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Autore: Lady Lara    28/04/2018    3 recensioni
Tratto dall'incipit.
“Mi dispiace … mi dispiace veramente … ma il mio cuore deve restare di ghiaccio!”
La sua mente se ne stava facendo una convinzione e stava alzando dei muri spessi intorno a quel cuore. Ne aveva bisogno perché … perché quegli occhi verdi e quelle labbra di ciliegia, erano riusciti a scalfire quel ghiaccio irrimediabilmente!
Una giovanissima Emma Swan, studentessa universitaria, incontra "casualmente" un giovane che sconvolgerà la sua vita e la condizionerà nelle sue scelte professionali e sentimentali. Il destino è spesso crudele e la vita lascia traumi difficili da superare. L'amore a volte può essere un trauma, specialmente quando ti viene strappato agli albori, quando le speranze sono tante e i sentimenti sono potenti ma, una nuova possibilità fa risorgere la fenice dalle sue ceneri. Emma si chiederà come si è potuta ingannare e innamorare in breve così profondamente. Dovrà lavorare duramente su se stessa per erigere i muri che la proteggeranno, ma se la fenice risorgerà dalle sue ceneri? Sboccerà ancora l'amore? Sarà Emma la fenice? O sarà il bellissimo uomo misterioso che, da un quadro visto in un museo, tormenta i suoi sogni con i suoi magnetici occhi azzurri?
Genere: Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo 19

Sincero amore e illusione
 
 
Il Suv Maserati, guidato dall’Agente Scelto Sebastian Jefferson, entrò nel garage  aperto con il telecomando a distanza. Dalla telefonata ad Emma, Killian Jones era rimasto in silenzio e Jefferson, avendo capito che non fosse in vena di scherzare, né sopportare le sue battute, aveva seguito il suo esempio e aveva taciuto. Le strade ormai erano quasi del tutto deserte, Boston dormiva il sonno dei giusti.
 
Jefferson poteva solo immaginare i pensieri che rimuginavano nel brillante cervello del suo Capitano. Quel giovane uomo aveva grandi responsabilità e ben poche gioie! Sebastian lo stimava e nutriva per lui un grande affetto. Lo conosceva da anni ormai, precisamente dal giorno in cui Killian era stato arrestato nelle vesti di Kim Steward. Quella notte di undici anni prima aveva conosciuto anche Lorna Stone e da quel momento non le era più uscita dai pensieri, né dal cuore.
Mentre rientravano alla base segreta, Seb ripensava a quanto gli avesse appena  suggerito Killian: “Dichiararsi finalmente a Lorna.”
 
“La fa facile lui! Come se lui stesso ci fosse riuscito con Emma!”
 
Erano anni che Sebastian flirtava con Lorna Stone e tra loro il dialogo era sempre stato brioso. Lorna non era una persona facile, era una donna chiusa in una corazza spessa, data sia dal suo ruolo di Maggiore dell’F.B.I, Psicologa e Profiler, sia dalla sua personale situazione sentimentale. Seb sapeva del suo amore tradito e deluso da parte dell’ ex marito. Da allora Lorna era diventata ancor più rigida e, proporzionalmente, lui era diventato più sfacciato, per stuzzicarla e farla reagire. Lei rispondeva sempre a tono e lui sapeva che almeno la mantenesse viva e battagliera.
Era sicuro di piacerle, ne aveva avuto una recente prova, quando poche settimane prima si era presentato a casa sua con due flutes e una bottiglia di Champagne. Si erano baciati quella sera per la prima volta e avevano continuato a farlo, sia per la forte attrazione che nutrivano l’uno per l’altra, sia per il calore dato dall’alcool bevuto. Era stata Lorna ad interrompere le carezze ed alla fine avevano preferito passare la serata a ricordare esperienze comuni, mentre lei se ne stava distesa in accappatoio sulla sua adorata chaise longue …
 
Entrati nel garage scesero dal Maserati. Killian aveva bisogno di dormire, aveva due ombre scure sotto gli occhi e Seb gli leggeva bene la stanchezza sul volto. 
 
– Riuscirai a farti un’ora di sonno Capitano?
– Sarebbe una buona idea, ma sono troppo teso per riuscirci!
– Dovresti provarci almeno, stai sballato pure per il fuso orario! Emma e Milah intanto sono al sicuro no?
– Non mi da tregua il pensiero di sapere ancora Gold e Manguso a piede libero e l’esistenza della “talpa”! Speriamo che Roger arrivi a capirci qualcosa …
 
“Già! Ci mancava anche un traditore all’interno del Primo Distretto di Polizia di Boston!”
 
La cosa dava un enorme fastidio anche a Seb. Si chiedeva chi diavolo potesse essere. Conosceva praticamente tutti in quel distretto e tutti conoscevano lui! Non era d’accordo con Killian a presentarsi insieme da Roger, avrebbe preferito che se ne fosse stato alla base, ma quando Captain Hook si metteva in testa un’idea non era possibile farlo desistere. In quel caso si trattava anche della sicurezza di Emma, figuriamoci! Nemmeno se lo avesse legato alla sedia ci sarebbe riuscito!
 
Mentre guardava Killian stiracchiarsi per sgranchirsi i muscoli tesi, il segnale di un sms partì dal suo cellulare. Non era insolita per lui l’ora, c’era abituato a messaggi e a chiamate nel cuore della notte! Guardò lo schermo illuminato e rimase veramente perplesso, con gli occhi sgranati.
 
– Che c’è?
 
Killian aveva visto la sua espressione stupita e la curiosità, collegata alla sua deformazione professionale, era scattata con la domanda annessa.
 
– Lorna!
– Lorna?!
– Si!
– Dice qualcosa riguardo ad Emma?
 
Sebastian Jefferson rise divertito.
 
– Non tutto è collegato alla tua bella Capitano! Ho una vita anche io sai?
– Wow! Messaggino romantico da Lorna? Non ci credo nemmeno se me lo fai leggere!
– Ah, ah, ah! Divertente!
– Dai Jefferson! Non mi dire che veramente …
- No! Lorna non è tipo da cuoricini!
– Tu dici? Le donne hanno sempre un lato romantico, anche se nascosto!
– Sarà! Di sicuro Lorna lo tiene nascosto sotto una gonna di piombo!
– Le gonne si tolgono se non sbaglio! Comunque che dice?
– Sei curioso veramente allora!
 
Killian ridacchio mostrandogli i suoi perfetti denti bianchi sul viso barbuto.
 
– Dice: “Stai ancora in giro?”
– Tutto lì?
– Già!
– Cosa significa secondo te?
– E che diavolo ne so?! La Psicologa è lei mica io!
– Perché dovrebbe interessarle se sei o meno in giro?
– Non ne ho la più pallida idea!
– Intanto vecchi mio, anche lei è sveglia nonostante l’ora! Magari si sente sola!
 
Sebastian non aveva calcolato quell’ipotesi e rimase a bocca aperta per lo stupore.
 
– Cavolo! Dici che ci sia una possibilità che sia vero?
– Seb … lo dovresti sapere tu come stanno le cose! Io direi che sia il caso che le rispondi e magari vai da lei, tanto qui per questa notte non c’è bisogno di te.
 
Sebastian sembrava indeciso e muoveva nervosamente un piede per terra, lisciando il pavimento.
 
 – Allora ti decidi? Mi sembri un dodicenne Seb! Ti ordino di filar via di qui!
 
Sebastian riprese il suo sorriso ironico e dando un’ultima occhiata sghemba al suo Capitano, girò sui tacchi e uscì dalla base, lasciando Killian che lo guardava sorridendo.
 
“Tu che puoi stare con la donna che ami … saresti un fesso a non farlo Seb!”
 
Con una punta di invidia, Killian si tolse la maglietta di cotone, restando con il bel dorso atletico nudo. Avrebbe fatto una doccia rinfrescante e avrebbe cercato di dormire un’oretta. Prima di entrare nel bagno controllò i monitor.
 
“Cazzo! Anche questa! Maledizione!”
 
***
 
Jefferson era davanti alla porta dell’elegante appartamento di Lorna. Si sentiva un idiota. Alla sua età ancora il cuore gli suonava nel petto a quel ritmo, per una donna?!
 
Era uscito dalla base e salito sul Maserati. Prima di avviare il motore aveva risposto a Lorna, un semplice:
 
“Sto arrivando da te!”
 
Lei aveva risposto immediatamente con un:
 
“Ti sto aspettando …”
 
Non ricordava nemmeno di aver visto le strade percorse mentre correva da lei, guidando automaticamente e completamente a memoria per le vie, ormai poco trafficate di Boston. Era arrivato al portone di quell’elegante edificio e aveva suonato al citofono. Lorna non aveva nemmeno chiesto chi fosse e aveva aperto il portone principale. Ora, con il cuore a mille, appoggiato lì allo stipite, aspettava di vederla aprirgli la porta del suo appartamento.
 
 
Lorna era tornata dall’ospedale, dopo la visita ad Emma. Aveva dato la pappa a Generale, che non si era fatto pregare per mangiare quei prelibati bocconcini di paté di fegato e, mentre il micio rosso se ne stava sulla sua poltrona preferita a leccarsi i baffi e a lisciarsi il lungo pelo, lei si era chiusa in bagno per docciarsi con i suoi saponi aromatici.
Quel momento di relax la induceva sempre a riflettere con calma sotto l’acqua e in quell’occasione aveva ripensato ad Emma e a Killian. Emma aveva rischiato di essere, non solo, violentata come Milah Gold, ma anche di essere uccisa, fine che avrebbero fatto fare anche all’altra. Killian aveva rischiato di perdere l’amore della sua vita e con lei il piccolo che portava in grembo …
 
Riflettendo sulla vita, sulle sue sorprese amare e sulla possibilità di perdere in un batter di ciglia ciò a cui si teneva di più, gli era apparsa nella mente l’immagine sorridente e strafottente di Sebastian Jefferson. Ci teneva a lui … si, ci teneva tanto! Ci teneva da … da quando?
Aveva cercato di rispondere a quella domanda e il ricordo era andato al loro primo incontro. Alla sera che aveva conosciuto Killian Jones sotto la falsa identità del giovane Kim Steward. Ricordò la sensazione avuta nel momento in cui i loro sguardi si erano incrociati e il brivido quando lui l’aveva sfiorata per aiutarla a togliersi l’impermeabile, il suo sguardo di apprezzamento che l’aveva scorsa dal viso ai seni, che si erano tesi, sotto la sua aderente camicetta bianca, resi evidenti dalla mancanza del reggiseno.
C’era stata una immediata chimica fisica tra loro due, una chimica che non era destinata a diventare null’altro. Lei allora era ancora innamorata di suo marito Federik Victor e, nonostante nei giorni seguenti avesse ripensato spesso al bell’Agente Scelto, aveva fatto in modo di toglierselo dalla mente.
Non avrebbe mai pensato di ritrovarselo ben presto tra gli allievi dei suoi corsi! Era più grande degli altri e quei corsi sembravano superflui per la sua esperienza.
Un giorno scherzando le aveva detto che si era iscritto per lei, per poterla vedere muoversi sinuosa in quelle sue gonne attillate. Lo aveva detto con una tale strafottenza che lei lo aveva minacciato di stenderlo con un pugno e lui, sempre scherzando, aveva risposto giocando con i doppi sensi, che con lei si sarebbe steso volentieri.
Fosse stato chiunque altro lo avrebbe cacciato dal corso e sottoposto ad un provvedimento disciplinare, ma Seb sapeva scherzare con un cipiglio simpatico a cui lei rispondeva a tono, dimostrando ai giovani allievi presenti, che anche quello fosse un gioco seduttivo. 
 
Quando l’attrazione fisica che nutriva per lui era diventata un sentimento sempre più profondo?
Sebastian era stato l’amico più vicino quando si era lasciata con suo marito. Le aveva sempre fatto quelle avances che sapeva non avrebbero avuto seguito, ma solo risposte a tono, eppure aveva continuato a farla sentire viva! Avevano lavorato insieme in diversi casi, l’ultimo era stato proprio quello di Emma. Da che era iniziata quella situazione con la giovane Swan e i colloqui con lei, la vicinanza con Seb era aumentata per i controlli che lo costringeva a fare Captain Hook.
La sera che si era presentato con i bicchieri e il vino francese non avevano resistito all’attrazione che c’era tra di loro e si erano baciati, assaporandosi con avidità crescente. Non era successo altro ma, mentre Lorna rifletteva sotto l’acqua che scorreva carezzevole sulla sua pelle nuda, pensava a come sarebbe potuto essere stato fare l’amore con lui. Non lo avrebbe mai saputo di quel passo e in realtà desiderava tantissimo saperlo. Non voleva perdere un’altra occasione, ne aveva perse anche troppe fino a quel momento!
 
Era uscita dalla doccia e si era gettato l’accappatoio addosso. Senza nemmeno aspettare di asciugarsi bene era corsa alla borsa per prendere il cellulare. Forse lui era ancora in servizio o forse stava andando a casa …
Gli aveva inviato un messaggio e lui aveva risposto che stesse andando da lei. Gli aveva riscritto che lo aspettava.
 
Era stato così che, nella breve attesa, si era sciugata e aveva indossato una splendida camicia da notte in seta avorio, con spalline sottili, un merletto che le delineava il seno sodo e non eccessivo, mentre, scivolando sui fianchi, si apriva ampia intorno alle lunghe gambe snelle. Aveva indossato sulla camicia da notte una vestaglia coordinata, anche essa di seta avorio. Si era pettinata i capelli castani, ondulati e lunghi fino alla base del collo, messo due gocce di profumo dietro le orecchie e nell’incavo del seno, un filo di lucidalabbra e aveva atteso impaziente ed eccitata il suo arrivo, guardando distrattamente la televisione accesa che parlava degli avvenimenti della giornata.
Quando il campanello era suonato aveva fatto un salto in piedi dalla chaise longue ed era andata velocemente ad aprire il portone, schiacciando il pulsante del citofono. Sapeva che fosse lui e aveva aspettato dietro la porta che suonasse nuovamente a quella del suo appartamento.
 
 
 
Sebastian aveva appena  suonato che la porta si aprì, rivelando una splendida Lorna Stone, fasciata in un elegantissimo négligé in seta. Non l’aveva mai vista così e con quel sorriso sul volto raggiante. Era felice di vederlo, Seb non ne aveva alcun dubbio, ma era rimasto bloccato a guardarla, invece che dire una delle sue battutine.
Lei lo aveva guardato con desiderio e, senza aspettare oltre, lo aveva preso per il bavero della camicia e se l’era portato dentro casa, attirandolo a sé e baciandolo appassionatamente. Non aveva mai preso quell’iniziativa con Sebastian e lui era rimasto spiazzato, rispondendo automaticamente a quel bacio, ritrovandosi a far scorrere le sue mani sotto la vestaglia, accarezzando quel corpo rivestito dalla morbida e scivolosa seta mentre si inarcava e gli premeva contro. Si era accorto che la camicia da notte, sotto la vestaglia, le lasciasse la schiena completamente nuda, mentre il davanti, fatto con due triangoli di seta e pizzo, che formavano le coppe per il seno, venivano rette da tue sottilissime bretelle che si incrociavano dietro le spalle.
 
Mentre il bacio diventava più rovente e progressivamente la loro eccitazione aumentava, Seb guidò all’indietro Lorna, continuando ad accarezzare il suo corpo attraverso la stoffa. Le strinse possessivamente i glutei e poi li massaggiò con movimenti rotatori delle mani e si avvide che non portava né  slip né  perizoma.
 
– Mi aspettavi veramente Lorna …
- Non sai da quanto Seb …
 
Le loro voci erano arrochite dal desiderio che, represso in tutti quegli anni, era ora palese e bisognoso di esplodere. Lorna apriva intanto gli ultimi  bottoni della camicia di cotone di Seb, accarezzando i suoi atletici pettorali glabri. Lo trovava estremamente desiderabile e sexy, così alto, muscoloso, forte …
La camicia fu lasciata cadere, mentre Sebastian le toglieva la vestaglia, lasciandola con la bella schiena nuda e quei due triangoli di liscia seta e pizzo a separare i suoi capezzoli, ormai duri come noccioli, dal suo petto.
 
– Dov’è quello spione del tuo gatto?
– Povero piccolo! Dorme nella sua cestina!
– Dici che dorma? Quel gatto già mi odia quando vengo da te per parlare, figurati se mi vede intenzionato a fare sesso con te! Mi farà un attentato prima o poi!
 
Lorna gli succhiò e mordicchiò il labbro inferiore  sorridendo.
 
– Non ti preoccupare di lui … è chiuso nel bagno degli ospiti!
– Mmm … sono più tranquillo ora, non mi piace farmi guardare mentre faccio l’amore!
 
Lorna rise alle sue parole e al solletico che Seb le stava facendo baciandola lungo il collo e fino all’incavo del seno.
 
– Dio! La tua pelle Lorna! Mi fa impazzire il tuo odore!
– Ti piace proprio il mio bagnoschiuma …
- No, non è quello! È  il tuo odore di femmina che mi da alla testa, da sempre, dalla prima volta che ti ho vista!
– Non usavo questi aromi allora! 
- È proprio il tuo odore, te l’ho detto!
 
Lei lo guidò intanto verso la sua camera da letto, continuando ad assaporarsi ed a sentire il reciproco gusto ed odore. L’attrazione fisica che c’era tra loro due andava oltre il piacere trovato nella reciproca avvenenza. Era qualcosa di istintivo, quasi animalesco. L’olfatto e il gusto trovavano  il reciproco odore e sapore ideale.
Continuarono a mordicchiarsi avidi le labbra, quasi mangiandosi a vicenda, avvolgendo le loro lingue, succhianti e saettanti, l’una all’altra. Poi, a fatica, riprendendo fiato, Sebastian si sciolse dall’abbraccio.
 
– Aspetta … voglio guardarti!
 
Lei sorrise al suo sguardo desideroso e si lasciò guardare e toccare. Lui le portò, carezzevoli, le mani alle spalle e con gli indici alzò e spostò verso le braccia le sottili bretelle, facendole scivolare  via. I due triangoli di seta e pizzo lasciarono lentamente scoprirsi il suo seno perfetto. Seb emise un sospiro profondo guardandola ammirato. Nel suo metro e settantacinque, Lorna era giusta per la sua altezza, che sfiorava il metro e novanta. Gli occhi di Sebastian non si distoglievano dalle sue rotondità.
 
– Perfetto come l’ho sempre immaginato!
 
Lei rise.
 
– Mi immaginavi spesso Seb?!
– Ti immagino così dalla prima volta che ti ho vista. Dio se eri sexy Lorna! Non portavi il reggiseno e non serviva molta immaginazione per la verità!
– Non avevo fatto in tempo a metterlo! Ero stata chiamata nel cuore della notte!
– Mi avevi fatto un certo effetto anche con il tuo impermeabile di taglio maschile lo sai?
– Mmm … vizioso che sei!
– Si eh?
 
Mentre parlavano Seb si era impossessato di quelle due procaci e morbide rotondità, e lei gli stava aprendo la patta dei jeans.
 
– Si!
 
Non ci mise molto Seb a liberarsi del tutto dei pantaloni e dell’intimo.
 
– Vuoi una piccola confessione Seb?
– Mmm … si dolcezza!
– Sei molto meglio di quanto potessi sperare!
 
Fu lui a ridere, divertito e orgoglioso, avendo capito a cosa lei si riferisse e sentendo le sue mani calde e delicate che ne saggiavano la prestanza.
 
– Vieni qui Lorna … ti voglio da troppo tempo e so che tu vuoi me!
 
Le mise le mani alla vita e, seguendo con una carezza la forma dei suoi fianchi, le fece scivolare da essi, lungo le gambe, la seta della camicia da notte, scoprendole il ventre piatto e il bruno monte di Venere. Strinse appena gli occhi, sorridendo sognante alla sua bellezza.
 
– Mmm … finalmente Lorna!
 
Si lasciarono cadere sul letto e lei si schiuse a lui con lo stesso desiderio. Furono travolti dall’istinto, dal bisogno impellente di appartenersi ed amarsi.
Il loro fu un amplesso maturo, dolce, lento nel goderne attimo per attimo, assaporando ogni singola sensazione. Le mani di Lorna scorrevano sulla schiena di Sebastian fino ai glutei muscolosi, stringendoli e premendoli verso di sé, incoraggiandolo ad affondi maggiori, offrendosi a lui avvicinandosi ritmicamente con il bacino.
Mentre lo sentiva muoversi dentro di sé, riempiendola in quel modo appagante,  cambiando ritmo secondo il suo, toccando ad un certo momento quel punto particolare che la fece iniziare a tremare e a perdere la lucidità, Lorna si chiese come avesse potuto resistere tutto quel tempo a reprimere e a negare l’attrazione e il desiderio che viveva per Sebastian. Avrebbe potuto farne a meno ora che aveva provato quelle scosse  che le stavano  percorrendo i visceri e l’anima? Lui? L’avrebbe tradita e abbandonata come Federik Victor? Era un’ ennesima illusione quell’amore?
 
Non voleva pensarci in quel momento! Voleva solo abbandonarsi a lui, continuare a sentire le sue spinte potenti e profonde, la sua passione, il suo corpo maschio su di sé che vibrava nello sforzo di resisterle e farla godere, le sue labbra che la baciavano e stuzzicavano, succhiandoli, i seni, voleva sentire quella sensazione di pienezza, una sensazione che non le faceva più provare la solitudine, voleva continuare a godere di lui, attimo per attimo, come lui stava godendo di lei.
I loro gemiti, di piacere assoluto, si confusero e spensero nei baci che continuarono a scambiarsi, fino a ritrovarsi uno di fianco all’altra, dopo aver raggiunto l’apice della loro soddisfazione.
 
– Hai una sigaretta Lorna?
– Non fumo lo sai! Mi sembrava non fumassi nemmeno tu! Sei il tipo da fumo post orgasmo?
– Confesso che mi capita!
– Ora come farai senza sigarette?
 – Nel modo migliore dolcezza!
– Quale sarebbe?
– La sigaretta è un altro surrogato di piacere in questo momento, quindi mi prendo un piacere “maggiore”!
– Quale sarebbe un piacere maggiore?
 
Sebastian si voltò verso di lei, portandosi sul fianco e posandole una mano sul pube. Si insinuò lentamente con le dita tra i suoi serici riccioli castani, trovandovi il clitoride teso e ancora umido, stimolandola nuovamente. Si avvicinò con le labbra alla rosea aureola del seno a lui più vicino, lo accarezzò con movimenti rotatori della punta della lingua, facendolo reagire immediatamente, per poi afferrarlo con le labbra e succhiandolo sensualmente, suscitandole un sospiro languido. La guardò amorevole negli occhi e aggiunse:
 
– Sei un Maggiore se non sbaglio! Ho intenzione di riprendere te Lorna!
– Posso sempre ricambiare Sergente!
 
Con un colpo di reni, Lorna si portò in un attimo sul bacino dell’uomo, scivolò fluidamente sul suo rinvigorito turgore, provocando in entrambi un gemito di soddisfazione. I loro movimenti, assonanti e coordinati, esprimevano un’intesa sessuale che non avrebbero nemmeno osato sperare. Si persero ancora l’uno nell’altra unendo affetto e desiderio, mantenendo le loro intenzioni di piacere e gioia reciproca.
 
***
 
 – Come le preferisci le uova al bacon?
 – Ben cotte Lorna, grazie!
 
Erano le otto di mattina. Nonostante avessero dormito ben poco, impegnati in altro, Lorna e Sabastian si erano alzati relativamente presto e con un appetito non indifferente. Lei aveva proposto una colazione calorica e Seb, ridendo, aveva accettato volentieri.
 
– Vedo che sei consapevole che io abbia bisogno di recuperare le energie dopo questa notte con te!
 
Mentre Lorna batteva le uova in una ciotola, il bacon sfrigolava nella padella, emanando un profumino invitante per tutta la cucina.
 
– Seb ci vuoi pensare tu a spremere le arance per favore?
– Agli ordini Signor Maggiore! Un pieno di vitamina C fa sempre bene!
 
Sul top della cucina c’era un cestino di splendide arance e Seb ne prese un paio, dirigendosi verso Lorna che gli dava le spalle, mentre iniziava a versare le uova battute sul bacon.  Erano ambedue a piedi scalzi. Sebastian indossava solo i Jeans e Lorna aveva rinfilato la camicia da notte in seta avorio.  Lui le accarezzò con lo sguardo la schiena nuda fino quasi alla vita. La trovava veramente armoniosa e sexy con quei fianchi che si allargavano al di sotto, coperti dalla seta. Guardò le due arance che teneva nelle mani e con un sorriso malizioso e i pantaloni che improvvisamente gli stringevano sul davanti, le posò sul tavolo. Silenziosamente si avvicinò a lei e con due dita le accarezzò la schiena, dalla base del collo fino al profondo scollo posteriore della camicia da notte. Continuò sulla stoffa, segnando l’incavo tra i rotondeggianti glutei, consapevole che lei non avesse messo l’intimo. Sentì la pelle di Lorna rabbrividire al suo tocco e la vide portare la testa indietro, poggiandosi al suo petto. Le infilò le mani sotto i due triangoli di pizzo che le coprivano i seni e le riempì con quelle due morbide rotondità, stringendole dolcemente e massaggiandole, fino a stuzzicare tra indice e pollice i capezzoli tesi e scuri. Lorna inarcò la schiena e sollevò le braccia all’indietro, accarezzandogli i capelli, godendo del suo tocco e sentendo crescere il desiderio.
 
– Seb … ti avevo detto di spremere le arance …
- Queste sono molto meglio delle arance, anche più grosse direi!
 
Lei rise e lo lasciò fare, lui era abituato ai doppi sensi e lei gliene aveva servito uno inconsapevolmente.
 
 – Sei sempre il solito Seb!
 
Improvvisamente lui la ruotò verso di sé, facendola aderire completamente al suo torace e incastrandola con il bacino al top della cucina. Le fece scorrere le mani sui fianchi e le sollevò la stoffa setosa fino ai glutei, accarezzandoli. Lei gli portò le mani al collo e unirono le labbra in un bacio ardente più di quelli scambiati durante la notte. Sebastian la sollevò fino a farla sedere sul top di marmo rosato. Il freddo sotto la pelle la eccitò maggiormente e aprì automaticamente le cosce. Velocemente lui tirò giù la lampo dei Jeans liberando impaziente la sua erezione.
 
– Seb … fammi spegnere alle uova, le bruceremo …
- No dolcezza, prima spegni me, sto bruciando più di quelle uova tesoro!
 
Mentre le uova si stavano rinsecchendo e la radio accesa trasmetteva canzoni melodiche, loro consumarono quell’improvviso amplesso in un modo molto sensuale ed eccitante, abbandonandosi al ritmo romantico della musica.
Salvarono la loro colazione in extremis, ridendo di loro stessi.
 
– Decisamente sono “molto” ben cotte queste uova!
– Direi che ne hanno avuto di tempo!
– Siamo noi che ne abbiamo di tempo da recuperare lo sai vero Lorna?
 
Seduti finalmente al tavolo con la colazione davanti, lei lo guardò con sguardo malizioso e un sorriso rilassato e appagato sulle labbra.
 
– Con calma Sergente! Facciamo colazione ora. Non vorrai recuperare tutto oggi no?
– Se dovessimo recuperare in proporzione agli anni che abbiamo perso, dovrei impegnare i prossimi undici anni solo per quello Dolcezza!
– Veramente dall’inizio Seb?!
– Mi sei entrata dentro da allora Lorna e vorrei veramente passare i prossimi anni con te!
– Seb … non vorrei che l’esperienza di questa notte ti faccia pensare cose di cui non sei convinto veramente. È stato tutto così … bello, passionale, ma … non vorrei che ci illudessimo!
– Bello e passionale? Cristo Lorna! Solo io ho sentito quello che ho sentito?!! Solo bello e passionale? Sei una Profiler eccezionale per gli altri, ma quando si tratta di te il bacon ce l’hai sugli occhi Lorna! Pensi che io per te  provi solo la voglia di fare sesso!
– Non lo so cosa provi! Dimmelo tu Sebastian!
– Possibile Lorna che non sia evidente? Io … Io ti a …
 

“Identificata, grazie alle notizie trapelate dal Massachusetts General Hospital, l’identità della donna alla guida della Cadillac che ieri pomeriggio, inseguita da malavitosi, ha creato disordini sulla superstrada  I - 93. Si tratterebbe di una giovane ventenne di Boston, Emma Swan, studentessa al secondo anno di Psicologia, definita dagli operatori del nosocomio internazionale: “la Salvatrice”. La giovane pare avesse salvato la vita di un’altra donna che era stata rapita e violentata dai malviventi. Grazie alla fuga e al salvataggio, la giovane, che è incinta di circa quattro mesi, ha condotto l’auto fino all’ospedale, permettendo ai medici di operare e salvare l’altra donna. Da indiscrezioni la donna sarebbe la moglie del conosciuto docente di Storia dell’Arte Robert Gold, attualmente ricercato dal Federal Bureau of Investigation per collusione con la malavita. Ricordiamo che il Professore Gold è riuscito a sfuggire alla cattura ed è tuttora latitante. Gli uomini che inseguivano la Cadillac con a bordo la Salvatrice e la Signora Gold, sono stati arrestati immediatamente e presi in custodia direttamente dall’F.B.I.

Le due donne sono al momento ricoverate in ospedale con prognosi riservata. La giovane Salvatrice, da quanto riportato dalle ultime indiscrezioni, avrebbe sintomi di minaccia di aborto. Auguriamo a questa coraggiosissima giovane di rimettersi quanto prima e superare il pericolo per il suo bambino! Ora passiamo alla prossima notizia … “
 
La dichiarazione di Sebastian gli era morta sulle labbra, mentre la radio aveva interrotto il programma musicale per dare le news.
 
– Quella ragazza non può proprio aver pace a quanto pare! Captain Hook sarà fuori di sé se ha sentito la notizia!
– Non solo per la notizia che qualcuno ha spifferato l’identità e i fatti privati di Emma! C’ è sempre qualcuno, tra gli operatori, che guadagna qualche dollaro passando le notizie ai giornalisti. È disgustoso! Ora anche la notizia sulle minacce d’aborto? Quando sono andata via stava bene. Non sentiva sintomi particolari, le ho consigliato di farsi fare un’ecografia, mi aveva detto di aver subito un colpo con la cintura di sicurezza sulla pancia … le conseguenze sono arrivate dopo evidentemente! Vado da lei tra poco!
– Si, fai bene! Killian starà sulle spine! Io vado da lui, vedo se riesco a dargli una mano e a farlo stare calmo!
– Di solito riesce ad essere freddo e distaccato quando sta svolgendo una missione …
 - Quello era Captain Hook “cuore di ghiaccio” dolcezza! Killian Jones versione innamorato è una specie di mina vagante! Potrei trovare qualche monitor spaccato quando arrivo alla base!
– Vai dal “mio ragazzo” Seb!
– Lo hai sempre considerato più un figlio che un allievo Lorna! L’avevo capito da tempo.
– Gli voglio bene e voglio bene anche ad Emma …
- Sei meravigliosa Lorna! Aveva ragione Killian!
– Su cosa?
– Sul tuo lato dolce e romantico sotto il piombo …
 
Lorna sorrise dolcemente. Killian, nella sua scaltrezza, era uno che sapeva leggere le persone a lui care come un libro aperto. Se lei lo aveva sempre sentito un po’ come un figlio, per il giovane Kim, come spesso continuava a chiamarlo, lei era stata anche una figura materna.
 
***
 
La sera prima
Manguso era furibondo. Quegli idioti dei suoi uomini si erano fatti beccare dalla “Stradale” ed erano finiti dritti in braccio ai Federali. Già quando l’aveva chiamato a telefono quell’altro “cazzone” di Jim, per dirgli che le due prigioniere erano sparite, aveva iniziato a tremare. Aveva dato l’ordine di trovarle ed ucciderle immediatamente, al diavolo sapere di Kim Steward o far spassare i suoi con Milah, come da direttive di Gold! Quelle due, libere, erano pericolose!
 
Aveva violentato e ferito personalmente Milah Gold, poi Porky con Jim avevano seguito il suo esempio. Nessuna corte lo avrebbe salvato dal reato di violenza carnale e vilipendio. Le leggi in proposito erano piuttosto dure e pur se i suoi avvocati avessero offerto un’alta cauzione, il Giudice l’avrebbe potuta respingere.
La telefonata di Brocowsky poi! Non solo Kim Steward non era affatto morto e godeva di ottima salute! Era un agente dell’F.B.I. probabilmente della D.E.A. visto il casino che gli aveva piantato con i cartelli rivali. Ora gli era chiaro il gioco che aveva fatto con Milah Gold! Quale amante?! Sicuramente se l’era fatta, quello era poco ma sicuro, Milah era una gran fica, se l’era goduta volentieri anche lui, certo con quel tizio c’era stata con intenzione e con lui no! Ma questo era un dettaglio! Il problema era che Steward, con la scusa di portarsi a letto Milah, le aveva tirato fuori notizie sugli affari suoi e del marito!
 
“Maledetto! Se scopro chi è veramente e dove sta, lo faccio soffrire come un cane!”
 
Manguso aveva avuto parecchio da rimuginare e diverse telefonate da fare. Nelle ore seguenti aveva saputo altre notizie interessanti  che potevano tornargli utili.
 
“Fortuna che negli ospedali c’è sempre qualche brava persona pronta ad approfittare delle disgrazie altrui per vender notizie ai giornalisti!”
 
Tramite le news del telegiornale aveva scoperto che la giovane Emma fosse incinta di buoni quattro mesi.
 
“Ovviamente il figlio non può essere che di Steward o come diavolo si chiama in realtà!”
 
 Quella era stata un’ottima notizia, sicuramente utile per potergliela far pagare in qualche modo al furbo Agente in incognito!
Saputa la cosa aveva telefonato immediatamente a Brocowsky, ordinandogli di scoprire assolutamente chi fosse il tipo che aveva identificato poco prima come Kim Steward. Poi aveva chiamato il suo compare Gold che, da quando era riuscito a farlo fuggire, se la stava spassando a Santo Domingo con la sua “puttanella”. Come si chiamava?
 
“ Ah! Si Lucy, ora sotto nuova identità Belle French! Che ci trova in quella ragazzina! Meglio Milah di sicuro! Ma a Robert pare che gli faccia sangue la picciotta!
 
Le telefonate seguenti erano state riservate ai suoi consulenti finanziari e ad alcuni amici fidati. Doveva togliere le tende e trovare un rifugio da cui mandar ordini ai suoi fedelissimi. Gli uomini in mano all’F.B.I. non ci avrebbero impiegato molto a “cantare”, soprattutto difronte a qualche allettante promessa di riduzione della pena o altre agevolazioni. Nel suo mondo la fedeltà era un valore estremamente relativo, vigeva la legge del più forte e negli uffici dell’F.B.I. lui non aveva potere, non per il momento almeno!
Qualche idea gli stava frullando per il cervello! Avrebbe potuto ripagare Kim Steward con la sua stessa moneta? Poteva provarci, magari ci sarebbe riuscito!
 
***
 
Emma era rimasta sola. Anche sua zia Ingrid era andata via, non prima di averla abbracciata forte e datole un bacio sulla fronte, facendole una serie di raccomandazioni.
 
Era veramente noioso starsene chiusi in quella stanza. Non poteva ritelefonare a Killian! Era notte a Boston e quasi l’alba a Dublino. Lui le aveva detto di non essere riuscito a dormire, preoccupato per lei. Magari ora ci stava riuscendo!
Era veramente molto caro quel giovane sconosciuto ed Emma in qualche modo sentiva di essersi affezionata a lui, anche se le sembrava pazzesco, non conoscendolo veramente.
In quella saletta d’aspetto c’ era una scacchiera sul tavolinetto ed Emma pensò di “ammazzare il tempo” con una partita a scacchi. Fuori dalla porta c’era l’Agente Mulan Chang, magari se l’avesse invitata ad entrare avrebbero potuto passare un po’ di tempo insieme!
 
Emma aprì la porta e l’Agente Chang, seduta su una sedia con un giornale tra le mani, saltò in piedi immediatamente.
 
– Signorina Swan? 
 
L’ Agente, nonostante sembrasse poco più grande di lei, aveva un’aria molto seria e marziale. Emma, quasi intimorita, cercò di farle l’invito che aveva pensato.
 
– Mi scusi Agente … volevo chiederle se gradirebbe passare un po’ di tempo giocando a scacchi con me. Io mi sto annoiando e non ho sonno e credo che anche lei, a causa mia sia nelle stesse condizioni …
 
L’Agente Mulan Chang sorrise. La ragazza aveva ragione, anche lei si stava annoiando lì fuori e una partita a scacchi poteva essere divertente.
 
– Volentieri Signorina Swan. Posso fare la guardia anche dentro la stanza con lei in fin dei conti.
– Solo a condizioni che la smetta di chiamarmi Signorina Swan. Preferirei semplicemente Emma.
– D’accordo Emma, allora io sarò solo Mulan per la partita a scacchi!
 
La giovane agente orientale entrò nel salottino con Emma e si accomodarono per la partita. Passarono un’oretta,  intermezzando il gioco con la conversazione.
Emma era piuttosto incuriosita dall’Agente Chang. Le sembrava troppo giovane per essere un esperto agente dell’F.B.I.
Parlando si accorse che Mulan fosse molto gioviale rispetto all’aria severa e marziale che mostrava solitamente. Scoprì che avesse circa ventisei anni. Erano già quattro anni che faceva parte del Bureau ed era istruttrice di arti marziali.
Era nata in Cina, ma all’età di sette anni suo padre, un commerciante di seta, aveva voluto trasferirsi a San Francisco dove vivevano due suoi fratelli maggiori. Da allora Mulan aveva frequentato le scuole negli States. Suo padre, come i suoi zii, era maestro nelle arti marziali e lei, unica figlia, aveva avuto un’educazione a dir poco maschile. Forse suo padre avrebbe voluto un figlio maschio, ma non avendone ed essendo rimasto vedovo, aveva concentrato le sue attenzioni su di lei, come se fosse veramente il suo erede maschio. Gli aveva insegnato tutto ciò che era possibile delle loro tradizioni, comprese le arti marziali.
Dopo pochi anni dal loro arrivo negli Stati Uniti, il padre di Mulan aveva ottenuto la cittadinanza per meriti. Aveva dato un notevole contributo all’F.B.I. nello sgominare una banda di criminali che si occupavano di contrabbando. I meriti civili di suo padre non solo gli avevano fatto guadagnare la cittadinanza,  avevano favorito, in seguito, l’entrata di Mulan nell’F.B.I.
Emma più sentiva l’Agente raccontare e più era affascinata dalla sua professione.
 
– Non deve essere facile essere un agente donna!
– Non lo è in generale Emma. Serve sacrificio ed abnegazione. Duro allenamento e molte rinunce nella vita privata! Ci sono agenti che lavorano in incognito, nessuno sa che sono agenti, ma sono quelli che fanno il lavoro sporco, si infiltrano tra i criminali e rischiano la loro vita. Io non ho mai partecipato ad operazioni in incognito, ma ammiro molto chi lo fa.
 
– Ti piacerebbe avere un incarico sotto copertura?
– Confesso di si! Ho compilato anche un questionario per dare la mia disponibilità, ma non ho avuto risposta da Captain Hook!
 
– Captain Hook?
 
Mulan rise.
 
– Si lo so, è un po’ pittoresco vero?
– Singolare … ma che senso ha?
– Chi lavora in incognito non va in giro a sbandierare il suo nome. Captain Hook è il nome in codice di un agente geniale che ha messo su una squadra speciale. Nemmeno io so il suo vero nome, credo lo sappiano in pochi. Dovessi entrare nella sua squadra, non è detto che lo potrei conoscere di persona. Con alcuni agenti che conosco si rapporta solo via internet o telefonicamente. Sembra invisibile e presente ovunque!
 
- Mi sembra un tipo inquietante!
 
Emma aveva sgranato gli occhi e Mulan aveva riso alla sua espressione.
 
– No, se la vedi sotto un altro punto di vista! Pare sia un genio informatico ed ha il controllo su tutta la rete. Tra i miei colleghi c’è chi dice che non esiste proprio ed è una specie di leggenda, ma io credo che esista.
– Hai le prove?
– Direi di sì!
– Quali?
– Non posso rivelartele o poi dovrei ucciderti, già ho parlato troppo del mio lavoro!
 
Dallo sguardo furbo, dal tono di voce e dal sorriso divertito, Emma aveva capito che Mulan scherzasse sulla questione del “doverla uccidere”, ma in effetti aveva parlato di una parte del suo lavoro che forse era bene non raccontare ad altri.  
 
– Scacco matto Emma!
 
Mulan l’aveva battuta a scacchi. Non poteva crederci! Nonostante avesse chiacchierato così tanto si era concentrata più di lei? Non era che l’Agente Mulan conoscesse quel trucco di far distrarre l’avversario con le chiacchiere per prenderlo in castagna? Quanto era vero di ciò che aveva raccontato? Emma non volle darsi risposte. Era stato comunque piacevole quel tempo passato con la giovane agente orientale e poco importava se le avesse raccontato delle balle sul suo vero lavoro!
 
Emma si stiracchiò e volle alzarsi in piedi per sgranchirsi le gambe, ma non fece a tempo che una forte fitta al basso ventre la fece piegare in due.
 
– Aah! Che dolore!
– Che succede Emma?
 
Mulan si era alzata anche lei e la stava prendendo per le braccia, mentre Emma si teneva la pancia all’altezza del pube.
 
– Non so che sta succedendo! Vado in bagno, forse si calma!
– Sicura che non vuoi che io chiami un medico?
– No tranquilla, ora passa …
 
Il sorriso di Emma sembrava incoraggiante, ma Mulan aveva già preso la sua decisione. La lasciò andare in bagno e si preparò a fare come riteneva opportuno, appena Emma fosse uscita dal bagno.
Un grido interruppe il flusso di pensieri di Mulan. L’Agente, senza chiederle il permesso, si era scaraventata alla porta del bagno per soccorrerla. Entrò come un uragano e trovò Emma con un’espressione di terrore sul viso, i Jeans scesi fino a metà cosce e gli slip macchiati di sangue tra le mani.
 
– Perdo sangue Mulan! Troppo! Il mio bambino … il mio bambino!
– Risistemati Emma! Chiamo immediatamente la medicheria!
 
Nelle tre ore seguenti, ad Emma sembrò di vivere un altro incubo. Ci fu un corri corri di infermieri, portantini e medici.
 
– Signorina Swan, queste sono minacce d’aborto lo sa vero?
– Credevo andasse tutto bene, io mi sentivo bene!
– Sulla cartella del Pronto Soccorso c’è scritto che lei ha dichiarato di aver preso un colpo con la cintura di sicurezza ma di sentirsi bene. Avrebbe dovuto fare immediatamente un’ecografia. Se ha subito un grave distacco della placenta non ci saranno speranze. Mi dispiace essere così brusco, ma lei deve essere consapevole. Se è fortunata si tratterà solo di qualche capillare!
 
L’anziano medico di guardia che la stava visitando era sicuramente un uomo esperto, ma ancor più sicuramente era dotato di una certa crudezza nel parlarle. Emma pensò che fosse meglio così, piuttosto che ricevere una serie di bugie pietose.
 
– Vediamo cosa ci dice l’ecografia …
 
Il sanitario continuò a muovere il manipolo sul basso ventre di Emma.
 
– Un maschio?
– Io … io ancora non lo so di preciso …
- Un maschio di sicuro Signorina! Un po’ agitato in questo momento e ne ha ragione. Lei ha avuto delle contrazioni molto forti e il bambino si è svegliato.
– Dio mio! Avrò un maschietto?!
 
Non si aspettava che il medico le spiattellasse su due piedi il sesso del piccolo, ma l’emozione fu tanta nel venirne a conoscenza. Ad Emma sembrò ancora più vera l’esistenza di quella creatura nel suo ventre.
 
- Vedremo se lo avrà questo bambino! Controlliamo bene! … La placenta sembra integra, ma sicuramente ci sono capillari rotti da cui fuoriesce il plasma! Non si vede benissimo a causa dell’accumulo del sangue.
– Quindi?
 
Emma aveva fatto la domanda con il terrore della risposta.
 
– Quindi diciamo che sia il male minore se è così! Ma per ogni precauzione lei dovrà restare a letto per un pezzo! Le faccio il foglio per il ricovero in corsia. Patricia? Pulisci dal gel la Signorina Swan. Poi chiama il portantino, la trasferiamo nel reparto di chirurgia ostetrica!
– Si Dottor Morfy.
– Chirurgia ostetrica?
– Certo Signorina! Non escludo che ci sarà bisogno di un piccolo intervento!
 
Emma deglutì a vuoto un boccone che le sembrò amaro. Quel medico le stava diventando odioso! Possibile fosse così freddo e distaccato e non si rendesse conto di come ad una paziente potessero arrivare certe notizie? Lo giustificò in fine per il fatto che i medici dovessero mantenere quel distacco. Lei non ci sarebbe riuscita, forse nemmeno la sua amica Regina, non per niente Regina non aveva voluto seguire i desideri della madre Cora, preferendo la facoltà di Storia dell’Arte a quella di Medicina e Chirurgia!
 
L’infermiera Patricia le tolse il gel dalla pancia e gettò la carta assorbente nel cestino affianco al lettino da ambulatorio.
 
– Resti allungata. Io vado a chiamare il portantino per il letto da reparto.  
 
In un attimo l’infermiera uscì dalla stanza ed Emma rimase nuovamente sola. Mulan era nell’altra stanza con il Dr. Morfy.
 
***
La grassoccia infermiera si guardò intorno con sguardo furbo. Non c’era nessuno in giro a quell’ora. Si infilò nello stanzino delle pulizie e prese il cellulare dalla tasca del camice.
 
– Ciao Ronny! Ho un’altra notizia succosa sulla Salvatrice … no, bello! Prima mi dici quanto mi dai, poi ti dico le ultime novità!
 
Da vero sciacallo, l’infermiera Patricia, aveva rivelato in fine, dei particolari riservati sulla giovane Emma. Nessuno l’avrebbe scoperta e lei, soddisfatta di aver guadagnato una manciata di dollari, uscì dallo stanzino per andare a chiamare il portantino per il letto da reparto.
 
***
 
A Santo Domingo …
 
La spiaggia di sabbia candida rifletteva il sole dell’alba. Miss Belle French, alias Lucy Andersen, aveva indossato uno dei succinti bichini che Robert Gold, o Robert French come si faceva chiamare adesso, le aveva regalato. Da poche settimane si erano stabiliti nella capitale della Repubblica Dominicana, fuggendo dal mandato di arresto e cattura emesso dall’F.B.I.
 
Inizialmente le era sembrata una follia quella di seguire Robert in quella fuga, facendosi passare come padre e figlia per giunta! Sia lei che Robert si erano tinti i capelli, lui aveva fatto crescere anche i baffi, dopo aver tolto la barba posticcia all’arrivo nei Caraibi.
Lo aveva seguito per amore! Quella era la verità. Era innamorata incondizionatamente dell’affascinante Professore Robert Gold e da sua studentessa era diventata la sua amante. Che Robert avesse gusti “particolari” in materia di sesso, quello era un dato di fatto ormai ma, nonostante i suoi gusti perversi, lei riusciva a vedere in lui altro.
Da quando erano arrivati, avevano affittato un villino con spiaggia privata. La proprietà era ben protetta, uscivano poco e un uomo fidato li riforniva ogni due giorni di cibo, riviste e quanto altro poteva essere necessario. Dalla permanenza su quella meravigliosa grande isola caraibica, erano usciti quattro o cinque volte e in quelle occasioni Rob le aveva comperato gli abiti che non aveva potuto portare con sé nella veloce fuga. Lucy non sapeva come era stato organizzato il tutto e da chi, Robert non aveva voluto rivelarglielo, ma la cosa era stata organizzata per bene. In men che non si dica si erano ritrovati in un aeroporto privato e un piccolo aereo turistico li aveva portati fin lì.
Era convinta che dietro ci fosse quel Mister Manguso che qualche volta aveva sentito nominare inavvertitamente dal suo Robert. Non era un tipo raccomandabile, lei stessa si era ritrovata con quell’altro studente, Hans, a portare in giro della “roba” per la sua ditta. Non lo aveva mai visto e aveva ricordi evanescenti di allora, poiché aveva assunto quelle pillole colorate che gli aveva offerto per la prima volta proprio Robert. Ricordava che l’effetto della prima volta era stato “grandioso”. Era stata l’occasione che aveva fatto l’amore con lui per la prima volta, le aveva detto che l’avrebbero aiutata a disinibirsi, visto che per lei era anche la prima esperienza sessuale ed era piuttosto timida e impacciata. Non sapeva ancora se la forte sensibilità che aveva avuto in quella prima esperienza e il paradisiaco piacere provato con Rob fosse dovuto alla pastiglia colorata o ai sentimenti che nutriva per lui, ma le volte seguenti, pur se le sensazioni erano state più o meno le stesse,  dopo si era sentita sempre di più uno straccio, non ricordando bene come il tutto si fosse svolto.
Aveva voluto smettere di usarle per riacquistare lucidità, ma ogni tanto ne sentiva un improvviso bisogno, come se si fosse trattato di una droga che dava dipendenza. Lei era convinta che non fosse droga, o meglio, se ne voleva convincere! Il suo Robert l’amava, non le avrebbe mai dato delle porcherie! Aveva voluto che usasse la pillola contraccettiva, quello si! Non era il caso di avere un bambino no? Eppure stavano capitando situazioni strane da un paio di giorni a quella parte.
 
Durante quelle settimane di permanenza nel villino, tra la natura caraibica, Robert era stato molto diverso dal suo solito. Aveva assunto nei suoi confronti un atteggiamento più dolce e romantico. Aveva tirato fuori un lato del carattere che lei aveva sempre pensato ci fosse, anche se non si era mai manifestato. Erano stati giorni di passione, amore e romanticismo. Stavano veramente vivendo una “luna di miele” fuori dal mondo, in un angolo dell’universo tutto per loro. Belle non sentiva nessuno, non aveva bisogno di nessun altro se non di Robert, anche se lui stava spesso a telefono e quando lo chiamavano si allontanava sulla spiaggia per non farsi sentire.
Una settimana prima, mentre si portava su di lei, sdraiata sul loro letto, facendole aprire le gambe con il chiaro intento di appartenersi, lui le aveva confidato, baciandola teneramente, che avrebbe voluto avere un figlio. Non ne aveva potuti avere con sua moglie Milah e sperava ora che lei, diversamente, essendo giovane e sana, fosse anche fertile. Le aveva chiesto di smettere di usare la pillola contraccettiva e poi l’aveva posseduta, facendo l’amore in un modo molto più dolce e tenero del solito.
 
“Robert è veramente cambiato! È sparito quel suo lato turpe, non vuole più fare cose strane!”
 
Il sesso perverso e violento, a cui la sottoponeva da quando si erano conosciuti, sembrava sparito dai comportamenti di Robert Gold e lei ne era felice. Lo aveva sempre assecondato, umiliandosi per lui in modo veramente degradante, come fosse stata la sua schiava, solo per compiacerlo, per l’amore che provava per lui. Poi, improvvisamente, la sera prima, Robert si era allontanato nuovamente sulla spiaggia con il cellulare che squillava. Era tornato con un’espressione strana sul viso, lei lo aveva accolto,  aspettandolo accoccolata sul letto, vestita con un baby doll rosso e un quasi inesistente perizoma, che non lasciavano nulla all’immaginazione, convinta che avrebbero consumato un ennesimo amplesso, finalizzato a concepire il loro piccolo.
Le cose non erano andate completamente come lei si aspettava, mentre la prima parte si era svolta sensualmente, e con piacere reciproco, quando erano arrivati all’apice del piacere, lui aveva interrotto repentinamente l’azione, lasciandola delusa e frustrata.
 
– Interrompiamo così darling!
– Ma Rob … avevi detto che volevi avere un figlio …
- E lo avrò darling, ma senza che il tuo splendido corpo si deformi, così potrò continuare ad averti quando e quanto voglio, senza gli impedimenti di un pancione che cresce!
– Non capisco Robert …
- Capirai a tempo debito darling. Tra pochi mesi avremo un bellissimo pargolo, c’è già chi lo sta preparando per noi, fidati di me!
 
Era rimasta spiazzata a quelle parole. Avere un figlio da un’altra donna? Che senso aveva la cosa? Solo per continuare a possederla nei modi e nei momenti a lui consoni? Non sarebbe stato il “loro” bambino quello! Aveva provato a dirglielo, ma Robert le aveva intimato di zittirsi, non le avrebbe dato altre spiegazioni, come al solito!
C’era rimasta malissimo e lui, che se ne era accorto, aveva rimediato dandole il piacere che le aveva negato poco prima. Aveva ripreso a baciarla sulle labbra facendola tacere, mentre con le dita esperte l’aveva frugata tra le pieghe della sua intimità, insinuandosi più a fondo ripetutamente, finché, quando aveva sentito i suoi gemiti soffocarsi nella sua bocca, l’aveva spostata dalle labbra al punto dove l’aveva sostituita alle dita. A lei non era rimasto che aprirsi completamente al suo gioco erotico, perdendosi completamente nel piacere, muovendosi sotto di lui ad un ritmo senza ritegno, fino a raggiungere quell’apice che le aveva fatto dimenticare l’importanza di tutto il resto.
 
 
Il sole si stava alzando infiammando il cielo con le sue strie rossastre. Lucy Anderson, seduta sull’asciugamano steso sulla sabbia nivea,  guardava l’orizzonte. Era confusa. Sentiva di amare Robert, ma iniziava a rendersi conto del potere seduttivo e manipolativo che riusciva ad esercitare su di lei. Quella notte, poche ore prima di quel momento sulla spiaggia, l’aveva portata a convincersi della positività del suo pensiero su un figlio fatto da un’altra donna, con il contentino di un cunnilingus paradisiaco. Si vergognava di se stessa, della sua debolezza a cedergli così facilmente, senza la minima briciola di dignità. Possibile che lui era in grado di farle perdere la testa in quel modo? Non era giusto tutto quello!
 
Era la prima volta che lei se ne stava rendendo conto. Forse perché da settimane non usava più quelle pillole colorate? Si sentiva in effetti più lucida, ma la febbre d’amore che aveva per Robert Gold ancora l’affliggeva. Si alzò dall’asciugamano e camminò verso la battigia. L’acqua lambì i suoi piedi. Era fredda a quell’ora del primo mattino. Un brivido le attraversò le membra e si tirò indietro.
 
– Belle che ci fai qui a quest’ora?
 
Non si era accorta dell’arrivo di Robert e la sua voce a poca distanza da lei la fece sussultare. Non si voltò verso di lui, abbassando il viso con sguardo triste.
 
– Non mi chiami più Lucy nemmeno quando siamo soli Rob e nemmeno quando facciamo l’amore …
- Lo sai che dobbiamo mantenere un’altra identità per il momento no?
– Si lo so …
- Allora quale è il problema?
 
Robert si era avvicinato maggiormente alle sue spalle e iniziava a circondarle la vita con le braccia. Si ritrovò racchiusa tra di esse, con la schiena poggiata al suo torace, lasciato in parte scoperto dalla camicia aperta che lui aveva indossato.
 
– Non vuoi un figlio nostro, mio e tuo … questo è un problema per me, Rob!
 
Dietro di lei Robert Gold non poteva vedere i suoi occhi azzurri riempirsi di lacrime. La strinse maggiormente a sé, deponendole piccoli baci sulla spalla  e fece scivolare la mano destra giù lungo il suo ventre, fino ad infilarsi sotto il triangolino appena accennato del perizoma che lei indossava.
 
– Ti ho chiamato Belle perché è il nome che descrive meglio la tua bellezza Lucy, mi piace chiamarti così, sei bella, sei bellissima per me e vorrei conservarti così per sempre, come una rosa sotto una campana di vetro, senza che il tempo e gli agenti atmosferici la possano corrompere e consumare. Nulla dovrà deturpare la tua bellezza! Sei un’opera d’arte rara darling e sai quanto io ami l’arte …
 
Le parole di Robert riuscivano sempre ad incantarla. Sapeva ammaliarla come un pifferaio magico con la sua musica. Le parole erano la musica di Robert. Al suono di quella melodia, intanto, aveva ripreso a stimolarla. I movimenti concentrici delle sue dita, intorno al bocciolo pulsante del suo centro, le fecero perdere nuovamente la cognizione del tempo e la razionalità. Si voltò verso di lui e cercò disperatamente le sue labbra. Su quelle di Robert sembrava dipinto un ghigno di trionfo. Lei non volle vederlo e chiuse gli occhi umidi, schiudendo le sue e accogliendo la lingua di Rob che vorticò catturando sensualmente la sua. Lui la conosceva bene ormai, sapeva quanto fosse reattiva alle sue carezze, sapeva di dominarla completamente. Continuò lascivamente ad impossessarsi di lei fino a sentirla del tutto pronta e  prossima all’acme.
 
– Vieni con me ora …
 
Raggiunsero l’asciugamano che Lucy aveva lasciato poco distante e la fece sdraiare su di esso.
 
– Siamo così esposti qui!
– Non c’è nessuno Belle! C’è una recinsione intorno alla proprietà, siamo solo io e te su questa spiaggia. Lasciati andare, non l’abbiamo mai fatto in riva al mare …
 
I due laccetti che tenevano il bichini furono sciolti in pochi secondi e lei lo accolse fremente per l’eccitazione, aiutandolo impaziente a liberare la sua erezione dal pantaloncino sportivo e dirigendola verso il suo centro.
 
– Fidati di me Belle …
 
Voleva fidarsi e voleva essere amata. Lui era veramente cambiato? Ancora una volta, abbandonata al suo dominio, trasportata sull’onda di un piacere fisico di cui era ormai completamente succube, Lucy cancellò il suo raziocinio e tutto ciò che lui aveva detto e stava dicendo, per l’ennesima volta, diventò vero. 
 
– Mi fido di te Robert …
 
 
 
Angolo dell’autrice
 
Amore o illusione? Il confronto tra le relazioni sentimentali di Lorna/Sebastian e Belle/Robert fa riflettere su questo sentimento e su quanto possa essere ingannato. Non aggiungo altro e vi lascio riflettere.
Intanto Emma ha conosciuto una persona per lei speciale, Mulan, ma ha avuto anche una brutta sorpresa, povera! Mai una gioia?! Prima o poi arriverà la gioia, ve lo prometto!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e non sia stato troppo “duro”. Fatemi sapere delle vostre impressioni e sensazioni!
Grazie a chi ha letto e a chi vorrà lasciare un commento. Buon fine settimana a tutti.
Lara
   
 
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