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Autore: Eleonoir Bastet    23/04/2018    2 recensioni
AVVERTENZA!
E' una storia [Luka x Marinette], pregherei quindi coloro a cui non piace la ship di non insultare e non leggere.
E' principalmente un ipotetico seguito dell'episodio 12, Captain Hardrock. 
Inoltre i protagonisti nella storia hanno sui 16/18 anni :3
Estratto dal secondo capitolo:
Non risposi, mi godetti solo la calma che il suo abbraccio e il suo tono sommesso mi trasmettevano, ed era qualcosa di veramente strano e confortante al tempo stesso.
Strano perché ci conoscevamo davvero da poco, pochissimo tempo eppure non mi dava fastidio sfogarmi in quel modo in sua presenza e anche lui sembrava essere assolutamente a suo agio. Dovevamo aver instaurato una specie di empatia e io non avevo idea di come gestirla.
« Non dare il tuo cuore in mano a persone che vogliono solo calpestarlo, Marinette. »
Genere: Angst, Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Juleka, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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HATE TO SEE YOUR HEART BREAK


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Quando finalmente uscii dalla doccia, mi asciugai e mi vestii con una tuta, troppo lunga per il mio metro e sessanta scarso, ad una velocità record. Anche perché non spesi molto tempo ad asciugare completamente i capelli né a raccoglierli nelle solite codine.

Mi fiondai immediatamente in cucina dove trovai la madre dei due fratelli trafficare con del pesce.

« Uhm... posso aiutarla? » chiesi titubante.

« Certo ragazza, vieni pure. » mi disse facendo cenno con la mano, sporca di scaglie, di avvicinarmi.

Mi feci sequestrare da lei per un po', riuscendo anche a dare di nascosto a Tikki dei biscotti presi da un pacco che trovai sulla credenza, e tutto sommato fu piacevole. Mettere in fila gli ingredienti, dare una mano, mi aiutavano a non pensare.

O quasi.

« Periodo intenso? » chiese Anarka, quando la frustrazione che continuavo a provare mi fece sbattere il coperchio del cestino dei rifiuti un po' più forte del dovuto.

« Mi scusi... » sospirai, appoggiandomi al bancone « ... abbiamo finito da poco gli esami di fine anno e ho i nervi a fior di pelle. Tra l'ansia dei risultati, il passaggio al liceo e il pensiero che non rivedrò più così spesso alcuni compagni... » dovetti mordermi la lingua per smettere di parlare e tornare a respirare in modo decente.

Non era del tutto una bugia, ero veramente preoccupata. E di certo non mi aiutava a digerire il rifiuto che mi ero beccata...

« Oh per Nettuno ragazza, dammi pure del tu! E comunque un nuovo inizio non è qualcosa da temere mai, l'importante è non trascinarsi dietro rimpianti. » gesticolò infervorata, rischiando quasi di far cadere il condimento a terra.

Feci un sorriso di circostanza. Era facile da dire ma ormai amavo la mia classe e i miei insegnanti, persino le discussioni con Chloé erano diventate una routine e perdere quella familiarità mi spaventava.

I miei pensieri furono interrotti dall'arrivo di Juleka.

« Juls per favore, aiutaci ad apparecchiare. » le disse la madre, spegnendo i fornelli. Lei annuì tirando fuori piatti e bicchieri di plastica.

Fu mentre posizionava i tovaglioli che mi chiese timidamente: « Marinette, uhm... se... se non sono indiscreta, perché stavi piangendo prima? ».

Si era nascosta dietro il ciuffo viola, timorosa di aver osato troppo forse.

« Ho ricevuto una delusione di troppo. » mormorai semplicemente, forzando un sorriso.

Questa volta la curiosità la convinse a guardarmi negli occhi.

« Si tratta del ragazzo di ieri sera? » intuì la madre, non ebbe nemmeno bisogno di guardarmi in faccia per capirlo. Continuava a sistemare il cibo nei piatti con calma, dandoci la schiena.

Arrossii imbarazzata. Era così ovvio?

« Adrien? » chiese Juleka, sorpresa. Bastò il nome per rabbuiarmi.

La tristezza e la delusione si stavano lentamente trasformando in rabbia dentro di me e avevo paura che se avessi aperto bocca in quel momento sarei scoppiata.

Al mio silenzio la donna sospirò. « Marinette, devi imparare che nella vita l'unica cosa importante è amare te stessa e saper cavartela da sola. » sentenziò sciacquando le mani sotto l'acqua corrente del lavabo.

Non condividevo esattamente il suo punto di vista ma fu in quel momento che lo notai, mentre si asciugava con un panno, che portava un paio di anelli su ogni dito...

Tranne all'anulare sinistro.

Sgranai gli occhi mentre la consapevolezza mi colpì come uno schiaffo in piena faccia. Cercai Juleka con lo sguardo, in cerca di risposte che non avevo il coraggio di chiedere alla diretta interessata, ma lei evitò accuratamente di guardarmi, fingendosi troppo presa a sistemare le posate.

Fu di nuovo Anarka a rompere il silenzio. « Ti va di andare a chiamare Luka? » chiese rivolta a me.

Annuii dopo qualche secondo, staccandomi rigidamente dal ripiano a cui mi ero appoggiata, improvvisamente a disagio.

Attraversai il salotto, attenta a non inciampare nella miriade di oggetti sparsi per terra, poi oltrepassai la soglia della camera dei fratelli.

Ci misi un attimo di troppo a realizzare che davanti a me c'era un ragazzo a petto nudo con solo un pantalone nero della tuta, che si strofinava i capelli umidi con l'asciugamano.

Oookay Marinette, fai dietrofront...

Ma le mie gambe sembrarono rifiutarsi categoricamente di muoversi da lì. Anche perché non riuscii a frenarmi in tempo che già il mio sguardo era scivolato giù, lungo il suo corpo.

Oh Dio santissimo.

Era magro e slanciato ma che mi prendesse un colpo, quel ragazzo aveva un fisico stupendo.Chi diavolo aveva pensato che dargli quegli addominali fosse giusto?

Oh ma io non osavo lamentarmi.

Né parlare.

Guardavo e basta, appoggiandomi allo stipite della porta per darmi più stabilità.

Non so quanto tempo rimasi a fissarlo ma quando notò che ero lì lo vidi accigliarsi quasi stesse rimproverando sé stesso per qualcosa, forse per avermi messa a disagio, e afferrò subito la maglia coprendo quel ben di Dio.

Finalmente riuscii a sollevare lo sguardo. Le guance mi andavano a fuoco e, ovviamente, feci la cosa più logica da fare in quei casi.

Iniziai a straparlare.

« H-Hey, sei pronto... cioè è pronto! Il dibo... cibo... da mangiare sai, la pena... l-la cena è già in favola... TAVOLA! » mi fermai solo perché la mia lingua si intrecciò ancora di più quando un sorriso meraviglioso si formò sulle sue labbra.

Che qualcuno mi aiuti.

« C-Che c'è? » balbettai ancora più rossa.

Lui mi guardò ancora per un attimo per poi scrollare le spalle, come se non capisse cosa stessi dicendo.

« Mh? Nulla. » rispose ed era evidente che stava fingendo.

Mi morsi il labbro inferiore, irritata dalla risposta. Soprattutto perché aveva ancora quel sorriso stampato sulle labbra quando uscì dalla stanza.

 

☽ ❂ ☾

 

Se qualche tempo prima qualcuno mi avesse detto che un giorno mi avrebbero convinta a vedere un film horror di mia spontanea volontà, gli avrei detto di smetterla di drogarsi.

Eppure eccomi là, seduta sul grandissimo divano di casa Couffaine a stritolare un cuscino per soffocare le mie grida di spavento ed evitare di saltare in braccio a uno dei due fratelli quando c'era uno jump-scare.

La cena era passata tranquillamente e Luka aveva proposto di vedere un film, io ovviamente avevo accettato, tutta contenta e felice di potermi finalmente rilassare.

Almeno finché la sorella non propose "Nightmare"... e credetemi io provai pure a dirle che detestavo gli horror ma la vidi talmente delusa dal mio rifiuto che il mio lato che non sapeva assolutamente dire di no prese il sopravvento.

Non che i due fratelli mi avessero aiutato un granché a rendere la cosa più sopportabile dopo in realtà, perché ogni tanto quando meno me lo aspettavo mi pungolavano sui fianchi con le dita facendomi il solletico per spaventarmi.

Juleka soprattutto, sembrava divertirsi un mondo a vedere le mie reazioni.

Solo il fratello maggiore sembrò avere pietà di me perché ad una scena, che lui sapeva essere particolarmente violenta, mi spinse contro il suo fianco nascondendomi la testa in tempo per non farmi vedere e... cavolo...

Il suo profumo e il suo calore mi fecero sentire talmente protetta che quando tolse il braccio per liberarmi, alla fine della scena, gli afferrai la maglia nonostante l'imbarazzo per dirgli di non muoversi da lì.

Sentii il suo petto vibrare sotto le mani quando lasciò andare una breve risata sommessa, rimettendo il braccio dov'era e continuando a censurarmi ogni scena che credeva non avrei retto, in un modo così dannatamente premuroso che smisi quasi completamente di seguirlo, distratta dai battiti lenti e regolari del suo cuore.

Alla fine del film Juleka si era addormentata sul divano e Anarka era già andata a letto da un pezzo mentre Luka slacciò gentilmente l'abbraccio in cui eravamo finiti, con mio sommo imbarazzo, per prendere in braccio la sorella e portarla in camera.

Rimasi a guardare mentre la posava il più delicatamente possibile sul letto, attento a non svegliarla, incerta su cosa fare.

« Non riesci a dormire. » sussurrò e non era una domanda ma una mera constatazione.

« Sono ancora troppo agitata. » ammisi avvolgendomi le braccia intorno al corpo « Odio gli horror. » rabbrividii.

Il maggiore finì di coprirla con il lenzuolo e si tirò su. « Non ho capito perché hai accettato di vederlo. » sospirò con una nota di rimprovero.

In effetti...

Spostai il peso da una gamba all'altra, a disagio. « Juleka sembrava così entusiasta... non ho potuto dirle di no. »

Mi guardò negli occhi un attimo per poi passarsi una mano tra i capelli ancora semi-umidi, sospirando quasi con rassegnazione.

Chissà cosa gli passava per la testa.

« Beh se non vuoi dormire... »

Il mio cuore balzò in gola quando si avvicinò e i miei pensieri vagarono su cose a cui non dovevo decisamente pensare.

Lui sembrò notarlo. « Vediamo di trovare qualcosa che ti possa rilassare. » specificò con un sorriso divertito.

Arrossii, distogliendo lo sguardo. Non poteva uscirsene con frasi del genere e non farmi pensare al peggio, era pur sempre più grande di me...

« Mi rilasserei di più se sapessi perché hai sorriso, prima. » cambiai argomento, seguendolo in camera sua.

Lui mi guardò senza capire per un attimo per poi scoppiare a ridere, subito dopo.

« Te la sei legata al dito? » chiese scuotendo bonariamente la testa.

Oh ci poteva scommettere.

Alzai il mento con aria testarda. « E con il doppio nodo anche. »

Continuò a ridere sommessamente per un po', raggiungendo silenziosamente un angolo della stanza dove c'era una custodia nera abbandonata sul pavimento, lui la aprì tirando fuori una bellissima chitarra acustica.

Il cuore mi balzò in gola. Aveva intenzione di suonarmi ancora qualcosa?

Il ghigno divertito sparì e mi guardò con una dolcezza che mi disarmò completamente.

« Non credo ti rilasserebbe. » ammise sedendosi sul bordo del suo letto, invitandomi con un gesto a venire lì con lui. Titubai un attimo, ancora più nervosa per la sua risposta ma alla fine accettai la sua mano tesa che, appena la afferrai, mi strattonò sul letto.

Il respiro si bloccò in gola dalla sorpresa e quando riaprii gli occhi ero praticamente sdraiata sul letto con ancora la mano intrecciata spasmodicamente alla sua.

Alla mia espressione disorientata lui si strinse nelle spalle con aria fin troppo divertita e mi ripeté la stessa scusa che aveva usato sul molo: « Troppo lenta. ».

Gli rivolsi un sorrisetto di sfida che decisamente non mi sarei aspettata da me stessa, spostandomi meglio da un lato per fargli spazio.   « Sono io che sono lenta o sei tu che non hai pazienza? »

Scosse la testa sistemandosi al mio fianco con la chitarra in braccio. « Ho notato che hai il vizio di pensare davvero troppo. »

Distolsi lo sguardo iniziando a torturare nervosamente una ciocca di capelli. Aveva ragione e in effetti i film mentali che mi facevo a volte erano veramente da Oscar, ma non credevo fosse il caso di dirglielo. Troppo orgogliosa per ammetterlo.

« S-Se lo dici tu... » ribattei, facendolo ridacchiare al mio tono testardo, poi abbassò lo sguardo sulla chitarra iniziando a passare dolcemente le dita tra le corde della chitarra, in modo da non far uscire un suono troppo forte.

Riuscii a riconoscere la melodia di "Hate to see your heart break".

« Ti piacciono i Paramore? » chiesi curiosa.

Accennò un sorriso, guardandomi di sottecchi. « Diciamo che ne hai bisogno adesso. »  

Mi appoggiai al cuscino, un po' più rilassata. Tra le note della chitarra acustica e il calore del suo corpo premuto contro il mio i miei occhi si chiusero da soli.

Un giorno mi sarei dovuta assolutamente far dire come diamine faceva.

« And I, I hate to see your heart break. I hate to see your eyes get darker as they close but I've been there before. » 

Sussultai, non mi sarei mai aspettata che sapesse anche cantare.

« Love happens all the time to people who aren't kind and heroes who are blind. Expecting perfect script in movie scenes once an awkward silence mystery. » 

Cavolo se era bravo... la sua voce non era particolarmente potente in quel momento ma era davvero stupenda, nonostante fosse un po' arrochita dalla stanchezza.

« How were you to know? Well how were you to know? And I, I hate to see your heart break. I hate to see your eyes get darker as they close but I've been there before. »

Mi rannicchiai meglio sul letto ma involontariamente le mie gambe si intrecciarono alle sue. Sentii il suo corpo irrigidirsi, fu un attimo ma riuscii a notarlo lo stesso, e per paura di dargli fastidio cercai di toglierle ma lui continuava a suonare pacatamente e io ero troppo stanca per spostarmi ancora. 

« For all the air that's in your lungs, for all the joy that is to come. For all the things that you're alive to feel, just let the pain remind you hearts can heal. How were you to know? How were you to know? » quando la canzone finì io ero ormai quasi completamente addormentata e il sonno iniziò a parlare da sé.

« Mi insegnerai mai un giorno? » chiesi sbadigliando mentre lui posava delicatamente a terra la chitarra, per evitare alla cassa di far rumore.

  « Se ti va, volentieri. » sentii che sorrideva dal tono della voce perché io avevo nascosto il viso fra il cuscino e il suo fianco. Non sapevo quanto tempo era passato prima di sentirlo chiamare sommessamente il mio nome. 

« Mh? » mugugnai in risposta.

« Volevi sapere perché sorridevo prima? » cercai di stare un po' più attenta alle sue parole, anche perché mi interessava davvero saperlo, ma ormai stavo entrando in dormiveglia e riuscii solo a fare un debole cenno del capo in risposta.

Le ultime cose che riuscii ad afferrare prima di addormentarmi furono una carezza che sentii tra i capelli e un sussurro nel orecchio. « Perché sei adorabile quando balbetti. »

 

ANGOLO AUTRICE

... siete arrivati tutti vivi? 👀

E dire che io ero una ragazza pura e innocente una volta... una volta .-.

Va beh.

Felice di rivedervi di nuovo a fine capitolo mie piccole sogliole (?) :3

Per la felicità di QUALCUNO, che mi ha praticamente minacciata di fare due capitoli, beh... due capitoli non li ho ma ti ho riempito 10 pagine word quindi accontentati donnah😂😂

E boh sono un cazzo di fottuto genio ad essermi ricordata che a Juleka piacciono i mostri, ergo dovrebbe amare gli horror.

E secondo voi non avrei sfruttato l'occasione?

AHAHAHAHAHAHAHAHAH MA CERTO CHE SÌ.

Spero di avervi addolcito il lunedì💙

Tra l'altro ho appena capito come far dichiarare Luka a Marinette oggi alle 2 e mezza di notte e... boh mi sono commossa da sola, tipo vedete una cogliona che piange per i suoi stessi film mentali.

#DisagiDaScrittrice

Ok giuro adesso evaporo.

Cooome al solito spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto anche se è stato più lungo del solito e giuro che amo tutti voi che perdete tempo prezioso della vostra vita a leggere questa... cosa e a commentarla 😂

Vi auguro un LukaJr a tutti e al prossimo capitolo con altri disagi~ 🍣

   
 
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