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Autore: Il Professor What    26/05/2018    0 recensioni
Il Dottore, come sappiamo, viaggia nel tempo e nello spazio, a bordo della sua macchina e con i suoi compagni. La serie e gli altri media ci hanno fatto vedere che, occasionalmente, il nostro Signore del Tempo preferito ha visitato anche il nostro paese. Ma se ci fossero state altre avventure, che la serie non ci ha mostrato? Questa è la seconda di tredici storie dove il Dottore interagisce con la storia del nostro paese.
Nella Firenze del 1881, Carlo Collodi è deciso a terminare la storia di Pinocchio con un finale ben diverso da quello che conosciamo. Qualcuno, però, non è affatto contento della cosa, e pone una minaccia che sembra seria alla vita dello scrittore. Al Secondo Dottore, Jamie e Zoe il compito di capire di chi si tratta, e come fermarlo.
Genere: Avventura, Commedia, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Companion - Altro, Doctor - 2
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Doctor Who: The Italian Adventures'
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Part 2

Ben ritrovati, miei pochi lettori. Come al solito, scusate l'attesa, ma le incombenze della vita normale mi hanno distratto. Inoltre, ammetto che c'erano alcune cose nel primo capitolo che dovevo rivedere. Ma ora sono qui, e per fortuna la storia ha preso il volo, quindi buone nuove su tutta la linea. Buona lettura!

“Io continuo a pensare che sia del tutto inutile” brontolò Jamie, guadagnandosi un'altra occhiataccia da Zoe, mentre la carrozza raggiungeva la sua destinazione. Il Dottore preferì ignorare la lite e tornò a controllare l’indirizzo sul biglietto che l’oste gli aveva lasciato: una bella casa a due piani circondata da un piccolo parco.

“L’indirizzo è giusto” disse. “Andiamo, Zoe. Oh, e Jamie, visto che a te non interessa, allora puoi stare qui di guardia, che dici?”

“D’accordo!” esclamò scocciato il giovane scozzese, mentre il Dottore e Zoe andavano a suonare il campanello della casa. Zoe restò ancora una volta meravigliata di fronte a un esempio di tecnologia primitiva, e il Dottore stava per iniziare un’altra lezione delle sue, quando una giovane cameriera aprì la porta.

“Oh, buon pomeriggio” disse il Dottore. “Stiamo cercando la signora Tina. Ci hanno detto che lavora qui.”

“Perché la cercate?”

“Inviati speciali” intervenne Zoe. “L’Arma dei Carabinieri ci ha contattato a proposito del caso del signor Collodi.”

“Oh,” disse la cameriera, assumendo un’espressione preoccupata. “Ecco… il padrone ci ha proibito di parlare con chiunque al riguardo. Non gli piace che si sappia in giro, e…”

“Capisco” disse il Dottore. “Forse questo tranquillizzerà la signora” disse, tirando fuori dalla tasca un pezzo di carta in una protezione nera. A Zoe la carta sembrò vuota, ma la cameriera sembrò convinta, perché li fece accomodare in un salotto e disse loro di attendere.

“Carta psichica” sogghignò il Dottore alla muta domanda di Zoe. “Un gingillo abbastanza utile. Puoi far leggere a chiunque ogni autorizzazione desideri. In questo caso, ho fatto comparire un distintivo dell’Arma dei Carabinieri.”

“Ingegnoso” sorrise Zoe, un attimo prima che la giovane cameriera di prima tornasse, accompagnata da una donna più anziana.

“La signora Tina, presumo” disse il Dottore, muovendosi per stringerle la mano. “Lieto di conoscerla. Io sono il Dottore, e questa è la mia assistente, Zoe Heriot.”

“Molto lieta” rispose la donna, che parlava con uno spiccato accento fiorentino. “Perdonate la diffidenza di Fiammetta, ma il padrone è stato davvero molto severo. Se ci vedesse parlare con voi potrebbe licenziarci all’istante.”

“La cosa non la spaventa?”

“Ah!” esclamò la donna. “Sono vent’anni che sto a servizio, abbastanza per sapere che qualche volta ai padroni bisogna disobbedire per il loro bene. Mi faccia pure le sue domande, Dottore.”

“Mi sta simpatica” commentò Zoe, guadagnandosi un sorriso, prima che la signora iniziasse a raccontare. Era iniziato tutto due settimane prima, la sera dopo l’uscita dell’ultima puntata della storia di Pinocchio. Quella notte, lo scrittore aveva sentito in casa un rumore proveniente dal suo studio, verso l’una circa. Si era alzato per andare a controllare, accompagnato dalla signora Tina, che stava completando il suo ultimo giro notturno per la casa (“Una mia abitudine, vedo se qualcosa è rimasto in giro”). Arrivati allo studio, ai due era apparso di notare un’ombra muoversi vicino alla scrivania, fra le carte del padrone. Avevano acceso la luce, ma l’ombra era scomparsa non appena le lampade a gas avevano rischiarato la stanza. Tutto quello che era rimasto era una specie di scarabocchio senza alcun senso su un foglio. Le finestre non erano state rotte né scassinate, e interrogato il personale (“L’ho fatto personalmente”, specificò la signora) era stato accertato che nessuno aveva visto un intruso entrare in casa.

“Ma quello è stato solo l’inizio, giusto?” chiese il Dottore.

“Purtroppo”, sospirò la signora. “La notte dopo, io e il padrone siamo rimasti di guardia, ma non è apparso nessuno. Però al mattino, quando lui è entrato nello studio, i fogli erano pieni di strani disegni, stavolta più nitidi, comprensibili. C’erano anche alcune parole.”

“Sarebbe possibile vederne alcuni?”

“Il signor Collodi li ha buttati” disse Fiammetta. “I pochi che ha tenuto li ha dati all’Arma.”

“Possono vedere quello sul muro” disse la governante. “Una settimana fa, abbiamo sentito ancora i rumori, nel corridoio del primo piano. Siamo andati a vedere, e l’ombra era di nuovo lì, intenta a disegnare. Il signor Collodi aveva preso la pistola, e ha provato a colpirlo, ma a quanto pare non l’ha colpito, perché quello ha guadagnato la finestra. Abbiamo acceso la luce, e sulla parete c’era una specie di disegno, fatto con gessetti colorati.”

“E lui?” chiese Zoe.

“Lui era sparito, l’unica traccia erano alcune schegge di legno cadute a terra accanto al proiettile.”

“Legno? Oh, questo è interessante” disse il Dottore. “Ma torniamo al disegno, è ancora lì?”

“Abbiamo provato a toglierlo, ma si sta rivelando difficile” spiegò la signora. “Non so che gessetti ha usato, ma è come se si fosse inciso.”

“Hmm, capisco” mormorò il Signore del Tempo. “Bene, allora credo che ne approfitterò per andare a vedere. Nel frattempo, continui: quand’è che il suo padrone ha coinvolto i carabinieri?”

“Solo dopo questo avvenimento, ma non sono riusciti a fare granché…” continuò la governante, mentre si dirigevano al piano di sopra. Tutto quello che l’Arma era riuscita a fare era stato accertare che non si trattava di un ladro comune, che entrava in casa con grande facilità e ne stava migliorando la conoscenza, e che sembrava stesse cercando di trasmettere un messaggio attraverso questi disegni. Nel frattempo, erano arrivati al corridoio del primo piano, dove Fiammetta indicò loro il disegno.

“Ma… ma è il Pescecane!” esclamò Zoe, incredula di fronte all'illustrazione, incredibilmente precisa, di Pinocchio nel tentativo di nuotare via dalla bocca gigantesca del mostro. La signora Tina e la giovane Fiammetta la fissarono curiose, mentre il Dottore, estratto il cacciavite sonico, scannerizzava a sua volta il disegno.

“Signora Tina”, disse quando ebbe finito, “l’uomo che avete visto, l’ombra, saprebbe descrivermelo?”

“Be’, io l’ho chiamato uomo, ma in realtà era molto basso, pareva più un bambino. Non l’ho visto in faccia, però mi pareva molto magro, anche più magro rispetto a un bambino povero, di quelli che chiedono l’elemosina. Mi sembrava avesse un cappello a punta, e…”

Un lungo fischio prolungato interruppe la signora, facendo girare il Dottore e Zoe. Entrambi avevano riconosciuto l’inconfondibile suono della voce di Jamie. La ragazza si accostò alla finestra più vicina, e da lì vide il signor Collodi e un carabiniere venire fuori da una carrozza e dirigersi verso la casa.

“È arrivato Collodi” riferì Zoe in fretta al Dottore.

“E allora?” chiese la signora Tina. “Siete inviati dall’Arma, no? Immagino si metterà a…”

“Ecco, vede, signora” disse allora il Dottore, imbarazzato, “noi preferiremmo che il suo padrone non sapesse della nostra visita. Questi… questi dati, tutte queste cose che ci ha detto, pare non le abbia riferite all’Arma. Probabilmente desiderava proteggere la sua privacy, e…”

“La sua che?”

“Oh, sì certo, scusi… volevo dire, non voleva che ci intromettessimo troppo nei suoi affari privati, e…”

“Ma a maggior ragione, ora che siete qui avrete occasione di parlargli e farlo ragionare!” insistette la signora Tina. “Immagino che il maresciallo De Magistris sappia della vostra presenza!” In quel momento, il suono del campanello risuonò dentro la casa, e con un gesto la governante mandò Fiammetta ad aprire. Il Dottore guardò negli occhi Zoe, e insieme decisero di giocarsi il tutto per tutto.

“Mi ascolti bene, signora Tina” disse allora il Dottore. “Lei e il suo padrone siete in grave pericolo. Da quel poco che abbiamo visto e da quello che ci ha detto, pare che qualcuno vi spii, e aspetti la notte per uscire a fare questi disegni.”

“O Signore!”

“Esatto” insistette il Dottore. “Ora, noi crediamo di riuscire a sapere di chi si tratti, e come fermarlo, ma per farlo, dobbiamo fare in modo che egli non sospetti della nostra presenza.”

“Tina!” si sentì la voce dello scrittore dal piano di sotto.

“E per questo, ora” continuò il Dottore, “dobbiamo uscire assolutamente da qui, senza che il signor Collodi ci veda. Non si preoccupi per il maresciallo, lo conosciamo e lo contatteremo a tempo debito. Ci indichi solo se c’è un’altra uscita.”

“Non so se…” ripeté la governante, mentre dal basso lo scrittore chiamava ancora.

“Oh, la prego!” si unì Zoe, nel suo tono più innocente. “Se usciamo adesso, riusciremo stasera a tendergli una trappola senza che se ne accorga!” E di fronte a quegli occhi spalancati, la signora Tina capitolò, fornendo loro le indicazioni per uscire dalla porta della servitù nella cucina. Il Dottore e Zoe la ringraziarono, e dopo averla lasciata andare di sotto a raggiungere il padrone, si affrettarono a raggiungere la cucina e filarsela secondo le indicazioni ricevute. Jamie era ancora accanto alla carrozza dove l’avevano lasciato, e tirò un sospiro di sollievo quando li vide arrivare.

“Ci sono i soldati!” disse, indicando un capannello di cinque carabinieri in divisa assiepati davanti a casa di Collodi.

“Carabinieri, Jamie” lo corresse il Dottore. “Si tratta di un corpo speciale dell’esercito italiano che si occupa di problemi di ordine interno. E comunque, non sono qui per noi: credo stiano facendo un appostamento interno alla casa. E adesso, per favore, salite in carrozza e non fatemi domande per un po’, ho bisogno di riflettere.”

***

Mentre andavano verso piazza Duomo, dove avevano detto al cocchiere di lasciarli, Zoe spiegò a Jamie quello che aveva detto loro la signora Tina, cercando di sovrastare il suono del flauto dolce che il Dottore si era messo a suonare. Se non altro, stavolta Jamie dovette riconoscere che c’era effettivamente qualcosa di strano, e iniziò a mostrarsi interessato.

“Di cosa pensate che si tratti?”

“Be’, giudicando dal disegno che ho visto, e supponendo che gli altri lasciati siano simili a quello, parrebbe un lettore del romanzo venuto a tormentare lo scrittore. Solo che non ha senso, perché, stando a quel che ha detto il Dottore, Collodi ha terminato la stesura del romanzo con il burattino impiccato, e…”

“Questo potrebbe non essere un problema” disse il Dottore, interrompendo il suo mutismo. “L'esame con il cacciavite sonico mi ha detto che, chiunque abbia fatto quel disegno, non è umano. Le figure non sono state disegnate semplicemente sopra il legno, sono state inserite dentro la parete stessa, come se potesse penetrare sotto la superficie. E ti ricordi cosa hanno trovato sul pavimento quando Collodi ha provato a spararle?”

“Legno…” rispose Zoe, ricordando altri particolari. “Il cappello a punta… basso… magro… si direbbe…”

“Dobbiamo appostarci anche noi là, stasera” disse il Dottore deciso.

“E come facciamo?” chiese Jamie. “Ci saranno i soldati! Non penserà di andare a dire loro semplicemente di farla entrare!”

“E perché no?” sogghignò il Dottore.

***

Scesi in piazza Duomo, i tre spesero le ore restanti fino alla sera terminando il loro giro a Firenze, con solo un breve ritorno al TARDIS per prendere alcune cose che potevano risultare necessarie. Per cena, tornarono alla trattoria, dove l’oste provvide personalmente al loro pasto. Erano ormai le dieci quando uscirono e, saliti su un’altra carrozza, si disposero a tornare nelle vicinanze di casa Collodi. Il Dottore aveva sempre in tasca il cacciavite sonico, che ora teneva in modalità di risparmio energetico, così che funzionasse al momento giusto; Jamie, dal canto suo, aveva una pistola caricata a pallettoni. Fecero la strada in silenzio, ognuno perso nei suoi pensieri, e parlarono solo quando furono ormai vicini alla loro destinazione. Due carabinieri in divisa stazionavano di fronte alla porta; la casa era immersa nel buio.

“Andiamo?” chiese Jamie.

“No, non ancora” disse il Dottore. “Stando alla signora Tina, l’ombra compare verso mezzanotte o l’una.”

“E allora perché noi siamo qui due ore prima?”

“Perché così possiamo vedere se qualcuno entra o esce” spiegò Zoe, con la sua solita aria saccente. “È sempre bene avere più informazioni possibili.”

“Come volete” sbuffò Jamie, sentendosi per l’ennesima volta inadeguato. Rimpiangeva i bei tempi in cui erano nel TARDIS c’erano solo lui e il Dottore, o al massimo lui, il Dottore e Victoria. Al fatto che l’uomo fosse più intelligente di lui, si era abituato da tempo, se non altro perché era altrettanto evidente che l’uomo aveva bisogno spesso della sua forza fisica per uscire dai guai; e con Victoria quantomeno si sentiva alla pari nel confronto con il Dottore. Dalla vicinanza con Zoe, invece, Jamie ricavava solo la fastidiosa sensazione di essere lo scemo della compagnia.

Il tempo passò mentre i tre aspettavano nella carrozza. Suonarono le undici, e ancora niente. Le luci ai piani superiori si spensero, le guardie non si mossero. Sembrava tutto tranquillo, anche troppo. Jamie, al suo fianco, si assicurò per bene la pistola.

“Andiamo” disse il Dottore quando furono le undici e mezza. Scesero dalla carrozza, dicendo al cocchiere di non attenderli, e si avviarono verso la casa. Jamie, su istruzioni del Dottore, tenne un occhio sulle finestre, mentre quest'ultimo si schiarì la voce per parlare con i carabinieri. “Buonasera”, si presentò quando li raggiunsero.

“Cosa volete?”

“Il maresciallo De Magistris è qui?”

“E perché?”

“Perché noi pensiamo di poter aiutarvi con questa faccenda. Ora, se volete essere così…”

Un urlo di donna li interruppe, proveniente dal primo piano. Un paio di finestre si accesero, accompagnati da un rumore di passi affrettati. I due carabinieri alla porta si guardarono un momento, poi uno di loro entrò in casa, mentre l’altro restò a trattenere il Dottore e i suoi compagni – senza però riuscire a fermare Jamie, che lo superò di corsa seguendo il suo collega nell’atrio. Appena in tempo: qualcuno stava scendendo di gran carriera per le scale. Jamie sfilò la pistola e andò a mettersi accanto all’altro carabiniere, pronto a fermarlo.

Quando però finalmente lo videro, lo stupore fu tale che nessuno dei due pensò a sparare. In cima alla scalinata, stava una specie di piccolo ometto magrissimo, con indosso un vestito rosso che sembrava di carta, un berretto giallo, pantaloni verdi corti e un paio di quelle che sembravano scarpe nere. Non fu però quello a fermarli, se non il fatto, evidentissimo, che quella figura era fatta interamente di legno.

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“Quello è un burattino?” chiese sorpreso, infatti, il carabiniere che gli stava accanto.

NOTE DELL'AUTORE
- La carta psichica, a onor di logica, non viene mai utilizzata nella serie classica. Il Secondo Dottore la utilizza però in un romanzo, quindi mi sono sentito autorizzato a impiegarla qui. Il caccavite sonico, invece, viene utilizzato per la prima volta proprio dal Secondo Dottore, anche se solo per svitare una vite.
- Il Pinocchio dell'illustrazione è quello delle illustrazioni di Enrico Mazzanti, che accompagnavano la prima edizione in volume della storia. Data la soluzione della storia, mi è sembrato naturale.

Bene, ci vediamo presto!

Il Professor What

  
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