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Autore: Shireith    19/05/2018    2 recensioni
{Marichat // raccolta mista di trentuno storie che partecipa alla challenge Marichat di maggio 2018 indetta dai fan su Tumblr}
#01 — Mentre fuori piove » Vestito d’una tuta nera che ricopre ogni centimetro del suo corpo, i capelli biondi e sbarazzini ora intrisi d’acqua piovana, la figura che vede distesa a terra sul balcone di casa sua non può essere altri che lui.
#13 — Il mio faro nella notte » Lo scenario che si presenta ora ai suoi occhi, tuttavia, gli sbatte in faccia la triste e crudele e realtà: che un individuo qualsiasi può, se quello è il suo volere, porre fine alla vita di tanti altri come lui.
#17 — Sul filo del rasoio » La pioggia, intanto, è fitta, malinconica: lo scenario ideale per una tragedia.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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#19. «Ho creato per te una maschera da indossare all'infuori del costume.»


Festa di Halloween


 Sì, pensò Marinette, le visite di Chat Noir erano una recente novità che aveva accolto con piacere. Certo non le capitava di riceverne una ogni settimana, né tantomeno una ogni giorno, ma erano visite con una cadenza regolare che le permettevano, quando non indossava la maschera, di vederlo molto di più di quanto non succedesse prima. E, doveva ammetterlo, tutto ciò le faceva piacere. Chat Noir era di bella compagnia, una compagnia di cui raramente aveva l’onore di godere durante il loro servizio alla giustizia, perché, anche dopo aver debellato la minaccia di Papillon, era l’imminente trasformazione a chiamarli all’attenzione. Così, invece, avevano a disposizione tutto il tempo del mondo.
 L’ultima sua visita risaliva a poco più di una settimana prima. Stando a quanto le aveva detto, Chat Noir si era ritrovato a bussare alla sua finestra perché, annoiato, aveva deciso di richiamare a sé i poteri del suo kwami per tenersi impegnato in un semplice giro di piacere, durante il quale si era ritrovato a passare di fronte alla sua abitazione. Marinette non sapeva se stesse dicendo il vero o se invece si fosse trovato lì da lei di proposito, ma in ogni caso anche la seconda opzione non la disturbava affatto, anzi.
 Ad ogni modo, Chat Noir l’aveva colta in un momento in cui si stava dedicando alla realizzazione di un capo che la piccola Manon le aveva domandato di cucire per lei – o, per dire la verità, che la piccola Manon l’aveva costretta a cucire per lei mettendo in mostra quelli che Marinette definiva «occhi da cucciolo». Quindi, dopo avergli rivelato che era stata minacciata da una bambina alta la metà di loro («Ridi pure, ma sa essere molto più convincente di quanto tu possa credere!»), Chat Noir era stato informato che si trattava di un costume da Ladybug di cui Manon aveva bisogno per una festa di Halloween organizzata nel loro quartiere.
 «E tu ci andrai?»
 «Sì,» aveva confermato, «sarà divertente.»
 «E da cosa ti vestirai?»
 «Ladybug» aveva rivelato, lanciandogli un’occhiata per vedere come avrebbe reagito. 
 A quel punto Chat Noir aveva ricambiato lo sguardo con un sorriso furbo a velargli le labbra e aveva ribattuto: «C’è la possibilità che ci vedremo lì, allora.»
 «Verrai anche tu?»
 «Sicuro!»
 «Quindi vivi in questo quartiere?»
 «Ti piacerebbe saperlo, eh?» Non solo viveva in quel quartiere, ma non c’era neanche tanta distanza tra la sua abitazione e quella di Marinette; questo, però, la ragazza non poteva saperlo, e non c’era di certo niente che vietasse a Chat Noir di partecipare alla festa anche se fosse stato residente in un altro quartiere.
 «E che cosa indosserai?»
 «Ancora non lo so.»
 Ed era stato a quel punto che Marinette aveva avuto un’idea: far indossare a Chat Noir un costume da Chat Noir – sì, non serviva avere una grande fantasia per pensarlo, ma comunque.
 La prima volta, quando le aveva parlato del suo travestimento da Ladybug, Tikki si era detta preoccupata all’idea che qualcuno potesse riconoscerla, ma Marinette l’aveva rassicurata facendole presente che ci sarebbero state tante altre persone con lo stesso costume, sarebbe stato impossibile per qualcuno capire che era lei la sola ed unica. Lo stesso sarebbe successo per Chat Noir, motivo per cui questa volta Tikki non aveva protestato.
 Da circa una settimana, quindi, Marinette aveva preso a lavorare alla realizzazione di un costume da Chat Noir per Chat Noir. L’aveva ultimato da un solo giorno, e già non vedeva l’ora che l’altro si presentasse da lei per mostrargli il risultato finale.
 Non dovette attendere ancora a lungo, perché quello stesso pomeriggio Chat Noir era di nuovo lì a bussare alla sua botola.
«Posso entrare?» domandò quello quando Marinette andò ad aprire.
 «Sì, vieni pure» acconsentì, scendendo di nuovo le scalette e tornando a posare i piedi sul pavimento mentre Chat Noir la seguiva. Si avvicinò alla scrivania e prese qualcosa che gli mostrò dicendo: «Guarda un po’ qui!»
 Chat Noir sorrise di gioia, guardando il costume con stupore mentre lo prendeva dalle mani di Marinette e lo ispezionava tra le proprie. «È…»
 «… il tuo costume, sì! C’è tutto: coda, orecchie, maschera… le puoi indossare all’infuori della trasformazione ed essere comunque un fantastico Chat Noir.»
 «Wow» commentò l’altro, sinceramente colpito dalla qualità del suo lavoro. «Sai, avrei paura di farmi riconoscere, ma, come ha detto una persona che conosco, la gente è cieca.»
   
 
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