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Autore: Son of Jericho    30/04/2018    2 recensioni
Reboot della già esistente "Dream 2 Fly".
Il Trio si trova ad affrontare un nemico assetato di potere, che non sembra avere punti deboli. Il legame tra le sorelle verrà messo a dura prova, e tutte le loro certezze cadranno in frantumi, quando nemmeno il Libro delle Ombre sembrerà in grado di aiutarle.
Dopo l'attacco di un demone, Phoebe si risveglia in soffitta, dolorante e senza memoria.
La battaglia per il predominio della Terra sta per iniziare, e gli inferi sono pronti a scatenare tutta la potenza di fuoco che hanno a disposizione.
Riuscirà il Potere del Trio a contrastarli anche stavolta?
Genere: Azione, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cole Turner, Leo Wyatt, Paige Matthews, Phoebe Halliwell, Piper Halliwell
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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05. The Manor & The Emperor [part 2]

 

In una saletta della scuola di Magia, riservata agli insegnanti, Paige e Hunter si stavano preparando per partire.

La Strega si stava assicurando di avere ancora le pozioni che aveva sottratto a casa, mentre Hunter si stava scaldando nell’uso della sua arma.

Paige osservò incuriosita i suoi movimenti, tanto sinuosi quanto letali. – Posso chiederti una cosa? –

Hunter interruppe l’attacco simulato e si voltò. – Certo. –

- Quanti angeli neri sono passati da quella bacchetta? –

Lui pareva addirittura felice della domanda. – Tutti quelli che ho incontrato. –

La fronte di Paige si contrasse in un’espressione vagamente dubbiosa. - Questa dovrebbe essere una semplice missione di ricognizione, hai intenzione di combattere? –

- No, è vero. Ma stiamo pur sempre per entrare, dalla porta principale, nella casa di un demone. Meglio farci trovare preparati. –

Il libro di Leggende e Minacce perdute giaceva aperto sopra il bancone. L’aiuto di Hunter era stato decisivo anche in quel caso.

Si trattava di muoversi quasi attraverso un’altra dimensione, ed era difficile per loro conoscere l’esatta posizione del castello di Jiroke. Tuttavia, grazie a vari indizi contenuti nelle cronache, erano riusciti a individuare almeno l’area in cui sorgeva. L’orbitazione di Paige, unita a un incantesimo di teletrasporto ben mirato, li avrebbe portati a destinazione.

- Se sei preoccupata per qualcosa, dillo ora. – la spronò Hunter.

Lei annuì con determinazione, mentre le ciocche di capelli svolazzavano e le ricadevano sul viso. – Sono pronta. –

- Allora partiamo. –

Dopo che Hunter ebbe pronunciato la formula, Paige gli afferrò la mano e, insieme, orbitarono nel regno dell’imperatore Jiroke.

Il viaggio fu insolitamente lungo e turbolento. Atterrarono in un fazzoletto d’erba rada, ai piedi di un boschetto di alberi dalle folte chiome e frasche. Era buio, e l’aria umida forzava i sensi.

- Siamo nel posto giusto? – sussurrò Paige. Erano immersi nel silenzio più totale.

Hunter si accostò a un tronco e la invitò a fare lo stesso. – Direi di sì, guarda. –

Attraverso i rami e le foglie, riuscivano a intravedere le torri del castello e il bagliore del fuoco, tra torce e falò.

- Però, si tratta bene per essere un mostro. – commentò impressionata la ragazza. Non ne aveva viste molte, di regge nel sottosuolo, e doveva dire che non sembrava niente male. Se proprio avesse deciso di trovare una nuova sistemazione, non le sarebbe dispiaciuto occupare quel castello.

- Ok, torniamo a noi. – la richiamò sottovoce Hunter, accigliato. – Dimmi che hai un piano migliore di quello che mi hai accennato a scuola. –

- Assolutamente no. – rispose Paige, orgogliosa del suo intento. – Ci intrufoliamo, troviamo un punto in cui nasconderci e osserviamo. Non ci trovo nulla di sbagliato. –

Lui le lanciò un’occhiata stupefatta. – Quindi non scherzavi? –

- Mai stata più seria. – Scrollò le spalle. Per fare una cosa del genere, non aveva certo bisogno di essere accompagnata per mano.

Intanto, lo sguardo di Hunter si era posato con ammirazione su di lei. Sorrideva. - Sono contento che tu non sia venuta qui da sola. –

Paige serrò le labbra e replicò di getto. – Era una cosa che dovevo fare. –

- Lo capisco, è ciò che sei. Non so cosa sia successo con le tue sorelle, ma… -

Lei gli fece cenno di fermarsi, sospirando. – Non mi sembra il momento adatto per parlarne. -

– Per via della missione? –

- No, perché sarei venuta quaggiù comunque. –

Hunter parve riflettere sulle parole successive. – Paige. -

- Sì. -

- Credi che, una volta finito tutto questo, potremmo rivederci, magari per parlarne? –

- Assolutamente, certo che mi rivedrai. – non si voltò nemmeno. - Sai quanti altri demoni dovrò venire a cercare nella vostra biblioteca? –

- Veramente, io… - esitò, divertito nel vederla così concentrata. – Io intendevo fuori dalla scuola. –

Dovettero trascorrere interi secondi, prima che Paige realizzasse e razionalizzasse ciò che Hunter le aveva appena detto. Si girò di scatto verso di lui, le sopracciglia balzate in alto.

Ci fu un istante, in cui lo fissò nei suoi occhi color nocciola. Era la prima volta che si scambiavano uno sguardo simile.

Alla fine, non fu più in grado di trattenere una risata, imbarazzata per quanto fosse fuori luogo.

- Sarebbe un invito a cena? –

- Potrei dimostrarti che anche noi professori sappiamo cucinare, oltre a preparare infusi e pozioni. –

- E’ una promessa? –

- E’ una promessa. –

Per quanto fosse inappropriato, Paige non poteva definirsi sorpresa, né tantomeno delusa.

Impossibile negare una certa complicità fra loro. Hunter era un uomo molto interessante, e se non altro, non avrebbe avuto alcun bisogno di nascondere la sua magia con lui. In un momento come quello, poteva essere un’altra piacevole avventura.

Semplicemente, non immaginava che il maniero di un demone, nelle profondità degli inferi, ispirasse tanto romanticismo.

- Ci sto. Quando tutto sarà finito. – ripeté.

Mentre Hunter si godeva questa piccola vittoria, Paige, nascondendo il delicato sorriso dipinto in volto, tornò al motivo originale per cui si era recata lì. Premendo con i polpastrelli sulla corteccia, cercò di capire se ci fossero demoni nelle vicinanze e se, per caso, si fossero accorti di loro.

- Dovremmo utilizzare l’incantesimo dell’invisibilità? –

- Buona idea. – rispose l’insegnante. - Ricorda però che, se ce ne fosse bisogno, da occultati non saremo in grado di attaccare. –

Era tanto che Paige non ricorreva a quella tecnica, ma ricordava benissimo le controindicazioni. – Speriamo allora di non averne bisogno. –

Hunter recitò un’altra formula, più breve, e fece roteare la bacchetta un paio di volte su se stessa, fino a farne brillare le estremità. Un sottile fascio d’energia e una lieve scossa andarono a colpire i loro corpi, certificando l’efficacia dell’incantesimo.

Paige appoggiò nuovamente le mani sul tronco. – Adesso vediamo quanto possiamo avvicinarci. –

Con cautela, i due uscirono dalla radura, incamminandosi verso il castello all’orizzonte. Invisibili si sentivano più al sicuro, ma non dovevano comunque dimenticare dove si trovavano.

Le tende, nell’accampamento dell’esercito personale di Jiroke, erano sparite.

C’era uno strano silenzio. Troppo silenzio.

Anche ai più esperti poteva andare storto qualcosa. Bastava poco, per trasformare una missione in una corsa per la sopravvivenza. Per loro, l’errore era stato sottovalutare l’avversario.

D’un tratto furono circondati dai demoni. Un’orda, almeno due dozzine di creature infernali erano apparsi dal nulla e li avevano accerchiati. C’erano sfere di fuoco, pugnali e balestre armate contro di loro.

Il tempo per pensare era poco. Hunter e Paige si guardarono intorno allarmati. Si trovavano in un prato, in mezzo al nulla. Non avevano scampo.

- Come facevano a sapere che saremmo venuti qui? -

- Non ne ho idea, ma ci stavano aspettando. E’ una trappola! – gridò Paige.

Hunter sfoderò la bacchetta magica e si portò in posizione di guardia. – Non capisco, possono vederci? –

- O hanno intenzione di accendere un barbecue, o evidentemente sì. – andò schiena contro schiena con Hunter, in modo da fronteggiare tutti e quattro i lati. – Magari qua sotto la tua formula non funziona. –

- Ok, vuol dire che farò un ripasso generale, una volta tornato indietro. Ma adesso cerchiamo una via d’uscita! –

Si scatenò il finimondo. Paige e Hunter si gettarono al suolo per evitare il primo lancio di frecce avvelenate e sfere d’energia. I due si separarono presto, si persero di vista in mezzo al caos, e dovettero fare affidamento solo sulle loro forze.

Lo scontro infuriò senza pietà. Hunter faceva volteggiare la sua bacchetta come una sciabola, respingendo i colpi dei demoni e contrattaccando con tutto ciò che gli veniva in mente. Le sue prede preferite, gli angeli neri, caddero sotto incantesimi di tortura, mentre i demoni bruciavano trafitti da fulmini e saette.

Combatteva abilmente, con una velocità inaudita, e nonostante l’inferiorità numerica, sembrava poter tenere a bada più nemici contemporaneamente.

Paige, invece, era decisamente più in difficoltà. Non possedendo alcun potere d’assalto, una volta esaurite le pozioni, doveva sfruttare ciò che aveva intorno. Per sua sfortuna, niente.

Senza oggetti da orbitare e scagliare contro i demoni, la sua strategia si basava tutta sullo schivare i colpi, rispedendo al mittente quelle frecce o quelle sfere che ogni tanto riusciva a intercettare.

I lampi della battaglia squarciavano l’oscuro cielo degli inferi. Non c’era un attimo di sosta.

Hunter si librava e puntava la sua arma da ogni parte, si difendeva e ripartiva.

Paige, intanto, aveva trovato il modo di mettere qualche metro tra sé e gli assalitori, e sfruttando la sua esperienza, con un abile gioco di sponda era riuscita a far esplodere tre demoni con le loro stesse sfere di fuoco. Scansando un’altra freccia, rotolò per terra e si ritrovò vicino a Hunter.

L’uomo, con la coda dell’occhio, notò la Strega in pericolo. Si voltò di scatto e, disegnando in aria un arco, sferrò un raggio d’energia che incenerì l’angelo nero.

La bacchetta gli vibrò tra le mani. Un urlo liberatorio si levò, insieme a una lingua di fuoco. L’attacco decisivo, e gli ultimi due demoni rimasti furono eliminati.

Una cortina di fumo e cenere sancì la fine delle ostilità. Il silenzio tornò presto ad abbracciare le tenebre.

Paige si rialzò a fatica, toccandosi il fianco dolorante. Non era andata come aveva immaginato, eppure, per orgoglio personale, non avrebbe mai rimpianto la presenza delle sue sorelle. Dopotutto, erano ancora vivi, no?

Cercò con lo sguardo il suo compagno. Aveva bisogno almeno di sapere che lui fosse ancora lì.

Intravide la sua figura, di spalle, la bacchetta rivolta verso il basso. Sembrava attratto dal castello, quasi ne fosse attratto, e lo fissava immobile.

- Paige… - Il nome della Strega gli sfuggì dalle labbra, un flebile sussurro, prima di crollare in ginocchio senza forze.

Presa dall’agitazione, Paige si precipitò da lui. – Hunter! –

Gli si accovacciò accanto, scivolando sull’erba. – Stai bene? -

Hunter mollò la presa sulla bacchetta, che cadde al suolo, e abbozzò un sorriso stanco. – Un po’ fuori allenamento, magari, ma direi che non ce la siamo cavata affatto male. –

Paige annuì, rispondendo al sorriso. - Sei stato grande. –

Hunter chinò il capo, e subito dopo, l’espressione sul suo viso si tramutò in una smorfia di dolore. – Forse non abbastanza. –

Scostò il mantello, portando la mano poco sotto il costato. Le dita si macchiarono di sangue. La sottoveste, perforata da uno strale, scopriva una porzione di pelle viva e profondamente lacerata.

- Ma tu sei ferito! – esclamò Paige.

E in quel preciso istante, la situazione trovò il modo di peggiorare ulteriormente.

Una nuova ondata di demoni cominciò a schierarsi dinanzi a loro, prendendo posizione come un cacciatore con la sua preda. Rispetto ai primi che Paige e Hunter avevano sconfitto, questi erano più possenti e inquietanti, erano ben armati e protetti da corazze.

Stavano per conoscere l’esercito privato di Jiroke.

Paige li osservò inorridita. Impensabile rimettersi a combattere, stavolta non avrebbero resistito nemmeno cinque minuti.

Tornò a preoccuparsi di Hunter. Così erano un bersaglio troppo facile.

Lo afferrò sotto il braccio e cercò di sorreggerlo. – Andiamo, ce la fai ad alzarti? –

- Certo… - bisbigliò, ma fu il suo stesso fisico a contraddirlo. Nonostante l’aiuto di Paige, il movimento forzato gli provocò soltanto un debole gemito.

Tremava, il viso era pallido e le palpebre si stavano facendo sempre più pesanti. Sembrava sul punto di perdere i sensi.

Paige raccolse la sua bacchetta, e lo strinse più forte a sé. – Si torna a casa. –

O almeno era quello che sperava di fare. Senza l’incantesimo di Hunter a ritroso, stava solo a lei. Pregò che il suo potere di orbitare fosse abbastanza forte da riportarli indietro, senza intrappolarli da qualche parte in chissà qual dimensione.

I demoni marciavano inarrestabili, e si trovavano ormai a circa una ventina di metri da loro.

Non c’era più tempo, doveva provare. Se qualcosa fosse andato storto, non avrebbero avuto più modo di difendersi.

Chiuse gli occhi. Con il pesante rumore di passi che le rimbombava nelle orecchie, si concentrò più che poté, fino a smaterializzare se stessa e Hunter tra le scintille.

Non fu il viaggio più comodo della sua vita, ma giunse a destinazione.

Riapparvero al centro della biblioteca, sotto gli sguardi sorpresi e impauriti degli studenti. Hunter era svenuto e aveva perso molto sangue.

- Presto, è ferito! – invocò aiuto Paige. – Mi serve qualcuno per curarlo! –

Mentre una ragazza si lanciava in direzione delle aule, alla ricerca di un professore con tale capacità, due giovani sollevarono di peso il corpo esanime di Hunter per portarlo al sicuro.

Paige li seguì zoppicando vistosamente, il fiato corto e il cuore che le batteva all’impazzata.

La signora Winterbourne, tutrice della nursery, allertata da tanto clamore, uscì nel corridoio e intravide la Strega.

- Paige! – la chiamò, andandole incontro. – Quello era Myers? Cos’è successo? –

- Siamo stati attaccati. – replicò piuttosto concisa, senza alcuna intenzione di scendere nei particolari.

La donna continuò ad accompagnarla, trafelata. - Tu stai bene? –

- Sì, ho solo qualche graffio. –

- Lascia che diano un’occhiata anche a te. Sanno quello che fanno. –

- Ho detto che sto bene. – la interruppe, secca. Adesso, non le interessava altro che non fosse la salute di Hunter.

Paige si trascinò fino alla porta dell’aula, dove Hunter era stato condotto e affidato alle cure di un Anziano. Si aggrappò allo stipite e sbirciò all’interno.

- Se la caverà, vedrai. – le fece la Winterbourne. – E’ forte. –

Paige appoggiò la fronte contro il muro, socchiudendo gli occhi. Voleva solo un po’ di riposo. – Lo so. –

La donna le concesse alcuni secondi, poi le posò una mano sulla spalla. – Ascolta, Paige, so che forse questo non è il momento migliore, ma prima è passato Leo. –

Paige si voltò lentamente verso di lei, gli occhi gonfi e la fronte contratta. – Leo? –

La Winterbourne annuì. - Ti cercava. Ha lasciato i bambini alla nursery, e mi ha chiesto di dirti, non appena ti avessi vista, di tornare subito a casa dalle tue sorelle. -

- Ti ha detto anche di cosa si trattava? –

– No, ma sembrava importante. –

 

*****

 

Gli sguardi stupefatti di Piper e di Phoebe si posarono sulla sorella, non appena questa ebbe superato soglia della soffitta.

Aveva i vestiti tutti impolverati, i capelli in disordine e l’aria distrutta. Il tessuto della maglietta era abraso all’altezza del bacino, su entrambi i fianchi, mentre i pantaloni presentavano un ampio strappo sul ginocchio e diverse macchie di terra. Gli occhi erano gonfi e stanchi, marchiati da due cerchi scuri che le conferivano una sorta di involontario trucco gotico.

E nonostante il tentativo di nasconderlo, camminava barcollando.

La voce stridula di Piper spezzò quell’attimo di gelido silenzio. – Paige! –

- Presente. – rispose lei, svogliatamente.

Non aveva idea del perché Piper e Phoebe volessero vederla così urgentemente, ma importante o meno, il copione si era ripetuto per l’ennesima volta. Aveva dovuto interrompere ciò che stava facendo, qualunque cosa fosse, per rispondere alla chiamata alle armi delle sorelle.

Era stata costretta a lasciare Hunter, ancora privo di conoscenza, alla scuola di magia, nelle mani di un Anziano che nemmeno conosceva. Non aveva avuto il tempo di aiutarlo, né di sapere come stava.

Perciò, francamente, o il mondo stava per crollare, o le condizioni di Hunter rimanevano la sua priorità.

- Mio Dio, Paige, che ti è successo? – la squadrò Phoebe, col suo solito atteggiamento canzonatorio. – Hai fatto baldoria ieri sera, o sei stata investita da un camion? –

- Peggio: demoni. – rispose secca l’altra.

Al sentir nominare quella parola, Piper drizzò le antenne. – Sei stata attaccata? –

Paige abbassò gli occhi sulla maglietta lacerata. Non era forse abbastanza evidente? – Già. –

La più grande si precipitò verso di lei, mentre la sua classica espressione apprensiva prendeva il sopravvento. Era chiaro, oramai, che i loro sospetti sull’armata di Jiroke fossero giusti. L’invasione proseguiva senza sosta, e non guardava in faccia nessuno. Dovevano fare presto.

- Quanti erano? –

- Tanti. –

Piper spinse la poltroncina verso la sorella. – Avanti, siediti e raccontami cos’è accaduto. –

Paige accolse l’invito e ne approfittò per riposarsi, ma non aveva molta voglia di parlare. – Lascia perdere, dai, sto bene. – sospirò.

- Veramente? –

Paige esibì un sorrisetto forzato ma compiaciuto. – Dovresti vedere gli altri. –

Piper le schiaffeggiò la coscia. – Ma dove diavolo ti eri cacciata? Ci hai fatto stare in pensiero tutta la mattina! –

La minore si strinse nelle spalle. A volte, parlare con Piper e parlare con sua madre sembravano la stessa cosa.

Inoltre, aveva visto quanto le altre due avevano sentito la sua mancanza.

- Ero andata alla scuola di magia. – omise volontariamente ulteriori particolari, sapeva che l’avrebbero criticata. – Volevo scoprire qualcosa in più sul nostro demone. –

- E? – le chiese Piper.

- Qualche informazione è saltata fuori. –

Poi, voltandosi, vide il Libro delle Ombre aperto, con sopra il sacchetto dei cristalli magici e un blocchetto, e il borsone di pozioni in fondo al treppiede.

Lanciò un’occhiata anche a Phoebe. – Voi a cosa stavate lavorando? –

Cominciava a intuire il motivo della convocazione, e certo, sapeva benissimo cosa avevano fatto le sue sorelle durante la sua assenza.

- Noi abbiamo fatto passi da gigante. – rispose Phoebe, con fare un po’ altezzoso, dando l’impressione di voler sottolineare quel “noi”. – E lo sapresti, se non fossi sgattaiolata fuori all’alba. –

Paige lasciò cadere quella provocazione al leggero retrogusto di vetriolo. – Scusate tanto, se ho provato a dare una mano in maniera diversa. –

- Dai, ragazze, non è il momento per i battibecchi. – intervenne Piper, allargando le braccia in direzione delle due contendenti, quasi a volerle separare. – Ci aggiorniamo dopo su chi ha scoperto cosa, ok? Adesso abbiamo un lavoro da fare. -

Paige si sollevò dallo schienale e si sporse in avanti. – E’ per questo che mi avete fatto chiamare? Di che si tratta? –

Piper si girò nuovamente verso di lei. – Ora ti spiego. Ci serve il Potere del Trio. –

Le illustrò ciò che avevano trovato sul Libro delle Ombre a proposito di Jiroke, e il loro piano d’azione. Le raccontò anche delle preoccupazioni di Leo, della teoria secondo la quale anche Patty e Penny dovevano aver affrontato il demone imperatore, e dell’incantesimo che avevano trascritto per eliminarlo.

Dopodiché, mentre Phoebe cominciava a sistemare i cristalli per terra a formare un cerchio, Piper raccolse alcune pozioni dal borsone e ne porse un paio a Paige. – Prendile, giusto per sicurezza. –

Paige sorrise. Negli inferi, quelle pozioni avevano funzionato davvero bene, doveva ammetterlo, e quasi le dispiaceva non poter dare soddisfazione a chi le aveva preparate.

Quando Phoebe ebbe finito, chiamò le altre due a raccolta intorno al Libro delle Ombre. - Allora, se siete pronte, possiamo cominciare. –

Mise al centro il blocco degli appunti, sul quale erano scritti a mano gli incantesimi per evocare e, possibilmente, per eliminare Jiroke, e si armò anche lei di pozioni.

Ombrosa e claudicante, Paige fu l’ultima a raggiungere il treppiede.

Per come era stata studiata la strategia, i compiti erano divisi in maniera tutt’altro che equa. A quanto pareva, Phoebe si occupava di organizzare la trappola con i cristalli e di scrivere gli incantesimi, Piper di bloccare o di disintegrare qualunque cosa fosse apparsa. E lei?

Ecco quanto avevano bisogno di lei. Non aveva dimenticato ciò che aveva sentito la sera prima, al di là delle mura della cucina. Lei non era prevista nel piano. Si trovava lì solo perché il Trio aveva bisogno di una voce del coro in più.

- Piuttosto – intervenne Piper, rivolgendosi nuovamente a Phoebe. – Sei sicura di aver sistemato bene i cristalli? Perché se Jiroke o il suo esercito di demoni sono stati in grado di entrare nella scuola di magia, se non stiamo attente potrebbero spezzare anche la nostra gabbia. –

- Certo – rispose sicura. – Anche se non capisco perché abbiano scelto proprio un posto così protetto per attaccare. Insomma, non hanno ancora imparato niente in questi anni? –

Si voltò poi verso la terza sorella. – Tu hai idea di come abbiano fatto a superare le barriere magiche della scuola? -

Paige la fissò impassibile. Per come erano andate le cose, valeva ancora la pena di sforzarsi di mentire?

- Non ci sono riusciti, infatti. – ammise, senza battere ciglio.

Phoebe aggrottò la fronte. Non era sicura di aver compreso. – Come sarebbe a dire? Non sei stata attaccata dai demoni? –

- Sì – non vedeva più ragione per nasconderlo. – Ma non alla scuola di magia. –

Stavolta fu Piper a farsi sospettosa e intervenire. – Non hai appena detto di essere tornata da… - d’un tratto realizzò e inclinò il capo, lo sguardo inquisitorio. C’era qualcosa che non tornava. – Paige, che cosa hai fatto? –

- Ho provato a sistemare la faccenda a modo mio. – C’era un velo di orgoglio e di appagamento personale, nelle sue parole.

- Paige, che cosa hai fatto? – ripeté Piper, sempre più severa.

- Sono risalita alla fonte. Sapete come si dice, no? Estirpare il male direttamente dalla radice. Ho rintracciato il nostro caro demone imperatore, e sono andata a prenderlo. –

- Da sola? – esclamò Phoebe, sbalordita.

Paige incrociò le braccia. – Ero con Hunter. –

Phoebe mantenne le palpebre spalancate. - Almeno sei riuscita a eliminarlo? –

- Non sono nemmeno arrivata alla porta d’ingresso. -

- Quindi, non solo ce l’hai nascosto – tuonò Piper, d’istinto. – Ma invece di chiamare noi, hai preferito coinvolgere in un fallimento un insegnante della scuola di magia? Paige, ti rendi conto di quello che hai fatto, di cosa avete rischiato? –

- Siamo tornati indietro, no? –

- Sì, tu zoppicando… e Hunter? – a quella domanda, notò l’esitazione negli occhi della sorella. – Gli è successo qualcosa, vero? Ti prego, dimmi è semplicemente rimasto ferito. –

- Ora è alla scuola. – tagliò corto, scansando l’argomento.

Tuttavia, Piper non aveva intenzione di lasciar correre. Qualunque fosse stata la ragione, sentiva di aver sbagliato a difenderla. – E se fosse capitato qualcosa anche a te? Chi vi avrebbe aiutato? –

Di nuovo, per Paige fu come confrontarsi con la madre. – Risparmiati pure le prediche, Piper, non sono una bambina. –

- Sì, lo sei, se non pensi alle conseguenze di ciò che fai! –

- E’ per questo che esiste il Trio. – intervenne anche Phoebe, spalleggiando la sorella maggiore. – Qui non si tratta di fare da soli, si tratta di averci escluse dalla nostra missione. –

Paige le scagliò un’occhiata di fuoco. – Proprio tu, vieni a dire a me una cosa del genere? –

L’altra contrasse i muscoli della fronte. – Che intendi? –

Paige scosse la testa, buttando fuori il fiato. Faceva sul serio, o stava solo fingendo di non capire?

Respirò a fondo un paio di boccate, mentre sentiva ancora gli sguardi delle sorelle puntati su di sé. Ripensò ad Hunter. Il suo dovere di Strega doveva ritornare in primo piano.

- Lascia perdere. –

Irritata, strappò frettolosamente il blocco dalle mani di Phoebe e lo sollevò in aria. – E adesso, visto che mi avete fatto venire qua solamente per questo, che ne dite di compiere questo maledetto rituale e liberarci una volta per tutte di questo stra-maledetto demone? -

Era ciò che doveva essere fatto fin dall’inizio. Le altre due acconsentirono, ma la tensione era ancora nell’aria. Sapevano che non era ancora finita.

Le voci delle Streghe si levarono all’unisono, ognuna macchiata da una diversa emozione.

 

Le grandi forze noi invochiamo

Alla magia ci affidiamo

Perché il male possa scovare

In qualunque terra o mondo lo possa trovare

Per tutta la storia e l’onore

Compaia davanti a noi il demone imperatore.

 

Trascorsero i secondi, interminabili per loro. Piper aveva già posizionato le mani in direzione del cerchio di cristalli, assumendo la posizione da battaglia, Phoebe aveva estratto le pozioni e stava mirando nel solito punto.

Aspettarono che l’essere malvagio comparisse davanti a loro.

Niente.

Ripresentarono l’incantesimo, alzando il tono. Nessun effetto.

Non era un buon segno.

Piper lasciò ricadere le braccia lungo i fianchi, indispettita, mentre le tornavano in mente le preoccupazioni di Leo. – Adesso ce l’abbiamo il Potere del Trio, quindi perché non sta funzionando? –

Phoebe scosse il capo, perplessa, pensando a cosa potesse esserci di errato nella formula.

Invece, in disparte, nel suo angolino, Paige sembrava avere le idee dannatamente chiare.

- Forse perché non è così che dovrebbe funzionare un Trio. – una stilettata avvelenata, ben assestata e dritta al cuore.

Piper fu la prima a girarsi di scatto, confusa. Paige si stava comportando in maniera davvero strana. – Che cosa hai detto? –

Paige non si scompose di un millimetro. Aveva capito benissimo.

Avrebbe potuto rinfacciare alle sue sorelle tutto quanto, così come avevano fatto loro nei suoi confronti. Ma non lo fece. Perlomeno, non subito.

Le bastò pronunciare un solo nome, per assaporare una certa rivalsa.

- Forse con Prue le cose funzionavano diversamente. Magari funzionavano meglio. –

Stavolta fu Phoebe a guardarla storta. – Che c’entra adesso Prue… - la frase sfumò a metà. Lentamente, iniziò a rendersi conto di cosa intendesse la sorella. Si sporse verso di lei, accentuando lo stupore. – Ancora con questa storia? Credevo ti fosse passata! –

L’espressione disegnata sul volto di Paige si era incattivita. – Dimmi come sarebbe stato possibile, visto che niente è cambiato di una virgola. –

- Ma di che stai parlando? Si può sapere perché fai così? –

L’altra esibì una smorfia, l’aria provocatoria. – Giusto, probabilmente dovrei tornarmene alla Scuola di Magia e rimettermi in silenzio a leggere, che ne dite? –

Piper si portò le mani sui fianchi. – Ok, non ti seguo. Di cosa staremmo discutendo, esattamente? –

- Del fatto che, se mi chiamassi Prue, non ci sarebbero tutti questi problemi. – rispose Paige, volgendole un’occhiata di sfida.

- Non è possibile, non ci credo. – sbuffò Phoebe, in un risolino nervoso. – Non puoi avercela ancora con me perché ho fatto un po’ di confusione. Andiamo, tu non hai mai combinato casini? Che mi dici della tua caccia segreta al demone, allora? –

- Ho fatto ciò che andava fatto. –

- E hai sbagliato. – la pungolò severamente.

Paige scosse la testa. - Come al solito, no? –

L’altra proseguì a testa bassa, senza mezzi termini o, ancora peggio, scrupoli. – Non è colpa mia se soffri di complessi di inferiorità. –

- Mio Dio, Paige… - intervenne Piper, bisbigliando, lo sguardo deluso. – E’ per questo, che hai tirato su tutto il teatrino? –

La sorella più giovane si limitò a fissarla, senza replicare. Era molto più difficile discutere con Piper, e odiava quello sguardo, anche quando era certa di avere ragione.

- Insomma, Paige, tu ti stai lamentando di non essere tenuta in considerazione. Eppure, sei stata tu a sparire da casa e, senza dirci assolutamente nulla, hai preso e sei partita per gli inferi. Mettendo, oltretutto, a rischio la vita di un insegnante della scuola! Ti rendi conto di ciò che hai rischiato facendo, ancora una volta, tutto di testa tua? –

Paige incassò il colpo e, pronta, lo rispedì al mittente. – Se vi avessi proposto un’idea del genere, sareste venute? –

- Non è questo il punto! – ribatté la maggiore.

- E invece è proprio questo. Perché io non sarò perfetta, ma almeno il nostro legame per me conta qualcosa. – il tono si stava accendendo. – Fosse stato solo per il nome, ci sarei passata sopra. Ma siccome sappiamo benissimo, tutte noi, che nei vostri piani io non avrei dovuto nemmeno trovarmi qui, allora, se permetti, c’è qualcosa che proprio non mi va giù. –

Riuscì a spiazzarle. Le altre due si scambiarono un’occhiata indecisa, chiedendosi a cosa si riferisse. Paige si accorse che stavano prendendo tempo. - Vi risparmio la fatica. So cosa avevate in mente per il demone, ero qui ieri sera, vi ho sentito. Non mi avete ritenuta necessaria, volevate escludermi. Ma se non ricordo male, il potere del Trio si realizza in tre. E sono convinta che, se ci fosse stata Prue, non vi sareste comportate in questo modo. –

Piper contrasse i muscoli della fronte. Il confronto tra Prue e Paige, forse, era un argomento che avevano evitato per troppo tempo. – Ora stai esagerando. Vogliamo bene a te esattamente quanto ne volevamo a lei. Non hai il diritto di metterlo in dubbio, soprattutto dopo quello che abbiamo passato. –

- Ce l’ho, invece, se vedo che non è così. – A questo punto, non poteva più lasciarsi impressionare.

Phoebe, intanto, si era scaldata e dimostrava di non accettare minimamente le parole della sorella minore. – Il tuo ragionamento è ridicolo. E tu ti stai comportando in maniera infantile. –

– Forse siete voi a vedermi così. – annuì, sicura di sé. - Pensate sempre che non valga la pena ascoltarmi. E’ successo più di una volta, come con Cole, quando dicevo che era diventato la nuova Sorgente, o quando cercavo di avvertirvi sulle reali intenzioni delle Incarnazioni. Ve le ricordate, no? – prese il silenzio come un tacito assenso. – Ogni volta c’erano di mezzo i vostri sentimenti, ma indovinate un po’? Avevo sempre ragione! –

- Quindi stai dando a noi la colpa di tutto? – continuò ad attaccarla Phoebe.

L’aria era asfissiante. Le tre ragazze stavano reagendo al contrasto in modi completamente diversi. Phoebe tamburellava nervosamente sul Libro delle Ombre, irritata dal vittimismo di Paige. Piper era rimasta senza parole, e per carattere, poteva percepire ciò che Paige stava esprimendo. Quest’ultima, infine, era perfettamente consapevole della bomba che aveva appena lasciato cadere su villa Halliwell.

- Mi chiamate sempre e solo quando non potete farne a meno. – proseguì Paige, ormai decisa a sfogarsi per intero. – Quando c’è da curare qualcuno o fare da babysitter. –

Piper, tra le tre, sembrava l’unica disposta a conciliare, o almeno a provarci. – Non puoi pensarlo veramente. – era un sussurro fievole, amaro.

- Invece sì. – anche il tono di Paige si stava lentamente incrinando, per quanto cercasse di mascherarlo. - Io non ho mai voluto passare avanti a nessuno, e non ho mai osato mettere in discussione il rapporto che avevate con Prue. So cosa significa perdere la persona che ami di più al mondo, e so di essere arrivata fino a qui come rimpiazzo. Ma ne ho abbastanza. Io ho sempre dato il meglio di me, e sono stanca di essere sempre l’unica a beccarsi le critiche, o l’unica che sbaglia. –

Era davvero stanca, ed era ora di finirla. L’incantesimo non funzionava, i loro piani erano falliti. E Hunter aveva bisogno di lei.

Lasciandosi sorelle e Libro delle Ombre alle spalle, Paige si incamminò verso la porta della soffitta. Ogni passo pesava come un macigno.

- Dove stai andando? Abbiamo un demone di cui occuparci. - Il richiamo energico di Phoebe la fermò sulla soglia. Non l’avrebbe lasciata andare via così. – Che vorresti fare, mollare tutto per la tua insicurezza… di nuovo? –

Paige trasse un lungo sospiro, ma non si voltò neanche. – Non è per mollare che sono diventata una Strega. Troveremo il modo di eliminare quel demone, lo facciamo sempre. E forse, prima o poi, capirete che non sono io quella egoista. –

Chiuse gli occhi, non aveva più voglia di parlare. Si lasciò avvolgere da un’aura di scintille bianche e azzurre, svanendo e orbitando diretta alla scuola di magia.

Il silenzio ripiombò sulla soffitta e sulle sorelle rimaste. Villa Halliwell aveva visto giorni migliori.

Il Libro delle Ombre giaceva sul treppiede, chiuso, in una delle rare volte in cui non era stato d’aiuto.

Ma c’era un altro dettaglio, ancora più importante, che in mezzo a tutto ciò che era successo, purtroppo, era passato inosservato.

Il simbolo della Triquetra, sulla copertina del Libro, aveva cambiato forma.

 

*****

 

Esisteva uno strumento, chiamato La Carta del Tempo, che permetteva di osservare tutto il presente, qualunque cosa stesse accadendo, in qualunque parte del mondo.

Era stato creato da un demone potentissimo, con lo scopo di controllare il continuum spazio-temporale. Le cronache narravano che fosse andato smarrito durante una violentissima battaglia contro le supreme del Bene. La fazione malvagia ne era uscita debellata, e da allora, non c’era più notizie né della Carta del Tempo né del demone stesso.

In molti si erano lanciati alla ricerca di questo misterioso oggetto, tra creature assetate di potere, e Anziani che miravano a conservare l’equilibrio. Tutti senza successo.

Nessuno poteva immaginare che la Carta del Tempo fosse finita tra le mani di Jiroke.

Quel giorno, in una delle sale segrete del castello, l’imperatore la stava consultando con grande interesse.

Aveva visto tutto quello che era successo nella soffitta delle Prescelte. Il loro destino si stava compiendo, e lui era sempre più fiducioso per l’esito dello scontro.

D’un tratto, la figura di Hewon si materializzò alle sue spalle, in una cortina di fumo. In sottile soggezione, sperando di non disturbare, si avvicinò mantenendo il silenzio e il riguardo.

Nonostante il prestigioso ruolo che ricopriva, a volte, rimaneva ancora impressionato dall’imponenza del suo sovrano. Maestoso in confronto agli altri esseri, la pelle forgiata nella lava dell’inferno, capace di incenerire chi gli stava di fronte con un solo sguardo.

- Aveva ragione, signore. -

- Lo so. – Il tono di Jiroke era profondamente soddisfatto. Avere occhi anche in superficie non poteva che ripagarlo con la crescita del suo dominio. – Proprio come avevo previsto. Il Potere del Trio si è spezzato. -

 

   
 
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