Lo fisso. Il suo occhio rosso ricambia lo sguardo riempiendo il mio cuore di terrore. Come farò ad abbattere una simile creatura? Come riuscirò a sopravvivervi?
I nemici continuano ad arrivare incessantemente dandomi nessuna pace. Le mie pistole stanno ormai faticando a danneggiare questi esseri sempre più numerosi e, in qualche modo, più forti e tenaci. Non so che tipo di trucco sia mai questo, ma di questo passo non potrò fare nulla per fermare il mio destino.
Fuggo. Lascio la stazione del teletrasporto e cerco un riparo migliore, se mai ce ne fossero.
La corsa è faticosa, le ferite si fanno sentire, la stanchezza aumenta e così i morsi degli esseri che mi inseguono. La disperazione si fa sentire sempre di più, sento i polmoni svuotarsi dell’aria che mi serve per tirare avanti, sento le gambe cedere sotto il mio peso per lo sforzo che hanno provato e sento la Morte farsi sempre più vicina sotto forma di un’orda di mostri assetati di sangue… il mio.
Perché? Per quale motivo m’inseguono con così tanta veemenza? Perché questo odio nei miei confronti, se di odio si tratta? Cosa è successo in questo posto?!
Carico le mie pistole di energia ed attacco dei nemici che si fanno sempre più vicini con un attacco pesante che li allontana, ormai unica difesa contro le loro pelli troppo dure o le loro gambe troppo veloci. Se solo le celle energetiche non ci mettessero così tanto a raffreddarsi…
Improvvisamente miei occhi vedono qualcosa appartenente alla mia nave che non era una sua componente o un semplice pezzo di metallo staccatosi danneggiatosi così tanto dall’impatto con il suolo che ormai era totalmente inutilizzabile ed irriconoscibile, ma era una cassa, una piccola cassa d’equipaggiamento che rappresentava un enorme colpo di fortuna che avrebbe potuto aiutarmi contro in quell’inferno!
La apro in fretta trovando qualcosa di molto strano: un chip con l’immagine di un coltello arrugginito. Prendo il chip di fretta e scappo evitando una lucertola che mira con i suoi denti aguzzi alla mia gamba.