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Autore: kunoichi_chan009    25/04/2018    0 recensioni
Dal primo capitolo:
-Con un sospiro affondo i piedi nella neve già piena di impronte ripensando al pomeriggio passato con Chouchou nel negozio di dango: il profumo delizioso dei dolci, la cortesia del personale, le chiacchere allegre e, sul finale, una tremenda nausea. [...] Immediatamente dopo di me era uscita Chouchou che aveva messo fine alla nostra giornata con l’ultima frase che mi sarei aspettata da lei “Sarada, non è che sei incinta?”.
Tre capitoli sulla famiglia della BoruSara, dai primi tempi a qualche anno più tardi.
1. Questo è il suo cuore
2. Al ritmo del suo cuore
3. Sento il suo cuore
Avviso "OOC" solo per sicurezza.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boruto Uzumaki, Chouchou Akimichi, Sarada Uchiha
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'BoruSara'
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3\3                             Sento il suo cuore
 
 
 

Sayuri saltellava agilmente per il viale bagnato, si sentiva un po’ in imbarazzo a  pestare i piedi nelle pozzanghere ma non riusciva proprio ad impedirselo, era troppo divertente. Gli stivaletti rossi erano macchiati in più punti, ma essendo di gomma ci avrebbe messo pochissimo a ripulirli.
Poco più avanti la sua migliore amica si guardava attorno mangiando l’ennesimo pacchetto di caramelle gommose della giornata, per poi tornare con lo sguardo sulla bambina che schizzava acqua ovunque.
-Quando eravamo piccole non vivevi da queste parti?- chiese masticando con gusto, Sayuri si guardò attorno per un attimo e, riconoscendo la zona, annuì –Oltre questa casa c’è il palazzo in cui abitavamo, puoi vedere il tetto anche da qui.
-Era un bell’appartamento se ricordo bene
-Lo era, ma quando sono nati Shota e Ryu è diventato troppo piccolo. Papà dice sempre che o entravano le culle o entravamo noi. Un po’ mi dispiace aver cambiato casa, ma nella nuova ho avuto una camera più grande e un giardino immenso per giocare.- le rispose Sayuri ricordando il giorno in cui era diventata sorella maggiore quattro anni prima.
Improvvisamente le cadde l’occhio sull’orologio che aveva al polso e quasi divenne più pallida del solito
-Choko è tardissimo, il pranzo inizierà tra poco!
-Oh no, Nonna Karui mi ha minacciata di dimezzare il dolce  se arrivo in ritardo!- esclamò preoccupata l’altra bambina correndo verso casa insieme all’amica.
 

Choko Akimichi era identica alla madre, sia nei colori che nella forma fisica, la sola cosa in cui si differenziava era l’acconciatura, dato che la bambina preferiva un taglio corto e comodo. Quando Chouchou si era accorta di essere incinta, poco dopo la nascita di Sayuri, quasi non era riuscita a crederci.
Quando era toccato a Sarada, pochi mesi prima, si era ripromessa di stare ancora più attenta del solito per non fare lo stesso errore, invece c’era cascata anche lei. Come aveva previsto sua madre si era infuriata ed era toccato a suo padre calmarla, quando lei e Mitsuki avevano comunicato la notizia ai coniugi Akimichi il ragazzo si era persino messo tra la sua ragazza e Karui tanto spaventosa era la faccia della donna.
Orochimaru si era limitato a fissarli con sguardo vacuo iniziando subito dopo a chiedersi come avesse fatto il figlio a generare una vita, dato che non aveva fatto tanta attenzione a quel particolare quando l’aveva creato. Inutile dire che il ragazzo si era rifiutato di fare da puntaspilli al genitore per qualche esperimento di dubbio gusto. Una volta accettata la realtà dei fatti, grazie anche alla presenza della piccola Sayuri, Karui aveva iniziato a prendersi cura della figlia cucinando con ancora più dedizione di prima e Chouchou, che si era già data della stupida per aver definito “errore” la gravidanza di Sarada dopo aver visto la gioia dei suoi amici una volta risolti i malintesi, si era completamente pentita per aver pensato la stessa cosa del suo bambino. Come poteva non amarlo? Per quanto impossibile avrebbe giurato di sentirlo crescere. Fu una sorpresa scoprire di aspettare dei gemelli, e una sorpresa ancora più grande vederli per la prima volta. Un maschio e una femmina, lui identico a Mitsuki e lei alla madre. Per il colore della pelle della bambina e la golosità della ragazza che durante la gravidanza era triplicata avevano chiamato la piccola Choko*, e il maschietto, chiaro come la luna, Choshira**.
I gemelli erano nati in tempo per finire nella stessa classe di Sayuri***, ma anche prima di avere l’età per andare all’asilo era stato impossibile separare i tre bambini. Mitsuki e gli altri si divertivano a dire che un giorno Sayuri e Choshira si sarebbero messi insieme, tanto per dare fastidio a Boruto che ormai era perfettamente calato nella parte del papà geloso, ma a Sarada e Chouchou sarebbe davvero piaciuta quella prospettiva. Quando sentivano quei commenti i bambini reagivano tutti in maniera diversa: Sayuri dimostrava la sua appartenenza agli Uchiha fissando gli adulti con sguardo impenetrabile, Choshira esibiva lo stesso sorriso enigmatico del padre e Choko fissava i due con occhi sardonici, quasi si preparasse già al momento in cui avrebbe potuto prendere in giro i futuri piccioncini.
 
-Sayuri, potresti svegliare Shota e Ryu?- chiese Boruto mettendo il riso nelle ciotole mentre Sarada finiva di preparare il salmone, la bambina annuì leggermente scendendo dalla sedia e avviandosi verso la stanza dei fratelli pronta a passare i successivi minuti cercando di svegliarli.
Shota e Ryu Uchiha, gemelli eterozigoti, dormivano profondamente in pose, a parere della sorella, poco umane. Entrambi con la testa fuori dal letto che quasi toccava il pavimento sembravano la quintessenza della comodità. Come sempre condividevano il letto, neppure i loro genitori avrebbero saputo dire a chi appartenesse dato che non avevano mai dormito separati, tanto che Sayuri iniziava a chiedersi perché ce ne fossero ancora due nella camera.
Con un sospiro si avvicinò ai fratelli studiando il piano d’azione: svegliando prima Shota, tutto occhi azzurri e capelli biondi, avrebbe ottenuto solo un gran pianto che si sarebbe protratto per minimo mezzora, svegliando prima Ryu la situazione poteva essere salvata, Shota si calmava sempre nel vedere che il fratello era già sveglio, ma Sayuri aveva notato che il bambino sembrava indispettito nell’essere sempre il primo a svegliarsi. Dopo qualche istante allungò la mano verso i capelli neri del fratellino e li scompigliò dolcemente, subito due occhi neri come i suoi si aprirono per guardarla leggermente accigliati. Aveva nuovamente scelto la via più sicura.
Continuando a mantenere una degna espressione contrita Ryu fissò la sorella cercare di svegliare Shota, chiedendosi se non fosse meglio iniziare a seguirne l’esempio e piangere appena svegliato.

 
Quando Sayuri aveva compiuto due anni i suoi genitori si erano sposati e a cinque era diventata sorella maggiore, era stato strano scoprire che la mamma aspettava dei gemelli, non erano molto comuni a Konoha e lei se li era ritrovata in famiglia e come migliori amici.
I suoi genitori avevano sempre lavorato molto ma non le avevano mai fatto pesare la loro assenza, erano presenti tutte le volte che potevano e, quando non era possibile, famiglia e amici arrivavano in aiuto. C’era da dire che Sarada e Boruto erano stati fortunati con la loro primogenita, Sayuri era una bambina tranquilla che non creava mai problemi, aveva anche accolto con gioia l’arrivo dei fratellini per nulla preoccupata nel non essere più la piccola di casa. Lo stesso non si poteva dire dei gemelli. Sarada sapeva perfettamente che il carattere non andava con la genetica, lo sapeva, eppure ogni volta che guardava Shota e Ryu si chiedeva se non fosse meglio avviare un qualche studio per dimostrare il contrario. Quando lei e Boruto avevano comunicato l’arrivo del loro quartogenito era scoppiato il pandemonio. Di base Ryu non era contrario, ma Shota riusciva sempre a trasportarlo e poi beh, nonostante le continue litigate i due rappresentavano ciò che si dice “complicità tra gemelli”, quindi non passava giorno che non guardassero male la pancia della loro mamma che lievitava lentamente.
Subito dopo la colazione Sayuri si precipitò in bagno per prepararsi e, una volta uscita, si assicurò che i fratelli facessero lo stesso. Notando che erano particolarmente collaborativi tornò dai suoi genitori che, tanto per cambiare, stavano discutendo.
-Ti dico che Meruto è un bel nome!- esclamò Boruto insaponando le ciotole con vigore
-Dovrai passare sul mio cadavere- replicò senza battere ciglio Sarada sistemando le pentole asciutte nella credenza
-Eravamo d’accordo nel chiamarlo in assonanza con me e mio padre! Volevamo farlo già la volta scorsa ma abbiamo lasciato perdere quando abbiamo saputo che erano due, non dirmi che hai cambiato di nuovo idea!
-Non ho cambiato idea ma Meruto è orrendo!
-Sono stato d’accordo sin dall’inizio nel chiamare Sayuri con il “Sa” come iniziale, ma avevamo detto di usarlo solo per i primogeniti. Quindi perché dovremmo chiamarlo Saruto?- chiese l’uomo girandosi verso la moglie con sguardo arrabbiato e pronto a dar battaglia, sgonfiandosi subito dopo nel vedere l’espressione confusa di Sarada.
-Fammi capire- iniziò lei riscuotendosi e fissandolo male –stai facendo tutte queste storie perché credi che io voglia mettergli il “Sa” davanti per me?
Boruto, dopo anni di esperienza e pieno di istinto di sopravvivenza, decise di restare in silenzio e guardare la moglie in attesa, senza compromettere ancora di più la situazione
-Boruto ricordi quando parlavamo del nome da dare ai gemelli? Quando pensavamo di chiamarne uno in assonanza con te e tuo padre e uno con il Maestro Konohamaru?
-…Si?- chiese esitante l’uomo non capendo il filo del discorso
-Come si chiama il Maestro? Il nome completo.
-Konohamaru Saruto…bi, Sarutobi.- rispose sorpreso Boruto prestando attenzione per la prima volta al cognome dell’uomo che ancora chiamava “fratellone”.
-Non lo avevi notato eh? È un caso se c’è il “Sa” davanti, in questo modo il nome è in assonanza e possiamo anche dire che è in onore del Maestro.
Subito dopo Sayuri chiuse gli occhi allontanandosi dalla cucina, aveva ancora nove anni e le scene piene di baci non le interessavano molto, né in tv né da parte dei suoi genitori.
Si mise comoda sul divano aspettando l’arrivo della madre, per completare un rituale mattutino iniziato quando dovevano arrivare i gemelli e che la bambina era felice di continuare anche per il nuovo arrivato, che a quanto pare si sarebbe chiamato Saruto.
Sarada si mise accanto a lei e le sorrise dolcemente mentre Sayuri posava l’orecchio sul suo ventre, ascoltando in silenzio e godendosi le carezze della mamma sulla sua testa. Poteva quasi sentire gli sguardi di fuoco dei gemelli verso di lei, erano terribilmente possessivi nei suoi confronti e quasi non riuscì a trattenere un sospiro al pensiero delle scenate che si sarebbe dovuta sorbire quando il piccolo sarebbe nato. Suo padre le fissava appoggiato leggermente allo stipite della porta con le braccia incrociate e un sorriso intenerito in volto, Sayuri non lo vedeva ma sapeva che lo stava facendo, era la routine.
Ignorando tutto ciò che la circondava alzò leggermente il viso per incontrare gli occhi d’onice della mamma che non smise di carezzarle la testa mentre lei sussurrava –Sento il suo cuore.
 

 
*Aggiungere –ko  alla fine di un nome lo rende femminile
**Shira significa “bianco”
***In Giappone le classi non si formano come qui da noi, hanno un sistema diverso per quanto riguarda l’età. Nelle note lo spiego meglio.
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Ciao a tutti!
Finalmente ecco l’ultimo capito di questa piccola raccolta, ma bando alle ciance ci sono tante cose da spiegare, quindi iniziamo.
*Dunque come ho già scritto aggiungere –ko dopo un nome lo rende femminile, inizialmente non mi ero resa conto dell’assonanza di Choko con Choco (ossia chocolate), semplicemente non avevo altre idee per dare alla piccola un nome che iniziasse con Cho.
**Choshira forse non suonerà benissimo, inizialmente volevo chiamarlo Choro, ma non mi sembrava carino che la sorella avesse un nome con un significato e lui no. Shira significa “Bianco”, dato che somiglia a Mitsuki è venuto fuori con la pelle chiarissima e il nome è venuto da se. Sarebbe stato divertente chiamare la sorella “Chokuro” ma ho trovato più divertente Choko (kuro significa nero).
*** Okay, scusatemi ma con una sola riga non mi sarei riuscita a spiegare. Una volta ho letto che il sistema delle classi in Giappone è diverso, non sono riuscita a ritrovare l’informazione e non posso darvi il link preciso ma era una fonte attendibile. Mi spiego meglio: qui da noi nella stessa classe vengono messi i bambini nati dal 01\01\XXXX al 31\12\XXXX, insomma andiamo per millesimo. Se si è nati nello stesso anno si è in classe insieme. Come ho già detto non ho ritrovato l’informazione e non posso esserne sicura, ma mi sembra di ricordare che loro vadano da Aprile a Marzo nella scelta della classe. Sayuri è nata a Giugno, quindi i gemelli hanno fatto appena in tempo a nascere a Marzo e finire in classe con lei. (Non so se avete presente “Piccoli problemi di cuore”, ma i protagonisti sono in classe insieme anche se non sono nati lo stesso anno, appunto per il sistema giapponese).
Okay, finisco col dire che forse è stato un po’ un cliché far restare incinta Chouchou, ma volevo troppo farle avere quei gemelli e impostare una possibile parentela futura tra lei e Sarada grazie all’unione dei loro figli. Semplicemente la storia in cui avrei voluto farlo accadere non credo vedrà mai la luce, sapete quando nella vostra mente create una situazione ma per iscritto non  avrebbe né capo né coda? Ecco, se dovessi scriverla tutto girerebbe intorno al fatto che i loro figli devono stare insieme e non sarebbe poi così piacevole da leggere, quindi realizzo questo piccolo proposito qui.
Grazie mille per aver letto.
A presto

Konny
  
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