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Autore: Roscoe24    20/04/2018    5 recensioni
"Magnus è immortale.
L’immortalità degli stregoni era un concetto che gli avevano sempre insegnato fin da bambino, quando durante gli addestramenti insegnavano le caratteristiche di ogni Nascosto, e Alec l’aveva appreso passivamente, come avrebbe potuto apprendere il fatto che i vampiri non possono stare alla luce del sole. Ma adesso immortalità assume tutto un altro significato."
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Non sei geloso, vero?”
No, non è la gelosia quella che gli sta divorando il cuore, come un demone spietato che affonda i propri denti aguzzi nella carne tenera e prova un sadico gusto nel farlo. Bensì è la consapevolezza, che si sta dimostrando più crudele di quanto lui avrebbe mai potuto immaginare.
Magnus è immortale.
L’immortalità degli stregoni era un concetto che gli avevano sempre insegnato fin da bambino, quando durante gli addestramenti insegnavano le caratteristiche di ogni Nascosto, e Alec l’aveva appreso passivamente, come avrebbe potuto apprendere il fatto che i vampiri non possono stare alla luce del sole. Era sempre stato un dato, un caratteristica, qualcosa da archiviare sotto la voce stregoni. Apprendere della loro immortalità era come apprendere del loro Marchio. Una semplice nozione.
Adesso immortalità assume tutto un altro significato. Non è più una semplice parola, qualcosa da apprendere e fare proprio come un fatto accademico, scolastico. Adesso rappresenta il suo fardello, ciò che risveglia in lui una consapevolezza che fino ad ora è stata assopita dalla novità della sua prima storia d’amore. Passata la fase luna di miele (così i Mondani chiamano i primi mesi delle loro storie, dove tutto sembra perfetto), Alec aveva cominciato a porsi delle domande, domande che sono state alimentate da quella discussione, da quella scatola.
Se sarò fortunato abbastanza, un giorno una punta delle mie frecce ci finirà.
Un giorno arriverà la fine della sua vita. Potrebbe essere in battaglia, in un modo veloce e repentino. Un giorno potrebbe svegliarsi, uscire per andare in missione e non tornare più perché un demone particolarmente ostico l’ha attaccato inaspettatamente e ha colpito una parte mortale di sé, un organo vitale tipo il cuore, o lo stomaco. Questo tipo di morte, Alec potrebbe accettarla. È un soldato, dopotutto, e come tale la morte in battaglia è un’opzione che viene insegnata fin dalla tenera età. Combattere significa rischiare di morire, ma farlo in battaglia è la morte più onorevole che un soldato dell’Angelo possa avere. Non è questo che lo spaventa, che lo attanaglia. Ciò che lo terrorizza è diventare vecchio, subire i segni del tempo davanti a qualcuno che, il tempo, per sua natura, lo inganna da almeno quattrocento anni. Non sopporta l’idea di diventare un peso per Magnus, di invecchiare sotto i suoi occhi: le rughe, i capelli bianchi, la schiena che si incurva, le macchie sulla pelle, vicino alle rune, le ossa che cominciano a fare male, la vista che si annebbia – cosa farà senza la sua perfetta mira? Cosa diventerà se non l’ombra ricurva del giovane che era stato e di cui Magnus si è innamorato? La sua vecchiaia porterà via tutto questo e mostrerà Alec come lo spettro di quello che era stato: non ci saranno più gite tramite portale in giro per il mondo, o serate passate in giro per provare il cibo di ogni ristorante di New York. Ci saranno possibili malattie e niente più viaggi, perché il fisico di un anziano non riesce a sopportare i portali. Invecchiare è bello solo se lo si fa insieme a qualcuno, solo se la persona che si ama è destinata a farlo con noi. In caso contrario, per chi è destinato ad invecchiare, il tempo rappresenta solo un despota crudele che ha deciso di regalare un attimo di felicità ad un effimero essere umano che durerà sulla Terra quanto un battito di ciglia, se si paragona la vita umana all’antichità del tempo stesso e dell’universo.
Se si paragona l’esistenza di Alec a quella di Magnus.
Magnus, che rimarrà giovane e sarà costretto a guardare Alec in quelle condizioni.
E Alec non sopporta l’idea di  essere un peso, qualcuno di cui Magnus vorrà occuparsi quando non riuscirà più ad essere autosufficiente, fino alla sua morte.
No, non è la gelosia che lo colpisce come un pugno in pieno stomaco. È l’idea di essere dimenticato, di non essere stato importante abbastanza, di finire in un angolo remoto del cervello di Magnus dove i ricordi diventeranno sempre più sbiaditi, sempre più confusi – un luogo che potrà essere ricordato vagamente, solo perché, appunto, una punta di freccia è finita in quella dannatissima scatola. Un soldato, ecco cosa rappresenterà. Un soldato coraggioso come George. E forse, proprio come George, tra cento anni, lui verrà ricordato da Magnus parlando con il suo nuovo amore, mentre si preparano per vivere la loro giornata. Forse Alec diventerà George e qualcun altro coprirà il ruolo di Alec.
La cosa che più gli fa male è il pensiero di essere sostituibile.
Per la prima volta, nella sua vita, si rende conto di cosa significhi veramente immortalità. È la condanna di qualcuno destinato a vivere per sempre e a guardare le persone a cui tiene invecchiare e morire – sopravvivere alle persone che ama.
“Non voglio pensare a quando non ci sarai più.”
Ma succederà ed è inevitabile e nessuno dei due può farci niente. Alec è mortale e Magnus, invece, è destinato alla vita eterna. Sente un groppo che sale alla gola e gli fa mancare il respiro, qualcosa simile alle lacrime comincia ad inumidirgli gli occhi mentre dà le spalle a Magnus. Ingoia tutto quanto: il suo dolore, la sua piena consapevolezza, i suoi timori, le sue lacrime. I soldati coraggiosi non piangono. O almeno, è così che gli è stato insegnato.
“No.” risponde “Non sono geloso.”
Ed è vero.
Non è gelosia.
È la consapevolezza di essere destinato ad un luogo, un giorno, in cui Magnus non potrà mai seguirlo.  



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Ciao a tutti!
Come prima cosa: se avete scelto di leggere questa storia e arrivare fino alla fine vi ringrazio immensamente! Tutto ciò nasce dalla 3x05, come potete ben immaginare, e dal fatto che nonostante siano passati due giorni, continuavo a rimuginare su ciò che si sono detti i Malec. Vorrei chiarire che capisco entrambi: Alec vede le cose secondo il suo punto di vista “mortale” quindi è più facile, forse, per lui voler avere tutto adesso perché non si sa quanto potrebbe durare, complice anche il fatto che è uno Shadowhunter e quindi la sua vita è abbastanza pericolosa. Ma capisco anche Magnus, che con la sua immortalità, ha secoli di esperienza e sa come vanno le cose. Quindi non sto dalla parte di nessuno. Anche perché scegliere tra Alec e Magnus è come scegliere quale delle mie due braccia preferisco. Sono essenziali entrambe. Tutto questo per dire che con questa OS non voglio prendere le parti di Alec, solamente ho provato a guardare la cosa dal suo punto di vista e darne una specie di interpretazione, che ha fatto nascere questa storia. Spero di non averlo reso OOC perché non era assolutamente questa la mia intenzione.
Se vi va, mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate!
Vi ringrazio ancora, un abbraccio!  
   
 
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