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Autore: Rosebeth1017    15/04/2018    0 recensioni
Non ci sono arene, niente abiti in fiamme o tributi, nessuna ribellione o ghiandaia immitatrice solo una normalissima giornata a scuola per due bambini di cinque anni. Così diversi eppure il loro destino inzia ad intrecciarsi qui.
Dal testo, pov Peeta:
Peeta, l'aveva già notata più di una volta, aveva posato il proprio sguardo qualche momento in più del dovuto quando nessuno lo vedeva, si era ritrovato forse un po troppe volte a spiare quel volto o scrutato la figura di Katniss quando era seduta davanti a lui.
Pov Katniss:
Katniss, beccó molte volte lo sguardo fisso di un bambino biondo con gli occhi di un colore indefinito fra il cielo in piena estate e quello dei fiordaliso che ogni tanto suo padre portava a casa a sua madre dopo una battuta di caccia in cui insegnava a Katniss di tirare con l'arco.
O a volte sentiva come una sorta di formicolio sulla nuca nel centro esatto fra le due traccie ogni volta che lei si girava vedeva quei due occhi puntati in sua direzzione per poi spostarsi velocemente da un'altra parte imbarazzato quando lei lo guardava.
Genere: Drammatico, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Bakery
Pov. Peeta

  "Essere un Mellark ha i suoi vantaggi e svantaggi, putroppo."
Pensa Peeta nel mentre posa lo sguardo al di fuori della finestra aperta scurtando il cielo ancora avvolto dalla notte che si stava piano piano disolviendo per lasciare posto un nuovo giorno, quando i passi pesanti di sua madre che si fanno sempre piu vicini alla sua camera da letto lo destano.
Doveva alzarsi subito o sarebbe finita come altre mattine, dove sua madre avrebbe sfogato la sua rabbia su di lui, Peeta lo sapeva ma nonostamte questo indulgió ancora qualche momento per potersi stiracchiare la gambe, le braccia per poi stroppiciarai anche gli occhi distrattamente con il palmo della mano sinistra, mentre si alza corre in bagno tirando giù le lenzuola che si trascina dietro con la manina solo per lasciare che il materasso e le coperte prendessero aria e di conseguenza si rafreddassero almeno un pochino prima che quella scorbutica donna definita sua madre entrasse in camera e scoprisse che era rimasto a dormire fino a pochi secondi prima, il che avrebbe causato la sua furia e un sonoro schiaffo come buon giorno.
Le mattine in casa Mellark iniziavano prestissimo e nonostante Peeta fosse il più piccolo dei tre figli, che avesse solamente cinque anni non si poteva mai sottrarsi dai doveri della panetteria.
Una doccia veloce, voi per l'acqua tipida che Capitol City graziava, le poche famiglie le quali vivevano al di fuori dei confini del giacimento e del villaggio dei vincitori e voi anche perché sua madre non gli permetteva mai di consumare troppa preziosa acqua. I Mellark come altri erano gli unici ad avere un minimo di elettricità per i negozi, acqua tiepida per lavarsi e pochi spiccioli in più rispetto ad altre famiglie del giacimento.
Uscendo dalla doccia Peeta nota con piacere che sua madre non era nemmeno passata nella sua camera da letto "Forse si è dimenticata di me" pensa fra se e se mentre si veste velocemente con un paio di jeans sbiaditi nel tempo forse, appartenuti a Rye e una semplice maglia di cotone bianca. Fra i vari compiti mattutini il primo di tutti era quello di rifare il letto poiché se qualcosa aveva imparato a sue spese era di certo che sua madre non si sarebbe mai persa il suo tempo per rigovenargli la camera, il secondo compito era quello che una volta scieso giù di basso ed entrato in cucina avrebbe dovuto recuperare gli scarti del giorno prima e darli hai maiali.
Ed è proprio quello che si stava prestando a fare, uscendo dalla panetteria Peeta teneva saldamente con entrambe le mani il cesto con dentro ogni sorta di scarti, lanciandoli poi hai maiali che scorazzavano beati nel loro porcile.

-Bravo, Peeta. È bravo il mio bambino.- La mano possente del padre si posa sulla piccola spalla sinistra di Peeta che voltandosi guardò suo padre alzando il mento sorridendo, ma pentendosene quasi subito come se provare o ricevere affeto per lui era vietato direttamente dal presidente Snow. "Che colpe ne ho io?." Era la domanda di routine che si poneva tutti i giorni.

-Va a far colazione, ora.- Quello era l'unico gesto di affetto che il bambino avrebbe ricevuto per il resto della mattinata dal padre il quale si allontana con aria triste.

Solo una volta che il padre fosse entrato Peeta, nota Rye (il secondo dei suoi due fratelli maggiori), il quale fino a quel momento era rimasto immobile a guardare la scena sorridente, Peeta  timidamente ricambia il sorriso.
Gli unici della famiglia che mostravano un minimo di affetto nei suoi confronti erano Rye e il loro padre, purtroppo peró di nascosto dagli altri due componenti della famiglia, loro lo coccolavano come potevano a volte con un sorriso in più a volte con una carezza scompigliandogli i ricci, a volte una foccaccina nello zanietto.

Con uno sguardo triste e rassegnato Peeta si avvia verso casa dove avrebbe fatto lo zainetto, colazione e i restanti compiti, lui avrebbe tanto voluto essere coccolato anche da sua madre proprio come ora lei stava facendo con il maggiore dei tre era un semplice bacio sulla guancia e una carezza a Rye. Se pur poco era sempre una forma di affetto che lui stesso non aveva da un bel po di tempo. Peeta non ha mai capito affondo il vero motivo
Abbassó subito lo sguardo nel pavimento quando sua madre lo notò a scurtarli "Non ho fatto abbastanza in fretta." Si ritrova a pensare mentre ricaccia in dietro una lacrima che voleva scendere a tutti i costi ma non avrebbe mai dato quella soddisfazione a quella donna.

-Va a pulire il macello che hai lasciato ieri sera Peeta. E non voglio ripeterlo una seconda volta.- Peeta annuí senza alzare mai lo sguardo su quei tre, avviandosi velocemente in cucina recuperando la scopa inizia a spazzare il pavimento.

-Mamma, la devi smettere.- Rye come sempre provava a diffenderlo ma ogni volta la furia si scatenava sempre su Peeta nonostante lui non apriva mai la bocca, teneva gli occhi bassi e non chiedeva più di essere coccolato.

-Rye non sono affari tuoi. Va a far quello che devi pure tu o puniró anche te, oggi!.- Le lacrime che fino a quel momento aveva trattenuto ora scendevano a fiumi ma silenziose come la notte
Peeta, spazzó la cucina con ancora più veemenza e limitando più possibile tutti i rumori, di certo prima avrebbe finito e prima poteva fare le altre cose.

-Cosa ti aspetti? Peeta Ha cinque anni Kora!.- Era raro che il padre prendesse le difese di Peeta, ogni tanto accadeva quando lui era troppo stanco di vedere la cattiveria della madre nei confronti del figlio.

Peeta, silenzioso raccolse tutto il pattume e lo gettò nella spazzatura, rimettendo in ordine scopa e paletta prese la pattumiera e la portó nel retro dove la getta poi via nella immondizia e anche quel compito era fatto ne mancavano almeno un'altra dozzina circa e poi avrebbe finito.
Rientrando in casa Peeta sente fin troppo bene le voci alte dei suoi genitori che litigavano in sala adetta alla colazione, evitando quel locale Peeta ritorna in cucina dove ad attenderlo c'era Rye con una tazza di latte in mano e un piattino con tre biscotti.

-Dai, siediti. Fa colazione fratellino. Asciuga le lacrime non dargli soddisfazioni.- E con un sorriso gli scansa la sedia per lasciar spazio a Peeta, intimorito da tanta considerazione tentenna se sedersi o meno, guardando poi finalmente in volto il fratello annuisce e sedendosi inizia a divorare la colazione.
Le corte gambine di Peeta giacciono a penzoloni nella sedia con la pancia più piena e soddisfatto della buona colazione Peeta alza il volto verso Rye il quale fino ad ora non si era mai mosso e non aveva smesso di controllarlo.

-Grazie!.- Annunció Peeta con un sorriso riconoscente sul volto scendendo poi dalla sedia e portandendosi sul tavolo per recuperare il bicchiere e il piattino che avrebbe dovuto lavare ma Rye lo fermó.

-Lascia, faccio io. Tu, fa quello che devi e non preoccuparti.- E senza aggiungere altro Rye recuperó le stoviglie e andó a lavarle mentre Peeta strabuzza gli occhi dalla incredulità ma avviandosi verso il negozio va a ripulire i ripiani dove riusciva ad arrivare.

Passó così le altre due ore che le rimanevano a rammendare la panetteria e a fare i suoi lavori obbligatori ovviamente da parte della madre.
Zaino, in spalla Peeta è pronto a percorrere la strada che lo avrebbe portato fino a scuola con i due fratelli alle spalle completamente silenziosi.

-Peee..- La voce squillante di Delly rideste dai pensieri tristi. Delly Cartwright era una biondina tutta pepe e con la parlantina volante come la definiva Rye, la casa di Delly era accanto a quella di Peeta.
Ogni volta che aveva del tempo libero Peeta lo passava dietro la panetteria insieme a Delly a giocare da che ne ricorda erano amici bè, da sempre, tutte le mattine i due facevano la strada insieme per andare a scuola.

Peeta, si fermó in mezzo alla strada ad attendere la sua amica che lo raggiungesse e come ogni giorno Delly si butta fra le sue braccia che abbracciandosi si salutano, di solito i due fratelli tiravano dritto non li aspettavano mai, quel giorno invece silenziosi attesero fermi, perfino Nick che non vedeva bene Peeta come la madre se ne stava lí ad attenderli in silenzio.

Il fiume in piena di parole di Delly non tardó ad arrivare nel momento esatto in cui iniziarono di nuovo a camminare e la bambina non stette di zitta un minuto per tutto il tempo del tragitto ma oggi Peeta non aveva una particolare voglia di rispondere a tutte le cose che gli venivano chieste per lo più sorrideva e anuiva.

Nick e Rye superato il cancello sparirono quasi subito una volta giunti nel cortile della scuola per raggiungere i loro rispettivi amici, Peeta e Delly invece si avviarono verso il davanti della scuola dove parlarono per qualche altro minuti prima di avviarsi in classe con tranquillità mentre un mare di bambini e bambine li raggiungevano.

Nella classe con Peeta c'erano circa venticinque bambini misti fra maschi e femmine l'unica diversità fra gli allunni non era il sesso maschio o femmina, no quello non importava praticamrnte a nessuno ma la differenza stava proprio nei colori dei capelli scuri per lo più neri e pelle più scura, molto più magri per quelli del giacimento, capelli biondi, pelle più chiara e lievemente meno magri per gli altri, per il resto a occhi di tutti, loro erano solo bambini.

-Buon giorno bambini.- Annuncia la maestra una volta che tutti i bambini sono seduti hai propri banchi, accanto a lui ovviamente Delly, nella sua sinistra invece Kilian fratello minore di Derik compagno di Football del fratello maggiore di Peeta.

-Buon giorno Miss. Evangeline.- Rispondo in coro tutti quelli nella  classe.

-Oggi parleremo dei vari distretti che ci sono a Panem, oggi in particolare parliamo del distretto due...- La lezione della prima ora andó più o meno bene senza tanti schiamazzi e intoppi, a tutti i bambini dell'età di Peeta veniva spiegato quali sono i distretti cosa viene fatto per Capitol e la storia di tutta Panem.

La seconda ora ci fú pittura, la terza ora attività di gruppo, pressappoco anche loro andarono alla grande.

-Buon giorno bambini!. Oggi ho bisogno che qualcuno di voi abbia voglia di cantare.-

Il silenzio che si insinuó nella classe era più assordante di tutti gli schiamazzi della intera scuola, nota Peeta, un ragazzo sicuramente del giacimento da un piccolo colpetto alla bambina seduta davanti a lui anch'essa del giacimento, che irritata gli da un lieve pizziccotto al suo vicino di banco.
-In particolare vorrei sentire The Valley.- Fú in quel momento che un unico braccio si alzó era la bambina del giacimento davanti a lui.
La maestra fece un gesto della mano per farla avvicinare, seguito da un sorriso e quando Katniss si alzó dalla sua sedia tutti in quella stanza stettero in silenzio ansiosi di sentire la canzone o semplicemente la bambina cantare questo Peeta non lo sapeva.

-Ok, Katniss, prendiamo una sedia così ci puoi salire e quando sarai pronta poi cantarla a tutti!.- Aggiunse la maestra che nel mentre si era alzata pronta a darle la propria sedia che mise di fronte alla cattedra aiutando poi Katniss a salirci, e avvicinandosi alla finestra aperta alle sue spalle la maestra lascia che tutte le attenzioni della classe fossero solo per lei.
Proprio come tutti quelli del giacimento  anche Katniss aveva capelli corvini che porta sempre legati in due trecce, occhi grigi ma a differenza di altri i suoi invece erano di un grigio azzurro proprio come se avesse un cielo perennemente in tempesta, bocca a cuore, pelle olivastra. Peeta, l'aveva già notata più di una volta, aveva posato il proprio sguardo qualche momento in più del dovuto quando nessuno lo vedeva, si era ritrovato forse un po troppe volte a spiare quel volto o scrutato la figura di Katniss quando era seduta davanti a lui.
"È proprio bella." Pensa distrattamente Peeta mentre Katniss posa lo sguardo fiero su tutta la classe e lentamente quasi timidamente all'inizio poi sempre più sicura inizia a cantare.

Gli uccellini al di fuori della finestra prima tutti canterini ora silenziosi attenti ad ascoltarla cantare proprio come Peeta che rapito da Katniss la fissa a bocca aperta completamente imbambolato.

Deep in the meadow, under the willow
A bed of grass, a soft green pillow
Lay down your head, and close your
sleep eyes
And when again they open, the sun will rise.
Here it's safe, here it's warm
Here the daisies guard you from every harm
Here your dreams are sweet and
tomorrow brings them true
Here is the place where I love you.
Deep in the meadow, hidden far away
A cloak of leaves, a moonbeam ray
Forget your woes and let your troubles lay
And when again it's morning, they'll wash away.
Here it's safe,
here it's warm,
Here the daisies guard you from every harm
Here your dreams are sweet and
tomorrow brings them true
Here is the place where I love you.

Peeta rimase talmemte tanto sconvolto che non si accorse minimamente quando Delly ridacchiando  lo stava fissando.
Era possibile che si fosse innamorato a soli cinque anni?. Non voleva esagerare ad usare questi termini, ma le sensazioni che stava avvertendo da qualche parte nel suo stomaco, erano... strane, anche se piacevoli.

-Ok grazie, Katniss!.-

Ci vollero bene due minuti dopo la fine della canzone all'insegnante per ricomincare a parlare così come gli uccellini a cantare che ancora in certi se farlo meno si fermavano sempre.

Una settimana dopo...

-Pee, ok ha una bella voce. Ma non penso che te ne devi preoccupare più di tanto, sai? Abbiamo cinque anni, ne hai di tempo.
Dai andiamo a giocare!.- Lo incita Delly

-Non so perché, ma la sua voce mi tocca come nessun'altra.- E con quella affermazione che Peeta si avvia a giocare a nascondino con Delly dietro la panetteria. Aveva si e no due ore di tempo libero prima di ricominciare ad aiutare gli altri.
Fra un gioco e un'altro si riscoprí di essere terribilmente innamorato invece se questo fosse possibile alla loro giovane età ovviamente il tutto per merito di:
Katniss Everdeen!.

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Pov. Katniss

  -Katniss, che cosa ci fai sveglia a quest'ora?. Torna a dormire, piccola!- La voce calda e rassicurante del padre era un calmante naturale per Katniss, che ancora in lacrime davanti alla porta della camera da letto dei suoi genitori guardava il padre con i lacrimoni a offuscare la vista nel buio della stanza avvolta solo dalla luce lunare che penetrava dalla finestra, la madre raggomitolata accanto al marito profondamente addormentata.

-H...ho fatto u.. un incubo.- A quelle parole il padre ancora sdraiato nel letto gli lancia un sorriso rassicurante nel mentre allarga le braccia e attese paziente l'arrivo della figlia.

Katniss corse fra le braccia forti e sicuri di suo padre che arrampicandosi sopra il lettone matrimoniale si rifugia nel suo possente petto ritrovandosi più al caldo lí che nelle proprie coperte o in qualsiasi altro posto.
Con un gesto dolce il padre gli asciuga una lacrima appena scesa con il police della mano, ruvida per colpa del lavoro nelle miniere che da li a qualche ora lo avrebbe portato via di casa.

-Qualunque sogno o incubo che sia, Kath ora non c'è più. Ora sei al sicuro fra le mie braccia. Dormi, ti proteggo io.- La voce profonda, flebile come un sussurro di suo padre Che intona qualche nota della loro ninna nanna, culla katniss fino a farla addormentare. Katniss ricambia il forte abbraccio del padre, con le sue piccole braccia, e strinse quanto più riesce.

-Kat, Kat dai svegliati. Fra qualche ora devi andare a scuola.- fra le carezze dolci di suo padre e la voce di sua madre Katniss apre lentamente gli occhi incrociando subito quelli del padre identici ai propri che già vestito e pronto per andare al giacimento di carbone lascia un piccolo bacio sulla fronte di Katniss e una carezza fra i capelli agrovigliati e sciolti nel cuscino.

-Ciao Katniss ci vediamo stasera. Fa la brava a scuola!.- E nel mentre il padre si allontana per andare a lavoro Katniss esce dal calde sicure coperte per stiarcchiarsi tutta e aiutata dalla madre a scendere dal lettone dei suoi genitori.
Avviandosi a piedi scalzi verso il piccolo bagno dove avrebbe già trovato la cisterna riempita di acqua per farsi un veloce bagno, Katniss storge in una buffa smorfia il nasino pregustando il freddo di quella acqua tiepida, e senza tante storie alza il mento e si fa scivolare via dal proprio copro la camicia da notte ancora tipida del tepore delle coperte.
La famiglia Everdeen non era fortunata come tante altre, anzi come molte nel giacimento anche loro non avevano quasi nulla, avere acqua potabile in casa era già qualcosa, ma loro nemmeno quella avevano ed ovviamente era impensabile averla anche calda. Così come ogni giorno la madre andava fino alla piccola fontanella al centro del giacimento dove lí grazie alla benevolenza di Capitol era l'unica fonte di acqua potabile per tutti, ma ovviamente non sempre era possibile trovarla, quella era destinata a essere bevuta o per pulire la verdura e frutta che suo padre andava a raccogliere nel bosco di nascosto dai pacificatori.
Quindi ovviamente Katniss si lavó con dell'acqua per nulla potabile del  rubinetto di casa e per di più non calda, nonostante la madre l'aveva scaldata come poteva nel pentolino dentro il camino prima di svegliare la figlia.
Entrando nella cisterna Katniss rabbrividisce dal freddo dell'acqua che le colpisce la pelle come uno schiaffo in pieno viso che per sua fortuna lei non ha mai ricevuto, nessuno dei sue genitori aveva mai alzato un dito su Katniss.

Recuperando la piccola brusca di lego fatta dalle mani abili del padre inizia a intingerla nell'acqua e sfregare sotto le unghie di mani e piedi per poi passarla su tutto il restante del corpo. Sciaquandosi con la brocca bagna anche i capelli che subito animatamente li lava, sarebbe uscita da quella cisterna ghiacciata e completamente rossa per lo sfregare della brusca.

Nell'arco di cinque minuti con il bagno finito, la pelle pulita e una Katniss molto più infredolita si avvolge nell'asciugamano tremante uscendo dal bagno dove a passo svelto si dirige nella propria stanza infilandosi gli abiti che sua madre precedentemente le ha preparato.

Il rossore del corpo causato dalla brusca sarebbe sparito prima dell'arrivo nella scuola. Katniss non era mai stata una di quelle bambine che si sarebbe preoccupata di quanto poteva essere carina con quello o quell'altro fiocco, abito che sia. A lei bastava avere suo padre che tornava a casa ogni sera dal giacimento ed era più di quanto altri non potevano avere visto che spesso le miniere crollavano con gli uomini dentro.

-Oh eccoti. Avanti siediti nel letto ti intreccio i capelli.- La voce inaspettata della madre fa sobbalzare Katniss che trotellerando poi va verso il proprio letto mentre i capelli ancora bagnati ondeggiano in onde gocciolanti nella schiena bagnando un po il vestito che si era appena infilata ma sorridente si avvicina al letto dove sua madre seduta la stava già aspettando.
Sedendosi a sua volta fra le sottili gambe della sua mamma Katniss si posiziona dandogli la schiena per permettergli di lavorare con i suoi capelli ribelli e bagnati, la madre distrattamente canticchia sotto voce e con le labbra serrata una vecchia canzone o quasi meglio una dolce ninna nanna del giacimento. La madre canticchiava solamente quando era felice o in pace con il mondo intorno a lei, il che era raro considerato il fatto che più di una volta Katniss aveva visto sua madre in lacrime mentre animatamente parlava con suo padre riguardante i soldi, il cibo o la mietitura, ma ogni volta Katniss veniva allontanata "Non sono discorsi che una bambina della tua età deve udire. Va a giocare fuori con Gale, Katniss." Ogni volta le dicevano la stessa cosa ma ogni volta Katniss voleva potere aiutare i suoi genitori solo per non dover vedere sua madre in lacrime e suo padre con quell'aria triste.
Ancora più raramente sua madre aggiungeva le parole alle canzoni di solito si fermava a canticchiare il che dispiaceva sempre Katniss non sentir le parole poiché in cinque anni aveva sentito solamente due volte le parole, oggi Katniss si ritrova particolarmente fortunata poiché la madre la delizia con il testo.

I sense there's something in the wind
That feels like tragedy's at hand
And though I'd like to stand by him
Can't shake this feeling that I have
The worst is just around the bend
And does he notice my feelings for him?
And will he see how much he means to me?
I think it's not to be
What will become of my dear friend?
Where will his actions lead us then?
Although I'd like to join the crowd
In their enthusiastic cloud
Try as I may, it doesn't last
And will we ever end up together?
no, I think not, it's never to become
For I am not the one

"La voce della mamma è molto meno intonata del papà." Pensa fra se e se Katniss, certo le faceva un enorme piacere lo stesso poterla sentir cantare nonostante le stonature. La canzone finí nello stesso momento in cui sua madre chiude in un piccolo elastichino logoro l'ultima treccia lasciandola poi cadere sulla spalla lascia un dolce bacio nella base del collo di Katniss, procurandole solletico e ridacchiando scende dalle sue gambe e di conseguenza anche dal letto correndo via dalla madre che la insegue ridendo a sua volta.
Giunta una volta in cucina Katniss viene intrappolata dalle braccia della mamma.

-Metto a scaldare dell'acqua, abbiamo ancora le foglie di menta essiccate, il pane di ieri sera e qualche bacca ancora. In tanto tu prepara lo zainetto per oggi Katniss.- Katniss, sapeva che le bacca le aveva lasciate sua madre la sera prima per darle oggi alla figlia e il pane lo aveva lasciato suo padre, loro facevano così ogni sera evitavano di mangiare una parte della loro porzione per darla a Katniss la mattina dopo.

-Mi basta il thè oggi mamma. Non ho voglia mangiare!.- Mente Katniss pur sapendo che non era mai stata in grado di farlo.

-No, Katniss, devi mangiare. Non accetto repliche.- Un lieve sbufetto della madre nel fondoschiena della bambina viene spinta in avanti, quello era il segno che qualsiasi cosa avesse mai potuto dire Katniss, sua madre avrebbe in ogni caso vinto e sconfortata da quel pensiero che si avvia verso la camera da letto.

Giunta in camera Katniss mette nello zainetto le poche cose che aveva e che le sarebbero servite per quelle ore all'interno di quella struttura semi cadente a metà strada fra il  giacimento e la zona più ricchia del distretto.

Entrando in camera Katniss, apre le finestra per far passare per fare in modo che l'aria vizziata uscisse dai vetri aperti e lasciare al suo posto quella pulita nonostante avrebbe trasportato con essa un po di fuliggine dal giacimento di carbone dove in quel momento suo padre stava lavorando.
Voltandosi Katniss inizia a riordinare le lenzuola sbattendole al bel meglio per poi stenderle nel letto e stirarle con le sue piccole manine sistemando poi le lenzuola in modo da fare il letto al meglio possibile propri come  lo aveva lasciato la sua mamma la sera prima.
Pur sapendo che la madre avrebbe rammendato una volta che Katniss sarebbe stata a scuola ma oggi lei voleva renderla un pochino felice in qualche modo in quella giornata, così come lei e suo padre rendevano felice Katniss.
Cinque minuti dopo essere entrata in camera, e sufficientemente soddisfatta del risultato ottenuto Katniss esce dalla porta lasciandola che si chiuda dietro di se con lo zainetto fra le mani si avvia verso la cucina dove sua mamma l'atende con un sorriso sincero sulle labbra.

-Vieni Kat, è tutto pronto!.- Avvicinandosi al tavolo Katniss si siede appoggiando lo zainetto per terra accanto a se.
Recuperando la tazza sorride alla madre che distrattamente si tormentava le mani. Katniss iniziando a bere il suo thé sussulta sulla sedia quando qualcuno con un po troppa veemenza bussa alla loro porta sua madre accorse ad aprire la porta, Katniss da canto suo se ne approfitto proprio per non mangiare del cibo che tanto in ogni caso non era destinato a lei.

-Sae, entra presto.- Sae la zozza, tutti più al forno la chiamavano così Katniss non ha mai ben capito il motivo,  lei insieme ad altri gestivano il forno, non che si cuocesse del vero pane a quello ci pensavano i Mellark, al forno si contrabandava cose proibite da Capitol per il giacimento, a seconda delle parole dei suoi genitori. Cosa fossero queste cose a lei era ignoto ovviamente, ora Sae davanti alla porta di casa Everdeen teneva alla meno peggio in piedi una donna dell'apparenza ferita.
La gente accoreva sempre nella loro casa quando qualcuno stava male, aveva bisogno di ogni sorta di cure.

-Katniss, finisci la colazione e va da Gale!.- Dice sua madre di fretta mentre accompagna Sae e la signora nell'altra stanza dove lei teneva tutti i medicinali, le boccette e tutto il resto che le serviva per la farmacia!.
Correndo in cucina Katniss, finiscea sua bevanda calda per poi lasciare la tazza di thè vuota nel tavolo, recuperando lo zainetto si avvia verso la porta, dove davanti ad essa indugia qualche momento.

-A più tardi, mamma.- Urla chiudendo la porta dietro di se.
Katniss, si avvia verso la casa Hawthorne quattro o cinque case dopo la sua non fece nemmeno in tempo ad bussare che una zazzera nera apre la porta.

-Ciao Captni!.-

Annuncia Gale mentre Katniss abbassa il pugno che fino a quel momento lo aveva lasciato alzato.

-Sei pronto per andare a scuola?.- Annuncia Katniss.

-Andiamo!.- Il sorriso felice di Gale si infrange sul suo volto mentre entrambi si avviano alla scuola che era posizionata esattamente al centro fra il giacimento e la parte ricca del distretto 12.
Gale, si avvia nel solito albero di Acero dove sedendosi nel tericcio secco lascia cadere a terra lo zainetto Katniss, lo copia e parlarono del più del meno fino a quando la campanella suonó attirando a raccolta tutti i bambini e ragazzi all'interno dell'edificio.
La classe di Katniss era suddivisa in parti uguali fra bambini del giacimento dove si riconoscevano per la magrezza e i capelli scuri e i bambini della zona ricca dai capelli biondi, decisamente meno magri.
Quando la calca si placó l'insegnante miss Evangeline, inizió il suo solito discorso di routine sui vari distretti, in particolar modo in quel giorno del secondo distretto, ma per quanto Katniss cercava di ascoltare e piú le risultava difficile.
Poi, fu la volta di Evans per pittura qua Katniss non era per nulla una cima considerato il fatto che a casa sua non c'erano quasi mai pastelli tranne quando il padre glieli creava il che era raro considerando la carenza degli ingredienti da usare.
Le attività di gruppo meno che meno interessavano a Katniss non avendo amici con cui fare quello che si supponeva bisognava fare, certo c'era Gale ma con lui era tutt'altra cosa.

La maestra della quarta ora entrò, Katniss quasi non si rese conto di quello che stava dicendo fino a quando Gale non da un colpetto alla spalla sinistra, allora e solo allora precepí il silenzio assordante di quella classe e guardandosi intorno non comprendendo Katniss presto in fine piú attenzione all'insegnate che chiedeva chi sapeva della canzone e in spvrapensiero protese il braccio verso l'alto.
Non aspettó nemmeno il gesto dell'insegnante per alzarsi dal proprio posto per avvicinarsi alla cattedra dove la donna stava blaterando qualcosa riguardante la sedia da spostare, facendo poi un sorriso sghembo Katniss si lascia aiutare a salire sopra la sedia.
"In che cosa mi sono cacciata?" Pensó Katniss per un momento poi finalmente a testa alta posó lo sguardo fiero su tutta la classe e lentamente quasi timidamente all'inizio canta le prima note dalla ninna nanna che in quella stessa notte suo padre gli aveva cantato pet farla dormire dopo l'incubo.
Gli uccellini al di fuori della finestra prima tutti canterini ora silenziosi attenti ad ascoltare Katniss cantare.

-Ok grazie, Katniss!.-

Ci vollero bene due minuti dopo la fine della canzone all'insegnante per ricomincare a parlare così come gli uccellini a cantare che ancora in certi se farlo meno si fermavano sempre.

Una settimana dopo...

Katniss, beccó molte volte lo sguardo fisso di un bambino biondo con gli occhi di un colore indefinito fra il cielo in piena estate e quello dei fiordaliso che ogni tanto suo padre portava a casa a sua madre dopo una battuta di caccia in cui insegnava a Katniss di tirare con l'arco.
O a volte sentiva come una sorta di formicolio sulla nuca nel centro esatto fra le due traccie ogni volta che lei si girava vedeva quei due occhi puntati in sua direzzione per poi spostarsi velocemente da un'altra parte imbarazzato quando lei lo guardava.

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Note d'autore...

Vorrei lasciare qui in queste note solo un ringraziamento sincero a una mia amica:
Miki

Questa one-shot è nata quasi per caso a dire il vero, più per una mia curiosità che per altro.
Mi sono posta solo una unica domanda:

Cosa è accaduto quel famoso giorno a scuola, come si sono evoluti gli eventi?.

Ed ecco che ho iniziato a pensare a come poteva essere una delle tante mattinate in casa Mellark, Everdeen. E ho buttato giù un paio si righe che son diventate tutte queste.
Grazie di cuore a chiunque si sia soffermato, letta, recensita.
A tal proposito vorrei tanto sapere cosa ne pensate del capitolo. Aspetto i vostri commenti come sempre.
Possa la fortuna essere sempre a vostro favore.

Rose.

   
 
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