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Autore: Queen FalseHearth    29/04/2018    1 recensioni
[Yandere Simulator]
Non fatevi ingannare dal titolo: questa non è una storia di cucina e chi conosce Yandere Simulator lo avrà già intuito.
Il coltello è uno strumento fondamentale per ogni chef che si rispetti ma, si sa, è anche l’’arma perfetta per le Yandere.
Buona lettura.
P.S.: buon SanValentino... a tutte le Yandere.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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A che serve un coltello…se non lo usi?

🌷 Capitolo 3 🌷
(Finale)

2 Aprile, ore 15:40

C’era un po’ di vento in quel giorno d’Aprile. Da lontano si poteva intravedere due ragazze di diciassette anni che camminavano insieme, sembravano amiche. Nessuno poteva sapere che una avrebbe ucciso l’altra a momenti.
Il tempo impetuoso non arrecava fastidio alla giovane Ayano, troppo impegnata a non perdere di vista Osana Najimi.
L’esterno della palestra era molto grande, sembrava non finire mai. Ayano non sapeva dove portarla: molto probabilmente all’interno della scuola c’era qualcuno che potrebbe diventare in testimoni e quel giorno c’era il club di giardinaggio e fotografia. L’unico luogo sicuro era il bagno, affogare Osana era un duo sogno nel cassetto ma con quale scusa poteva condurla lì?
Si pentì di non aver recuperato nessun’arma. Il suo compito tra pochi istanti si sarebbe rivelato difficile quasi impossibile. Non doveva temere: la migliore amica del Senpai era incapace di difendersi.
-dove mi vuoi portare?- Osana si fermò facendosi più sospettosa, più minacciosa mantenendo la sicurezza. Da quando la prudenza era diventata una caratteristica della ragazza dei capelli arancioni?
-Aishi, possiamo parlare anche qui!- esclamò la rivale Tsundere. Ayano fine di non ascoltarla e le prese il polso e la costrinse a seguirla. La violenza era l’unico modo per proseguire. Osana non ebbe il tempo di confondersi e subito pretese spiegazioni. Ayano continuò a camminare con passi di ferro trascinando quel rifiuto umano.
-Aishi!- la stretta di mano della mora era stretta ma Osana riuscì a liberarsi. Il suo controllo le aveva fatto da scudo, si concentrò su quell’energia per affrontarla.
Non riuscendo a formulare una risposta che potesse convincerla e farla tacere, si guardò attorno in attesa di trovare nuove idee. In quel momento la sua mente non ne voleva sapere di elaborare una soluzione, niente.
Istintivamente fece qualche passo indietro, come se davanti a lei ci fosse il predatore dominante e lei fosse solo una piccola formica.
Un oggetto metallico s’intromise nella lenta camminata. Ayano si accorse subito di aver pestato qualcosa, abbassò velocemente gli occhi non dimenticandosi della nemica.
…un coltello?
Era il suo coltello, quello che le ha affidato Info-chan!
Impossibile non riconoscerlo.
In quel momento Ayano aveva incontrato un vecchio amico, e come sempre “chi cerca un amico trova un tesoro”.
Lo stupore fu sostituito con la vendetta, nessuno poteva urlare contro il suo Senpai. Nel frattempo Osana esibì la tipica faccia da leone, arrabbiata anche deforme.
-Allora? Non mi rispondi? Chissà come se la sta cavando Taro- finalmente, non c’era più bisogno che fingesse.
Lesta come un serpente, la sua mano s’impadronì dell’arma e non esitò nel trafiggere il petto di Osana. L’emozione di sottile confusione e stupore non ebbe mai fine, si congelò negli occhi di Osana.
Uccise. Uccise ancora. Non doveva più respirare, la procedura era quella.
Vide Osana cadere. Stecchita. Si, era sicuramente morta.
Emise un ghigno malefico, pian piano si trasformò in una risata di gusto.
Si sentiva bene.
Avrebbe voluto ritornare indietro di cinque minuti, ucciderla di nuovo, questa volta senza un motivo preciso.
Il corpo senza vita di Osana riposava per terra, ancora in attesa della pace. Forse non l’avrebbe mai ottenuta, neanche la sua anima.
Era arrivato il momento di andarsene? Ma come poteva programmare un altro piano se il suo livello di pericolo si era alzato?
Il suo sorriso era puro terrore.
Era diventata un pericolo per tutti, ma se ne fece una ragione. Nessuno ha importanza, niente ha importanza*.
Barcollando, camminò per i corridori lasciando tracce di sangue. Era troppo elettrizzata per la morte della rivale per rendersi conto degli sbagli che stava commettendo…Aveva ucciso Osana, poteva prendere la sua testa e appenderla in camera sua!
Quando stava per ritornare sui suoi passi, sbucò quel ragazzo del club dell’Occulto e suo compagno di classe, Chojo Tekina. I suoi capelli blu notte riflettevano sul suo animo passivo colmo di silenzio.
-Ho parlato con il fantasma di Oka Ruto, mi ha detto che un’energia negativa si è abbattuta su di te. Demone, devi…- gli pugnalò un occhio. Poi un ginocchio. Infine decise di finirlo e gli tagliò la gola con un solo colpo.
Non si voltò per verificare la sua morte, dentro di lei sentiva solo una forte pressione che la costringeva a uccidere. Prossima vittima, quella del club di Drama. Meno rivali ci sono e meglio è, anzi sarebbe perfetto che tutte morissero entro la fine della giornata. Oggi avrebbe fatto una bella pulizia.

Click.

Se non fosse per quel veloce ma forte suono, non si sarebbe mai accorta dell’obiettivo della fotocamera che la stava minacciando. La proprietaria teneva in mano quell’oggetto pericoloso, tremando e piangendo.
Come una vipera in cerca di sangue, Ayano si scagliò verso di lei, quest’ultima indietreggiò spaventata, il terrore le impedì di scappare o di pronunciare aiuto.
La Yandere posizionò il suo nuovo coltello all’altezza del cuore di Koharu Hinata.

3 Aprile ore 21:30

Era ora di andare a dormire, l’indomani aveva bisogno di molta energia per affrontare per il meglio la giornata scolastica. Aveva materie difficili e un’interrogazione a Storia. I suoi genitori non c’erano, il silenzio nella sua abitazione riempiva ogni angolo.
Aveva appena finito di cenare e il suo stato d’animo era calmo. Prima di rifugiarsi nel suo letto doveva sbrigare una faccenda.
In cantina.
Lì una persona la stava aspettando, legata con corde e scotch, che non era molto felice di vederla.
Koharu Hinata non aveva ancora capito la gravità della situazione e si dimenò urlando. Ayano rimase muta e immobile difronte a quell’essere umano che tutte le mattine le rivolgeva un caldo sorriso. Non sapeva cosa farsene di quell’affetto e del legame che tutti chiamano amicizia, lei dipendeva solo dall’amore del Senpai. Il resto era solo polvere.
Tuttavia, per la seconda volta nella sua vita, aveva compiuto un gesto di pietà; il primo l’ha fatto per suo padre che desiderava una figlia normale. Quella scelta di mascherare il suo vuoto l’aveva resa un’ottima attrice e assicurato la compagnia di molte ragazze che non ha mai definito amiche. Aveva anche ingannato Koharu Hinata e non ne fece una colpa.
-Liberami! Liberami cazzo!-
Urlò ancora. Urlò di nuovo.
Ayano la lasciò fare: nessuno l’avrebbe mai udita e chi era lei per zittire una persona destinata a morire?
Avrebbe potuto ucciderla a scuola in modo da sbarazzarsi di uno scomodo testimone.
E invece doveva sopportare il suo sguardo indifeso e le sue grida.
Si chiese ancora perché l’avesse portata a casa sua se doveva sbarazzarsene. Prima di ucciderla definitivamente voleva scoprirlo, anzi doveva sapere perché l’ha risparmiata prima, stava diventando un’ossessione. Che sia questa ciò che gli umani chiamano curiosità?
Koharu Hinata stava tremando e soffriva una fame tremenda. Aveva anche sete e paura. Una pessima giornata. Quando la sua gola non ce la fece più a sopportare la sua ira, fu costretta a tacere. Voleva tornare a casa…al sicuro…nel suo morbido letto, i suoi genitori saranno sicuramente in pensiero.
Ayano non aveva mai visto nel volto della verde così tanta paura, dedusse che la sua vita prima di adesso fosse stata tranquilla. Forse un po’ troppo, non era abituato a quel tipo di situazione.
-Vuoi un po’ d’acqua?- era tutto quello che riuscì a dire, la risposta fu un’occhiata di puro odio. Ayano era una ragazza a cui non piaceva dialogare, non aggiunse altro. Osservò la sua compagna di classe: aveva cambiato espressione, era solo stanca e vulnerabile.
“Fallo ora….ora!”
“No, non ancora”
Non sapeva quanto dolore si provava attraversando la porta della morte, ma gli urli strazianti delle sue vittime dovevano indicare una forte agonia fino alla fine. Voleva davvero evitare tato dolore alla verde? Non riusciva a capire se Koharu avrebbe preferito morire subito o stare in quello stato ancora un po’, ma almeno viva.
-Mi ucciderai come hai fatto con Kokona, assas…sina?- parlò lentamente.
-Come prego?– non le piaceva essere considerata una killer, anche se effettivamente lo era.
-lo so che l’hai uccisa…tutto torna…il nostro compagno di classe a-aveva ragione…perché? Ormai ho capito… che uccidi per quel Taro Yamada!…Sei una yan…yandere.-
Yandere. Stereotipo di personaggio apparentemente dolce, che si rivela ossessionato dalla persona verso cui rivolge le sue attenzioni, spesso di genere amoroso. Un personaggio capace di provare una gelosia brutale e violenta nei confronti di chi lo infastidisce.
Si, lo era.
Non l’ha mai negato.
Il suo Senpai fu il primo a farle provare amore e desiderio, aveva una giusta ragione per uccidere. Nessuno poteva comprendere la sensazione di sentirsi vuoti, Ayano pensava che sarebbe stata rotta per tutta la vita ma il suo Senpai…l’ha salvata. Con un sorriso.
-Perché hai ucciso Kokona?! Anche lei era mia amica! …S-si è fidanzata con Riku S-soma, non era… più un problema. P-perché farla fuori.-
Non poteva dire che Kokona era un testimone di un omicidio, altrimenti Ayano avrebbe dovuto colmare di nuovo il terrore della sua compagna di classe. Nessuno vorrebbe ritrovarsi morto in una custodia di chitarra.
-Non era vero. Si è messa con quel viola per far ingelosire il Senpai- mentì ancora, quando sarà sincera? Probabilmente mai.
-Ho sete e fame- ammise. In realtà non aveva intenzione di chiedere aiuto alla persona meschina che l’ha rapita, ma il suo stomaco non ce la fece più. Anzi non sapeva se Aishi avrebbe soddisfatto la sua richiesta disperata.

Tre minuti.
Tre minuti fu il tempo di prendere un bicchier d’acqua e un pezzo di pane, il pranzo perfetto per un soldato in guerra. La verde aveva le mani libere e si servì da sola. Si sentiva meglio, ma il desiderio di scappare era ancora al centro dei suoi pensieri. Doveva andarsene, non voleva morire come quel ragazzo del club dell’Occulto. Forse era anche lui un testimone. Che cosa aveva fatto di male nella sua vita per meritarsi quest’agonia?
Forse non avrebbe più rivisto l’alba.
Il sentimento della rassegnazione…stava prendendo il sopravvento.
-Non posso salvarla, vero?- disse ormai sentendosi spacciata -ucciderai Osana solo perché ha una cotta per Taro?- annuì acidamente. Sia per aver sentito il nome della rivale e per il modo in cui la verde mostrava confidenza con il Senpai, forse non era il momento di pensare a certe cose.
E poi Osana è già morta, ma preferì non rivelarlo per non causare ulteriore sofferenza alla Social Butterfly. Koharu Hinata…forse non voleva realmente privarle della vita.
-non è…giusto- sussurrò a bassa voce: si trovava per sempre in una cupa cantina.
-Osana….oggi era molto arrabbiata, Taro non se ne accorto. Infondo al centro dei suoi pensieri…c’eri tu- un lampo di luce si creò negli occhi della Yandere. Il suo Senpai…il cuore le batteva a mille.
-Per farti felice volevo regalarti un appuntamento con lui, ho occhio quando qualcuno è innamorato. Se fossi stata più attenta…avrei scoperto persino la tua vera natura-.
Ayano sorrideva. Non era mai stata così felice. Il suo Senpai…il suo Senpai…provava solo gioia.
-Osana oggi era nervosa perché l’ha scoperto. Voleva ucciderti con lo sguardo…metaforicamente-
Hinata notò che Ayano non era più fredda e sembrava persino una normale persona. Si…ancora qualche piccolo sforzo… Ayano stava cedendo. Aveva ancora una possibilità. Forse l’avrebbe liberata!
-Controlla nel mio zaino! C’è il compito giallo che ci ha assegnato la prof., ho scritto su di te! Di Taro! Cercavi l’assassino di Kokona perché temevi che il killer avrebbe ucciso il tuo amore! Ho ammesso di essere una fan della coppia Ayano e Taro, non sono una minaccia. Posso aiutarti a conquistare il suo cuore! Fidati di me!- aveva giocato la sua ultima carta, era il turno del Destino, l’avrebbe salvata o no?
-Koharu, io…- un suono, anzi una canzone, irruppe nella stanza. Si trattava di una canzone in grado di far svegliare la gente con la prima strofa.

-Merda!- esclamò la vittima: era la suoneria del suo cellulare, l’aveva tenuto acceso. Quell’oggetto elettronico era l’unico mezzo in cui la polizia poteva risalire a Koharu Hinata. Non sapeva se far prevalere la felicità o la paura.
Ayano non era un serial killer professionista, quelli erano gli errori dei principianti.
-Merda!-
No no!
Non sapeva cosa fare.
Così la pugnalò.
Con un colpo, al cuore. Sulla lama c’era ancora il sangue di Najimi e di Tekona, non aveva avuto tempo di pulirlo.
Nella cantina solo un cuore era in grado di battere. Era spaesata, ma la felicità non se ne era andata. Era sempre accesa, nessuno aveva premuto l’interruttore che rompeva l’incantesimo. Un giorno avrebbe passato un pomeriggio con il suo Senpai, solo quello era importante.
Dopo aver buttato la spazzatura, andò a dormire.

 

*frase che dice la Yandere nel suo video di presentazione.
👑❄ Nota Autrice ❄👑: E’ stato difficile impersonarmi in una Yandere perché ho dovuto “studiare” il suo modo di uccidere, chi ammazzare e esternare il suo enorme amore verso il suo Senpai. Io non provo quella roba, spero che il mio impegno sia stato sufficiente.

Dedico questo capitolo al mio computer, che è venuto a mancare prima di poter vedere la fine di questa storia. Spero che nel paradiso dei computer possa vedere il mio cammino come scrittrice, lo diventerò anche per commemorare la sua memoria.
Ringrazio per chi abbia letto questi capitoli e spero che il finale non faccia schifo, Ciaooooooo 👑

   
 
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