Il richiamo del sangue.
Era incredibile quanto gli umani fossero stupidi. E oltretutto banali.
Erano 253 anni che camminavo sulla terra, e la stessa scena si ripeteva
ogni volta:
io che sentivo la gola bruciare, arsa dalla sete che mi devastava, uscivo a cacciare dopo una lunga preparazione, in quanto era ormai appurato che gli umani, e soprattutto di sesso maschile, fossero tutti uguali, capaci di ragionare solo con ciò che avevano tra le gambe.
Che fosse il ‘900 o il 2009, la storia era sempre la stessa.
Mi guardai allo specchio, sistemando le odiose lenti a contatto azzurre, utili per nascondere il rosso-nero dei miei occhi. Sorrisi beffarda al mio riflesso, ammirandomi bene: minigonna in pelle nera, top rosso e stivali al ginocchio neri. Capelli rigorosamente sciolti e occhiata da damigella in difficoltà.
Mi diressi quindi a Seattle, luogo della mia caccia, e inizia a cercare qualche preda.
Dei rumori mi arrivarono indistinti. Provenivano da un vicolo, e erano i chiari segni di una rissa, in quanto il dolce sapore del sangue impregnava l’aria.
Imboccai la stradina e osservai quattro giovani e stupidi umani che si azzuffavano contro un ragazzo di non più di diciassette anni, sanguinante a terra.
- Ehilà! Che fate di bello? – chiesi con voce mielosa e civettuola, avvicinandomi sensualmente.
Lasciarono la loro preda e mi osservarono estasiati, non consci del fatto che sarebbero diventati la mia cena di lì a poco.
- Gattina, ciao! – rispose uno. Alto, moro e occhi verdi. Muscoloso. Discretamente carino.
- Ciao. – pigolai sbattendo le ciglia.
- Io sono Anthony, passerotto. – Questo era bassottino, biondo e occhi azzurri. Grasso. Inguardabile.
- Io Declan, gattina. – ecco nuovamente quello di prima.
- Lasciate la cucciolotta in pace! Lei farà divertire me, vero? – mi chiese il più carino del gruppo. Capelli neri, occhi neri, alto e muscoloso. – Io sono Damon, cucciola. E questo è mio cugino Logan. – mi informò indicando un nanetto accento a lui, che mi squadrò malizioso.
- Io sono Bella! – cinguettai falsamente.
- Sei bella, si! Assolutamente, gattina! – mi canzonò Declan.
Un rantolo basso, e la mia attenzione si spostò al ragazzo a terra. Era bello. Molto bello. I capelli bronzei erano tutti arruffati e striati dal sangue che li colava da una tempia. I suoi occhi verdi mi osservavano preoccupati, come se temessero che quei babbei potessero farmi del male e lui non avrebbe potuto intervenire.
- Lui chi è? – domandai abbandonando il tono civettuolo. Anche loro se ne accorsero, perché rabbrividirono inconsciamente.
- Chi, la feccia qua dietro? Lui è il grande Edward Anthony Cullen, il figlio del chirurgo. Pieno di soldi e pieno di sé. – spiegò quello che mi chiamava cucciola, Damon.
- Perché ti interessa gattina? Lui è solo un pesce piccolo, una preda insignificante. Potresti avere di più sai? –
Ah, mai parole mi fecero ghignare tanto.
- Tu credi? – risposi avvicinandomi e spintonandolo al muro, mentre gli altri fischiarono eccitati.
Li voltai il capo, sfregando il naso nel suo collo, dove il sangue scorreva come lava, caldo e impetuoso. Il fatto che fosse eccitato, poi, lo faceva scorrere ancora più velocemente.
Smaniosa di nutrirmi conficcai i miei denti sul suo collo, mentre lui urlava di dolore.
- Levatemi questa puttana, cazzo! LEVATEMELA DI DOSSO! -
Mi lasciai staccare da lui, osservandoli divertita mentre leccavo il sangue dalle mie labbra. Il loro terrore era palpabile, erano sconvolti.
- Chi cazzo sei? – domandarono.
- Io? Io sono il predatore. E voi… voi le mie prede. – fu la mia risposta, dopodiché conclusi ciò che avevo iniziato.
Lasciai cadere a terra l’ultimo, quella che mi chiamava cucciola. Il suo era stato il sangue più dolce, più buono. Ero finalmente sazia.
Mi voltai sentendo dei rantoli, e vidi Edward Cullen che cercava di alzarsi.
- Dovresti andare all’ospedale, sei ferito. Chiama tuo padre. – dissi gelida, iniziando ad incamminarmi verso la strada.
- Aspetta. – mi chiamò ansimando. – Volevo chiederti una cosa. –
Mi bloccai, aspettando che parlasse.
- Perché non hai ucciso anche me? –
- Se vuoi, rimedio adesso. – ringhiai minacciosa. Il suo odore era incredibilmente buono, e riaccese in me la brama di sangue.
Mi avvicinai a lui, che mi venne incontro mostrandomi il collo.
- Si. - sussurrò. – Rimedia adesso. –
Ubbidiente, mi lanciai sul suo collo, mordendolo.
Avevo esaudito la sua richiesta.
* Note dell'autrice *
One shot senza pretese, scritta sotto il caldo di luglio immaginando una Bella più Dark.
Fatemi sapere che ne pensate!! Baci.