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Autore: Son of Jericho    17/04/2018    2 recensioni
Reboot della già esistente "Dream 2 Fly".
Il Trio si trova ad affrontare un nemico assetato di potere, che non sembra avere punti deboli. Il legame tra le sorelle verrà messo a dura prova, e tutte le loro certezze cadranno in frantumi, quando nemmeno il Libro delle Ombre sembrerà in grado di aiutarle.
Dopo l'attacco di un demone, Phoebe si risveglia in soffitta, dolorante e senza memoria.
La battaglia per il predominio della Terra sta per iniziare, e gli inferi sono pronti a scatenare tutta la potenza di fuoco che hanno a disposizione.
Riuscirà il Potere del Trio a contrastarli anche stavolta?
Genere: Azione, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cole Turner, Leo Wyatt, Paige Matthews, Phoebe Halliwell, Piper Halliwell
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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04. The Manor & The Emperor [part 1]


 

Ci aveva pensato tutta la notte.

Piper e Phoebe dovevano aver trovato qualcosa sul Libro delle Ombre, e adesso credevano di essere abbastanza preparate per cavarsela senza di lei?

D’accordo, sfida accettata. Avrebbe dimostrato a entrambe di essere una Halliwell autentica quanto loro, e di poter fare anche da sola.

Non erano mica obbligate a fare tutto sempre insieme, giusto?

Dopotutto, per come si erano messe le cose, probabilmente avrebbero finito per bocciare sul nascere la sua idea. Avevano già la situazione in pugno, non valeva la pena correre un pericolo, se non erano loro a decidere. E in due contro una, c’era ben poco che potesse fare.

Perché aveva la sensazione che il Trio esistesse solo quando faceva comodo?

Paige si accostò al vetro della finestra. Il chiarore dell’alba si stava innalzando per abbracciare i tetti della città.

Piper e Phoebe dormivano ancora, ne era certa. E le avrebbe lasciate lì, non le avrebbe disturbate.

Finì di vestirsi e, senza fare rumore, scese giù per le scale.

Era magica, l’atmosfera di quiete che avvolgeva la villa, quando tutto sembrava a posto e non c’erano demoni da combattere.

Sotto il tavolo del soggiorno, Paige notò il borsone in cui Phoebe aveva riposto tutte le pozioni che avevano preparato la sera prima.

Allargò la cerniera. Non si sarebbero mai accorte di qualche boccetta in meno.

Se ne infilò quattro nelle tasche, giusto per sicurezza, e si preparò a ripartire.

Ora le serviva solo un rinforzo nel caso in cui la faccenda si fosse fatta troppo seria. Voleva occuparsi del demone da sola, ma non era certo stupida.

Sorrise tra sé. Aveva già in mente chi le avrebbe dato volentieri una mano.

Orbitò alla scuola di magia, comparendo poco fuori dalla biblioteca.

Era presto, ma c’erano già dei ragazzi che sacrificavano il sonno per nutrire la loro sete di conoscenza, oppure per ripassare fino all’ultimo minuto prima di una verifica. Non era poi così diversa dalle scuole normali.

Paige si diresse verso una delle aule dell’ala ovest, percorrendo l’infinito corridoio, e immaginandosi per l’ennesima volta con una tunica da professoressa indosso.

Bussò con due dita e aprì la porta con cautela. Nella stanza vuota c’era solo lui, alla cattedra, intento a sfogliare il registro.

Sorridente, rimase sulla soglia ad osservarlo. Perfetto. – Buongiorno, Hunter. –

L’uomo si voltò sorpreso, ricambiando il largo sorriso. – Paige! E’ un ottimo modo per cominciare la giornata, devo ammettere. Cosa ti porta qui? –

- Ti disturbo? – Si guardò intorno. Conosceva già la risposta.

- Nient’affatto, entra pure. – indicò il registro. – Stavo solo preparando la lezione di oggi. Tu piuttosto, stai diventando sempre più mattiniera. –

Paige scrollò le spalle. – Non riuscivo a riposare. –

- Così hai pensato bene di passare a farmi un saluto. –

- In realtà… - si morse il labbro inferiore. – Volevo proporti una cosa. –

Hunter incrociò le braccia, divertito. – Parla pure, ti ascolto. –

Paige afferrò una sedia e la sistemò accanto alla cattedra, con lo schienale rivolto al contrario. Ci si sedette, sotto lo sguardo incuriosito del professore.

- Ti andrebbe un po’ d’azione? –

Hunter corrugò la fronte, e cercò di capirne di più da quei bellissimi occhi color nocciola.

- Ha per caso a che fare con il demone che cercavi ieri? –

- Esatto! – annuì. – L’ho trovato, sai, ed è come avevi detto tu. Ricordi il consiglio che mi hai dato, di andare direttamente alla fonte, per ottenere le informazioni che ci servono per sconfiggerlo? –

- Certo. –

- E’ sempre valido? –

- Perché non dovrebbe? –

- Perché vorrei che venissi con me. –

Hunter sollevò un sopracciglio, colpito. Era proprio vero, che a volte le Streghe sapevano essere più imprevedibili dei demoni stessi.

- Non ci sono le tue sorelle? –

- No, loro… - prese tempo per mascherare il tasto dolente. – Hanno altri impegni. –

- E quando partiresti? –

- Adesso. –

- Adesso? –

Paige batté con le nocche contro lo schienale. – Non c’è tempo da perdere! I demoni continuano ad attaccarci. Lo hanno fatto anche ieri, mentre stavo chiacchierando con te. –

Hunter scosse il capo. – E come dovrei fare con la scuola? Non posso certo sparire così nel nulla. –

La Strega lo riprese con un cenno della mano. – Oh, andiamo. I ragazzi apprezzeranno una giornata di vacanza. E sarai di ritorno per cena, te lo prometto. –

Lui le lanciò un’occhiata indulgente. – Come ti dicevo, potrebbe essere rischioso. –

- Lo so, ma sei l’unico a cui potevo rivolgermi. So che non ci conosciamo da molto, e avresti tutte le ragioni per rispondermi di no… -

- Io, veramente, lo dicevo per te. – la interruppe, l’espressione sorniona. - Hai mai sentito delle storie sul mio conto? –

- Sentito? Mi sa che qualcuno ci ha pure scritto un libro. –

- Semplice esuberanza di uno studente. Comunque, saprai che ho affrontato avventure ben peggiori, in passato. –

- Ecco di cosa stavo parlando. – si alzò. – Allora, ci stai? –

Il vantarsi delle proprie imprese serviva a qualcosa, oltre che a tentare di impressionare la Strega. Aprì la sua valigetta e ne estrasse una bacchetta magica, forgiata in un legno scuro. Fiero, ne strinse la ruvida impugnatura e la fece roteare un paio di volte.

La sua fedele arma.

- E’ un po’ che non la uso per cacciare. Andiamo. -

 

*****

 

- E’ pericoloso! – la voce apprensiva di Leo rimbombò tra le pareti della soffitta.

Piper distolse lo sguardo e gesticolò vistosamente, indispettita. - Andiamo, lo sai anche tu come si sconfigge un demone. –

- Esatto, ed è proprio per questo che la ritengo una pessima idea. –

Spesso e volentieri, quando si trattava di dare battaglia ai demoni, la prudenza che aveva caratterizzato il suo passato da Anziano e Angelo Bianco, andava a scontrarsi con la testardaggine e l’impulsività della moglie. Forse era soprattutto questo, il segreto del loro successo come coppia. Ma in certi casi, sia lei che le sue sorelle, nonostante la forza e l’esperienza, avevano ancora bisogno di qualcuno che le tenesse con i piedi per terra.

Stavolta non era d’accordo con la loro strategia. Gli sembrava fin troppo irruenta, poco ragionata, stilata in fretta. Rischiavano di correre troppi pericoli inutili.

- Tu hai un’idea migliore? – gli fece Phoebe, spalleggiando Piper.

- Avete controllato sul Libro delle Ombre? –

- Secondo te? – lo schernì. – E’ stata la prima cosa che abbiamo fatto. –

Evidentemente non era stato abbastanza, pensò Leo.

Il piano di Piper e Phoebe prevedeva che, come primo passo, evocassero il demone, facendolo comparire nella soffitta, al centro di una gabbia di cristalli. Una volta bloccato e, se ce ne fosse stato bisogno, colpito con le pozioni, avrebbero infine pronunciato l’incantesimo per eliminarlo.

Sembrava facile, almeno sulla carta. E se non fossero riuscite a far apparire il demone nel punto giusto, o se i cristalli non avessero funzionato? Se i poteri di Piper non fossero stati sufficienti per bloccarlo, o se le pozioni che avevano preparato si fossero rivelate inefficaci?

Erano un sacco di se, per andare ad affrontare un demone di quel livello.

- E Paige? – domandò bruscamente.

Piper scambiò un’occhiata complice con la sorella. – Paige non è qui, deve essere uscita stamattina presto. Ce la vediamo io e Phoebe. –

Leo scosse il capo. Sapeva cosa diceva il Libro delle Ombre a proposito di Jiroke, e ne aveva sentito parlare tra gli Anziani. Non poteva essere preso così alla leggera. – Quindi siete in due, e questo è il meglio che avete ottenuto? –

Phoebe si strinse nelle spalle. – Perché no? –

- Perché è pericoloso. –

Piper roteò lo sguardo. – Lo hai già detto. Ma se pronunciassimo direttamente l’incantesimo, da qui, non funzionerebbe. Jiroke si nasconde nelle profondità degli inferi, chissà dove, e sarebbe impossibile raggiungerlo. Dobbiamo averlo qui. –

- Già, spalancando le porte di casa nostra a un demone potentissimo. – obiettò ancora Leo, sospirando.

- Almeno lo avremmo diviso dal suo esercito. –

- Che non attenderà molto, prima di seguire il suo leader scomparso. –

- Ora basta. – s’impuntò Piper, battendo il piede. – Dimmi solo una cosa: è fattibile? –

Leo aggrottò la fronte. Non gli stavano chiedendo il permesso, lo stavano mettendo alla prova. Perché, a malincuore, doveva dare una risposta che già conoscevano.

- Sì. – borbottò. – Ma il demone è di livello superiore, per cui vi servirà il Potere del Trio, sia per evocarlo che per eliminarlo. –

- Perfetto, allora è deciso. – dichiarò Phoebe, tornando a studiare sul Libro delle Ombre, mentre Piper mostrava la sua migliore espressione da “te l’avevo detto”.

Leo annuì rassegnato. Odiava dover lasciare sua moglie in occasioni come quella, dove oltretutto, sapeva di non poter aiutare in alcun modo. La salutò con un delicato bacio sulle labbra.

- Che ne dici se porto Chris e Wyatt alla scuola di magia, per proteggerli? – era l’unica cosa di cui si sentiva sicuro.

Piper gli sorrise dolcemente. – Ottima idea. –

- State attente. – sussurrò, fissandola negli occhi.

- Andrà tutto bene. -

Leo si incamminò verso le scale, ma poco fuori dalla soglia, la voce della moglie lo richiamò. – Nel frattempo, se vedi Paige alla scuola, potresti chiederle di raggiungerci qui? E’ da stamattina che non risponde al cellulare. –

- D’accordo. –

Una volta che l’uomo fu uscito dalla soffitta e dalla visuale, Phoebe lasciò il treppiede e si accostò a Piper.

– Lo sai, vero, che se dovesse realmente succedere qualcosa, sarebbe Wyatt a dover proteggere Leo? –

Piper si voltò verso la sorella. – Si, e sono sicura che lo sa anche lui. –

 

*****

 

La residenza dell’imperatore Jiroke si trovava in un angolo remoto degli inferi, una località sconosciuta. Il castello, imponente e che richiamava vagamente lo stile Medievale, sorgeva in una radura di terra rossa, poco al di fuori di una piccola e oscura selva di arbusti e cespugli di rovi.

Il portone principale, in legno e sprangato da una barriera di magia nera, indicava l’unica via d’accesso. Una soglia invalicabile, contro la quale si erano spenti gli assalti di decine di legioni nemiche. E quei pochi temerari che erano riusciti a superarla, non vi erano mai usciti per poterlo raccontare.

Ai versanti delle mura si ergevano due torri, merlate e gemelle, affidate ciascuna a una coppia di demoni vedetta. E sui lati est e ovest, erano issate le tende dei guerrieri dell’esercito personale di Jiroke.

L’interno della reggia era costruito nello sfarzo e nell’ostentazione di potere e ricchezza, come i più antichi piaceri terrestri. Erano stati generati arazzi e affreschi, gioielli, dipinti, tutto ciò che si addiceva al tenore di un sovrano.

Il piano inferiore era stato riservato alle segrete. Le gabbie avevano ospitato, e continuavano ad ospitare, prigionieri appartenenti sia al mondo sotterraneo che di superficie, sia del Bene che del Male. In guerra non venivano fatte distinzioni.

Le stanze erano molteplici, dai locali per l’addestramento dei soldati a quelle per le riunioni, passando per le camere blindate in cui concentrare l’essenza demoniaca.

Infine, nella parte più protetta del castello, c’era la sala del trono, il cui accesso era consentito soltanto ad un ristretto gruppo di eletti.

Tra questi, chi non aveva bisogno di chiedere il permesso era certamente Hewon, braccio destro dell’imperatore, potente stregone e sacerdote custode della magia nera.

Quel giorno, dopo gli ultimi avvenimenti e dopo aver presieduto l’incontro con il resto dell’armata degli inferi, desiderava conferire con il proprio sovrano. Avvolto in una fitta colonna di fumo, si presentò a una trentina di passi dal trono. Jiroke lo stava aspettando.

Hewon si avvicinò adagio e chinò il capo, con sicurezza e rispetto.

- Signore, porto notizie delle sentinelle. –

La voce cavernosa di Jiroke echeggiò tra le pareti. – Perché non si sono presentati loro in prima persona? –

- Le Prescelte li hanno eliminati. Ma sono comunque riusciti a svolgere il loro compito. –

- Con quale risultato? Parla. –

- Come temevo, le Halliwell adesso sanno di noi. – esitò, a volte pure lui sembrava intimorito. – Sanno di voi. –

Jiroke rimase impassibile, come se la rivelazione l’avesse appena sfiorato. – Se è solo di questo che si tratta, puoi mantenere la calma. Non è un problema. –

- Ma stanno cercando sul Libro delle Ombre un modo per eliminarvi. – ribatté cautamente Hewon. – E presto potrebbero trovarlo. –

- Ti ho detto di non preoccuparti. – il tono era perentorio, quasi minaccioso. – Ho tutto sotto controllo. –

- Sì, signore. –

In quel momento, alle spalle di Hewon, fece la sua comparsa anche il demone dall’identità celata, a cui era stata concessa udienza. Elegante e composto, mentre il mantello svolazzava per i sottili fili d’aria, si sistemò in disparte con le mani conserte.

La fronte coperta dal cappuccio e lo sguardo fisso davanti a sé, mostrava riverenza ma anche la consapevolezza di essere nel posto giusto.

L’attenzione di Jiroke si spostò immediatamente su di lui.

- Chi è costui? – domandò a Hewon.

Lo stregone si voltò per presentarlo. – Mi sono permesso di portare un ospite al suo cospetto. –

- E’ il demone di cui mi avevi parlato? – la strana aura di energia che emanava lo incuriosiva.

- Esatto. –

Jiroke scavalcò con lo sguardo il suo fido sacerdote e si rivolse al terzo misterioso personaggio. – Hewon ha commesso un’eccezione, facendoti entrare qui. Evidentemente ha visto qualcosa, io ancora no. Abbiamo intere fazioni di demoni al nostro servizio, perché credi di essere tanto speciale? –

L’individuo mosse un passo verso il trono. – Io non sono mai stato speciale. Io non sono nessuno. Ma posso darvi una mano a entrare nella testa delle Halliwell. –

L’imperatore esibì una risata sadica. – Questa non è una qualità da Nessuno. Avverto le tenebre, nel tuo passato. –

- Mi hanno conosciuto in molti modi, e dato la caccia in altrettante forme. –

- Eppure, sento che il lato umano è quello a cui sei rimasto più attaccato. –

- Ha ragione, perché per certi versi ne vado estremamente fiero. E se è il mio vero volto che vi interessa vedere, allora potete anche chiamarmi con il nome che porto dalla nascita. – lentamente, si sfilò il cappuccio. – Cole. Cole Turner, al vostro servizio. -



 


[Fine prima parte]
   
 
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