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Autore: Anima1992    01/06/2018    0 recensioni
Un gruppo di esploratori è partito per una ricerca sulle montagne. Un gruppo parte per una spedizione sulle montagne, e Arlon il dottore, non è affatto tranquillo, sente che in quelle montagne un misterioso male si annida.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un uomo era seduto all’entrata dell’accampamento.

Attendeva con ansia il ritorno della pattuglia mandata in esplorazione, ormai erano passati molti giorni dalla partenza.

Probabilmente il dottor. Arlon non se ne sarebbe neanche accorto, se non fosse stato per il fatto che nel gruppo vi era anche il suo unico figlio.

A quanto giravano strane voci su quelle montagne. L’archeologo che guidava l’esplorazione era convinto dell’esistenza di un tempio antico.

Arlon nonostante il disaccordo, dato che l’inverno era alle porte, li aveva seguiti proprio per aiutare suo figlio in caso di ferite gravi.

Le sue crescenti paure aumentavano ad ogni calar del sole, finché stufo non andò dal fabbro.

Entrò dentro l’officina, ma vide solo crogioli, incudini, martelli e altri attrezzi che non gli erano affatto famigliari.

Si munì solamente di un pugnale, la scalata sarebbe stata lunga e interminabile e portarsi armi troppo pesanti avrebbe significato rallentarsi.

Si attrezzò a dovere e uscì dalla tenda, pronto a partire, ma l’archeologo, colui che guidava la spedizione non era altrettanto d’accordo.

– Arlon! Dove stai andando?! Devi rimanere qui! –

– Mi dispiace, ma lì in mezzo c’è il mio unico figlio e se non è tornato significa che lui e il suo gruppo sono feriti. –

– Presto il tempo peggiorerà a quel punto morirai sicuramente! Qui abbiamo bisogno di un dottore! –

– Nessuno ha bisogno di me più di mio figlio. – Detto ciò si diresse fuori dall’accampamento, le impronte del gruppo erano sparite e lui non poteva far altro che sperare di trovare altre tracce.

– Mio figlio… devo trovarlo. – Sussurrò a se stesso, ormai reso cieco dalle preoccupazioni.

Passò giorni a camminare in mezzo alla neve, il cibo stava terminando e non aveva trovato una singola traccia del gruppo.

Distrutto moralmente e fisicamente si appoggiò a una roccia, non voleva ancora mollare, chiuse gli occhi ricordando i giorni passati davanti al camino a leggere, nella sua bella villa.

Suo figlio era un fanatico di antiche leggende ed era deciso a diventare un teosofico, non era mai stato d’accordo, ma non l’avrebbe abbandonato per nulla al mondo. Lo promise anche a sua moglie defunta.

Realizzato quel pensiero, riaprì gli occhi e davanti a lui vide una giovane donna che indossava un lungo cappotto nero.

Da dottore pensò subito di essere vittima di allucinazioni, ma non poté fare a meno di rimanere incantato da una tale bellezza.

– La tua presenza qui è inutile… vattene. – Disse la donna con tono gelido.

– Chi sei? –

– Sono colei che protegge queste montagne, la serva di colui che decide chi rimane e chi muore. E presto tutta la tua generazione avrà fine. Qui.

Allora Arlon scosse la testa.

Deglutii, doveva muoversi assolutamente, non poteva perdere altro tempo, quella strana illusione…aveva qualcosa di inquietante.

Prese un profondo respiro, non doveva assolutamente pensarci.

Il suo percorso continuò con una strana sensazione, il suo passo aumentava ad ogni secondo e l’aria sembrava divenire sempre più fredda.

Arrivò all’estremità di un burrone e guardò in basso, con grande sorpresa vide che sotto c’era un labirinto, ad occhio assomigliava a un tempio.

Sentì che si trovava laggiù, così tirò fuori dallo zaino gli attrezzi per scalare e si calò di sotto molto lentamente e con attenzione.

Quando rimise i piedi a terra sospirò sollevato, stava avendo molta fortuna in quel viaggio ma era meglio non sfidare ancora la sorte.

Si addentrò nel tempio guardandosi attorno e leggendo curioso tutte le incisioni riportate sui muri, sembrava essere una lingua antica, andata perduta probabilmente.

La sua curiosità prese il sopravvento.

– Aleia…sovrana di Ausmunt… –

Furono le uniche parole che riuscì a tradurre.

Sentì un gemito e si girò di colpo spalancando gli occhi.

A terra vi erano degli uomini sdraiati a terra privi di sensi, corse verso di loro in fretta e furia, erano stati feriti, delle schegge erano penetrate nei loro corpi.

Vide anche il suo amato figlio tra loro e non perse tempo, accese un fuoco e tirò fuori tutto quello che si era portato, grazie al coltello estrasse le schegge, ma le urla che echeggiarono per tutta la montagna furono terribili.

– Coraggio figliolo, resisti. – Arlon non aveva mai messo mani su suo figlio neanche per una semplice iniezione, non aveva mai avuto il coraggio di procurargli dolore, ma in quel momento difficile tutta la sua forza genitoriale venne fuori.

Riuscì a medicare come meglio poteva gli uomini presenti, ma la pattuglia contava dieci persone alla partenza, lui ne curò solo quattro.

Diede sostegno all’intera squadra rimasta, chiese al figlio spiegazione e cos’era successo.

– Un… mostro, uno spaventoso e orrendo mostro, è saltato fuori all’improvviso, ha fatto franare la montagna sulla quale eravamo, mormorava… –

– Di essere il Dio della montagna. – Finì un altro uomo al posto del figlio.

– Questa montagna appartiene sicuramente a qualcuno di onnipotente! Qualcosa che va oltre la nostra immaginazione! Non si tratta più di semplici ricerche! –

La paura aveva sovrastato gli uomini e lo stesso Arlon aveva percepito un’energia mistica, non dubitava della veridicità delle faccende, ma doveva salvaguardare suo figlio.

– Ascoltatemi, di questa storia non ne dovrete far parola a nessuno, o tutti voi quattro finirete dentro a un manicomio. – Li guardò negli occhi uno ad uno. – Siete feriti e siete rimasti qua chissà per quanti giorni, se andrete a blaterare di un mostro su una montagna o di onnipotenza la vostra libertà è finita. Ve l’assicuro.

– E dovremo fare finta di nulla?! –

– Si. Perché siete vivi per miracolo, probabilmente è ancora più miracoloso il fatto che vi ho trovato senza seguire alcuna traccia. Non sprecate questa opportunità. –

Tutti si zittirono guardandosi l’un l’altro, e dopo un lungo sospiro da parte del figlio, tutti accettarono.

Piano, piano li guidò verso l’accampamento, ma il figlio si fermò un attimo prima di lasciare il tempio, si guardò le spalle verso la montagna, un velo misterioso e rosso ricopri le sue iride azzurre ma nessuno se ne accorse.

– Andiamo? – Lo incitò il padre posandogli una mano sulla spalla…

Probabilmente non era finita …

   
 
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