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Autore: A_Typing_Heart    19/05/2018    1 recensioni
* in corso di revisione * L'Uomo in Blu è una leggenda moderna, un uomo misterioso che appare in un paesino del Sorrentino per rendere omaggio a una lapide senza nome né fotografia. Circolano infinite voci su di lui, sulla sua origine, e sul perché visiti una tomba avvolta dai segreti. Ma nessuno sa la verità, e le motivazioni dell'Uomo in Blu sono radicate al tempo in cui il futuro boss Sawada Tsunayoshi fu ferito in un attentato. Un momento che cambiò la vita del giovane e di chi gli stava accanto per sempre.
Genere: Drammatico, Science-fiction, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Enma Kozato, Mukuro Rokudo, Tsunayoshi Sawada
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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A Mukuro ci vollero tre giorni per riprendersi dalla ferita abbastanza da poter lasciare la clinica e continuare le sue cure speciali nell'atmosfera più rilassata e intima di quella che era stata la sua casa per anni. Fu trasferito dalla squadra medica dei Vongola e portato in una camera che veniva solitamente riservata agli ospiti, anzichè nella sua stanza devastata, ma il guardiano della nebbia si accorse presto che se si sforzava di sottostare all'ordine del suo boss di riposare poteva ottenere in cambio un gran numero di privilegi esclusivi. Tra questi i migliori erano senza dubbio il continuo andirivieni di cameriere e infermiere di bella presenza, l'impossibilità matematica di incontrarsi con Kozato, la cortesia indotta di Gokudera e il credito illimitato di richieste che poteva inoltrare alla servitù.
Quel giovedì si stava godendo quest'ultimo in particolare, dato che Alberto gli aveva appena portato la terza cioccolata irrobustita di panna e arancio candito della giornata.
-Desideri altro?- gli chiese il maggiordomo dopo averla posata sul comodino. -Qualcosa da mangiare... di più... nutriente, magari?-
-È una sottile critica all'alimentazione che sto tenendo negli ultimi giorni?-
-Capisco che ti piacciano i dolci, ma non puoi guarire in fretta se non ti nutri come si deve...-
-Per cena credo mangerò la frittata.-
Dal modo in cui Alberto lo guardò fu chiaro che avrebbe voluto protestare, ma non lo fece. Si limitò a ritirare la tazza della cioccolata precedente e lasciò la stanza mentre Mukuro fingeva di seguire un documentario sulle tartarughe marine con estremo interesse. Distolse lo sguardo solo quando sentì la porta chiudersi e sospirò avvilito. Certo, poteva ordinare quello che voleva quando voleva ed essere servito e riverito, ma ora che Tsunayoshi e i suoi guardiani erano tutti partiti per Parigi si sentiva solo e soprattutto incredibilmente annoiato. Tra l'altro il suo boss lo conosceva a sufficienza da prevedere le sue mosse e si era premurato di dire a chiare lettere a tutte le cameriere e le infermiere che avrebbe stroncato la carriera di qualunque di loro si fosse offerta da trastullo al guardiano, pertanto poteva soltanto guardarle.
Si mosse appena sotto il lenzuolo per scongiurare le piaghe da decubito e dedicò un paio di minuti alle tartarughe marine per compartirne il triste destino di essere mangiate appena nate ancor prima di raggiungere il mare, poi pensò di affogare quelle tristi considerazioni nella sua cioccolata all'arancia, dato che aveva poco altro in cui affogare dei dispiaceri.
-Oh oh, Mukuro, ti stai proprio lasciando andare alla pazza gioia...-
Sentire quella voce quasi gli fece andare di traverso un pezzo di scorza candita e ciò lo fece tossire. Girò la testa di scatto verso la porta e vide una persona che non avrebbe dovuto sorprenderlo poi così tanto: un uomo con i capelli bianchi come la neve e gli occhi color lavanda. Era vestito con cura con un completo elegante, sembrava appena uscito da un meeting di grandi personalità.
-Byakuran, che cazzo fai tu qui?-
-Mh, sembri felicissimo di vedermi... come sempre.-
Byakuran non attese l'invito ad accomodarsi e si sedette sulla poltrona più vicina al suo letto. Mukuro era talmente costernato da non riuscire nemmeno a trovare qualcosa da dirgli, e rimase a fissarlo anche mentre Byakuran chiedeva alla cameriera che l'aveva accompagnato di portargli uno scotch. Solo quando lei fu uscita riuscì a riprendere il controllo di sè.
-Scotch?-
-Scotch.- confermò lui. -Tsunayoshi avrà qualcosa di qualità, spero.-
-Byakuran... sono le due del pomeriggio.-
-Con ciò?-
-Non è un po' presto per bere?-
-Sono sveglio da ieri sera alle sette, questo vuole dire che per me è come fosse notte fonda.-
-Quello che hai detto non ha senso, ne sei consapevole?-
-Pienamente.-
Byakuran guardò il televisore e non aggiunse altro. Mukuro suppose che stesse aspettando che tornasse la cameriera per essere sicuro di non essere disturbato parlando di cose importanti. Decise allora di prendere prima le medicine, ma passarono quasi dieci minuti e la ragazza ancora non tornava. Mukuro era troppo impaziente.
-Sei venuto per la...?-
-Guarda, Mukuro, guarda che meraviglia!- lo interruppe lui, indicando la televisione che stava trasmettendo riprese sottomarine. -La barriera corallina è uno spettacolo, vero? Dovremmo proprio andare a vederla prima che l'inquinamento la distrugga... tu ci verresti con me, Mukuro?-
Mukuro sbattè gli occhi, perplesso.
-No!- rispose, con un tono così convinto che Byakuran si voltò a guardarlo offeso.
-Non ci hai pensato neanche un momento!-
-No, avrei dovuto?-
La cameriera entrò e consegnò a Byakuran lo scotch in un elaborato bicchiere con il motivo a esagoni in rilievo. Si congedò senza aggiungere altro a un riverente inchino e chiuse la porta dietro di sé. La situazione però non mutò, Byakuran continuò a seguire il documentario con estremo interesse, sorseggiando il suo scotch di qualità, ignorando del tutto Mukuro. Alla fine, il guardiano della nebbia cambiò canale a casaccio, finendo su quello che aveva l'aria di essere un telefilm sentimentale.
-Ehi!- protestò Byakuran.
-Sei venuto solo per guardare le tartarughe insieme o per qualcosa di sensato?-
-Oh, certo... sì... ma vedi, i documentari per me sono sempre così interessanti...-
Avvicinò leggermente la poltroncina al letto, si sporse verso di lui e lanciò un'occhiata fugace e indagatrice alla porta prima di fissare il guardiano della nebbia. Mukuro conosceva fin troppo bene la sua sfiducia nei confronti di piloti, autisti, camerieri e servitù di basso rango, perciò non si stupì quando gli parlò sottovoce e lo fece usando il russo, una lingua che Tsunayoshi non conosceva e che non veniva mai usata in villa. Mukuro stesso però non la trovava molto familiare, quindi dovette concentrarsi.
-Il nostro piano ha funzionato bene... Tsunayoshi ti ha fatto tornare a casa...-
Byakuran posò lo sguardo sull'anello della nebbia dei Vongola, che Mukuro aveva riottenuto ma promesso di non indossare fino alla completa guarigione, pertanto era avvolto da una sottilissima Mammon's Chain e appeso a una catenella come un ciondolo. Un sorriso si allargò sulla bocca del boss dei Millefiore e i suoi occhi viola guardarono l'unico occhio scoperto di Mukuro, quello di colore blu.
-La recita del ninja ha funzionato... quindi sono venuto a riscuotere.-
Mukuro, che era riuscito a capire tutto quello che gli era stato detto grazie alla pronuncia molto chiara e non troppo veloce, annuì. Alzò la mano e si tolse l'orecchino pendente che portava all'orecchio sinistro per consegnarlo senza dire nulla al boss. Lui lo prese e lo intascò nella tasca interna della giacca gessata che indossava. Non c'era alcun bisogno di dirgli che conteneva un disco di memoria, dato che era stato lui stesso a darglielo per nascondere le informazioni agli occhi di tutti.
-Piuttosto, Mukuro... ho una domanda.-
-Sentiamola.-
-Avevamo deciso tutto... sapevi che sarei arrivato e che avrei attaccato il punto in cui si trovava il Piccolo Fran del tuo allievo dieci minuti dopo il tuo ingresso alla villa...- disse Byakuran scandendo meglio le frasi più sintatticamente complesse. -Perchè stavi facendo la doccia?-
Mukuro non potè non scoppiare a ridere. E dire che credeva di avere a che fare con un uomo intelligente.
-Era per la tua gioia, Byakuran... ti è costato così tanto trattenerti sull'aereo... oh, sì.- fece, notando la faccia scioccata di Byakuran. -Me ne sono accorto che il jet non era l'unica cosa a essere decollata.-
-Accidenti... ti diverti veramente tanto a torturarmi, Mukuro.-
-Da morire.-
Byakuran affondò nella poltrona con aria contrariata e bevve tutto lo scotch rimasto in un sorso. Con il vestito elegante e quella posa sgraziata unita all'espressione imbronciata sembrava un bambino costretto a forza nel vestito da festa in occasione di qualche noiosa ricorrenza religiosa. Restò nel suo irritato mutismo per un po', fino a che Mukuro non si accorse che non aveva ancora cambiato la benda da quella mattina, allora la sua attenzione fu completamente assorbita dalla gamba scoperta di Mukuro e dalla ferita decisamente sgradevole sulla sua coscia. Mukuro intercettò l'accenno di una smorfia.
-Non ha un bell'aspetto, eh?- gli domandò allora, rimuovendo con cautela le bende rimaste.
-Quella non te l'ho fatta io.-
-No, è stata quella fiamma strana della nuova arma di Tsunayoshi.- disse Mukuro. -A quanto pare stava anche per spedirmi al creatore.-
-Mi ha quasi colpito con quell'attacco... ho dovuto chiedere a Daisy di sistemarmi una bruciatura sull'avambraccio.-
Così dicendo, Byakuran alzò il braccio e con l'altra mano indicò una zona.
-Per fortuna non mi ha preso con la fiamma viola... non sarebbe stato facile da spiegare come facevo ad avere una ferita come la tua, dato che avrei dovuto essere già in volo verso casa, o per lo meno ad aspettare tue notizie alla pista...-
-Sarebbe stato un bel problema, perchè forse non saresti nemmeno riuscito a spiegare niente.- convenne Mukuro, applicando un unguento che puzzava terribilmente di erba marcia. -Ma alla fine... noi non abbiamo fatto niente di che... il laboratorio è reale, le informazioni sono vere... solo quell'attacco era una finta, per tornare a casa... perchè mi credesse.-
-Ma se scoprisse che l'abbiamo progettato non crederebbe nemmeno al resto.-
-È a Parigi in questo momento... vedrà con i suoi occhi che il laboratorio esiste.-
-Anche questo è vero.- ammise Byakuran. -Chi lo sa... forse scoprirà anche qualcosa... dopotutto non hai alcuna informazione su chi gestisce la baracca o chi l'ha costruita... la ricerca sui componenti sostitutivi era stata avviata dai Vongola per curare le persone coinvolte negli attentati mafiosi, e solo per le necessità derivate dall'attentato a Tsunayoshi è stata portata a termine... esisteva già quel laboratorio? Per quanto ne sappiamo, i Vongola potrebbero anche essersi impadroniti dei prototipi di qualcun altro per venire in soccorso del loro boss.-
-Se è per questo, allora l'attentato avrebbe potuto essere ordito per accelerare le ricerche o per autorizzare il furto di informazioni... o per far salire alle stelle il prezzo di un resoconto completo di quelle ricerche.-
Mukuro osservò Byakuran, ma lui non ebbe alcuna reazione agitata. Aveva un vago sorriso sul volto, lo stesso che aveva quando metteva in moto il suo considerevole intelletto per fare e disfare congetture su un qualsiasi argomento. Per lui la speculazione astratta sui complotti era nè più nè meno di una dissertazione filosofica sull'esistenza di Dio, sulla natura dell'uomo, o sugli alieni: un divertimento, un passatempo, solo un altro gioco per intrattenere un'esistenza che considerava troppo elevata per la forma mortale. Sebbene sotto certi aspetti lui e Mukuro si assomigliassero come in quest'ultimo, il fatto di essere simili proprio nel loro credersi esseri superiori li rendeva essenzialmente indigesti uno all'altro. O almeno, questo era sicuramente vero per Mukuro.
Lo ascoltò parlare di quanto potessero valere le informazioni in relazione alla loro pericolosità, dato che quello di Parigi era il primo laboratorio non controllato dai Vongola a dedicarsi a simili ricerche, ma un tarlo mentale stava divorando lentamente il guardiano della nebbia. Alla fine fu quasi senza volerlo che l'interruppe.
-La tua rete di informatori in America è stata il motivo principale per cui Tsunayoshi ti ha chiesto di entrare nella sua alleanza... per cercare informazioni su chi lo volesse morto al punto da mandargli una bomba in un pacco regalo. Forse sei quello che ha più guadagnato da quell'attentato.-
Byakuran lo guardò, ma non si scompose e non si ritenne offeso, anzi, sorrise.
-Certo... ma in realtà, Mukuro, chi ha mandato quella bomba non poteva sapere che non sarebbe stata letale, perchè... beh, se tu non fossi stato lì accanto, il nuovo boss dei Vongola sarebbe stato seppellito molto tempo fa... chi gliel'ha mandata lo voleva morto... a meno che...-
Byakuran si passò le dita sul viso accuratamente rasato fin sul mento, con la pretesa di simulare una folgorazione improvvisa.
-A meno che... chi gliel'ha mandato non sapesse già che tu saresti stato lì per salvarlo...-
-Nessuno avrebbe potuto prevedere che io sarei...-
Byakuran sorrise più ampiamente e Mukuro si bloccò, indignato. Nessuno poteva sapere a che ora sarebbe finita la sua partitella di tennis... nessuno poteva sapere che sarebbe stato a casa a una precisa ora, perchè non aveva appuntamenti, nè tempi stabiliti... nessuno avrebbe potuto immaginare che al suo ritorno Tsunayoshi avrebbe incrociato il suo guardiano della nebbia che aveva appena portato il suo regalo, e che sarebbe rimasto mentre apriva gli altri, mentre apriva la bomba... l'unico che avrebbe potuto ordire un piano per ferire gravemente Tsunayoshi ed essere sicuro che sopravvivesse con quell'ordigno, altri non poteva essere che lo stesso che aveva il potere di salvarlo.
-Tu eri l'unico che avrebbe potuto essere certo che Tsunayoshi avrebbe avuto accanto qualcuno in grado di salvargli la vita, dico bene?-
-Che diavolo ci avrei guadagnato io? Per poco non ho perso l'occhio che mi dà il potere, se mi feriva quello eravamo belli che morti tutti e due!-
-Ma in seguito a quell'incidente sei diventato il suo fedelissimo guardiano... il suo prediletto... il suo amato Mukuro, insostituibile, insospettabile, intoccabile, si potrebbe dire...- osservò il boss con una punta di invidia che non sfuggì a Mukuro. -Dimmi... alla fine, chi ha guadagnato di più di noi due?-
Vedendola sotto quel punto di vista era difficile dire a Byakuran che si stava riempiendo la bocca di una marea di idiozie. Se il suo posto fosse stato in dubbio, se la gente avesse creduto che i guardiani della nebbia fossero in effettivo ballottaggio, non sarebbe stato difficile dar loro a bere questa teoria.
-Sai che non l'avrei mai fatto.- riuscì a dire soltanto. -Non potrei mai.-
-No, Mukuro, io so per certo che tu hai la freddezza e l'intelligenza per pianificarlo, e i mezzi e la lucida follia che servono per metterlo in pratica.- ribattè Byakuran. -Ma so anche che Tsunayoshi è capace di far emergere il miglior lato umano di tutti quelli che incontra... e dato che ho un debole per te, io scelgo di credere che lui ti abbia restituito abbastanza umanità da renderti un uomo che non attuerebbe mai un piano simile.-
Mukuro non rispose, perchè nemmeno riuscì a capire come si sentiva. Nel profondo, sentiva quasi la lusinga per essere considerato tanto folle, intelligente e capace da essere l'ideatore e il realizzatore di qualcosa di tanto pericoloso e contorto. Più vividamente però si sentì mortificato per essere descritto in una maniera che sarebbe stata più adatta a una specie di demonio che a una persona che si sarebbe definita normale; e in piccola parte disgustato per la dichiarazione più diretta e genuina che gli avessero mai fatto. 
Lasciò perdere il groviglio di bende pulite e si coprì di nuovo con il lenzuolo, avrebbe pensato qualche infermiera a fasciare nuovamente la ferita più tardi. Era troppo scombussolato per pensare al bendaggio e troppo occupato a nascondere come si sentiva per far finta che gliene importasse qualcosa. Lo sguardo di Byakuran lo faceva sentire persino peggio, perchè era palese che gli faceva pena.
-Cos'è che ti fa sentire così male?-
-Non sei mio amico per raccogliere le mie confidenze, e non sei un prete per sentire la mia confessione... nè saresti mai il mio confessore, anche se fossi il Papa in persona.-
-Oya, Mukuro, ti ho fatto così tanto arrabbiare?-
-La cosa che davvero mi fa incazzare, Byakuran...- esordì Mukuro perdendo completamente il tono pacato e i freni inibitori. -È che tu continui a infliggermi la tua presenza martoriandomi su una tua cotta inesistente nei miei confronti solo per infastidirmi! Sai benissimo che mi fa schifo che un uomo mi ronzi intorno, e metti in piedi pantomime per i tuoi piloti solo per toccarmi quando sai perfettamente che io odio essere toccato dagli uomini, e soprattutto da te, perchè lo fai di proposito!-
-Ma io non lo faccio per infastidirti.- obiettò Byakuran, punto sul vivo. -Lo faccio perchè mi piaci!-
-Basta con queste stronzate, è un gioco durato troppo a lungo, va bene?- sbottò lui. -Non ti dovevo dare corda e punzecchiarti, e questa è colpa mia, ma adesso dacci un taglio!-
Byakuran lo fissò con la seconda espressione che Mukuro odiava di più: dopo il compatimento, lo sguardo clinico di chi sta decidendo in quale categoria classificare un comportamento umano. Il tipico sguardo da psicologo.
-Perchè non riesci a credere che sia vero? Pensi che io dica solo bugie per prenderti in giro?-
-Sei il boss dei Millefiore e a capo di una compagnia di ingegneria meccanica che guadagna centinaia di milioni! Sei giovane e sei bello, sempre circondato di attrici, modelle e figlie ricche di padri ancora più ricchi! Dovrei credere che uno come te non pensi a nessun altro che a...-
Mukuro perse tutta la sua veemenza e tacque, portandosi la mano sulla benda che gli copriva l'occhio e sulla pelle sintetica tutt'intorno. Che cosa voleva dire in realtà? Le parole che avrebbe voluto dire di se stesso erano molto poco lusinghiere, come sempre, ma non voleva lasciarsi andare a questo. Non davanti a un uomo come Byakuran, non gli avrebbe mai mostrato quanto fosse finta la sicurezza che aveva in se stesso come essere umano.
-... Nessun altro che a me?- concluse con un filo di voce.
Byakuran era spesso un farfallone che si fingeva idiota per risultare simpatico e il più delle volte per non mettere in soggezione le persone dall'intelletto normale di fronte a lui, ma Mukuro non dimenticava neanche per un secondo quanto perspicace fosse. Non si stupì che si accorgesse del suo tentennamento.
-E che cos'hanno attrici e modelle e ricche figlie che tu non hai?- domandò allora lui, con lo sguardo incuriosito di un bambino. -Direi che la sola cosa che ti manca è un padre ancora più ricco, dato che non hai genitori... non arrivo a cogliere cosa intendevi dire.-
-Tu lo sai benissimo.-
-Perdonami, ma se tu lo trovi ovvio, io non lo vedo proprio...-
-Io non ho niente, Byakuran.- ribattè Mukuro, sentendosi così amareggiato da sentire quasi il retrogusto sulla lingua. -Nella mia vita esiste solo la menzogna... ho mentito ogni volta che ho detto a Tsunayoshi di essere felice, ho mentito ogni volta che ho detto a me stesso che ero più forte della persona che mi ha portato via la faccia, ho mentito ogni volta che ho detto a una donna che l'amavo soltanto per sedurla e mentivo anche quando mi comportavo come se sedurle mi piacesse davvero.-
-Tutti facciamo cose che non ci piacciono davvero per rispettare un'idea di quello che dovremmo essere, non è mica una tua prerogativa!- fece Byakuran piccato. -Non vantarti di mentire soltanto nella tua vita, non è vero! Hai appena detto che ti faccio schifo e so che questo è sincero!-
-A te non importa che cosa pensano gli altri di te. Bevi scotch alle due del pomeriggio, alla faccia dell'idea di quello che dovresti essere.-
-A me importa cosa pensano certi altri di me. Bevo scotch per sembrare un uomo maturo davanti a te, e a me i superalcolici sembrano tutti benzina, mi disgustano.-
Mukuro guardò Byakuran, che suo malgrado annuì come a confermare quello che aveva appena confessato. Alle feste di Natale lo aveva sempre visto bere qualcosa, che fosse whisky, o cognac, o un bicchierino delle più estrose grappe italiane artigianali. In aereo aveva bevuto gin e limone insieme a lui senza battere ciglio, e si era appena gustato un bicchiere di scotch... o almeno, aveva recitato benissimo la parte di chi quegli alcolici forti li gradiva senza riserva. Mukuro ponderò la possibilità che mentisse in quel momento per farlo sentire meglio, ma la sfuggevolezza del suo sguardo gli suggeriva che se ne vergognasse davvero. 
-Sinceramente, detesto quando inizi ad autocommiserarti senza motivo... non hai idea di quanti uomini vorrebbero essere te... o di quante persone vorrebbero avere te.-
Mukuro lasciò che le dita di Byakuran gli sfiorassero la pelle del viso per qualche secondo prima di allontanargli la mano. Con un coraggio che aveva in sè il seme della follia, dato che soltanto quattro giorni prima gli aveva rotto il naso, Byakuran si sporse per baciarlo di nuovo sulla bocca. Questa volta Mukuro glielo lasciò fare e aspettò che si staccasse da solo prima di colpirgli la guancia in pieno con uno schiaffone ben assestato. Il boss dei Millefiore lo incassò stoicamente senza dire nulla e rialzò la testa sorridendo.
-Piano piano la tua resistenza si fa meno drastica, prima o poi ti avrò.-
Mukuro fissò la faccia, arrossata per metà, di Byakuran e si chiese se non fosse semplicemente pazzo. Ma più delle sue morbose voglie lo interessavano i suoi piani per il futuro.
-A dire il vero mi sto chiedendo se in questo caso tu volessi aiutare me per farti bello o volessi soltanto quelle ricerche, Byakuran.- disse poi fissandolo negli occhi. -L'idea di quella messinscena è stata tua... e volevi una copia delle ricerche... che cosa vuoi farci?-
-Magari voglio soltanto ampliare la sezione medica della mia corporazione per decuplicare gli introiti.-
Si grattò il mento e assunse un'aria pensierosa. 
-Ma chi lo sa... potrei anche costruire prostitute robot... o forse voglio solo regalare arti nuovi agli animali feriti, perchè no... ma non saprei... i cavalli...- esitò lui. -A te piacciono i cavalli, Mukuro?-
-Non particolarmente, direi.- rispose lui in totale sincerità.
-Faresti bene a non fidarti dei cavalli, Mukuro... il signor Swift questo lo sapeva bene.-
L'uscita così seriosa di Byakuran, specie dopo un vagabondaggio apparentemente inconcludente sulle improbabili opzioni d'impiego di componenti meccaniche, spiazzò Mukuro. Gli fu subito chiaro che con il signor Swift si riferiva allo scrittore reso famoso dal romanzo I viaggi di Gulliver, e con quello gli si aprirono anche le porte sulla questione dei cavalli. Nel suo romanzo infatti il popolo dei cavalli era una civiltà fredda e calcolatrice, priva di fede in qualsiasi tipo di entità e senza alcuna morale, che agiva unicamente ponderando questioni di costo, guadagno e beneficio...
-Beh, meglio che vada a controllare che cosa c'è nel menu stasera, non vorrei che ci fossero soltanto dessert.- commentò Byakuran, alzandosi dalla poltrona. -Conoscendoti ne sono praticamente certo, ma se Tsunayoshi scopre che sono tuo complice nel farti mangiare come un bambino lasciato a se stesso, mi scuoia vivo.-
I fatti evidenti che Byakuran non fosse venuto a fare soltanto una visita, che Tsunayoshi gli avesse chiesto di controllare il suo guardiano ferito e che si sarebbe probabilmente ritrovato a mangiare petto di pollo e insalata non arrivarono alla mente cosciente di Mukuro, troppo concentrato sulla questione dei cavalli. Si accorse a malapena della porta che si chiudeva e fissò lo sguardo assente sulle pubblicità che si susseguivano in televisione. Byakuran aveva detto quella cosa così, un po' per caso, per evitare altre domande? No, se avesse avuto delle mire oscure per quei progetti sarebbe bastata una semplice menzogna; Mukuro non aveva modo di scoprirlo nè interesse a rivelare al proprio boss che aveva venduto informazioni ai Millefiore. Ma era un riferimento così preciso... persone che valutavano senza morale soltanto in base al guadagno... erano queste le persone che avevano ordito l'attentato contro Tsunayoshi? Erano le stesse persone che avevano sterminato i rami superstiti dei Kozato? Gli stessi che avevano preso Enma e l'avevano trasformato in una cavia per esperimenti sugli esseri umani? O erano solo quelli che avevano gestito tutto ciò dall'ombra? Qualcuno che armato di bacchetta aveva diretto la propria sinfonia eseguita da più strumenti sordi gli uni agli altri? Aveva mosso qualche sciocco boss per attentare alla vita di Tsunayoshi, e con un colpo di bacchetta aveva spazzato via i Kozato, e poi un altro gesto, ed Enma Kozato era diventato un sicario pronto a qualsiasi cosa per vendetta... ma di quanti strumenti disponeva questo misterioso direttore d'orchestra per eseguire la sua sinfonia di potere? E soprattutto... stava per raggiungere il crescendo?
   
 
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