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Autore: PrincessintheNorth    10/05/2018    1 recensioni
Prequel di "Family"!
Nel regno del Nord, una principessa e Cavaliere dei Draghi, Katherine, farà conoscenza di Murtagh, il Cavaliere Rosso che si è autoimposto l'esilio ...
In Family abbiamo visto il compimento della loro storia e il loro lieto fine: ma cos'è successo prima?
"-Principessa, per l’amor del cielo … - prese a implorarmi Grasvard. – Spostatevi da lì … non vi rendete conto di chi è?
-È Murtagh figlio di Morzan, ex Cavaliere del Re Nero, erede del ducato di Dras-Leona. – ringhiai. – So benissimo chi è. So anche che è un essere umano come me e come te, a meno che tu non sia un elfo sotto mentite spoglie. È un essere umano ed è vivo per miracolo. Quindi, dato che come me e come te è carne e sangue, gli presteremo le cure che necessita. Sono stata chiara abbastanza?"
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castigo, Eragon, Murtagh, Nuovo Personaggio, Un po' tutti | Coppie: Selena/Morzan
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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 3 SETTIMANE DOPO

​MURTAGH
 
 
Alla fine, Derek non mi uccise. Anzi, mi disse le stesse cose che aveva detto Katie.
-        Allora. – disse. – Il motivo per cui l’hai fatto è comprensibile … e legittimo, avrei fatto la stessa cosa. Non dirlo in giro, ma ho fatto. – confessò. – Il punto è: non si gioca con la magia, specie con quella che non conosci, e io sapevo quello che stavo per fare. Questo libro. – lo prese e lo buttò nel camino. – è meglio che non passi per altre mani, conoscendo Galbatorix non voglio immaginare cosa ci sia scritto lì dentro. Adesso … - prese la pagina da cui avevo letto l’incantesimo, che aveva strappato al resto del libro. – Andiamo da Jasper. Questa lingua non la conosco, ma lui dovrebbe saperla decifrare.
Annuii in fretta, ancora troppo pieno di vergogna per dire qualcosa.
C’erano un sacco di modi per uccidere quel bastardo. Spada, veleno, una magia normale … e io ero andato a fidarmi di un libro che mi aveva dato il Re Nero, pensando “ma in fondo, a lui piacevano gli incantesimi mentali, perché avrebbe dovuto mentirmi?”.
Alla risposta di Castigo, ovvero un saggio perché era Galbatorix, e più che gli incantesimi di manipolazione amava mentire e ingannare, non avevo dato peso, e ora me ne pentivo.
Dei, un Cavaliere non si comportava così.
E cosa ancora peggiore, non era quello il genere di padre che volevo essere per mia figlia, e l’esempio per i figli che sarebbero arrivati poi.
Avevo fatto ciò che avevo fatto unicamente per Katie e per la piccola, ma ero stato un idiota comunque. Sapevo che c’erano altri modi, eppure mi ero fiondato su quello, pensando che, dato che Galbatorix aveva fondato un impero basandosi sulla magia oscura, fosse la maniera più efficace.
Perché salire su Castigo e andare a staccare la testa a quel bastardo non era efficace, evidentemente, pensai tra me e me.
Facemmo per avviarci verso lo studio di Jasper, ma non fu necessario.
Fu lui a entrare, infuriato in un modo che non credevo fosse possibile.
-        Derek, o tieni a bada quell’animale di tua figlia o prendo provvedimenti, sappilo. – ringhiò sbattendo la mano sulla scrivania.
-        Tu intanto fa attenzione a chi chiami animale. – sibilò l’altro. – Ti calmi e mi dici che è successo.
-        Se tua figlia mi costringe a dover ricucire il mio la chiamo come mi pare e piace.
-        Di quale figlia parli, intanto?
-        Dell’unica in grado di ferire qualcuno, Katherine. – ringhiò.
-        Che è successo? – feci, mettendomi sulla difensiva. Quel tono non mi piaceva, e già il fatto che avesse dato a Katie dell’animale non lo metteva in una buona luce.
-        Senza alcun motivo, l’ha aggredito! – urlò.
-        Senza alcun motivo non credo proprio, dato che Katherine non è una che prende e malmena persone a caso. – la difesi.
-        Murtagh, valla a cercare, qui ci penso io. – fece Derek.
Sarei restato, per dirne quattro a quello stronzo, ma ciò che avevo detto era vero: Katherine non faceva niente per caso, e non era quel genere di ragazza che fa castelli in aria tali per cui possa giustificare un’aggressione.
Era successo qualcosa, Sìgurd aveva fatto il vigliacco con suo padre e Katherine aveva un problema.
Grazie agli dei, sapevo dove trovarla.
 
 
 
 
In realtà, mi resi conto dopo aver girato tutto il castello, non sapevo dove trovarla.
Alla fine, il casino aveva attirato Alec, che si era preoccupato subito.
Katherine e Sìgurd sono legatissimi, aveva commentato. Se lei l’ha aggredito, dev’essere successo qualcosa non di grave, ma di più.
Perciò, dopo un’altra ora passata a cercarla insieme, mi ero stufato e avevo fatto un incantesimo per localizzarla, dato che nemmeno Antares sapeva dire dove fosse.
Nemmeno sapeva ciò che era successo: a un certo punto, aveva raccontato, Katherine aveva chiuso ogni comunicazione in modo inspiegabile.
Una volta arrivati, ci precipitammo dentro il suo ufficio privato, al Palazzo di Marina, dove sapevo lei andava quando era infuriata e terrorizzata insieme.
Gli arredi della stanza erano stati ricavati completamente da una nave in disarmo, la Seastorm, il primo veliero che le era stato assegnato.
Le pareti erano completamente coperte con il fasciame della nave, in legno di ciliegio, e le vetrate dietro la scrivania ricavate da quelle del cassero di poppa, dove si trovavano gli alloggi del capitano, da cui aveva preso anche tutti gli altri arredi, come la grande poltrona imbottita in cuoio scuro, la scrivania in mogano lucidata e intarsiata e tutti i decori presenti: quello che si notava di più era il grande mappamondo, largo sedici piedi e alto dieci, che occupava quasi tutta la parete di destra. Su quella di sinistra, invece, c’era appeso il timone della nave.
Nonostante i colori tendenzialmente scuri, quell’ufficio non dava la minima sensazione di oppressione, anzi: la grandezza considerevole della stanza, l’altezza del soffitto e la grande vetrata dietro la scrivania la rendevano ariosa e luminosa.
Un gran bel posto per amministrare le scartoffie.
Ad ogni modo, Katie era lì.
Aveva girato la poltrona in modo da poter guardare fuori, ed era evidente che non volesse essere disturbata.
-        Primo Ufficiale Carter, ti avevo detto che non voglio essere disturbata. – sentenziò.
-        Katherine. – la chiamai, e vidi che sobbalzava.
-        Adesso non posso, sono occupata. – disse in fretta.
-        Questo non è vero. – fece Alec. – Sei in maternità, BabyKatherine, si occupa Thornton di tutto.
-        Non c’è niente di male nel voler fare qualcosa, ogni tanto.
-        Che è successo con Sìgurd? – andai direttamente al sodo.
-        Niente. – ringhiò.
Non l’avevo ancora vista in volto, ma raramente l’avevo sentita così arrabbiata. Forse, solo quando le avevo confessato di averla tradita.
Che poteva aver fatto Sìgurd di peggio?
-        Katherine … - sospirò Alec.
A quel punto esplose.
-        C’è, Alec. – urlò, alzandosi e mandando a terra con un colpo della mano tutto ciò che c’era sulla scrivania. – Che davvero non so cosa mi abbia trattenuta dall’ammazzare quel pezzo di merda! È un ragazzino idiota, non sa tenere in mano un timone, e guarda cos’è venuto a presentarmi oggi!
Gli lanciò una pallina di carta appallottolata, ma la presi prima io.
Inizialmente, non potei credere a ciò che lessi.
-        Katherine, ma … è uno scherzo?
-        A te sembra uno scherzo?!
-        Questo va a papà, subito. – fece Alec. - Non è che un quindicenne può presentare mozioni di sfiducia contro un Comandante militare del Nord. Sta …
-        Cercando di fottermi il ruolo! – sbottò Katie. – Benissimo. L’avevo sospeso? E io ora lo licenzio. Guarda, lo licenzio proprio bene, gli revoco il brevetto, dei, se glielo revoco … non potrà toccare una nave per il resto della sua vita, quello stronzo.
Di norma, le avrei impedito di farlo, le avrei detto di pensarci su.
Ma ero d’accordo con lei.
Katherine era la Comandante della Marina e, sebbene fosse nata con il diritto a quel titolo, se l’era sudato e se l’era guadagnato. Ad oggi, era la più giovane comandante di sempre, sia del Surda, che del Nord, che dell’Impero, oltre che la migliore: aveva una gran dose di abilità innata, certo, ma aveva studiato e lavorato per arrivare dov’era, e quel titolo e quel cappello se li era meritati ampiamente.
Sìgurd aveva sì lavorato, studiato e lottato, ma sul mare non valeva un quarto di Katherine.
Lei gli aveva dato tutto, facendogli da mentore poche settimane dopo aver perso George, istruendolo e svelandogli tutti i trucchetti del mestiere. Era stata lei a dargli la sua prima nave, a promuoverlo.
E tutt’a un tratto, lui le si era rivoltato contro, e purtroppo temevo di sapere perché.
La causa ero io.
Da quando avevo spinto Katie, a Lionsgate, lui aveva cercato di proteggerla da me, ma nel modo sbagliato, chiudendola in camera e creando solo problemi. Era animato da buone intenzioni, ma quando Katherine gli aveva detto che stava esagerando, mettendo il naso in faccende che non lo riguardavano, e per ultimo, durante un brutto litigio, lui si era insubordinato e lei, in quanto Comandante, l’aveva sospeso dal servizio.
Ma dei, non era un pretesto per fare le scarpe alla propria famiglia.
-        Alec, riportala a casa. – dissi. – Io vado a vedere se riesco a farlo ragionare.
-        Tanto è inutile. – sibilò lei. – Che si penta o no, ho deciso. Sìgurd Jaspersson è in congedo, con disonore, a vita.
Prese una penna d’oca, e firmò il provvedimento.
-        Se vuoi farlo ragionare, vai pure. Intanto, però, portagli questa. Se vorrà pentirsi, vedrò se ascoltarlo. In ogni caso, è fuori.


DEREK
 
Quando vidi Katherine a Alec tornare a casa, capii che era il caso di temere il peggio, soprattutto dalle loro espressioni: nera di rabbia lei, e disgustato e incredulo lui.
Jasper era venuto da me due ore prima, urlando e pretendendo un provvedimento, dato che Katherine aveva apparentemente aggredito senza ragione evidente Sìgurd.
Non ci avrei creduto nemmeno se l’avessi visto con i miei occhi.
-        Katie, che è successo?
-        Io lo ammazzo. Guarda, ci sarò andata leggera prima, ma la prima volta che lo vedo non ne uscirà così bene. – sibilò, per poi andare dritta verso le sue stanze.
-        Alec?
-        Sìgurd ha fatto una mozione per sfiduciarla dal ruolo di Comandante. – spiegò.
Questo era a dir poco incredibile.
-        Non è possibile! – fece Miranda, che non avevo nemmeno visto arrivare. D’altra parte, lei aveva il vizio di comparire ovunque, cogliendoti alla sprovvista. – Andiamo, Sìgurd non farebbe mai una cosa tanto meschina nei confronti di Katie.
-        Invece l’ha fatto e lei l’ha malmenato. E ha fatto bene. – ringhiai.
In quel momento, sentimmo parecchio rumore provenire dal fondo del corridoio …
-        È la stanza di Sìgurd! – esclamò Miranda, allarmata, e a quel punto corremmo.
Katherine, generalmente, era una ragazza tranquilla, ma sapevo quanto potesse cambiare quando veniva tradita da coloro di cui si fidava.
A Sìgurd aveva accordato una fiducia particolare, quella che si da alla persona con cui vai per mare: su una nave devi collaborare, affidarti all’altro, perché è impossibile far tutto da solo. E suo cugino aveva appena tradito quella fiducia.
Quando entrammo, trovammo un disastro.
Gli arredi erano completamente sottosopra, come se ci fosse stata una rapina o una tempesta, ma erano i protagonisti della scena ad essere completamente stravolti.
Katherine, di solito tranquilla, cercava di divincolarsi disperatamente dalla presa salda di Murtagh, che la tratteneva dall’andare a fare ulteriori danni, quando di solito era lei a contenere i rari eccessi violenti di lui.
Sìgurd, che invece si era sempre distinto per il coraggio e il comportamento militare, era rannicchiato in un angolo, il volto coperto di sangue, lamentandosi e piangendo.
-        COMUNQUE SEI LICENZIATO! – urlò Katherine, un grido che somigliava di più ad un latrato. – SFIDUCIATA O NO, PEZZO DI MERDA, MI ASSICURERO’ CHE TU NON METTA PIU PIEDE SU UNA DELLE MIE NAVI! PIUTTOSTO LE AFFONDO TUTTE E BRUCIO TUTTO IL LEGNAME!
-        Katherine … - fu la unica, debole difesa di Sìgurd, che non sembrava più nemmeno lui.
A quel punto, dalla bocca di mia figlia scaturì un mare d’improperi che di sicuro aveva imparato sulle navi.
-        Adesso ce ne andiamo e ti calmi. – le disse Murtagh.
-        IO NON DEVO CALMARMI AFFATTO!
-        Oh, tu ti devi dare una di quelle calmate che rimarranno nella storia. – fece Miranda. – E bada che, se sento di nuovo quelle parole, ti arriverà una punizione di quelle che ti ricorderai.
-        Ma lui mi … lui vuole sfiduciarmi! – protestò Katie, incredula. – Ha fatto mozione contro di me! Dovresti essere dalla mia parte!
-        E lo sono. – disse. – Solo che non mi pare di averti insegnato a esprimere le tue ragioni con un linguaggio simile. Adesso va a calmarti … e a fasciarti quella mano. – notai solo in quel momento che si era ferita: aveva le nocche leggermente sbucciate, e sapevo quanto potessero essere fastidiose. – Ne riparliamo a cena.
A quel punto, Murtagh le disse qualcosa all’orecchio, che però le fece sorgere un sorriso perfido, il sorriso che faceva quando trovava il modo esatto di rovinare una persona.
Ti rendi conto che l’idea generale è quella di passare per vie legali, e non per vendette alla Katherine?, gli ricordai.
Intanto, ha smesso di picchiarlo. Un risultato alla volta.
Evidentemente ignorava che Katherine, una volta che le veniva messa in testa un’idea perfida, tendeva a volerla realizzare a tutti i costi.
Però, riuscì a portarla via, così che potessi capire che diavolo fosse successo.
E dei, sistemare il volto a Sìgurd.
Mi bastò uno schiocco di dita perché fosse ripulito dal sangue incrostato e gli ematomi si riassorbissero.
-        Che hai combinato?
Non rispose. Guardava per terra, vergognandosene.
-        Sìgurd, o me lo dici ora, o dovrai farlo in tribunale, perché sai anche tu che Katherine non si limiterà a picchiarti. Possiamo risolvere questa faccenda in famiglia, in modo silenzioso, senza che nessuno ne esca compromesso.
Scosse la testa.
-        Preferisci andare alla Corte Marziale? Ti rendi conto che potrebbero condannarti a morte?!
Lacrime silenziose di vergogna e paura gli scorrevano lungo le guance, perché lo sapeva benissimo: per insubordinazione e ammutinamento, perché ora della fine si era ammutinato contro un suo superiore, la pena era sempre stata la morte. Popolani, borghesi, principi, non c’era alcuna differenza.
-        Non ne vale la pena. – mormorò Miranda, prendendogli la mano tra le sue. – Se temi che Katherine possa procedere legalmente comunque per vendetta, non hai da preoccuparti, la faremo ragionare.
-        Non ritratterà mai. – sospirò.
-        Come membro della Corte Marziale, lei può giudicarti. Ma ci sono altri otto voti che possono votare per te.
-        Lei è uno dei Grandi Elettori, il suo voto pesa molto di più di quello degli altri … e la maggior parte dei giudici è dalla sua. – mormorò.
-        Se mi dici cos’è successo ora farò in modo che non ci sia alcun processo. Insabbieremo la cosa, nessuno lo saprà.
Deglutì. – Volevo proteggerla. A … a Lionsgate Murtagh l’ha aggredita.
Niente di nuovo. Era venuto lui stesso a dirmelo non appena erano tornati dall’Impero. Per questo, da quando erano tornati lui passava le giornate a spalare letame dalle stalle e non gli consentivo di appartarsi con Katie: finché non avessi deciso altrimenti, lei sarebbe rimasta a dormire nelle sue vecchie stanze e lui nelle sue. Mi ero premurato io stesso di chiudere a chiave la porta che metteva in comunicazione le due stanze (l’avevo fatta mettere perché, di li a poco, la vecchia camera di Katie sarebbe diventata quella della bambina, così che i suoi genitori potessero andarla a prendere subito), aggiungendoci un po’ di incantesimi.
-        L’ha aggredita e … e io ho cercato di tenerla lontana da lui. Allora lei mi ha sospeso dal servizio. L’altra sera, alla taverna … ero completamente andato. – ammise. – C’erano alcuni marinai che volevano destituirla e … allora ho pensato, se il ringraziamento per aver cercato di proteggerla è la sospensione, perché dovrei volerla come capo? Fossi stato lucido, non mi sarebbe nemmeno passato per la testa, ma … ero ubriaco al punto da non reggermi, e al punto da mettere la mia firma, l’unica, sulla mozione. Stamattina … le ho consegnato il documento, non ero ancora completamente lucido, la sbornia è passata solo … solo quando era troppo tardi, in quei cinque minuti di stamattina in cui continuava a guardare prima me e poi la lettera … non l’ho mai vista così tradita … - a quel punto scoppiò a piangere. – Non dovevo essere io a tradirla così …
-        Ehi, va tutto bene. – lo consolai. Poteva essere un ufficiale, quel che voleva, ma in fondo aveva ancora solo quindici anni, e sapevo quanto valore alla lealtà desse. Sapere di essere stato sleale con Katie doveva starlo distruggendo. – Almeno eri ubriaco, non è stato intenzionale. A questo punto lei dovrebbe capire, anche Katherine ha fatto tante idiozie da ubriaca.
-        Sìgurd. – lo chiamò Miranda. – Se sei tornato lucido mentre lei ancora non ti aveva picchiato, perché non hai negato tutto dicendo che era uno scherzo?
Sospirò. – Perché ormai era tardi. Non poteva passare per uno scherzo.
Capii immediatamente cosa fosse successo, ma prima che potessi parlare, un valletto entrò, consegnandomi un messaggio.
-        Vostra Maestà, il Congresso ha fissato l’udienza per votare la mozione di sfiducia del Comandante della Marina per domani pomeriggio. La vostra partecipazione è caldamente richiesta.
Non poteva passare per uno scherzo perché, ormai, avevano consegnato la mozione in Congresso.  
   
 
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