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Autore: _Akimi    05/06/2018    1 recensioni
[APH Rarepairs Event da Tumblr - 7 giorni, 7 coppie diverse.]
I. Portogallo/Giappone - 1543, first meeting
II. Turchia/Svezia - 2018, cooking
III. nyo!Cina/nyo!Nord Corea - 2018, domestic
IV. Camerun/Prussia - 2018, Holiday!AU
V. India/nyo!Inghilterra - 2018, Rainy
VI. nyo!Cuba/nyo!USA - 2018, Day out
VII. Francia/nyo!Russia - 1900, Formal
"Sono pochi passi a dividerli, ma Anya si sente civettuola questa sera e nell'allungare il braccio verso l'altro, chiede silenziosamente un baciamano che ha visto spesso fare al francese davanti ad altri paesi.
Non si sente gelosa – no, la grande Russia non può esserlo -, ma spera di avere un posto privilegiato nello sconfinato cuore di Francis, un sentimento a legare le due nazioni non solo politicamente.
«Anne, tutto ciò che ho da offrirti è intorno a te, spero sia sufficiente.»"
Genere: Malinconico, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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İzmir, 2018

La torre dell'orologio si staglia verso il cielo colorato dalle tonalità pastello del crepuscolo che, agli occhi dei cittadini turchi, sono ormai divenute una vista familiare – sono zampilli di rosa candido e di quel celeste che diviene blu sulla linea dell'orizzonte, coperta dalle palme e dagli alberi che impreziosiscono la piazza.
Lo spettacolo viene oscurato dalle ali dei piccioni che si librano in aria, fuggendo frenetici non appena qualche bambino corre sulle pietre, scacciandoli con infantile divertimento.
Le loro giocose grida riecheggiano mischiandosi con l'ultimo chiacchierìo dei passanti: sono bisbigli su ciò che mangeranno a cena, su come passeranno il week-end o con chi, semplicemente, trascorreranno la fine di una faticosa giornata.
Sadık guarda le coppie spensierate passeggiare verso casa e – seppur non si rispecchi in quel dipinto di vita quotidiana – sa chi gli terrà compagnia questa sera.

Non è un grazioso hijab ad attenderlo né un femminile sorriso a salutarlo; lo riconosce subito, non è complicato, notando quanto risalti in mezzo ai visi comuni dei suoi concittadini.
È una testa bionda appoggiata al tronco scuro di una palma, inforca gli occhiali contro il naso e nasconde un'espressione imbarazzata che fa ridere Sadık perché, negli ultimi mesi, ha scoperto diversi lati di lui e si è abituato al suo orgoglioso quanto raro rossore.

«Iyi akşamlar.»
Berwald saluta in un titubante turco; porta sotto il braccio un paio di volumi il quale titolo Sadık non riesce a leggere, ma pochi attimi dopo lo svedese si avvicina, evitando gli sguardi curiosi dei passanti.
«Un esame stamattina.»
Lo bisbiglia a bassa voce, Sadık intravede uno stampato "Turkisk litteratur" sulla copertina e accenna un sorriso, ricordandosi solo ora del motivo per cui Berwald si trovi qui, in Turchia.
La sua presenza è diventata un'abitudine che dovrà abbandonare presto, dato che il suo tempo in università è quasi finito, ma un qualcosa gli dice che non sarà semplice per entrambi ritornare ai ritmi di prima.
«Cucino io questa sera, festeggiamo.»
«Ho preso un pessimo voto.»
Risponde con la sua solita calma impassibile; Sadık non riesce proprio a capirlo, si domanda se siano gli svedesi ad essere tutti così – dannatamente seri – ma non può dire che sia un caratteristica che odia di lui.
Anzi, lo diverte, lo mette alla prova, e i minuscoli sorrisi che qualche volta gli ha rubato – grazie a del buon alcool, a dire il vero – valgono più di qualsiasi altra cosa.
«Allora è di consolazione, sono sicuro che ti piacerà.»


 
* * *

Sadık cucina canticchiando una qualche canzone disco degli anni '80, si sposta spensieratamente vicino ai fornelli del suo piccolo appartamento e Berwald ne approfitta per guardarsi in giro, intimorito dalla vasta collezione di libri che occupa il suo salotto.
La maggioranza sono volumi di architettura – la materia che studia all'università -, ma non mancano romanzi e raccolte di poesie che lo stesso Berwald avrebbe dovuto conoscere per l'esame.
A distrarlo è il profumo che aleggia nella stanza, carne speziata che ha imparato a mangiare e che ora, a dire il vero, ama.
Ha assaggiato di tutto stando per mesi a İzmir, dolce e salato – poco importava -, ma il piatto che si trova davanti non lo stupisce; è troppo familiare, è certo di averlo visto già da qualche parte, e la sua espressione dubbiosa allarma per un attimo Sadık, preoccupato di aver preparato qualcosa che non gradisce.
«Ma sono köttbullar
«Sono cosa?»
Sadık arriccia il naso; non trova nulla di strano in delle semplice polpette di carne, ma Berwald evidentemente si aspettava un piatto più particolare? Difficile comprenderlo dal suo modo di comportarsi.
«Sono molto simili alle köttbullar svedesi, è il nostro piatto nazionale.»
Berwald le rigira con la forchetta, per poi cominciare a mangiare; il discorso sembra essersi concluso, ma no, il turco non accetta che un piatto del suo paese sia simile ad uno di un altro.
«Eh, mi sa che avete un piatto nazionale copiato.»
Sadık crede di ricordarle, le loro mediocri polpette; le ha assaggiate casualmente poco dopo aver comprato un paio di mobili, e non potrebbero mai essere saporite quanto le sue amate kofte.
«O magari siete voi che avete copiato da noi.»
«No, impossibile.»
È un affronto che non può accettare e, abbandonando il tavolo, naviga sul suo smartphone per trovare qualcosa a riguardo; è una sfida che non è disposto a perdere, sarebbe un colpo troppo grande per il suo orgoglio turco – e la soddisfazione che prova nello smentire l'altro è indescrivibile.
«Chiedilo a Carlo dodicesimo, quando ritorni in Svezia.»
La sicurezza di Berwald scompare quando legge delle notizie recenti: il turco ha ragione, gli svedesi hanno vissuto un'illusione per così tanti anni ed è un colpo, sì, lo è, per lui che è abituato a mangiarle spesso.
«Ho della marmellata ai frutti di bosco, se ti può consolare.»
Sadık carezza il palmo della sua mano dolcemente; è un sarcasmo becero che Berwald vorrebbe tanto odiare, ma non ci riesce perché – in fondo – ha appena scoperto di avere un altro modo per ricordarsi di lui, ritornato a casa.




 
Note:
Dovrebbero essere canon solo per questo. Un mesetto fa è uscita questa notizia; le polpette svedesi non sono proprio svedesi come ce le immaginiamo.
In realtà, non è una cosa confermata al 100%, almeno, alcuni svedesi dicono di no, ma i turchi sono iper-convinti che le abbia portate Carlo XII dopo il suo esilio/rifugio in Turchia - il che mi pare una storia molto, ma molto fattibile.
E io ne sono contenta! Amo entrambi i paesi e anche le polpette, che consiglio davvero di assaggiare perché sono buonissime; +100 punti con la marmellata, altrimenti si perde il gusto particolare.


 
  
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