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Autore: Flos Ignis    31/05/2018    3 recensioni
E se Edward fosse stato una ragazza?
In questa storia ripercorrerò le vicende di Brotherwood, con la principale variante che Edward, nella mia storia, si chiama Edith Elric.
Cosa potrebbe comportare questo cambiamento? Non molto, forse direte voi.
Ebbene, venite a scoprire come un solo dettaglio possa andare a cambiare le sorti di così tante vite.
Perchè Edith, per il semplice fatto di essere una ragazza, stravolgerà molti avvenimenti fondamentali.
Contemporaneamente, il suo cuore d'acciaio metterà a dura prova un certo Alchimista di Fuoco...
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alphonse Elric, Edward Elric, Riza Hawkeye, Roy Mustang, Un po' tutti | Coppie: Roy/Ed
Note: What if? | Avvertimenti: Gender Bender
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-Alzati e cammina. Tu hai ancora due gambe sane su cui reggerti in piedi. Non hai bisogno di aggrapparti a nient'altro che non sia tu stessa.-

Edith disse quelle parole a Rose, la giovane dai capelli scuri e gli occhi pieni di lacrime davanti a lei, ma lo disse anche a sè stessa, alla bambina arrogante che era stata qualche anno prima, desiderando per la millesima volta che qualcuno le avesse mostrato quali terribili conseguenze il suo sconsiderato gesto avrebbe portato.

Volse le spalle a quella giovane donna che si sentiva sperduta e alla città di Reole, in cui le speranze di ridare il corpo a suo fratello Al avevano volato più in alto che mai, libere e leggere con le loro candide ali piumate, per poi essere infrante e venire scaraventate a terra, impattando contro la dura realtà da altezze così vertiginose da far venire i brividi.

Più alta è la torre, più rovinosa sarà la caduta.

Edith strinse le spalle dentro il mantello rosso che indossava da anni in tutti i suoi viaggi alla ricerca della Pietra Filosofale, sperando segretamente che quel colore tanto evocativo avrebbe portato fortuna.

Fino a quel momento gli sforzi dei fratelli Elric non erano ancora stati ripagati, ma questa volta ci erano arrivati davvero vicini. Pur falsa, la pietra che aveva portato al dito quel farabutto di Cornello aveva comunque incrementato notevolmente la portata dell'alchimia usata dal sacerdote di Leto.

Era un risultato, un ulteriore indizio della reale possibilità che quella pietra miracolosa esistesse veramente, o che per lo meno fosse possibile la sua creazione.

La più giovane Alchimista di Stato della storia aumentò la cadenza dei suoi passi, rassicurata dal rumore metallico di quelli del fratello, fiduciosa nella riuscita del suo intento. Se lo sentiva, erano sempre più vicini e lei non si sarebbe mai arresa fino a quando Alphonse non fosse tornato in un corpo di carne e sangue.

Il mondo avrebbe conosciuto la forza di una risoluzione d'acciaio come la sua.

Per il momento però il suo cuore doveva fare i conti con il fallimento, per cui non appena mise piede nello scompartimento del treno che li avrebbe riportati a East City buttò la sua valigia a terra per poi sprofondare scompostamente sui sedili, sperando di poter dormire un po'.

Il combattimento non l'aveva stancata troppo, ma la frustrazione inevitabile che provava aveva fiaccato la sua mente solitamente iperattiva.

-Nee-san, ti sei già addormentata?-

-No Al, volevi dirmi qualcosa?-

-In realtà mi è sorto un dubbio. Perchè ce l'hai avuta tanto con Rose?-

Lei si irrigidì, iniziando a tirare la punta della sua treccia dorata nel suo solito tic nervoso.

-Ma è ovvio, no? Quella ragazza è una sciocca, credere che i morti possano tornare in vita con la preghiera è come sperare che il Sole smetta di sorgere perchè vogliamo dormire più a lungo.-

Non era del tutto una bugia: la maggior parte dell'astio istintivo che aveva provato verso quella ragazza di poco più grande di lei era dovuto alla similitudine di intenti che aveva riscontrato tra lei e la sè bambina che rivoleva la sua mamma. L'idea che qualcuno desiderasse riportare in vita i morti la faceva sempre arrabbiare moltissimo, in parte con l'interlocutore e in parte con se stessa. Il risultato era che quasi sempre suo fratello minore doveva trattenerla dal riempire di botte il malcapitato di turno, scusarsi per il comportamento della sorella ormai quindicenne ma impulsiva come una bambina piccola e riparare ai danni che suddetta sorella aveva fatto.

Negli anni il carattere bellicoso di Edith era tutt'altro che sfumato e i tratti distintivi che già da piccola la distinguevano dal ben più pacato fratellino erano esplosi con l'avanzare del tempo. 

Impulsiva, testarda, determinata, dal temperamento focoso e i nervi facilmente irritabili.

Testuali parole di quel dannato Colonnello!

Come se già non fosse arrabbiata per i fatti suoi, ora ci si metteva anche il pensiero di quel maledetto Mustang a infastidirla maggiormente!

-...Ed? Nee-san?-

-Scusami, Al, mi ero distratta.-

-Perchè pensavi al Colonnello Mustang?-

Quasi Edith cadde dal sedile per la sorpresa. Adesso suo fratello si metteva anche a leggerle nel pensieri?

Il suo volto stupito e la bocca spalancata dall'incredulità furono evidentemente una risposta sufficiente per Alphonse, che rispose con la solita voce gentile e metallica, anche se aggiunse un po' di bonaria malizia per l'occasione ghiotta che gli aveva fornito la sorella.

-Hai fatto la tua espressione alla "Mustang, dannato Colonnello!".... Sai, la fai solo con lui, è tutta particolare.-

-Ma non dire scemenze, Al!-

-Vuoi dire che non stavi pensando a lui?-

-....-

A volte il silenzio era una risposta migliore di mille parole, decise Edith. E poi era davvero troppo imbarazzante pensare al fatto che avesse un'espressione unicamente dedicata a quell'uomo, per quanto mossa dall'irritazione.

-Non mi hai risposto, nee-san. Perchè ce l'avevi tanto con Rose?-

-Ti ho già risposto, mi pare.-

-Non hai detto tutto, però. C'è dell'altro. A me puoi dirlo...-

E quando il suo adorato fratellino usava quelle parole e quel tono di voce supplicante e al tempo stesso pieno di rassicurazione, Edith non poteva fare altro che cedere alle sue volontà.

Gli diede la schiena mentre cercava vanamente una posizione comoda per sprofondare nel torpore che la reclamava da diversi minuti una volta data quella spiegazione estremamente imbarazzante.

-...ato.-

-Scusa, cosa hai detto?-

-...ato!-

-Nee-san, se parli con la bocca premuta sul cappotto non riesco a sentirti.-

-Ho detto che mi dà fastidio che una ragazza debba limitare l'importanza della propria vita all'avere un fidanzato!-

Il silenzio regnò sovrano per sessanta, eterni secondi dopo quell'esclamazione tanto inaspettata.

Persino un paio di ospiti si erano girati a guardare incuriositi quella ragazzina tanto piccola che possedeva però un tono di voce così alto e squillante.

Fu Al a spezzare la breve stasi in cui i due fratelli erano caduti, ma di certo non lo fece nel modo in cui la sorella sperava.

Si mise a ridere. Tanto, davvero tanto e di gusto.

Lei ci vide rosso.

-Insomma Al, ecco perchè non volevo dirtelo!-

-Scusa, scusa nee-san, ma tutto immaginavo meno questo... problema.-

E ricominciò a spandere nell'aria quella risata metallica, così strana per gli altri viaggiatori ma ormai familiare per loro due.

-Puoi darmi torto? Rose praticamente viveva ormai solo per riavere indietro il suo ragazzo! Ma dico io, perchè una deve limitarsi ad avere come aspirazione massima quella di sposarsi e roba simile?-

-Se questo le rende felici...-

-Certo, perchè non conoscono altro che quello! Ma cavolo, siamo nel nuovo secolo da un po' ormai, le donne non sono più obbligate a essere solo mogli e madri. Guarda la maestra Izumi, o il Tenente Hawkeye!-

Il resto del viaggio passò così, tra una risata di Al e le reazioni esagitate di Edith, ormai dimentica di tutta la stanchezza provata quando si era distesa in quel vagone del treno.

Per continuare a sentire la risata spontanea del fratello, si disse, avrebbe continuato a esagerare quell'assurda parodia di discussione.

Tutto, perchè Al non sentisse le medesime frustrazioni che ghermivano il suo animo con i loro affilati artigli.



*****



E pensare che oggi doveva essere una noiosa, ordinaria mattina d'ufficio, e invece...

-Dunque, Acciaio, come mai da queste parti? Non avete trovato la pietra Filosofale?-

Il Colonnello Roy Mustang aveva la ferma intenzione di fare carriera nell'esercito ed arrivare fino in cima alla piramide, da dove avrebbe potuto proteggere tutti coloro che stavano sotto di lui. Per raggiungere il suo obiettivo doveva essere lucido e concentrato, sempre all'erta e privo di scrupoli. Aveva persino reclutato il "ragazzino" davanti a lui quando aveva appena dodici anni, rendendo Edith un cane dell'esercito.

Roy Mustang si concedeva pochi momenti di distrazione dal modus operandi che aveva fatto suo, ma quella era una delle rare eccezioni.

Perchè stuzzicare Acciaio era un passatempo troppo divertente da lasciarsi sfuggire.

Lei infatti lo guardò in cagnesco, pronta a saltargli alla gola. Solo il pronto intervento di Alphonse, che mise le mani sulle spalle esili della sorella, impedì a quest'ultima di scattare davvero contro di lui.

Ma negli anni aveva imparato qualche trucco per fare in modo che neppure tutta la forza del fratello dentro l'armatura potesse trattenere il caratteraccio della sua sottoposta.

-Allora, ragazzino, non rispondi?-

-Ancora non l'ha capito che sono una femmina, stupido Colonnello?- la sua lingua tagliente era battuta solo dal furore di quegli occhi dorati che tanto incantavano l'Alchimista di Fuoco.

Lui mosse la bocca in un ghigno impercettibile: aveva abboccato al suo amo ed ora non gli restava che tirare la lenza.

-Davvero? Eppure sei così piccola...anzi...-

Con la coda dell'occhio percepì il movimento flebile del sospiro del suo fidato Tenente, certamente la donna sapeva cosa stava per accadere ed era indecisa se fermarlo o meno. Ma ormai era troppo tardi, tutta l'attenzione di Mustang era per quella creatura davanti a lui, con cui la generosa natura era stata abbondante nei doni quanto crudele nella sorte.

Aveva tratti angelici, con quelle labbra fini e il volto appena allungato che si stava lasciando alle spalle i ricordi dell'infanzia, circondato come da un'aureola dai lisci capelli biondi come raggi di sole legati in una lunga e morbida treccia che le arrivava a metà schiena. I pantaloni di cuoio neri erano infilati in grandi anfibi maschili, ma fasciavano le prime curve di quel corpo di donna sui fianchi stretti, mentre il mantello rosso nascondeva a malapena unna canotta nera e una giacca a maniche corte dello stesso colore. In quel momento non erano visibili, ma Mustang sapeva che la ragazza aveva muscoli flessibili e scattanti, le sue piccole braccia erano in grado di picchiare quanto e peggio di un uomo, e non solo grazie all'automail.

L'aveva provato in prima persona, e questo pensiero lo divertiva sempre enormemente.

Quasi quanto ciò che stava per scatenare la sua successiva parola.

-...piatta.-

Ci volle almeno un quarto d'ora perchè Edith desistesse dal suo intento di infilzare la lancia che aveva trasmutato in un lampo negli occhi di quel "dannato Colonnello pervertito", e gli sforzi congiunti di Alphonse, Riza Hawkeye e Jean Havoc, il suo secondo Tenente, per bloccarla mentre era fuori di sè dalla rabbia. Roy rimase semplicemente seduto sulla sua poltrona a godersi lo spettacolo di quello scricciolo infiammato di rabbia, le gote rosse per quanto stava urlando e, sicuramente, anche per l'offesa ricevuta. 

-Suvvia, Acciaio, non dirmi che te la sei presa per così poco.-

-Lei cosa dice?-

-Ammetto che ora sarebbe impossibile scambiarti per un maschio come feci anni fa, ma permetterai che all'epoca era facile cadere in errore.-

-Mpf...-

-Ma dai, ce l'hai ancora con me per quella storia?- Mustang sogghignò, estremamente divertito.

-Ovviamente sì!-

-Ok, non ti scaldare di nuovo... per farmi perdonare, e per ringraziarti di aver posto brillantemente fine al caso di Reole, ti presenterò l'Alchimista Intrecciavite.-

-Perchè dovrebbe importarmene qualcosa?-

-Come sei sgarbata... ho letto nel tuo rapporto che quel sacerdote, Cornello, ha trasmutato delle chimere. Questo Alchimista è il massimo esperto in materia, si chiama Shou Tucker. Venite, vi accompagno da lui.-



  
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