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Autore: Teo5Astor    26/04/2018    7 recensioni
Il momento di partire per un nuovo viaggio nel tempo si avvicina sempre di più per Mirai Trunks e Mirai Mai dopo la feroce battaglia contro Zamasu. Un nuovo mondo li attende, con tutti i dubbi e le paure che questo comporta. Il dolore causato dalla separazione dai propri cari e dall'impossibilità di fare ritorno nella propria terra d'origine ormai andata distrutta si mescola con la curiosità di scoprire come potrà essere la loro nuova vita. Nuove sfide, pericolosi nemici e il paradosso di essere gli unici sopravvissuti della propria linea temporale attendono i nostri eroi. In tutto questo, un'unica ma fondamentale certezza a cui aggrapparsi: quella di esserci l'uno per l'altra, sempre.
Nota dell'autore: ogni capitolo è narrato in prima persona seguendo il punto di vista di uno dei diversi personaggi della storia. Inoltre nel testo si nascondono alcune citazioni tratte da canzoni, in particolare di Raige.
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Darbula, Mai, Mirai!Mai, Mirai!Trunks, Trunks, Zamasu
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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10 – Armstrong  (seconda parte)
 
 
«Vai!»
Provo a infondermi coraggio, stringendo forte la lettera nella mia mano sinistra. La lettera in cui ho messo tutto me stesso, in cui ho gettato via la maschera che indosso sempre e da sempre. La maschera dell’eroe senza paura.
Chiudo in un pugno la mia mano destra e me la batto sul petto, sul cuore, per darmi la carica. Esco dalla mia stanza e cammino nel corridoio buio fino a quella di Mai.
Vedo filtrare la luce da sotto la porta. Bene, è ancora sveglia.
Sollevo la mano, pronto a bussare, quando inizio a essere assalito dai dubbi.
Se mi dovesse respingere? E se mi reputasse uno sdolcinato da quattro soldi?
Io sono un guerriero, forse non dovrei dire o scrivere certe cose! Probabilmente una ragazza coraggiosa come Mai non vorrebbe neanche che il suo ragazzo ideale le pensasse, queste cose!
Sto facendo pensieri privi di senso e logica, me ne rendo conto…ma capisco anche di aver paura ad aprirmi in un modo simile.
Voglio tornare in camera mia, ho deciso!
Mi giro di scatto e urto  goffamente un mobiletto del corridoio. Prendo al volo un vaso, lasciando cadere a terra la lettera.
 
Alle mie spalle compare un fascio di luce. «Cosa stai facendo Trunks?!» esclama perplessa Mai dalla soglia della sua stanza aperta.
Devo essere ridicolo in questa situazione, con un vaso in mano e al buio, a tarda sera! Vorrei sprofondare. «Ah, no, niente! Avevo…d- dimenticato una cosa, ma devo averla lasciata in giardino!» balbetto mentre mi allontano.
Ma perché, le ho detto che stavo andando in giardino? Sono proprio un imbranato.
E così mi ritrovo all’aperto sul pianerottolo di casa, senza neanche averne voglia. Meno male che alla fine non le ho consegnato la lettera…un attimo, ma dov’è la lettera?! Cerco disperatamente nelle tasche e mi guardo intorno, ma non c’è traccia. Poi, un flash: il mobiletto, il vaso, la lettera che cade, Mai che mi trova lì e io che scappo come un coniglio impaurito.
 
L’avrà trovata, la starà leggendo di sicuro. Guardo la finestra della camera di Mai, la luce è sempre accesa. Mi siedo sul primo gradino della scalinata che conduce al giardino e resto lì, inebetito, con le mani tra i capelli. Vorrei sparire, credo di non essere mai stato così imbarazzato in vita mia.
Sollevo ancora lo sguardo, stavolta verso la luna. Penso a quello che ho scritto, rifletto sul fatto che vorrei andarmene lì in questo momento, proprio come aveva fatto Armstrong, per fuggire dalle conseguenze del mio gesto. Sorrido tra me e me, dandomi dello stupido.
Osservo affascinato le stelle e penso che, in fondo, una stella per splendere ha bisogno di bruciare.
Credo che se voglio essere davvero felice qualche rischio devo essere disposto a prendermelo, pur correndo il pericolo di scottarmi.
Ammetto che una parte di me continua assurdamente a sperare che Mai non abbia trovato la lettera o magari la reputi uno scherzo.
 
Non saprei quanto tempo possa essere passato, se minuti o ore. Resto seduto a guardare gli astri celesti cercando di non pensare a nulla. Mi concentro sul mio respiro, mi sto tranquillizzando.
In quel momento si apre la porta di casa  e sento dei passi veloci, leggeri, alle mie spalle. Qualcuno mi abbraccia da dietro, stringendomi il petto e appoggiando la testa tra la mia nuca e la spalla. Riconoscerei a occhi chiusi questo profumo.
Il profumo di Mai.
Sento nitidamente i battiti del suo cuore contro la mia schiena, all’altezza del mio, di cuore. Ha un battito profondo, regolare, rilassante. È tranquilla. Questo mi fa stare bene e mi calma, almeno un po’. Cerco di regolare il mio battito per metterlo in sincronia con il suo, ma dopo poco sono costretto a rinunciare. Mi sembra infatti di avere un batterista di un gruppo punk nel petto!
 
Restiamo così, in silenzio, per attimi o forse secoli. So solo che sto bene, sto davvero bene con lei vicina. Il suo contatto, il suo profumo: in fondo, vorrei che questo momento durasse per sempre.
«Ehi» mi sussurra Mai a un certo punto.
Sento il soffio caldo del suo respiro e il suono dolcissimo della sua voce accarezzarmi il collo e l’orecchio. Sento Mai parte di me. È un sensazione stupenda e mi rende ancora più imbranato di quello che già ritengo di essere.
«Ehi» le rispondo.
Non so cosa dire, sono a disagio. Aggiungo: «Hai visto com’è bella la luna stasera?».
«Davvero, è stupenda. Non l’ho mai vista brillare così» mi risponde.
 
Dopo qualche secondo di silenzio, in cui cerco di concentrarmi ancora sul battito del suo cuore, Mai dice sottovoce: «Ho avuto paura oggi, lo sai?».
«Immagino, deve essere stato orribile ritrovarsi ancora trasformati in una statua, dover rivivere l’incubo di due settimane fa. So che hai sofferto a causa di quel mostro, non avrei mai voluto che succedesse di nuovo la stessa cosa!» le rispondo.
«Ma no, stupido, non hai capito!» esclama Mai, per poi aggiungere direttamente nel mio orecchio: «Ho avuto paura di perderti…».
Ho un sobbalzo.
«Non dovevi buttarti in quel modo e nelle condizioni in cui eri contro quella sfera infuocata per farmi da scudo! Ho creduto che fossi morto, pensavo di impazzire imprigionata com’ero in quello stato. Stavo male all’idea di non poterti soccorrere!» continua.
Mentre pronuncia queste parole, sposta il suo braccio destro dal mio petto e mi colpisce timidamente con un pugno sulla spalla. Fa scivolare la testa dietro la mia e la sento appoggiare la fronte sotto il mio collo, all’altezza delle scapole. Capisco che sta piangendo. I suoi singhiozzi mi stringono il cuore in una morsa e mi seccano la gola. Vorrei piangere anch’io, ma sento che devo essere forte. Una lacrima mi riga una guancia ma non lo do a vedere.
 
Mi rendo conto che devo gettare via la maschera e parlare apertamente se voglio che Mai si fidi davvero di me:
«Anch’io ho avuto paura di perderti. Non ho esitato neanche un attimo e lo rifarei ancora. In quella frazione di secondo ho semplicemente realizzato che ero pronto a dare la vita per proteggere la tua. Non potevo permettermi che ti succedesse qualcosa.
Se devo essere sincero, è da due settimane che ho paura. Paura che tu un giorno potessi decidere di cambiare vita, di andartene. Quello che è successo nella prima battaglia con Darbula ti ha spaventato e io non sono stato capace di evitarlo! Non riesco a darmi pace per questo! Se Kaiohshin non avesse bloccato quel demone credo che non sarei stato in grado di distruggerlo e farti tornare normale!
Ti ho sentita distante in questo periodo, mi sembravi diversa. Non ho voluto raccontarti i miei problemi perché non volevo vederti soffrire ancora e mi sentivo in colpa. Sono stato un incapace, sia nei tuoi confronti che in quelli di tutta la gente che conta su di me.
Tutti si aspettano da me qualcosa, tutti pensano che qualunque problema possa presentarsi, io sarò in grado di risolverlo. Solo perché ho questi poteri…ma a volte temo di non essere abbastanza forte da reggere il mondo sulle mie spalle. A volte temo di non poter essere come Atlante. Mi sento schiacciato da queste responsabilità che gravano su di me da quando ho ricordi.
Non poterne parlare con te e l’idea che te ne potessi andare mi ha devastato interiormente.
Rendermi conto che anche tu stavi soffrendo e non riuscire a far niente per aiutarti ha peggiorato tutto. Sono felice sia arrivato l’altro Trunks dal futuro, che abbia distrutto quel mostro e portato a termine lui la missione…io la mia l’avevo compiuta: la mia missione era quella di proteggerti!».
 
Pronuncio queste parole senza mai riprendere fiato, mi sento più leggero ora. Capisco che Mai ha smesso di piangere. È tornata a cingermi il petto con entrambe le braccia.
«Non devi più pensare a una cosa del genere, io non me ne andrò mai, hai capito!? Qualunque cosa accada!» mi risponde con decisione.
Per poi aggiungere: «Questa vita ci ha scelti, io e te siamo stati più forti del destino che era stato scritto per noi. Ti ricordi quando ci siamo conosciuti? C’erano ancora i Cyborg, eravamo adolescenti. E ti ricordi cosa mi avevi promesso allora?»
«Certo, ti avevo promesso la felicità. Io ero convinto che desiderassi la pace ma tu sapevi che prima o poi io sarei stato capace di distruggere quegli androidi. Ti eri resa conto che in una vita come la nostra il vero lusso sarebbe stato la felicità» le rispondo.
«E infatti, come avevo previsto, hai riportato la pace e l’hai anche garantita altre volte. Come pensi che avrebbe fatto Kaiohshin da solo contro Darbula l’altra volta?! Non sono una guerriera, ma ho capito subito che eri tu l’unico in grado di distruggerlo. E oggi!? Quanta gente avrebbe ammazzato, oltre a me, quel mostro senza il tuo intervento?!
Qui tutti hanno fiducia in te, non devi dimostrare niente a nessuno! E per quanto mi riguarda, mi fiderò sempre di te: hai saputo mantenere la tua promessa di quel giorno, mi hai reso felice. Anzi, hai regalato a tutti la felicità!
Ti chiedo scusa per queste due settimane in cui mi sono chiusa in me stessa, ma quest’ultima battaglia mi ha fatto aprire gli occhi. Essere tornata una statua, aver affrontato i miei demoni interiori, aver temuto che tu fossi stato ucciso per salvarmi. Ho capito che nessun mostro dentro la nostra testa fa paura come la vita vera».
 
Resto in silenzio, le sue parole mi hanno toccato.
Finché sussurro: «Grazie. Di tutto. Per esserci e per esserci sempre stata».
Lei mi risponde facendo le fusa delicatamente con la sua testa tra la mia spalla e il collo, come se fosse una gatta. È così tenera…capisco che è felice, sento anche un brivido provenire dal collo. Che mi abbia dato un bacio? Non ci giurerei, ma sarebbe un sogno. Mi piace il contatto con lei.
Mi piace lei.
 
Torno a guardare la luna piena. Così luminosa, così affascinante. Così rassicurante.
Improvvisamente Mai si sposta e me la ritrovo davanti. Mi prende le mani e mi fa segno di alzarmi. Obbedisco, come ipnotizzato.
La guardo. Il chiaro di luna la rende così sensuale e bella che ne resto ammaliato.
 
Si avvicina e appoggia la fronte alla mia, sempre tenendomi le mani. Abbasso lo sguardo.
«Mi hai scritto delle cose stupende in quella lettera, lo sai?», mi dice interrompendo i miei pensieri.
Già,  la lettera! Mi imbarazza molto quella dedica e inizio a balbettare parole senza senso: «Eh, sì, beh, vedi…i-io…n-non è che…».
«Ti amo» mi interrompe. «Ti ho sempre amato».
 
Una sorta di elettroshock mi attraversa il corpo, sento improvvisamente andare in ordine tutti pezzi che si erano rotti dentro di me. Un enorme puzzle che magicamente si ricompone.
Capisco di aver trovato l’ultimo frammento che mancava alla mia anima.
Mi rendo conto di non aver più il cuore spezzato a metà.
 
Alzo lo sguardo, voglio guardarla negli occhi. Godermi il momento che aspetto da una vita.
Sì, Mai, perché è una vita che ti aspetto.
«Anch’io ti amo da sempre» affermo con decisione. «E da oggi lo farò un po’ di più».
 
Vedo gli occhi di Mai brillare, come attraversati da una fiamma. È una frazione di secondo, prima di sentire la sua bocca sulla mia. Mi sta baciando. La sto baciando. Mi sembra un sogno.
La morbidezza delle sue labbra, la dolcezza del suo sapore, il suo profumo…mi sento inebriato, appagato, così vulnerabile e invincibile allo stesso tempo.
Un bacio lungo, intenso, che mi fa palpitare come mai mi era successo prima.
Anche la sua lingua è bramosa, non ero l’unico ad aspettare da tempo questo momento.
Il momento della svolta. Il giorno che arriva e ti cambia la prospettiva. La risposta a tutte le domande.
 
Ci fermiamo per un istante, ci guardiamo negli occhi e poi ci fissiamo reciprocamente le bocche. Per baciarci ancora. Ancora. E ancora.
Non saprei dire quanto. So solo che c’è da recuperare tanto tempo perso. Troppo. Ma per fortuna non è mai troppo tardi per vivere certi momenti. Per vivere certi sentimenti.
 
Credo che io non sarei in grado di staccarmi. Così è Mai a un certo punto a fare un passo indietro, tenendomi sempre le mani.
Sento di essere già dipendente da lei, di esserne assuefatto. Vuole dirmi qualcosa:
«Se davvero siamo destinati a portare il mondo sulle spalle, lo faremo insieme da adesso in poi.
Non sarai più solo. Io ci sarò sempre.
In due, si può lottare come dei giganti contro ogni dolore».
 
La guardo. La luna alle sue spalle la rende simile a una dea.
Sei straordinaria come magia, per me.
Vorrei farti mia, adesso.
Una volta e per sempre.
 
Le rispondo col cuore in mano:
«Grazie, non puoi capire quanto tu sia sempre stata importante per me.
L’unico vero appiglio che mi ha impedito di sprofondare nell’abisso in certi momenti.
Sei la ragione che mi ha sempre spinto a non mollare mai, a reagire, a credere che ci potesse essere un futuro diverso. Che si potesse essere felici.
Tu hai l’anima che io vorrei avere».
 
La guardo ancora negli occhi. Le cingo i fianchi con le mani, la attiro a me con decisione.
La stringo un po’ più forte mentre dico dolcemente, sottovoce:
«Teniamoci stretti stanotte, come nessuno ha mai fatto».
 
 
   
 
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