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Autore: Aliaaara    21/04/2018    4 recensioni
Ace è da poco entrato nella ciurma di Barbabianca e scopre che Sabo è sopravvissuto in tutti quegli anni, riuscirà ad incontrarlo?
Ace meritava di andarsene sapendo che suo fratello Sabo è ancora vivo, ecco come secondo me poteva succedere.
[FF partecipante al 1° contest indetto dal GdR One Piece Caffè - Cambia la scena]
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Portuguese D. Ace, Rivoluzionari, Sabo
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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See You Again

















Quella giornata si era dimostrata più strana del solito per Sabo. Da quanto gli era stata affidata quella missione in un isola della Rotta Maggiore, non era mai successo nulla che interferisse con i suoi piani. Doveva semplicemente equipaggiare i ribelli così che il popolo si rivoltasse contro i padroni dell’isola, cosa normale e di routine per un rivoluzionario.

Fino a quel punto era andato tutto bene, avevano equipaggiato più di una decina di villaggi sull’isola, ne mancavano giusto un paio e poi la sua missione si sarebbe conclusa e sarebbe potuto ritornarne alla base, che era il caso dato il mese di assenza. Era rimasto così tanto tempo su quell’isola che le voci sulla sua posizione lì avevano iniziato a spargersi per i mari, tanto che i nobili del posto aveva iniziato a chiamare la marina militare per effettuare controlli.

O almeno, questa era una voce.

Per questo in quel momento stava camminando insieme a Hack verso una locanda del villaggio dove c’era un tipo che più di una volta si era offerto di dargli informazioni.

Sabo si sistemò meglio il mantello addosso, tirando bene il cappuccio così che gli coprisse almeno buona parte del cilindro che aveva in testa.

-Potevi togliertelo.- gli aveva ripetuto più volte Hack, ma non ne voleva sapere di separarsi dal suo cappello. Missione segreta o meno, lui non voleva separarsene. Come il tubo di ferro che teneva in mano, anche quello doveva sempre averlo dietro.

D’altra parte l’uomo-pesce giallo si ostinava ad andare in giro vestito con la divisa da karate sotto il mantello e non è che non desse nell’occhio anche lui, perciò era l’ultimo a poter parlare.

-Siamo quasi arrivati.- fece Sabo al compagno iniziando ad intravedere l’edificio in fondo alla strada.

-Rimani vigile in caso arrivino dei marines, ci manca solo farci beccare qui.- aggiunse poi il biondo quando varcarono la porta della locanda.

La prima cosa che vide varcata la porta fu che il campo era libero, non c’era nessun sorvegliante della marina come cliente, ed era già una buona cosa. La seconda cosa che notò è che non ci fosse poi chissà quanta gente, poco più di una decina, ma la cosa curiosa fu che parlottavano sottovoce guardando tutti di tanto in tanto una certa figura al bancone sugli sgabelli.

Solo in quel momento notai il simbolo viola che svettava nella stanza, e che probabilmente aveva creato un poco di ansia generale.

-Hack.- chiamai il mio amico che stava controllando sul ciglio della porta che non arrivasse nessuno.

-Hm?- fece lui voltandosi verso di me.

-Non avevano detto i nostri uomini sul fronte ovest che non era sbarcato nessuno dalla nave di Barbabianca?- domandò.

Hack osservò un attimo confuso l’amico per poi guardare nella direzione in cui stava guardando e si accorse anche lui dell’uomo seduto sullo sgabello al bancone a petto nudo con il simbolo dell’Imperatore che svettava sulla sua schiena.

-Così dicevano.- affermò l’uomo-pesce pensieroso.

Era una cosa assai strana.

Sabo aveva saputo una settimana prima che una nave dell’imperatore Barbabianca era approdata alla costa, da allora aveva messo alcuni suoi uomini sorvegliarla per vedere quali fossero le intenzioni dei pirati, però da allora che lui sapesse nessuno era sceso a terra e si erano limitati solo a restare sulla nave.

Corrucciò leggermente lo sguardo e decise comunque di intraprendere la sua avanzata verso il bancone. Una volta che fu arrivato si scambiò un cenno con il locandiere che subito lo aveva riconosciuto dallo strano e sospetto travestimento.

Nell’avvicinarsi vide che il suddetto pirata dell’imperatore aveva un buffo cappello arancione abbastanza visibile e che la sua testa era riversa in avanti e in parte spiaccicata contro il cibo. Gli vide solo metà faccia, il necessario per intravederlo e sentirlo russare. Sabo si stranì da ciò ma più di tutto fu stranito nell’osservare quel ragazzo che pareva avere più o meno la sua età e di cui il viso era cosparso da una spruzzata di lentiggini. Si sentì male, di colpo. Nel vederlo un calore al petto doloroso lo pervase tanto da confonderlo.

Scrollò la testa, voltandosi sul locandiere di mezza età pelato –Cosa è successo?- chiese, ancora inquieto per quelle sensazioni che sentiva nel stare accanto a quel pirata.

L’uomo sembrava del tutto tranquillo mentre lo guardava –Niente, ha ordinato una vagonata di cibo e l’ho servito, cinque secondi dopo che aveva iniziato a mangiare si è addormentato di colpo.- disse facendo spallucce, Sabo guardò ancora un attimo il pirata trovando il soggetto a dir poco strano –È l’unico della nave che ha messo piede a terra. Prima di addormentarsi stava farfugliando a bocca piena che era in cerca di qualcuno ma non ha detto chi.-

Almeno era il solo pirata a terra, dovette ammettere Sabo che era un sollievo, per quanto vantaggio potesse trarne dall’avvivo dei pirati non poteva però sapere quali fossero le conseguenze, e lui doveva finire la missione al più presto senza cadere in inutili combattimenti.

-Cosa mi sai dire sulla marina?- fece sbrigativo verso il locandiere.

L’uomo sospirò prima di rispondere –Una nave per ora. Altre tre in arrivo oggi. Ma se ti può consolare sembrano molto più interessati dalla presenza dei pirati sull’isola.-

Il biondo annuì –Grazie, passerò prossima settimana per il prossimo aggiornamento.- fece prima di dare le spalle all’uomo.

Prima di andare diede un ultimo sguardo al pirata, non sapeva perché ma dentro di sé sperò di ricontrarlo.

Uscì dalla locanda con Hack che gli camminava affianco –Dici che è una buona cosa?- chiese l’uomo-pesce.

-Se la marina si concentra sui pirati forse avremo più possibilità di finire la missione prima di arrivare a uno scontro armato diretto… Ma dobbiamo passare al prossimo villaggio prima che le tre navi arrivino in porto.- fece Sabo per poi accennare ad un suo sorriso –Andiamo alla base, dobbiamo muoverci. Abbiamo poco tempo.-



 





Era difficile riuscire a passare senza dare nell’occhio.

I marines erano di pattuglia per il villaggio, erano ovunque, come avrebbero fatto a far passare le armi in mezzo a quel casino al loro ritorno?

Sabo non ne aveva idea, e al momento neppure gli interessava. Era Koala quella che continuava a seguire lui e Hack per la città ripetendo più e più volte come fosse impossibile completare la missione da quel momento in poi.

Ma ovviamente Sabo non l’ascoltava.

-Come facciamo con la nave rifornimenti? Se la Marina la vede arrivare in porto la prima cosa che faranno è sequestrarla per ispezionarla!- si lamentava la ragazzina dai occhi blu e capelli a caschetto color miele.

-Troveremo un modo.- ribatté Sabo –Intanto vediamo di riuscire ad arrivare sulla costa.-

-Troveremo un modo?!- ripeté Koala incredula strabuzzando gli occhi. Non poteva credere quanto l’amico fosse sconsiderato.

-Di qui la via è libera.- affermò Hack in quel momento mentre guardava una via principale senza marines.

Sabo annuì deciso –Perfetto andiamo!- affermò ma prima che potesse fare un passo Koala con la sua solita grazia lo spintonò da una parte parandosi davanti a lui squadrandolo male.

-Che hai in mente, si può sapere?!- domandò.

Per tutta risposta Sabo mostrò un sorriso, come quando un bambino ruba una caramella e viene beccato in fragrante. Sapeva che l’amica era solo preoccupata, quindi cercò come più poteva di rassicurala ma probabilmente data l’espressione di Koala ebbe l’effetto opposto.

-Tranquilla ho un piano in mente.- le disse.

Koala lo guardò stralunata –Che genere di piano?- chiese confusa, non gli piacevano i piani di Sabo, per niente, erano pericolosi, facevano paura.

Sabo si sporse leggermente dal vicolo in cui si stavano nascondendo per vedere se la strada principale fosse ancora libera –Semplice. La nave dei rifornimenti non arriverà in porto, rimarrà dov’è nel mare, andremo a recuperare ciò che ci serve con una scialuppa, daremo meno nell’occhio.- spiegò brevemente.

Koala lo osservò un attimo –Ma ci riconosceranno subito!-

Sabo si raddrizzò sul posto e si voltò a guardare la ragazza serio –No se avremo il cappuccio alzato.- fece tranquillamente per poi scendere in strada senza aspettare gli amici.

-Proprio perché abbiamo quei cosi ci riconosceranno!!!- urlò Koala dietro al ragazzo che stava andando in giro con un cilindro sotto al cappuccio che glielo copriva appena.

Ma ormai era troppo tardi, Sabo era uscito, il piano era già in atto.        

Si stava già avviando per conto suo, tanto valeva seguirlo e tentare, si ritrovò a pensare Koala –Meglio se andiamo anche noi.- disse all’amico uomo-pesce per poi buttarsi anche lei in strada con leggera fretta.

Lei e Hack si misero al fianco di Sabo e iniziarono a camminare tranquilli verso la loro meta, anche se Koala era ancora nervosa per quel piano. Continuava a guardarsi indietro, nella direzione dei marines, pregando che nessuno di loro li notasse passare proprio in quel momento.

Peccato però che la sfiga li aveva adocchiati tutti e tre.

In quello stesso momento un marines notò le tre figure incappucciate dare le spalle e incamminarsi nella loro opposta direzione. Gli sembrarono molto sospette, infatti impugnò meglio il fucile e si diresse verso di loro.

-Hey voi! Aspettate un attimo!- fece cercando di raggiungerli, Koala sbarrò gli occhi non appena vide l’uomo che li seguiva e puntava proprio loro.

-Ci ha beccati!- sussurrò nel panico a Sabo, l’amico però sembrava del tutto tranquillo.

-Mantieni la calma.- le disse infatti, da sotto il mantello strinse nella mano il tubo di metallo pronto ad utilizzarlo se fosse stato necessario.

L’uomo della marina era sempre più vicino –Ho detto di fermarvi!- gridò ancora ma i tre non lo badarono, al contrario altri marines si voltarono sull’attenti per vedere cosa stesse succedendo e qualcuno iniziò a correre in direzione del compagno per aiutarlo a fermare i sospetti.

-Mi avete sentito?!- continuò a gridare l’uomo e fu a un metro da loro, allungò una mano per poter afferrare il mantello di uno dei tre ma prima che potesse fare niente udì un fragore e subito dopo una vampata di fuoco si creò davanti a lui, costringendolo a fermarsi di botto e ritirare la mano spaventato –Ma che cavolo?!- fece sconcertato.

Anche Sabo e gli altri due si fermarono dalla loro avanzata e si voltarono straniti verso quello che era successo.

-Hey hey hey, non è così che ci si comporta con le persone.- fece una voce alla loro destra, situato perfettamente in modo perpendicolare rispetto a loro e il marines, c’era quel buffo pirata di quella mattina che si era addormentato nella locanda sopra al cibo –Cercavate per caso me?- fece con un ghigno mentre con una mano a mo’ di pistola sollevava la visiera del cappello che aveva in testa.

-Il ragazzo con le lentiggini…- sussurrò Sabo incredulo di vederlo in quel secondo intervenire.

-Eccolo! È lui!!- gridò qualche altro marines iniziando a impugnare il fucile e prenderlo di mira –Prendetelo!- fecero altri iniziando a sparargli.

Sabo stette per fare qualcosa, il suo istinto voleva farlo intervenire a difesa del pirata ma non riuscì a far nulla perché lo sguardo sicuro e vincente del ragazzo gli fecero pensare che non aveva nulla di cui preoccuparsi, e perciò rimase a guardare con stupore come i proietti anziché ferirlo lo trapassassero senza fargli nulla. Anzi, al loro posto delle piccole fiamme svettavano dai fori mentre il ragazzo continuava a sorridere beffardo.

-Un Rogia…- costatò subito Sabo sorpreso. Non poteva credere che un ragazzo così giovane potesse essere in possesso di un tale potere.

-Sabo!- si sentì chiamare e tirare per un braccio, si voltò e incrociò i due occhi blu dell’amica preoccupati –Dobbiamo approfittarne per andare!-

Sabo diede uno sguardo di nuovo al ragazzo con le lentiggini che stava rispondendo ai marines col fuoco, per poi tornare a guardare l’amica –Sì, hai ragione.- annuì per poi iniziare a correre con i compagni per andare via di lì il prima possibile.

-Perché il pirata si è messo in mezzo?- chiedeva Hack mentre stavano correndo.

Koala scosse la testa dubbiosa –Non lo so ma… sembra quasi che lo abbia fatto per aiutarci…- fece insicura, diede un occhiata al biondo –Secondo te?- domandò –Sabo?- chiamò vedendolo pensieroso.

Ma Sabo non rispose mai a quella domanda, teneva lo sguardo corrucciato davanti a sé mentre la sua mente stava cercando di ragionare. Non sapeva il perché, ma mentre stava guardando il pirata gli era saltata in mente l’immagine di una casetta sull’albero, e ormai non riusciva più a togliersela dalla testa.



 




Stavano tornando dalla nave dei rifornimenti quando videro la nave della Marina andare a fuoco.

Il piano fino a quel punto era funzionato bene, usare una scialuppa per i rifornimenti era sconsiderato ma era l’unico modo che avevano al momento, fare entrare in porto una nave dei rivoluzionari con tre navi della marina in arrivo non era consigliabile, e poi per loro fortuna avevano Hack che essendo uomo-pesce poteva spingere da sottacqua la scialuppa a una velocità sorprendente.

Non erano riusciti a caricarla molto, data la grandezza dell’imbarcazione ma Sabo era certo che quelle armi sarebbero bastate ai ultimi ribelli per i loro scopi.

-Hack passa vicino alla nave della Marina!- ordinò all’amico.

Koala si voltò verso il biondo con lo sguardo corrucciato –Non penso sia una buona idea.- lo avvisò.

-Saranno troppo occupati a badare la loro nave che va a fuoco per badare noi.- la rassicurò allora l’amico.

La ragazza restò dubbiosa e, mentre Hack cambiava direzione andando verso la parte di costa dove la marina era sbarcata giorni prima con la nave che in quel momento aveva preso fuoco, si tenne bene stretto il cappuccio del mantello sulla testa per assicurarsi che non gli cadesse.

Mentre passarono di fianco la nave della Marina, Sabo osservò chi ci fosse ancora a bordo. Molti marines si erano buttati in acqua, altri erano scesi a terra, o su scialuppe, la nave in fiamme ormai era deserta, ma solo una persona svettava su di essa.

Sabo sbarrò gli occhi mentre riconobbe il ragazzo con le lentiggini sulla nave in fiamme, completamente circondato dal fuoco e col ghigno in volto, felice e beffardo nel mostrare il suo operato. Il secondo comandante dell’armata rivoluzionaria si sentì leggermente a disagio nel vedere quella scena, come se sentisse il bisogno di fare o dire qualcosa, ma non aveva idea di cosa si trattasse.

Si fece leggermene avanti, fino al bordo della scialuppa, come se cercasse di vedere meglio il pirata.

Come se sapesse che Sabo fosse lì a guardarlo e stesse aspettando solo questo, il pirata voltò il viso in quel momento su di lui, facendo suonare la collana di perle al movimento. Il suo sguardo incrociò quello di Sabo, direttamente negli occhi, e se possibile il suo sorriso in volto si fece ancora più ampio  mentre con una mano alzata sul cappello si sistemava indietro la visiera

Una stranissima sensazione di calore si impossessò dello stomaco di Sabo che si sentì male e bene allo stesso tempo, rimase lì imbambolato a guardarlo senza capire cosa realmente gli stesse succedendo, sapendo solo che il sorriso del ragazzo con le lentiggine era la cosa più calorosa che avesse mai visto, e che questo gli scatenasse una marea di nostalgia senza saperne il motivo.

-Sabo…?- cercava di chiamarlo Koala preoccupata al suo fianco.

Il biondo ci mise un po’ a ritornare in sé –Ehm… cosa..?- chiese confuso, dando uno sguardo all’amica e poi di nuovo all’immagine del pirata sulla nave che si stava allontanando dalla sua visuale man mano che procedeva il loro viaggio.

-Stai.. bene?- chiese lei, confusa.

Lui non rispose subito, insicuro su cosa dire –Io… si, sto bene… sto bene.- ripeté, forse più a se stesso per auto-convincersi che a lei.

Quando arrivarono alla costa altri rivoluzionari li attendevano e li aiutarono a caricare le armi e a trasportarle fino al loro rifugio.

Una volta consegnate le armi, mentre stavano tornando indietro, Sabo sentì dalle voci dei cittadini che i pirati stavano salpando, che a quanto pare le tre navi della marina stavano arrivando in porto.

-Meglio andare.- fece Hack –Non dobbiamo trovarci qui quando quelle navi attraccheranno.- consigliò.

Sabo annuì, leggermente pensieroso. Poi però, prima che si mettessero in marcia, si udì un frastuono in cielo, tanto che fece voltare tutti i cittadini con lo sguardo verso l’altro per vedere cosa stava succedendo.

Come il biondo osservò anche lui in alto, si sentì congelare sul posto –Cosa…- sussurrò con gli occhi sbarrati e increduli.

In cielo, sopra le testa di tutti, svettava una fiammata, come se tante palle di fuoco fossero state lanciate in alto in un preciso ordine. Avevano creato l’immagine di uno strano simbolo, che Sabo era certo di non conoscere, però allo stesso tempo sapeva cos’era ma non se lo ricordava.

-Ma che cos’è…- sussurrò Koala guardando allibita in alto.

-A…S…L… c’è scritto così, ASL.- fece Hack confuso –Non ho idea di che significa…-

-Io sì.- rispose subito Sabo senza pensarci, infatti scosse la testa subito dopo –Cioè, credo di saperlo… lo sapevo, una volta… credo…- mormorò in tono confuso.

Perché quel segno in cielo gli stava facendo battere il cuore così velocemente? Perché gli stavano tremando le mani e le ginocchia?? Era confuso, non capiva cosa gli stava succedendo, sapeva solo che quel simbolo era qualcosa a cui un tempo teneva tanto e che in quel momento gli doleva come se fosse qualcosa che aveva perduto.

-Ha due ossa incrociate dietro…- rifletté Koala –Sembra quasi una bandiera pirata…-

Non finì di parlare che Sabo aveva iniziato a correre verso la costa, lasciando alle sue spalle gli amici che lo richiamavano preoccupati.

Non sapeva cosa stava facendo, sapeva solo che doveva assolutamente trovare il ragazzo con le lentiggini –Per questo mi era così famigliare…- ragionava Sabo stringendo con forza i denti –Lui sa…- ripeteva più volte –Lui mi conosce, sa qualcosa su di me…- arrivò in quel momento in porto, si arrestò di colpo cercando di riprendere fiato mentre la testa si muoveva in maniera frenetica alla ricerca del ragazzo -…io devo sapere!- fece innervosito mentre localizzava con dispiacere e rabbia che la nave dei pirati era salpata e che si stava dirigendo lontano da lì.

-Dannazione!- fece Sabo sentendo la rabbia montargli addosso. Non poteva crederci di essere arrivato in ritardo, non voleva.

-Sabo!- urlò Koala alle sue spalle una volta che lo aveva raggiunto –Che stai facendo?!-

Sabo osservò il porto in cerca di un imbarcazione –Devo raggiungere i pirati!- affermò di fretta –Devo parlare con loro!-

Koala strabuzzò gli occhi prima di andare da lui e afferrarlo per le spalle per voltarlo verso di sé e farlo concentrare su di lei –Sei impazzito?! Non puoi!-

-Devo farlo!- replicò Sabo –Lui sa qualcosa su di me! Mi conosce!-

-Ci sono le navi della marina Sabo!- ribatté lei –Non è sicuro per te andare ora là! Non puoi rischiare!-

Sabo strabuzzò gli occhi e riguardò il mare, la nave dei pirati aveva ormai preso il largo, tra loro e Sabo tre navi della marina stavano per entrare in porto. Era troppo tardi. Ormai non poteva fare nulla.

Iniziò a calmarsi, mentre il dispiacere si riversò in lui –Dannazione…- ripeteva con se stesso –Dovevo parlare con lui…-

-Lo so.- rispose Koala facendo voltare il biondo su di lei –Posso capire il tuo desiderio di riacquistare i ricordi che hai perduto… ma ora come ora non puoi fare nulla.- gli disse, un dolce sorriso sulle sue labbra per cercare di rassicurarlo -Ritroverai i tuoi ricordi Sabo, un giorno succederà, te lo prometto.-

Sabo annuì appena mentre con la mente era ancora pensieroso.

-Sabo?- si sentì chiamare con insicurezza.

Si voltarono entrambi, e videro un vecchio signore anziano e gobbo che si avvicinava a loro sostenendosi con un bastone.

Il biondo lo guardò perplesso –Come sa il mio nome?- domandò.

-Me lo ha detto uno strano giovane che stava scappando dalla locanda giù al villaggio perché non aveva pagato il conto.- rispose il vecchio -Aveva fretta di salpare, e mi ha chiesto di lasciarti un messaggio da parte sua.-

Sabo si fece avanti frettoloso, preso dall’agitazione –Per caso era un ragazzo con le lentiggini??- domandò ansioso di una conferma ai suoi dubbi, l’uomo annuì appena e lui si propense ancor di più verso il signore –Come si chiama??- domandò.

Il vecchio ci pensò un po’ prima di rispondere con calma –Mi pare… avesse detto di chiamarsi Ace...-

Un flash passò davanti agli occhi di Sabo, l’immagine di tre ragazzini che brindavano con una tazza di saké ciascuno –Ace…- ripeté, provò a concentrarsi per riuscire a vedere ancora quel ricordo ma non ci riuscì, più ci provava a concentrarsi e più non ricordava nulla, tanto che si irritò –Perché non riesco a ricordarlo?!- esclamò.

Koala posò una mano sul suo braccio in segno consolatorio –Non è colpa tua…-  gli disse –Quando verrà il momento ti ricorderai tutto…- lo rassicurò.

Sabo sospirò, non poteva fare altro, doveva solo aspettare che fosse il tempo a decidere quando la sua memoria sarebbe tornata.

Si voltò verso il vecchio –Qual era il messaggio?- domandò.

Il vecchio sorrise –“Ci vediamo nel Nuovo Mondo”.-

Il biondo strabuzzò gli occhi confuso e senza saper cosa dire si voltò verso la nave pirata che stava ormai scomparendo in mare all’orizzonte.



 




Ace stava guardando il mare appoggiato al parapetto della nave, il sorriso in volto mentre il vento gli scompigliava i capelli neri, dovette mettersi una mano sulla testa per evitare che il cappello gli volasse via.

Lo osservò parecchio Marco prima di avvicinarsi a lui per parlare.

-Sei sicuro di voler andare?- domandò il biondo al compagno.

L’altro non si voltò neppure per rispondergli –Sì, non c’è più bisogno di rimanere qui.-

-Era lui?- chiese il biondo ancora.

Ace annuì –Sì, era proprio lui.- e sorrise appena.

-Avresti potuto parlargli.- insistette Marco, per poi appoggiarsi con la schiena al parapetto e incrociare le braccia al petto –Mesi fa quando hai visto quell’avviso di taglia hai dato di matto, volevi assolutamente partire per scoprire se era davvero lui.- aggiunse poi inarcando un sopracciglio –Lo abbiamo trovato dopo mesi di ricerca e abbiamo passato più di una settimana su quest’isola per permetterti di trovarlo. Ora che lo hai trovato che fai, scappi?-

Il moro ridacchiò appena –Io non scappo mai.- volle precisare –Ma sai…- decise di aggiungere poi –Non sono mai stato il tipo da perdersi a parlare dei vecchi tempi…- si raddrizzò sul posto di colpo, esuberante –E poi lo sai, non riesco a stare nello stesso posto per troppo tempo. Quello che dovevo vedere l’ho visto in fondo.-

Marco scosse la testa per la cocciutaggine dell’amico –Almeno lui ti ha visto?- domandò passandosi stancamente una mano tra il ciuffo di capelli biondi.

Non rispose subito, cosa che stranì Marco che si fermò a guardarlo.

Ace aveva appiattito appena le labbra tra loro, del sorriso di prima non ce n’era più traccia –Sì.- rispose poi titubante –Ma… non penso che mi abbia riconosciuto…-

Il compagno non commentò, si limitò a guardarlo in silenzio –Sono passati dieci anni alla fine…- continuò a dire Ace infatti continuando a guardare il mare –Non posso dargli torto se ha deciso di passare oltre.- e detto questo si voltò a guardare l’amico alzando solo un angolo della bocca in quello che doveva essere un sorriso malinconico.

Marco lo scrutò in silenzio capendo l’umore del compagno e comprese anche la fretta che aveva avuto nel volere salpare  –Mi dipiace…- riuscì solo a dire, alla fine non c’era nient’altro che potesse dirgli.

-Ah tranquillo.- fece Ace sistemandosi il cappello sulla testa facendo scendere sugli occhi la visiera  –Sono felice lo stesso. Non c’è cosa più importante per me che sapere che mio fratello stia bene.-

Marco sorrise nel vederlo così, era bello il rapporto che teneva Ace con i suoi fratelli, era quel tipo di legame che scaldava il cuore anche con la distanza.

-Ah!- fece Ace ad un tratto spaventando Marco, si mise a trafficare nelle tasche della sua cintura finché non tirò fuori un foglietto dai suoi pantaloni –Eccolo!- fece con un enorme sorriso spiegandolo per poi farlo vedere al biondo –Guarda qua cosa ho trovato mentre ero al villaggio!!-

L’altro guardò per un paio di minuti l’avviso di taglia cercando di capire –Ma… quello per caso è…-

Non finì di parlare che Ace lo voltò verso se stesso per ammirare ancora il foglio, non smettendo per un attimo di sorridere raggiante –La prima taglia di Luffy!! Finalmente è partito per la sua avventura!- esclamò euforico –Non vedo l’ora di incontrarlo! Chissà quanto è cresciuto?! Non vdo l’ora di fare vedere la taglia al babbo!- continuava a dire –E poi guarda qui!! La sua prima taglia e sono già trentamilioni Berry!! C’era da aspettarselo da lui, non fa altro che cacciarsi nei guai tutte le volte.- rise mostrando ancora il manifesto a Marco.

Il biondo non poteva credere che sia Ace che i suoi fratelli avevano la stessa attitudine a non riuscire a passare inosservati, era praticamente palese che avessero a che fare l’uno con l’altro. E non poteva neppure credere con quanta felicità Ace continuasse a sventolare quel manifesto contento, iniziando a farlo vedere a chiunque sulla nave; e pensare che qualche mese prima aveva avuto la stessa reazione nel trovare la taglia di Sabo pretendendo di vederlo subito, in quel momento voleva la stessa cosa con Luffy. Marco si ritrovò a ridacchiare a quella visione, certo che quando si trattava di fratelli, Ace era disposto a tutto.

 




Aveva appena sbarcato su quell’isola del Nuovo Mondo, ci aveva messo un po’ a trovarla ma alla fine c’era riuscito. La brezza marina riempiva la costa facendogli scompigliare i capelli biondi sotto il cilindro mentre si dirigeva con passo calmo verso quella piccola rupe che stava in fondo alla valle.

Teneva in una mano una bottiglia di sakè con tre tazzine mentre nell’altra il giornale di qualche giorno prima riportante la notizia del ritorno in mare di un pirata scapestrato insieme a un mazzo di fiori.

Era serio in  volto mentre arrivava di fronte a quelle due imponenti tombe pieni di elementi distintivi delle due persone di cui sopra portavano il nome.

Sorrise alla tomba più piccola.

Un sorriso caloroso e splendente, pieno gioia e di amara malinconia mentre diceva:

-Scusa il ritardo di due anni, fratello.-


















 
 
 



 
 
Angolo dell’Autrice:

Ciao a tutti, spero tanto vi sia piaciuta la piccola storiella, ci tengo tanto a come è venuta fuori, spero che sia piaciuta anche a voi perché a me molto. Se dovessi scegliere un momento in tutto One Piece da cambiare, avrei scelto la morte di Ace per farlo vivere, ma pensandoci bene forse quello che mi fa stare male ancora adesso della sua morte sono le sue ultime parole, il dispiacere che aveva provato nel pensiero di lasciare Luffy da solo, io avrei tanto voluto che Ace avesse incontrato Sabo prima che ciò succedesse. Trovo una vera forzatura da parte di Oda il fatto che Ace non sapesse di Sabo vivo, è stato tre anni in mare prima di morire e Sabo invece ha iniziato ancora prima per via dei Rivoluzionari, anche se non si ricordava nulla Ace si ricordava di lui e avrebbe potuto vedere in tutti quei anni la taglia di Sabo come Secondo capitano dell’Armata Rivoluzionaria; per questo ho creato una scena semplice e più plausibile possibile. All’inizio avevo pensato anche di farli parlare tra loro, ma come ho scritto nella fiction non mi sembra che Ace sia il tipo di fermarsi a fare molte chiacchiere come abbiamo visto con Luffy ad Alabasta, sembra più il tipo che vuole solo assicurarsi che suo fratello stia bene e poi ripartire, ed è quello che ho voluto scrivere; anche perché Sabo ha perso la memoria quindi una conversazione tra loro sarebbe stata abbastanza malinconica.
Grazie mille per chi ha letto! Fatemi sapere che ne pensate! Ci vediamo alla prossima,
Bye-bye
  
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