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Autore: A_Typing_Heart    02/06/2018    1 recensioni
* in corso di revisione * L'Uomo in Blu è una leggenda moderna, un uomo misterioso che appare in un paesino del Sorrentino per rendere omaggio a una lapide senza nome né fotografia. Circolano infinite voci su di lui, sulla sua origine, e sul perché visiti una tomba avvolta dai segreti. Ma nessuno sa la verità, e le motivazioni dell'Uomo in Blu sono radicate al tempo in cui il futuro boss Sawada Tsunayoshi fu ferito in un attentato. Un momento che cambiò la vita del giovane e di chi gli stava accanto per sempre.
Genere: Drammatico, Science-fiction, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Enma Kozato, Mukuro Rokudo, Tsunayoshi Sawada
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Nevicava di nuovo su Parigi quando Tsunayoshi scese dall'auto che aveva guidato di persona attraverso la città. Il parco della villa francese dei Varia era abbondantemente imbiancato, e sul bordo della fontana decorativa dal flusso d'acqua fermo erano allineati alcuni piccoli omini di neve, con tanto di minuscoli berretti di lana fatti a maglia. Gokudera, scendendo dalla macchina da quel lato, li notò subito dati i colori accesi del copricapo di ciascuno: rosa confetto, blu elettrico, viola glicine, giallo limone, rosso fuoco.
Nessuno dei due fece commenti e il guardiano della tempesta seguì il boss su per la scalinata esterna fino al portone di mogano, che venne aperto al loro passaggio come una porta automatica. Era stata invece opera di un anziano, silenzioso maggiordomo che si limitò a chinare la testa al loro cospetto.
Nell'atrio, riscaldato da arredi e tappeti dai toni rossi, non c'era traccia del padrone di casa, nè di chiunque altro dei suoi tirapiedi; in compenso si spandeva un delizioso aroma da pasticceria, con l'inconfondibile profumo di burro fuso, zucchero e vaniglia.
-Pensi che...?-
-Non essere ridicolo, Decimo.-
In effetti l'idea che Xanxus potesse essere in cucina era fantascientifica, ma quei deliziosi odorini trovarono presto una spiegazione, perchè dalla stanza che conduceva ai locali di servizio emerse in quel momento quella che doveva essere Kailah, la fidanzata di Xanxus che Tsunayoshi aveva sentito parlargli al telefono.
Non l'aveva mai vista prima di allora. Aveva un fisico minuto dalla pelle chiara, morbidi capelli color nocciola accuratamente arricciati in boccoli, un paio di vispi occhi verdi, un abitino vintage a fantasia di ciliegie che le stava aderente e, per coronare la sontuosa visione, portava con sè un vassoio di bignè dalla glassa lucida che li faceva brillare come gioielli. Appena li vide sorrise come se avesse visto amati parenti da tempo lontani.
-Oh mon Dieu, vous... voi siete il Decimo Boss, vero? E il guardiano della tempesta! Que merveille!-
Tsunayoshi, sentendosi orrendamente colpevole, pensò che il suo titolo non era mai stato pronunciato in maniera migliore con quell'accento francese. Forse Gokudera pensò a qualcosa del genere, perchè divenne leggermente colorito in faccia e voltò la testa di scatto, fissando corrucciato un quadro alla parete.
-Ehm, sì... tu devi essere Kailah.-
-Oui, sono io! Che bello avervi qui... prendete un dolcino, li ho appena preparati!-
-Grazie, magari dopo... Xanxus?-
Lo sguardo di Kailah si fece serio e perse il sorriso.
-È di sopra nell'ufficio, è al telefono con un cliente... ma se cercate il vostro meccanico, è di sotto, nello scantinato, dove c'è... come la chiamate... l'ospedale... l'infermeria.- disse lei, e indicò la porta dalla quale era arrivata. -Si passa da lì, e le scale a sinistra...-
-Grazie.-
Tsunayoshi sfiorò la tesa del cappello a mo' di saluto e seguì la direzione indicatagli dalla ragazza, superando la porta e scendendo le scale. Trovò un corridoio asettico molto simile a quello del reparto medico d'urgenza della sua villa sorrentina, e proseguì sbirciando ogni porta che incontrava. La finestrella trasparente gli permise di vedere dentro le stanze senza fermarsi ad aprire ogni volta, ma prima che raggiungesse la quarta porta ne vide una aprirsi più avanti. Una cameriera di colore stava uscendo con una tazza da tè giapponese sul vassoio e a Tsunayoshi veniva in mente una sola persona sotto quel tetto che potesse richiedere del tè in una tazza giapponese.
-Dev'essere là, Decimo.- mormorò Gokudera sfiorandogli la spalla.
Tsunayoshi annuì e proseguì senza degnare di uno sguardo gli altri locali. Quando incrociò lo sguardo della cameriera si sfiorò ancora una volta il cappello per ricambiare il suo saluto ed entrò prima che la porta si richiudesse. Non aveva sbagliato: il caos di attrezzi, cavi e fogli di appunti era tale e quale a quello del suo laboratorio alla base Vongola-Millefiore di Roma. Accanto a uno dei cinque computer un piccolo vassoio rotondo ospitava una tazza di tè verde fumante e un piatto di daifuku alla fragola. Spanner invece doveva essere al lavoro da parecchio tempo, a giudicare dai capelli gravemente scarmigliati e dall'aria stanca, anche se ancora molto presa.
-Spanner.-
-Oh, Vongola.- disse lui senza manifestare una effettiva sorpresa. -Ti aspettavo per le due.-
-Sono le due e venti, Spanner.- gli fece notare Gokudera.
-Oh... di già? Il tempo vola.-
-Sì, per questo vorremmo notizie della ragazza del laboratorio.-
Il guardiano della tempesta si servì un daifuku senza chiedere, ma dalla smorfia che fece dovevano essere disgustosi. Spanner, che si voltò verso di loro rimuovendo gli occhiali da lavoro, non fece caso a lui o decise di ignorarlo. Fissò invece gli occhi sul Decimo, che invece fu distratto e confuso nel vedere che stava lavorando alla saldatura di quello che sembrava l'interno di una protesi simile alla sua.
-Ho esaminato la ragazza.-
-Allora è vero? Aveva delle installazioni?-
-Di altissima qualità.-
Spanner digitò sulla tastiera e sullo schermo più grande comparvero alcune foto alle quali erano sovrapposti disegni tecnici e appunti scritti a mano. Tsunayoshi si avvicinò per studiarli ma onestamente la calligrafia gli era illeggibile e il contenuto incomprensibile.
-Puoi tradurmi, Spanner?-
-La ragazza aveva impianti alle gambe, a giudicare dalle cicatrici installati da un anno o più... direi che era pronta a un nuovo intervento ormai.-
-Allora stavano davvero creando un Enma 2.0?-
-Anche Enma 4.0, direi, Vongola... guarda questi connettori, in questo punto... vedi quanto è sottile questo filamento? Tra l'altro la connessione AMPS che ho rilevato è...-
-Per favore, Spanner, in linguaggio da perdenti.- protestò esasperato Tsunayoshi.
-Questa ragazza, se avesse avuto le braccia della stessa fattura delle sue gambe e un gear in grado di alimentarle al massimo, sarebbe stata anche un Vongola 3.0... le sue componenti sono superiori alle tue, Vongola.-
Tsunayoshi smise di respirare e avvertì un senso di vertigine. Per un folle momento annaspò nel panico, chiedendosi come fosse possibile. Disponeva dei migliori progettisti e meccanici del mondo, sia i Vongola che i Cavallone finanziavano le ricerche e la produzione di componenti sempre più avanzati. Essendo Spanner a capo di tale progetto era sicuro di non avere rivali, poichè quando ultimava una miglioria il meccanico britannico non perdeva tempo a rimettersi al lavoro sul passo successivo. Chi poteva essere arrivato al punto di essere non uno, ma addirittura due passi avanti alla tecnologia dei Vongola?
-Questo... non è possibile, Spanner.- rispose alla fine Tsunayoshi, quasi volendogli intimare di ritrattare.
-Sono il più irritato di tutti ad ammetterlo, ma è così... te lo dimostro.- aggiunse in tono pragmatico, e cambiò schermata per evidenziare un dettaglio e un progetto. -Vedi questo?-
-Quella specie di filo dorato?- domandò Gokudera, infilando gli occhiali per vedere meglio. 
-Quello è l'equivalente di un nervo umano... porta lo stimolo di reazione lungo il corpo fino al cervello e ritorno, tutti gli stimoli, come il caldo, la pressione, anche il dolore per avvisare il combattente se si arriva vicino al limite di sopportazione dell'arto.-
Per un attimo Tsunayoshi si chiese perchè Spanner usasse linguaggio altamente tecnico per parlare con lui e spiegasse a un genio del calibro di Gokudera come se insegnasse a una classe delle elementari. Doveva erroneamente aver creduto che avendo gli impianti capisse anche perfettamente come erano fatti.
-Questo cavo è in grado di spedire e restituire uno stimolo a una tale velocità che al confronto un campione di arti marziali avrebbe riflessi lenti come quelli di un anziano... inoltre...- aggiunse il meccanico presentando un nuovo schema. -La sensibilità della copertura di questi arti bionici è il 400% della finitura che monti tu adesso, Vongola...-
-Qua... quattro volte? Quattro volte la sensibilità della mia pelle?-
-Della tua finitura... quella che ha anche Kozato... e direi il doppio della tua pelle.-
-Stai scherzando? La mia pelle sente perfettamente, quanto una pelle reale...-
-Infatti la sensibilità di questa finitura supera anche la percezione di una pelle umana... percepisce la temperatura al grado centigrado, sentirebbe il tocco di un capello come quello di una pacca sulla spalla, e la cosa più incredibile è questa.-
Tsunayoshi si chinò rapito verso lo schermo, sul quale comparvero dei numeri e delle formule.
-La percezione della densità dell'aria rende questa ragazza, almeno le sue gambe, come dotate di un sensore di prossimità... avverte i movimenti intorno in un raggio di alcuni metri...-
-Ma che... che significa, che avverte...?-
-In due parole, significa che questa ragazza potrebbe sentire un corpo muoversi verso di lei, e con quella velocità di riflesso potrebbe schivare un proiettile prima ancora che lo veda o ne senta il rumore.- sintetizzò con aria grave Gokudera. -Ma una simile sensibilità deve avere un punto debole, Spanner... come i cellulari... la sensibilità dello schermo e le funzioni avanzate li hanno resi delicati.-
-Non questa ragazza.- affermò lui. -Le sue gambe sono fatte di un materiale a me sconosciuto, probabilmente un polimero creato in laboratorio, che è incredibilmente leggero, ma più resistente della lega metallica più dura. È una combinazione assolutamente perfetta... talmente perfetta che fino a ieri qualsiasi scienziato della terra l'avrebbe definita un'utopia.-
Un silenzio raggelato accolse queste ultime parole. Spanner era soggiogato, affascinato da quella creazione, e continuava a fissare da uno schema all'altro con sguardo rapito, come se non riuscisse a trattenersi dallo studiare quell'opera per replicarla e superarla. Tuttavia, mai nessuna manifattura lo aveva incendiato tanto, e proprio questo metteva paura a Tsunayoshi. Quanto erano formidabili questi componenti per animarlo a tal punto?
-Non possono aver raggiunto questo in pochi mesi.- commentò Gokudera, grattandosi il mento con aria riflessiva. -Se avevano già delle versioni avanzate, perchè non hanno aggiornato Enma invece di mandarlo al macello?-
-Ci ho pensato anch'io.- disse Spanner, distogliendo lo sguardo dal monitor. -E credo di avere una teoria.-
-Sentiamola.-
-Queste versioni aggiornate utilizzano tutti nuovi materiali per i filamenti e tutti i microcomponenti all'interno... siccome ho potuto studiare e raccogliere informazioni sul gear Kozato, come lo abbiamo ribattezzato noi, posso affermare che non sono compatibili.-
-Il gear di Kozato è troppo vecchio.-
-Sì... è come un sistema operativo, Vongola.- aggiunse Spanner, notando la confusione sul viso del Decimo boss. -Anche se il computer come attrezzo funziona ancora, se ha un sistema operativo interno troppo vecchio non è possibile che nuovi programmi e applicazioni funzionino... è lo stesso per Kozato... il suo Gear è un modello superato, e questi componenti non gli si adatterebbero.-
-Ma... ma il Gear è un pezzo che può essere scollegato e sostituito... anche tu lo hai fatto.-
Gli occhi azzurro verdi di Spanner fissarono il Decimo, che ebbe l'angosciante sensazione che stesse decidendo se dargli o no una pessima notizia. Dall'aria tesa di Gokudera, dal modo in cui finse di dover pulire le lenti dei suoi occhiali per non guardarlo, Tsunayoshi ne ebbe la certezza.
-Vongola... sai cosa accade a un corpo che viene svuotato del tutto dalle fiamme?-
-Beh... muore... giusto?-
-Muore.- confermò lui. -Kozato è vivo oggi perchè quando gli hai strappato il Gear non lo hai danneggiato, ed è rimasto collegato con un cavo all'addome... perchè è il Gear stesso a far circolare le fiamme dentro il suo corpo.-
-Ma... ma le fiamme scorrono nel corpo come il sangue... come i fluidi interni... è un flusso naturale...-
-No, non per Kozato. La fiamma della Terra non esiste in natura, è una sorta di fiamma sintetica... la copia in provetta di una fiamma del Cielo autentica... nessuno di noi aveva mai creduto che questo fosse vero, ma la leggenda di una fiamma creata circola da trent'anni negli ambienti di studio degli anelli e delle fiamme del mondo mafioso.-
Tsunayoshi cominciava a sentire un ronzio indistinto nelle orecchie, come se avesse subìto un pestaggio violento di colpi alla testa. La fiamma della Terra di Enma non esisteva in natura, era sintetica... come le sue mani, come le sue gambe, come i suoi occhi... il suo Gear non serviva soltanto ad alimentare la piena potenza dei suoi arti bionici, ma lo manteneva in vita...
-Se...- iniziò il Decimo, ma dovette interrompersi per schiarirsi la voce. -Se... Enma non ha fiamma... perchè una fiamma sintetica dovrebbe essergli necessaria alla vita?-
-Una cosa è evidente nel meccanismo di base del Gear Kozato.-
Spanner fece comparire sullo schermo un progetto molto dettagliato della composizione del nucleo energetico di Enma, ma Tsunayoshi preferì non guardarlo.
-Il gear è fondamentalmente un parassita... viene impiantato da dormiente o forse spento, e quando capta una fonte di fiamma la risucchia, innescando una reazione simile a una fusione nucleare, che trasforma la fiamma assunta in una materia diversa... ha preso il flusso originale delle onde di Enma, che penso fossero di tipo Cielo, per restituirne una polarizzazione negativa amplificata... la fiamma della Terra, il suo esatto opposto e al tempo stesso la sua speculare.-
-Potremmo adattarla alla legge di fisica che parla di reazione uguale e contraria?- domandò Gokudera.
-Sì, potremmo.-
-Ma allora, non si può invertire questo processo?-
-Non più di quanto si possa invertire una fusione nucleare, Vongola... almeno per quanto ne sappiamo ora, il Gear ha rubato tutta la fiamma naturale di Enma per restituirgliene una versione amplificata... ritengo che sarebbe corretto pensare a questo componente come a un sofisticato parassita... si nutre di lui, e al contempo lo tiene in vita. Rimuoverlo potrebbe ucciderlo.-
La mente di Tsunayoshi si scollegò temporaneamente dalla stanza disordinata e i suoi pensieri volarono all'albergo, dove un impaziente Enma doveva essere in attesa di novità. Nagi doveva essere con lui, per proteggerlo in qualsiasi situazione di pericolo. Non riusciva più a pensare a lui nello stesso modo di prima. Non che avesse smesso di amarlo, o che gli piacesse meno, o che gli mettesse paura. Era angosciato, perchè per la prima volta non gli sembrava più un essere perfetto, ma gli sembrava... una cavia. Per la prima volta lo vedeva in modo simile a come era agli occhi di Mukuro. Enma era una cavia, su cui un dottore folle aveva fatto esperimenti inumani per poi lasciargli dentro una malattia. L'amputazione delle gambe e delle braccia era altrettanto irreversibile, eppure quell'oggetto scarlatto, quella macchina infernale dentro di lui era in grado di ucciderlo.
La sua mente era così sconvolta da non poterlo nascondere, e lo dedusse dalla delicatezza con cui Spanner gli mise tra le mani una tazza del suo amato tè verde giapponese. Offrirgli tè o cibo quando era nervoso, impaziente o stravolto era il modo di Spanner di confortarlo.
-Non cambia niente a Kozato.- gli disse. -Vivrà come ha vissuto finora... il suo gear continuerà a funzionare, fino a quando i suoi organi interni non invecchieranno fino a cedere, o finchè non riceverà un danno mortale... si spegnerà quando non riceverà più segni di attività cerebrale. Morirà insieme a lui, e fino ad allora il Gear sarà soltanto una risorsa e un punto debole nè più nè meno del suo cuore pulsante.-
Spanner fece una cosa che non aveva mai fatto prima, e Tsunayoshi lo conosceva da molti anni. Posò la mano, resa enorme dai guanti da lavoro che portava, sulla sua testa e toccò appena i suoi capelli in quella che era una fugace carezza. Non ricordava che il suo meccanico avesse mai manifestato un gesto di tenerezza, un approccio fisico umano, prima di allora.
-Questo affare quindi... risucchia le onde che generano fiamma, hai detto?-
Gokudera era assorto, così assorto da dimenticare la regola d'oro di non toccare mai i computer di Spanner. Digitando sulla tastiera stava scorrendo gli appunti del meccanico, che per lui evidentemente avevano più senso che per il suo boss.
-Non toccare, grazie!-
-Mukuro ha detto di averne visto uno, non impiantato in un essere umano.- disse Hayato, sfilandosi gli occhiali e abbandonando il computer. -Era tenuto in una teca in una stanza dove lo monitoravano... era acceso e forse in una sorta di stand by, ha riferito... e mi ha detto un'altra cosa interessante, la seconda volta che l'ho interrogato, prima di venire qui.-
-Sarebbe?-
Tsunayoshi, che non ricordava di aver chiesto a Gokudera di interrogare più approfonditamente Mukuro, tentò di concentrarsi su ciò che stava dicendo.
-Quando ha attivato la fiamma della nebbia nella stanza dei computer per difendersi dai guardiani, ha detto che il Simon 00 è impazzito, iniziando a vorticare e a sibilare, con una luce abbagliante.-
-Forse era un Engine nuovo... non attivo. Ha probabilmente reagito alla comparsa di una fiamma di purezza e potenza superiore alla media, tentando di risucchiarla per avviare la trasformazione.-
-Senti... Spanner.-
Tsunayoshi strinse tra le dita la tazza, anche se tanto calda da sopportarne a malapena il contatto.
-Questo meccanismo che Mukuro ha trovato porta il nome di Simon 00... quello di Kozato, secondo i dati, sembra corrispondere a un Simon Uno... se quello alimenta le nuove protesi, è un pericolo?-
-Il problema vero, Vongola, è che l'Engine non è il tuo problema più immediato. Quando ho concluso le analisi generiche sulle protesi ho voluto fare una simulazione di combattimento.-
Digitò sulla tastiera e questa volta diverse finestre di simulazione apparvero su tutti gli schermi della stanza. Tsunayoshi tentò di seguirle con gli occhi, ma continuavano a sovrapporsi senza dargli tempo di comprenderle.
-Supponendo che le braccia sostitutive della ragazza presentassero le stesse specifiche delle gambe, calcolando un errore relativo di...-
-La versione breve, Spanner.- tagliò corto Gokudera.
-... Ho inserito i dati di massima capacità dell'Engine di Kozato, poichè non ho alcuna misurazione sul potenziale del Simon 00 attivato, che è probabilmente un modello avanzato... la previsione migliore, Vongola, ti dà diciassette minuti.-
-Diciassette minuti di cosa?-
-Di sopravvivenza.- sentenziò Spanner, con l'aria, seppure ben celata, di chi ammette una sconfitta bruciante. -Nella simulazione migliore combatti per diciassette minuti prima di venire spazzato via dalla signorina Enma 4.0.-
-Co... come sarebbe a dire?!- sbottò Gokudera. -Nessuna... nessuna simulazione dà il Decimo come vincitore di uno scontro diretto?!-
-Sì, una soltanto. Su cento simulazioni.-
-Cosa c'è di diverso in quella simulazione?- domandò Tsunayoshi, con la sensazione di saperlo già.
-È l'unica simulazione che ha compreso la tua arma peggiore, Vongola.- rispose lui, senza guardare il suo boss. -Il soffio del peccatore.-
Gokudera guardò da uno all'altro, confuso e perplesso nel sentire quelle strane parole mistiche in bocca a un fissato della meccanica, e non ne comprese il senso. Tsunayoshi invece fu ampiamente illuminato da quelle parole. Illuminato, ma non confortato. L'unica arma abbastanza potente da distruggere quell'enorme minaccia era quella che aveva sperimentato contro il Ninja che aveva aggredito Mukuro alla villa. Era la fiamma densa, purpurea, che esplodeva in una traiettoria incontrollata come un fulmine, la fiamma che aveva creato lui per uccidere. La stessa che per pochi millimetri, e per pochi secondi, non aveva ucciso Mukuro. La tecnica che aveva giurato di non utilizzare mai più era l'unica cosa che avrebbe potuto interrompere il conto alla rovescia dei diciassette minuti.
   
 
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