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Autore: Princess Kurenai    25/04/2018    1 recensioni
Da secoli, Niflheim veniva chiamato l’Impero del Ghiaccio, da quando la Glaciale Shiva aveva fatto abbattere su quelle terre, un tempo verdi, la sua ira per punire l'ingordigia umana. Era una storia che aveva radici antiche, ma che solo nell'ultimo ventennio aveva assunto una nuova sfumatura di paura e pregiudizio. L'ennesima punizione che le genti di quelle lande avevano dovuto affrontare in seguito alla tragica fine del Re e della Regina di Niflheim, dopo l'ormai storica rivolta degli imperiali.
Infatti, in quella notte di guerriglia e fiamme si era decretato non solo il ritorno, da alcuni tanto sperato, dell’Impero ma anche la fine dei due sovrani, colpevoli secondo gli imperiali di aver salvato la loro unica figlia e non la popolazione di Niflheim.
Genere: Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ardyn Izunia, Noctis Lucis Caelum, Prompto Argentum
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Gender Bender
Capitoli:
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Fandom: Final Fantasy XV
Character(s): Noctis Lucis Caelum, Fem!Prompto Argentum (Prompta Argentum), Ardyn Izunia
Relationship(s): Het
Pairing: Promptis (Accennato LuNyx)
Rating: SAFE
Warnings: Alternative Universe (AU), GenderSwap, Inspired by Frozen (2013), Inspired by Anastasia (1997), Inspired by Tangled (2010), Magic, Fem!Prompto, Major Character Injury, Injury Recovery
Genere: Fantasy, Introspettivo
Conteggio Parole: 5580
Note:
1. In questa fic, Prompto è una donna e si chiama Prompta.
2. In questo universo non è mai esistita la Guerra degli Dei e non esiste neanche la guerra tra Niflheim e Lucis.
3. Non è un mondo “moderno” come quello di FFXV, diciamo che è simil-medioevo.
4. La Piaga delle Stelle non è quella che conosciamo noi. Come ben sappiamo, quella malattia prende origine dalla malaria, ed io ho deciso di trattarla in quel modo.
5. L’Helleborus è velenoso, ma in passato - se dosato nei modi giusti - veniva utilizzato anche in campo medico.
6. Il Picco di Vogliupe non esiste per quel che so, ma esiste Vogliupe che è la regione di Niflheim dove giace il corpo di Shiva.
7. Ispirato liberamente ad Anastasia e Rapunzel, oltre che a Frozen.
8. Aggiornamenti bi-settimanali. Il Mercoledì e il Sabato.
9. Non betata!

Dediche:

Ho scritto questa fic solo ed esclusivamente per Lera. Lei adora Prompta per via di una gloriosa role che stiamo facendo da più di un anno... e visto che non sono mai riuscita a scriverle un qualcosa di serio su Fem!Prompto mi sono messa in testa di unire alcune delle cose che più adora: Fem!Prompto, la Promptis, Anastasia (*sparge amore*) e infine il collegamento che il fandom ha creato tra Elsa e Prom.
ODDIO ODDIO E' IL 25! QUINDI AUGURI LERA! BUON COMPLEANNO!


Aveva spronato al galoppo il suo Chocobo con lo sguardo ben fisso verso l’orizzonte dove, ben presto, apparve l’imponente figura del palazzo dove Prompta era tenuta prigioniera.

Quella era la meta di Noctis, il campo di battaglia finale che avrebbe messo la parola fine a quel lungo inverno e alle pene che la giovane donna sopportava da ormai troppi anni.

Noctis non si era mai sentito così deciso e sicuro di sé in tutta la sua intera vita, e quando smontò dal suo Chocobo, con la spada in mano, gli sembrò quasi di essersi sempre allenato solo ed esclusivamente per affrontare quel momento… perché, d’altro canto, quella sarebbe stata la battaglia più importante di tutta la sua esistenza.

Forte dei poteri che scorrevano naturali del suo corpo grazie al suo essere uno dei Figli di Bahamut , spalancò le porte del palazzo annunciando a muso duro la sua presenza.

«Ardyn! Mostrati a me», ordinò, lasciando che la sua voce rieccheggiasse nelle gelide mura in pietra di quell’antica struttura.

Attento ad ogni attacco a sorpresa, rimase in posizione di guardia. Ardyn lo aveva sorpreso una volta, e non sarebbe successo una seconda.

Dei passi attirarono la sua attenzione e l’Imperatore di Niflheim fece la sua comparsa in cima all’immensa scalinata che conduceva ai piani superiori. L’uomo, benché avesse indossato sul viso un’espressione di divertimento, non riusciva a nascondere del tutto un pizzico di stupore che sembrò però palesarsi poco dopo con le sue parole.

«Ma che curiosa sorpresa… sei sopravvissuto, e sei stato così incauto da tornare qui a cercare la morte», lo accolse. Era diverso dal loro primo incontro, non era più avvolto da un alone rosso fiammante, e grazie alle informazioni ricevute dai Siderei, Noctis comprese che quello doveva essere il vero Ardyn , e non uno dei suoi cloni… e che doveva ovviamente stare attento alla possibile comparsa di quei doppioni.

«Non sono qui per morire», rispose con decisione, stringendo con più forza la sua arma, «dov’è Prompta?»

Le labbra di Ardyn si piegarono in un sorriso malizioso.

«Sei qui per lei, quindi…», commentò, scuotendo il capo, «sei così crudele da volerle spezzare il cuore con la tua morte? Posso realizzare con estrema facilità e gioia questo tuo desiderio», aggiunse infine.

«Non esserne così convinto», ringhiò Noctis, «metterò la parola fine al tuo regno qui su Niflheim e Prompta potrà finalmente vivere e assumere il ruolo che le spetta dalla nascita».

Quella sua affermazione sortì l’effetto desiderato, e gli occhi ambrati dell’uomo lampeggiarono d’ira e stupore.

«Tu… chi sei?», domandò Ardyn, fermandosi ad una decina di metri da Noctis. Il suo tono non era più mellifluo, ma più velenoso e minaccioso. Era come una bestia colta in trappola e pronta a sfoderare gli artigli in un violento attacco.

«Sono il Principe Noctis Lucis Caelum, Figlio di Bahamut. E con il potere che mi è stato dato dagli Dei riporterò la vita in questa terra», dichiarò con orgoglio, scagliandosi con la sua spada contro Ardyn.

Fu un muro di fuoco quello che bloccò il suo attacco, costringendolo in un lampo a trasformare la sua azione offensiva in una difensiva. Sentì subito sul viso il calore delle fiamme troppo vicine e dovette combattere contro i forti segnali di pericolo della sua mente gli stava mandando. Ma fortunatamente la sua risoluzione e il suo istinto sembrarono avere la meglio, e lo guidarono in quello scambio di fendenti d'acciaio e lame infuocate, deve Noctis tentò prima di tutto di colpirlo o quantomeno di riuscire a infrangere quello scudo.

«Il Principe di Lucis… non sai quanto mi fa piacere incontrarti di persona. Inoltre, la tua morte renderà estremamente facili i miei piani», commentò Ardyn, continuando ad usare le fiamme per difendersi dagli affondi di Noctis.

Era un combattente esperto, e lo si poteva evincere dall’abilità con la quale stava parando ogni attacco, inoltre aveva anche il totale controllo dei suoi poteri di Figlio di Ifrit e quello lo rendeva un avversario di tutto rispetto oltre che estremamente pericoloso. Ma Noctis non era disposto a lasciarsi sopraffare, e la sua decisione insieme all’energia che scorreva nel suo corpo, lo avrebbero condotto alla vittoria. Doveva essere così, non vi era spazio per la sconfitta.
L’acciaio della sua lama continuò a scontrarsi contro le lingue di fuoco di Ardyn e solo in un improvviso momento di stallo, nella totale parità di quella battaglia, Noctis si rese conto del fiato corto dell’uomo. Era abile, quello lo aveva già appurato, ma anche lui stava iniziando a provare una certa fatica, e quella certezza, che sicuramente aveva raggiunto anche l’uomo, strappò nel più giovane un brivido. Una sorta di nuovo campanello d’allarme, ben diverso da quello che aveva sentito fino a quel momento.
«Ti do atto del tuo coraggio, Principe», dichiarò Ardyn, «ma vediamo come te la cavi con altri me », aggiunse, mentre il suo corpo veniva avvolto dalle fiamme, dalle quali emerse un suo clone, differente dall’originale solo dall’alone di fuoco che lo stava circondando. Un velo che, probabilmente, era visibile solo a Noctis grazie alle sue abilità.

Il Belligerante era la luce, la verità. Per quel motivo Noctis era sempre stato in grado di vedere la differenza tra realtà e menzogna. Aveva sempre associato quell’abilità al suo istinto, ma in quel momento sapeva di dover ringraziare Bahamut per quella straordinaria capacità.

Si concentrò ulteriormente e si chiuse in difesa mentre Ardyn e il suo clone iniziarono ad attaccarlo con il solo intento di ucciderlo. Arretrò un poco ma non si arrese, anzi tentò invece di scorgere un punto debole, un’apertura negli attacchi dell’uomo che gli permettesse di colpirlo.

Le abilità che gli erano state donate dagli Dei lo avrebbero aiutato sicuramente, e infatti fu solo questione di un attimo. Un singolo lampo che rispose a una terza e familiare voce, quella di Prompta, che con stupore aveva esclamato un: «Noctis!»

Era bastato quello per far distrarre il clone di Ardyn, perché la comparsa della giovane donna non era stata calcolata e a Noctis agì di conseguenza, facendo calare un fendente sul capo di quell’illusione di fuoco. Il potere che scaturì da quell’attacco fu tale da investire anche lo stesso Noctis che si ritrovò sbalzato indietro di qualche metro.

Sorpreso dall’intensità di quell’onda d’urto, abbassò lo sguardo sulla sua spada, scoprendola vibrante di luce ed energia… la stessa che scorreva nel suo corpo. Bahamut aveva detto che avrebbe scoperto come e quando utilizzare il suo potere, e in quel momento comprese di non avere più dubbi.

«Noctis!», lo chiamò ancora Prompta e il giovane uomo, attratto dalla voce dell’altra, alzò gli occhi su di lei mentre Ardyn, rimasto a sua volta stranito da quell’esplosione di energia, sembrò voler permettere quella riunione e non fece nulla per fermare Prompta mentre questa, con le mani strette su una lunga e leggera gonna fatta di strati di vaporoso tulle di un morbido celeste, correva incontro a Noctis.

Era quasi irriconoscibile con i capelli sciolti che ondeggiavano ad ogni movimento, ma soprattutto aveva messo via i suoi comodi indumenti giornalieri per indossare quell'abito dalla ricca gonna e con busto, che le lasciava braccia e schiena scoperte, che veniva invece fasciato da una stoffa color cobalto, così aderente al suo corpo da sembrare quasi una seconda pelle. Metteva in risalto le sue forme con un gioco di trasparenze sui fianchi, e per quanto potesse apparire stupenda quell’abbigliamento fece quasi irritare Noctis. Perché quello era uno dei crudeli e malati giochi di Ardyn, l'ennesima sottomissione perpetrata ai danni di quella giovane donna.

Allontanò quei pensieri per andare a perdersi per un istante nel viso di Prompta, sfigurato in un’espressione indecifrabile, che andava dalla gioia alla paura, e che divenne all’improvviso pregno sollievo e incredulità quando questa lo abbracciò di slancio.

«Prompta…», sospirò Noctis per quel contatto.
«S-sei vivo…», la sentì esalare, nascondendo il volto nell’incavo del suo collo, mentre lui istintivamente si ritrovava a ricambiare quella stretta con un braccio, senza però perdere mai il contatto visivo con Ardyn, il cui viso aveva assunto un’ombra di crudele soddisfazione, perdendo lo stupore di poco prima.

«Ti porterò via da qui…», sussurrò in risposta, «ti libererò dalla prigionia di questo mostro».

«M-ma… i tuoi nipoti…», mormorò Prompta confusa, e il cuore di Noctis si strinse dinanzi a quelle sue innocenti parole. Lei era in pericolo, eppure stava mettendo davanti alla sua stessa esistenza quella di qualcun’altro. L’abnegazione di quella giovane donna era così grande da renderla quasi irreale.

«Loro saranno salvi solo quando Ardyn non esisterà più, è una minaccia per l’intera Eos», dichiarò, sussultando quando l’uomo appena nominato iniziò ad applaudire fintamente toccato da quella riunione.

«Davvero commovente», commentò, «peccato che questa sarà la tua tomba. Avresti potuto trascorrere i giorni che ti rimanevano al sicuro, nella tua tanto amata Lucis… e invece… morirai qui, Principe».

Noctis strinse la presa attorno alla vita di Prompta, come per proteggerla ulteriormente.

«P-principe?», ripeté sorpresa la giovane donna.

«Come? Non lo sai? Eri disposta a seguirlo senza sapere chi fosse realmente?», intervenne Ardyn, impedendo a Noctis di prendere la parola, «Il qui presente è il Principe di Lucis, si fidava a tal punto da tenerti nascosta la sua identità», insinuò maligno.

«Io sono solo Noctis, il mio ceto sociale non è importante», riuscì a rispondere, sperando di riuscire a rassicurare Prompta con quelle sue parole.

Era vero, aveva tenuto segreta la sua vera identità, ma aveva sempre odiato le persone che si avvicinavano a lui con gentilezza solo per il tuo titolo nobiliare… e per lui era stato importante legare con Prompta senza il peso della corona di Lucis sul capo.

«Voleva usarti», riprese Ardyn, facendo tremare la giovane donna.

«Non è dissimile da ciò che hai fatto con Prompta e da ciò che avevi intenzione di fare… giuro che non farai più del male a nessuno. Hai già spezzato troppe vite con questa tua follia».

L’uomo ghignò e dal suo corpo ripresero a nascere nuove fiamme, forti e intense.

«Voglio proprio vederti provare, Principe… e voglio vedere la disperazione negli occhi di Prompta quando piangerà sul tuo cadavere».

Noctis si scostò dalla giovane donna, facendo un passo in avanti per farle da scudo con il suo corpo. La sua spada stava di nuovo brillando, pregna del potere del Belligerante.

«T-ti prego… n-non devi… pensa alla tua famiglia…», lo supplicò Prompta alle sue spalle.

«Ardyn non ha pensato alla tua famiglia quando l’ha sterminata per salire al potere», rispose, mentre il sorriso malizioso dell’uomo si allargava, «non ha pensato alle altre vite che ha portato via per la sua brama di potere».

Prompta sembrò irrigidirsi alle sue spalle.

«La mia famiglia?», ripeté debolmente.

«Il tuo vero nome è Nives Argentum, e sei la Principessa di Niflheim. Ardyn ha ucciso i tuoi genitori per prendere il potere come Imperatore di questo regno… e ti ha tenuta prigioniera per sfruttare i tuoi poteri. Ha alimentato il tuo terrore e quello degli abitanti, ha macchiato di sangue la neve sin dall’inizio», dichiarò Noctis, con decisione. Era stato duro e diretto, ne era pienamente consapevole, però Prompta doveva sapere la verità e non voleva che fosse quell’essere a distorcerla ancora una volta a suo favore.

La giovane donna alle sue spalle trattenne il respiro in un singhiozzo. Tappandosi la bocca con le mani con gli occhi sgranati sia per la sorpresa che per altre emozioni troppo forti per poter trovare un nome.

«Prompta… mi dispiace», mormorò, ma l’altra sembrò non volerlo neanche sentire. Infatti, pallida come un fantasma, la giovane corse via senza che Noctis potesse fare niente per fermarla.

«Quanto sei stato crudele…», lo schernì Ardyn riattirando su di sé la sua attenzione, con le mani che si erano di nuovo infuocate, «il tatto non è il tuo forte, immagino… ma non importa. D’altro canto, presto sarai morto…»

Era ironico e malizioso, e Noctis nel sentire quelle parole si lasciò guidare dal suo istinto. Sollevò infatti la spada e quel suo gesto di difesa fu provvidenziale e lo aiutò a bloccare il nuovo attacco dell’altro uomo. Le fiamme gli lambirono ancora il viso, ma ignorando quel fastidio scattò a sua volta in avanti per poter contrattaccare.

Le lame di fuoco di Ardyn si incrociarono più volte con la sua, e ad ogni contatto venivano generate delle accese scintille che non facevano altro se non incitare i due in quell’aspra battaglia senza esclusione di colpi.

Le loro abilità iniziarono ben ad equivalersi e anche se Ardyn continuò ad attaccare in perfetta sincronia con i suoi cloni, Noctis non si lasciò mai prendere alla sprovvista. Si era creato uno strano e pericoloso equilibrio che solo la stanchezza avrebbe potuto spezzare, ma nessuno dei due sembrò voler perdere terreno.

Erano animati entrambi da sentimenti forti e contrastanti, esperienze di vita diverse che li avevano portati ad essere avversari in quell’ultima battaglia.

La sconfitta non era contemplata per nessuno dei due, ma mentre il cuore di Ardyn era pieno di oscurità e cupidigia, quello di Noctis era guidato dalla giustizia. Non avrebbe mai permesso a quell’uomo tanto crudele, senza un pizzico di umanità, di vincere e di distruggere Eos, portando definitivamente via innocenza di Prompta. Noctis stava combattendo per quello, e niente l'avrebbe mai fermato.

Tuttavia, tra le sue convinzioni e la realtà vi era un netto divario, e la stanchezza, anche se provata dallo stesso Ardyn, iniziò a far rallentare i suoi movimenti.

Muoveva la spada con precisione, respingeva gli attacchi nemici e con possenti fendenti distruggeva i cloni del suo avversario… ma lungo andare la sua foga divenne via via più blanda.

Non perse mai la concentrazione, neanche in quel momento di difficoltà, sperando al tempo stesso che la sua resistenza fosse maggiore di quella di Ardyn.

«I poteri di Bahamut… quale inutilità», lo stuzzicò l’uomo con ironia e disprezzo, forse per nascondere quel momento di impasse, «Una spada luminosa per sconfiggere i poteri del Figlio di Ifrit… ti ha mandato a morire».

Noctis strinse i denti, colpendo ancora una volta le fiamme create dall’uomo.

«Avrei preso questa scelta anche senza i poteri di Bahamut», rispose con sicurezza. Perché si trattava di fare la cosa giusta per un bene maggiore, per proteggere il futuro di tanti innocenti, ed era un qualcosa per la quale valeva la pena di morire.

Ardyn rise per quella sua affermazione e, con una nuova vampata di calore, Noctis si ritrovò costretto ad arretrare fino ad un muro alle sue spalle.

«Povero sciocco idealista», dichiarò, lanciando contro l’altro nuove palle di fuoco che il più giovane fu costretto a schivare rotolando di lato, portandolo suo malgrado a comprendere quanto quella mossa fosse stata un grave errore. Aveva perso il ritmo e l’equilibrio era stato spezzato proprio dall’astuta mossa di Ardyn. Non che fosse riuscito a distrarlo ma costringendolo a parlare lo aveva spinto a non tenere più conto del campo di battaglia, e davanti al muro che gli aveva impedito i movimenti che aveva fatto fino a quel momento aveva trovato nella difesa la sua unica salvezza.

Imprecò con le labbra strette e continuando ad usare la spada come scudo tentò di proteggersi e di cercare con non poca necessità di recuperare il terreno perduto, un tentativo disperato vista la stanchezza che stava gravando sulle sue spalle.

Aveva fatto del suo meglio ma non era stato abbastanza e quando la sua spada volò via dalle sue mani ferite dalle fiamme, non potè far altro se non cercare di schermare il viso con le mani in attesa dell’attacco dell’uomo che sarebbe arrivato senza più nessun impedimento.

Aveva perso l’equilibrio e con la schiena contro il muro aveva solo teso la mano in avanti, chiudendo istintivamente gli occhi… il suo cuore batteva all’impazzata e per quanto continuasse a sentire il bisogno di combattere, era ben consapevole di aver raggiunto un punto di non ritorno. La sconfitta era prossima e bruciava, lo feriva più delle fiamme del suo avversario.

Tuttavia, il colpo che il suo corpo stava attendendo non giunse. Avvertì però un sibilo e un gemito di sorpresa e di dolore che lo costrinse a riaprire gli occhi… scoprendo, come in un incantesimo, delle cristalline armi luminose che placide stavano galleggiando attorno a lui. Non erano dissimili da quelle con le quali Bahamut veniva sempre raffigurato nei dipinti e in tutte le allegorie. Quello era uno scudo, che aveva risposto alla sua necessità di protezione e che era riuscito ad evocare solo nel perdere la sua arma.

Nonostante ciò, non fu la comparsa di quelle armi ad aver realmente fermato Ardyn. L’uomo si stava tenendo una mano sanguinante e gli occhi, fiammeggianti, si erano spostati verso un lato della sala che era stata il teatro di quella battaglia. Noctis ne seguì lo sguardo, trattenendo il fiato dinanzi alla figura di Prompta armata di arco e faretra.

La vide incoccare una nuova freccia e prendere la mira con precisione e decisione. Indossava ancora quell’abito tanto bello quando inadeguato alla sua personalità innocente e dolce, ma tutto in lei ispirava sicurezza e risoluzione.

«Allontanati… o… o la prossima freccia la i-indirizzerò al cuore», dichiarò Prompta con fierezza, e anche se la sua voce stava tremando, la sua presa sull’arco era ferma e decisa. Non vi era esitazione nei suoi occhi arrossati per il pianto che, probabilmente, l’aveva scossa fino a pochi minuti prima.

«Piccola ingrata…», sibilò Ardyn, con tono iroso, «stai tradendo il tuo protettore, colui che ti ha accudita e allevata per tutti questi anni!»

«Mi hai privata dei miei genitori! Della mia libertà! Mi… mi hai fatto credere di essere un’assassina! Quando sono le tue le mani sporche di sangue!», esclamò la giovane donna, combattendo contro la necessità di piangere ancora ma senza mai abbassare l’arco, «Non ti permetterò di uccidere Noctis! Non ti permetterò di uccidere nessun’altro!»

Era risoluta e coraggiosa, una vera guerriera… e fu proprio quello a spingere Noctis a sollevarsi, riprendendo rapidamente fiato e coraggio. Non era ancora finita e avrebbe combattuto fino allo stremo se necessario, perché anche Prompta era pronta a fare lo stesso.

«Ardyn!», lo richiamò infatti con decisione, con le armi cristalline che galleggiavano al suo corpo in modo quasi pacifico nella classica calma prima della tempesta, «Sono ancora io il tuo avversario!»

«Sei duro a morire, Principe Noctis», ringhiò l’uomo.

Il nuovo attacco di Ardyn venne parato con facilità dalle armi di Noctis che, sempre guidato dal suo istinto - dai poteri del Figlio di Bahamut -, riuscì a indirizzarle e a muoverle con una facilità quasi impressionante. Era sempre stata quella la sua abilità nascosta, aveva sempre visto la verità con i suoi occhi e l’attenzione che aveva sempre riposto in tutti i suoi combattimenti in quel momento stava prendendo una forma ben precisa.

Ardyn stesso si ritrovò spiazzato tanto dalla presenza di quelle armi tanto quanto dalla naturalezza dei movimenti di Noctis, ma neanche quel sentimento di stupore sembrò poterlo fermare. Continuò infatti ad attaccare con altrettanta ferocia… sembrando sempre di più una bestia in gabbia, capace solo di mostrare gli artigli in dei disperati tentativi di difesa.

La situazione che era andata a crearsi era sempre più chiara per Noctis, ma non per quello abbassò la guardia né avrebbe permesso a quell’uomo di coglierlo ancora impreparato.
Alla fine, tuttavia, fu un nuovo intervento di Prompta a forzare quella conclusione tanto agognata. La giovane donna aveva atteso, forse aveva anche combattuto contro se stessa per arrivare a quella decisione, e alla fine aveva scoccato la sua freccia. Preciso e letale, il dardo aveva colpito Ardyn in petto approfittando di una minuscola apertura che solo gli occhi della giovane, abituata alla caccia, erano stati in grado di scorgere.

L’uomo emise un lamento e, portando una mano all’altezza del cuore trafitto dalla freccia, guardò con sorpresa Prompta. Socchiuse la bocca, ma prima di poter provare anche solo a pronunciare chissà quale minaccia, Noctis reagì colpendolo con tutte le sue armi. Le spade di cristallo attraversarono il corpo di Ardyn con una facilità quasi inumana fino a farlo stramazzare al suolo, privo di vita.

Lo stesso Noctis cadde per terra, con il fiato corto, osservando il suo avversario immobile sul pavimento come se si aspettasse chissà quale attacco. Ma non accadde niente, Ardyn rimase fermo nella morte e le fiamme che avevano lambito mobilio e la sala fino a quel momento iniziarono lentamente a spegnersi.

L’atmosfera pregna di tensione di qualche istante prima sembrava aver raggiunto la pace, che divenne ancor più reale quando Noctis, con le labbra socchiuse esalò un: «È finita…»

Faticava a credere fosse vero e temeva di dover ancora richiamare le sue armi e di combattere di nuovo, senza più possibilità di uscire vincitore da quella battaglia… ma lentamente la certezza di aver messo la parola fine alla tirannia lì su Niflheim iniziò a radicarsi nel suo cuore… convinzione che sembrò cogliere anche Prompta.

Alle orecchie di Noctis giunse infatti un rumore estraneo, e voltandosi vide la giovane donna lasciar cadere per terra l’arco e la faretra. In viso aveva un’espressione di puro terrore, forse anche incredulità, e tappandosi la bocca con entrambe le mani la osservò scivolare lentamente sul pavimento come se le gambe non fossero più in grado di sorreggerla.

Quella reazione spinse Noctis di nuovo in piedi e, rapidamente, raggiunse Prompta per soccorrerla.

Poteva solo immaginare ciò che la giovane donna stava provando. Aveva scoperto la verità sulla sua vita, le era crollato il mondo addosso… ma aveva ugualmente trovato la forza per impugnare un’arma e scrivere da sola il suo destino. Aveva contribuito ad uccidere l’uomo che, per quanto crudele, l’aveva allevata.

Erano sentimenti troppo forti e intensi, e Noctis voleva aiutarla e dividere con lei quel peso.

Si inginocchiò davanti a lei, allungando le mani per sfiorarle le braccia nude. Quel contatto la fece sussultare, spingendola ad alzare lo sguardo verso di lui, e il silenzioso pianto che l’aveva scossa fino a quel momento divenne un lamento ben più forte che la spinse a cercare nel corpo di Noctis un po’ di sostegno.

La strinse a sé senza neanche pensarci, le permise di sfogarsi mentre all’esterno del palazzo imperversava una tempesta tanto disperata quanto sollevata. Quella tormenta non era rabbiosa né portatrice di morte, sembrava invece nutrire una nuova vita… quella che attendeva Prompta da quel momento in poi.

«Va tutto bene…», le sussurrò piano, facendo scorrere le dita tra i morbidi capelli biondi della giovane donna, «è tutto finito… sei libera...»

Continuò a ripetere quelle stesse parole più e più volte, fino a placare le raffiche di vento che colpivano il palazzo e quella regione, fino a riuscire a trasformare i singhiozzi di Prompta un respiro più calmo anche se ancora mozzato da qualche sussulto.

Attese paziente, raggiungendo a sua volta una sorta di equilibrio. Si sentiva esausto e pur volendo gioire per la vittoria, sapeva di non averne il diritto… perché tante persone erano morte prima di quel momento, e lo stesso Ardyn aveva perso la vita.

Non era giusto vincere grazie alla morte altrui, ma sin dall’inizio ogni possibile ipotesi di dialogo era sembrata impossibile. Non avevano avuto altra scelta.

«S-stai bene?», la vocina di Prompta lo fece sobbalzare, e dopo averle permesso di allontanarsi dal suo corpo, andò subito a cercarne gli occhi. Erano ancora gonfi e arrossati, ma le lacrime avevano smesso di scorrere sulle sue guance baciate dalle lentiggini.

«Non preoccuparti per me. Tu piuttosto… tu stai bene?», le chiese, allungando la mano per sfiorarle il viso.

La giovane donna esito, distogliendo per qualche istante lo sguardo.

«N-non lo so…», ammise, abbassando le spalle come se su di esse stesse gravando un enorme peso, «lui… lui n-non è mai stato cattivo con me», soffiò.

Noctis non riuscì a rispondere. Quelle parole erano comprensibili. Ardyn aveva cresciuto Prompta in un modo o nell’altro, e la giovane donna si era ritrovata dinanzi a un mondo nuovo senza più alcuna sicurezza.

«O-ora però… i-inizio a vedere tutta la verità. T-tutte quelle cose che… ho cercato di ignorare in tutti questi anni… s-sono stata così stupida e cieca…»

«Lo comprendo… e mi dispiace che tu abbia dovuto affrontare tutto questo», sussurrò, sperando di riuscire a rassicurarla in qualche modo.

«L’ho ucciso…»

«Non sei un’assassina», quell’affermazione fece sussultare la giovane donna, «Tu ti sei protetta. Hai protetto me e tutta Eos. Lui… lui non ha avuto lo stesso riguardo per i tuoi genitori…»

«Tu… lo sapevi? S-sapevi già tutto?», domandò Prompta con tono incerto, con un pizzico di timore che sembrava averla portata a dubitare dello stesso Noctis, una sensazione che lo spinse a rispondere prontamente con un secco: «No!»

La sua sicurezza fece rialzare lo sguardo della giovane donna, e solo dopo averne incrociato gli occhi, Noctis si permise di riprendere la parola.

«Non sapevo niente, sono stati gli Dei a svelarmi tutto… a mostrarmi chi sei e cosa ti ha portata qui», spiegò, «ma… sarei tornato da te anche se non avessi saputo niente. Non potevo lasciarti qui…».

«Io… grazie», riuscì a mormorare Prompta, con nuove lacrime che stavano andando a riempirle gli occhi, «H-hai… messo a repentaglio la tua vita… p-per me… q-quando a casa ti aspetta la tua famiglia», singhiozzò, costringendo Noctis ad attirarla di nuovo a sé per un abbraccio.

«Ho fatto ciò che era giusto», le disse piano, «e ora che l’Impero è caduto... tu potrai prendere il posto che ti spetta come Principessa di Niflheim. Sarai una figura di pace e non verrai vista come una strega», aggiunse per cercare di incoraggiarla, presentandole il futuro che l’attendeva dietro l’angolo.

Prompta sollevò il capo verso di lui, sorpresa da quelle parole. Non fu difficile per Noctis comprendere i suoi pensieri, immaginare l’incertezza dietro quelle iridi violacee. La giovane donna si era dimostrata insicura in quei giorni che avevano preceduto quell’ultima battaglia, non aveva nascosto le sue debolezze e il fatto che si considerasse meno di niente... e in meno di ventiquattr’ore la sua vita era cambiata.

«Non… sono una Principessa… io sono solo Prompta», mormorò, incapace di nascondere un pizzico di paura che colpì Noctis al petto. Per troppo tempo la giovane donna era stata prigioniera di quelle mura, e forse l’aver appena ottenuto quel titolo con un futuro che sembrava già scritto… le era sembrata solo una nuova gabbia.

«Allora potrai essere chiunque vorrai», rispose infatti, accennando un piccolo sorriso che sembrò riflettersi timidamente anche sul viso dell’altra.

«Grazie Noctis… per tutto», sussurrò sincera, con un’ultima lacrima che dagli occhi aveva iniziato a percorrere la strada fino all suo mento, dove Noctis la fermò con un dito. Era un gesto intimo e dolce, che lasciò entrambi per un momento interdetti, e per la prima volta l’istinto non sembrò in grado di aiutare il giovane uomo.

Esitò, con la bocca socchiusa in una muta frase. La stessa Prompta sembrò indugiare poi, con un sorriso ancor più timido, si sporse verso di lui per baciargli la guancia.

Fu un contatto delicato e fresco, esattamente come i primi fiori che nascevano sotto la neve all’arrivo della primavera. Una carezza che donò a Noctis un brivido lungo tutta la schiena e che sembrò infine esplodere con un’energia tale che sembrò quasi rieccheggiare in tutta la valle.

Era la magia. Era la pace che Prompta aveva appena ritrovato, l’equilibrio che non era mai stata in grado di raggiungere… e così come la primavera era in grado di riportare la vita, quella speranza appena nata nell’animo della giovane donna sembrò capace di sciogliere il ghiaccio, di eliminare quegli strati di neve che gravavano su Niflheim da ancor prima della sua nascita.

Quel pensiero, che nacque gemello nelle menti di entrambi, li spinse fino alle porte del palazzo e fu lì che i loro occhi, increduli, poterono assistere ai miracoli della magia, ciò che inconsciamente Prompta era stata in grado di fare.

Le loro mani si cercarono, come per avere la conferma di essere per davvero lì e di non essere dinanzi ad una crudele ma bellissima illusione… e solo in quel momento, Noctis, riuscì realmente a comprendere le parole dei Siderei quando gli avevano detto: «Riporta la primavera, Figlio di Bahamut» .




La musica aleggiava leggera nell’aria, resa ovattata dalle immense vetrate chiuse del palazzo di Insomnia. La Cittadella era un tripudio di luci e gioia perché all’interno delle sue mura si stava festeggiando il secondo compleanno dei giovani Principi, Mani e Sol.

Era un traguardo importante, un momento di estrema gioia per tutta Lucis e per i genitori dei Principi che, neanche dieci mesi prima, avevano visto quei bambini sull’orlo della morte a causa di una malattia.

Un miracolo, era stato definito. Un onda mi miracolosa magia che dal cuore di Niflheim aveva risanato ogni terra conosciuta. Perché così era stato, la morte dell’Imperatore aveva fatto tornare la primavera e rinascere la speranza negli animi di tutti gli abitanti di quella terra. Quelle emozioni avevano spinto le persone a insorgere e l’Impero, ormai privo della sua colonna portante, era caduto con una facilità disarmante nel giro di pochi mesi… e solo tramite il generoso aiuto di Lucis e Tenebrae, venne istituita la prima Repubblica di Niflheim.

Sembrava ancora impossibile l’aver potuto assistere a così tanti cambiamenti in così pochi mesi, tant’è che anche gli stessi fautori di quelle metamorfosi ancora esitavano a credere fosse stato possibile.

Prompta Argentum prima su tutti continuava a chiedersi se quello fosse o meno un sogno e cercava nel suo compagno, Noctis Lucis Caelum, una continua conferma.

«Dimmi che è reale», gli chiedeva e all’altro non restava altro se non rispondere con un: «È reale».

Insieme avevano assistito alla rinascita di Niflheim, avevano visto il bianco venire sostituito dal verde della primavera e la vita riprendere a scorrere quasi con naturalezza in quelle terre che, a detta di tutti, erano state maledette dagli stessi Siderei.

Erano stati momenti di gioia e incredulità, ma anche di estrema incertezza dinanzi alle infinite possibilità che si erano presentate agli occhi di tutti. La strega non esisteva più e ben presto anche l’Impero sarebbe diventato solo un lontano ricordo… e Noctis, insieme a Prompta, si ritrovarono ad affrontare passo dopo passo le conseguenze dei loro gesti.

A partire dalla rinuncia della giovane donna a qualsiasi legame con la famiglia reale di Niflheim.

«Troppe persone hanno sofferto sotto dei titoli nobiliari come Re, Regine e Imperatore… ed io so di non essere in grado di cambiare tutto questo», aveva detto con saggezza, scoprendo solo mesi dopo quanto quella sua scelta fosse invece stata indirettamente capace di mutare il suo intero Regno.

Voleva solo essere Prompta ed essere libera, e Noctis poté solamente accettare quella sua decisione. Le restò accanto, portandola con sé a Lucis per farle scoprire il mondo… per donarle quella vita che le era stata negata troppo a lungo.

La accompagnò in ogni viaggio, saziando la sua curiosità e coltivando con lei dei sentimenti forti e sinceri, resi ancor più profondi dalle esperienze che avevano legato le loro anime. E dieci mesi dopo erano ancora lì: insieme. Con la musica ovattata dietro le vetrate del balcone, con la luna e le stelle a fare loro compagnia.

Indossavano abiti eleganti per l’occasione, il Nero di Lucis per Noctis e un abito azzurro e bianco per Prompta, con inserti e decorazioni oro sul corpetto e un candido pellicciotto sulle spalle.

Le loro mani erano unite in una stretta intima e pregna di fiducia, sensazioni ed emozioni che si riflettevano con chiarezza nei loro occhi quando i loro sguardi iniziarono a cercarsi l’un l’altro.

Noctis non poté fare a meno di donarle un sorriso e di alzare la mano per sfiorarle il viso macchiato da migliaia di lentiggini. Gli occhi di Prompta brillavano di gioia ed emozione e, socchiudendoli, si sporse verso il suo compagno che non esitò a far unire le loro labbra in un bacio leggero come la carezza di una piuma.

Il silenzio sembrò abbracciare quegli istanti che sembrarono sia durare un’intera vita che un battito di ciglia. La musica era scomparsa, così come il lieve vociare degli invitati alla festa, e il ritmo regolare dei loro cuori li cullò fino a quando Noctis non avvertì un qualcosa di fresco sfiorargli il viso.

Si separò un poco dalla sua compagna, appoggiando poi la fronte contro la sua con leggero sorriso sulle labbra. Le accarezzò il naso con il suo, soffiandole poi sulle labbra un delicato: «Prompta… stai facendo nevicare».
La giovane donna sbatté gli occhi sorpresa, ridacchiando poi per quella sua inconscia reazione. Perché quella neve che stava accarezzando la Cittadella, non altro era altro se non la dimostrazione materiale della gioia e della libertà che ormai le risiedeva nel cuore.

«Sono… felice », mormorò infatti lei senza nascondere l’emozione e delle piccole lacrime d’emozione che avevano iniziato a percorrerle il bel viso. Noctis, annuì con un’espressione pregna d’affetto e amore, e asciugandole il volto con la sola punta delle dita, si piegò ancora sulla sua amata per catturarne la sua morbida bocca in un nuovo bacio.

Il loro amore era in qualche modo nato tra le gelide nevi di Niflheim, ed era stato messo a dura prova dal ghiaccio e dal fuoco, ma alla fine se era rivelato essere più forte di ogni altra cosa… e tra quei fiocchi di neve fuori stagione, che con la loro delicatezza stavano lasciando sorprese tutte le persone lì presenti - «È un dono degli Dei per omaggiare il Principe e la Principessa» , lo avrebbero definito in seguito -, loro rinnovarono con nuove promesse quel legame.

Dei sommessi “Ti amo”, soffiati a fior di labbra accompagnarono quei momenti di pace. L’epilogo perfetto di quel capitolo che sarebbe diventato l’inizio di un nuovo episodio della loro vita.




Note Finali:
E con questo capitolo si conclude l'avventura di Noctis e Prompta! Colgo l'occasione per rinnovare gli auguri a Lera**
Ti voglio un sacco di bene stellina çAç Spero che la fic ti sia piaciuta, tanto quanto io mi sono divertita nello scriverla! So che non è il massimo ma spero di averti strappato almeno un sorriso!

Credits:
L'immagine alla fine del capitolo è lo splendido disegno che ha fatto Miryel per il compleanno di Lera. Prompta viene ritratta con l'abito della scena finale. Nel link che segue trovate la pagina per rebloggare e mipiacizzare il disegno originale... quindi cliccate e amate!

Ultima cosa:
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