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Autore: Barbra    18/05/2018    1 recensioni
Questa fanfiction è un crossover tra l'Universo di Pokémon Adventures (il manga) e l'Universo di "Avatar, the Legend of Aang"/ "Legend of Korra". La storia si svolge, secondo la cronologia Pokémon, dopo gli avvenimenti di Sole e Luna. Secondo la cronologia di Avatar, dopo la morte di Korra e la nascita della sua successiva reincarnazione.
DAL TESTO: Il Maestro dell'Aria Meelo scese dalla tribuna dei giudici e si diresse verso la sedicenne senza una parola.
Era stato chiamato per controllare che la sua allieva non “sporcasse” la Prova dell'Acqua applicando tecniche del Dominio dell'Aria per tenere d'occhio gli avversari. Sapeva bene che la cieca, nel cui mondo non esistevano né forme né ombre, avrebbe usato il Senso del Sangue al posto del super-udito che i montanari le attribuivano. Tuttavia, non si aspettava uno scivolone così clamoroso da parte sua. || NOTA: canon-divergent || PERSONAGGI PRINCIPALI (non in elenco): protagonista OC, Sird (pg esclusivo del manga), Lunala, Giratina (Pokémon); Raava e Vaatu (Avatar). TERMINATA
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Arceus, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate | Contesto: Manga
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Avatar e Pokémon'
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3.Giratina


«Bene. Bene. Bene. Shan Yuè Guang di Yong Gu Cheng...».
«Vengo da Ba Sing Sé» lo corresse lei.
Lunala alzò gli occhi al cielo, esasperata. Se ne volò via cercando di non attirare l'attenzione: la conversazione sarebbe stata lunga e noiosa, il drago non mancava mai di vantarsi di esserci “sempre” stato. In più, lei aveva dimenticato il suo cucciolo nel nascondiglio sicuro in cui l'aveva lasciato. Non era la prima volta che si scordava di andarlo a prendere: se Giratina se ne fosse accorto, pur rimanendo indifferente alle disavventure del piccolo, l'avrebbe rimproverata e sbeffeggiata.
Il dragone la seguì con lo sguardo mentre si allontanava. «Ah, se l'è ricordato...!» sussurrò fra sé.
Tornò a rivolgersi alla giovane umana senza perdere d'occhio l'orizzonte. «Bat Sing Si...» ripeté soprappensiero, adattando il nome al suo accento. «Non è colpa mia, se non sai leggere».
«Che simpatico..!» sbottò la cieca.
Finalmente, Giratina abbassò gli occhi rossi su di lei. «Cosa...?».
«Sì che so leggere!» si arrabbiò Gong. «Leggo il Mandarino in Braille! Ma la città si chiama Ba Sing Sé, la chiamano tutti così!».
Il demone scosse la testa. «Cinquemila anni fa, Ba Sing Sé era una fortezza insignificante» cominciò. «Quando è cresciuta ed è diventata il centro urbano più potente del Regno, ha avuto bisogno di un nome altisonante. L'alta nobiltà ha tentato di cambiarlo in Wing Gu S... Yong Gu Cheng, la Città Eterna. Ma il popolo analfabeta ha continuato a chiamarla Ba Sing Sé. La plebaglia ha avuto la meglio, non significa che abbia ragione».
«E io ho capito perché qui non c'è nessuno» mormorò Gong. Poi alzò la voce, imbarazzata. «Beh, non ero brava in Storia. E tu... come sai queste cose? Leggi?».
«Meglio della maggioranza di voi, Saan Yuht Gwong. Ma osservo quel covo di disperazione e germi da quando era poco più di un mercato. Tanto per intenderci, razza di suora cenciosa: resterai qui in quarantena e Lunaala si occuperà di te. Perciò dovrai cavartela da sola. E intanto vedrà di insegnarti qualcosa del mondo che dovrai affrontare... perciò dovrai ascoltare me».
Le si avvicinò con aria minacciosa finché lei non sentì il suo fiato gelido sul viso. «Vedi di imparare in fretta».
La monaca sbuffò. Non aveva voglia di studiare o impegnarsi in un nuovo allenamento, non poteva neppure pensarci. Quindi cercò di deviare il discorso: «E' “la gnocca senza cervello” o sei solo troppo cattivo con lei?» gli domandò.
Giratina rimase ammutolito.
«Cosa...?» bisbigliò poi, perplesso.
«Lunaala. Ti piace, è chiaro come il sole che ti piace. Però la tratti da stupida. È una stupida o...?».
«Raava, fai tacere questa scimmia!» sbraitò lui. Poi abbassò la voce ad un sussurro minaccioso: «Non hai idea di cosa stai rischiando, sporca umana!».
La cieca si zittì: troppo spesso parlava senza ragionare anche in pubblico, o si prendeva tanta confidenza con gli sconosciuti da risultare offensiva. Adesso aveva toccato uno dei numerosi nervi scoperti di un demone dal carattere difficile e se avesse nutrito qualche dubbio sul giudizio di Raava, avrebbe di nuovo tentato la fuga. Invece rimase lì dov'era, con lo stesso sorriso di un Cosmog stampato sul viso. Il demone sentì un moto di avversione verso di lei, dovette combattere col il desiderio di aggredirla. La madre spirituale del suo universo si era rifugiata nel corpo di una ragazzina insignificante e in quello di una donna cocciuta prima di lei, di uno paio di smidollati, di una pazza, di un idiota che aveva perso la vita e la sua sfida personale inseguendo la propria nemesi, e via via andando a ritroso nel tempo fino all'inizio di quel ridicolo sodalizio tra l'umano e il divino.
«Non ti piacciono gli umani, eh?» continuò la monaca con aria serena. «Vorrei tanto presentarti a Wan Shi Tong»
«Maan Si Tung...» ripeté lui nella sua cantilena piatta. «Già il nome non mi piace. Ho avuto abbastanza scontri con Yuksie quando ancora mi parlava. Non mi serve un altro “che conosca migliaia di cose” tra le scatole».
«Beh, litighereste come due gatti: siete uguali e scommetto che avete punti di vista diversi. Tu lo sai come funziona la radio, almeno?».
«La radio?».
«Sì. È una storia buffa: settant'anni dopo aver tagliato i ponti col mondo degli umani, il Signor Barbagianni credeva che nella radio vivesse un omino».
«Hah, come i bambini e i dementi!».
«Sì, infatti. È un anti-tecnologico vero, non credo si sia mai aggiornato. Nella sua biblioteca, mi dicono, non esiste una sezione dedicata all'elettronica. Quindi tu potresti fare il saccente anche con lui, se ne sai qualcosa».
«Mio “fratello” Dialga è un'intelligenza artificiale, una macchina pensante. Perciò neppure io amo l'elettronica».
Gong gli rivolse un sorriso sciocco. «Sei un fratello d'oro. E poi vorrei presentarti anche Koh».
L'altro fu scosso da un brivido lieve, la sua blanda allegria sparì. «E' il Ladro di Facce, il figlio reietto della Madre dei Volti. Lo conosco già».
«Sì...?! Ed è per colpa sua che porti la maschera?».
Il dragone scosse la testa, infastidito. «Troppe domande! Troppe domande! Lercia scimmia da monastero, cosa ti fa pensare di poterti prendere tanta confidenza con me?!».
Gong scrollò le spalle. Aveva l'impressione che le distanze fra loro si fossero improvvisamente allungate, per colpa di una domanda importuna. Il dolore di essere ogni volta respinto dalla sua fiamma era niente in confronto a quello di aver perso il rango di divinità, seppur maligna. Le somiglianze tra la sua storia e quella di Koh, diventato per ripicca l'opposto della propria madre, gli rendevano l'argomento ancora più sgradito. E mentre Koh era un collezionista, Giratina era diventato un pezzo da collezione.
Ormai era tornato lo sconosciuto antipatico di prima e i suoi insulti si sarebbero fatti sempre più pesanti. Gong era curiosa di scoprire dove si sarebbe fermato.
«Raava ti conosce» gli spiegò. «Se ti ritenesse un pericolo mi avrebbe avvisata, bella la mia larva troppo cresciuta».
Il demone sembrava sempre più arrabbiato. Il suo corpo tremava. «La vecchia non mi conosce affatto!» urlò. Fece per andarsene, poi si rigirò e tornò a correggere la sua interlocutrice. «Non sono una larva. E quello che porto non è una maschera, è un elmetto. Sei più... stupida di quanto sembrassi nel tuo ambiente naturale».
«Va bene, è un elmetto» si arrese Gong. Un elmetto inutile contro gli attacchi dei suoi simili, ma adatto a coprirgli il muso già poco espressivo. Il vizio di Koh era di rubare il volto a chiunque gli mostrasse emozioni, maschere e facce inespressive erano necessarie per evitare guai nei suoi terreni di caccia. Le voci non gli interessavano, e infatti la voce telepatica di Giratina era tutt'altro che monotona. La ragazza allungò lentamente le dita verso il metallo tiepido dell'elmetto e il dragone si ritrasse. «Giù le mani!» protestò.
Raava non l'aveva frenata e il demone fino ad allora aveva fatto solo scena, ma forse lei si stava oggettivamente prendendo troppe libertà.
Lasciò cadere il braccio.
Lunaala ormai era di ritorno, con Cosmog appollaiato tra le sue strane orecchie a mezzaluna. Vide l'umana ancora incolume e tirò un sospiro di sollievo. «Che mi sono persa?» domandò allegra.
«Il tuo cucciolo storpio» le rispose acre Giratina.
Il piccolo, prima sereno e ignaro dell'errore, si rabbuiò e guardò la madre con aria di rimprovero. Il suo commento fu un «Peeew...!» discendente, deluso.
Lunaala parve sinceramente dispiaciuta. «Oh...! Lo so, tesoro... perdonami! Mamma è sbadata...».
«Pew, pew... pew... pew, pew... pew!».
«Ma quanto parli! No, per noi non esistono i servizi sociali. Non dare retta al dragone cattivo: la mamma ti vuole bene».
Il cucciolo rimase imbronciato e fece per andarsene. Appena si staccò dalla madre, gli occhi di Giratina caddero su di lui e lo seguirono con l'attenzione di un predatore.
“Cosmog, torna subito qui!” sbraitò la vampira. Il gioco era finito, il piccolo impallidì e fece dietro front. Lunala aveva sempre temuto che un esserino così piccolo e fragile scatenasse istinti assassini nel dragone fantasma, tanto da non lasciarli mai soli insieme. “Dietro di me, forza!” intimò al figlio.
Poi si scagliò contro il drago. Lanciò il suo grido simile a un ruggito, contrasse il viso in una smorfia e mostrò i canini aguzzi.“Tu fa' di nuovo quella faccia e io ti ammazzo, capito?!”. E lo colpì con forza sulla maschera.
Gong entrò nella Forma Avatar solo seguendo la reazione di Raava.
“Ti scuoio, mi faccio un bel vestito con la tua pellaccia!” continuò la vampira, pazza di rabbia. Giratina si raccolse in spire per guardarla dal basso in alto. La paura non era ciò che gli si leggeva negli occhi e la sua risposta spinta la lasciò spiazzata. Lei scosse la testa come per scuotersi di dosso qualcosa: Giratina era solo un cucciolo. Mostruoso, immortale, primogenito di un dio, ma pur sempre un cucciolo.
“Smettila di parlarmi così!” lo rimproverò. “Ti ho già detto...!”. Si interruppe e si calmò. Non voleva parlare di predatrici sessuali davanti al suo piccolo e innocente Cosmog. La presenza del Grande Spirito della Luce e della Pace la metteva a disagio, mentre la giovane monaca la lasciava indifferente. “Non hai idea di quanto sarebbe traumatico, per te”.
“Traumatico....” ripeté sottovoce il demone. “Tsk... un giorno, Lunaala, mi stancherò delle tue ridicole scuse”.
Volò nella direzione di Cosmog e Gong che per motivi diversi si erano persi il senso del discorso li superò senza degnarli di uno sguardo e scomparve in lontananza alle loro spalle.
Lunala non seppe nascondere il suo imbarazzo. «È testardo e confuso, non si rende conto di quello che dice».
«A me sembra che abbia le idee piuttosto chiare».
«Lascia perdere».
«Pew!».
«Tu sta' zittino».
«Pew...».
«Te lo spiego al tuo Battesimo del Sole».
«Pee...!».
«No, dimenticati della luna. Non devi diventare come mamma».
«Pew».
«Ora vai a giocare. Vai, che Giratina è lontano!».
Il piccolo fece un giro attorno a Gong, la toccò con l'appendice sana e la invitò a inseguirlo.
Poiché la ragazza non si muoveva, la madre si indispettì. «Gioca con lui» la invitò in tono secco. «Non ha nessuno, a parte me».
Gong sfoderò il suo arsenale di proteste da poverella: «Non posso rincorrerlo! Non ci vedo, la terra qui si percepisce male! E se inciampo?».
«Lo farai ridere. Avanti, inseguilo».
«Pew!» incalzò allegramente il piccolo. Non si rendeva conto di aver partecipato a un crimine, né di trovarsi di fronte alla vittima.
Gong si mise a braccia conserte e scosse la testa. «No».
«No...?» le fece eco Lunala, sempre più irritata.
«No» confermò lei.
Gli occhi dorati di Cosmog cominciarono a luccicare.
«Signorina, che faccia tosta!» la rimproverò Lunala.
«Vi servo viva. E con tutte le dita. Non ho voglia di giocare con lui, se ne faccia una ragione».
Il cucciolo scoppiò a piangere. Il suo era indubbiamente il grido di un piccolo dio, potente quasi quanto la voce di Giratina.
“Oh no, tesoro! Non piangere! È una tata cattiva...”.
Dunque si rivolse alla monaca ringhiando: «Gioca con lui o ti strappo metà dei capelli. Guai a te se lo farai sentire rifiutato ancora, intesi?».






:::







Autrice: salve a tutti. Lo so che tre giorni fa avevo detto che avrei rallentato ma la cosa avverrà adesso, parola di marmotta. Mi rendo conto che fino ad ora sia OOC soprattutto sul versante Pokémon ma non mi pareva così “blasfemo” dare una personalità "umanoide" e definita ai Leggendari. Soprattutto considerando i film, anche se qui mi riferisco al manga. Contando che in Avatar gli Spiriti hanno un aspetto e un comportamento nei confronti degli umani non del tutto dissimile dai pokemon, e in certi momenti certi Pokémon sembrano riflettere a specchio la personalità e i comportamenti del loro Allenatore come se ne fossero pesantemente influenzati (o viceversa), e la cosa viene proprio puntualizzata (per es. Salazzle con Plumeria, Pichu col ciuffetto e Togepi "cattivo ragazzo" con Gold, eccetera) ho pensato che sovrapponendo i due mondi potesse esserci qualche corrispondenza tra la natura degli Spiriti e (soprattutto) quella degli Spettro. Anche se i Pokémon sono mostri e quindi esseri materiali, mentre gli Spiriti possono diventare materiali a loro piacimento, ma tecnicamente non lo sono. Tenete conto che il fantasma come entità "semitrasparente" l'ha inventato il cinema occidentale, la tradizione orientale - vedete "La Città Incantata", o più banalmente di Yokai - vuole manifestazioni molto più concrete.
 
 



*Il cinese parlato in Avatar non si sa bene come venga pronunciato, per comodità lo farò corrispondere al mandarino ma probabilmente pesca da altri dialetti e lingue orientali. Si sa solo che è scritto in caratteri tradizionali come l'attuale cantonese (ma non solo), lingua considerata per certi versi più conservatrice del mandarino. Il cantonese è quello che qui Giratina parlerebbe se Gong fosse in grado di capirlo. Gliel'ho fatto parlare per capriccio e perché alcuni ritengono che sia la lingua più difficle del mondo. Ok, discorsetto finale finito. spero di essere stata comprensibile.
   
 
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