Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: PeNnImaN_Mercury92    28/04/2018    2 recensioni
Anno 846. Claire Hares si unisce all'Armata Ricognitiva in compagnia della sua migliore amica Petra Ral. Un fato atroce che la attende a casa influenza la sua scelta, ma il suo animo audace, generoso e un po' istintivo la renderanno una magnifica combattente sul fronte. Claire ci racconta la sua vita dopo essersi unita al Corpo di Ricerca, le sue emozioni, le sue soddisfazioni, i suoi timori e il suo rapporto con i suoi cari amici e con un soldato in particolar maniera. Armatevi di lame e di movimento tridimensionale e seguitela nelle sue avventure!
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erwin Smith, Hanji Zoe, Levi Ackerman, Nuovo personaggio, Petra Ral
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Wings of Freedom Series '
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16. Cosa fare adesso?

-I danni che avresti potuto provocare sono incalcolabili, come ti è venuta in mente una simile idiozia?
Le nuove e poco testate armi che la signorina Hanji aveva inventato, utilizzate da alcuni componenti del suo gruppo senza previamente ottenere il consenso del Comandante della Legione, ora si trovavano poggiate proprio sulla scrivania di quest’ultimo, che, con uno sguardo minaccioso, domandava spiegazioni alla Caposquadra.
-Io, danni? Per favore, cerca di comprendere, Erwin…
-Io non cerco di capire niente! – sbottò lui. –Nessuno ti ha dato il permesso di fabbricare senza alcuna protezione queste armi, tantomeno hai fatto domanda per poterle usare direttamente nell’ultima spedizione, e hai messo a repentaglio la vita di alcuni tra i migliori soldati dell’esercito, oltre che una semplice recluta.
Gli occhi burberi di Erwin Smith si spostarono sui restanti membri della squadra, me compresa, disposti su un’unica fila davanti al suo scrittoio. –E anche voi. Conoscete bene il giuramento e le norme disciplinari a cui si sottopone ogni militare. Non vi era consentito fare uso di questi congegni senza che dietro tutto questo ci fosse un permesso apposito – Erwin ignorò i volti mortificati di Keiji, Nifa e gli altri, soffermandosi poi su di me, rimasta con le mani dietro la schiena alle spalle di Hanji. –Claire, non me lo sarei aspettato da te, dico sul serio. Inoltre, tu eri membro della squadra di Mike, non avresti dovuto interferire in quella di Hanji.
Avrei tanto desiderato che qualcuno venisse a salvarmi da quella brutta situazione. Ma con quale giustificazione, alla fine? Infatti, non avevo ragione alcuna per biasimare il Comandante, che, a giudicare dalla delusione che provava in quel momento nei miei riguardi, non avrebbe più considerato tutte le mie idee militari che gli avevo mostrato. Non dovevo far altro che prendermi le mie responsabilità e accettare le conseguenze.
-Lo so. Mi dispiace tanto, signore – provai a scusarmi. –So che non ho alcun motivo nemmeno per domandarle perdono, ma ho agito credendo di star facendo bene. Ero convinta di star adempiendo al mio dovere, aiutando il gruppo della Caposquadra con la ricerca.
-Però sapevi bene che Hanji stesse agendo di sua spontanea volontà, senza il mio consenso. Ecco qual è stato il tuo errore – tornò dietro il tavolo, poggiando le mani sulla sedia. –Vi prego di non ricorrere più a queste armi in nessun caso, e di farle sparire – sospirò. –Hanji, non voglio più sentire richieste per quanto riguarda la cattura di un gigante. Non disponiamo di forza per poterlo fare, i nostri obiettivi sono ben altri. Adesso andate.
Tutti i soldati iniziarono ad avviarsi all’esterno dell’ufficio, io stavo per fare lo stesso, umiliata nel profondo, finché non mi accorsi che la Caposquadra non si era mossa di un millimetro, osservando imperterrita il Comandante.
-Hanji, ho detto che la finiamo qui – replicò lui, mentre io ero sull’uscio a osservare la scena. –Cerca di capirmi. È una missione suicida. Sai bene che l’ultima volta sono morti più di venti soldati, e…
-Pensala come vuoi, Erwin - sbottò all'improvviso la Caposquadra. Lo sguardo deciso e risentito le conferiva una certa inquietudine. -Io non mi arrenderò nell'intento.
Detto questo, si voltò di scatto, avanzando verso la porta, sul cui uscio mi trovavo, impalata. Hanji mi passò di sfuggita, correndo come un razzo fuori dall’ufficio.
Ero triste, addirittura in colpa, per lei. Avrei voluto aiutarla a convincere Erwin, esserle di supporto quanto più possibile, ma la mia posizione non mi conferiva alcuna autorità. Pronta ad avviarmi al campo d’addestramento per prendere parte alla nuova esercitazione per lo spostamento ad ampio raggio, misi piede fuori dalla stanza.
-Claire, hai un momento? – la voce del Comandante mi bloccò.
Mi misi sull’attenti, col cuore in gola. –Signore?
Mi invitò a chiudere la porta e ad avvicinarmi. -Levi mi ha detto...
Che ieri sera ci siamo baciati?, avevo già fantasticato, pronta a cadere a terra priva di sensi dalla paura. Non criticatemi più del dovuto: dal momento del mio risveglio, non avevo fatto altro che ripensare a quanto accaduto la sera precedente, fino a che non ero stata improvvisamente convocata da Erwin.
-Che la vostra squadra se l’è cavata molto meglio di quanto si potesse pensare, durante la ritirata – continuò lui. Avevo già tirato un grosso respiro di sollievo senza che egli potesse rendersene conto. –Avete messo in pratica le tue tattiche, non è così?
-Signorsì. I miei amici mi hanno convinta a fare in questo modo, benché fossi un po’ riluttante all’idea – confessai.
-Sono strategie del tutto personali, che, a quanto abbiamo constato, Shulz, Ral, Gin e Bozad sono ben in grado di attuare – pensò. –Forse è il caso che facciate ricorso al caporale maggiore per perfezionarle. Ne ho già parlato con lui, è più che d’accordo ad aiutarti nel loro miglioramento, perciò non esitare a chiedere qualsiasi assistenza a lui prima della prossima spedizione.
Il mio cuore si fermò per qualche istante. Non avevo dimenticato un momento della sera prima, mi bastava sentire il suo nome per percepire un dolce quanto forte sentimento, per cui non ero nemmeno in grado di poter immaginare di poter collaborare con lui per qualcosa di così importante per me.
-So che a causa del tuo aggravamento di salute non ti è stato possibile allenarti con le nuove disposizioni per lo spostamento, - disse lui, un po’ affranto, -ma, se fossi in te, approfondirei anche l’aspetto delle strategie d’attacco. Soprattutto con un soldato così forte.
-Sì, è proprio quello che pensavo – spiegai. –Ho già avuto modo di sperimentare la sua nuova tattica, Comandante, perciò credo di non impiegare molto tempo per familiarizzare ulteriormente con essa. Nel frattempo, lavorerò come mi ha consigliato.
Egli mi sorrise. –Sei davvero in gamba, Claire. Non metterti in altri pasticci, sei una risorsa molto importante, assieme ai tuoi compagni. Levi saprà ben sfruttare le vostre potenzialità meglio di chiunque altro, soprattutto la tua.
Arrossii. –La ringrazio tanto, signore – mi inchinai, dirigendomi all’esterno.
Al campo, venni accolta dai tre amici che non avevo avuto modo di salutare la sera prima.
-Tu sei incredibile, signorina – commentò Gunther tra una risata e l’altra, alzandomi letteralmente da terra per stringermi a lui. –Un giorno prima sei sul punto di passare all’altro mondo, ora sei qui viva e vegeta.
Scoppiai a ridere, ricambiando l’abbraccio. –Forse, dentro di me, si cela la capacità rigenerativa di un gigante.
Oruo mi scompigliò i capelli. –Sei schifosamente strana.
-Mi sei mancata – ribadì Gunther, più rosso di un pomodoro.
-Mi siete mancati anche voi – aggiunsi. -La vita è noiosa quando si muore dal dolore in un letto.
-Ed è noiosa anche quando ci si allena senza di te – aggiunse Erd. –Dai quello sprint in più, Claire.
-Non posso che concordare – mi sorrise Petra.
Io sbuffai. –Siete tutti così sentimentali, accidenti.
Scoppiammo tutti a ridere, iniziando a chiacchierare.
-Mettiamoci al lavoro – risuonò ad un certo punto la voce di Levi nelle vicinanze.
I miei compagni si portarono una mano sul petto, ammutolendo. Li imitai, guardando per terra, col cervello in subbuglio.
-Ai suoi ordini, capitano! – urlò Petra.
-Cominceremo a lavorare tutti insieme con i cavalli per quanto riguarda lo spostamento a lungo raggio, – ci riferì, -ora che la signorina Hares ci ha finalmente onorato della sua presenza.
Fui costretta a spostare lo sguardo su di lui, non trattenendo un sorriso, con le orecchie rosse dalla vergogna.
L’avevo lasciato qualche ora prima nel crepuscolo, nel bel mezzo di un boschetto, dove l’avevo visto sorridere per la prima volta. Ora, con il mantello verde e il resto della divisa, era tornato il solito scorbutico, autoritario caporale maggiore per ricordarmi che in nessun caso avrei dovuto perdere di vista il mio obiettivo.
-Allora, che aspettate? Montate sui vostri cavalli e diamoci da fare – ordinò lui.
-Sissignore! – rispondemmo noi in coro, dirigendosi sui nostri destrieri.
L’allenamento si rivelò ancora più intenso e faticoso, ora che c’erano anche gli altri miei compagni a interagire sul campo. In ogni caso, mi sentivo decisamente più in forma del giorno prima, quindi le mie prestazioni erano decisamente migliori del giorno precedente.
La parte migliore dell’addestramento, ovviamente, fu quella dedicata al dispositivo di manovra. Finalmente ero in grado di portare, soprattutto di utilizzare, i due box di metallo ai lati delle cosce e di sfoderare le spade per poi battermi contro i fantocci.
Giunti al solito bosco preparato per l’esercitazione del movimento 3D, tutti e sei ci disponemmo attorno ad un tavolo in legno per discutere sulle tattiche che Erwin mi aveva pregato di mostrare al caporale.
-Iniziamo con qualcosa che avete già collaudato – fece Levi, indicando il primo foglio della pila. –Poi vedremo se abbiamo bisogno di migliorare qualcosa.
Mostrò il foglio ai miei quattro amici, che, come me, subito cominciarono a studiare i movimenti. Poi finalmente ci mettemmo all’opera.
Lentamente, mi accostai al caporale, mentre tutta la squadra di stava avviando all’interno del bosco. -Capitano, mi perdoni…
-Cosa, Claire? – mi domandò lui, col solito fare indifferente. Be’, ripensandoci, non così tanto indifferente, dato che mi aveva appena chiamata per nome davanti ai miei compagni.
-Mi consente di fare un giro da sola per il bosco, prima di passare al lavoro di squadra? E’ passato tanto tempo dall’ultima volta che ho usato il dispositivo – chiesi timidamente.
Levi acconsentì, avvertendomi di non impiegare troppo tempo; gli altri avrebbero fatto lo stesso, prima di essere nuovamente richiamati per mettere in atto il lavoro di gruppo.
-Dimmi una cosa, ho sentito male, o ti ha veramente chiamata Claire? – bisbigliò sovreccitata Petra.
-Può essere – ridacchiai. Poi, premei i due grilletti, sparando contemporaneamente i rampini e il gas, sollevandomi in un centesimo di secondo in aria.
Quasi avevo dimenticato il piacere che mi provocava l’utilizzo di quell’arma, non appena mi trovavo a volare letteralmente sopra la distesa erbosa del bosco.
Correvo sui rami degli alberi, librandomi nuovamente in aria sfrecciando ad un’elevatissima velocità tra un tronco e l’altro.
Ora che avevo preso nuovamente dimestichezza nel controllare quell’arma, mi concentrai su un paio di fantocci avvistati qualche metro più avanti. Mi ci focalizzai, pronta a utilizzare quel sistema al quale avevo iniziato a lavorare prima della recente spedizione. Grazie allo stimolo del momento, mi fiondai sul primo ruotando come un trottola verso la “nuca”, facendola saltare in un battito di ciglia. Senza poi spostare un rampino, ero saltata alla collottola dell’altro, tagliandola con forza prima di allontanarmi.
Alle mie spalle, incrociai lo sguardo di Erd e di Oruo, intenti a osservare senza parole la mia opera, guardandosi stupiti.
Concentrai la mia attenzione su dei fantocci adocchiati da Petra, affiancando quest’ultima. –Chi ti credi di essere? – rise lei.
-Claire Hares a sua disposizione, madame – scherzai, prima di dividerci: Petra si occupò di quelli laterali, io utilizzai la stessa tecnica per quelli centrali, poi facemmo ritorno, come gli altri, dal caporale.
-Bene, - si complimentò lui, -ora ci occuperemo del lavoro pesante. Seguitemi.
Si diresse nell’area più profonda del bosco, dove, a detta sua, avremmo usato un manichino di dimensioni maggiori, rivestito completamente, a differenza degli altri.
-Che l’abbiano fabbricato proprio per noi? – si domandò curioso Gunther.
-Penso sia qualcosa che usano per dei casi più che particolari – osservai io, volando al fianco di Levi, che non sembrava interessato a spiegarci altro.
Ciò per cui quell’uomo poteva essere considerato assolutamente impeccabile era consigliarci le manovre e i movimenti più diretti da mettere in pratica per facilitare il lavoro; in ogni caso, come lui stesso ci aveva detto, era contento delle nostre abilità, e assodò che avremmo potuto usare benissimo quelle strategie anche per la prossima missione fuori le mura.
L’esercitazione terminò qualche ora più tardi, momento in cui tutti noi ci trovavamo nei pressi delle stalle a parlare dell’esito della giornata.
Gli altri erano particolarmente soddisfatti e felici di potersi considerare quasi soldati d’élite nonostante il recente arruolamento.
Li ascoltavo contenta dall’interno della scuderia, dove sistemavo generosamente il foraggio ad alcuni destrieri. Difatti, appurai che, in parte, era stato merito mio se adesso quei quattro erano membri della prima unità del caporale maggiore. A loro spettava il compito di occuparsi degli obiettivi più complessi, e dovevano intervenire solo nei casi più peculiari.
-Edmund, smettila di chiedere costantemente da mangiare, o ti spedisco a lavorare come mulo – ridacchiai, picchiettando un dito sul muso del mio amico a quattro zampe. Notai che, proprio al suo fianco, avevano sistemato un cavallo grigio da me affatto gradito. –Hey, Ed! Chi ti ha messo vicino a questo rompiscatole?
L’animale dal manto scuro, quasi come a voler emulare il suo cavaliere, mi guardò impassibile. Lo osservai per qualche attimo, prima di decidere di piazzargli un secchio d’acqua davanti.
Diligentemente, il cavallo del caporale iniziò a bere riconoscente. Dovei fermare più volte il mio affinché non intromettesse il suo muso nello stesso secchio.
-Cavoli, Ed, perché non aspetti il tuo turno con calma? Siete così diversi – sorrisi al cavallo grigio non appena quest’ultimo ebbe terminato il suo rinfresco, ringraziandomi con una leccata sulle dita.
-E io che pensavo che tu mi odiassi – riconobbi, carezzandogli la criniera. –Sei meglio di quanto credessi… cavallo di Levi – lo guardai assente, appena mi resi conto di conoscere i nomi di tantissimi destrieri, tranne il suo, benché Dieter me l’avesse precedentemente rivelato, senza che io ci prestassi troppo attenzione.
-Si chiama Blue – rispose il suo proprietario, all’entrata della stalla.
Il mio cuore riprese a battere forte, quando ebbi ripreso a guardarlo.
-Un bel nome, devo riconoscerlo – risposi, con la voce tremante. –Sei stato tu a darglielo?
-Adesso mi dai del tu?
Divenni rossa. –Credo che da ieri sera non abbia più senso rivolgerti la parola in maniera formale, quando non c’è nessuno. Non credi?
Non rispose, ma rivolse la sua attenzione al destriero. –Forse è così. Eppure credo che quello accaduto ieri sera non doveva affatto succedere.
-Hai rimpianti? – risposi, un po’ risentita.
Spalancò gli occhi, guardandomi di nuovo. –Tu mi hai baciato.
-Tu non hai opposto resistenza – ribattei, più decisa del solito.
Camminò verso di me, indicandosi la giacca. –Claire, guardami. Guardati. Ti sembriamo persone che possono abbandonarsi ai loro sentimenti? È un lusso che noi che combattiamo con i giganti non possiamo permetterci.
Come dargli torto? Chi decide di arruolarsi in quest’ala dell’esercito deve essere disposto a soffocare i propri sentimenti, le proprie paure, i propri rimorsi, i legami con gli altri, e chi non è pronto a farlo, difficilmente sarà in grado di vincere contro la nemesi. Purtroppo, all’epoca ancora faticavo a capirlo, e l’ansia di perdere i miei amici mi perseguitava dai tempi della notte a cui avevo prestato giuramento. Le parole di Levi avevano risvegliato la mia coscienza, ma mi avevano fatto anche capire qualcosa di assoluta rilevanza: se davvero mi stava persuadendo a dimenticarlo col fine di non farmi soffrire nella sua eventuale quanto impossibile perdita oltre le mura, voleva dire che teneva davvero tanto a me. Ma pretendevo che lui me lo dicesse, volevo essere consapevole che, in qualche maniera, importassi quel minimo per lui.
-Levi, tu cosa provi per me? – gli domandai titubante. Quasi non mi riconobbi, appena mi resi conto di averlo chiamato in quel modo.
Non rispose, avvicinandosi ancor di più a me. –Io so solamente che mi è capitato di dormire più di due ore dopo la sera sul tetto.
A cosa alludeva tale affermazione? Al fatto che raccontare di sé proprio con me fosse servito come sfogo a placare il proprio animo tormentato? Che fossi stata proprio io a liberarlo dei suoi affanni?
-E io so solo di essermi sentita letteralmente “a casa” dopo tanto tempo da quando hai cantato per me – arrossii di nuovo, abbassando il capo.
I nostri occhi si incontrarono. Come la sera prima, la distanza tra loro era ridottissima. 
-Ma alla fine hai ragione tu, Levi – intervenni. –Dovremmo finirla qui, limitarci a scambiare qualche parola di tanto in tanto, adempiendo al nostro dovere, tu di caporale e io di semplice soldato.
-Non credere che questo possa risolvere tante cose – ribatté. –Pensi che i miei sentimenti nei tuoi confronti possano dissiparsi in questo modo?
Sussultai, lui con me. Per la prima volta, mi aveva rivelato di come fossi importante per lui, Levi, allo stesso tempo, lo aveva confessato a se stesso. Era più bizzarro vederlo comportarsi così, ancor di più cercare di descrivere il suo attuale stato d’animo.
Gli rivolsi un piccolo sorriso, ricurva per far sì che la mia statura più elevata non lo mettesse ulteriormente in soggezione in un momento del genere. –Ribadisco: che guaio!
-E’ colpa tua – mi accusò imbronciato.
-Che cosa? Caso mai, di tutti e due – risi, osservando i suoi tratti del volto un po’ spigoloso, per me incredibilmente perfetto, eccezion fatta per le borse sotto agli occhi.
Susseguì un breve attimo di silenzio, interrotto dalla sua voce: -Puoi… puoi rifarlo? - mormorò in un sussurro.
Rimasi imbambolata a fissarlo. –Che cosa, Levi?
Egli concentrò la propria attenzione sulle Ali della Libertà cucite sulla tasca della mia giacca, senza rispondere. Non appena avevo compreso ciò cui si stava riferendo, avvicinai una mano al suo collo, alzandogli il capo in modo tale che le sue labbra potessero combaciare nuovamente con le mie.
Per la prima volta feci caso alla quantità incalcolabile di sapone che doveva essersi gettato addosso quella stessa mattina. Era un odore pungente, al contempo gradevole. Inoltre, ora che avevo avuto la possibilità di sperimentarlo, iniziai ad adorare la maniera con la quale lui, gentilmente, mi stringeva un po’ incerto a sé.
Terminato l’ennesimo contatto fisico, di colpo arrossii nel vedere le sue guance dipinte di un evidente colorito scarlatto.
-Che situazione di merda in cui mi hai messo, Hares – giudicò acido.
-Hai ragione. Deve essere molto difficile affrontare questa situazione, per te. In regola, i maschi sono più alti delle femmine. Tu sei un nano di corte, in confronto a me – scherzai.
Levi mi afferrò per il colletto, minacciandomi di sbattermi contro il muro.
-Odi proprio le donne più alte di te, ammettilo – continuai. –Ti rivolgi in maniera sgarbata con me, con Hanji, e tratti bene Petra, che è alta un metro e cinquanta.
-Quante cazzate dici? – rispose, lasciandomi andare.
-Oh, ammetti che ho ragione, Levi! – saltellai.
Egli, a braccia conserte, inizialmente parve assai risentito. Dopo, il suo sguardo si fece più calmo, come se volesse lasciarsi coinvolgere dal mio tentativo di sdrammatizzare il momento.
-Adesso, fallo di nuovo anche tu, per me – mi avvicinai a lui per abbracciarlo.
-Cosa?
-Sorridi, te ne prego. Sei così tenero!
Lui mi spinse via, facendomi cadere a terra prima che potessi scoppiare in una fragorosa risata. Dopo essere stata in grado di entrare in confidenza con lui prematuramente, stuzzicarlo aveva cominciato a divertirmi parecchio.
-Andiamo – annunciò lui, dirigendosi verso l’uscita della stalla.
Lo seguii a ruota. –Dove?
-Ti va di prendere parte ad un nuovo addestramento? Voglio insegnarti una cosa – mi propose fuori dalla scuderia, incamminandosi nuovamente in direzione del bosco.
-Certo – gli sorrisi, col cuore che mi batteva forte nel petto. Avevo apprezzato l’idea soprattutto perché avrei avuto modo di passare più tempo in sua compagnia, al contempo mi reputavo davvero fortunata, in quanto Levi aveva deciso di impartirmi una delle sue tecniche di combattimento.
Ci avevo visto proprio giusto: dopo esserci alzati in volo, spostandoci ad una velocità straordinaria tra gli alberi, mi invitò a seguirlo sopra un ramo collocato qualche metro più in alto rispetto ad un paio di fasulli giganti.
-Voglio vederti utilizzare la tattica di prima. Quella in cui ruoti in avanti verso la collottola. Ne sei in grado di nuovo? – mi chiese a braccia conserte.
Sospirai. Non era passato molto dal momento in cui, in mensa, gli avevo rivelato che le mie capacità faticavano a manifestarsi ogni qualvolta mi rendessi conto di essere osservata. Ero intimorita dalla sua posizione, dal suo famoso appellativo di soldato più forte del genere umano, io contavo veramente poco davanti a lui. –Ci proverò. Mi sono fatta prendere dall’eccitazione, prima – confessai, ridacchiando. –Ecco perché mi era uscito così bene. Ora non saprei…
-Siamo solo io e te, chi vuoi che ti veda? – sbottò, quasi come se mi avesse letto nel pensiero.
-Tu – mormorai sincera, stringendo le spade.
Parve abbastanza infastidito. –Se la metti così, non ti insegno più niente – commentò arcigno.
Ero stufa del suo comportamento scontroso, che manifestava sempre nelle vesti di soldato, per cui non tardai a mettere in movimento il dispositivo, avvicinandomi ad uno dei due obiettivi e prostrandomi a tutta velocità verso la nuca, tagliandola prima di fare ritorno alla postazione di poco prima.
Per quanto paresse intollerabile il modo con cui faticava a riconoscere l’impegno dei suoi sottoposti, soprattutto il mio, ben presto avrei iniziato ad apprezzare la sua immancabile riluttanza, che mi spronava più di qualsiasi altra cosa a migliorare le mie doti. Da questa caratteristica, è possibile infatti determinare la valenza di un mentore.
-Sei contento, ora? Adesso dimmi pure quanti errori abbia fatto, quanti movimenti superflui abbia compiut…
-Niente male – rivelò lui, osservando il lavoro da me compiuto. –La velocità di rotazione è ancora da migliorare, ma per essere una novellina ti riesce abbastanza bene. Se lo perfezioni, questo metodo potrebbe tornarti molto utile, te lo assicuro.
Il mio volto divenne subito radioso. –Lo credi davvero?
Ancora una volta, mi ignorò. Piuttosto, mi venne incontro, alzandomi un avambraccio e sfiorandomi la mano destra. Rabbrividii a tale gesto, ancora incosciente delle sue intenzioni: aprì il palmo della mia mano, sistemandomi al contrario la spada che la teneva.
Compresi che mi aveva appena indicato l’impugnatura delle lame che lui utilizzava per la sua particolare tecnica di rotazione, quella che avevo avuto modo di osservare durante l’ultima spedizione. Rimasi assai sorpresa: non avrei mai creduto che un tipo come lui potesse mai prendere la decisione di svelare le sue particolari tattiche ad un semplice subordinato come me.
-Credo che tu sappia che anche questo metodo implica una rotazione, ma ti garantisco che può risultare decisamente più comodo, e ti permette di conservare l’energia e la forza – iniziò a spiegarmi, guardandomi negli occhi. –Non mi aspetto che tu riesca a metterla in pratica fin da subito, ovviamente. Ma voglio che tu lo prenda come un suggerimento, nel caso agissi da sola.
Annuii, osservando la spada destra: la maniera con cui la reggevo cominciò a sembrarmi stranamente macabra.
-Puoi provarla, se vuoi – mi incitò lui.
-Levi, davvero non ti dispiace? Insomma, alla fine, è un procedimento di tua invenzione, non sarebbe giusto che me ne appropri in questo modo anche io – dissi, indecisa se attaccare o meno.
Egli si sfilò la collana rossa sotto il fazzoletto. –Se non sbaglio, hai già preso in prestito qualcosa di mio, ultimamente – la ripose nuovamente al suo posto. –E poi, è meglio che iniziamo a fidarci l’uno dell’altra, non credi anche tu?
Gli rivolsi uno sguardo amorevole. –In effetti è così – tornai a osservare il fantoccio. –Allora ci proverò.
Attesi qualche attimo, rievocando alla mia memoria i movimenti circolare che Levi era solito usare per quelle occasioni: dopo che ebbi focalizzato nella mia testa i movimenti, partii all’attacco, e iniziai a rotolare a tutta velocità verso il retro della testa. Parliamo di pochi secondi prima di avere la possibilità di entrare in contatto con la nuca, di colpo mi resi conto di star reggendo la spada destra come se fosse un pugnale.
Sparai un rampino in alto, recandomi sul ramo di un altro albero. Affannata, riposi le spade nelle scatole di metallo riposte sui fianchi, guardando il vuoto. Pochi secondi dopo, percepii il rumore dell’attorcigliamento dei ganci di Levi, venuto in mio soccorso.
-Stavi andando bene, perché ti sei ritirata?
Mi veniva da piangere, se pensavo al modo in cui mi ero sentita giusto qualche momento prima. –Levi, dove hai imparato questo metodo?
Mi guardò angosciato. –Questo modo di impugnare le spade, – sfilai nuovamente la lama della spada destra, reggendola come prima, -reggevi in questo modo i coltelli con cui ti proteggevi nella città sotterranea, non è vero?
Inspirò. –Sì, è così – rispose freddo.
-Mi dispiace, non sono in grado di farlo anche io – il mio tono di voce era estremamente malinconico. –L’unica persona che ho mai visto reggere un pugnale in questo modo è stata quella che ha sgozzato mia madre sette anni fa. È una cosa che la mia mente non tollera.
Poggiò il palmo della sua mano su una spalla. –Non preoccuparti. Hai già fatto molto.
Gli sorrisi, per poi sedermi sul ramo con le gambe a penzoloni. Poco dopo, lui imitò il mio gesto.
-Ti sono molto riconoscente, comunque, per avermi insegnato questo procedimento – ammisi, lieta di potermi trovare nuovamente accanto a lui.
-Anche io lo sono nei tuoi confronti, per un motivo o per un altro – mormorò poco dopo. –Ma non capisco. Non capisco come affrontare tutto questo, come ci si possa mai comportare in questi casi.
-Lo chiedi proprio alla persona sbagliata. Non credo di aver mai provato delle emozioni così forti per qualcuno – svelai, un po’ imbarazzata. –Tutto ciò che mi verrebbe da dire è che potremmo provarci.
Giocherellai col bottone a pois che non avevo ancora rimosso dalla mia giacca. –So che non sei quel genere di persona che ama confessare i propri sentimenti, ma, perdonami, è inevitabile che ti chieda ancora una volta quello che provi per me, Levi.
È buffo ricordare come entrambi ci stessimo guardando in maniera confusa e imbarazzata.
–Tengo tanto a te – rispose in un sussurro. –E’ qualcosa che mi viene spontaneo, ti prego di capirmi.
Gli rivolsi nuovamente un sorriso, col cuore che batteva all’impazzata per aver appena udito parole tanto semplici, ma di vero e proprio impatto per il mio cuore. –Lo capisco, sì.
Di risposta, mentre osservavo il prato sotto di noi, mi sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio. –Vuoi sapere una cosa, Claire? – disse subito dopo. –Ho intenzione di posizionare te e tuoi amici nella prima unità della squadra. Che ne pensi?
Spalancai la bocca. -Che gli altri la prenderebbero bene! Insomma, penso che tu stia per realizzare il loro sogno – risi.
-Ne fai parte anche tu, no?
-Già – mi rialzai, portandomi il pugno al petto. –Claire Hares, membro d’élite e componente della Squadra per le Operazioni Speciali! Credi che sia un nome che gli si addica?
-Credo proprio di sì – rispose, accennando a un sorriso.
Saltellai esultante. Avevo percepito il debole suono di un dispositivo proveniente alle nostre spalle, ma poco ci feci caso, a causa della gioia che non riuscivo a contenere, che mi causava la presenza di quell’uomo austero quanto leale e sincero.
 

Spazio autore: oggi, non parlerò in questo angolo dell’autore riferendomi alla storia, e lascio il compito alle mie fidate Cecy_y e Lapeck99 di commentare quanto vogliono quest’ultimo capitolo. No, oggi, miei cari lettori, vi sorbirete i miei scleri per quanto riguarda il recentissimo trailer della terza stagione (registrato come uno dei video di tendenza su youtube di quest'oggi, per giunta)!
Levi, Levi e ancora Levi. Pare che quest’ultimo sia passato dall’essere il personaggio più marginale della seconda serie al protagonista vero e proprio della successiva, fiancheggiando Eren e Historia. Avrei tanto voluto vedere più scene, ma quei pochi secondi di clip mi sono bastati a farmi fangirlare a vita, a partire dai primissimi attimi, dal primo piano di Kenny, fino ad arrivare ai momenti riguardanti il mio adorato e forte caporale. Accidenti, non sono ancora pronta ad assistere al favoloso scontro zio contro nipote, inoltre parliamo sempre degli Ackerman: nessuno è più forte di loro!
Mi aspetto di vedere emergere quanto più possibile il personaggio della vecchia Christa, l’acutezza di Armin, la forza di Mikasa, la determinazione di Eren, oltre che quella dei restanti componenti della nuova squadra di Levi. Farà male vedere il sacrificio di Erwin per l’Armata Ricognitiva, ma sarà uno spettacolo imperdibile vedere una Hanji ancora più intelligente e furba del solito.
Chiedo conferma per quanto riguarda notizie relative al numero degli episodi (se ce ne sono): ho letto su internet che si tratterà di una stagione formata da 24 puntate, il che mi fa presumere che si possa arrivare a parlare della Battaglia di Shiganshina senza problemi. Incrociamo le dita!
Nel frattempo, vi auguro un buon weekend. Tanti baci!!!
  
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