Tutto iniziava con una domanda della sirena e le risposte un po’ stentate dell’umana.
 
Come è fatto il sole?
Di che colore è l’erba?
C’è acqua in superficie?
 
La donna beveva caffè nero scaldato su un fornelletto, la bambina sorseggiava un succo d’alga e ammiravano insieme la foresta del mare.
 
Ti faccio paura?
Sono così brutta?
Pensi che sia stupida?
 
Parlavano brevemente quando l’archeologa si prendeva una pausa, ma raramente erano chiacchiere vuote.
 
Cosa cercate?
Sei tanto lontana da casa?
Perché lo fai?
 
Appariva a volte un sorriso triste sul volto della ricercatrice, trasformandola quasi in un’estranea e la principessa taceva, domandandosi come placare il canto di un cuore malinconico.
 
Voglio un mondo migliore.
 
A volte, invece, la studiosa sorrideva con una passione che la giovane non riusciva a spiegarsi del tutto, ma che rifulgeva di una determinazione d’acciaio. La principessa se ne sentiva travolta, ma non aveva paura.
 
 
Anni dopo, mentre le lacrime rigavano il volto dei suoi bambini, le fiamme crepitavano sempre più intense attorno a lei e ogni cosa si faceva sfumata e lontana, Otohime ripensò a quelle conversazioni.
Si rese conto con stupore che lei ed Olvia avevano pagato lo stesso prezzo per i loro ideali e  sorrise tra sé, sapendo che ne era valsa la pena.
                    
“Quando Robin sbarcherà, sarò io a parlarle di sua madre.” Giurò solennemente la regina e con quelle lacrime rabbiose a solcarle il viso Nettuno la trovò bellissima.
Il giornale ancora aperto riportava la notizia della distruzione di Ohara e dei suoi demoni.
 
Sperava che un giorno i loro figli avrebbero potuto capire anche senza alcuno aiuto.





Note: la scelta in questione è quella di dedicare la vita ai propri ideali per lasciare un mondo migliore ai propri figli, spero si sia capito.