sguardo inquisitorio di Rathin che, come al solito, stava sfogliando quel suo enorme libro d’archivio.

Dopo pochi minuti Sam si mise a girovagare in mezzo agli scaffali, facendo scivolare le mani sui libri e leggendone i titoli. Dovette trattenersi più di una volta dalla voglia di afferrarne uno che non trattasse di argomenti utili alla causa del Nord. Seguendo le vaghe indicazioni di etichette scolorite, Sam giunse in fondo ad uno stretto corridoio formato da due alti scaffali polverosi.

Incassata nella parete si intravedeva una porta di piccole dimensioni. Era di legno scheggiato e consumato e priva di etichette. Il pomello era d’ottone e nascondeva in parte la toppa sottostante. Con naturalezza Sam provò a spingerla, ma la scoprì chiusa a chiave. Stranamente ciò non lo stupiva affatto.

Una mano gli afferrò violentemente la spalla. Sam sobbalzò, voltandosi di scatto. Rathin lo stava fissando con sguardo assassino, uno sguardo che poco si sposava con il suo viso annoiato e monotono. “Che ci fai qui?” gli chiese stringendo gli occhi. Sam deglutì. “Stavo cercando dei libri, dei libri sulle leggende degli Estranei. Mi sembra che qualcuno mi abbia detto di venire qui…”

“IMPOSSIBILE!”

La veemenza di tale esclamazione fece quasi indietreggiare Sam. Rathin dovette accorgersi di aver esagerato, perché si ricompose. “Voglio dire” spiegò in tono ora decisamente più pacato, “credo tu abbia capito male perché i libri che cerchi sono nella sezione Storie, miti e leggende dei Sette Regni, area quindici scaffali dal sette al diciannove. Vieni, ti accompagno…”

Sam, piuttosto disorientato, si lasciò prendere il braccio e condurre rapidamente via. Quando stavano per svoltare dietro allo scaffale numero tre tuttavia, si girò affannato, lanciando un ultimo curioso sguardo alla porta, che continuava ad erigersi trionfante nel suo squallore.


                                                                                                                             "Sto lavorando duro per preparare il mio prossimo errore."



A.D.A.

Ciao a tutti e ben tornati! Spero anche questo capitolo vi sia piaciuto e sono curiosa di conoscere la vostra opinione sul personaggio di Sam ^_^... Ci tengo a dire sul suo conto che la porta misteriosa in cui si imbatte è completamente diversa dal "reparto proibito" della biblioteca della serie e contiene segreti differenti ( Spettro94, immagino tu sappia di cosa sto parlando ;-D )...
Per il resto, cosa ne pensate della scelta di Jon? Credete abbia fatto bene o male? Diciamo che di certo non si preannuncia un bel periodo per lui XD... Sansa riuscirà ad assumere il ruolo che le spetta nonostante tutti i suoi tormenti interiori? Cosa succederà a Davos e Brienne? Se volete scrivete pure le vostre teorie: sono tutte ben accette e molto gradite :-)

Vorrei precisare un paio di cose...
Inanzitutto per i non-lettori che probabilmente non avranno capito la battuta di Tormund riguardo al fatto che lui abbia più titoli di Daenerys... Ho voluto inserirla perchè nei libri il bruto ha una lista pazzesca di nomi e non solo "Veleno dei Giganti", come ad esempio "Re della Birra", "Padre di Eserciti", "Soffiatore di Corno" e "Marito di Orse"... Era quindi divertente paragonarlo a Daenerys XD
Per i lettori più fedeli invece, tengo a sottolineare un cambiamento che ho dovuto apportare rispetto ai libri. Infatti il maestro Ghuym dice che Scudo del Sud non ha ancora preso posizion nella guerra, mentre nei libri è una delle prime conquiste di Euron. Non potendo però inserire tale conquista per motivi temporali dettati dalla serie, ho optato per lasciare Scudo del Sud in pace, facendolo solo rimanere "preoccupato" da un possibile attacco di Occhio di Corvo.
Ho dovuto anche completamente cambiare la storyline della Cittadella rispetto a quel poco che ci mostrano i libri, ma questo lo vedrete più avanti :-)
Inoltre spero di non incappare nell'ira funesta di Azaliv87 per il personaggio di Malak che ha legami con Rhaegar Targaryen: tranquilla, il migliore amico del principe resterà sempre Arthur Dayne XD

Come al solito ringrazio infinitamente tutti coloro che hanno recensito perchè mi date una motivazione in più per andare avanti e cercare di migliorare al massimo questi capitoli che sono stati scritti ormai più di un anno e mezzo fa ^_^'''''... In ordine come sempre ringrazio coloro che hanno recensito il capitolo 3: NightLion, giona, Spettro94 (di cui vi suggerisco "Occhi di Stelle"... è una storia bellissima e piena di molti colpi di scena), leila91, __Starlight__ e Red_Heart96... Ragazzi vi abbraccio tutti ♥
Un ringraziamento speciale all'instancabile Azaliv87 che ha lasciato la sua meravigliosa (e lunghissima) recensione al capitolo 2 e che ringrazio per il costante supporto :-)

Mi raccomando fatemi sapere che cosa ne pensate anche di questo capitolo, le vostre idee sono sempre interessanti e stimolanti...
Spero di sentirvi presto... Alla prossima!

PS: la citazione di questa volta è di Bertolt Brecht, un autore a cui sono particolarmente affezionata perchè portai una sua poesia all'esame di terza media. Come interpretarla rispetto al capitolo spetta solamente a voi!












   
 
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