Ben ritrovati, miei pochi lettori. Come al solito, scusate l'attesa, ma le incombenze della vita normale mi hanno distratto. Inoltre, ammetto che c'erano alcune cose nel primo capitolo che dovevo rivedere. Ma ora sono qui, e per fortuna la storia ha preso il volo, quindi buone nuove su tutta la linea. Buona lettura!
“Io continuo a pensare
che sia del tutto inutile” brontolò Jamie, guadagnandosi un'altra occhiataccia da Zoe, mentre la carrozza raggiungeva la sua destinazione. Il
Dottore preferì ignorare la lite e tornò a controllare l’indirizzo sul
biglietto che l’oste gli aveva lasciato: una bella casa a due piani circondata
da un piccolo parco.
“L’indirizzo è giusto”
disse. “Andiamo, Zoe. Oh, e Jamie, visto che a te non
interessa, allora puoi stare qui di guardia, che dici?”
“D’accordo!” esclamò
scocciato il giovane scozzese, mentre il Dottore e Zoe andavano a suonare il campanello della casa. Zoe
restò ancora una volta meravigliata di fronte a un esempio di tecnologia
primitiva, e il Dottore stava per iniziare un’altra lezione delle sue, quando
una giovane cameriera aprì la porta.
“Oh, buon pomeriggio” disse il
Dottore. “Stiamo cercando la signora Tina. Ci hanno detto che lavora qui.”
“Perché la cercate?”
“Inviati speciali”
intervenne Zoe. “L’Arma dei Carabinieri ci ha contattato a proposito del caso del signor
Collodi.”
“Oh,” disse la cameriera,
assumendo un’espressione preoccupata. “Ecco… il padrone ci ha proibito di
parlare con chiunque al riguardo. Non gli piace che si
sappia in giro, e…”
“Capisco” disse il
Dottore. “Forse questo tranquillizzerà la signora” disse, tirando fuori dalla
tasca un pezzo di carta in una protezione nera. A Zoe la carta sembrò
vuota, ma la cameriera sembrò convinta, perché li fece
accomodare in un salotto e disse loro di attendere.
“Carta psichica”
sogghignò il Dottore alla muta domanda di Zoe. “Un gingillo abbastanza utile. Puoi far leggere a
chiunque ogni autorizzazione desideri. In questo caso, ho fatto comparire un
distintivo dell’Arma dei Carabinieri.”
“Ingegnoso” sorrise Zoe,
un attimo prima che la giovane cameriera di prima tornasse, accompagnata da una
donna più anziana.
“La signora Tina,
presumo” disse il Dottore, muovendosi per stringerle la mano. “Lieto di
conoscerla. Io sono il Dottore, e questa è la mia assistente, Zoe Heriot.”
“Molto
lieta” rispose la
donna, che parlava con uno spiccato accento fiorentino.
“Perdonate la
diffidenza di Fiammetta, ma il padrone è stato davvero molto
severo. Se ci vedesse parlare con voi potrebbe licenziarci
all’istante.”
“La cosa non la
spaventa?”
“Ah!” esclamò la donna.
“Sono vent’anni che sto a servizio, abbastanza per sapere che
qualche volta ai padroni bisogna disobbedire per il loro bene. Mi faccia pure
le sue domande, Dottore.”
“Mi sta simpatica”
commentò Zoe, guadagnandosi un sorriso, prima che la signora iniziasse a raccontare. Era
iniziato tutto due settimane prima, la sera dopo l’uscita dell’ultima puntata
della storia di Pinocchio. Quella notte, lo scrittore aveva sentito in casa un
rumore proveniente dal suo studio, verso l’una circa. Si era alzato per andare
a controllare, accompagnato dalla signora Tina, che stava completando il suo
ultimo giro notturno per la casa (“Una mia abitudine, vedo se qualcosa è
rimasto in giro”). Arrivati allo studio, ai due era apparso di notare un’ombra
muoversi vicino alla scrivania, fra le carte del padrone. Avevano acceso
la luce, ma l’ombra era scomparsa non appena le lampade a gas avevano
rischiarato la stanza. Tutto quello che era rimasto era una specie di
scarabocchio senza alcun senso su un foglio. Le finestre non
erano state rotte né scassinate, e interrogato il personale (“L’ho fatto
personalmente”, specificò la signora) era stato accertato che nessuno aveva visto
un intruso entrare in casa.
“Ma quello è stato solo
l’inizio, giusto?” chiese il Dottore.
“Purtroppo”, sospirò la
signora. “La notte dopo, io e il padrone siamo rimasti di guardia, ma non è
apparso nessuno. Però al mattino, quando lui è entrato nello studio, i fogli
erano pieni di strani disegni, stavolta più nitidi, comprensibili. C’erano
anche alcune parole.”
“Sarebbe possibile
vederne alcuni?”
“Il signor Collodi li ha
buttati” disse Fiammetta. “I pochi che ha tenuto li ha dati
all’Arma.”
“Possono vedere quello
sul muro” disse la governante. “Una settimana fa, abbiamo sentito ancora i
rumori, nel corridoio del primo piano. Siamo andati a vedere, e l’ombra era di
nuovo lì, intenta a disegnare. Il signor Collodi aveva preso la pistola, e ha
provato a colpirlo, ma a quanto pare non l’ha colpito, perché quello ha
guadagnato la finestra. Abbiamo acceso la luce, e sulla parete c’era una specie
di disegno, fatto con gessetti colorati.”
“E lui?” chiese Zoe.
“Lui era sparito, l’unica
traccia erano alcune schegge di legno cadute a terra accanto al proiettile.”
“Legno? Oh, questo è
interessante” disse il Dottore. “Ma torniamo al disegno, è ancora lì?”
“Abbiamo provato a
toglierlo, ma si sta rivelando difficile” spiegò la signora. “Non so che
gessetti ha usato, ma è come se si fosse inciso.”
“Hmm, capisco” mormorò il
Signore del Tempo. “Bene, allora credo che ne approfitterò per andare a vedere.
Nel frattempo, continui: quand’è che il suo padrone ha coinvolto i
carabinieri?”
“Solo dopo questo
avvenimento, ma non sono riusciti a fare granché…” continuò la governante,
mentre si dirigevano al piano di sopra. Tutto quello che l’Arma era riuscita a
fare era stato accertare che non si trattava di un ladro comune, che entrava in
casa con grande facilità e ne stava migliorando la conoscenza, e che sembrava
stesse cercando di trasmettere un messaggio attraverso questi disegni. Nel
frattempo, erano arrivati al corridoio del primo piano, dove Fiammetta indicò
loro il disegno.
“Ma…
ma è il Pescecane!”
esclamò Zoe, incredula di fronte all'illustrazione,
incredibilmente precisa, di Pinocchio nel tentativo di nuotare via
dalla bocca gigantesca del mostro. La
signora Tina e la giovane Fiammetta la fissarono curiose, mentre il
Dottore,
estratto il cacciavite sonico, scannerizzava a sua volta il disegno.
“Signora Tina”, disse
quando ebbe finito, “l’uomo che avete visto, l’ombra, saprebbe descrivermelo?”
“Be’, io l’ho chiamato
uomo, ma in realtà era molto basso, pareva più un bambino. Non l’ho visto in
faccia, però mi pareva molto magro, anche più magro rispetto a un bambino
povero, di quelli che chiedono l’elemosina. Mi sembrava avesse un cappello a
punta, e…”
Un lungo fischio
prolungato interruppe la signora, facendo girare il Dottore e Zoe. Entrambi
avevano riconosciuto l’inconfondibile suono della voce di Jamie. La ragazza si
accostò alla finestra più vicina, e da lì vide il signor Collodi e un
carabiniere venire fuori da una carrozza e dirigersi verso la casa.
“È arrivato Collodi”
riferì Zoe in fretta al Dottore.
“E allora?” chiese la
signora Tina. “Siete inviati dall’Arma, no? Immagino si metterà a…”
“Ecco, vede, signora”
disse allora il Dottore, imbarazzato, “noi preferiremmo che il suo padrone non
sapesse della nostra visita. Questi… questi dati, tutte queste cose che ci ha
detto, pare non le abbia riferite all’Arma. Probabilmente desiderava proteggere
la sua privacy, e…”
“La sua che?”
“Oh, sì certo, scusi…
volevo dire, non voleva che ci intromettessimo troppo nei suoi affari privati,
e…”
“Ma a maggior ragione,
ora che siete qui avrete occasione di parlargli e farlo ragionare!” insistette
la signora Tina. “Immagino che il maresciallo De Magistris sappia della vostra
presenza!” In quel momento, il suono del campanello risuonò dentro la casa, e
con un gesto la governante mandò Fiammetta ad aprire. Il Dottore guardò negli
occhi Zoe, e insieme decisero di giocarsi il tutto per tutto.
“Mi ascolti bene, signora
Tina” disse allora il Dottore. “Lei e il suo padrone siete in grave pericolo.
Da quel poco che abbiamo visto e da quello che ci ha detto, pare che qualcuno
vi spii, e aspetti la notte per uscire a fare questi disegni.”
“O Signore!”
“Esatto” insistette il
Dottore. “Ora, noi crediamo di riuscire a sapere di chi si tratti, e come
fermarlo, ma per farlo, dobbiamo fare in modo che egli non sospetti della
nostra presenza.”
“Tina!” si sentì la voce
dello scrittore dal piano di sotto.
“E per questo, ora”
continuò il Dottore, “dobbiamo uscire assolutamente da qui, senza che il signor
Collodi ci veda. Non si preoccupi per il maresciallo, lo conosciamo e lo
contatteremo a tempo debito. Ci indichi solo se c’è un’altra uscita.”
“Non so se…” ripeté la
governante, mentre dal basso lo scrittore chiamava ancora.
“Oh, la prego!” si unì
Zoe, nel suo tono più innocente. “Se usciamo adesso, riusciremo stasera a
tendergli una trappola senza che se ne accorga!” E di fronte a quegli occhi
spalancati, la signora Tina capitolò, fornendo loro le indicazioni per uscire
dalla porta della servitù nella cucina. Il Dottore e Zoe la ringraziarono, e
dopo averla lasciata andare di sotto a raggiungere il padrone, si affrettarono
a raggiungere la cucina e filarsela secondo le indicazioni ricevute. Jamie era
ancora accanto alla carrozza dove l’avevano lasciato, e tirò un sospiro di
sollievo quando li vide arrivare.
“Ci sono i soldati!”
disse, indicando un capannello di cinque carabinieri in divisa assiepati
davanti a casa di Collodi.
“Carabinieri, Jamie” lo
corresse il Dottore. “Si tratta di un corpo speciale dell’esercito italiano che
si occupa di problemi di ordine interno. E comunque, non sono qui per noi:
credo stiano facendo un appostamento interno alla casa. E adesso, per favore,
salite in carrozza e non fatemi domande per un po’, ho bisogno di riflettere.”
***
Mentre andavano verso
piazza Duomo, dove avevano detto al cocchiere di lasciarli, Zoe spiegò a Jamie
quello che aveva detto loro la signora Tina, cercando di sovrastare il suono
del flauto dolce che il Dottore si era messo a suonare. Se non altro, stavolta
Jamie dovette riconoscere che c’era effettivamente qualcosa di strano, e iniziò
a mostrarsi interessato.
“Di cosa pensate che si
tratti?”
“Be’, giudicando dal
disegno che ho visto, e supponendo che gli altri lasciati
siano simili a quello, parrebbe un lettore del romanzo venuto a tormentare lo
scrittore. Solo che non ha senso, perché, stando a quel che ha detto il
Dottore, Collodi ha terminato la stesura del romanzo con il burattino
impiccato, e…”
“Questo
potrebbe non
essere un problema” disse il Dottore, interrompendo il suo
mutismo. “L'esame con il cacciavite sonico mi ha detto che,
chiunque abbia fatto quel
disegno, non è umano. Le figure non sono state disegnate
semplicemente sopra il
legno, sono state inserite dentro la parete stessa, come se potesse
penetrare
sotto la superficie. E ti ricordi cosa hanno trovato sul pavimento
quando
Collodi ha provato a spararle?”
“Legno…” rispose Zoe, ricordando
altri particolari. “Il cappello a punta… basso… magro… si direbbe…”
“Dobbiamo appostarci
anche noi là, stasera” disse il Dottore deciso.
“E come facciamo?” chiese
Jamie. “Ci saranno i soldati! Non penserà di andare a dire loro semplicemente di
farla entrare!”
“E perché no?” sogghignò
il Dottore.
***
Scesi
in piazza Duomo, i tre
spesero le ore restanti fino alla sera terminando il loro giro a
Firenze, con solo un breve ritorno al TARDIS per prendere alcune cose
che potevano risultare
necessarie. Per cena, tornarono alla trattoria, dove l’oste
provvide personalmente al loro pasto. Erano ormai le dieci quando
uscirono e, saliti su un’altra carrozza, si disposero a tornare
nelle vicinanze
di casa Collodi. Il Dottore aveva sempre in tasca il cacciavite sonico,
che ora
teneva in modalità di risparmio energetico, così che
funzionasse al momento
giusto; Jamie, dal canto suo, aveva una pistola caricata a pallettoni.
Fecero
la strada in silenzio, ognuno perso nei suoi pensieri, e parlarono solo
quando
furono ormai vicini alla loro destinazione. Due carabinieri in divisa
stazionavano
di fronte alla porta; la casa era immersa nel buio.
“Andiamo?” chiese Jamie.
“No, non ancora” disse il
Dottore. “Stando alla signora Tina, l’ombra compare verso mezzanotte o l’una.”
“E allora perché noi
siamo qui due ore prima?”
“Perché così possiamo
vedere se qualcuno entra o esce” spiegò Zoe, con la sua solita aria saccente. “È
sempre bene avere più informazioni possibili.”
“Come
volete” sbuffò
Jamie, sentendosi per l’ennesima volta inadeguato. Rimpiangeva i
bei tempi in
cui erano nel TARDIS c’erano solo lui e il Dottore, o al massimo
lui, il
Dottore e Victoria. Al fatto che l’uomo fosse più
intelligente di lui, si era
abituato da tempo, se non altro perché era altrettanto evidente
che l’uomo
aveva bisogno spesso della sua forza fisica per uscire dai guai; e con
Victoria quantomeno si sentiva alla pari nel confronto con il
Dottore. Dalla vicinanza con Zoe, invece, Jamie ricavava solo la
fastidiosa
sensazione di essere lo scemo della compagnia.
Il tempo passò mentre i
tre aspettavano nella carrozza. Suonarono le undici, e ancora niente. Le luci
ai piani superiori si spensero, le guardie non si mossero. Sembrava tutto
tranquillo, anche troppo. Jamie, al suo fianco, si assicurò per bene la
pistola.
“Andiamo” disse il
Dottore quando furono le undici e mezza. Scesero dalla carrozza, dicendo al
cocchiere di non attenderli, e si avviarono verso la casa. Jamie, su istruzioni
del Dottore, tenne un occhio sulle finestre, mentre quest'ultimo si schiarì
la voce per parlare con i carabinieri. “Buonasera”, si presentò quando li
raggiunsero.
“Cosa volete?”
“Il maresciallo De Magistris
è qui?”
“E perché?”
“Perché noi pensiamo di
poter aiutarvi con questa faccenda. Ora, se volete essere così…”
Un
urlo di donna li
interruppe, proveniente dal primo piano. Un paio di finestre si
accesero, accompagnati da un rumore di passi affrettati. I due
carabinieri alla
porta si guardarono un momento, poi uno di loro entrò in casa,
mentre l’altro
restò a trattenere il Dottore e i suoi compagni – senza
però riuscire a fermare
Jamie, che lo superò di corsa seguendo il suo collega
nell’atrio. Appena in
tempo: qualcuno stava scendendo di gran carriera per le scale. Jamie
sfilò la pistola e andò a mettersi accanto
all’altro
carabiniere, pronto a fermarlo.
Quando però finalmente lo videro, lo stupore fu tale che nessuno dei due pensò a sparare. In cima alla scalinata, stava una specie di piccolo ometto magrissimo, con indosso un vestito rosso che sembrava di carta, un berretto giallo, pantaloni verdi corti e un paio di quelle che sembravano scarpe nere. Non fu però quello a fermarli, se non il fatto, evidentissimo, che quella figura era fatta interamente di legno.
“Quello è un burattino?” chiese sorpreso, infatti, il carabiniere che gli stava accanto.
NOTE DELL'AUTORE
- La carta psichica, a onor di logica, non viene mai utilizzata nella
serie classica. Il Secondo Dottore la utilizza però in un
romanzo, quindi mi sono sentito autorizzato a impiegarla qui. Il
caccavite sonico, invece, viene utilizzato per la prima volta proprio
dal Secondo Dottore, anche se solo per svitare una vite.
- Il Pinocchio dell'illustrazione è quello delle illustrazioni
di Enrico Mazzanti, che accompagnavano la prima edizione in volume
della storia. Data la soluzione della storia, mi è sembrato
naturale.
Bene, ci vediamo presto!
Il Professor What