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Autore: Favatralenuvole    06/05/2018    2 recensioni
COLLEGE! AU
"È stato un incidente" piagnucoló Apollo.
"Non mi interessa. Trova dieci ragazzi abbastanza idioti da accettare, e che ballino decentemente e vincete questa gara".
"Non ho mai allenato una squadra nè coreografato in vita mia, papà!"
"Bene. Imparerai. Gli studenti sanno già che le audizioni cominciano fra una settimana. Ti aiuterà Rachel".
Apollo si coprì la faccia con le mani.
"È solo per qualche mese, figliolo. Potresti persino divertirti".
[CALEO// JASPER// PERCABETH// SOLANGELO// FRAZEL]
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Apollo, I sette della Profezia, Nico di Angelo, Rachel Elizabeth Dare, Reyna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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-COSA?
Apollo guardò il direttore Zeus, scioccato.
-Volevi un lavoro, no? Ora ce l'hai.
-Non era quello che intendevo! Perché proprio io?
Il padre sospirò, esasperato.
-Questo college ha bisogno dei soldi di quel premio, e con la terribile figura dell'anno scorso-
-È stato un incidente!- Piagnucoló Apollo.
-Non mi interessa. Trova dieci ragazzi abbastanza idioti da accettare e che ballino decentemente e vincete questa gara.
-Non ho mai allenato una squadra né coreografato in vita mia, papà!
-Bene, imparerai. Gli studenti sanno già che le audizioni per entrare in squadra sono la prossima settimana. Ti aiuterà Rachel.
Apollo si coprì la faccia con le mani.
-È solo qualche mese, figliolo. Potresti persino divertirti.

 
Nico sospirò, prendendo in mano la penna.
“Non lo sto facendo veramente” pensò.
“Non mi sto iscrivendo. Non farò quel maledetto provino. È tutto un sogno”.
Maledì suo padre per la decima volta in cinque minuti. “Te la cavi con quei piedi” aveva detto il traditore, imbarazzato “fai un tentativo, sarebbe un buon modo per fare nuove conoscenze”.
Tanto non l'avrebbero preso. Voleva solo che suo padre smettesse di rompere le palle e di preoccuparsi per lui perché era solitario, perché era strano, perché non sarebbe mai riuscito ad ambientarsi al college, perché aveva una cotta per Percy Jackson (no, questo non lo sapeva, ma era comunque nella lista dei problemi) e… no.
"No, non può essere vero."
-Nico! Ti iscrivi anche tu?
Jason Grace e Percy Jackson, croci della sua esistenza, si stavanoavvicinando, salutandolo energicamente.
"Mi rifiuto, dai."
-Ragazzi! Voi… voi ballate?
-Jason è un talento, Di Angelo.
Il ragazzo rispose con un pugno sul braccio dell'amico.
-Sei più bravo tu, bro.
Nico aveva conosciuto quei due durante il primo anno di liceo,quando Jason, in quanto studente di secondo, gli aveva fatto da tutor in chimica per tre mesi. La spaventosa cotta che nel tempo si era preso per l'amico di Jason non accennava a sparire, complici anche i sorrisoni a trentadue denti che Percy gli dedicava ogni volta che lo vedeva, e le affettuose arruffate di capelli e gli occhi verde mare, e il fisico scolpito e… okay, basta.
E in quattro anni, non aveva mai scoperto che fossero dei talenti dell'hip-hop. Idiota.
Non c'era da stupirsi, in realtà. Non avevano un rapporto stretto, erano semplicemente suoi conoscenti (i conoscenti più fighi che avesse, ma pur sempre conoscenti).
Beh, almeno stava avendo una scusa per parlare con loro. A quanto pareva avevano una passione in comune, e se fosse riuscito a entrare in squadra-
PERCY L'AVREBBE VISTO BALLARE.
PERCY L'AVREBBE VISTO BALLARE.
PERCY L'AVREBBE VISTO BALLARE, PORCA-
I suoi improvvisi pensieri apocalittici furono interrotti dalle risate di due ragazze, una bionda dall’aria minacciosa e una bella ragazza di probabili origini native.
La bionda, gli pareva si chiamasse Annabeth, scrisse il proprio nome, poi passò la penna all'amica.
-Anche tu, Annabeth?- Chiese Percy, stupito.
Ma solo i fighi si iscrivevano ai provini?
Lei annuì.
-Io e Piper- l'amica salutò con la mano- abbiamo fatto danza classica insieme per anni, ma l’hip hop ci diverte di più. E poi, più corsi seguo, più crediti ho.
Classico ragionamento da secchiona.
Nico fece per andarsene, se da quel corridoio o proprio da quel continente non lo sapeva ancora, ma un ragazzo mai visto prima gli si paró davanti.
"Vuole per caso morire giovane?"
-È qui la lista per partecipare all'audizione per il gruppo di hip-hop?
-Sí- borbottò Nico.
Il ragazzo, che aveva il viso cosparso di lentiggini e arruffati capelli biondi, scrisse il proprio nome sul foglio appeso alla bacheca, per poi girarsi verso di lui.
-Sono Will- Sorrise.
-E io non te l'ho chiesto.
-Piacere, Non Te L'ho Chiesto. Che nome originale, è straniero?
Nico si lasciò fuggire un sorriso. Il ragazzo non si era per nulla scoraggiato, nonostante la sua risposta acida, e lo guardava ancora sorridente.
-Nico. Mi chiamo Nico.
-E ti piace ballare?
-Sí… diciamo di sì.
-Io spero davvero di essere preso. La competizione finale è a New York, e ci allena Apollo.
- Il figlio del Direttore? Ma non è quello che lo scorso anno-
-Non gli piace che si ripeta quella storia- lo fermò Will- E comunque, non importa. Si dice sia un saaacco bravo. Ci vediamo all’audizione, Nico.
 
 
Apollo sospirò per l'ennesima volta, sordo alle rassicurazioni di Rachel.
-Per quale motivo si sta iscrivendo tutta questa gente? Ma chi diamine vorrebbe partecipare a una cazzata del genere?
Lei si girò verso il suo coinquilino, smettendo per un attimo di pettinarsi.
-È da quando siamo tornati a casa che rompi le palle, Apo. Zeus mi ha praticamente assunta come tua assistente, ci sono dentro quanto te, d'accordo? Ti aiuterò io, e non sarà così terribile. Almeno pagheremo l'affitto senza fare salti mortali.
-Ah, beh, ora sì che cambia tutto. Un improbabile gruppo di universitari verrà guidato da me alla volta dell’umiliazione eterna, ma almeno Rachel mi porta il caffè.
-Quanto scommetti che alla fine ti piacerà?
-Zero.
-Sei proprio una palla in questi giorni. E ti ricordo che non saremmo in questa situazione, se non fosse per quel video.
-CHE È STATO CANCELLATO.
-È comunque esistito e… senti, lo sai cosa ne penso. Ma se dobbiamo farlo, facciamolo bene, no?
Apollo la guardò per un minuto intero, prima di annuire, sconfitto.
 
 
Annabeth era sembrata sicura, mentre scriveva il suo nome sulla lista, ma non lo era.
Era stata Piper a convincerla.
“Studi tutto il giorno, Annabeth! Da quanto tempo è che non balliamo sul serio?” aveva detto.
 “Sarebbero solo pochi mesi di prove. Quale modo migliore per conoscere nuove persone?”.
E prima che potesse rispondere che a lei di conoscere nuove persone non importava un tubo, l’amica aveva aggiunto un “Percy si iscrive di sicuro”, con aria maliziosa.
“E di questo cosa dovrebbe fregarmi?” aveva risposto subito lei, piccata.
“Niente, niente, dicevo così per dire”.
Effettivamente avevano incontrato Percy e il suo amico altissimo vicino alla bacheca, insieme a un ragazzo bassino e imbronciato, che si era dato alla fuga il prima possibile, dopo aver scambiato due parole con un certo Will. Notò che conosceva vagamente quasi tutti i nomi presenti sulla lista, soprattutto grazie a Piper, che aveva fatto amicizia con più persone possibili in due mesi.
“Hazel Levesque sa ballare?” pensò stranita, prima di scrollare le spalle e scrivere in bella grafia “Annabeth Chase” sotto il nome di Percy.
 
 
-Ehi Nico! Come butta?
Leo non-sto-fermo-un-attimo Valdez staccó gli occhi dal computer e si girò verso il compagno di stanza.
-Alla fine mi sono iscritto. Quindi ora lo fai anche tu. Avevi promesso.
-Nicoooo, lo sai che non sono bravo quanto te. Ho solo troppa energia chiusa in questo piccolo corpo, amico mio.
-Non farmi andare da solo a quella audizione- pregò lui, di rimando.
La loro strana amicizia, su cui inizialmente nessuno dei due avrebbe scommesso un penny, era invece diventata una parte importante della loro vita al college, un legame particolare di cui non avrebbero più fatto a meno, nonostante i loro continui punzecchiamenti.
-E va bene, e va bene, vado. Ma farò un casino.
Nico sorrise. Leo era molto più bravo di ciò che affermava di essere, ma aveva uno stile tutto suo, disordinato ed energico, rozzo e indefinito.
Ricordò la prima volta che aveva visto il suo eccentrico compagno di stanza, due mesi prima.
“Sono Leo, amigo!" aveva esclamato, stringendogli la mano così forte da fargli scricchiolare le dita “Leo Valdez. Passeremo un sacco di tempo insieme, noi due, non è vero?”
E dopo aver parlato per mezz'ora della sua futura laurea in ingegneria e averlo rimbambito di chiacchiere su qualche festa di cui non aveva idea, era riuscito in una missione impossibile: farlo sentire a proprio agio.
Era impossibile odiare Leo Valdez, con le sue dita sempre in moto, il pesante accento spagnolo, la parlantina inarrestabile e gli occhi vivi e curiosi.
 
 
Frank scrisse tremante il suo nome.
Non c'era possibilità che un ragazzo goffo, timido e grosso come lui riuscisse ad entrare in squadra.
Sin da piccolo, per quanto amasse ballare, si era sempre nascosto nelle ultime file, per non essere costretto a guardarsi troppo nel grande specchio di fronte a lui, e per poter seguire gli altri bambini, sicuramente più bravi e agili.
Era stata la nonna a spingerlo a darsi una possibilità.
“Se non provi neanche, non puoi dire di aver combattuto la tua battaglia, Fai Zhang” lo aveva rimproverato, severa “e cos’è la vita, se non rischi qualcosa?”.
Era stata la nonna, che col suo fisico minuto e secco e le pettinature d'altri tempi era stata in passato una grande etóile, a venire sempre ai suoi spettacoli di fine anno.
A comprargli le scarpe adatte.
A rimproverarlo quando si lamentava perché “i maschi della mia classe dicono che ballare è una cosa da femminucce”.
“Vorrei che tuo nonno fosse ancora vivo, che gli mostrasse quanto i ballerini possano essere veri uomini” borbottava “E avessi visto tua madre, Fai… ce l'hai nel sangue, ragazzo mio”.
La nonna disprezzava l’hip-hop, ma non aveva protestato quando Frank le aveva confessato che “quella americanata senza senso” era il genere che preferiva.
E ora eccolo lì, ad auto-condannarsi all'umiliazione pubblica.
"Cos’è la vita, se non rischi qualcosa?"
 
 
Apollo scorse i nomi sulla lista, con Rachel appoggiata comodamente alla sua spalla.
-Ci sono trenta nomi, qua sopra.
-E noi dobbiamo sceglierne dieci- Ribatté l'amica -Non sarà così difficile.
-Se lo dice Rachel Elizabeth Dare allora sí che ci credo.
-Fottiti.
-Volgare.
-Rifottiti.
-Lo sai quanto ti amo, Racheeeel.
-Io sto cominciando a cambiare idea sul mio coinquilino, invece.
-Perché sono così tanti, secondo te?
-Chi non vorrebbe salvare l'onore della scuola dopo che il figlio del Direttore-
-CI DIMENTICHIAMO DI QUELLA STORIA?
Rachel cominciò a ridere, finendo per cadere dal piccolo divano.
-Questo divano fa schifo, comunque. Anche i nani di Biancaneve ci starebbero stretti.
-Hai visto che si è iscritta anche quella tizia che ti fa paura?- Commentò Apollo, cambiando discorso.
-Reyna, dici?
Lui annuì.
-Comincio a pensare che ci sarà da divertirsi, lo sai?

 
~ANGOLO DELLA MENTE MALATA CHE HA PARTORITO QUESTA COSA~

Lo so, ho problemi molto gravi, e una storia già in corso e non passavo su questo sito da mesi. Quindi sto facendo una cavolata, ma l'ispirazione è quel che è, e mi sembra il momento giusto di dirvi che questa roba è lievemente ispirata al film “Pitch Perfect” però non cantano perché, boh, mi ispirava di più che ballassero.
È un AU ambientata al college, e io non so dove sto trovando il coraggio di pubblicarla, non uccidetemi vi prego.
Le coppie sono quelle scritte nell’introduzione e forte brothership Valdangelo e Jasico perché sì.
Apollo e Rachel ci stanno dentro perché sono due personaggi che amo, e perché ha senso che siano loro i fantastici “coach”(niente di questa storia ha senso, ma vabbè avete capito).
E siccome mi sto vergognando da morire ora mi eclisso e ripeto, abbiate pietà. Pitch Perfect mi fa quest’effetto.
 
 
 
 
 



   
 
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