Libri > Eragon
Segui la storia  |       
Autore: PrincessintheNorth    04/05/2018    1 recensioni
Prequel di "Family"!
Nel regno del Nord, una principessa e Cavaliere dei Draghi, Katherine, farà conoscenza di Murtagh, il Cavaliere Rosso che si è autoimposto l'esilio ...
In Family abbiamo visto il compimento della loro storia e il loro lieto fine: ma cos'è successo prima?
"-Principessa, per l’amor del cielo … - prese a implorarmi Grasvard. – Spostatevi da lì … non vi rendete conto di chi è?
-È Murtagh figlio di Morzan, ex Cavaliere del Re Nero, erede del ducato di Dras-Leona. – ringhiai. – So benissimo chi è. So anche che è un essere umano come me e come te, a meno che tu non sia un elfo sotto mentite spoglie. È un essere umano ed è vivo per miracolo. Quindi, dato che come me e come te è carne e sangue, gli presteremo le cure che necessita. Sono stata chiara abbastanza?"
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castigo, Eragon, Murtagh, Nuovo Personaggio, Un po' tutti | Coppie: Selena/Morzan
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
-        Beh, guarda il lato positivo. - commentai mentre mi abbracciava. - La lista dei nomi si restringe. 
Ridacchiò e mi lasciò un bacio sui capelli.
-        Sai cosa si sta restringendo?
-        Cosa?
-        Il tempo. Abbiamo tipo un’ora, e poi la cena.
-        Perché? È una di quelle cene speciali a cui dobbiamo andare per forza?
-        Sai com’è, vengono i principali signori delle terre che comandiamo. Potrebbe avere una certa rilevanza.
Sbuffai. – Oh santo cielo, ho un malore improvviso. Vai tu. Io non mi sento bene.
-        Invece ti senti benissimo. – ridacchiò.
-        Non me ne frega niente, della cena. Voglio stare qui …
-        Senti, Principessina, hai dei doveri. – mi ricordò divertito. – Quindi …
-        Non ho voglia.
-        Vabbé, allora non venire. Io ci vado, ma sappi che non ti porto niente delle cose superbuone che ci saranno e che, dato il tuo stato interessante, ti farebbero impazzire.
-        No! Dovevi restare qui anche tu!
Mi guardò dritto negli occhi, con l’aria di quando mi prendeva in giro.
-        Neanche morto! Dovrei stare qui, ad annoiarmi con la moglie incinta, quando posso andare a discutere con gli uomini di politica e corse dei cavalli?
-        Smettila, idiota! Va, ma portami qualcosa!
-       Non ci penso neanche. – sorrise baciandomi. – Starò con la moglie incinta noiosa e la bambina pazza.
-        Davvero?
-        Sono stato lontano da te per troppo tempo. Mi sei mancata tu, non certo le cene. – mormorò. – E comunque, Principessa, sarà la cena a venire da te.
-        Mmh … 
Si alzò un attimo, e disse alla guardia di chiamare un servitore, al quale disse di portarci tanto di ogni portata. Con anche qualcosa in più.
-        Non vorrà certo che la gravidanza della Principessa subisca problemi o non sia soddisfacente. – lo avvisò con un cipiglio serissimo. – Perché altrimenti sapremmo di chi è la colpa, no?
-        Murtagh, smettila … - ridacchiai. – Lascialo andare, poverino …
Sospirò e richiuse la porta, tornando da me.
-        Ah, e comunque … prova a ridire che la bambina è matta e ti capiterà qualcosa.
Sbuffò. – In questa casa non si può dire niente.
-        Ti rendi conto che lo dici in ogni luogo dove io sia presente?
-        Sì. Me ne rendo conto. Dovresti farti due domande, e se ti dessi anche due risposte sarebbe anche meglio. – mi prese in giro.
Cinque minuti dopo, bussarono.
Era la cena.
 
 
 
Passò una settimana, e successero un bel po’ di cose.
La rivolta dei contadini si allargò anche ai villaggi che prima erano con noi, e questo fece sì che Murtagh diventasse sempre meno tollerante. Ormai era parecchio difficile trattenerlo dal prendere e andare a bruciarli tutti.
Invece, a me venne la febbre ed entrai nel terzo trimestre: a questo punto, l’ansia del parto si fece sempre più pressante, e non riuscivo a smettere di pensare a ciò che aveva detto Jasper.
“La tua struttura non è molto adatta ad un parto”. Un modo gentile per dire che avrei sofferto molto di più di qualunque altra donna e che il rischio di non vedere la mia bimba era molto più alto rispetto alla norma.
Murtagh non era molto d’aiuto, prevalentemente perché non c’era quasi mai. Generalmente, se ne andava un’ora dopo l’alba, quando io ancora dormivo, e tornava a notte fonda, quando ormai ero crollata. Ogni tanto si prendeva una pausa, ma non erano mai più di cinque minuti, ed era raro che mangiassimo insieme. Quelle rare volte che lo vedevo, inoltre, era sempre stanco morto, come se stesse per crollare da un momento all’altro.
Il suo generale, Black, aveva detto, quando l’avevo convocato per chiedergli come mai stesse via così tanto, che i villaggi erano sempre più complicati da gestire. Inoltre, tutti i capi dei villaggi contrari alla rivolta e i vari signori che gestivano alcune delle sue terre per lui si erano tutti riversati a Lionsgate per avere protezione, e soprattutto questi ultimi erano asfissianti con le loro continue richieste di denaro e espansione dei poteri, ovviamente a sfavore dei cittadini più poveri.
Ovviamente, ritrovarmi in una stanza da sola con Black, in quel luogo e con la mia bimba che scalciava, non era stato qualcosa di rasserenante, nonostante continuassi a ripetermi che ora non fosse più controllato da Grasvard.
Quel pomeriggio, evidentemente, c’era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.
Dato che con la copertina per la piccola stavo facendo un disastro, tra buchi e perdite di punti, ne avevo cambiato il colore da azzurro a rosa con un incantesimo, e con la magia avevo fatto sì che si lavorasse da sola. Così, mentre i ferri facevano quello che io non riuscivo a fare, mi ero messa a leggere, ma proprio in quel momento avevo visto Murtagh passare davanti alla porta, che avevo lasciato aperta.
Dall’espressione che aveva, non sembrava che le cose andassero particolarmente bene.
Perciò l’avevo inseguito, chiedendogli cosa fosse successo.
-        Niente. – aveva ringhiato.
-        Non sembra niente
-        Stanne fuori, non c’entri.
-        Murtagh!
-        Hanno chiesto le nostre teste. – aveva sibilato, alla fine. – I tuoi metodi non hanno funzionato. Adesso uso i miei. Li brucio tutti. Tiro giù tutte le case.
Starà scherzando, mi ero detta. Non era possibile che avesse quelle intenzioni. Lo sapeva anche lui che, ora della fine, la colpa era di Grasvard.
Perciò, avevo cercato di farlo ragionare in tutti i modi, provando a fargli capire che risvolti quello che intendeva fare avrebbe avuto sull’economia, la politica e tutto il resto.
Alla fine, però, eravamo arrivati alla torre, dove Castigo (la cui disapprovazione per quello che Murtagh intendeva fare era palese), a malincuore, si era abbassato per permettergli di salire.
A quel punto, avevo capito di non avere più tempo, perciò l’avevo preso per il braccio.
-        In quelle case ci sono anche dei bambini, non solo dei rivoltosi, se …
-        TI HO DETTO DI STARNE FUORI, IDIOTA! – aveva urlato a quel punto, scuotendo il braccio con tanta forza da mandarmi a terra.
Grazie al cielo, Black ci aveva seguiti e mi aveva presa appena in tempo, o gli scenari possibili sarebbero stati tre: avrei potuto battere la testa, cadere di pancia, oppure, dato che la torre era completamente aperta, cadere direttamente giù, sfracellandomi al suolo, da un’altezza di almeno cinquecento piedi.
Dopo quel fatto, erano successe tante cose.
Di norma, ad un tale comportamento avrei risposto io, ma tra la febbre e la bambina non potevo fare incantesimi sufficientemente potenti da fargli abbastanza male.
Castigo gli aveva ruggito in faccia, scrollandoselo di dosso, e Black lo aveva costretto a rimettersi in piedi. – Ragazzino, sarai anche stanco, ma non mi sembra che lei abbia colpe. In ogni caso, non è il modo, e idiota sarai tu.
-        Io dico quel che mi pare e …
Un rumore di vetri infranti, e Murtagh era volato a terra, e come aveva fatto con me, Black si era assicurato che non facesse una caduta troppo brutta.
Dove prima c’era Murtagh, era comparso Sìgurd, con in mano una bottiglia rotta. Evidentemente, l’aveva usata per mandarlo a terra.
-        A mia cugina così non parli, amico. E dovrai ripagarmi il rum. 
 
 
Si svegliò solo di sera: avevo fatto in tempo a guarirgli la ferita che la bottiglia di Sìgurd gli aveva fatto (nient’altro che un taglietto), a finire il libro, e i ferri avevano completato la copertina, che era venuta molto bene.
Dopo che Sìgurd l’aveva atterrato, c’erano state un po’ di discussioni: io ero sicura che avesse reagito in quel modo solo per via della tensione e della stanchezza, perché non era assolutamente da lui comportarsi in quel modo, così come non lo era essere violento o avere tendenze a bruciare interi villaggi. Tuttavia, Sìgurd, Black e Marlene, oltre che i vari soldati e marinai che avevano visto l’accaduto non avevano ritenuto opportuno che restassi da sola con lui.
Alla fine, ci eravamo accordati, e Sìgurd era rimasto in camera con me. Fuori dalla porta, c’erano almeno quattro guardie tra soldati e marinai, e altre venti sparse per il corridoio. A completare l’opera, Sìgurd aveva imposto su di me e sulla bambina una discreta serie di incantesimi protettivi.
Evidentemente, non avevo vinto molto. Però ero riuscita a farmi passare febbre e mal di gola, con il risultato che ora potevo parlare e fare un buon numero di fatture magiche minori.
Ad ogni modo, sbadigliò e si sedette. In un attimo, Sìgurd aveva fatto un passo verso di me.
Io però mi alzai dalla poltrona e andai da Murtagh.
-        Katie … - mormorò, passandomi un braccio intorno alla vita. – Che ore sono?
Bella domanda.
Mi voltai verso Sìgurd, che imitò con le labbra “le otto e mezza”.
-        Quasi le nove di sera.
-        Allora devo andare … - sospirò, facendo per alzarsi.
-        Non devi andare da nessuna parte.
-        Senti, amore … le cose stanno peggiorando e …
-        Sì, lo so, hanno chiesto la nostra testa. Finché non entrano qui, suppongo che potrai discutere questo problema anche domani mattina.
-        E tu come fai a saperlo?
Non si ricorda niente, mi resi conto.
In quel momento, dovetti rivalutare ciò che intendevo fare.
Anche ora, come prima, avevo intenzione di litigarci, però … non si ricordava nulla.
Avrei dovuto dirgli di ciò che aveva fatto. E non sapevo se era il caso. Insomma, con tutto quello che già aveva da fare … questo avrebbe potuto aspettare.
-        Gliel’hai detto tu. – fece Sìgurd.
-        E te che ci fai in camera mia?
-        Sono qui per proteggerla da te, idiota!
-        Sìgurd, ma che stai facendo? – sibilai.
-        Non ho intenzione di aspettare te, tanto non gli diresti niente.
-        Senti, lei non ha bisogno di alcuna protezione. – ringhiò Murtagh. – Quindi ora fammi il favore di uscire. E tu. – si girò verso di me. – Cosa, esattamente, non intendi dirmi?
-        Niente, lascia stare …
-        No, invece. Se non me lo dici tu me lo farò dire da lui.
In un attimo, le posizioni in quella camera si erano invertite, con loro due contro di me, anche se Sìgurd era praticamente contro entrambi.
-        Eri stanco e … dei, Murtagh, non eri tu …
Qualcosa cambiò nel suo sguardo, e capii. Si era ricordato. Come quella volta quando si era ubriacato e si era risvegliato mezzo nudo davanti alla mia camera. All’inizio non si ricordava nulla, ma poi, in un secondo, gli era tornato tutto alla mente.
-        Sìgurd, per favore, esci. – disse.
-        Non ci penso nemmeno …
-        Ti garantisco che non correrà alcun pericolo. – lo disse nell’antica lingua, e questo, in qualche modo, fece sì che Sìgurd si fidasse abbastanza di lui da uscire.
-        Comunque resto fuori dalla porta. – ringhiò, sbattendosela alle spalle.
Dato che non gli sembrava avesse fatto abbastanza rumore, la aprì e la richiuse. Il boato che fece dovette soddisfarlo, perché non ci riprovò.
-        Katie, ti prego, dimmi che è uno scherzo dei tuoi.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Eragon / Vai alla pagina dell'autore: PrincessintheNorth