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Autore: A_Typing_Heart    28/04/2018    1 recensioni
* in corso di revisione * L'Uomo in Blu è una leggenda moderna, un uomo misterioso che appare in un paesino del Sorrentino per rendere omaggio a una lapide senza nome né fotografia. Circolano infinite voci su di lui, sulla sua origine, e sul perché visiti una tomba avvolta dai segreti. Ma nessuno sa la verità, e le motivazioni dell'Uomo in Blu sono radicate al tempo in cui il futuro boss Sawada Tsunayoshi fu ferito in un attentato. Un momento che cambiò la vita del giovane e di chi gli stava accanto per sempre.
Genere: Drammatico, Science-fiction, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Enma Kozato, Mukuro Rokudo, Tsunayoshi Sawada
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Enma non si azzardò nemmeno a respirare mentre si accingeva a realizzare l'impresa di una vita. I suoi occhi rossi erano fissi su un punto così vicino che erano diventati leggermente strabici. Si mordicchiò nervosamente il labbro e sollevò con estrema delicatezza entrambe le mani. Perso dentro una bolla impenetrabile di assoluta concentrazione, non si accorse dell'abitudine che aveva di tirare fuori la punta della lingua quando era molto preso a fare qualcosa di impegnativo. La passò con estrema lentezza sul labbro, quasi in sincro col movimento delle mani mentre posavano le due carte sull'imponente castello. Fece collimare gli angoli e sollevò le mani, restando in totale immobilità come una statua. Teneva. Il castello realizzato con l'intero mazzo di 104 carte teneva. Era completo, con la sua ultima coppia sulla sommità. Enma si allontanò all'indietro senza distogliere lo sguardo, come se invece di indietreggiare per ammirare un'opera finita stesse cercando di sottrarsi a una tigre inferocita.
Aveva fatto cinque passi indietro senza ancora azzardarsi ad abbassare le braccia, ma poi sentì la porta aprirsi. Girò la testa e vide Tsunayoshi entrare nel salottino.
-Tsuna! Tsuna, guarda! Ci sono riuscito!-
-Sì, magnifico.-
-Tsuna... ho finito il castello... con tutte le carte...-
-Sì, Enma, è bellissimo.-
Enma, che in sei mesi che aveva passato con il Decimo non si era mai sentito rispondere con indifferenza, si sentì frustrato. Aveva appena portato a termine l'esercizio più ostico che Gokudera gli avesse mai assegnato, costruire il castello di carte con due mazzi completi per imparare a ottenere il massimo della sensibilità dalle dita meccaniche, e lui nemmeno l'aveva guardato.
-Che cosa c'è, Tsuna?-
-Niente.-
-Non dirmi bugie... eri di buon umore stamattina... che cosa è successo?-
-Sono stanco, Enma, non è successo un bel niente.-
Enma, che poteva essere ignorante ma non era stupido, raggiunse la poltroncina nella quale il Decimo si era lasciato sprofondare. Si sedette sul tavolino in modo da stargli esattamente di fronte e lo fissò.
-Che cosa c'è, Tsuna? La stanchezza non ti ha mai fatto passare la voglia di parlare con me e di chiedermi che cosa avevo fatto mentre non c'eri, anche a costo di addormentarti mentre ascoltavi.-
Tsunayoshi lo guardò negli occhi e alla fine esibì un pallido sorriso. Alzò la mano per accarezzargli la guancia e finalmente lanciò uno sguardo sulla scrivania anticata dove ancora regnava il suo castello.
-Ci sei riuscito, alla fine... bravissimo, Enma... sapevo che ce l'avresti fatta prima o poi. Ci hai messo anche meno tempo di me.-
Enma sorrise, lusingato come lo era sempre quando riceveva un complimento da lui, ma era preoccupato. Continuava a pensare che fosse successo qualcosa, e quando gli toccò la mano ne fu sicuro. Era qualcosa che sentiva quando erano insieme, quando erano vicini: era facile per loro leggersi dentro.
-Dimmi che cosa è successo... per favore, Tsuna.-
Tsunayoshi fissò il lampadario sopra di loro e dopo una breve da furiosa lotta interiore, tese un sorriso che sembrava quasi voler chiedere scusa.
-Mukuro.-
Enma si irrigidì leggermente, dato che non lo sentiva più nemmeno nominare da quando era stato costretto ad andarsene. Visto che Tsunayoshi non si decideva ad aggiungere dettagli, si sforzò di chiedere.
-Mukuro cosa?-
-Oggi mi ha telefonato... è tutta la mattina che prova a chiamarmi, ma avevo riconosciuto il numero e non ho risposto... però poi, mi ha chiamato da un numero diverso... dal telefono del boss dei Millefiore, e lo sa il cielo come ci sia riuscito, ma ho risposto...-
-Cosa voleva per insistere così?-
-Mi ha detto che sta tornando a casa.-
-Sta... cosa?-
Enma, che fino a poco prima era perfettamente sereno e anche orgoglioso di se stesso, sprofondò nel baratro. Non gli piaceva subire la presenza del guardiano della nebbia, gli era ostile ben oltre ciò che la comprensione umana avrebbe spiegato ed era un uomo pericoloso. Non era a posto con quella sua testa geniale, geniale ma malata, ed Enma non poteva essere felice di rischiare di essere nuovamente il suo bersaglio.
-E gli hai detto che poteva?-
-Gli ho detto che non volevo vederlo.- rispose Tsunayoshi in tono duro. -Gliel'ho detto che non lo volevo in casa, che non doveva farsi vedere, ma lui ha detto che aveva delle cose da dirmi... che avrebbe voluto parlarmi subito.-
-Allora ti basta non farlo.- concluse Enma. -Quando arriva tienilo fuori e non incontrarlo, e se ne tornerà da dove è venuto.-
-Ho già detto a Gokudera che non intendo incontrarlo... cercherà di convincerlo a tornare dai Varia... o dai Millefiore... francamente, a questo punto non sono neanche sicuro di sapere dove si trovasse, dopotutto ha chiamato dal telefono personale di Byakuran...-
-Chi è questa persona?-
-Un altro boss... un tempo eravamo due famiglie rivali, ma abbiamo trovato degli accordi, e adesso facciamo parte della stessa alleanza... solo che lui vuole Mukuro, sono anni che tenta di convincerlo a diventare il suo guardiano... ha anche provato a comprarlo da me... ma questo a Mukuro non l'ho mai detto, ho pensato che fosse poco piacevole essere acquistati.-
-Beh, se non è venuto dalla casa di questo Byakuran, glielo spediremo lì!- ribattè Enma con indecente entusiasmo. -Gli leghiamo un nastro al collo e glielo regaliamo, è quasi Natale!-
La gioia di Enma per quell'impraticabile prospettiva sortì comunque un effetto positivo: Tsunayoshi si mise a ridere e poi lo strinse a sé. Enma scivolò docilmente giù dal tavolino e abbandonò la testa dai capelli rossi in grembo al Decimo.
-Non succederà niente... te lo prometto, Enma... se si ostinerà a volermi vedere, lo incontrerò e gli dirò di andarsene...-
-Me lo prometti, Tsuna?-
La mano del Decimo iniziò ad accarezzarlo fra i capelli.
-Ho già detto che lo prometto... lo manderò via...-
-Lo manderai via anche se ti dovesse dire che vuole restare... che gli dispiace per tutto? Lo cacci anche se ti supplica di non farlo?-
Enma percepì un'esitazione nelle carezze di Tsunayoshi e un'anomalia nel suo respiro. Forse non era così sicuro nemmeno lui di riuscire a mantenere quella parola, e per questo voleva evitare il confronto con il suo guardiano della nebbia.
-Lo manderò via.- disse infine Tsunayoshi, serio.
-E ci riuscirai quando lo avrai davanti agli occhi?-
Strinse il maglione color viola di Tsunayoshi, affondandovici la faccia. Non poteva mentire a se stesso, aveva paura del ritorno di Mukuro. Aveva paura di essere ancora il suo bersaglio, ma soprattutto temeva che il Decimo fosse ancora più sensibile di prima, che una volta che avesse incontrato di nuovo quegli occhi di colore diverso si sarebbe ricordato quanto li amava... quanto LO amava. Se la lontananza non avesse fatto altro che rendere il suo fuoco ancora più dirompente... che cosa ne sarebbe stato di lui? Era diventato abbastanza importante da restare... o sarebbe toccato a lui sparire, in un luogo lontano lontano, se soltanto Mukuro avesse pregato il Decimo di toglierglielo di torno?
-Facciamo un patto?-
Enma alzò lentamente la testa e lo guardò. Si accorse di come sembrava sofferente e capì che quei dubbi non erano solo nel suo cuore.
-Se sarò costretto a incontrarlo... tu sarai con me... e mi ricorderai in ogni istante perchè ho scelto te.-
-E perchè hai scelto me?-
Sentì le mani di Tsunayoshi sul viso e vide il suo sorriso, così dolce da togliergli il fiato.
-Perchè tu sei la mia Terra...-
Enma arrossì vistosamente quando il Decimo lo baciò sulla bocca. Gli aveva più volte ripetuto che cosa significasse essere "la terra": essere un incrollabile sostegno, sorreggerlo in ogni momento, essere la pietra sicura sulla quale costruire una piccola capanna tanto quanto una torre... essere l'altra parte della dualità, la terra contrapposta al cielo, e in virtù di ciò esservi indissolubilmente legato...
Mentre ricambiava il suo bacio, Enma si vergognò di aver dubitato di lui.


Nel pomeriggio nevicava. Erano fiocchi piccoli che attecchivano al suolo a malapena, ma Enma scoprì che in quella zona d'Italia era già un evento straordinario, perchè la gente di quelle parti non era abituata ad avere neve neanche nei mesi più rigidi dell'anno. Mentre faceva alcune foto al suo castello di carte miracolosamente sopravvissuto agli spifferi usando il cellulare di Yamamoto, la radio lo informò che la potente perturbazione aveva bloccato il traffico aereo per ore. In cuor suo sperò che avesse anche seppellito l'aereo sul quale Mukuro contava di arrivare, con lui dentro.
-E Gokudera, dov'è?-
-Non so... non è venuto a prendere il tè con noi, prima.- disse Yamamoto, che stava contemplando il cielo bianco fuori dalla finestra. -Che nostalgia... quando eravamo a Namimori, d'inverno era tutto coperto di neve... ti ricordi, Tsuna?-
-Certo che me lo ricordo...-
-Una volta io e Hibari abbiamo fatto un pupazzo di neve enorme, Enma! Era alto due metri e mezzo!-
-Caspita, che bello...-
-Era proprio bello... abbiamo legato insieme due maglioni per fargli la sciarpa, e anche il cappello era fatto di neve...-
-E i bottoni con i mandarini.- aggiunse Tsunayoshi sorridendo. 
-È vero! Avevamo usato i mandarini come bottoni! E Hibari ha legato i suoi tonfa ai rami delle mani... quello in effetti l'aveva fatto diventare minaccioso...-
-Ma li ha tolti quando Mukuro gli ha lanciato una palla di neve dietro il collo, per picchiarlo.-
Tsunayoshi l'aveva detto senza pensare, assorto in quella lieta reminiscenza, ma anche Yamamoto si era girato sorpreso. Il decimo non notò nulla, perchè era preso a spulciare un fascicolo di fogli con appunti, liste e bozze di invito per la festa di natale. Non si era reso conto che il nome di Mukuro era già diventato una sorta di tabù e che il solo sentirlo provocava tensione e confusione negli abitanti della villa di Sorrento. Persino la servitù, come il maggiordomo Alberto che si occupava dei Guardiani, non aveva più osato pronunciarne il nome.
-Non lo dava mai a vedere, ma la neve piace... a Mukuro.- disse Yamamoto in tono cauto, lanciando un'occhiata fugace a Enma.
-A lui piace la neve perchè dopo la neve può bere cioccolata a oltranza.- obiettò Tsunayoshi. -Ma il Natale gli piace... a lui piace scartare i regali, è un bambinone in queste cose.-
Enma fu in parte sconfortato dal fatto che il suo comando che non venisse più nominato il guardiano della nebbia in sua presenza avesse perso effetto subito, ma si sforzò di fidarsi del Decimo. Se gli aveva promesso che non sarebbe tornato sui suoi passi, confidava che avrebbe mantenuto la parola. 
-Yamamoto, posso tenere il tuo telefono un po'?- domandò Enma, accennando a quello. -Volevo mostrare le foto del castello a Gokudera.-
-Ah... certo, nessun problema...-
-Grazie... lo vado a cercare!-
-A quest'ora chiama sempre i rappresentanti...- gli disse Tsunayoshi, scrivendo qualcosa sul foglio. -Mi sa che lo troverai nell'ufficio di sotto, quello del computer.-
Enma sorrise e lasciò il salotto, scendendo le scale diretto all'ufficio di cui parlava il Decimo. Era un piccolo ufficio con le pareti foderate di raccoglitori di fogli, per la maggior parte fitti di appunti e rendiconti scritti nell'incomprensibile linguaggio inventato da Gokudera per mantenere le informazioni al sicuro da occhi indiscreti. Per il resto ospitava solo una scrivania, un computer e una poltroncina consunta. Spesso il guardiano della tempesta l'aveva definito "indecoroso" perchè vecchio, disordinato e meramente funzionale senza pretese d'eleganza, e lo teneva costantemente chiuso a chiave tranne quando ci lavorava.
Ma Enma non ci arrivò: stava per imboccare il corridoio quando si accorse che Gokudera era davanti alla porta, ma non da solo. Non ebbe bisogno di vedere il suo interlocutore per riconoscerlo. Gli bastò udirne la voce perchè il suo corpo rispondesse con un brivido.
-Ho già detto a Tsunayoshi che devo vederlo.-
-Il Decimo non c'è, te l'ho detto, Mukuro.-
-Gokudera Hayato, credi davvero di poter mentire a me? Al guardiano della nebbia dei Vongola? All'illusionista più potente del mondo?-
-Quando hai finito di osannare te stesso puoi girare i tacchi e andartene.- ribattè lui in tono piatto, le braccia conserte. -E comunque, il guardiano della nebbia è Chrome, adesso.-
-Sai, quando menti assumi un atteggiamento insolitamente quieto, Hayato.- disse Mukuro. -Pensi che la menzogna sia come una partita di poker? Che basti non far trapelare nulla per vincere? Il segreto di una finzione realistica è lasciar trasparire quello che dà corpo alla tua menzogna, e nascondere quello che la tradirebbe.-
Vedendolo di tre quarti e per di più da dietro le spalle, Enma non potè vedere l'espressione di Gokudera, ma riuscì a sbirciare abbastanza da vedere Mukuro sorridere con aria di trionfo.
-Bene, Mukuro, allora sarò sincero. Il Decimo non vuole vedere la tua faccia, non vuole sentire la tua voce, e se vuoi saperlo non ci è nemmeno permesso nominarti o parlare di te in sua presenza.-
-Oh.-
-Quindi capirai che la tua visita non è gradita.-
-Beh, non importa se non sono gradito... ci sono cose che deve sapere comunque.- disse Mukuro, riprendendosi rapidamente dalla delusione. -Se non vuole farlo lui, allora guardali tu. Guarda questi.-
Gokudera restò immobile, poi abbassò lo sguardo su alcuni fogli. Li prese con le dita adorne di molteplici anelli per osservarli meglio o forse leggere qualcosa di piccolo. Quando parlò il suo tono era del tutto cambiato.
-Dove hai preso questi?-
-A Parigi.- rispose lui. -Ho un disco pieno di informazioni su quello e su altre cose del genere.-
-Vieni dentro.- disse Gokudera, e afferrò la spalla di Mukuro per guidarlo dentro l'ufficio. -Tu... tu mi devi delle spiegazioni... e spero siano convincenti!-
Gokudera chiuse la porta alle proprie spalle e girò la chiave. Non era mai successo che si chiudesse dentro. Enma fu divorato dalla curiosità di sapere che diavolo di trucco avesse inventato Mukuro per suscitare tanta agitazione nel guardiano della tempesta, quindi girò l'angolo in punta di piedi e si fermò fuori dalla porta. Non c'era nessuno in giro, quindi accostò l'orecchio. Fu sollevato di scoprire che qualcosa riusciva a sentirsi anche dall'esterno.
-Dove hai trovato queste informazioni?-
-Le ho copiate direttamente da un computer in un laboratorio nascosto sotto Parigi.-
-In che senso, sotto Parigi?-
Mukuro si gettò nella descrizione di un'operazione durante la quale era stato costretto a spostarsi usando una fognatura, disse che era caduto in un condotto, finendo a scoprire una camera di rottami di androidi e componenti inutilizzabili. Laggiù aveva poi scoperto un componente del tutto uguale a quello che Enma portava nell'addome per alimentare la potenza delle sue armi. Aveva copiato i dati là sotto, ma le grandi rivelazioni non erano finite.
-E ho trovato Vermont Dell.-
-Cosa?- fece Gokudera con un filo di voce. -Hai trovato... come... dove?-
-Vermont Dell è soltanto un gioco di gatti coi topi, Gokudera... è il nome che hanno detto a Enma Kozato nell'eventualità che qualcuno riuscisse a estorcerglielo, ma non esiste.-
Enma scivolò lungo la porta e si rannicchiò, stringendosi le ginocchia al petto, mentre Mukuro gli rivelava senza saperlo la verità: era soltanto un gioco di parole, il nome della via di Parigi dove il laboratorio sorgeva, e l'abbreviazione del nome della clinica medica sotto la quale si nascondeva. Non esisteva un dottor Vermont Dell, nè un Vermont Dél... l'uomo che credeva l'avesse salvato e reso forte non gli aveva mentito in buona fede, credendo davvero che il Decimo fosse colpevole. Era sempre stato soltanto una pedina, o forse una semplice cavia mandata a effettuare un crash test contro il detentore delle protesi migliori al mondo... all'interno dell'ufficio, anche Mukuro era di quell'opinione: era la più logica. Era una prova generale, e dato che era fallita il laboratorio aveva messo a punto un nuovo Engine e nuovi componenti, attendendo una nuova cavia, o forse l'avevano e ci stavano lavorando sopra.
-È pazzesco.- commentò Gokudera.
-Ma è anche plausibile, e questo pone Tsunayoshi in pericolo, perchè se è diventato il livello di comparazione sarà attaccato ancora quando il secondo Enma sarà pronto.-
-D'accordo... d'accordo... io... dirò al Decimo di questi progetti... tu...-
Enma si accorse di stare stringendosi le ginocchia per la tensione solo quando iniziarono a rimandargli impulsi dolorosi. Allentò la presa e lentamente, silenziosamente, si rialzò.
-Tu datti una ripulita... perchè sei schizzato di sangue?-
-Oh, tranquillo, non è mio.- rispose lui serafico. -Ho rotto il naso a un idiota.-
-E perchè?-
-Perchè mi ha chiamato idiota.-
-... No, okay... non è importante... ma tu datti un verso decente, poi... può darsi che lui ti voglia parlare.-
-Oh, quale onore.- commentò Mukuro senza entusiasmo. -Comunque va bene. Mi faccio una doccia, posso usare il mio solito bagno?-
-Sì, sì... la camera è rimasta così com'era... usala come fosse tua.-
-Ma che gentile.-
-Chiariamo una cosa, Mukuro.- fece Gokudera, la cui voce era più vicina alla porta, come se stesse bloccando la strada a Mukuro. -Eri uno di noi, e questo non lo dimentichiamo... ma il Decimo ti ha esiliato... e fino a che non revocherà quest'ordine, tu non appartieni più a questo luogo.-
Il guardiano declassato non rispose ed Enma si domandò quale fosse la sua reazione a quelle parole. Era ferito? Era scioccato di sentirsi parlare in quel modo? O stava fissando Gokudera con aria di sfida, senza credere che Tsunayoshi potesse avere quella stessa idea di lui? O forse aveva messo su il suo detestabile sorrisetto, sicuro di avere un ascendente ancora saldo sul suo boss?
-È tutto chiaro.- disse alla fine, con il tono di chi fatica a rassegnarsi a una sconfitta.
-Lo spero bene.-
Enma ebbe circa un secondo di preavviso per spostarsi dalla porta prima che il guardiano della tempesta girasse la chiave e l'aprisse. Era così agitato che non lo notò nemmeno e piegò nella direzione opposta per raggiungere Tsunayoshi. Mukuro invece uscì con calma dall'ufficio e vide immediatamente Enma, al quale inflisse un sorriso di scherno.
-Chi non muore si rivede, Enma Kozato.- gli disse. -A volte, anche chi muore.-
Enma avrebbe pagato molto perchè gli venisse in mente una risposta sprezzante all'altezza dell'uomo che aveva davanti, ma purtroppo non era il suo modo di parlare e si ritrovò letteralmente senza parole.
-Vedo che sei rimasto lo stesso topolino... spaventato e silenzioso... sei anche ignorante come ti ho lasciato?-
Nemmeno stavolta riuscì a rispondere: la gola gli si seccò all'istante. Come faceva a sapere che Tsunayoshi lo chiamava spesso "topolino"? Aveva usato quel nome per puro caso? Qualcosa gli suggerì che fosse voluto, anche perchè prima di partire lo aveva sempre chiamato spregiativamente "scimmia".
-O forse hai deciso che non sono degno di ricevere attenzione dal compagno del Decimo finchè lui non si degnerà di rivolgermi la parola?- domandò con tono meditabondo, come se stesse soltanto pensando ad alta voce. -Che mentalità regale che hai acquisito, Enma Kozato... ma se tu non puoi fregiarti del titolo di Imperatore, ti sono superiore anche in questo... io sono stato incoronato re dei topi.-
Il guardiano della nebbia esibì un sorriso divertito e si allontanò. Enma lo sentì canticchiare mentre saliva le scale e dopo qualche secondo annunciò a qualcuno, o forse alle scale stesse, di "fare largo al sommo re dei topi". Enma si interrogò in proposito per qualche secondo e decretò che a quello sproloquio sui topi potesse esistere una e una sola spiegazione: che l'esilio avesse fatto uscire del tutto di senno Mukuro.
   
 
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