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Autore: KiarettaScrittrice92    05/06/2018    2 recensioni
I nostri protagonisti hanno concluso le vacanze estive e sono pronti per il liceo.
La loro vita da supereroi appare finalmente calma e tranquilla e quello che Fu aveva detto l'anno precedente sul ritorno di Makohon sembra solo una supposizione errata, fino a che...
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Chloè, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Makohon Saga'
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Il bartender

La corvina emise un sospiro, stiracchiandosi, mentre usciva dall’aula. 
Quel giorno Lila si era assentata da scuola per l’intera giornata: a detta del messaggio che le aveva inviato quella mattina i suoi genitori avevano bisogno nuovamente di lei al ristorante, mentre Adrien era uscito due ore in anticipo per via un servizio fotografico; lei perciò, era rimasta il resto delle lezioni con Alya. Non che le dispiacesse, in fin dei conti Alya era ancora la sua migliore amica, con cui si confidava di tutto, o quasi. 
Il fatto era che Alya preferiva, ancora, parlare di ciò che lei non poteva dire, ossia degli eroi di Parigi; ormai non si poteva più definire nemmeno un chiodo fisso, perché la bruna non si comportava più come una fangirl sfegatata che impazzisce alla minima novità: era ormai abbastanza matura da somigliare a una vera reporter e spesso faceva delle domande a cui Marinette non sapeva rispondere; domande a cui da giovane non avrebbe mai pensato. Ciononostante la ragazza era sempre riuscita a scamparla e a sviare il discorso; forse anche per quel motivo, quando quella giornata di scuola si concluse, tirò un sospiro di sollievo, che comunque durò davvero poco.
«Vedrete, ben presto Adrien si accorgerà di quanto lei sia sciatta e monotona e verrà da me.» disse una voce inconfondibile. Si voltò, vedendola scostarsi i capelli: al suo seguito altre due ragazze che avevano sostituito Sabrina nel cambio di scuola.
La sua amica gonfiò le guance, già pronta a controbattere, ma lei la bloccò.
«Lasciala stare Alya, non ne vale la pena.» sussurrò, mentre passavano di fianco a loro.
«E questa Marinette così matura e posata da dove sbuca?»
«Credo sia cresciuta.» le sorrise lei. In realtà ciò che aveva detto la bionda le aveva dato fastidio esattamente come quando andavano alla Dupont, semplicemente non aveva nessuna voglia di discutere con lei, non quel giorno.
«Senti un po’, questa sera avete voglia di uscire, magari andiamo a mangiarci una pizza tutti e quattro.» propose la bruna, uscendo dall’edificio.
Marinette si morse il labbro, le dispiaceva sempre disdire un appuntamento che le proponeva Alya, anche se, da quando Papillon era sparito, era successo molto meno di frequente.
«Non possiamo… Abbiamo già un impegno…» le rispose e l’amica sorrise nel vedere il suo volto così dispiaciuto.
«Non ti preoccupare Marinette, non succede niente: ci organizziamo per un altra volta.»
«Ovvio che sì, possiamo metterci d’accordo per la prossima settimana.»
Lei rispose con un cenno di testa dopodiché la salutò dicendole che si sarebbero riviste lunedì.

 

«Fammi capire Lila... Ci hai portato in questo locale solo per fissare barista?» domandò Adrien con aria irritata.
«Sta zitto gattaccio!» ribatté lei.
«Pel di carota... È la tua ragazza, possibile che non t’importa che sbavi su quel damerino tutto muscoli e sorrisi?» disse rivolgendosi poi al rosso.
«Per tua informazione, sta sbavando anche la tua di fidanzata...» a quell’avvertimento Adrien si voltò di scatto verso Marinette, mentre lei faceva altrettanto verso di lui.
«Che c’è? È carino... Io mica mi arrabbio quando posi con Angelie.» protestò lei.
«Non mettermi in mezzo, per favore.» intervenne la ragazza.
«E comunque non è la stessa cosa... Angelie è solo una... una collega. Tu a quello lo stai mangiando con gli occhi.» disse trasformando la sua voce in un sibilo man mano che andava avanti.
«Ecco qua i vostri drink ragazzi!» fece l’oggetto delle attenzioni di tutte le ragazze del gruppo, o meglio dell’intero locale, avvicinandosi al loro tavolo e spostando i bicchieri dal vassoio al ripiano in compensato bianco.
«Grazie Rafael.» le sorrise serafica l’italiana.
«Grazie a voi per essere venuti qui al Le Cigale.» rispose questo, mostrando loro uno smagliante sorriso, che quasi non fece sospirare tutte le presenti.
«Io sono disgustato...» sentenziò Adrien, quando il ragazzo fu di nuovo lontano, pronto a servire altri clienti e a far eccitare altre ragazze.
«Eppure quello sguardo non mi è nuovo...» sussurrò una vocina, proveniente dalla borsa di Marinette.
«Vero? – domandò il kwami gatto facendo capolino dalla giacca del suo portatore – Mi ricorda un sacco Arno...»
«Arno? Intendi quello che odiavi perché stava sempre tra le lenzuola?» domandò la corvina.
La fortuna di stare in quel locale era che con il caos che c’era tra la gente e la musica nessuno si accorgeva di quel gruppo di sette ragazzi che praticamente parlava con le proprie borse o giacche.
«Io non odiavo Arno, è stato forse uno dei migliori portatori del Miraculous del gatto. Era solo un po’ troppo… amante del corpo femminile, ecco.»
«L’avevo detto che non c’era da fidarsi di questo qui…» borbottò il biondo poggiando il mento sulla mano.
«Ma cosa c’entra scusa? – domandò Angelie – Solo perché somiglia a uno che è vissuto chissà quanti anni fa non vuol dire che abbia la sua stessa indole.» 
Si voltarono nuovamente verso il centro dei loro discorsi, vedendolo sorridere all’ennesima ragazza, mentre quella gli palpava chiaramente il sedere. A quella scena Adrien alzò un sopracciglio dorato.
«Tu dici?»
«C’è da dire che Arno e Ju… – Plagg si bloccò, volgendosi verso la sua compagna e notando il suo sguardo scurirsi – e la sua compagna, avevano chiamato il figlio Rafael.» continuò, mentre Marinette consolava la sua kwami, grattandole il capino con un dito.
«Dici sul serio?» domandò l’italiana, che quasi si stava strozzando con il suo cocktail, sporgendosi verso il tavolo.
«Rafael Dumas Pierre, figlio di Arno Dumas Pierre e Juliette Isabeu Ponthieu.» disse Tikki, che sembrava essersi ripresa. Probabilmente solo Marinette e Plagg fecero caso alla nota d’orgoglio con cui aveva detto quei tre nomi, come se il ricordo dei due portatori e della loro progenie la rendesse fiera di averli conosciuti.
«Come si chiama di cognome lui?» domandò Nathaniel rivolgendosi alla fidanzata, ma lei storse la bocca.
«Sai che non lo so? Non gliel’ho mai chiesto…» rispose, dopodiché alzò subito la mano, attirando nuovamente la sua attenzione.
Lui dopo aver servito l’ennesimo tavolo si avvicinò di nuovo a loro.
«Dimmi tutto dolcezza.» disse con uno dei suoi smaglianti sorrisi, ricevendo un’occhiataccia dal rosso, che però fu totalmente ignorata.
«Un nostro amico crede di conoscerti, per caso di cognome fai Pierre?» domandò con una spigliatezza incredibile, come se stesse chiedendo l’ora. Lui storse la bocca, negando con la testa.
«Spiacente, il mio cognome è Fabre. Anche se la mia tris nonna se non sbaglio si chiamava Pierre, ma non ne sono sicuro e non credo che il tuo amico abbia conosciuto la mia tris nonna.» disse concludendo l’ultima frase con una breve risata, roca.
«No… sicuramente no…»
«Vi piacciono i drink? Li ho preparati tutti io. Visto che mi avevate chiesto sette cocktail analcolici ho improvvisato.»
«Sono buonissimi!» esclamò Marinette, con un tono forse un po’ troppo entusiasta.
Il suo sorriso si estese e poggiò entrambe le mani sul tavolo, mostrando chiaramente i suoi avambracci perfetti e definiti, lasciati scoperti dalle maniche della camicia bianca che erano state accuratamente arrotolate.
«Se volete tra due orette stacco, possiamo parlare di questo vostro amico.» suggerì.
«Mi spiace, ma abbiamo da fare!» disse quasi in un ringhio Adrien. Lui sollevò il sopracciglio, voltandosi verso di lui come se l’avesse notato per la prima volta, dopodiché alzò le spalle, staccandosi dal tavolo.
«Buon proseguimento di serata, allora.» disse per poi allontanarsi, regalando un’ultimo sorriso a tutti.
«Sei sempre il solito, gattaccio!» disse Lila furiosa.
«Sinceramente Lila… Adrien ha fatto bene, probabilmente se avesse continuato e lui non avesse fatto nulla sarei intervenuto io.» controbatté Tian, prima ancora che Adrien potesse difendersi.
«Non stava facendo nulla di male e avremmo potuto scoprire di più su…»
«Non stava facendo nulla di male? Ci stava palesemente provando con voi e voi eravate troppo attratte dai suoi bicipiti per accorgevi che stavate sbavando tutte e quattro.» inveì Adrien, sbattendo violentemente il suo bicchiere contro il tavolo.
«Non è vero! Noi stavamo…» cercò di dire ancora l’italiana, ma fu interrotta di nuovo.
«Possiamo cambiare discorso? Okay, alle ragazze piace il barman, ma potremmo goderci questa serata assieme?» domandò Nathaniel, scostandosi la frangia dagli occhi.
«Concordo con Nathaniel, vorrei godermi il mio drink e non sentirvi litigare?» intervenne Jinnifer che fino a quel momento era rimasta in silenzio. Il giovane bartender aveva evidentemente attirato anche lei, ma comprendeva anche la gelosia dei ragazzi: anzi, era sicura che se Henrie fosse stato lì si sarebbe infuriato allo stesso modo, se non peggio.
Il resto della serata, comunque, proseguì molto più tranquillamente, senza giovani barman aitanti e distrazioni di alcun genere: una semplice serata tra amici, raccontandosi come andava a scuola o a lavoro.  Un sabato sera perfetto di metà ottobre, senza pensare a nulla, tranne a loro. 
Non potevano immaginare che di lì a qualche giorno Parigi avrebbe di nuovo avuto bisogno dei suoi sette eroi.

  
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