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Autore: Mother of Dragons    29/05/2018    1 recensioni
Ambientata diversi anni dopo l’avvenimento di Pokémon Bianco 2/Nero 2. Hilda ha circa 20 anni.
“Poco sapeva l’ingenua Hilda di coloro che, nel bene o nel male, avevano cambiato la regione ove viveva,se non da fugaci parole scambiate con Hilbert, il fratello gemello riconosciuto ormai come eroe e salvatore.
Ma nessuno come lei aveva provato a verificare, con l’occhio e con il cuore, che si potesse ben oltre andare agli archetipici ruoli di buono e cattivo, risonanti di favole oramai riflettenti una società svanita.
Ciò che l’apparentemente intrepido Hilbert non aveva mai avuto il coraggio di fare.”
Sono una dilettante che scrive per mero piacere,dunque potrei non risultare all’altezza di molti di voi,ma spero ugualmente vi possa essere gradita.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ghecis, Touko
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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L’opulenta veste di seta dai pregiati ricami color pruno ed oro strascicava lentamente sul pavimento a scacchiera del palazzo; con un incedere assai più rapido, le due graziose fanciulle che avevano appena terminato la loro sessione coreutica giunsero incontro all’uomo di elevata statura che la portava indosso.
“Padre, lo sentiamo sempre di più.” “È ormai vicino...” “Sì, qualcosa di sorprendente sta giungendo verso di noi. Anche Gardevoir me lo ha detto...”  comunicarono serie le due Muse al loro statuario tutore, la cui unica iride cremisi, sovrastata da un folto e ordinato sopracciglio color salvia, squadrò i loro innocenti volti assumendo un’espressione di curiosità.
“Spero che i venti spiranti su questa regione mi possano portare alcunché di dilettevole” rispose loro l’uomo, ormai divenuto decisamente meno loquace e giovialmente satirico rispetto a quando la sua intenzione era null’altro che imporre la sua sovranità su Unima, per la quale era disposto ad utilizzare ogni mezzo possibile.
L’occhio dallo sguardo profondo e aguzzo spostò presto il suo obiettivo verso il pavimento, facendo sembrare che attorno  a colui che lo possedeva aleggiasse un’aria di preoccupazione. 
Da anni, ormai, Ghecis aveva il supporto di pochissime persone, in seguito al suo pentimento per ciò che aveva compiuto e che lo aveva reso famigerato e temuto. La maggior parte del suo tempo, dal suo ritiro in quella villa insieme alle due figlie e uno sparuto manipolo di quelli che in passato si definivano suoi seguaci, era da lui dedicato alla scrittura di trattati filosofici e alla contemplazione dell’estetica classica, la cui perfetta armonia- non a caso riflessa nel suo peculiare nome di famiglia- aveva evidentemente influenzato il suo stile di vita sin dalla più giovane età.
Ghecis aveva finanche imparato ad accettare che il ragazzo che lui, fino a un certo punto, considerava pari ad un figlio, avesse deciso d’abbandonare il suo posto da sovrano di quell’organizzazione che non rispecchiava i suoi veri ideali e di ricominciare da zero una nuova vita fuori dal castello che per lui era null’altro che una prigione dorata. Del resto, al suo tanto mutato padre dalla toga finemente ornata non sarebbe più servito quel mero burattino, preferendo invece un contatto più intimo con le Muse da lui genuinamente amate.
“Debbo dunque approntarmi, figlie mie, ad accogliere ciò che mi verrà incontro come di dovere” riprese quindi l’uomo, allontanandosi piano dalle gemelle- “aspetterò la sera. Sento le porte già fremere dall’attesa di aprirsi a chiunque si voglia presentare al nostro cospetto.”

Nel frattempo, il cielo che sovrastava la rigogliosa zona montana del nord-est di Unima stava gradualmente mutando la sua tonalità verso un leggero grigio screziato dal bianco delle fitte nubi che lo ricoprivano.
L’aria attorno a Hilda era divenuta particolarmente umida, ma una fresca brezza contrastava la sensazione di afa da essa provocata.
“A sera dovrei arrivare” si rassicurò lei fra sé, prospettando però l’arrivo a breve di qualche precipitazione. Sfortunatamente, non aveva badato di portar con sé un ombrello o qualcosa che la potesse proteggere; ciò non fece altro che accrescere la sua frustrazione nei confronti della costante sbadataggine che dimostrava giorno per giorno.
Volendo evitare di rimuginare troppo sul latte ormai versato, Hilda decise allora di sveltire il passo, avendo cura di restare sotto le fronde degli alberi per proteggersi da eventuali intemperie.

Come aveva previsto,con il passare delle ore il cammino della ragazza venne accompagnato da una leggera pioggerella, che tuttavia, a momenti, le risultava addirittura piacevole. Minuscole gocce d’acqua irroravano delicatamente il suo viso, conferendo inoltre un aspetto quasi scenico alle conifere e le edere selvatiche che contornavano il sentiero da lei percorso.
Era come una soddisfazione, per lei, calpestare l’erba bagnata come avesse i piedi scalzi, respirare l’aria pulita e odorante di muschio, avvertire l’acquerugiola cadere lieve sulle braccia nude. Ella sapeva che questo cammino avrebbe apportato modifiche importanti al suo destino, e finalmente ne era sempre più consapevole.


Dalla finestra ad arco adornata da un aureo motivo a foglia d’acanto, l’occhio rosso dal verde sopracciglio pareva osservare, con la medesima curiosità dell’Allenatrice non più lontana, la pioggia scrosciare leggermente sulle foglie di vite che cingevano le colonne decorative dell’ingresso al cortile.
Anche lui, d’usuale sagace intelletto, aveva intuito che quello scroscio d’acqua non sarebbe stato portatore di notizie negative, seppur manifestandosi improvvisamente in un periodo generalmente secco.
Poteva quello essere un messaggio di uno dei tre Dei della natura che vegliavano sulla regione? 
Di sicuro, tutto ciò non avveniva per caso.
   
 
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