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Autore: Flos Ignis    09/06/2018    3 recensioni
E se Edward fosse stato una ragazza?
In questa storia ripercorrerò le vicende di Brotherwood, con la principale variante che Edward, nella mia storia, si chiama Edith Elric.
Cosa potrebbe comportare questo cambiamento? Non molto, forse direte voi.
Ebbene, venite a scoprire come un solo dettaglio possa andare a cambiare le sorti di così tante vite.
Perchè Edith, per il semplice fatto di essere una ragazza, stravolgerà molti avvenimenti fondamentali.
Contemporaneamente, il suo cuore d'acciaio metterà a dura prova un certo Alchimista di Fuoco...
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alphonse Elric, Edward Elric, Riza Hawkeye, Roy Mustang, Un po' tutti | Coppie: Roy/Ed
Note: What if? | Avvertimenti: Gender Bender
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Verità spietata





-Allora stasera vi farò venire a prendere da Havoc...-

Mustang si accorse subito che la ragazza non lo stava già più ascoltando: nel giro di pochi secondi aveva aperto un libro e dopo le prime parole la sua mente si era ormai estraniata dal resto del mondo.

-I piccoli geni di oggi hanno una capacità di concentrazione sbalorditiva.-

Il Colonnello annuì alle parole del padrone di casa: Shou Tucker, corti capelli castano spento e occhi blu che spiccavano dietro gli occhiali tondi, li aveva accolti senza troppe domande in un primo momento ma, come ogni buon alchimista, aveva applicato la legge dello scambio equivalente con Edith.

Se lei voleva accedere ai suoi libri e alle sue ricerche, avrebbe dovuto fornirgli quantomeno una spiegazione adeguata. Lui aveva cercato di arginare la situazione prima che degenerasse, ma quella pestifera ragazzina l'aveva zittito, affermando di essere d'accordo. Si era tolta i fini guanti bianchi e il mantello rosso che portava per celare il braccio d'acciaio, narrando brevemente quanto era accaduto quattro anni prima.

Mustang non era stato troppo felice della divulgazione di quella storia ad un'ulteriore persona, ma lo era stato ancor meno dell'espressione che aveva assunto la piccola Ed: mentre aveva mostrato un feroce rimorso per il corpo mancante di Alphonse, aveva liquidato la faccenda dei suoi arti come se fossero un dettaglio, qualcosa di esistente ma non rilevante.

Vederla però felice come una bambina alle soglie della biblioteca privata dell'altro Alchimista aveva fatto sorridere di cuore il moro, che si stampò nella mente quell'istante, certo che non gli sarebbe capitato troppo spesso di vederla sorridere in maniera così spontanea e genuina.

Era poi rimasto affascinato dal suo cambiamento: se l'attimo prima si era dimostrata quasi infantile nella sua semplice gioia, nel giro di pochi istanti aveva rivelato un atteggiamento risoluto e maturo, sembrando quasi adulta per via della sua spaventosa concentrazione.

Non si era sprecato in ulteriori saluti nei confronti dei due fratelli, ad eccezione di un cenno di commiato al minore, decisamente più consapevole del mondo intorno a lui rispetto alla sorella. Prima di uscire definitivamente dalla proprietà però, si ricordò di avere una comunicazione per l'Alchimista Intrecciavite.

-Ricordati che la verifica si avvicina.-

Temendo che Riza Hawkeye, insostituibile guardia del corpo a tempo pieno e mastino infernale della burocrazia a giorni alterni, decidesse di andarlo a riprendere da quell'uscita non esattamente autorizzata a pistola sguainata, l'Alchimista di Fuoco si sbrigò a tornare in ufficio.

Non notando in tal modo la scintilla di folle risoluzione che alle sue parole aveva preso vita, per qualche secondo, negli occhi dell'altro.




Non era stato troppo lontano nelle sue pessimistiche previsioni, Roy: la bionda Tenente aveva davvero la pistola in mano quando rientrò un quarto d'ora più tardi, ma era evidentemente di umore magnanimo, perchè decise di non sprecare pallottole per costringerlo a sedersi alla scrivania per lavorare. Aveva persino rimesso la sicura, vedendolo leggere attentamente alcuni fascicoli, pigramente ma per una volta in modo docile.

Le ore erano passate in fretta, ma i pensieri dell'uomo non erano riusciti a distaccarsi per troppo tempo dalla sua ossessione preferita. Avrebbe voluto vedere di nuovo quella testolina bionda così concentrata nei suoi studi, mentre assumeva un'espressione tanto persa quanto vivace.

Mustang stesso si sorprese a pensarlo, ma l'aveva trovata quasi...dolce.

Aggettivo assai poco calzante al caratterino esplosivo della sua subordinata.

Alla fine comunque non resistette alla tentazione e casualmente si scordò di avvertire il Sottotenente Havoc, fumatore incallito, cecchino e suo fidato sottoposto di passare a prendere i fratelli Elric prima di andare all'appuntamento di cui l'aveva sentito parlare con il Sottotenente Breda mentre uscivano dall'ufficio.

Di conseguenza, sarebbe toccato a lui andare a riprendere gli Elric.




-...Fullmetal? Che stai facendo, di grazia?-

Il militare si fece sfuggire quella domanda dalla bocca quasi senza accorgersene, tanto era stato sorpreso dalla scena che si era trovato di fronte una volta giunto nel grande giardino di Tucker.

Sorvolando sulla discutibile idea di fare lo scivolo sulla schiena di Alphonse, gioco alquanto pericoloso per una bimba di appena quattro anni qual'era Nina... che stava facendo, quella folle di Edith Elric, stesa sul prato, con l'automail trasmutato in una tenaglia dai denti arrotondati in modo che non ferisse, e un cane dal peso specifico doppio a quello della ragazza a trattenerla sul nudo terreno?

-Diciamo che ci siamo presi una piccola pausa...- rispose la bionda col filo di voce rimastole dalla lunga corsa a perdifiato che aveva fatto con Alexander, il cagnolone dal manto color panna che aveva preso a leccarle felicemente la faccia.

-Dai, basta! Smettila, non respiro...!-

La ragazza ridacchiò nonostante fosse evidentemente sfinita, la sua treccia dorata si era sciolta per via dei movimenti bruschi, spargendo intorno al viso arrossato dalla corsa un'aureola dorata.

Mustang ebbe un tuffo al cuore a quella visione, ma poi i frammenti d'oro che l'Alchimista d'Acciaio aveva incastonati negli occhi si erano inchiodati su di lui, sul suo sorriso canzonatorio e gli occhi d'onice ridenti, e la solita stizza defromò i bei lineamenti della giovane.

-Dannato Colonnello, che ha da fissare?- 

-Stavo constatando che per battere un cane dell'esercito è stato sufficiente un semplice cane... forse avrei dovuto reclutare lui al tuo posto. Di certo avrebbe obbedito con meno storie.- 

Per quanto la luce che Edith emanava esercitasse su di lui un fascino magnetico, Roy non avrebbe mai rinunciato al suo divertimento preferito... ovvero vedere la ragazza sgolarsi per la rabbia che solo lui sapeva stimolarle con tanta semplicità.

Ignorando i richiami di Alphonse e le risatine della piccola Nina, la giovane affilò il braccio destro con l'alchimia, lanciandosi contro il suo superiore, inviperita.

Lui si limitò a scansarla, ridacchiando per gli improperi che iniziò a lanciargli verbalmente non appena il fratello era riuscito ad immobilizzarla, trattenendola per le braccia.

-Dai, nee-san, non arrabbiarti così! Dobbiamo andare a riposare, ormai è tardi e il Colonnello è stato così gentile da venire fin qui per darci un passsaggio.-

Edith smise di urlare, ma il broncio che aveva assunto era tanto infantile quanto buffo, cosa che le fece notare persino la piccola Nina, scatenando una serie di borbottii offesi.

-Edith, posso chiamarti anch'io nee-san? Mi sono divertita tanto con voi oggi e sono davvero felice che tornerete a giocare con me e Alexander nei prossimi giorni!-

I presenti restarono un po' sorpresi dalla richiesta della bambina, ma Edith le sorride dolcemente, carezzandole il capo come farebbe davvero una sorella maggiore.

-Certo che puoi! Sai, mi ricordi tanto Alphonse da piccolo...- l'ultima frase l'aveva a malapena sussurrata, ma Mustang la sentì lo stesso.

Senza fare commenti si avviò verso la macchina, attendendo che le urla di gioia di Nina scemassero permettendo ai due Elric di raggiungerlo. Ciò non fu possibile fino a quando Edith non accettò di indossare una corona di fiori blu uguale a quella che la piccola si era messa in testa, ma almeno poi erano riusciti a ritirarsi per la notte.

Nessuno dei tre disse nulla durante il viaggio di ritorno, ma guardando dallo specchietto retrovisore Roy notò quanto il blu donasse a quella ragazza, almeno quanto il rosso fuoco che indossava quotidianamente.

Ma questo, se lo tenne per sè.


*****


I giorni scorrevano uno dietro l'altro freneticamente, traformandosi ben presto in settimane.

Lo studio nella biblioteca del signor Tucker per ora non aveva dato alcun tipo di risultato concreto, ma Edith e Alphonse avevano indubbiamente imparato molto sulle chimere e le strutture molecolari organiche di parecchi animali, cosa che li aveva resi incredibilmente entusiasti.

Ma la metà dei loro pomeriggi, dopo le prime ore di studio, veniva occupata da ben più lieti passatempi, che allietavano le loro giornate assai di più rispetto a qualsiasi tipo di scoperta alchemica. Quando Nina si svegliava dal riposino pomeridiano sgattaiolava nella biblioteca, prendeva un libro da colorare e si divertiva per un po' silenziosamente accanto a loro. 

La bimba però era piccola e aveva un sacco di energie, per cui si stancava in fretta di dover stare ferma e zitta per non disturbarli. Allora incitava Alexander ad andare a fare le feste a Edith, che il cagnolone aveva preso molto in simpatia, mentre lei si faceva portare in spalla da Alphonse, che per come la vedeva lei con l'occhio della fantasia era un gigante buono e alto come una montagna da cui non sarebbe mai caduta.

Edith, quando non era troppo occupata a ritrovare il respiro perduto a causa del dolce peso sbavante e peloso che le piombava sempre addosso, si perdeva a guardare il fratello e la "sorellina" acquisita, certa più che mai che l'incontro la piccola Nina fosse una manna dal cielo.

Attraverso il suo volto vedeva il sorriso di un piccolo Al, con i denti da latte che iniziavano a cadere, attraverso quella della piccola dalle trecce castane risentiva la sua squillante voce... e poi, insieme a Nina poteva ricordare la loro infanzia sotto un'ottica diversa, meno deprimente. Sicuramente meno solitaria.

Entrambi i loro padri erano troppo occupati con lo studio dell'Alchimia per badare ai rispettivi figli, per dedicare loro anche solo una distratta carezza. Negli occhi di Nina aveva rivisto il dolore che abitava in quelli di Alphonse e questo ai suoi li rendeva estremamente simili.

Lei era sempre stata diversa, dopo i primi, ovvi dispiaceri aveva imparato ben presto a farsi scivolare addosso l'indifferenza di suo padre, e quando egli era mancato al funerale della sua stessa moglie, Edith aveva cancellato anche l'ultima ombra di fede che aveva riposto in Hohenheim. Si era fatta forza per il ben più sensibile fratellino, aveva scelto da sola di assumere il ruolo di suo punto di riferimento e non se ne sarebbe pentita mai e poi mai.

Ma Nina era stata sola. Per quanto la compagnia di Alexander fosse di estremo conforto per lei, nonostante la compagnia e il divertimento che le forniva, di certo non era come avere un fratello.

-Edith nee-san, tornerete anche domani, vero?-

-Sicuro Nina!-

-Ciao Nina, a domani!-




Quel giorno l'azzurro del cielo era stato ricoperto da pesanti nuvole nere cariche di pioggia, per cui Edith e Alphonse si affrettarono verso la casa del signor Tucker.

Sentirono un tuono in lontananza proprio nel momento in cui varcarono il cancello in ferro battuto che delimitava il confine della villa. Sospirarono di sollievo quando la veranda li riparò in parte dalle prime gocce che iniziavano a cadere, e furono ancora più lieti, anche se leggermente stupiti, nel trovare il portone d'ingresso leggermente socchiuso.

Solitamente trovavano Nina ad aspettarli, o per lo meno ad aprire loro, ma non era mai successo che lasciassero la porta aperta. Edith sentì un formicolio sulla nuca, come prima di ogni battaglia, ad avvertirla di un pericolo, ma si dette della sciocca paranoica quando la voce del signor Tucker li invitò a raggiungerli nel suo studio.

-Venite ragazzi: come promesso, intendo mostrarvi la mia opera. Una chimera parlante! L'ho terminata appena in tempo per la verifica... sono salvo.-

Le sue ultime parole vennero a malapena percepite dai due fratelli, troppo sorpresi dalla creatura davanti a loro: era una svolta epocale della scienza alchemica, qualcosa di incredibile!

Edith si avvicinò a quella creatura dal muso canino e... era crine di cavallo, quello? Avrebbe chiesto al signor Tucker.

-Questa ragazza si chiama Edith... su, prova a pronunciare il suo nome.-

-Ed...ith.-

Il suono era cavernoso, ma quella creatura sembrava docile e innocua come un pulcino, tanto che Edith allungò la mano verso di lei per carezzarle il manto bianco e marrone. Provò un'inquietante sensazione di familiarità in quel gesto, ma prima che potesse rifletterci sopra avvertì le successive parole di quella creatutra.

-Ed..ith... nee...san.-

La ragazza, nell'udire quei suoni, avvertì un vortice di negatività distaccarla dal mondo.

Fu come ricevere una scarica elettrica a bruciare le terminazioni nervose che collegavano cervello e corpo. 

Fu come perdere cognizione di ogni cosa in un vasto spazio bianco, ove la mente non trova confini e ivi si perde per sempre.

Fu come sentir sprofondare il cuore in un buco nero infinito, non poter morire e dover quindi sopportare la sensazione di perdere una parte fondamentale di sè per tutta la durata di una vita senza fine.

Tutto era semplicemente troppo.

Le domande che fece a quell'abominevole Alchimista le rotolarono fuori dalle labbra senza che nulla vi si opponesse, ma quelle risposte, dato un un tono assurdamente indifferente, furono solo una conferma superflua. Lei, nel suo cuore, aveva già compreso la crudele Verità.

Due anni prima, egli aveva usato sua moglie per creare una chimera parlante e ottenere quel riconoscimento di Stato che, in quell'infausto giorno, aveva difeso sacrificando persino la sua stessa figlia.

-Dove sono Nina e Alexander?-

Dove siete? Esistete ancora, dentro questa desolante condizione, in cui entrambi non siete voi stessi ma, in parte, esistete entrambi?






Note:
Dunque, in primis mi scuso per avervi fatto attendere un po' più del solito, ma questo capitolo mi ha spezzato il cuore. Ho provato ad alleggerirlo con un inizio leggero, dolce persino, ma la crudele verità è che ho solo rimandato l'inevitabile.
E infatti, per chi è giunto fino in fondo, è arrivato il momento tanto temuto. La piccola Nina...
Come forse avrete notato mancano delle scene finali, ma non temete, arriveranno prossimamente! Se avessi continuato sarebbe venuto fuori incredibilmente lungo come capitolo, perciò ho deciso di smezzare e unire le successive scene di lutto alla prossima vicenda (chi di voi ricorda chi appare adesso?) in modo da legare ancora di più la continuità della storia.
Che dire? Piangiamo insieme la morte di un'innocente dalla purezza senza eguali, per cui tutti noi amanti del fandom abbiamo versato fiumi di lacrime.
Addio, piccola Nina.
Flos Ignis
  
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